| Un rumore infernale mi esplode nelle orecchie. Al brucio, con un colpo di addominali mi siedo sul letto. Sparo una compilation di bestemmie mentre tiro una carta in direzione del molesto fragore, prima di realizzare che la fonte di tanto casino è una sveglia, di quelle antiquate, con campanelli e martelletto. Troppo tardi. Il rumoroso oggetto cade per terra facendo, se possibile, ancor più fracasso. Mi catapulto fuori dal letto, mi inginocchio e frugo lì sotto per prendere la pestifera disturbatrice e, finalmente, spostando il fermo al martelletto, la riduco al silenzio.
Ho ancora la testa che mi scoppia quando realizzo che c'è qualcosa che non va. Non sono nella mia cameretta. Dov'è il mio C64? Quà non quaglia la brodaglia.
Dove cavolo sono? Mi sembra di essere un drugo uscito dal down. All'improvviso un load di immagini e di emozioni mi stramazza la materia grigia. Ricordo tutto. Soprattutto il VHS in cassaforte. Un altro ricordo mi colpisce, come una legnata di Sandrino il Mazzulatore: devo preparare la colazione per le otto. Ed ho già perso dieci minuti buoni. Non vorrei mi frustassero a sangue se non trovassero pronto il desco.
Dopo rapida annusata decido che posso risparmiare la doccia: per guadagnare tempo mi basta una semplice sciacquata alla faccia. Nel rimettermi la maglietta, quando il tessuto sfiora i capezzoli, sento un male cane. Le unghie di Rita hanno lasciato il segno. I capezzoli sono pieni di crosticine.
Al brucio schizzo verso la cucina. Che diavolo preparo per colazione? Che capperi ne so di cosa si mitragliano nel gargarozzo le due per colazione?
Qui c'è rischio di fare una ginata e di cattare una compilation di frustate, se va bene. Se va male, anche peggio.
Dopo aver lumato l'interno frigo e la dispensa, la pensata è di preparare la classica colazione all'italiana: pane, burro,marmellata, caffè e latte caldo.
Per fortuna l'occhio cade su un biglietto in mezzo al tavolo che prima mi era scappato. Ci sono le istruzioni a prova di Gino.
Quella più in carne, ossia Valeria, mangia una tazza di cereali con latte freddo. Decido di mettere i cereali in tazza ma di versarci sopra il latte alle 7.59, per non farli ammosciare. Mia cugina Rita invece ha lasciato scritto che vuole due fette di pane a cassetta con sopra ciascuna un uovo al tegamino, rigorosamente al burro, ed un paio di fette di bacon abbrustolito. Come antipasto. Poi desidera due fette di pane con sopra due fettine di brie con marmellata di mirtilli. Ed una tazza di caffè della moka.
Io che manco mi cucino un uovo, visto che fa tutto mia mamma, mi cimento nella titanica impresa.
Decido che le uova vanno fatte per ultime. Prima ci si occupa di tostare le fette di pane, disporre le fette di brie e poi colarci sopra la marmellata di mirtilli. Nel frattempo recupero un tegamino, ci abbrustolisco il bacon con l'aiuto di un goccio di olio d'oliva e lo trasferisco sulle fette di pane. Indi piazzo un po' di burro nel tegamino. Spero che sia la quantità giusta. Spacco un uovo e...ginata totale: il rosso mi si rompe! Non mi perdo d'animo, lo strapazzo e me lo sparo in gola bello bollente per non sprecarlo. A momenti ho un conato di vomito: odio il fritto nel burro. Ritento e questa volta sono più fortunato: riesco ad ottenere due perfette uova intere. Nel frattempo carico la moka da due tazze e la metto sul gas. In qualche modo finisco giusto in tempo: sto versando il latte sui cereali quando si presentano le due. Non credo ai miei occhi: si sono messe giù da gara con tacchi a spillo, abito arrapante e trucco uao. Sfitinzie arrapation! Di prima mattina!
"Ma, Vale, non gli avevamo detto che doveva stare nudo in casa?" "Non solo, Rita,avrebbe dovuto mettersi in ginocchio appena ci ha viste e baciarci le scarpe. Non siamo delle brave mistagoghe o l'iniziato è pessimo?" "Però la colazione l'ha preparata bene". "Direi di sì", poi, rivolgendosi a me:"Ancora non sei in ginocchio a baciare le scarpe? Ti piace proprio essere punito!"
