Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

Schiavo di mia cugina leopardata, Come sono diventato schiavo di mia cugina e della sua amica

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view post Posted on 7/2/2020, 19:47     +7   +1   -1

GPI

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Pensare che avrebbe dovuto essere l'estate più bella della mia vita. Gli ultimi cinque anni erano stati un incubo, ma era finita.
Uscito con sessanta sessantesimi da uno dei migliori licei di Milano, quella del 1990 doveva essere la mia estate di divertimento, prima di tornare ad immergermi negli studi per altri cinque anni. Università Bocconi, naturalmente. Sognavo di diventare uno dei grandi top manager tipo Luca Cordero di Montezemolo.
Avevo diciannove anni di cui gli ultimi cinque passati solo a studiare per ottenere il massimo dei voti, come si aspettavano i miei genitori, specialmente mio padre.
Già, mio padre.
Avevo diciannove anni e non avevo mai baciato una ragazza in vita mia.
"Pensa a studiare, che per divertirti ci sarà tempo!" era la classica esortazione sua. Ed io non volevo deluderlo.
Ma il patto era chiaro: se fossi uscito dal liceo con il massimo dei voti, allora avrei avuto il diritto ad una super vacanza da solo a Kos, dove finalmente avrei potuto avere anch'io un assaggio di vita e magari, chissà, finalmente cuccare una sfitinzia.
Non che finora mi fosse pesata più di tanto la situazione, sopravvivevo a raspe immaginando...ecco, questo era un grande problema.
Perché io mi eccitavo pensando a cose strane. Che poi strane non dovevano essere se Carol Alt vestiva sempre in vertiginosi tacchi a spillo. Si, a me piacevano gambe lunghe e filiformi impreziosite con scarpe dal tacco a spillo. Invece le mie compagne sembravano uscite dalle Orsoline o da Grease.
Ma poi era arrivata una trambata in faccia. Esattamente dieci giorni dopo aver visto il risultato della matura. Quando ormai Kos sembrava a portata di mano.
A diciannove anni pensi che il mondo sia tuo, che i tuoi matusa siano rompi ma immortali.
Invece. Già mio padre. Adesso stava rimettendosi.
Aveva appena subito tre by-pass, ma stava bene, per quanto si può starlo con lo sterno che, dopo essere stato spaccato per l'intervento, si stava rinsaldando.
Era uscito dalla terapia d'urgenza da quattro giorni e presto l'avrebbero mandato in riabilitazione.
Ed io, finalmente, dopo due settimane, stavo tornando a dormire tranquillo.
La mia vacanza, purtroppo, era saltata. Lo so, sono un egoista e quando ci penso mi sento malissimo ma, cribbio, mi ero fatto un paiolo così...

Quella domenica non sembrava promettere nulla di speciale: una valangata di parenti venivano a trovare mio padre. Sarebbe dovuta passare anche la zia di mio padre, in realtà la moglie del fratellastro di mio nonno. Avevano sempre vissuto a Varese ma si erano da poco trasferiti a Milano. Le poche volte che l'avevo vista mi era sembrata la classica signora anziana dimessa, vestita da vecchietta, con golfino grigio di lana d'inverno e camicetta a fiorellini d'estate. La figlia invece non l'avevo quasi mai incontrata. Forse l'ultima volta un cinque anni fa, in occasione di una qualche ricorrenza tipo cresima di qualcuno.
Io ero accanto al letto di mio padre nel classico stanzone del padiglione De Gasperis del Niguarda: camerata da sei posti. La stanza era sempre più affollata, dato che ogni degente aveva intorno almeno tre persone.
All'improvviso si sentì il classico ticchettio di un paio di scarpe con tacco a spillo che si spense di colpo, proprio dietro di me, sostituito da un profumo intenso, dolciastro, penetrante ma eccitante.
Un silenzio innaturale era calato nell'ambiente.
Voltandomi ne compresi la ragione: una bellissima donna dai capelli corvini cotonati lunghi fino alle spalle, occhi nocciola pesantemente truccati con mascara e rimmel, labbra sottili ma cariche di rossetto rosso, viso abbronzato, con trucco che metteva in risalto gli zigomi, altissimi e bellissimi.
Da un tubino stretching leopardato ma non troppo scollato, sebbene cortissimo di gonna, prorompeva nella parte superiore un seno misura terza e nella parte inferiore spuntavano due gambe lunghe, toniche, di quel color bronzo che sa di sano e di sole naturale, terminanti in un paio di décolleté con tacco 12 a spillo,in metallo, coordinate con il disegno dell'abito. L'attaccatura delle dita dei piedi faceva capolino dalla tomaia della scarpa. A fianco a lei, in uno strano contrasto, la classica vecchietta dimessa con scarpe basse da suora, calze tra il bianco ed il carne, gonna color topo, camicia a fiorellini da zitella inglese.
"Giovanni, conosci la Rita, mia figlia,tua cugina, verooooo?"
La zia di mio padre aveva l'abitudine di aggiungere dopo ogni frase un 'veroooo' con la 'o' molto allungata.
Tu le chiedevi:" Com'è il budino?" E lei rispondeva:"buonissimo, verooooo?"
Me la immaginavo dal salumiere mentre chiedeva:"Un etto di cotto,per cortesia, verooooo?"

