Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

Posts written by Vtx

view post Posted: 22/9/2022, 21:58     +1Telegram - Guida per boomer - OFFTOPIC
CITAZIONE (LE PETITE DIABLE @ 22/9/2022, 22:29) 
Threema anche se è a pagamento non è sicura perchè non garantisce la PFS

Vero. Signal si. Ma compensa con il fatto che i server sono in Europa e quindi non soggetti alle leggi americane: anche se le autorità americane non possono leggere o singoli messaggi ed il loro contenuto possono analizzare i dati aggregati. Inoltre Threema non richiede un numero di telefono.
Ma il succo del discorso è uno solo: la foto con cui non sarai ricattato o messo in imbarazzo è quella che non hai mandato a nessuno, o meglio, che non hai scattato
view post Posted: 22/9/2022, 20:56     +2Telegram - Guida per boomer - OFFTOPIC
Intervengo giusto per:
1) Se volete un app di messaggistica sicura questa si chiama Threema. È a pagamento.

2) Threema, unica app ammessa per messaggistica su telefoni privati dell'esercito svizzero, non ha l'opzione cancella messaggi o foto. Il perché lo spiegano direttamente sul sito, ma chiunque con un briciolo di cervello potrebbe arrivarci.
Spieghiamo: l'opzione cancella foto e contenuti od autodistruzione degli stessi è sostanzialmente inutile, come l'opzione di bloccare il salvataggio dello schermo o lo screenshot perché basta avere un secondo telefono e fare una foto allo schermo del telefono su cui si legge il messaggio o si guarda la foto. E non mi dite che tutti voi siete degli straccioni con le pezze al culo che non hanno un secondo telefono.
Quindi autodistruzione messaggi o cancellazione contenuti multimediali è sicurezza per gli allocchi.
Unica vera sicurezza : quando mandate qualcosa su internet o per messaggio a chiunque fate conto di inviarlo direttamente alla prima pagina del Corsire. Quindi evitate foto osé a volto scoperto, soprattutto se nel contempo mostrate uno strapon inserito non si sa bene se nell'orifizio anale od in quello orale.
view post Posted: 21/9/2022, 20:18     +2Eccezionalmente - OFFTOPIC
CITAZIONE (Off @ 21/9/2022, 07:06) 
Ora, io mi chiedo, quando uno dice che se in casa di tizio non sta bene o non è accetto, allora va a casa di Caio, a che pro tornare a casa di tizio? Io personalmente se decido di non frequentare più un posto, semplicemente non lo frequento più, punto.
Opinione personale eh?

Ma infatti. Io, se notate, non ero più qui. La piega,pardon, la direzione, come ha detto Gattone, che che era stata fatta a prendere al forum non mi piaceva e quindi ero andato a casa di Caio.
Poi, per caso, vedo che casa di Sempronio, Gattone arriva e fa cancellare una discussione. Amen. Mi girano le scatole che riesca a dettare la direzione anche a casa di Sempronio, ma a me Sempronio non è che piaccia proprio, dato che li, senza neppure aver scritto una riga, no posso entrare. Amen.
Leggo il Corsire e vedo che si è dimesso. E va beh, chissenefrega.
Poi vedo che non solo arriva a casa di Tizio, dove stavo bene senza di lui, ma rileggo la motivazione del mio ban sempre messa sul Corsire riportata da LadySex.Oibò, gravi insulti alle donne? E quando mai. Solo per aver detto che quando guardo gli annunci li guardo come se guardassi quelli di un aspirapolvere? Il senso era chiaro ma bisognava far calare il manganello e Gattone ha provveduto alla bisogna, istigato da due prodomme che hanno minacciato di andarsene.
E quindi a casa di Caio propongo una discussione inerente a quello che ho sempre sostenuto.
Guarda caso Gattone arriva e non solo ripete che ha fatto bene perché rispecchia le sue convinzioni ma perché ha deciso ( o hanno deciso, dato che lui asserisce che tutto è fatto in condivisione) che questo forum doveva prendere una direzione.
Ottimo. A me non andava.
E me ne sono andato. A differenza di tante altre che sono leggermente bugiarde, tipo la Le Lien: metti il link della discussione che dici hanno lucchettato, per cortesia, così gli utenti vedranno che non è uguale a questa, ma era una semplice domanda, senza alcun riferimento a questo forum e senza nomi. Poi dopo l'intervento di Gattone è stata lucchettata perché, come al solito è degenerata. Se andate sul forum di Gisy, vedrete che anche lei ha risposto alla domanda.
Questo per dire come certi utenti siano affidabili. Un po' come quello che ha scritto che non avrebbe più scritto fuori dalla sezione racconti, per poi farla più volte fuori dal vaso.
No, Gatto. Non è solo il ban di una settimana che mi ha fatto girare le scatole. È tutto il resto.
Tu dici che la vivo male? Tutt'altro. Sei tu che dopo aver letto certe cose hai iniziato un po' a preoccuparti. Diciamo che se fossi stato sicuro di essere nel giusto non avresti né fatto cancellare le discussioni né avresti dato le dimissioni. Ti insultano? Oh, poverino. Pensa che qui mi hanno anche accusato di essere razzista, per una battuta, classico stereotipo. Si, per quella battuta Sebastiani ha perso l'occasione di defenestrarmi per sempre. Sempre istigato dalle solite due o tre prodomme. Se ne sta ancora pentendo.
view post Posted: 21/9/2022, 19:46     -1Eccezionalmente - OFFTOPIC
CITAZIONE (Amica di Eros @ 21/9/2022, 19:21) 
Gattone ha fatto un gran bel lavoro. Non è da tutti fare il forte con i forti... Solitamente è il contrario.

Ha evidenziato un importante gap generazionale e culturale (non mi riferisco all'istruzione) con un certo tipo di utenza.

In grado di dialogare tra pari con le donne e con l'utenza più giovane e chiaramente abituato ad usare opportunamente i canali digitali (da nativo digitale).

Molto equilibrato, ha contribuito a seminare per un forum sereno e potenzialmente accogliente per nuove risorse.

Aberrante il trattamento che ha ricevuto da alcuni bulletti! Ma lui è figo e ha dato lezioni di cosa voglia dire essere un uomo.

Infatti. Si è visto. Ottimo lavoro. Complimenti.
view post Posted: 20/9/2022, 23:15     -1Eccezionalmente - OFFTOPIC
Anche il fatto che ci siamo scritti è una bugia bella e buona.
Tolto il fatto che io in genere non ho la pessima abitudine di dire a chi scrivo né cosa scrivo in mp, mi permetto di ristabilire un briciolo di verità: TU mi hai scritto ed io, perché sono una persona cortese ti ho risposto.
view post Posted: 20/9/2022, 23:04     -1Eccezionalmente - OFFTOPIC
Gattone ha confessato, spontaneamente, non l'ho neanche dovuto torturare (peccato, mi avrebbe fatto piacere):

"È giusto? Non lo so in assoluto, è giusto per me. Bisogna fucilare chi lo scrive, no. Bisogna dare un segnale che la direzione del posto in cui viene scritta una frase del genere non è d’accordo? Si."

Quindi non ha applicato il regolamento. Ma ha voluto indicare la direzione che secondo lui ( almeno spero,non voglio pensare ad ordini dall'alto di non disturbare le prodomme ) il forum doveva avere.

E se la direzione del forum era quella, ossia che un moderatore, tal Davide Sebastiani, poteva, impunemente, dare il via al pubblico linciaggio di un utente cui avevano partecipato diversi personaggio tra cui la suddetta LadySex mentre lo stesso utente era bandito per le sue opinioni, se la direzione del forum era, vista anche l'impossibilità di commentare le rece e di smascherare galoppini, di prestare orecchio alle lamentele di pro che ad intermittenza si considerano oggetti,ossia quando fa comodo loro, cosa deve fare una persona onesta, coerente ed a differenza di alcuni e di alcune non ipocrita? Cambiare casa. E così ho fatto.
Non sono un gioppino che va bene solo quando apre discussioni o scrive qualcosa che anima il forum ma che non deve dare fastidio al manovratore.
Per ben due volte mi è stato fatto capire che qui non era aria, che stavo alzando troppo la cresta, che stavo dando fastidio a qualcuno. Questo è il messaggio che ho recepito. Ho torto? Ho ragione? Beh, se me ne sono andato, la risposta è chiara. La confessione di Gattone altrettanto.
Così, per rispetto ai miei due lettori, ho concluso un racconto che avevo aperto, senza scrivere nient'altro ( se non per il povero EsuleQ ) ed ho preferito veleggiare altrove.

Non ci sono né cricche né complotti. Semplicemente utenti che la pensano, a torto od a ragione nello stesso modo. Almeno la maggior parte delle volte.

La moderazione di Gattone è stata pessima? Si e diversi utenti la pensano così. È tutta colpa sua? Non lo so e non mi interessa. Anche se il lucchetto al lagrimoso ( ed ipocrita ) addio da parte di Elena, prima che qualcuno potesse, diciamo così, suonare una musica diversa da quella non messa all'indice, potrebbe dare adito a sospetti.
Ritornando a missile,la direzione del forum è quella, ha fatto capire Gattone. Ottimo. Addio.
view post Posted: 20/9/2022, 22:24     +3Eccezionalmente - OFFTOPIC
Forse qualcuno di voi si è accorto che non scrivo più in questo forum.
Forse a molti, ma aggiungo io, a molte, ha fatto piacere, soprattutto pro mediocri.

Non scrivo più su questo forum da quando Gattone mi ha bandito per una settimana per una mia opinione, a lui non gradita: qualcosa tipo che guardo gli annunci delle pro sui siti come si guardano gli aspirapolveri sui siti dei grandi magazzini.
Cosa che fanno tutti. Guardano foto, prestazioni; purtroppo secondo ipocrisia italiana non ci sono i prezzi (delle pro, non degli aspirapolveri) e quindi telefonano all'interessata, si informano dei prezzi e selezionano. Fanno insomma quello che facciamo tutti quando acquistiamo un bene o un servizio: stimiamo un rapporto qualità prezzo, magari basandoci sulle recensioni di siti specializzati.

È ipocrita negare che i clienti non facciano così. Ma non siamo qui a parlare di questo. O meglio, ci arriveremo dopo. Quando parleremo di persone che vanno su altri forum a scrivere che odiano l'ipocrisia. Si, quella degli altri, però.

Ma torniamo a bomba, cosa che in questo periodo va di moda, almeno all'est.

Questo è il secondo grande insulto alle donne. Quello che appare nella motivazione del ban, o meglio, che non appare. Perché come è scritto chissà quale terribile insulto avrei detto sul fatto che cessano di essere persone solo perché compero un servizio. Quindi anche sfogliare un sito di recensioni dei professionisti ( es. medici, avvocati etc.) e valutarne qualità e prezzo li fa smettere di essere persone. Anche chi sfoglia dei CV per assumere delle persone...beh, non li considera persone. In effetti adesso le chiamano risorse. Va beh, esempio sbagliato, capita.
Come ho detto è stata la seconda volta che sono stato censurato per le mie opinioni. La prima tornai solo perché molti lo richiesero, in una discussione aperta da un caro amico, anche se lui la pensa diversamente e mi vede come acerrimo nemico.
Qui non si può discutere in pubblico delle scelte della moderazione, pena il ban. E va beh, lo rischiamo,tanto per quel che mi importa...e poi Gatto non è più moderatore e quindi non si possono applicare le leggi retroattivamente...beh, anche la libertà di parola è garantita, ma pazienza.

Scusate, divento logorroico co l'età.

Perché me ne sono andato? Ma ovvio! Come dice lo stesso Gattone,ma l'ho detto spesso anch'io, se non ti piace più un posto, te ne vai. Se sei a casa di Tizio ti adegui alle sue regole. Se non ti va, vai a casa di Caio. Se nessuna casa ti piace, stai a casa tua. L'avevo in parte già fatto, per quanto riguardava le recensioni. E questo aveva dato molto fastidio a Tizio.

Perché all'improvviso la casa di Tizio mi stava stretta?
Ma ovvio! Troppi personaggi infidi ed ipocriti. Tra cui quelli che poi piangono lacrime di coccodrillo, quelli che scrivono in altri forum che odiano l'ipocrisia etc.

Premettiamo: il Sire è nato come forum di recensioni. Fatto noto a tutti. Ci sono altri fatti meno noti a tutti, ma esulano da questa discussione.