"Eddai ragazze, un conto era ieri sera, per gioco, ma questa mattina..." provo a scherzarci sopra. Non finisco la frase per due motivi. Il primo è che Rita mi lascia andare un dritto ed un rovescio che Panatta avrebbe avuto solo di che imparare. Segue un calcio nelle palle dato con cattiveria. Cado in ginocchio tenendomi gli zebedei con le mani. Il secondo è che Valeria, mentre sto smoccolando tra le lacrime dice, con un certo tono sognante, arrotolandosi con l'indice una ciocca di capelli biondo tinti: "Avrei proprio voglia di vedere un film porno amatoriale di dominazione femminile. Sai quelli casalinghi, dove c'è un ragazzino feticista che pulisce le scarpe con la lingua dopo esserci venuto sopra. È un genere che avrà futuro. Anzi, potremmo regalarne qualche copia agli amici di tuo cugino ed una anche ai suoi genitori, così, per ravvivarne la vita matrimoniale."
Rita annuisce: "Si. Direi che potremmo proprio farlo. Ma non subito, tra qualche mese. O qualche anno. Quando meno se lo aspetta."
Appena mi riprendo un attimino borbottò un: "Non osereste. Vi denuncerei".
"Potresti farlo, ma nel frattempo pensa a tutto quello che perderesti. E non mi riferisco alla dignità. Oltre a diventare lo zimbello della Bocconi od a perdere il rispetto dei tuoi, rinunceresti a quello che davvero ti piace. Ti piace essere nostro schiavo. Ti piace essere il nostro giocattolo. Ieri sera eri eccitato come non mai. Anche adesso. Si vede lontano un miglio che ti si è ingrossato, anche attraverso i pantaloni. E non per la botta." Purtroppo i data sono corretti. "Svelto, vai a baciare le scarpe a Valeria, poi torna a baciare le mie, prima che decidiamo di punirti molto più severamente di quanto già abbiamo in mente!"
Mi precipitò in ginocchio a dare un bacio a ciascun sandalo della signora Valeria, poi torno a baciare quelle décolleté strafighe leopardate, tacco in metallo, di mia cugina Rita. Troppo giuste, su quelle gambe bronzee. Così come il completino su quel corpo da urlo.
Anche Valeria, con quel viso alla Madonna mi arrapa un casino, anche se un po' tanta per i miei standard.
Seguendo le indicazioni di Rita, mi alzo, mi tolgo i vestiti e mi metto con le mani appoggiate al bordo del tavolo e le natiche in fuori pronto a ricevere la giusta punizione.
Nel frattempo Valeria, smerigliati suoi cereali nel gargarozzo, è andata a prendere lo strumento correttivo appropriato:il frustino da cavallerizza.
Per far sì che non si sentano le mia urla o le mie suppliche, Valeria si sfila le sue mutandine e me le infila in bocca, cosa che mi provoca un conato di vomito.
"Ah, ti fa schifo il mio odore schiavetto, hihihihihi. Adesso ti sistemo io..." e così dicendo mi regala una manata dal basso verso l'alto, passando tra le mie gambe aperte, sui coglioni.
"Aspetta, blocchiamogli anche le braccia, che è più divertente." suggerisce Rita. Mi ritrovo piegato a novanta gradi con il torace appoggiato al tavolo, le gambe ben aperte e le braccia legate dietro la schiena.
"Come ben sai oggi devi andare a casa dalla mamma e quindi non possiamo farti il sederino a strisce come meriteresti. Purtroppo per te. Perché dovrai essere punito in zone poco visibili ma molto dolorose."
Rita si sincera che le mie gambe siano ben aperte dandomi dei calcetti all'interno delle caviglie.
Poi mi rifila un colpo secco e violento sui testicoli con il rettangolo in pelle del frustino, passando da dietro.
D'istinto chiudo le gambe.
"Apri le gambe!" mi ordina Rita.
"Apri!"
Le apro. Ma quando vedo che sta per lasciar partire il colpo, le chiudo intercettando il bastone del frustino.
"Ci penso io, Rita. Ho l'attrezzatura giusta". E così dicendo, sparisce per qualche minuto.