Con la gola secca risposi un:"Si, certo", anche se proprio non me la ricordavo. Avevo un gonfiore insopportabile tra le gambe.

In ogni caso afferrai la mano della zia e le diedi i classici tre baci sulla guancia. Poi feci lo stesso con la mano della cugina. Mano morbida, dita lunghe, affusolate, unghie rosse, sagomate a punta, lunghezza media. Lei si chinò verso di me ed anche a lei diedi i classici tre baci. Solo che la pelle del suo viso era morbida, profumata di crema e trucco ed il suo rossetto aveva lasciato una lieve traccia sulle mie gote. Anche suo profumo inebriante si era in qualche modo trasferito su di me. Avevo paura che si vedesse il pacco tra le gambe: se possibile era ancora più in tiro. Situazione che non migliorò quando Rita mi sfregò le guance con le dita per togliere le tracce di rosso.
Il mio pensiero è che avrei voluto vedere quelle labbra lasciare quel rosso sulla punta del mio pene.
"Ma sì che si ricorda, ci siamo visti cinque anni fa alla cresima della Valeria. Sei cresciuto da allora. Complimenti, ho saputo della maturità. Ed adesso cosa farai?"
"Bocconi" rispondo deglutendo.
"Bene, bravo. Studio duro ma che ripaga".

Nel frattempo la sala ha riacquisito il solito brusio di sottofondo.

"Giovanni, vai un po' fuori qui da basso a prendere un po' d'aria che c'è una panchina all'ombra e beviti un caffè, che qui siamo in tanti".
Questa è mia madre. In effetti eravamo già in quattro, ora con le ultime arrivate siamo saliti a sei e siamo un po' troppi.
"Ma si, dai Giovanni, che ha ragione tua madre, già questo posto non è adatto ai ragazzi, che non devono stare troppo in mezzo ai malati". Le fa eco mia cugina.
Poi prosegue:"Faccio due chiacchiere con tuo papà e poi ti raggiungo anch'io;poi dopo diamo il cambio alle nostre mamme".

Recupero un caffè dalla macchinetta dell'atrio e mi siedo sulla panchina di pietra, bella fresca, all'ombra di una quercia, in questo inizio agosto non troppo torrido.

Dopo un quarto d'ora avverto il rumore di tacchi e l' erotica zaffata di profumo.