Una premessa importante, Vostro Onore, come avrebbe detto Perry Mason all'obiezione della pubblica accusa che lo accusava di divagare. Mi lasci continuare e se ne vedrà chiaramente il nesso.

Ci sono diverse prodomme, tra cui la signora LadySex, quella appunto che odia l'ipocrisia,che, oltre a reclamizzarsi con foto, ringrazia chi la recensisce positivamente con compiacimento. Nulla di male. Anzi, va bene essere orgogliosi del fatto che si lavori bene.
Ma, purtroppo c'è un ma. Infatti lei è una delle due che ha minacciato di andarsene dal forum se fossi rimasto io. Ha dato proprio un aut aut. L' altra è Biancaneve, che almeno ha il buongusto di non scrivere che odia l'ipocrisia.

Ora, si potrebbe arguire che chi si compiace delle recensioni, così come chi pubblica foto delle proprie grazie per attirare clienti, dovrebbe avere la decenza di non lamentarsi di essere considerato un oggetto, dato che sia la rece con schema, ossia oggettiva ( ho scritto oggettiva? Avrà a che fare con oggetto?) che la foto non servono a far trasparire la persona, ma solo le caratteristiche di ciò che viene messo in vendita. Non possiamo parlare solo di servizio, perché se della bellezza dell'avvocato non ci interessa affatto,basta che vinca la causa,alll'avvenenza della pro siamo molto interessati. E lo sanno anche loro, infatti pubblicano delle belle foto.
Quindi se non è ipocrita lamentarsi per la mia frase quando sei la prima a metterti sullo scaffale, mi domando cosa lo sia.
Ma andiamo oltre, a quello che è successo in questi giorni.
Il vedere Gattone su un altro forum mi ha fatto ricordare tutta la vicenda. Quindi io ho posto un semplice quesito, anzi due. Il secondo, ipotetico era: "se foste un moderatore di un forum nato come sito di recensioni, allontanerete chi sostiene che quando si guardano le foto di annunci delle pro non si vedono persone ma oggetti?" Ecco, più o meno la domanda era questa.
Ma più interessante è stata la confessione spontanea di Gattone.
view post Posted: 12/12/2021, 11:49     +32020 - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
Eccomi qui, cari amici di forum, a tirare le fila della miglior esperienza della mia vita: quella che devo ancora fare con Irina questa sera!
Scherzo, anche se fino ad un certo punto.

Come i più arguti di voi avranno ormai immaginato è stata lei a farmi abbandonare la mia vita da libertino. Anche dopo due anni mi suona strano chiamarla "mia moglie".
Non mi sono ancora abituato. Cosi come ad altre cose.

Devo ammettere che i primi tempi furono meravigliosi: frequentandoci da fidanzati e non vivendo insieme, sentivo meno il peso del suo lavoro.
Se aveva voglia di fare semplicemente del sesso più orientato al classico, si finiva a casa mia. Se invece aveva voglia di dominarmi in modo più intenso, si andava a casa sua, anche nel dungeon. Ed a me piacevano entrambe le situazioni.
Notate che ho detto "aveva voglia" perché in camera da letto Irina è la mia padrona. In realtà a volte io ho voglia di coccole e lei invece di dominarmi. O viceversa. Ma alla fine la quadra si trova sempre. Anche perché entrambi esprimiamo a parole sentimenti, desideri e stati d'animo. Nessuna vergogna, nessuna incomprensione.
Non è stato facile.
E no, cari amici di forum, so quello che state pensando. Voi pensate che non sia stato facile, per me, esprimere a parole i miei pensieri. E qui sbagliate. Vi garantisco che dopo il primo incontro il ricordo del mio sederino era un perenne monito a parlare.
Inoltre, soprattutto i primi tempi, la memoria del mio sedere veniva rinfrescata quando sospettava che fossi reticente. Irina è tutt'ora convinta che i metodi correttivi migliori siano le punizioni corporali, soprattutto se somministrate severamente e senza pietà. Mi legava in modo che non potessi sotttrarmi e mi metteva una ball gag che mi faceva sentire ancora più impotente. E poi senza alcuna pietà utilizzava fruste, canna di bambù, paddle o strisce di cuoio. La parte paradossale è che mentre lei aveva bisogno di fare queste cose ad altri masochisti e ne godeva, con me era a disagio. Io lo sapevo e quello mi faceva stare peggio e faceva più male delle frustate. Quindi avevo davvero imparato in fretta.
Paradossalmente non fu facile per lei.
Abituata come tutti i sapiens a dissimulare oppure a far capire con atteggiamenti i suoi sentimenti non fu facile per lei arrivare al punto di fidarsi di me e di dirmi tutto.
Né fu facile per lei accettare che quando io esprimevo a parole il mio disagio per i suoi incontri, la paura che provavo quando incontrava sconosciuti ed il non essere contento, erano solo i miei stati d'animo, ma nessuna critica. Esprimevo a parole i pensieri che di solito i sapiens celano.
Avevo accettato la situazione ed il suo bisogno di provare emozioni che io non potevo darle e lei non voleva prendersi da me.
Stringevo, anzi, stringo tutt'ora i denti e mi faccio forza pensando che i benefici che ne ottengo sono superiori ai disagi: volete mettere un ottimo borsh ben cucinato una volta alla settimana?
A dir la verità non di solo borsh vive l'uomo, ma anche gli altri manicaretti che mi prepara...
Non ci cascate eh? Anche se sapete che sono un ghiottone, non pensate che io l'abbia sposata solo perché preso per la gola.
In effetti spesso e volentieri lei mi prende per il collo, nel senso che mi mette un collare e, nonostante, come vi avevo accennato prima, grazie alle mie capacità oratorie, la mia lingua sia abile nei movimenti, mi costringe, ben legato da corto guinzaglio a praticarle estenuanti cunnilingus scanditi da colpi di frustino ove non sia soddisfatta. Irina ha stabilito che vuole almeno un orgasmo al giorno, tranne in casi particolari e le piace molto raggiungerlo tramite sesso orale. E devo dire che adoro essere in ginocchio tra le sue gambe sottoposto a questo dolce ma severo addestramento.
Irina crede fermamente nel fatto che l'uomo debba essere tenuto sempre ben eccitato dalla sua donna, debba desiderarla costantemente ma non segue, per fortuna, certe balzane idee sulla castità maschile. Secondo lei la ricetta migliore per tenersi stretto il suo uomo è tenerlo eccitato tutto il giorno e poi svuotarlo bene, con dovizia, a fine giornata.
Cura perfettamente il suo aspetto, i suoi capelli, le sue unghie ed il suo modo di vestire, non è mai sciatta o trasandata, ma sempre elegante, messa giù da gara, come dice lei. E figa astronomica com'è non passa inosservata. Sa che mi piacciono i tacchi a spillo e spesso li indossa specie prima di una nostra serata. In realtà chiede a me di infilarle le scarpe: sa che mi piace baciarle il collo del piede nudo, una volta calzata la scarpa. A volte, con perfidia giocosa, mi ordina di mettere le mani a terra mentre sono in ginocchio e ci pianta sopra il tacco della scarpa appena infilata mentre io devo baciarle o leccarle la punta o la parte scoperta del piede.
Schiaccia tanto da farmi sentire chi è la padrona ma non tanto da produrre segni o danni e di solito lo fa solo con le scarpe che usiamo solo in casa e solo per i nostri giochi. Per quelle da esterno, per igiene, si accontenta che le baci il collo del piede e la parte iniziale delle dita prima che scompaiano nella punta della scarpa. Oppure le dita se si tratta di sandali.
Alla maniera ucraina, di inverno indossa stivali, anche se non con tacco a spillo, ma questo non diminuisce la sua avvenenza. In tali occasioni io la aiuto ad indossarli od a toglierli, ma non devo fare nulla. Al massimo un bacio sulla parte di coscia scoperta, se indossa una minigonna.
Quando siamo insieme, sia in privato che, molto discretamente, in pubblico, si sincera che tra le mie gambe ci sia sempre una certa turgidità e se non ne è soddisfatta fa in modo di provocarla.
Potreste pensare che, come nei migliori racconti femdom, io trascorra parte della mia giornata vestito da camerierina sexy a far pulizie, a occuparmi felicemente della mia padrona. Ma come ho detto mia moglie...ecco, ogni tanto riesco a dirlo, mia moglie è un' ucraina all'antica: è convinta che gli uomini debbano fare gli uomini. Ossia lavorare, guadagnare, proteggerla, decidere dove portarla fuori a cena, accompagnarla a fare shopping in qualità di portapacchi ufficiale ma non certo occuparsi di faccende domestiche, per le quali, secondo lei sono geneticamente inabili. Ritiene suo compito accudire il suo uomo, controllare che vada in giro vestito decentemente, con gli abiti stirati a dovere e ben curato.
Naturalmente gestisce lei anche la colf, dato che, come una volta mi disse, scherzando ma non troppo, io ho un debole per le colf ucraine.
Qualcuno di voi potrebbe obiettare che una donna forte e dominante non si dovrebbe comportare in tal modo.
E forse, dico forse, potreste anche aver ragione. Ma a me piace così ed ad Irina anche.
Vero è che le piace anche la cucina italiana e lei trova che io, stranamente, sia in grado di farla meglio di lei. Quindi ammette questa strana anomalia genetica in me e mi lascia cucinare per lei spesso e volentieri.

Ci siamo trovati, più per caso che per abilità mia e ci siamo piaciuti. Abbiamo deciso di rischiare e finora entrambi viviamo in paradiso, anche se talvolta con sprazzi di inferno.
Può sembrare un controsenso per noi telepates, abituati ad una tempesta di informazioni, che in questo ambito particolare si goda di più con meno, ma vi assicuro che, almeno per quelli come me e, suppongo, come voi, che non amano essere schiavi 24/7 ma siano più portati alla parte ludica da relegarsi in alcuni momenti,in base alle mie esperienze, questa è la miglior soluzione tra quelle possibili.
Ovviamente, mi sento di farvi una raccomandazione sempre valida ma che tutti spesso dimenticano: tanto più il piatto è semplice, ossia con pochi ingredienti, tanto maggiore deve essere la qualità degli ingredienti perché sia buono. Non si può fare due spaghetti ajo e ojo se non avete l'olio, l'aglio ed il peperoncino buono.
Selezionate attentamente la vostra prodomme o la vostra mistress tra quelle sapiens, ma soprattutto abituatevi a parlare ed a cercare di passare per uno di loro.
Vi esorto quindi ad allenare la vostra favella ed a darci dentro!

