| Naturalmente il martedì, precisamente alle 20.55 ero all'indirizzo indicato, una bella casa in una traversa di Via Legnano. La pulsantiera dei citofoni è di lucido ottone, pulsanti dello stesso materiale, dall'aspetto solido e lussuoso. Suono e dopo pochi attimi la voce di mia cugina, leggermente distorta e metallica, mi istruisce su come raggiungerla, poi s'ode un impercettibile ronzio seguito da un altrettanto sommesso click che fa scattare l'ampio portone in ferro battuto e vetro. Appena entrato sono accolto dalla frescura dell'ampio atrio in marmo di Carrara.
L'ascensore era a vista. La cabina angusta, di quelle con le classiche due portine da chiudere a mano, scorreva dentro una gabbia metallica situata nell'ampia tromba delle scale. Non so perché ma entrare in quella gabbia sembrava trasmettermi un presagio di quella che sarebbe stata la mia vita futura.
Come da istruzioni, premo il pulsante del quinto piano. La cabina si mette in moto con uno scatto secco. Dai vetri vedo scorrere il paesaggio e mi accorgo di quanto sembrino sottili i pavimenti tra un piano e l'altro.
Un altro scatto secco ed un piccolo sussulto verso l'alto, quasi un singulto, un anelito alla libertà nel voler proseguire l' ascesa, annunciano l'arrivo al piano.
Esco e richiudo accuratamente le doppie portine, poi la pesante porta esterna. Mi giro per individuare la porta giusta tra le tre sul pianerottolo. Hanno tutte avvitata ad altezza occhi un'elegante e lucida targa ovale dorata con il cognome serigrafato in bordeaux scuro. Il carattere è un corsivo elegante. Il pulsante del campanello è un piccolo bottoncino dorato al centro di un rientrante cerchio,anch'esso dorato. Lo pigio con un tocco veloce, quasi timoroso. Un musicale dlin dlon attutito mi feedbacca sull'efficacia della mia azione.
La porta si apre e la visione che mi appare mi fa fondere la cotenna. Anche se non è quella che mi aspettavo. Mia cugina ha gli occhi alla mia altezza, sono nocciola chiaro e pesantemente truccati con ombretto chiaro perlato, rimmel e mascara. La massa di capelli neri cotonati dalla permanente incornicia il suo viso dagli zigomi altissimi accentuati dal sapiente trucco. Le labbra sottili sono evidenziate da un rossetto scarlatto e lucido che trasmette una sensazione di cremosa freschezza. Scendo lungo l'abbronzato collo ad incontrare, a metà altezza, il tubino, questa volta tigrato modello tigre siberiana. La scollatura è inesistente, dato che il vestito ha parte trapezoidale che copre il seno e che termina in girocollo, lasciando scoperte le spalle. Ma anche così si intravvedono le forme perfette che, sprezzando il reggiseno, sono libere, toniche e tutt'altro che cascanti. Si vedono persino i capezzoli che tendono la stoffa a disegni di tigre bianconera. Scendo a guardare il resto e vedo che le gambe magre, sportive ma non troppo, dalle ginocchia perfette, escono da quella che si potrebbe, se non facesse parte dell'abito, definire minigonna inguinale. Scopro la ragione per cui ci guardiamo negli occhi: è scalza. I piedi sono piccoli, direi un trentasei, magri, affusolati con dita agili e nervose, unghie smaltate in rosso coordinato con quello delle mani. Inutile dire che il mio primo pensiero è che avrei voluto essere messo subito in ginocchio a massaggiare, baciare, leccare ben bene quei piedi. Per la prima volta in vita mia ero davvero indeciso: venire sulle scarpe o sui piedi? "Che fai lì impalato, pirla, entra e togliti le scarpe che sul parquet si va a piedi scalzi, altrimenti si segna". Obbedisco. Poi mi alzo. Rita mi prende e mi scocca due sonori baci sulle guance. "Sono contenta che tu abbia accettato il mio invito. Almeno possiamo parlare un po' tranquillamente dei tuoi gusti sessuali, senza essere disturbati." Pur non potendomi vedere sono sicuro di due cose: la prima è che mi ha lasciato a mo' di marchio di proprietà le impronte delle sue labbra sulle guance, la seconda che il rosso del rossetto sparisce in mezzo al rosso delle mie gote. "Seguimi in soggiorno". Si gira e con passo imperioso si dirige lungo il corridoio non troppo illuminato verso un rettangolo luminoso che individua la porta del salotto. Io seguo l'inebriante scia del suo dolce profumo, mentre osservo una schiena nuda,bronzea, talmente perfetta che sembra scolpita da Michelangelo. Si intravvedono parte dei glutei ed io mi immaginavo già a fare il vinavil con il viso lì dentro a baciare ed a leccare. Tra le gambe come al solito, mi sembra di avere un permaflex, tanto sono eccitato.