Prima che ritorni, Rita insinua la destra tra le mie gambe, fruga ed appena ha afferrato le palle, me le strizza leggermente e me le tira.
Per farlo è piegata su di me, vedo la profonda scollatura del vestitino leopardato. Sento il suo caldo ed eccitante profumo dolce e penetrante. Con la sinistra mi copre gli occhi. "Apri le gambe o ti strappo i coglioni" mi sibila piena d'amore. E per dare risalto alla minaccia, stringe e tira ancora di più i miei gioielli. Allargo le gambe. "Apri di più" questa è la voce di Valeria, che proviene dal basso. Sento che armeggia e mi mette due anelli . S'ode anche un rumore metallico. "Adesso prova a chiudere le gambe, schiavetto, hihihihihihihi".
Rita mi libera entrambe le palle, sia quelle degli occhi che quelle canoniche.
Vedo che le gambe sono tenute aperte da due anelli collegati ad una barra metallica. Prendendo in mano di nuovo il frustino, Rita approva:" Ottima idea Vale". La Madonna oversize si rivolge a me: "Lo uso quando faccio certi giochini ai genitali degli schiavi. Conoscerai benissimo sia questo costrittore che i miei giochini clinical ogni giovedì schiavetto, hihihihihihihi".
Il terrore dei colpi di Rita ai marroni unito al bavaglio mi risparmia dal fare un sorriso quando Valeria emette la sua risata da Skeletor.
E meno male, perché con la coda dell'occhio la vedo che mi scruta. Mi balena l'idea che, se avesse solo il sospetto che la sua risata mi provochi ilarità, mi infilerebbe di nuovo il plug elettrico nel culo.
Rita attacca senza pietà con un paio di colpi secchi del frustino sulle mie gonadi. Poi improvvisamente si ferma. "Ma noi l'abbiamo sistemato così perché inconsciamente volevamo levargli la pelle dal culo, ma forse meglio girarlo..."
Detto fatto, mi girano, con Valeria che mi tiene fermo ed incita Rita:"Più forte, fallo svenire dal dolore il nostro schiavetto, hihihihihi , deve capire chi comanda".
Naturalmente mia cugina accontenta la sua amica e mi rifila una serie di colpi sulle palle e sull'interno cosce belli secchi e potenti.
A me vengono le lacrime agli occhi, ma lì sotto diventa di marmo.
"Guarda guarda il nostro schiavetto,hihihihihi, che bel nerchione. Ci posso pensare io adesso? Che ho una voglia di frustarlo sulla cappella... "
Rita cede il frustino e si avvicina, sinuosa ed elegante. Mi manca quasi il respiro. Il suo profumo è da urlo. Come se fosse possibile, solo il contatto me lo fa diventare talmente duro che quasi, se non fossi imbavagliato, le proporrei di usarlo per spaccare le noci.
La sua mano si chiude sull'asta, la stretta è ferrea. La vista del mio attrezzo stretto tra quelle dita abbronzate impreziosite da lunghe unghie rosse mi eccita ancora di più, vedo qualche gocciolina che esce.
"Uhuuuu hai visto il cuginetto come sbrodola? Adesso ci pens a la Vale ad insegnarti il rispetto" e così dicendo Valeria lascia partire una leccata di frustino che prende in pieno la cappella. Il dolore è atroce, guaisco attutito dal bavaglio. Rita intanto lo stringe e presenta bene la punta alla frusta di Valeria, che gli rifila una serie di colpi duri. Io mi dimeno ed emetto una serie di squittii che scatenano una bella dose di ilarità nelle mie due aguzzine.
Mi brucia da morire e la punta diventa rossa, ma non si smonta.
"Gli piace proprio!" esclama Valeria. Rita guarda l'orologio.
"Faremo tardi. Adesso lo faccio venire sui tuoi sandali e poi lo costringiamo a ripulire bene con la lingua". "Ma quello è un premio, non una punizione!" "Aspetta di vedere per quanto tempo lo stimolo dopo l'orgasmo...e poi la gusterà fredda.", sogghigna Rita.
Apre il frigorifero e prende una noce di burro, la posiziona sul palmo della mano ed inizia a masturbarmi. Rabbrividisco per il freddo del burro, ma solo per qualche istante:il calore dei nostri due corpi lo rende liquido e caldo in un attimo.