In fede,
Vostro Vladimiro Macchetti,
Vladi per gli amici.
view post Posted: 24/11/2021, 20:21     +22020 - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
Faccio per tirarmi indietro: la mia intenzione è di rivestirmi, andarmene e cercare di dimenticare quanto sono stato bene con lei.
Le dita della mano sinistra, che tutt'ora stringono il mio capezzolo, aumentano la stretta e mi tirano in avanti.
"Se mi restituisci il capezzolo, io farei quello che abbiamo deciso essere la cosa migliore: andarmene e dimenticarti".
Sono talmente triste che al confronto un funerale sembrerebbe un rave party.
Lei sussurra:"Quella è cosa migliore da fare. Quella più sicura. Ma siamo sicuri che sia anche più giusta? Anche io come te non so un cazzo. Ma tu hai voglia di fare cosa migliore?"
Allenta la stretta sul capezzolo mentre due dita sotto al mento mi invitano ad alzare la testa.
Riluttante assecondo la spinta fino ad avere il capo leggermente indietro ed arrivo ad incrociare due occhi azzurri che esprimono timore ma anche determinazione e tanta attesa colma di speranza.
I miei devono essere interrogativamente tristi e lucidi.
Per quanto me lo consentono le dita sotto il mento, scuoto la testa in segno di diniego.
"Sei disposto a rischiare di soffrire tanto? Ma veramente tanto?"
Capisco che non parla di dolore fisico, ma di quello, ancora peggiore che trafigge l'anima ed il cuore.
Lascio parlare i miei occhi.
Lei li interpreta e continua:"Sei davvero disposto a rischiare di star male quando sai che io incontrerò altri uomini? Sopporterai sapendo che io ho bisogno di certe emozioni che tu non mi puoi dare? Sai che lo faccio non solo per i soldi, ma che non penso di riuscire a rinunciare anche ad essi?"
La voce mi si strozza un po' quando le rispondo:"Non sono mai stato così bene come oggi con te. Ma, come ti ho detto, non posso essere certo di..."
Non finisco la frase. Adesso sono io che ho la speranza nello sguardo, lei il sollievo, seppur con una lieve ombra.
"Ti chiedo una sola cosa. Una sola promessa."
Ahia, penso. Naturalmente lei non ha sentito la mia proiezione.
"Dimmi". Non so perché ma ora mi sembra meno strano usare questo verbo.
"Se fossi telepates potrei sapere in ogni momento quello che provi. I tuoi sentimenti, il tuo disagio e se hai qualcosa che non va. Promettimi di tradurre tutto in parole, anche i tuoi stati d'animo. Promettimi che non imparerai a mentire come fanno i sapiens."
La tensione è tale che mi scappa quasi da ridere. Se ne accorge, ma prima che lei possa dire o fare qualcosa in un fiato:"Ho tutt'ora un certo doloroso ricordo al sederino che mi ammonisce a tradurre i pensieri in parole. E non dubito che tu sarai ben disposta a rinnovarlo, nel caso sbiadisse."
Stavolta è lei ad esplodere in una risata.
Io, invece, ridivento serio:"Ma tu devi promettermi la stessa cosa. Lo sai che io non sono un sapiens e quindi non sono bravo ad interpretare le emozioni, ma sai anche che noi telepates siamo molto più tolleranti :siamo abituati a scambiarci sentimenti e pensieri senza alcuna vergogna."
Sospira a lungo.
"Sai che per me è difficile. Va contro tutta la mia natura. Ma ci proverò."
Ci fissiamo negli occhi, la tensione ha allentato la sua morsa d'acciaio diventando un semplice filo per imbastire, che spezziamo guardandoci negli occhi, in silenzio.
I volti naturalmente si avvicinano, si sfalsano leggermente per permettere alle nostre labbra di raggiungere la posizione migliore per quello che fin dall'antichità è considerato un suggello definitivo di un patto tra innamorati.
Le labbra si schiudono, le mie bramose di toccare quelle di lei, lucide, turgide, cremose.
Si toccano e...
Un canotto. Sto baciando un canotto.
Maledetto rossetto polimerico che rovina il momento poetico.
Anche lei si ritrae.
Si scusa, con un sorriso.
Con le lunghe unghie rosse di pollice ed indice pizzica leggermente le turgide labbra in un angolo, fa qualche smorfia comica e finalmente solleva un lembo della pellicola polimerica.
Una volta pizzicato l'angolo tra le unghie del pollice e dell'indice, tira lentamente e con decisione ed all'improvviso il rosso e cremoso simulacro si stacca dalle sue labbra e rimane per breve istante a pendere, inutile, tra le dita prima di finire lanciato, distrattamente, verso il tavolino.
Il contrasto ora è terribile: le sue labbra sembrano rosa, pallide e sottili, i denti meno bianchi.
Lei si riavvicina a me, bramosa, almeno quanto lo sono io, di ritornare a dove ci eravamo lasciati.
Questa volta le labbra si incontrano ed ognuna conta le screpolature dell'altra, in un tenero, umido bacio che sembra cristallizzare il tempo e lo spazio.
Le lingue si inseguono golose e giocose contendendosi i territori della nostra bocca.
Le mani scorrono, anelanti, sulle nostre schiene, sulle nostre natiche, sulle nostre parti più sensibili, nel tentativo di ottenere una perfetta cartografia dei nostri corpi, ansiose, come gli antichi esploratori di riportare tutto accuratamente e velocemente, senza tralasciare alcun particolare.
La mia asta, che sporge marmorea, all'improvviso è ghermita dalla sua mano e guidata all'interno dell'umido pertugio, dove viene prontamente accolta, avvolta e riscaldata.
Si stacca dalle mia labbra giusto il tempo di un avvertimento:"Se ti azzardi a venire ora, ti frusto a sangue."
Io faccio il possibile per resistere ma ogni minuto diventa sempre più difficile stare avvinghiato a lei e subire solo i suoi micromovimenti pelvici senza esplodere.
La sento sempre più umida, sempre più calda, sempre più scorrevole.
All'improvviso si stacca da me, lo fa scivolare fuori e la sua mano lo stringe fortissimo alla base per impedirmi di esplodere.
"Andiamo" e mi precede verso una scala che conduce al piano superiore. Lei davanti,con la sua mano stretta sulla mia asta io dietro, ad esplorarle il collo, le spalle, la schiena ed il fondoschiena con occhi, mani e labbra. Il profumo dei suoi capelli corvini è inebriante e mi manda in visibilio il cervello.
Ho un solo pensiero: essere tutt'uno con lei.
Lo esprimo ad alta voce, tra un lieve bacio sulla spalla ed uno sfioramento alla base della nuca.
La sento sorridere mentre mi dice che lei, invece, vuole farmi suo.
Entriamo in una camera da letto di cui al momento noto solo un particolare: un letto enorme, alto da terra ed in ferro battuto.
Mi fa girare con la schiena al letto, mi mette una mano aperta sul petto, mi spinge verso il bordo e poi giù di schiena sul materasso.
Mi salta sopra e mi riprende dentro di sé, nella posizione dell'amazzone. Si china e mi preme il seno, compatto ed impertinente sul petto, stimolando con i suoi capezzoli i miei ancora doloranti.
La sua bocca cerca la mia, le lingue si trovano ed iniziano di nuovo a rincorrersi. Le mie mani misurano la sua schiena, attirandola ancora più stretta a me.
Mi accarezza la testa ed il viso, esplorandolo con due dita, leggermente.
Poi all'improvviso si erge, con la schiena diritta.
Mi guarda maliziosa.
Si allunga verso il comodino ed apre il cassetto. Trova una piccola scatoletta di lucido argento.
La apre. Ne estrae un piccolo pennello già tinto di rosso. Lo passa nella parte inferiore della scatola, caricandolo di una pasta rossa e cremosa. Poi si guarda nello specchietto e si passa, con maestria, il pennellino sulle labbra, che immediatamente ne acquistano le stesse caratteristiche.
"Lo so che ti piace. Ma appena ti bacio, sembreremo due puttane che hanno appena fatto un pompino tanto si spanderà."
"Mi piace lo stesso".
Ansimo, eccitato come non mai, mentre lei chiude le labbra e tira un bacio immaginario.
Serra l'argenteo contenitore con un secco schiocco e lo ripone con cura nel posto da cui l'aveva tratto.
Io sono sempre duro come non mai e dentro di lei.
Sorride, un po' perfida. Io anelo a quelle labbra impreziosite da un vero rossetto cremoso. Mi fa segno di no con il dito indice, come la mamma intima al bambino discolo di non fare qualche marachella.
E si mette a farmi una smorzacandela dove solo la mia punta entra ed esce dal suo sesso sempre più bagnato.
"Ti prego, Irina, non riesco a resistere più di tanto."
"Lo so."
La voce è roca ed in un certo qual modo incrinata, la testa all'improvviso si getta indietro ed il suo corpo ha una serie di spasmi. Si lascia cadere sopra la mia asta e la prende dentro di sé, in una gnocca che sembra un lago in piena. All'improvviso il mio liquido si aggiunge, con una serie di poderosi fiotti, ai suoi umori.
Urlo. Un urlo belluino, di puro piacere. Ho persino le lacrime agli occhi dalla soddisfazione che mi dà l'agognata esplosione.
Le sue mani ancorano i miei polsi al materasso, si china e mi bacia. Prima una serie di lievi bacetti, poi umidi con affondi di lingua imperiosi e decisi.
Trema ancora di piacere, penso sia il secondo orgasmo, mentre io semplicemente ho dato già tutto. La forza con cui ho proiettato il mio piacere deve essere stata percepita ad isolati di distanza, ma non me ne vergogno.
Alza il suo viso dal mio. È vero, il rosso intorno alla sua bocca fa molto puttana dopo un sesso orale. Immagino che io sia conciato in modo simile.
Le mie mani sono ancora bloccate ma muovo le dita in un tentativo di indicare lei e me.
"Anch'io così?" riesco ad articolare.
Annuisce con le guance gonfie, come posso percepire le mie. Esplodiamo in una risata.
"Beh, visto che ormai la frittata è fatta, che ne dici di..."
Non finisco la frase. Le sue labbra baciano tutto il mio viso, io bacio il suo, poi ci si incontra ancora, bisognosi di baci e di coccole.
Dopo un po' si corica su un fianco. Io anche. Le gambe intrecciate. Ci accarezziamo, ci baciamo, ci parliamo.
Ci abbracciamo e cadiamo, esausti in preda al sonno, uno protetto dal caldo abbraccio dell'altro.
view post Posted: 18/10/2021, 23:08     +32020 - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
Scende dalle mie gambe con un elegante volteggio, mi strattona per la mano destra, costringendomi ad alzarmi e mi conduce in salotto, verso un basso tavolino in legno scuro.

Mi slaccia i pantaloni ed infila, con disinvoltura, la mano nelle mutande.
"Senti come già bello pronto lui".
"Merito tuo".
"Lo so che muori dalla voglia di infilarlo tra il mio piede e la scarpa".
La guardo confuso. Che sia telepates e non me l'abbia mai confessato?
Mi sento colto un po' in castagna.
"Come lo sai?" articolo a malapena con voce roca, come avessi una raspa tra le tonsille.
Scoppia a ridere di gusto:"Non sono telepates ma gli uomini ed i loro desideri, specie quelli dei pervertiti come te, li conosco benissimo."
Poi diventa seria, abbassa la voce, mi strizza ferocemente i capezzoli e prosegue:"Perché tu sei un pervertito, vero? Un lurido pervertito che gode solo venendo sulle scarpe delle donne."
Subito proietto che no, io godo in tutte le salse con una donna che mi piace, anche se è vero che che la vorrei dominante in camera da letto.
Mi dimentico di parlare, ma scuoto la testa in segno di diniego.
Esprimo a voce bassa il concetto pensato.
"Spogliati e mettiti a quattro zampe, svelto". Il tono è severo. Ed io eseguo.
Si siede sulla mia schiena, con il viso e le mani rivolte verso il mio posteriore.
Temo di capire cosa accadrà.
Infatti partono una serie di schiaffi sul mio povero sedere. Non sono forti ma fanno male.
Protesto:"Ma io ho parlato".
"Primo hai parlato in ritardo. Secondo non mi hai detto che ti sarebbe piaciuto infilare tuo cazzo tra piede e mules".
"Ahia! Beh, non è che quando ti vedo con i tacchi a spillo ti dico che mi piacerebbe sentirli sui capezzoli. Te l'avrei detto dopo. Non è che quando ti ho visto vestita così quello è stato il mio primo pensiero."
Si ferma.
"Ah no? E quale è stato il tuo primo pensiero?"
"Che trovavo strano che tu indossassi quel tipo di scarpa. Che non la pensavo comoda. Ti avrei immaginato con ballerine o piedi nudi od infradito. Ma che apprezzavo molto perché...beh, è vero quello che hai detto: mi piacerebbe infilarcelo dentro."
"Mi piace che sei preoccupato della mia comodità. Ma sempre un pervertito rimani."
La sento sorridere, però.
Scende dalla mia schiena, prende una rivista femminile dal portariviste in stoffa e la poggia sul tavolino, vicino all'angolo.
Nota il mio sguardo interrogativo.
"Non voglio segnare il tavolo con i tacchi. E non voglio portarti nel dungeon giù da basso. Non ti piace la copertina del giornale?"
"Nulla in contrario, solo che non capivo. E perché non andiamo nel dungeon?"
"Perché no. Ti voglio qui. Non ti preoccupare che lo vedrai spesso il dungeon."

In quel momento continuavo a non capire, adesso mi sono autoattribuito il titolo di "pirla" per non aver compreso l'ovvio: che lei avesse già deciso del mio futuro.