Si siede su una poltrona stile rococò e mi invita a fare altrettanto. Noto che tra le poltrone vi è un bel tappeto persiano dove il bordeaux è predominante e che a lato della sua ci sono dei bellissimi sandali neri con tacco a spillo di almeno dieci cm con i laccetti aperti che scendono a lato.
Accavalla le gambe. Poi mi guarda, dritto negli occhi. "Dove eravamo rimasti. Ah, si,volevi leccarmi anche l'altra scarpa." Indica con la mano i sandali. "Magari dopo, che dici?" Che dico? Deglutisco e basta. Intanto fa dondolare con nonchalance il piede. "Ti piacciono le scarpe od anche i piedi? Ti sentiresti più a tuo agio se anziché seduto sulla poltrona fossi qui seduto sul tappeto a massaggiarmi I piedi? Ti piace farlo spontaneamente o ti piace se te lo ordino?" La guardo. "Mi piacerebbe che me lo chiedessi". La soluzione diplomatica mi sovviene al brucio. Purtroppo non funziona. "Ti chiedo cosa preferiresti per capire che tipo sei. Fetiscista o schiavo. Od entrambi. Io non ti chiedo di massaggiarmi i piedi. O te lo ordino o supplichi tu di farlo. Piuttosto, ti sei masturbato pensando a me?" Divento color aragosta. "Lo prendo per un si. Allora raccontami tutto, altrimenti come faccio a rendere le tue fantasie reali". "Ma non so se ti piacerebbe farlo. Sono un po' cose strane." "Tipo baciarmi e leccarmi le scarpe?" La domanda è posta con un sorriso che viene immediatamente stigmatizzato dal WWF: è talmente caldo che rischia di sciogliere mezzo Antartide. "Blindato!" E subito dopo le racconto quello a cui pensavo mentre mi smanettavo alla grande. "Perfetto. Piace anche a me, ma con una piccola variante finale che ti farò scoprire dopo. Ho anche capito che tipo sei e scommetto che ti piacerà molto." mi dice dopo che ho finito. Poi mi guarda. "Spogliati. Nudo." Vede che esito un po'. Ride. "Vuoi tirarti giù solo i pantaloni e le mutande quanto basta per fare quello che mi hai raccontato? Dai, spogliati che così vedo meglio anche le tue reazioni...non che sia difficile non vedertele anche ora: sembra che tu abbia nascosto un pacco di cotone idrofilo nelle mutande tanto ce l'hai grosso. Costretto in quei jeans stretti non va bene, sono una cugina premurosa che si preoccupa della salute del suo cuginetto. Su, dai che non mi sembra tu abbia nulla di cui vergognarti in quanto a dotazione. O per far colpo, davvero hai messo il cotone negli slip?" Mi alzo e mi libero di maglietta e pantaloni. Esito sulle mutande. "Dai, via che non c'è nulla da nascondere, tanto ormai si vede tutto benissimo". Rimango nudo, in piedi, con tutto il mio hardware in tiro ed in bella vista . "Sei talmente eccitato che ho paura a toccartelo: rischi di venire subito." Fa una pausa. "Vieni qui. Siediti sul tappeto e massaggiami il piede". Mi fiondo vicino a lei, mi siedo a gambe incrociate e faccio per prenderle il piede, ma lei lo scosta, lo infila nelle mie cosce incrociate battendo sui lati interni, in un invito ad allargarle per avere libero accesso al mio pacco. Sento la sua pianta che mi tasta il pene, me lo schiaccia, decisa ma delicata, il dorso che lo accarezza. Meglio che nei miei sogni. Alzo lo sguardo e le sue gambe dorate mi riempiono la vista, facendomi ansimare. Alzo lo sguardo al suo viso, dallo sguardo concentrato che le dona un espressione intensa. "Oddio Rita, se continui io qui non resisto". "Per così poco? Ti eccitano proprio i miei piedi. Massaggiameli, allora". Prendo la morbida estremità che mi porge. Non so da dove cominciare. Improvviso muovendo i pollici sulla parte superiore della pianta, come mi sembra avessi letto in un libro sulla riflessologia plantare e premo con decisione, effettuando movimenti circolari. Sono morbidissimi e profumati di pulito, per fortuna. Detesto quelle che hanno una grotta della val Taleggio al posto dei piedi. Sembra gradire. Mi guarda. "Quindi riassumiamo: hai diciannove anni, sei vergine, mai baciato una ragazza. E ti masturbi regolarmente pensando ai piedi delle donne, giusto?" "No. Mi raspo regolarmente pensando alle gambe ed alle scarpe con tacco a spillo delle donne. E mi piace, o