Si siede accanto a me con un sospiro. Accavalla le gambe, davvero da sogno.
Darei non so che cosa per poterle accarezzare e sentirne la morbidezza; saggiare la setosità della sua pelle.
Non so come non riesca a sembrare volgare in quella mise che sembra tanto da stradale.
Forse perché non mastica una gomma in modo ostentato e non parla in modo sguaiato. Su di lei una tenuta così sembra sia naturalmente sobria. Su di me l'effetto che fa è...beh, il mio sogno. Adoro le donne vestite così. Non proprio leopardato, preferirei un nero oppure un rosso, ma d'estate quello oppure il tigrato ci sta' dentro un casino.
"Cavolo, ma chi se l'aspettava! Certo comunque adesso, mi diceva tua mamma, che si è ripreso bene e siete tutti più tranquilli. Tra un po' lo dimettono e lo inviano a Quasso per la riabilitazione. E tu, chissà che spavento!"
"In effetti..."
Intanto, con abile gesto aveva sfilato il tallone dalla scarpa, che ora dondolava libera ben bilanciata sulla parte anteriore del piede.
Capperi, se era eccitante quel movimento. Mi immaginai mentre in ginocchio mettevo il mio cazzo tra la scarpa e la pianta del suo piede, e lei magari serrava la scarpa in modo deciso per imprigionarlo tra di loro. Oppure mentre la aiutavo a metterle. Magari dopo averle lucidate con la lingua.
Sapevo che aveva quarant'anni, ma ne dimostrava di trenta.
Mi riprendo quando vedo davanti ai miei occhi schioccare le arrapanti dita di Rita mentre dice: " Adesso ti sveglierai e non ricorderai nulla, solo che quando io dirò 'scarpa' tu dovrai metterti in ginocchio e baciarmi la scarpa".
"Eh?" chiedo con un piccolo sobbalzo.
Sorride, scuotendo la testa.
"No, ti parlavo, ma il tuo sguardo era fisso sulla mia scarpa che oscillava. Pensavo di averti ipnotizzato come fa Giucas Casella", dice con tono scherzoso scuotendo leggermente, leggiadra, la capigliatura corvina.
Rido anch'io:"Dovresti provare, magari ha funzionato!"
Un po' ci spero: sono già pronto a scattare.
"Perché no? Scarpa" esclama di colpo.
Io mi accovaccio e depongo un bacio sulla punta della scarpa che dondola dal piede.
Rimane stupita.
"Che diavolo è successo?" Fingo di cascare dalle nuvole, anche se sono ancora ai suoi piedi.
Lei mi guarda attentamente e poi mi ordina perentoria:"Lecca!"
A questo punto, uno il coraggio se non c'è l'ha non se lo può dare, ma se non fiocino di brutto questa occasione dubito che ne avrò mai un'altra. Il momento in L/M dura tre microsecondi: me ne frego di chi può osservare, tiro fuori la lingua e la passo sulla tomaia.
Mi aspettavo di sentirmi dire un 'Fermo, ma che fai, torna su' ed invece vedo che lei mi osserva tra il serio e l'incuriosito.
"Eh, peccato non avere un cellulare con cui immortalare questo momento per poi renderti mio schiavo minacciando di mandare il video a tutti i tuoi contatti Facebook!"
Mi fermo e la guardo stupita:"Cosa?!"
"Niente. Un discorso tra me e l'autore di questo racconto che ha deciso di ambientarlo in un epoca in cui i cellulari e facebook sembrano cose da Star Trek. Mi sa che dovremo fare alla vecchia maniera, con amica nascosta e VHS."
Non ci capisco la classica catambrogia e faccio per alzarmi.
"Ma chi ti ha detto di alzarti, continua a leccare, c'è anche l'altra scarpa da pulire".
Faccio per riprendere il mio lavoro quando mi apostrofa:"Ma che fai, imbecille, torna su che se ci vede tua madre le viene uno sciopone e va a fare compagnia a tuo padre".
A malincuore ritorno in panchina.
In effetti essere blindato da mia madre in certe posizioni sarebbe imbarazzante.
"Adesso torniamo dentro. Non una parola. Ci vediamo martedì sera alle 21 a casa mia. Ecco il mio indirizzo."
Tira fuori dalla borsa leopardata un notes ed una penna coordinate con l'abito, scribacchia qualcosa, strappa il foglio e me lo porge.
"Ah, non hai il permesso di masturbarti. A meno che tu lo faccia pensando a me. Poi martedì mi racconti tutto, per filo e per segno. E guarda che mi accorgo se menti. Andiamo, adesso".

Cribbio, davvero era successo? Non ci potevo credere.
Una volta tornati da mio padre, mia cugina parlò del più e del meno, poi lei e mia zia si accomiatarono.
Io osservai di sottecchi lo sculettare della mia cugina leopardata. Ma era davvero successo? Stavo davvero per soddisfare le mie più sfrenate fantasie con quello schianto di quarantenne?
 
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view post Posted on 7/2/2020, 20:28     +1   -1

Maestro di Piedi

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view post Posted on 7/2/2020, 20:34     +1   -1
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Padrona della tua mente.