In piedi di fianco al tavolo alza la gamba e poggia la scarpa sulla rivista.
Crea lo spazio tra piede e soletta spingendo sulla punta del piede.
Mi guida dietro di lei ordinandomi di mettere il cazzo sotto il tallone.
Eseguo. Lei attira la mia testa contro il suo perfetto culetto:peccato che non indossi una gonna senza mutandine.
Poi mi schiaccia con decisione il birillo tra il tallone e soletta.
Preme e rilascia più volte, ogni volta esercitando una pressione maggiore.
A volte, mentre è schiacciato, muove anche il piede a destra e sinistra.
Io mugolo, in parte di dolore, in parte di piacere, eccitandomi sempre di più.
Non perdo l'erezione, anzi!
"Ti piace?"
"Si, Irina".
"Vuoi venire tra piede e scarpa e poi leccare?"
"No."
"No? Cosa vuoi allora?"
La sento sorridere mentre mi fa questa domanda.
"Lo sai cosa vorrei."
"No, non lo so. Non sono una cazzo di telepates. Dimmelo tu cosa vuoi".
Deglutisco un paio di volte a vuoto.
Già, se fosse telepates avrebbe già visto cosa voglio. Ma d'altro canto , se lo fosse stata, non sarebbe arrivata a quel punto.
Sospiro a mo' di mantice da organo.
"Dopo la sessione io avrei voluto solo diventare tuo cliente fidelizzato. Poi c'è stata la cena".
Schiaccia ancora più forte il fratellino tra piede e soletta. E per non risparmiarmi nulla, mi stritola il capezzolo destro con la punta delle dita.
"E dopo la cena? Vorresti diventare cliente abituale della mia attività di cuoca?"
Abbasso leggermente la testa. Poi sussurro, appena appena.
"No. Sono stato bene con te a cena. Meglio che in sessione. No, non che non sia stato bene in sessione. È che... io vorrei tante cene con te. E tanti pranzi. E tante colazioni."
Sento una specie di mezzo sbuffo che non so se è un mezzo sorriso od una mezza esasperazione.
"Solito puttaniere che si innamora della prodomme...se ti fossi piaciuta davvero, mi avresti chiamata almeno per un caffè dopo che abbiamo chiuso con il lavoro".
E che ne sapevo io che avevo avuto in casa il sogno perfetto della mia vita e non sono riuscito a capirlo?
Cerco di tradurre in parole il concetto.
Mi dà una strizzata terribile al capezzolo.
"Ah, quindi a te piaccio adesso perché hai scoperto che sono una mistress. Quindi ho ragione io: solito puttaniere che si innamora della prodomme. E sei anche stupido: se non fossi una brava persona, ne approfitto per spennarti come un pollo".
"Ne approfitterei," la correggo.
Tace.
Io proseguo:"Non sono il solito puttaniere che si innamora della prodomme brava.
Non sai quante volte ti ho pensata, ma come facevo? Se anche ti avessi chiesto di uscire con me e ci fossimo frequentati, non avrei mai avuto il coraggio di rivelarti certe cose. Se solo avessi capito che avevo il mio sogno in casa, mi ci sarei buttato subito, fin dalla prima volta che ti ho visto."
Faccio una pausa,scuoto la testa ed abbasso la voce, vergognandomi:"No,non è vero. Non mi sarei buttato. Non con una strafiga come te. Non avrei mai pensato che tu potessi essere interessata a me e quindi sarei stato zitto. Ho trovato il coraggio di chiamarti solo quando ho visto l'annuncio ed ho pensato che come cliente sarei potuto andare bene. Non mi avresti detto di no. E comunque un no da cliente non mi avrebbe fatto male come...
Anche adesso hai ragione, ho sbagliato a dirti certe cose, anche se tu mi hai detto che devo esprimere quello che penso a parole e mi hai punito quando non l'ho fatto. Se fossi stata telepates le avresti percepite lo stesso, ma sarebbe stato diverso. Non lo sei e ti ho messo in una posizione scomoda: ed adesso non sai cosa fare. Una pro seria taglierebbe subito i ponti con un cliente che sa innamorato di lei: creano solo problemi. Almeno, così ho letto nei forum. Se deciderai di allontanarmi, non ti biasimo, lo accetterò e non mi vedrai mai più."
"Saresti capace di essere solo mio cliente?"
Un turbinio di pensieri dubbiosi si proiettano dalla mia mente, ma lei non li sente. Ho un unica certezza: dirle la verità, come sempre.
"Se pensi che possa crearti problemi o farti scenate di gelosia, no. Non farei mai nulla che possa infastidirti o farti del male".
Libera la mia intimità dalla mule e si gira verso di me.
Mi tira per i capezzoli:"Alzati".
Anche da in piedi mi sovrasta.
Mi guarda dritto negli occhi, quasi a scrutare nella mia anima.
Sussurra:"Non ti ho chiesto quello. Ti ho chiesto se c'è la faresti ad essere solo mio cliente".
"Non lo so" mi esce con un sospiro sussurrato, talmente fievole che mi sembra lei si avvicini per captarlo.
"Non lo sai?"
"Non lo so. Adesso penso che sia meglio vederti come cliente che non vederti affatto. Poi chissà se reggerei davvero o se preferirei non venire più perché soffrirei troppo. Non lo so."
Si morde il labbro con una smorfia.
Il polimero di plastica che imita il rossetto emette una specie di lieve stridio, quasi uno scricchiolio.
Mi guarda.
"Tu non riusciresti a soddisfare tutte le mie voglie. Tu non sei uno schiavo. A te non posso e non voglio fare certe cose perché le accetterai solo perché ti piaccio e non perché ti piacciono. Ed io non godrei, alla lunga smetterei di fartele e poi sarei insoddisfatta.
Se fossi il mio uomo, ti va che io vada avanti a fare la prodomme?"
Rinuncio a correggere l'italiano: il cervello è sovraccarico dalle emozioni e dalle sensazioni mentre mi immagino scenari futuri.
Tiro un altro sospiro formato gigante ed allargo le braccia. Sembra una fotocopia della scena precedente.
Ancora una volta il non lo so mi esce a fiato.
"E pensare che nella vita sembri una persona sicura!" sbotta. Mi sembra esasperata. O forse delusa. Che fregatura non essere bravi come i sapiens a leggere le emozioni. Anche se sbagliano anche loro.
"Cazzo, non sai un cazzo. Cosa devo fare io? Anche se sono mistress non voglio decidere per te. Sai quale sarebbe la miglior soluzione per tutti e due?"
"Si" sussurro, sapendo dove si andrà a parare.
"Finalmente una cosa la sai. Quale? La dico io o dici tu?"
Abbasso il capo per la tristezza, ma soprattutto per evitarle lo spettacolo dei miei lucciconi agli occhi, di cui ho vergogna. Non so perché, dato che i telepates non nascondono le emozioni e se lei lo fosse, le avrebbe avute proiettate nel suo cervello. Forse un istinto ereditato da mio padre: ad un sapiens di genere maschile non è concesso piangere per amore. Percorro, senza vederle, quelle lunghe gambe e fisso, inconsciamente, la punta di quei piedi meravigliosi.
"Mi rivesto, me ne vado e mi dimentico di te".
Una stilla sfugge e casca sul collo del suo piede.
Adesso, come se non bastasse arrossisco anche. Od almeno lo credo, dato che sento un calore soffuso alle gote.
Due morbide dita mi accarezzano la guancia. La percorrono prima dalla mandibola all'orecchio. Poi ridiscendono. Si fermano sotto il mento.
Mi costringono ad alzare il capo.
Ho la vista offuscata.
"Si, quella è la cosa migliore".
view post Posted: 25/9/2021, 20:08     +12020 - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
Mi precede al piano superiore, dove si trova la parte dedicata alla sua abitazione.
Io la seguo con gli occhi incollati al suo posteriore.
Le mules tacco 10 non mi sembrano molto comode, io avrei immaginato che indossasse delle ballerine oppure normali ciabatte. Ma anche piedi nudi.
Intendiamoci, le apprezzo. Ci mancherebbe altro.
Ho sempre avuto un debole per quel tipo di calzature. Mi eccita l'idea di infilare il pene tra il piede e la soletta, cosa molto più agevole da fare che non con una décolleté o con un sandalo e farmelo schiacciare.

"Cosa preferisci? Vuoi del borsh all'ucraina che avanzato da ieri sera o preferisci cucinarmi qualcosa tu?"
"Il borsh va benissimo" dico con un filo di voce.
Mi piace moltissimo il suo borsh. Non che abbia mai capito la differenza tra il borsh all'ucraina e quello russo. Anche perché ho sempre mangiato il suo e basta.
Ma questa sera vi era una novità: avrei assistito ad una scena cui mai avrei pensato.
Mentre scalda la pentola sulla piastra ad induzione, prende da un cassetto un coltello da cucina nella mano destra ed una cote circolare nella sinistra.
Poi, con rara maestria si mette ad affilare il coltello sulla cote a mezz'aria.
Avete presente i macellai di tanto tempo fa? Ecco.
Da un lato mi fa un po' impressione.
Se ne accorge.
"Beh? Tu non affili il coltello prima di affettare?"
"Beh, no. Uso quelli in ceramica. Ma non avevo mai visto una donna affilare così un coltello."
"A me piacciono quelli in acciaio giapponese. Sono eredità di famiglia".
Sistema un tagliere di legno un po' consunto dall'uso sulla tavola.
Prende due fette quadrate di pane nero, di segale e le mette a scaldare in un tostapane. Nel frattempo affetta sottilmente uno spicchio d'aglio dopo averlo privato della camicia.
Poi apre il frigorifero e ne estrae un blocco di salo, il lardo ucraino.
Toglie, con maestria, una piccola parte di cotenna e taglia otto fette alte circa due millimetri.
Esce un attimo sul balcone e prende un peperoncino piccante da una pianta in vaso. Prende anche un ciuffetto di prezzemolo. Li monda e taglia il peperoncino a fette circolari spesse circa cinque millimetri.
Uno scatto avverte che il tostapane ha compiuto il suo dovere e le fette saltano fuori con un allegro schiocco metallico.
Con un movimento fluido le ghermisce, non dico al volo, ma quasi e le deposita sul tagliere dove un taglio in diagonale le trasforma in quattro triangoli, su cui,lesta, adagia le fette di salo e le guarnisce con qualche fettina di aglio, peperoncino e ciuffetti di prezzemolo.
Nel frattempo il borsh è giunto a bollore.
La osservo rapito mentre prepara due posti tavola, due piatti da pizza su cui deposita, per ogni piatto, una scodella in coccio e le due fette con il salo preparate in precedenza.
Dal frigorifero estrae anche una ciotolina con dentro la smetana.
"Passami il coccio."
Sembra quasi che lo dica con accento toscano.
Eseguo.
Lei tuffa il mestolo nella pentola ed è proprio il caso di dirlo, mi scodella una generosa porzione di borsh.
Ritiro il coccio pieno e bollente e le passo l'altro, che fa la stessa fine.
Mentre deposito quanto ho in mano sul suo piatto da pizza, lei estrae dal freezer quattro bicchierini gelati e due bottiglie anonime.
Senza chiedermi nulla, piazza due bicchierini davanti a ciascun piatto e versa in uno un liquido quasi lattiginoso, nell'altro un liquido trasparente ma color ambra.
"Vodka casalinga al rafano ed al pino mugo. Ottima con il salo ed il borsh." mi spiega, riempiendo i bicchierini fino all'orlo.
Proietto che sono in difficoltà: devo mangiare i crostini con il salo assieme al borsh oppure dopo, oppure prima oppure...
Poi il sedere mi ricorda che...beh, devo parlare.
Esplicito la richiesta. Si mette a ridere.
"Io di solito mangio un crostino così com'è, l'altro invece...beh, butto aglio e peperoncino nel borsh e poi mi gusto il salo sul crostino. Il prezzemolo serve solo perché sembra che quando mangi l'aglio profumi l'alito. Di solito, se son sola, non lo metto."
Lei mette in pratica quello che mi ha detto. Faccio come lei.
Non appena addento il primo triangolo di pane di segale con il lardo...beh, entro in paradiso. Si sposa benissimo con l'aglio a fettine ed il peperoncino.
Spazzolato il primo, mangio il secondo, dove il gusto del salume si sente di più rispetto al primo ed il suo grasso toglie il residuo di piccante lasciato dal crostino precedente.
Lei prende, con due dita, in un gesto delicato ed elegante, il bicchierino con la lattiginosa vodka al rafano e lo butta giù a fiato.
Il rossetto polimerico è sempre perfetto sulle sue labbra, con quell'effetto lucido e cremoso. Se fosse stato un rossetto classico avrebbe lasciato la firma sul bicchiere.
Cosa che, per quanto strano, trovo molto eccitante.
Il culetto che brucia ancora mi consiglia di farla partecipe dei miei pensieri.
Sorride e scuote leggermente le spalle:"Scenograficamente questo qui è bello ed è anche comodo".
Decido di non imitarla nella trincata. Preferisco sorseggiare la vodka gelata.