meglio, immagino di...ehm, di...ehm, di" "Di sborrare su di esse", completa mia cugina. "Diciamocelo, sei uno schifoso pervertito. Ed inoltre menti: sei anche un feticista, ti eccitano i piedi. Dobbiamo scoprire se sei solo un feticista od uno schiavo. E magari se sei anche un masochista." Lo dice con un tono leggero, scuotendo un po' la testa, con fare canzonatorio. "Uno schiavo?" Domando perplesso. Avevo sentito parlare di feticisti e di masochisti, ma di schiavi mai. "Si, uno zerbino a cui piace eseguire gli ordini delle donne. A cui piace essere comandato a bacchetta e ricevere punizioni se non esegue. Ad esempio, ti sei eccitato quando ti ho dato l'ordine di leccare, l'altro giorno? Per l'ordine o perché potevi finalmente leccare la scarpa? Ah, cambia piede." Eseguo. Ci penso sopra e:"Penso per tutti e due. Cioè, se mi ordini di lavare i piatti non mi eccito, ma se mi ordini di leccarti i piedi o qualcosa di altro si. Cioè se l'ordine è qualcosa che riguarda il sesso, mi eccita". "E cosa vorresti leccare?" Divento rosso come un gamberone lessato. "Io vorrei, beh, si insomma, leccarti la zona intima." La sua risata mi fa temere il peggio: adesso mi caccia fuori a calci. In fondo un conto è farmi leccare una scarpa e farmi venire su di essa, un conto è farmi fare sesso orale. Siamo sempre cugini, anche se laschi. "Ma ti piacerebbe? Guarda che non a tutti i maschietti piace. Ha un sapore un po' forte. Non che mi interessi se ti piaccia o meno, se diventi mio schiavo ti addestrerò a farlo." Oh, si! Ho vinto la Sisal, penso ingenuamente. "Beh, vedo che li sotto siamo sempre ad un livello molto alto. Riesci a mettermi i sandali senza sborrarti addosso?" Annuisco. Era la prima volta in vita mia che ci provavo e trovai difficoltoso allacciare il cinturino alla caviglia. Ma era anche di un eccitante pazzesco. Vedere poi quelle magnifiche gambe impreziosite da quei sandali...all'improvviso avrei voluto che mi piazzasse quei tacchi sulle mani, non so perché. Forse ero davvero fuso. E lei si stava prendendo gioco di me. "Mettiti a quattro zampe che devi farmi da cavallo. Devo andare a prendere della roba in quell' armadio là e non voglio rovinare il parquet con i tacchi. Avrei potuto pensarci prima ed andarci scalza, ma non penso che poi ti dispiaccia più di tanto la situazione, no?" Mah, non che mi eccitasse troppo, però andava bene. Quanto meno avrei avuto l'intimo di quella gnocca a contatto della mia schiena. Pensavo si sarebbe messa a cavallo tipo damigella inglese dell'ottocento, ossia con tutte e due le gambe rivolte da un lato, visto che la gonna non si sarebbe strecciata tanto da farle allargare bene le gambe. Invece, a momenti mi viene un infarto. Con naturalezza tira su il vestito fino alla schiena scoprendo natiche e figa depilata. Allarga le gambe facendomi vedere quella cosa che ho sempre sognato di vedere dal vivo e mi monta in groppa tipo John Wayne. Punta i tacchi sui miei fianchi:"Vai". Ancora sballato dalla visione del paradiso esito. Mi arriva una secca sculacciata sulle natiche, che oltre ad eccitarmi, mi fa partire al brucio. Arrivata all'armadio, apre un cassetto ed estrae un collare di cuoio nero, alto, con interno in velluto. Lo piazza intorno al mio collo:"Ecco qui. Ti piace sentirti un po' costretto dal collare? Ti eccita? A me tanto vedere in maschietto in ginocchio e con il collare. Aspetta che ti metto il guinzaglio." Detto fatto, estrae un guinzaglio a catena lo aggancia. Se ne avvolge parte intorno al polso e mi dà due o tre strattoni. Sembra incredibile ma mi eccito ancora di più. Ravana ancora nel cassetto e tira fuori un frustino ed un paio di lucide manette d'acciaio, identiche a quelle che si vedono nei telefilm americani. "Queste sono per dopo..." mi dice con voce carica di sensualità. Mi infilza i fianchi con i tacchi a spillo e me li strina. "Ahia!" "Zitto e riportami in poltrona, che è ora di realizzare il tuo sogno". Eseguo. Lei accavalla le lunghe gambe e mi ordina di leccare la punta del sandalo, dita e scarpa mentre mi smanetto. "Quando non resisti più, prima di venire