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Inizio interessante
 
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view post Posted on 7/2/2020, 21:15     +1   -1

Maestro di Piedi

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Bell'inizio!
Quante righe fai con una birra? :D
PS: Quasso o Cuasso? (tutto il forum ormai sa che sono un cagacazzi!) :D :D :D
 
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view post Posted on 7/2/2020, 21:36     +1   -1

Maestro di Piedi

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Bello continua. Aspettiamo la zia e la suocera così diventa lo schiavo inerme di tutta la famiglia 🤓
 
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view post Posted on 7/2/2020, 23:14     +2   +1   -1

GPI

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CITAZIONE (Flover 991 @ 7/2/2020, 21:36) 
Bello continua. Aspettiamo la zia e la suocera così diventa lo schiavo inerme di tutta la famiglia 🤓

No, niente zia e suocera. E poi è un racconto breve...devo ancora finire Orient Express.
Però ci metto la padrona iena ridens!
 
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view post Posted on 7/2/2020, 23:17     +1   -1

GPI

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CITAZIONE (Esule q @ 7/2/2020, 21:15) 
Bell'inizio!
Quante righe fai con una birra? :D
PS: Quasso o Cuasso? (tutto il forum ormai sa che sono un cagacazzi!) :D :D :D

Hai ragione: Cuasso! Ma non correggo. Tanto tutti lo sanno che sono ignorante in geografia
 
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view post Posted on 8/2/2020, 13:56     +2   +1   -1

Decano BDSM

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Non so che dire. Voglio solo upparti per non lasciare in testa la cagata😀😀
 
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view post Posted on 8/2/2020, 15:43     +1   -1
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Padrona Assoluta

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Cugina :cry:
 
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view post Posted on 8/2/2020, 16:39     +1   -1
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Professore/essa SM

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inizio interessante ;) ;)
 
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view post Posted on 8/2/2020, 16:44     +1   +1   -1
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Sottomesso anomalo. Più unico che raro

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E bravo! Ti sei assicurato una fetta di mercato che prima non avevi. Ma forse, o almeno mi auguro, c'è ancora qualcos'altro.
P.S. Ti prego, dimmi che la cugina leopardata non si riveli poi una prodomme :D
 
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view post Posted on 8/2/2020, 19:25     +4   +1   -1

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CITAZIONE (Davide Sebastiani @ 8/2/2020, 16:44) 
E bravo! Ti sei assicurato una fetta di mercato che prima non avevi. Ma forse, o almeno mi auguro, c'è ancora qualcos'altro.
P.S. Ti prego, dimmi che la cugina leopardata non si riveli poi una prodomme :D

Assolutamente no. Così non potrai più continuare a dire che nei miei racconti ci sono solo prodomme e proslave.

Però direi che per conquistare questa fetta di mercato mi sono prostituito io...od almeno, così sembra! :)
 
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view post Posted on 10/2/2020, 09:12     +4   +1   -1

GPI

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Naturalmente il martedì, precisamente alle 20.55 ero all'indirizzo indicato, una bella casa in una traversa di Via Legnano.
La pulsantiera dei citofoni è di lucido ottone, pulsanti dello stesso materiale, dall'aspetto solido e lussuoso. Suono e dopo pochi attimi la voce di mia cugina, leggermente distorta e metallica, mi istruisce su come raggiungerla, poi s'ode un impercettibile ronzio seguito da un altrettanto sommesso click che fa scattare l'ampio portone in ferro battuto e vetro.
Appena entrato sono accolto dalla frescura dell'ampio atrio in marmo di Carrara.

L'ascensore era a vista. La cabina angusta, di quelle con le classiche due portine da chiudere a mano, scorreva dentro una gabbia metallica situata nell'ampia tromba delle scale. Non so perché ma entrare in quella gabbia sembrava trasmettermi un presagio di quella che sarebbe stata la mia vita futura.

Come da istruzioni, premo il pulsante del quinto piano.
La cabina si mette in moto con uno scatto secco. Dai vetri vedo scorrere il paesaggio e mi accorgo di quanto sembrino sottili i pavimenti tra un piano e l'altro.

Un altro scatto secco ed un piccolo sussulto verso l'alto, quasi un singulto, un anelito alla libertà nel voler proseguire l' ascesa, annunciano l'arrivo al piano.

Esco e richiudo accuratamente le doppie portine, poi la pesante porta esterna. Mi giro per individuare la porta giusta tra le tre sul pianerottolo. Hanno tutte avvitata ad altezza occhi un'elegante e lucida targa ovale dorata con il cognome serigrafato in bordeaux scuro. Il carattere è un corsivo elegante.
Il pulsante del campanello è un piccolo bottoncino dorato al centro di un rientrante cerchio,anch'esso dorato. Lo pigio con un tocco veloce, quasi timoroso.
Un musicale dlin dlon attutito mi feedbacca sull'efficacia della mia azione.