Valeria intanto ha portato vicino una sedia su cui ha appoggiato il piede sandalato. Sembra quasi una posa da pin-up americana anni '50. Anche se lei è ben più che formosa tira su ancora un po' la gonna ed in parte vedo la sua intimità.
Rita stavolta non mi blocca. Io sono eccitatissimo e vengo subito. La mano sapiente di Rita, mentre prima per farmi venire si muoveva rapida, ora va lenta, percorrendo bene tutta l'asta, dalla base alla punta, spremendo come se dovesse fare fuoriuscire tutto il dentifricio da un tubetto.
"Goduto, vero? Ma adesso viene il bello..."
Ormai so già cosa aspettarmi: Rita continua con il movimento di su e giù, accelerando il ritmo. Io inizio a provare fastidio. Poi si ferma, mentre con la sinistra stringe l'asta, il palmo della destra sfrega ben bene sulla cappella sensibile. Ho un fastidio enorme, mi dimeno ed emetto mugolii.
Valeria intanto si infila due dita nella fessura ed inizia ad esplorarsi:"Oh, si, fallo soffrire, fallo soffrire che mi eccita".
Rita ora ci passa le unghie sulla punta e sull'uretra.
I miei "Vi prego basta padrone escono soffocati".
Poi inizio a non sentire quasi più nulla.
Rita se ne accorge e smette. Mi libera del bavaglio e mi aiuta ad inginocchiarmi.
Valeria tira giù il sandalo con tutto.il prodotto spremutomi da Rita.
Ho ancora le mani legate dietro la schiena. Con l'indice rosso unghiato la mano di mia cugina indica il sandalo ed.il collo del piede di Valeria:"Lecca bene tutto"
Io mi chino per leccare, Rita mi infilza le scapole con il tacco a spillo, preme e gira, manco dovesse spegnere un ostinato muccio di sigaretta.
Ripulisco tutto. La mia crema fredda non è gustosa, ma la situazione è eccitante. "Lecca bene, schiavetto, hihihihihi" A me viene ancora duro, anzi, dolorosamente duro.
Epilogo
Ogni racconto sulla cugina che si rispetti deve terminare con la frase "Fu così che divenni schiavo di mia cugina e della sua amica".
Ma questo non è un racconto che si rispetti, ormai l'avrete capito.
Qualche racconto va avanti, con altri giorni di vita al servizio della perfida cugina ricattatrice per poi essere lasciato in sospeso...
Mi sono sempre chiesto cosa avviene in futuro del cuginetto schiavizzato.
A me piace così...
Con un colpo secco chiudo il vecchio quaderno a quadretti. È ora del collegamento Skype. Solo ora mi rendo conto di quanto mi faccia male il pene compresso nella gabbietta.
Sono trascorsi trent'anni da quel giorno. Mi sono laureato alla Bocconi con il massimo dei voti. Anche perché l'unica volta che presi un 24 mio padre era felice comunque, mia cugina per festeggiare,così disse a lui, mi portò con sé e Valeria per un lungo fine settimana in un agriturismo. Inutile dire che entrambe mi frustarono e mi inflissero diverse punizioni per non aver valorizzato a sufficienza il loro aiuto nella mia istruzione.
Purtroppo la mia carriera non è stata fulgida, in quanto la mission principale della mia vita era essere loro schiavo e quindi niente orari di lavoro lunghi, niente trasferimenti in sedi all'estero...in pratica sono rimasto un misero quadro nell'ufficio meno importante della grande multinazionale che mi aveva assunto.
Ma non penso che voi siate curiosi riguardo alla mia vita. E poi non ho tempo per spiegarvi tutto: ho il collegamento Skype con Sharm El Sheik, dove si trovano Rita e Valeria.
Eh, si. Negli ultimi due anni, da quando Valeria è andata in pensione, ha iniziato ad accompagnare nei suoi viaggi Rita. In pratica ogni mese tranne luglio ed agosto, da brave pensionate ricche, si fanno quindici giorni a casa e quindici in qualche località esotica. Questa volta invece il prolungamento della vacanza è dovuta al Covid-19. Con la chiusura dei confini le mie due padrone sono rimaste bloccate la. Avrebbero dovuto tornare dieci giorni fa. Ed io sono 25 giorni che sono in castità forzata.