"Vuoi?"
Ha tuffato il cucchiaio nella ciotola di smetana e ne ha estratto una porzione generosa ed ora lo fa stazionare sulla mia scodella di borsh.
Scuoto la testa in segno di assenso.
Deposita una cucchiaiata di panna acida nella mia scodella.
Poi fa lo stesso nella sua.
Ci guardiamo negli occhi, i suoi che ridono, i miei gioiosi e poi andiamo, voracemente, all'assalto della calda zuppa.
Ottima.
Nessuno dei due parla mentre mangia.
Io proietto emozioni, lei no. Ma in questa circostanza, ci capiamo benissimo: ci dividiamo un desco semplice e povero, ma ricco di sapori, calore e sentimenti.
La sensazione è quella di essere una coppia affiatata.
Arrivati al fondo, ancora una volta arriva la differenza: lei beve in un sorso il bicchierino di vodka al pino mugo, io me la prendo con più calma.
Ci sorprendiamo a sorriderci l'uno all'altra, felici.
"Prepari tu il caffè?"
Mi piazza in mano una vecchia moka consunta, un barattolo di caffè ed un cucchiaino.
Lei intanto sparecchia e dispone due tazzine in fine porcellana bianca. Una volta si sarebbe detto di quelle del servizio buono. Ma ho l'impressione che siano di uso quotidiano.
La guardo e le sorrido, mentre aspettiamo il caffè.
Lei sembra che abbia voglia di parlare. Ma tace. Non è quel silenzio opprimente tra estranei, ma quello che si ha in una coppia dove, si sarebbe detto, prima dei telepates, ognuno conosce i pensieri dell'altro.
Un silenzio complice.
Il gorgoglio della macchinetta rompe l'incantesimo.
Mentre gustiamo il caffè che si apre e mi racconta, spontaneamente, un po' della sua vita.
Io le racconto un po' della mia e le confesso che l'incontro con lei è stato quello che ho desiderato per tutta la vita.
Sorride.
"Incontro? Non sessione?" e mi guarda con il mento appoggiato languido su una mano.
Non dico nulla.
Ormai è sera inoltrata.
Prende le tazzine e le lava. Non posso fare a meno di notare le sue lunghe gambe, evidenziate dai jeans stretti e dalle mules con tacco a spillo.
Mentre ripone le tazzine nella credenza, pur non essendo necessario, fa finta di alzarsi sulle punte, creando un paio di centimetri di spazio fra la pianta del piede e le calzature.
Gira la testa indietro e mi guarda, come solo le donne sanno fare.
Indico in basso con il mento, in direzione dei suoi piedi.
"Sai, non pensavo che indossassi le abitualmente in relax. Per quanto siano molto belle e mi piacciano molto, così come mi piace molto che tu le indossi...beh, non mi sembrano comode".
Si avvicina sorridendo con movenze seducenti.
Si siede sulle mie gambe e mi mette le braccia al collo.
"Infatti di solito in estate uso delle semplici infradito e d'inverno delle pantofole imbottite a forma di gatto".
La mia espressione deve sembrare un grande punto interrogativo.
"Queste le uso solo giù, nel dungeon, durante le sessioni. Oppure quando devo sedurre un telepates che si eccita con i tacchi a spillo."
Sorride scaltra alla mia espressione sorpresa.
"Ma dai, non penserai mica che io nel privato stia in jeans stretti, magliettina bianca scollata e mules tacco 10? Beh, magari jeans e maglietta si, ma non certo questo modello da acchiappo."
"Io..."
"Non l'avevi capito? Pensavi ad una cena con la tua vecchia amica e poi tanti saluti?"
Avvicina le labbra alle mie.
Respiro nel suo respiro e distendo ...beh non proprio le ali ma qualcos'altro di cui lei si rende conto.
Infila le mani sotto la mia maglietta. Raggiunge i miei capezzoli e li strizza, leggermente, con le unghie.
Poi mi mette le mani sulle chiappe e le strizza con decisione, cosa che mi provoca un certo dolore che mi fa sussultare.
"Eh, no, mio caro. La serata, purtroppo per te, è appena iniziata" mi sussurra a fior di labbra.
view post Posted: 12/9/2021, 15:59     +32020 - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
Giunti al box doccia, vedendo le mie comprensibili difficoltà ad alzarmi, dato che sono in ginocchio con le mani legate dietro la schiena, decide di aiutarmi. Non so perché ma mi viene in mente quello che di meno eccitante potrebbe sovvenire: la badante ucraina che aiuta l'anziano ad alzarsi ed entrare in vasca da bagno.
Per fortuna che lei non è telepates altrimenti mi sa che le frustate sarebbero fioccate come la neve d'inverno sulle Alpi.
Una volta in piedi mi libera le mani e le aggancia all'anello del collare.
"E non potevi liberarmi prima, che mi sarei alzato da solo?"
"Entra in doccia, prima che cambi idea e ti liberi" mi dice, indicandomi l'entrata della stessa.
Mentre entro, lei con naturalezza si spoglia.
Completamente.
Toglie anche gli arrapanti sandali con tacco a spillo.
Il suo seno è fantastico, con quei capezzoli turgidi che si ergono impertinenti.
In mezzo alle gambe la fessura che tanti uomini, non a torto, scambiano per la porta del paradiso, è perfettamente depilata.
Lei è alta, qualcosa più di me, anche senza tacchi. Questo eccita. Adoro le donne più alte.
"Parla! O devo darti ancora una ripassata al culetto con il frustino? Guarda che impiego due secondi ad andare di la a recuperarlo. Che cosa hai pensato guardandola?"
Il suo sguardo segue il mio che era fisso sulla fessa.
"Che mi eccitano le donne più alte."
"Guardando la figa? Altro che cremina guaritrice, adesso ti rincaro la dose."
E tanto per cambiare mi allunga un paio di sculacciate secche, schioccanti, su ciascuna chiappa.
Rotondità che, essendo già state opportunamente stimolate dal frustino dell'inizio, non gradiscono particolarmente e me lo fanno sapere con una bella esplosione di dolore.
"Ahia. Ahia, ok. Stavo davvero pensando che adoro le donne più alte di me. Prima ho pensato che adoro le donne tutte depilate, specie nella zona intima".
Mi gratifica di una bella tirata dei miei copiosi peli in zona pubica, cosa che apprezzo particolarmente, tanto che, incapace di reprimere l'entusiasmo, urlo come un ossesso.
Osservo il ciuffetto che prima era attaccato alla mia intimità e che ora pende, miserrimo, stretto tra indice, pollice e medio della mia splendida mistress.
"Ma tu pensa. Anche noi donne gradiamo gli uomini senza 'sto ammasso di peli. Perché voi maschietti invece ve li tenete?"
"Boh, a me piacciono. E non mi pare il caso di depilarmi" rispondo un po' piccato.
"Però ti piace figa depilata."
A volte mi stupisco di come parli un italiano perfetto per poi cascare in banali errori tipo dimenticare l'articolo prima di una parola. D'altronde in ucraino non esistono.
"La figa depilata", la correggo.
"Appunto. Vi piace la figa depilata ma non volete depilarvi il cazzo. Pensate che a noi piaccia depilarci la figa? No, cazzo, no. Ma lo facciamo perché a voi piace."
Guardo in basso senza rispondere. I miei piedi in questo momento sembrano la cosa più interessante nell'universo.
"Dentro in doccia!"
L'ordine è chiaro.
Ed io, come un carabiniere uso ad obbedir tacendo, eseguo. Non vorrei ricevere qualche altra pacca amichevole al mio sederino.
Mi giro a guardarla. Così bella, così perfetta. Un seno con capezzoli attirabaci. Due occhi color ora smeraldo, ora azzurro mare, ora ghiaccio puro. Due gambe chilometriche. I piedi, affusolati, ben proporzionati, le cui dita terminano in unghie ben delineate e smaltate dello stesso rosso di quelle delle mani. Mani anch'esse con dita lunghe e, all'apparenza delicate, almeno finché non ti stringono o capezzoli o ti strappano i peli, unghie lunghe il giusto, ad arco gotico e non squadrate.
Il viso, con gli occhi di taglio slavo e quel nasino sulla cui punta deporrei volentieri un bacio.
Il rossetto cremoso, lucido, perfettamente steso sulle labbra, foriero di umidi e scivolosi baci,di quelli che piacciono a me, dove entrambi ci si ritrova, in poco tempo, con tracce di rosso su tutta la parte inferiore del viso, è l'unica illusione, almeno fisica, della sua persona.
È una pellicola polimerica. Sembra lucido, cremoso, morbido. Ma se provaste a baciarlo vi accorgereste che è come baciare un pezzo di gomma. Hanno inventato appositi lubrificanti, se proprio due volessero darci dentro sul serio o, come si diceva una volta, limonare duro.
Ma la cosa migliore è non usarlo per quello scopo.
Sul resto, se davvero io le piaccia o si ecciti per quello che fa...beh, con i sapiens non si può sapere come per noi telepates. Secondo i guru dei vari forum dei sapiens, loro vendono un illusione e le migliori sono bravissime proprio perché rendono reale il tuo sogno.
Visto che il sedere mi brucia ancora, la rendo partecipe, a voce, dei miei pensieri. Nessuno escluso.
Lei sorride dolce, scoprendo una fila di denti candidi. Si avvicina. Io sono lì, con le braccia letteralmente appese al collo.
Mi accarezza lievemente la gita, con il dorso di tre dita. Avvicina le labbra al mio orecchio sinistro. Sento il tepore del suo espirare mentre sussurra "Tu cosa pensi?"
Poi ride leggermente e sorrido anch'io. Una frase che per i sapiens può avere un certo significato ma che non vuol dire nulla per me. Cosa penso l'ho già palesato.
Mi guarda, dritta negli occhi. Per farlo abbassa leggermente il capo.
"Tu cosa credi? Ti sto illudendo?"
Aspetto un attimo. Ma la risposta, se lei fosse una telepates l'avrebbe già letta. E quella devo darle.
"No".
Lo sguardo è dolce, almeno sembra, visto che dura solo un breve istante.
"Sei tenero." Con un filo di voce.
Allunga il braccio e prende la doccia.
Apre l'acqua, la saggia con l'altra mano, come una mamma, od in questo caso, una badante premurosa.
Quando la temperatura va bene, la dirige verso le mie parti intime.
Innaffia tutto dalla vita in giù.
Poi spegne il getto. Versa una dose di docciashampo nel suo palmo ed inizia a distribuirlo sulla mia zona pubica. Produce abbondante schiuma ed insinua le sue mani ovunque: tra le palle e la gamba destra, tra di esse e la sinistra, le prende in mano e le massaggia dolcemente. A me diventa ancora durissimo.
"Eh, si. Sei ancora bello pieno. Massaggiamo un po' e puliamo anche dietro. Girati e chinati".
Mi giro e mi piego. Lei divarica le mie natiche e pulisce bene l'ano. Sento il suo indice saponato appoggiarsi deciso al mio buchino. È solo un attimo: lesto si introduce per un paio di centimetri. Lei lo ruota, lo estrae per insaponarlo ancora e lo forza ancora dentro.
Io uggiolo di piacere.
Mi si appoggia con il bacino al sedere.
Grazie al trattamento di prima mi fa un po' male, ma immediatamente le sue mani si allungano a potenziare l'erezione con un languidissimo massaggio sull'asta e sulla cappella.
La sua mano sinistra cerca il mio capezzolo ma è ostacolata dalle mie braccia appese al collo.
Desiste.
"Prossima volta mani legate dietro con manette di acciaio che ci divertiamo di più. Non voglio rovinare le polsiere ed il collare".
Ancora qualche carezza davanti, qualche piccola esplorazione dietro e poi mi fa alzare e girare.
Mi libera.
Si gira, mostrandomi la schiena sinuosa. Io ne approfitto per sfiorarle i fianchi con le mani e deposito due piccoli baci sulle sue spalle.
Torce il collo e mima in bacio, quasi da pin-up americana di qualche secolo prima.
Sparisce, portando con sé collare e polsiere. Io temo che torni con manette di acciaio, invece nulla. Solo una cuffia da doccia trasparente.
Apre l'acqua della doccia e mi sciaqua via il sapone. Mi fa chinare ed aprire le natiche per meglio togliere il tutto.
Presa una morbida spugna, mi distribuisce il detergente ovunque, facendomi girare per massaggiarmi la schiena.
Dopo avermi ripulito, mi prende la mano. Mi versa una piccola quantità di docciaschiuma e mi guida verso la sua intimità.
"Lavami. Ma no le dita dentro, chiaro?"
La lavo, leggero, accarezzando quella meravigliosa gnocca. Questo aumenta l'erezione. Lei sfiora con le unghie la cappella ed io rabbrividisco. Mi caccia in mano la spugna, quasi in modo brusco, e mi invita ad insaponarla tutta.
Cosa che faccio volentieri. Non disdegnando di stampare qualche bacio su quella pelle rosea, morbida e profumata.
Usciti, la asciugo per prima, con la salvietta in spugna, apparentemente gonfia e delicata, ma resa leggermente ruvida dai tanti lavaggi ad alta temperatura con disinfettante.
Lei si avvolge l'asciugamano attorno al corpo, fuoriescono solo le spalle.È il mio turno. Mi friziona con energia. Adoro questa intimità. Mi piace coccolarla ed essere coccolato.
Mi lascia lì dicendo di vestirmi.
"E la cremina lenitiva per il culetto?"
"Hai ragione. Se non ne hai in casa, posso darti la confezione. Tanto hai detto che non hai la ragazza. Così decidi se tenere più tempo il mio promemoria."
"Non serve. Ne ho, grazie."
Mentre mi vesto lei rassetta raccogliendo gli oggetti usati e mettendoli nella lava e disinfetta automatica.
Poi mi fa attendere un attimo. Sparisce, ancora avvolta di bianco, di sopra.
Ritorna, vestita di una semplice t-shirt candida e scollata, senza reggiseno, jeans aderenti che enfatizzano la snellezza delle gambe e delle mules con tacco a spillo.
Pensando mi volesse accompagnare alla porta, faccio per precederla, quando lei mi gela con una semplice frase:"Ti va di mangiare con me come facevamo prima?"
In effetti il tempo con lei è volato, sono stato ben più delle ore pattuite.
Mi giro e la guardo. Giurerei di aver visto, per un attimo, nonostante il tono di voce sicuro e fermo, una smorfietta di nervosismo.
La mia voce, per una volta, quasi precede il mio pensiero e senza volerlo sento che un sorriso illumina il mio volto mentre dico, quasi timoroso, un "Volentieri".
Stavolta il sorriso che rivolge, tradisce il suo sollievo. E così fa il mio.
"Vieni di sopra in cucina".