La porta si apre e la visione che mi appare mi fa fondere la cotenna. Anche se non è quella che mi aspettavo.
Mia cugina ha gli occhi alla mia altezza, sono nocciola chiaro e pesantemente truccati con ombretto chiaro perlato, rimmel e mascara. La massa di capelli neri cotonati dalla permanente incornicia il suo viso dagli zigomi altissimi accentuati dal sapiente trucco. Le labbra sottili sono evidenziate da un rossetto scarlatto e lucido che trasmette una sensazione di cremosa freschezza. Scendo lungo l'abbronzato collo ad incontrare, a metà altezza, il tubino, questa volta tigrato modello tigre siberiana. La scollatura è inesistente, dato che il vestito ha parte trapezoidale che copre il seno e che termina in girocollo, lasciando scoperte le spalle. Ma anche così si intravvedono le forme perfette che, sprezzando il reggiseno, sono libere, toniche e tutt'altro che cascanti. Si vedono persino i capezzoli che tendono la stoffa a disegni di tigre bianconera.
Scendo a guardare il resto e vedo che le gambe magre, sportive ma non troppo, dalle ginocchia perfette, escono da quella che si potrebbe, se non facesse parte dell'abito, definire minigonna inguinale. Scopro la ragione per cui ci guardiamo negli occhi: è scalza. I piedi sono piccoli, direi un trentasei, magri, affusolati con dita agili e nervose, unghie smaltate in rosso coordinato con quello delle mani.
Inutile dire che il mio primo pensiero è che avrei voluto essere messo subito in ginocchio a massaggiare, baciare, leccare ben bene quei piedi. Per la prima volta in vita mia ero davvero indeciso: venire sulle scarpe o sui piedi?
"Che fai lì impalato, pirla, entra e togliti le scarpe che sul parquet si va a piedi scalzi, altrimenti si segna".
Obbedisco. Poi mi alzo. Rita mi prende e mi scocca due sonori baci sulle guance.
"Sono contenta che tu abbia accettato il mio invito. Almeno possiamo parlare un po' tranquillamente dei tuoi gusti sessuali, senza essere disturbati."
Pur non potendomi vedere sono sicuro di due cose: la prima è che mi ha lasciato a mo' di marchio di proprietà le impronte delle sue labbra sulle guance, la seconda che il rosso del rossetto sparisce in mezzo al rosso delle mie gote.
"Seguimi in soggiorno".
Si gira e con passo imperioso si dirige lungo il corridoio non troppo illuminato verso un rettangolo luminoso che individua la porta del salotto. Io seguo l'inebriante scia del suo dolce profumo, mentre osservo una schiena nuda,bronzea, talmente perfetta che sembra scolpita da Michelangelo. Si intravvedono parte dei glutei ed io mi immaginavo già a fare il vinavil con il viso lì dentro a baciare ed a leccare.
Tra le gambe come al solito, mi sembra di avere un permaflex, tanto sono eccitato.

Si siede su una poltrona stile rococò e mi invita a fare altrettanto.
Noto che tra le poltrone vi è un bel tappeto persiano dove il bordeaux è predominante e che a lato della sua ci sono dei bellissimi sandali neri con tacco a spillo di almeno dieci cm con i laccetti aperti che scendono a lato.