Apro il PC e mi collego. È il turno di Valeria: detiene lei il comando della mia cintura di castità. È il motivo per cui non ho ancora avuto il permesso di togliermela e darmi uno sfogo. Quando comanda Rita, ogni due o tre giorni via Skype lei gioca a distanza con me. Magari prima mi ordina di sculacciarmi ben bene con il paddle, poi, attraverso la webcam, se è soddisfatta del rossore, mi ordina di togliere la cintura, masturbarmi, raccogliere su una sua scarpa oppure nella mia mano e leccare tutto il mio prodotto. Poi mi fa rimettere la gabbietta. Purtroppo Valeria, invece, è sadica all'estremo e le piace tenermi in castità a lungo.
"Ciao, schiavetto, come stai? Non te la sei tolta la cintura, vero? Fammi vedere bene il numero sulla fascetta".
Mi avvicino ed inquadro da vicino la fascetta numerata che sigilla la gabbia.
I più attenti osservatori tra voi avranno notato che Valeria non ha più la risata isterica ogni volta che dice "schiavetto". Dodici anni fa la stessa osservazione la fece Valeria, quando si sorprese della non triste perdita; la spiegazione di Rita fu piuttosto semplice, anche se per me, come al solito, spiazzante:"Dopo 24 ore di T&D l'autore del racconto, se solo avesse avuto la mano libera mi avrebbe firmato anche un assegno in bianco..." Conoscevo benissimo la situazione!
Valeria ha cinque anni meno di Rita ma non li dimostra. I cinque anni in meno, intendo. Anzi ne dimostra cinque di più. Il viso è sempre simile a quello di Madonna. Il corpo quello di Platinette.
Rita invece ormai ha settant'anni ma ne dimostra dieci di meno. Sempre magrissima, gambe da urlo, incredibili. Certo non mette più in pubblico i completi leopardati o tigrati. Quelli li riserva a me, in privato. Così come le décolleté coordinate. Di norma, indossa tailleur da sessantenne elegante e piacente; ai piedi sobrie ma eleganti tip toe o sandali, con un filo di tacco.
I capelli sono sempre folti, ricci e corvini , quest'ultima qualità è dovuta più che alla genetica, al parrucchiere.
Valeria osserva soddisfatta la gabbietta ben chiusa che strizza il mio pene. "Avevo quasi l'intenzione di darti il permesso per il libero sfogo. Ma dopodomani c'è il volo speciale che ci riporta a casa. Purtroppo poi ci aspettano quattordici giorni di quarantena..." Il mio viso dice tutto. Valeria gode come un riccio a vedere la mia espressione disperata ed attonita.
Sogghigna.
"Tranquillo, la trascorreremo a casa con te. Sei contento? Quindi dovrai aspettare ancora due giorni. Non vedo l'ora di infilarti una serie di sonde uretrali...chissà come ti verrà duro e grosso dopo tutti questi giorni. Per me quando vieni con dentro la sonda da due centimetri di diametro me la spari fuori come un tappo di champagne." Rimango un po' basito:"Ma la quarantena non dovreste trascorrerla isolate da me?" Sorride perfida:"Guarda che quelli che rischiano siamo noi, non i cinquantenni. Ma se preferisci, andiamo in un hotel ... E tu aspetti altri quattordici giorni. Che ne dici?" Sto zitto. "Allora è deciso. Tra due giorni siamo a casa". Rita fa capolino e mi saluta con la manina. Mi manda anche qualche bacio, esagerando il movimento con la mano che parte dalle labbra e si libra nell'aria.
Valeria mi fa ciao con la mano, ché adesso devono scappare in spiaggia e chiude il collegamento.
Mi vengono quasi le lacrime agli occhi.
In un lampo, non so neppure perché, ho fatto al volo un bilancio della mia vita: un cinquantenne che si è bruciato ogni possibilità di carriera, solo, senza amici, schiavo di due signore più vecchie di lui di vent'anni che a breve gli daranno un unico ordine:"cambiami il pannolone". Ma quello che mi fa piangere davvero è il fatto che non solo non ho il coraggio di uscirne, ma che rifarei tutto.
Fine.
Edited by Vtx - 4/6/2020, 08:36
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