Eh, si, cari amici di forum. Perdonate la lunghezza del racconto, ma quella fu una giornata davvero speciale. Per la prima volta nella mia vita avevo provato davvero quello che avevo sempre agognato. Sentirmi davvero nelle mani di una donna, dominato ma coccolato, in tutta sicurezza.
E, come avrei avuto modo di scoprire più tardi, non era ancora finita.
view post Posted: 7/9/2021, 23:49     +22020 - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
Ritorna dopo pochi secondi con una mano nascosta dietro la schiena.
Il sorriso è birichino e sbarazzino allo stesso tempo, di quelli che hanno le ragazze quando si avvicinano ad un ragazzo con cui vogliono divertirsi.
Mette su un broncetto delizioso e con l'indice della mano visibile puntato sotto il mento mi chiede "Ti sono mancata?"
"Tantissimo. Mi è sembrata un'eternità".
"Guarda cosa ti ho portato per farmi perdonare".
E fulmineamente, con un sorriso, mostra l'oggetto che nascondeva dietro la schiena.
Rimango per un attimo senza parole, anche se proietto un misto tra eccitazione, gioia e aspettativa
"Non dici nulla? Non ti piace" chiede atteggiando il suo stupendo volto ad un' espressione che é un mix tra finta delusa e finta arrabbiatura.
"Bellissima!", esclamo alla fine.
Ed in effetti lo è. Una décolleté nera opaca in pelle. Tacco dieci a spillo. Talmente aguzzo e sottile che si ha l'impressione che si pieghi anche con ragazze sottopeso.Addirittura potrebbe anche spezzarsi se una non sta più che attenta. La punta della calzatura, invece, è corta e molto acuta. Indossata sicuramente lascia visibile la parte dove le dita si staccano dal collo del piede. Immediatamente proietto l'immagine di quel tacco sui miei capezzoli, immagino il dolore che deve provocare alla minima pressione. Sotto un tacco del genere ci si sente veramente alla mercé della propria padrona.
Irina non è telepates. Ma nota con la coda dell'occhio il guizzo tra le mie parti basse.
Non le ci vuole molto ad indovinare: "Vuoi che vada a prendere anche l'altra e la indossi al posto del sandalo? È che poi non posso divertirmi come ho in mente."
"Magari la prossima volta." Le dico con voce strozzata.
"Bene", fa lei con improvvisa e sospetta allegria, "allora mettiamo qui."
La appoggia esattamente sopra la pancia, ortogonalmente al pene, la punta rivolta alla mia mano sinistra, il bordo della suola sfiora la parte alta dell'ombelico.
Il cuoio della suola è liscio, intonso. La tomaia invece è opaca ed ha qualche segno, palese testimonianza che la proprietaria l'ha indossata a lungo ma non ha camminato molto.
"È davvero bella. Pelle spessa, opaca. Un profumo meraviglioso. Non è che si rovina con..."
Scoppia a ridere con un suono argentino.
"No, è la mia scarpa preferita per due cose: tortura cattiva dei capezzoli e del cazzo e sborrata. Pensa che l'ho presa ad un mercatino. Pelle non trattata e sicura. Scarpa economica. Ma è bellissima. Non è comoda per camminare, ma per altro è imbattibile. E le sborrate non la macchiano."
Si ferma. Mi guarda. E riscoppia a ridere:"Pensavi di essere l'unico a voler venire sulle scarpe?"
"Beh, non pensavo ce ne fossero così tanti" dico un po' piccato.
"No, sono molti che vogliono. Ma tu sei uno dei pochi che poi vuole essere costretto a leccare.Ma adesso basta parlare. Adesso devi urlare".
E così dicendo fa perno su quelle sode natiche, con le gambe unite e piegate. Con un unico movimento fluido a mezz'aria le separa, per non urtare la scarpa sulla mia pancia e piazza i tacchi con precisione millimetrica sui miei capezzoli.
Immediatamente li preme a fondo e li ruota avanti ed indietro.
Il dolore, terribile ed improvviso, mi fa cacciare un urlo.
"Ah, si, così. Mi piace quando sofri ed urli. Mi eccita. Vuoi sentire quanto sono bagnata?"
E senza aspettare risposta, infila la mano sotto la mini alzata e, apparentemente senza alcuna difficoltà, intuisco che faccia scivolare un paio di dita dentro la sua intimità.
Emette dei gemiti mentre le muove, i tacchi sempre più affondati nei miei capezzoli.
Io ormai lo sento pulsare anche se non è toccato. Lei, con rara perfidia, tira fuori la mano da sotto e, con un po' di addominali, puntellandosi, per fortuna, non solo con i tacchi sui miei ormai martoriati capezzoli, ma anche con il braccio, protende il busto verso di me e mi mette le due dita ad un cm dal naso. Gli occhi confermano la lucidità delle dita ed il naso certifica il profumo di intimo di Irina, mentre la mia bocca si spalanca in un urlo terribile, seguito da un "Per favore Irina, fa un male cane." detto con il proverbiale filino di voce e le lacrime agli occhi.
Se fosse stata una pro telepates non sarebbe mai arrivata a questo punto. La proiezione del mio dolore enorme l'avrebbe fermata prima. Una telepates free invece avrebbe calcato ancora di più per avere un orgasmo potente. Lei invece si limita ad aprirsi in un sorriso candido.
"Ops, fatto male? Scusa. È che volevo solo farti sentire quanto tu mi ecciti."
Intanto si è rimessa comoda, semisdraiata. Ma tanto per smentire le scuse di prima, i tacchi affondano e girano nelle mie carni.
Il mio busto salta su per quanto le catene me lo consentano. Stringo i denti.
Cosa strana, anche se non dovrebbe, mi sento eccitatissimo: sono proprio suo.
Appena mi riprendo le sorrido e sussurro un "Grazie padrona".
Lei sorride , ancora più radiosa.
Alleggerisce la pressione dei tacchi. Sposta la gamba destra, mi mette la punta del piede attraversata dalle striscette di pelle del sandalo vicino alla bocca. Le unghie sono perfettamente smaltate in rosso, quasi amaranto.
"Bacia".
Mi protendo per eseguire ed un profumo di pelle e piedi puliti penetra nelle mie nari.
Nel frattempo Irina con nonchalance ha rafforzato la dose di olio ed ha iniziato a stimolarmi la cappella in ogni modo possibile. Appena sente che sto per venire stringe fermamente la base della mia asta.
Mi accarezza le palle, che mi sembrano dure e grosse il doppio del normale.
"Non ne puoi più vero? Dai, questa volta ti faccio venire".
Riprende a stimolarmi lentamente facendo scorrere la mano lungo l'asta, chiudendo e stringendo bene la cappella, sensibilissima, nel palmo e facendomi uggiolare ogni volta.
Mi sembra di avere almeno un orgasmo ogni volta che la stringe. Io tremo dal piacere e dal dolore del mancato sfogo. Sono il suo strumento e lei mi fa emettere i suoni che desidera.
"La prego, padrona non si fermi, la prego, la prego" sussurro ripetutamente.
"Si, stavolta non mi fermo. Altrimenti rischi di non venirmi più. Ed io voglio farti mangiare la tua sborra. Ti costringerò a frustate se necessario".
Questa frase mi eccita ancora di più e ormai sento che un altro colpetto e...
"Nooooo, no, la prego padrona" imploro inutilmente, mentre lei frustra per l'ennesima volta la mia esplosione.
All'improvviso mi domando se ci siano telepates nelle vicinanze e che figura ci sto facendo. Oppure si stanno godendo la mia eccitazione? Di sicuro l'ambiente non è schermato, visto che lei non riceve telepates.
Beh, dovevo pensarci prima. Ormai è tardi per preoccuparsi.
Purtroppo il pensiero è stato sufficiente per fare diminuire l'erezione.
Lei se ne accorge ed un'ombra di preoccupazione le attraversa il volto. Ma è solo un attimo. Da professionista non si lascia spaventare:"Concentrati. Rimango molto delusa se non vieni perché non posso godere nel farti leccare".
"Rimarrei molto delusa se non venissi perché non potrei godere nel farti leccare" la correggo mentre sussulto perché i tacchi hanno dato un affondo sui capezzoli e la sapiente mano sta stimolando in ogni modo la cappella.
"Ti piacciono proprio i tacchi nei capezzoli. Un colpetto e subito l'erezione ritorna. Sembri un bambolotto a comando!"
"La supplico, stavolta non si fermi, la prego, mi faccia venire per lei padrona. Poi mi raccomando, non si fermi, voglio soffrire per lei. E mi costringa a leccare tutto, la prego. Mi costringa farlo in ginocchio, la prego."
"Ma certo! Ogni desiderio del cliente è un ordine".
La mano stimola sempre di più la cappella, stringendola nel palmo e spremendola bene.
Stavolta mantiene la promessa e non mi ferma. Il primo schizzo sembra davvero da film porno e stupisce anche lei: parte verso l'alto e ricade sul muro oltre la mia testa.
Rapida come un fulmine, lei afferra la scarpa sulla mia pancia, piega leggermente l'asta verso il basso, mette la punta del pene e quella della scarpa sulla stessa linea. Il secondo getto non è potente come il primo, ma è tanto e si spande sulla punta aguzza della décolleté.
Io urlo di piacere mentre provo l'orgasmo più potente della mia vita. Penso che non ne avrò mai un altro ugualmente bello, nemmeno venendo, scusate il gioco di parole, da lei una prossima volta.
"Grazie, grazie padrona" ansimo con voce strozzata dal piacere.
La sua mano stimola sempre l'asta per spremere completamente tutto quello che sta venendo su. Pur avendo cambiato completamente il colore della punta della scarpa, ricoperta da uno spesso strato di lattea crema, sento che le palle sono ancora mezze piene. Ma ormai non esce più niente.
I tacchi lasciano i miei capezzoli mentre lei fa perno sul culetto e dice, con voce un po' alterata dal piacere "Questa la mettiamo un attimo qui per terra, che dopo la ripulisci con la lingua."
Ritorna nella posizione precedente, con i tacchi premuti leggermente al solito posto.
"Bene."
La sua mano sinistra sparisce sotto la minigonna ed inizia a stimolarsi.
"Adesso viene il bello.Sai, interrompi la masturbazione per qualche attimo e poi riprendi è ancora più divertente".
E con un affondo non troppo cattivo di tacchi sui capezzoli, conditi da un sorriso la sua mano riprende a stimolare, magistralmente, la mia sensibilissima cappella.
Io mi agito e cerco invano di sottrarmi a questa tortura. Ma lei è implacabile, come le catene che mi tengono bloccato.
Ed è bravissima. In genere dopo pochi secondi con le altre perdo la sensibilità e si ammoscia. Con lei no. Rimane semirigido e exstra sensibile.
Fastidio doloroso e piacere di essere suo si mescolano mentre la supplico di fermarsi.
"Me l'hai chiesto tu di non fermarmi e di farti soffrire per me. Ed io eseguo. Voi maschietti quando siete eccitati e carichi chiedete certe cosucce terribili di cui poi vi pentite. Ma è troppo tardi. Te l'ho promesso e lo faccio."
Sta stimolandosi a più non posso, almeno tanto quanto stimola me.
Mi parla con voce roca e strozzata
"Ho già avuto un orgasmo. Smetto solo quando ne arriva un secondo oppure ti si ammoscia. Ed a giudicare dal tuo stato, fai tempo a venire tu una seconda volta ed a goderti un'altra tortura prima che sparisca l'eccitazione. Chiamami padrona e supplicami di smettere, che mi eccita".
"La prego padrona, basta, la prego padrona, non c'è la faccio più" le sussurro tra uno spasmo e l'altro.
Dopo un minuto lei affonda i tacchi, io urlo, lei inarca la schiena e si lascia andare ad una serie di sussultini, per poi accasciarsi spossata.
Emette un lungo sospiro, pieno di godimento.
"Aaaah, mi sono davvero divertita con te. E non è ancora finita, vero? Ricordi che mangiare tutta la sborra."
Inizia a liberarmi i piedi.
A me di leccare il.mio prodotto, ormai freddo, non è che vada più di tanto.
"Ma no, dai, Irina, io lo dico perché mi eccita il pensiero, ma adesso, finito tutto, non possiamo lasciare perdere?
Ho goduto tanto e sono stato benissimo con te. Anzi, se mi vuoi come cliente, torno ancora e lo facciamo la prossima volta. Magari mentre mi fai la.tortura dopo l'orgasmo."
Mi guarda, il grigio dei suoi occhi puntato nei miei mentre, con un ginocchio appoggiato leggermente sul mio petto, si protende a slegarmi le mani:"Come detto, se un cliente mi fa delle richieste all'inizio della sessione, io faccio il possibile per realizzare le fantasie".
Ci provo ancora: "Beh, ma se uno ti avesse chiesto di essere frustato a sangue e di non fermarti fino a.che non fosse pieno di striature e poi cambiasse idea ricevuta la prima frustata, tu che fai?"
Mi tira per il guinzaglio per farmi alzare. Non sembra ma è forte e decisa la ragazza.
"Mettiti in ginocchio."
Cerco di resistere un po', poi mi piego.
Mi lega i polsi dietro la schiena agganciando gli anelli delle polsiere con un moschettone.
"Se non usa la safeword vado avanti, a meno che mi accorga che davvero l'ha scordata ed è in difficoltà. Oppure dipende. Ma quella è una pratica pericolosa, dolorosa e lascia segni. Leccare la crema fredda no."
Mi tira con il guinzaglio verso la scarpa completamente piena di liquido seminale ormai quasi freddo.
Si mette dietro di me e mi spinge giù utilizzando il tacco a spillo puntato sotto le scapole. Cerco di resistere ma ho l'impressione che mi stia perforando la schiena. All'improvviso un dolore bruciante infiamma le mie chiappe già provate. Mi sta dando dei deciso colpi di frustino. "Pulisci la scarpa. E non voglio vedere nemmeno una traccia della tua schifosa sborra o ti levo la pelle del culo a frustate".
Cedo ed inizio a lapparla. Il primo senso di disgusto sparisce per lasciare posto all'eccitazione del momento e della situazione. Era proprio tanta. Ripulisci anche il tacco.
Irina si china, afferra la scarpa, mi rifila un paio di colpi di frustino sui capezzoli e, infilandomi il tacco tra le labbra, mi ordina di spompinarlo per pulirlo.
"Bravo, così, spompina bene il tacco della padrona" mi invita mentre lei regge la scarpa ed io faccio avanti ed indietro con la testa.
"Bravo. Ehi, ma cos'è questa? Fammi vedere."
Mi dà una serie di calcetti all'interno delle cosce per farmi aprire le gambe.
"Ti sei eccitato! Sei proprio un maiale, Vladi. Senti che palle piene e che cazzo rigido."
Lo accarezza con la punta del piede.
"Peccato che il tempo sia finito. Ma se vuoi farti una sega veloce sulle mie scarpe, vai".
Scuoto la testa nel classico gesto del no.
"Ah, che bravo. Vuoi tenerti carico per stasera, per la tua compagna. Mi sono sempre chiesta come funziona, visto che lei legge nel tuo pensiero. Lo sa e tollera che tu frequenti mistress?"
Abbasso la testa.
Come spiegarle a parole tutto? Tutta la mia vita fino ad ora, le mie ricerche, i miei tentativi.
"Non ho una compagna.Altrimenti non sarei qui", sussurro un po' mesto.
Mentre lo dico,alzo la testa. Appena in tempo per vedere un fugace sorriso di gioia. Un attimo. O forse l'ho solo immaginato?
"Che dici Vladi, andiamo a farci la doccia che poi ti metto la cremina lenitiva sul sederino, come promesso."
Si china per liberarmi le mani. Poi si ferma e ci ripensa.
"Sei così carino in ginocchio e con le mani legate.Se non ti spiace ti faccio restare così ancora due minuti."
No che non mi dispiace, Irina. Poi mi ricordo che non coglie le mie proiezioni. Diciamo che il mio sederino, come lei l'ha chiamato, è un ottimo promemoria in tal senso.
"No, con te ci sto volentieri."
"Andiamo"
Mi tira leggermente per il guinzaglio ed io la seguo a ruota, anzi, a ginocchia, verso il bagno, chiedendomi cosa abbia in mente.
view post Posted: 29/8/2021, 16:13     +52020 - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
La spinta è decisa e sento che un corpo duro ed estraneo mi sfonda lo sfintere ed entra in me.
Non so se sono stato suggestionato dalle sue parole, ma mi sembra che abbia ragione: è molto diverso da un fallo in silicone. Questo è più rigido, senza elasticità e sembra che ai faccia strada inesorabilmente, con una durezza incontrastabile.
Intanto lei l'ha infilato dentro tutto. Lentamente ma costantemente.
Non sono proprio a mio agio. È molto fastidioso e poco piacevole.
Lei non fa alcun gemito. Non finge di godere a sfondarmi. È concentrata in parte sulle mie espressioni, in parte su quanta forza e quali movimenti fare con lo strapon di ebano.
La sento muovere il bacino con piccoli movimenti circolari che si ripercuotono sulla lignea cappella dentro di me.
Con le mani esercita invece un lento massaggio della mia asta, concentrandosi sulla mia, di cappella. Ma nonostante le premurose cure, la sotto rimane rimane più sul molle che sul duro.
Mi guarda intensamente.
Estrae lo strapon abbastanza lentamente. Avverto un lieve sollievo quando l'eburnea cappella esce da me. Sollievo che dura poco, dato che immediatamente me lo spinge dentro, con maggior energia e decisione.
Inizia un movimento di avanti indietro, con la, per dirla in MilanEnglish, wooden chappel, che esce dal mio buchino, resta appoggiata all'esterno per qualche istante e poi rientra spinta con un bel colpo di bacino.
La sua mano intanto ha lasciato il molliccio per andare sui miei capezzoli, sul sinistro, per la precisione.
Lo titilla, ci gioca con la rossa unghia dell'indice, talvolta premendo forte e facendomi sussultare.
All'improvviso me lo stringe tra le unghie, quasi con cattiveria e me lo torce. Sussulto ed urlo.
Poi passa ad usare la sinistra sul mio capezzolo destro, che subisce le medesime attenzioni di quello sinistro.
Intanto con la destra ora guida ed imprime movimenti circolari al fallo ora mi massaggia il membro, a metà strada tra il duro ed il molle.
"Irina, a me dà un po' di fastidio. Un po' tanto. Non potresti fare quello che stai facendo ai miei capezzoli ed alla mia zona intima senza lo strapon?"
"Mi chiedevo che aspettassi a parlare!"
Lesta tira fuori il nero fallo ed io provo un immediato senso di sollievo.
"Ti avevo detto di parlare se dava fastidio. Facciamo altro."
Mi libera le mani.
Mi aiuta ad alzarmi:"Piano, che sei stato seduto così con le gambe alte a lungo. Potrebbero non reggerti o potresti aver capogiri".
Capogiri? E chi sono un vecchietto di centocinquanta anni?
Mi alzo baldanzoso e...se non ci fosse stato il suo ferreo braccio a sorreggermi, sarei finito a terra come un sacco.
"Detto io. Mai una volta che che mi dai retta".
Non so perché ma ho l'impressione che l'abbia detto con quel tono che usano le mogli con il proprio marito. Mi ha dato la stessa sensazione di quel misto tra esasperazione, amore e preoccupazione che di solito ha quel genere di rimprovero.
"Vieni" e mi accompagna ad un letto con testiera in ferro battuto in stile estremamente retrò. Ha persino i pomoli di ottone alle quattro estremità.
Mi fa stendere su un lenzuolo liscio, serico, rosso. Dalla consistenza che sento sotto di esso intuisco che vi è un telo impermeabile, atto ad evitare che il materasso si sporchi.
Mi immobilizza le mani alla testiera, poi, usando delle catene che passano sotto il telaio, mi lega le gambe in modo che siano ben aperte e che la mia zona intima sia a sua completa disposizione.
Si!!!! Esplodo con il pensiero. Ma lei non lo sa.
Anche se dal suo sorriso penso che l'abbia capito: senza fare nulla l'erezione è tornata potente in quella zona.
A scanso di equivoci, o meglio, per evitare punizioni, urlo un "si" talmente alto ed entusiasta che lei mi guarda un po' sorpresa.
"Guarda che adesso arriva la parte in cui tu pensi di godere, invece sarò io a godere delle tue sofferenze", mi dice con un sorriso che definire smagliante sarebbe riduttivo.
E per meglio ribadire il concetto, si piazza sul letto con la testa dalla parte dei mie piedi. Poi mi conficca in modo sicuro, senza alcun tentennamento, senza alcuna esitazione e senza, apparentemente, prender la mira, i tacchi aguzzi dei suoi meravigliosi sandali nei miei capezzoli.
Colto di sorpresa, mi alzo con il tronco verso le gambe, come se dovessi fare gli addominali ed urlo. Già che sono su, le bacio il collo del piede destro, poi passo sul sinistro.
Lei sorride e poi fa tremare i muscoli dei polpacci, come per decontrarre le gambe dai crampi.
I capezzoli mi fanno un male temendo, ma il pene si erge marmoreo, come non manca di farmi notare.