Accavalla le gambe. Poi mi guarda, dritto negli occhi.
"Dove eravamo rimasti. Ah, si,volevi leccarmi anche l'altra scarpa." Indica con la mano i sandali.
"Magari dopo, che dici?"
Che dico? Deglutisco e basta. Intanto fa dondolare con nonchalance il piede.
"Ti piacciono le scarpe od anche i piedi? Ti sentiresti più a tuo agio se anziché seduto sulla poltrona fossi qui seduto sul tappeto a massaggiarmi I piedi? Ti piace farlo spontaneamente o ti piace se te lo ordino?"
La guardo.
"Mi piacerebbe che me lo chiedessi". La soluzione diplomatica mi sovviene al brucio.
Purtroppo non funziona.
"Ti chiedo cosa preferiresti per capire che tipo sei. Fetiscista o schiavo. Od entrambi. Io non ti chiedo di massaggiarmi i piedi. O te lo ordino o supplichi tu di farlo. Piuttosto, ti sei masturbato pensando a me?"
Divento color aragosta.
"Lo prendo per un si. Allora raccontami tutto, altrimenti come faccio a rendere le tue fantasie reali".
"Ma non so se ti piacerebbe farlo. Sono un po' cose strane."
"Tipo baciarmi e leccarmi le scarpe?"
La domanda è posta con un sorriso che viene immediatamente stigmatizzato dal WWF: è talmente caldo che rischia di sciogliere mezzo Antartide.
"Blindato!" E subito dopo le racconto quello a cui pensavo mentre mi smanettavo alla grande.
"Perfetto. Piace anche a me, ma con una piccola variante finale che ti farò scoprire dopo. Ho anche capito che tipo sei e scommetto che ti piacerà molto." mi dice dopo che ho finito.
Poi mi guarda.
"Spogliati. Nudo."
Vede che esito un po'. Ride.
"Vuoi tirarti giù solo i pantaloni e le mutande quanto basta per fare quello che mi hai raccontato? Dai, spogliati che così vedo meglio anche le tue reazioni...non che sia difficile non vedertele anche ora: sembra che tu abbia nascosto un pacco di cotone idrofilo nelle mutande tanto ce l'hai grosso. Costretto in quei jeans stretti non va bene, sono una cugina premurosa che si preoccupa della salute del suo cuginetto. Su, dai che non mi sembra tu abbia nulla di cui vergognarti in quanto a dotazione. O per far colpo, davvero hai messo il cotone negli slip?"
Mi alzo e mi libero di maglietta e pantaloni. Esito sulle mutande.
"Dai, via che non c'è nulla da nascondere, tanto ormai si vede tutto benissimo".
Rimango nudo, in piedi, con tutto il mio hardware in tiro ed in bella vista .
"Sei talmente eccitato che ho paura a toccartelo: rischi di venire subito."
Fa una pausa.
"Vieni qui. Siediti sul tappeto e massaggiami il piede".
Mi fiondo vicino a lei, mi siedo a gambe incrociate e faccio per prenderle il piede, ma lei lo scosta, lo infila nelle mie cosce incrociate battendo sui lati interni, in un invito ad allargarle per avere libero accesso al mio pacco.
Sento la sua pianta che mi tasta il pene, me lo schiaccia, decisa ma delicata, il dorso che lo accarezza.
Meglio che nei miei sogni. Alzo lo sguardo e le sue gambe dorate mi riempiono la vista, facendomi ansimare. Alzo lo sguardo al suo viso, dallo sguardo concentrato che le dona un espressione intensa.
"Oddio Rita, se continui io qui non resisto".
"Per così poco? Ti eccitano proprio i miei piedi. Massaggiameli, allora".
Prendo la morbida estremità che mi porge. Non so da dove cominciare. Improvviso muovendo i pollici sulla parte superiore della pianta, come mi sembra avessi letto in un libro sulla riflessologia plantare e premo con decisione, effettuando movimenti circolari. Sono morbidissimi e profumati di pulito, per fortuna. Detesto quelle che hanno una grotta della val Taleggio al posto dei piedi.
Sembra gradire.
Mi guarda.
"Quindi riassumiamo: hai diciannove anni, sei vergine, mai baciato una ragazza. E ti masturbi regolarmente pensando ai piedi delle donne, giusto?"
"No. Mi raspo regolarmente pensando alle gambe ed alle scarpe con tacco a spillo delle donne. E mi piace, o meglio, immagino di...ehm, di...ehm, di"
"Di sborrare su di esse", completa mia cugina.
"Diciamocelo, sei uno schifoso pervertito. Ed inoltre menti: sei anche un feticista, ti eccitano i piedi. Dobbiamo scoprire se sei solo un feticista od uno schiavo. E magari se sei anche un masochista."
Lo dice con un tono leggero, scuotendo un po' la testa, con fare canzonatorio.
"Uno schiavo?" Domando perplesso. Avevo sentito parlare di feticisti e di masochisti, ma di schiavi mai.
"Si, uno zerbino a cui piace eseguire gli ordini delle donne. A cui piace essere comandato a bacchetta e ricevere punizioni se non esegue. Ad esempio, ti sei eccitato quando ti ho dato l'ordine di leccare, l'altro giorno? Per l'ordine o perché potevi finalmente leccare la scarpa? Ah, cambia piede."
Eseguo. Ci penso sopra e:"Penso per tutti e due. Cioè, se mi ordini di lavare i piatti non mi eccito, ma se mi ordini di leccarti i piedi o qualcosa di altro si. Cioè se l'ordine è qualcosa che riguarda il sesso, mi eccita".
"E cosa vorresti leccare?"
Divento rosso come un gamberone lessato.
"Io vorrei, beh, si insomma, leccarti la zona intima."
La sua risata mi fa temere il peggio: adesso mi caccia fuori a calci. In fondo un conto è farmi leccare una scarpa e farmi venire su di essa, un conto è farmi fare sesso orale. Siamo sempre cugini, anche se laschi.
"Ma ti piacerebbe? Guarda che non a tutti i maschietti piace. Ha un sapore un po' forte. Non che mi interessi se ti piaccia o meno, se diventi mio schiavo ti addestrerò a farlo."