chiedimi il permesso." Dopo due minuti chiedo:"Posso venire Rita?" "No. Fermati, togli le mani. Metti la schiena dritta." Si china verso di me e me lo prende in mano. È la prima volta che una donna mi tocca. La sensazione è fantastica, meglio senz'altro di quando lo faccio io. La mano è morbida. Mi smanetta due o tre volte, scappellandolo bene. Poi passa la punta dell'unghia dell'indice su tutta l'asta, leggermente. Sento delle pulsazioni incredibili, mi sembra quasi che vibri. "Vai avanti e sborra sulla punta del sandalo e sul collo del piede, spremilo bene, fino all'ultima goccia" mi ordina, guardandomi negli occhi, con voce severa. Mi chino leggermente, lo prendo in mano, lo punto verso il sandalo... sarà stata la visione di quello splendido piede, o del sandalo o dell'idea di veder realizzata la mia fantasia, ma con due movimenti del polso sono arrivato: emetto una serie di fiotti potenti che incremo tutto il sandalo e parte della punta e del collo del piede. Quasi fossi in un film porno, non solo mi sembra che il getto non si fermi più, ma che a breve ricoprirà il pavimento, tanta ne è la quantità che esce, ma anche urlo e gemo:"Oh, si,si,si, che bello, troppo giusto!" Poi all'improvviso mi fermo, dopo quello che pare un tempo infinito. Spremo bene la punta e la sfregò su una piccola porzione di collo del piede che non era stata ancora bagnata. Raddrizzo la schiena e guardo, orgoglioso del mio lavoro, mia cugina, che nel frattempo si rimira il piede, muovendolo leggermente. Poi mi guarda, severa. "Lecca!" Ed indica perentoria la scarpa. "Pulisci tutto bene". "No, Rita, questo non era nel mio racconto, cioè, io in genere finisco qui". Uno strattone al guinzaglio ed un paio di colpi di frustino sul sedere, dati secchi, cattivi, per fare male. "Lecca! O ti devo la pelle da culo a frustate!" Guardo ancora tutto il prodotto biancastro ed appiccicoso sulla sua estremità. Ancora un paio di colpi mi infiammano le natiche. Ed io all'improvviso mi sento eccitato. Di nuovo. Mi eccita, mi chino, lecco via tutto, dalle dita, dalla pelle del sandalo, dal collo del piede. "Uuuhm, davvero bravo il mio schiavo. Ma sbaglio o ti si è indurito ancora lì sotto? Adesso succhia bene anche il tacco, dai lo so che muori dalla voglia di farlo. Immagina di essere Cicciolina in uno dei suoi film". Eseguo facendo del mio meglio per imitarla, mugolii compresi. Arrotolo bene la lingua attorno alla parte più sottile, poi salgo, poi ridiscendo, apro la bocca ed infilo i dieci cm di tacco tutti dentro, quasi fino in gola. Faccio un deep throat che sembra che Moana Pozzi sia stata una mia allieva di spompinamenti e che non abbia ancora superato il maestro.
"Basta così. Tirati su con la schiena." Mi raddrizzo, anche se sono sempre in ginocchio. Espressione ebete, felice e soddisfatta di quello che ha cuccato la figa della terza C. L'asta sporge gagliarda dal bacino, già pronta per un altro round. "Sei proprio uno schifoso pervertito! Oh, ma guarda come ti sei eccitato a leccare una scarpa, manco fosse la figa. O forse ti sei eccitato perché te l'ho ordinato io? Ti piace obbedirmi, vero schiavetto? Beh, d'ora in avanti mi darai del lei e mi chiamerai padrona Rita." Annuisco, tutto eccitato:"Oh, si padrona Rita". Manco nei miei sogni più sfrenati. "Girati che ti ammanetto, così facciamo altri giochini". Faccio per alzarmi ma un colpo di tacchetto sul fianco mi ferma. "Che fai imbecille. Rimani in ginocchio ma girati di schiena e metti le mani dietro". Una volta girato e messe le mani dietro sento scattare le manette. Le stringe bene:"Ahia, non sono un po' strette? Io pensavo fossero solo per gioco". "A me piace che mordano, così lo schiavo sente bene la costrizione. Dì la verità che ti eccita essere in mio potere". "Tantissimo, mi eccita tantissimo, neppure nei miei sogni più hard". "Sai, ci divertiremo davvero tanto con te, non è vero, Valeria? Hai ripreso tutto, vero?" Valeria!? Come Valeria!? Come hai ripreso tutto!? Mi si gela talmente il sangue che l'hardware mi va in crash.
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