Si gira leggermente su un fianco, sempre puntellandosi con i tacchi sui miei capezzoli e prende la famosa bottiglia di olio per neonati.
"Fa malissimo", articolo con voce strozzata.
"Lo so", sussurra lei, poi indicandomi con lo sguardo in zona basso ventre, prosegue "ma ti piace tanto. Ed anche a me. Se fossi telepates anch'io sentiresti che a me piace almeno quanto piace a te".
Se fossi una pro telepates avresti già smesso perché saresti stata spaventata dal fatto che il mio dolore è superiore al mio piacere. Ma una telepates che avesse continuato, come stai facendo tu, avrebbe capito che quello che mi eccita è proprio questo mio essere alla tua mercé senza poter fare nulla.
Altro tremolio dei polpacci ed altro puntellamento mentre si tira leggermente su per versare una dose abbondante di olio sulla cappella.
Poi inizia a passare lentamente la mano su tutta l'asta, chiudendo la cappella nel palmo. Il lubrificante è proprio adatto, meglio di altri. La mano scorre lievissima ed eccitante. Tra gli affondi di tacchi ed il massaggio inizio ad arrivare in poco tempo sulla soglia dell'orgasmo e sento un bisogno estremo di venire.
Bacio alternativamente ora le punte delle dita dei suoi piedi, ora i sandali, ora i talloni, ora i tacchi a spillo, ora il collo dei suoi piedi.
"Ti supplico".
"Ti supplico?" Mi canzona, mentre, se possibile affonda ancora di più gli affilati tacchi nei miei martoriati capezzoli.
"Dovresti darmi del lei e chiamarmi padrona. Ma ti suggerisco di conservare parte delle suppliche per quando soffrirai davvero."
Sento cazzo pulsare e prepararsi per liberare le palle da tutto lo sperma accumulato.
"Oh, si, ti prego, ti prego, ti prego, non smettere".
Ride. L'altra sua mano si nasconde, per modo di dire, sotto la minigonna che si è alzata. Cosa faccia è chiarissimo.
"Non smettere cosa? Di premere i tacchi?"
Sussulto ed urlo: li ha conficcati ancora più in profondità, solo per qualche istante.
"O di masturbarti?"
"Tutt' e due, padrona" le dico con un filo di voce.
"Tranquillo, che non ne ho nessuna intenzione."
Pausa. Poi sembra quasi che si guardi intorno come chi abbia dimenticato qualcosa. Ma il sorriso birichino dice tutt'altro.
"Ops, scusa, colpa mia. Mi piaci talmente tanto che mi sono dimenticata di come vuoi finire la sessione. Io obbedisco sempre ai desideri dei miei clienti, ricordi? Mi hai scelto per questo e non voglio deluderti. Tanto più che siamo amici."
Io la guardo in modo interrogativo.
Prima la mano si stacca dal pene, frustrandolo nel suo tentativo di fare il suo lavoro, ossia espellere la mia futura progenie. Poi i tacchi danno momentaneo sollievo ai miei capezzoli.
Si gira e scende dal letto, dirigendosi verso un angolo dove vi sono delle librerie in legno colme calzature di ogni foggia.
Come colta da un pensiero improvviso,
si gira e mi guarda da sopra la spalla. Nel fare il gesto i suoi serici capelli ondeggiano in modo sensuale.
La sua voce è altrettanto eccitante, come il suo sorriso.
"Mi aspetti solo un minuto che devo prendere una cosina?. Non è che hai fretta e te ne vai, vero?"
view post Posted: 20/8/2021, 18:11     +42020 - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
Mi aspetta in piedi, accanto alla famosa sedia ginecologica, battendo leggermente il piede, come se fosse spazientita.
La parte finale della seduta è stata di nuovo alzata, per permettermi di sedermi più facilmente.
Poi noto anche che ha indossato una cintura con un nottolino di legno chiaro con delle scanalature a spirale, proprio dove si trova la vulva.
Le chiedo, mentalmente, a che serva.
Poi ricordo e chiedo a voce.
"Porta strapon. Ne monto sopra di diverse misure senza star lì a cambiare cintura ogni volta. Inoltre i cazzi finti che si avvitano sull'affare qui davanti possono essere anche usati a mano" .
Con il braccio mi fa l'universale gesto del "prego si accomodi".