Oh, si! Ho vinto la Sisal, penso ingenuamente.
"Beh, vedo che li sotto siamo sempre ad un livello molto alto. Riesci a mettermi i sandali senza sborrarti addosso?"
Annuisco. Era la prima volta in vita mia che ci provavo e trovai difficoltoso allacciare il cinturino alla caviglia. Ma era anche di un eccitante pazzesco. Vedere poi quelle magnifiche gambe impreziosite da quei sandali...all'improvviso avrei voluto che mi piazzasse quei tacchi sulle mani, non so perché. Forse ero davvero fuso. E lei si stava prendendo gioco di me.
"Mettiti a quattro zampe che devi farmi da cavallo. Devo andare a prendere della roba in quell' armadio là e non voglio rovinare il parquet con i tacchi. Avrei potuto pensarci prima ed andarci scalza, ma non penso che poi ti dispiaccia più di tanto la situazione, no?"
Mah, non che mi eccitasse troppo, però andava bene. Quanto meno avrei avuto l'intimo di quella gnocca a contatto della mia schiena.
Pensavo si sarebbe messa a cavallo tipo damigella inglese dell'ottocento, ossia con tutte e due le gambe rivolte da un lato, visto che la gonna non si sarebbe strecciata tanto da farle allargare bene le gambe.
Invece, a momenti mi viene un infarto.
Con naturalezza tira su il vestito fino alla schiena scoprendo natiche e figa depilata. Allarga le gambe facendomi vedere quella cosa che ho sempre sognato di vedere dal vivo e mi monta in groppa tipo John Wayne. Punta i tacchi sui miei fianchi:"Vai".
Ancora sballato dalla visione del paradiso esito. Mi arriva una secca sculacciata sulle natiche, che oltre ad eccitarmi, mi fa partire al brucio.
Arrivata all'armadio, apre un cassetto ed estrae un collare di cuoio nero, alto, con interno in velluto. Lo piazza intorno al mio collo:"Ecco qui. Ti piace sentirti un po' costretto dal collare? Ti eccita? A me tanto vedere in maschietto in ginocchio e con il collare. Aspetta che ti metto il guinzaglio."
Detto fatto, estrae un guinzaglio a catena lo aggancia. Se ne avvolge parte intorno al polso e mi dà due o tre strattoni.
Sembra incredibile ma mi eccito ancora di più.
Ravana ancora nel cassetto e tira fuori un frustino ed un paio di lucide manette d'acciaio, identiche a quelle che si vedono nei telefilm americani.
"Queste sono per dopo..." mi dice con voce carica di sensualità.
Mi infilza i fianchi con i tacchi a spillo e me li strina.
"Ahia!"
"Zitto e riportami in poltrona, che è ora di realizzare il tuo sogno".
Eseguo. Lei accavalla le lunghe gambe e mi ordina di leccare la punta del sandalo, dita e scarpa mentre mi smanetto.
"Quando non resisti più, prima di venire chiedimi il permesso."
Dopo due minuti chiedo:"Posso venire Rita?"
"No. Fermati, togli le mani. Metti la schiena dritta."
Si china verso di me e me lo prende in mano.
È la prima volta che una donna mi tocca. La sensazione è fantastica, meglio senz'altro di quando lo faccio io. La mano è morbida. Mi smanetta due o tre volte, scappellandolo bene.
Poi passa la punta dell'unghia dell'indice su tutta l'asta, leggermente. Sento delle pulsazioni incredibili, mi sembra quasi che vibri.
"Vai avanti e sborra sulla punta del sandalo e sul collo del piede, spremilo bene, fino all'ultima goccia" mi ordina, guardandomi negli occhi, con voce severa.
Mi chino leggermente, lo prendo in mano, lo punto verso il sandalo... sarà stata la visione di quello splendido piede, o del sandalo o dell'idea di veder realizzata la mia fantasia, ma con due movimenti del polso sono arrivato: emetto una serie di fiotti potenti che incremo tutto il sandalo e parte della punta e del collo del piede.
Quasi fossi in un film porno, non solo mi sembra che il getto non si fermi più, ma che a breve ricoprirà il pavimento, tanta ne è la quantità che esce, ma anche urlo e gemo:"Oh, si,si,si, che bello, troppo giusto!"
Poi all'improvviso mi fermo, dopo quello che pare un tempo infinito.
Spremo bene la punta e la sfregò su una piccola porzione di collo del piede che non era stata ancora bagnata.
Raddrizzo la schiena e guardo, orgoglioso del mio lavoro, mia cugina, che nel frattempo si rimira il piede, muovendolo leggermente.
Poi mi guarda, severa.
"Lecca!" Ed indica perentoria la scarpa.
"Pulisci tutto bene".
"No, Rita, questo non era nel mio racconto, cioè, io in genere finisco qui".
Uno strattone al guinzaglio ed un paio di colpi di frustino sul sedere, dati secchi, cattivi, per fare male.
"Lecca! O ti devo la pelle da culo a frustate!"
Guardo ancora tutto il prodotto biancastro ed appiccicoso sulla sua estremità. Ancora un paio di colpi mi infiammano le natiche.
Ed io all'improvviso mi sento eccitato. Di nuovo. Mi eccita, mi chino, lecco via tutto, dalle dita, dalla pelle del sandalo, dal collo del piede.
"Uuuhm, davvero bravo il mio schiavo. Ma sbaglio o ti si è indurito ancora lì sotto? Adesso succhia bene anche il tacco, dai lo so che muori dalla voglia di farlo. Immagina di essere Cicciolina in uno dei suoi film".
Eseguo facendo del mio meglio per imitarla, mugolii compresi. Arrotolo bene la lingua attorno alla parte più sottile, poi salgo, poi ridiscendo, apro la bocca ed infilo i dieci cm di tacco tutti dentro, quasi fino in gola.
Faccio un deep throat che sembra che Moana Pozzi sia stata una mia allieva di spompinamenti e che non abbia ancora superato il maestro.