In men che non si dica mi ritrovo legato come prima, con le gambe bene aperte e bloccate.
Le braccia sono ancorate ai lati della sedia.
Di nuovo abbassa la parte terminale della seduta, cosa che le permette di aver pieno e facile accesso alla mia porta posteriore.

"Vedo che tra le gambe siamo già quasi in tiro. Adesso lo portiamo al punto giusto".
Mi massaggia leggermente i testicoli, prendendoli nel palmo della mano, chiudendo leggermente e poi facendo scorrere le dita con tocco lieve.
"Uh, senti come sono pieni. Belli duri e carichi proprio come piacciono a me. Vedrai che tra poco lo saranno ancora di più. Ti fanno un po' male?"
"Un po' si, lievemente"
"Vedrai dopo. Facciamo un orgasmo rovinato per svuotarli un po'? "
Sarei quasi tentato di dirle di si, ma poi mi ricordo della sua promessa.
Scuoto la testa.
"No, vorrei il trattamento completo, supplicarti tanto per venire e finale con sborrata da film porno".
Sorride divertita con espressione golosa.
"Poi non ti lamentare, eh!"
Nel frattempo con il suo massaggio non solo le palle si sono indurite, ma anche l'asta ha raggiunto una certa erezione.
"Quasi perfetta" mi dice accarezzandola con la mano. Poi si concentra sulla cappella, pizzicandola leggermente con le lunghe unghie rosse.
Io vengo percorso da fremiti.
Si mette di fianco a me, sempre tenendolo per mano.
Si china e mi sussurra con tono di voce roca:"Adesso ci divertiamo".
Sento il suo respiro lieve e caldo nel mio orecchio.
Lei si scosta, atteggia il viso in un espressione seria e severa, afferra e stringe saldamente l'asta turgida con la sinistra.
Con un frustino apparso come per magia nella sua mano destra, prima che capisca cosa sta succedendo, mi tira un colpo violento e deciso sulla cappella rosea.
Il dolore mi fa sobbalzare sulla sedia, le catene si tendono con un allegro tintinnio di contrasto al mio urlo.
"Se vieni prima senza il mio permesso, ti rifilo dieci colpi così. Te lo faccio diventare duro ogni volta che si ammoscia fino a che non raggiungiamo il numero. Non avrò alcuna pietà. Una punizione è una punizione, come tu hai capito ormai".
Se fosse una telepates sadica l'esplosione del mio dolore l'avrebbe fatta godere.
Ma mi sa che anche così, l'effetto del colpo le ha fatto piacere.
Rinuncio a correggerle l'italiano, visto che devo ancora riavermi e fatico a parlare.
"Però non ti è dispiaciuto più di tanto, pensavo calasse di più.Ti piace vero essere colpito lì".
"No, mi piace essere nelle tue mani e sapere che puoi farlo. Ma ti prego, Irina, non così forte."

Molla l'asta, che rimane bella ritta e mi colpisce leggermente ma decisa cappella, asta e, purtroppo, testicoli.
Quando arriva lì mi fa male,anche se il colpo è leggero.
"Li no, ti prego, mi fai male".
Scuote le spalle, li afferra con la mano sinistra e li torce, ma molto leggermente. Poi alza la mano destra come se volesse lasciar partire un feroce colpo. Io tremo e cerco, istintivamente, ma inutilmente, di allontanarmi.
Ride.
"Non ti preoccupare, lì basta. Sono troppo pieni. E poi non ti piace, me ne sono accorta".
Lascia le palle per prendere, ancora una volta, saldamente, l'asta.
Alza la frusta.
Mi guarda.
Espressione seria e severa.
"Ma tu non venire, d'accordo? Se stai per venire e senti che non ce la fai mi avvisi prima. Parlare e non pensare, d'accordo? Non fare il furbo, o sai cosa ti aspetta. E niente sconti".
Io le sorrido.
"Niente sconti."
Indico con un gesto del mento in direzione delle mie parti intime.
"Ma mi devi dare una mano tu".
Rido di gusto per la battuta un po' scontata.
È buffa mentre tenta di rimanere severa non ce la fa: le si gonfiano le gote, cerca di trattenersi ma poi, inesorabilmente, si unisce a me.
È bellissima quando ride.
"Sei bellissima quando ridi. Se non fossi legato, ti avrei già baciato mentre lo fai".
Si ricompone.
"Allora è un bene che tu sei legato e non puoi."
Posa il frustino.
"Adesso basta scherzare. Inizio a farti il culetto sul serio."
Sogghigna, ma elegantemente, gentilmente, come solo lei, con la sua classe e bellezza sa fare.
Con un gesto lento e teatrale si infila un guanto in nitrile, nero. Sempre di fronte a me, da un bottiglione formato famiglia di lubrificante, preleva due dosi premendo l'apposito dosatore.
Lo sparge bene sulla punta delle dita dei guanti, sfregandole tra loro.
Poi, sento il suo indice sul mio sfintere.
Preme per un attimo ed è subito dentro.
Velocemente lo spinge a fondo e lo toglie per tre o quattro volte, poi, sempre senza pensarci un attimo, ci infila anche il medio.
"Non mi sembri proprio vergine qui".
A me l'anale ha sempre dato un po' di fastidio, sia farlo che riceverlo.
Una telepates pro avrebbe percepito il mio non essere confortevole ed avrebbe fatto tre cose: interrompere la digitazione e provare, dopo avermi proiettato le sue intenzioni, ad usare un piccolo strapon, andare avanti a stimolare la prostata con l'indice, smettere.
In genere le pro telepates quando sentono il mio essere a disagio, interrompono. Poche avevano provato gli altri due metodi.
Irina, invece, ignara di ciò ma fidandosi delle sue dita prosegue, con più cautela, a stimolarmi l'ano con tre dita e la base delle palle con il pollice.
La mano sinistra invece passa dallo stimolarmi l'asta e la cappella, anche con grattini fatti con le unghie, allo strizzarmi i capezzoli.
Ma sta bene attenta a non portarmi troppo al limite.
Ad un certo punto si ferma.
Mi scruta, indagatrice, con gli occhi azzurri ghiaccio messi ancora più in risalto dal trucco.
"Non ti sta piacendo. Stai pensando ma non parli".
Fa un sospiro esasperato e grande quanto una casa.
Provo a negare, a spiegarle del lieve fastidio che mi dà l'anale. Ma le dico che se le piace,nessuno le impedisce di andare avanti.
"Ma come hai fatto ad accorgertene?"
"Non è che bisogna essere telepates. Non è bello rigido come prima!"
Distrattamente ravana ancora nel mio buchino con le dita, pensierosa. Poi estrae le dita, prende il famoso fallo finto da avvitare sul nottolino della cintura. Non è di silicone o di finta pelle umana. È nero. Sembra molto duro.
Le chiedo di cosa sia fatto.
"Ebano. Prodotto artigianale.
All'inizio non ero convinta, poi l'ho provato su me stessa. Rende di più la sensazione di essere penetrato da un corpo duro ed estraneo che non ha pietà rispetto ad un molle cazzo finto. Un bel cazzone di un negro che ti sfonda per bene".
Vorrei correggerla, non vorrei che qualcuno pensasse che si sia razzisti, ma sono troppo preso a vedere come l'aggeggio si avvita sul nottolino in legno. Adesso capisco le spirali!
Me lo piazza vicino alla mano legata.
"Toccalo.Accarezzalo.Senti come è liscio e perfetto? Senti la sua durezza? Tra breve l'apprezzerai per bene".
In effetti è duro e liscio, ma non freddo. Ha quel calore che solo il legno ti da. Immaginavo che ballasse invece rimango stupito dall'assenza di gioco tra il filetto del nottolino e quello interno. Inoltre le lunghezze sono state perfettamente calibrate perché stesse esattamente diritto. È scolpito e levigato a forma di fallo scappellato.
Mi guarda. Poi ci infila sopra un preservativo e ci sparge abbondante lubrificante.
Con la sinistra mi massaggia ancora l'asta che nel frattempo è diventata meno rigida, per non dire semirigida. Anzi, per la precisione, più sul semimolle.
"Paura, eh?" Dice indicando con il mento la mia quasi non più erezione.
Se fosse telepates percepirebbe un ventaglio di emozioni...ma sono convinto che se ne renda conto lo stesso.
"Com'è che dice uno sui forum? Bando alle ciance, adesso ti sfondo" e così dicendo appoggia la dura punta sul mio sfintere.
Mi guarda.
Io un po' tremo.
Sorride, ma non sadicamente. Ha un sorriso dolce.
"Se fa male, parla che smetto e facciamo altro".
Annuisco.
Poi diventa seria.
E spinge.
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