"Basta così. Tirati su con la schiena."
Mi raddrizzo, anche se sono sempre in ginocchio. Espressione ebete, felice e soddisfatta di quello che ha cuccato la figa della terza C.
L'asta sporge gagliarda dal bacino, già pronta per un altro round.
"Sei proprio uno schifoso pervertito! Oh, ma guarda come ti sei eccitato a leccare una scarpa, manco fosse la figa. O forse ti sei eccitato perché te l'ho ordinato io? Ti piace obbedirmi, vero schiavetto? Beh, d'ora in avanti mi darai del lei e mi chiamerai padrona Rita."
Annuisco, tutto eccitato:"Oh, si padrona Rita".
Manco nei miei sogni più sfrenati.
"Girati che ti ammanetto, così facciamo altri giochini".
Faccio per alzarmi ma un colpo di tacchetto sul fianco mi ferma.
"Che fai imbecille. Rimani in ginocchio ma girati di schiena e metti le mani dietro".
Una volta girato e messe le mani dietro sento scattare le manette. Le stringe bene:"Ahia, non sono un po' strette? Io pensavo fossero solo per gioco".
"A me piace che mordano, così lo schiavo sente bene la costrizione. Dì la verità che ti eccita essere in mio potere".
"Tantissimo, mi eccita tantissimo, neppure nei miei sogni più hard".
"Sai, ci divertiremo davvero tanto con te, non è vero, Valeria? Hai ripreso tutto, vero?"
Valeria!? Come Valeria!? Come hai ripreso tutto!?
Mi si gela talmente il sangue che l'hardware mi va in crash.
 
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view post Posted on 10/2/2020, 15:25     +1   -1
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Servo delle Donne

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Ottimo racconto!!! Attendiamo il proseguo....
 
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view post Posted on 10/2/2020, 15:44     +1   -1

Maestro di Piedi

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Un musicale dlin dlon attutito mi feedbacca sull'efficacia della mia azione.

CITAZIONE
visto che la gonna non si sarebbe strecciata

Feedbacca e strecciata sembrano modenese da taverna.
 
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