| In effetti la stanza era particolare sul serio. Primo non aveva il parquet. Secondo aveva un pavimento in marmo rosa che era una favola. Avrei imparato a prendermene cura lavandolo con acqua calda e detersivo per pavimenti, poi a distribuire cera Emulsio mista ad alcol denaturato ed a passare la lucidatrice. Terzo aveva un letto con struttura in ferro battuto. Un settimanale ed un armadio in stile rococò completavano il tutto. Sembrava di ritornare indietro nel tempo. Come avrei scoperto di li a poco, un paio di cassetti del settimanale contenevano diversi oggetti non proprio tipici delle case normali.
Mi legarono al letto, a gambe bene aperte. Le mani invece erano legate alla testiera.
Non mi ero mai sentito così vulnerabile, con tutto il mio prezioso hardware ben esposto alle voglie di mia cugina e della sua compagna. Nel mio caso, in quel momento, per me avere le palle piene non era un modo di dire. Erano davvero stracolme e desiderose di svuotarsi. Il mio joystick spuntava orgoglioso tra le mie gambe, con la punta sensibile verso il soffitto.
Rita,mia cugina, si spogliò con un gesto elegante e sexy del vestitino tigrato. Tigre bianca siberiana, naturalmente. Troppo giusta! Aveva un seno perfetto, ben proporzionato, con splendidi capezzoli marroni, turgidi.
Era abbronzatissima e bellissima, con quei suoi occhi nocciola messi in risalto da mascara e rimmel. Gli zigomi altissimi, accentuati dal sapiente trucco. Le labbra rosse, cremose di rossetto. I denti piccoli, candidi. Le mani affusolate, dita lunghissime, unghie smaltate in coordinato con il rossetto. Gambe toniche, glutei sodi, che avrei voluto ricoprire di baci e leccate,riempirmene le mani, per poi stringerli e verificarne la consistenza e la morbidezza della pelle, che emanava un profumo inebriante. Caviglie sottili e sandali con tacco a spillo, che si guardò bene dal levarsi completavano le sembianze angeliche. O forse, date le sue tendenze, demoniache. Indicò con l'indice la fessura che aveva in mezzo alle gambe. "Tutti gli uomini fanno follie per questa. È l'arma più pericolosa che esista sulla terra. Se una donna la sa usare e dosare bene, riduce gli uomini a burattini nelle sue mani. Ma può anche essere un ottimo strumento di tortura." Mi scappa un piccolo sorriso: come può uno strumento nato per dare piacere trasformarsi in tortura? Lei mi guarda e sorride a sua volta: "Non precisa ed efficace quanto le mani, ma altrettanto terribile. Te ne accorgerai". Si sistema in posizione strategica: accovacciata con la figa esattamente a sfiorare la punta del mio cosiddetto castigatope,anche se finora non ne aveva presa neppure una, in quella che potrebbe essere definita "a smorzacandela". La posizione esalta i muscoli delle gambe. I tacchi a spillo affondano nel materasso.
"Che dici, verginello, te la faccio provare?" Domanda retorica, ovviamente. Dato che non appena finita la frase, si abbassa e mi accoglie completamente dentro di sé. Non avevo mai provato una sensazione simile. Ora capisco veramente il significato di vagina: fodero. Mi sento avvolto, caldo, al sicuro. Ho una sensazione estremamente piacevole. Ancora di più quando Rita si alza e lo sfila da dentro di sé. Le labbra della vagina sul mio glande scoperto hanno in effetto estremamente piacevole. "Ah, si. È come una droga. Una volta provata farai di tutto per averla..." Lo dice guardandomi negli occhi con un sorriso divertito. "Dà tantissima dipendenza ai maschietti. Se prima ti era piaciuto, adesso impazzirai." Lo dice con un tono naturale, come se avesse enunciato un postulato fondamentale della geometria euclidea. Inizia ad abbassarsi alternativamente, ma non affonda completamente. Ingloba il glande e basta. Oscilla su e giù, lo fa entrare ed uscire ad un ritmo sostenuto. Oddio è fantastico. Nel contempo mi guarda dritto negli occhi. Non sono mai stato così eccitato in tutta la mia vita. "Non azzardarti a sborrare senza permesso!", mi dice con tono severo. Come se fosse facile. Ormai non riesco più a contenermi, penso che esploderò tra altro paio di affondi. Ma lei si ferma. Mi stringe fermamente la base dello zillo, che pulsa disperato per espellere tutto il suo payload. Ride di gusto. "Dovrai supplicarmi a lungo, prima che ti lasci venire. E poi supplicherai a lungo perché smetta di stimolartelo." "Oh, si, schiavetto, hihihihihi, vedrai quanto è crudele Rita." Come avrete capito dalla sua inconfondibile risata, amici lettori, questa è Valeria. Ed è il preludio alla sua grande rentrée nei giochi. Arriva anche lei in costume adamitico, salta sul letto, si posiziona a gambe larghe sul mio viso. Non faccio in tempo a godermi la visione della gnocca che Valeria si siede letteralmente sul mio viso. Con mio stupore mi scopro incapace di respirare. Mai avrei pensato di trovarmi in una situazione simile, mai avrei pensato che, tra tutti gli usi leciti e non della figa, ci fosse quello di poter soffocare un uomo. Come se non bastasse, Valeria mi tortura i capezzoli con le unghie. Nel frattempo Rita continua a lavorarmi lo zillo con la slandra ed io ormai sono fuori di cotenna, completamente fuso. Mi dimentico persino di respirare...tanto che quando ci tento e grazie alla figa di Valeria non ci riesco, mi agito, per quello che posso. Valeria si alza di qualche millimetro:"Prendi una bella boccata d'aria impreziosita dal profumo della mia figa, che poi si ricomincia, schiavetto hihihihihihihi" Respiro a pieni polmoni mentre Rita nel frattempo, per impedirmi di venire mi stringe forte alla base del pene. Poi Valeria si riposiziona sopra di me. Rita, dopo aver aspettato qualche momento, per sicurezza, si rimette a stimolarmelo, questa volta con le mani. Si diverte anche con le unghie sulla cappella, procurandomi un certo fastidio ed un po' di dolore. "Guarda come sta gocciolando! Forse sarebbe meglio sigillarglielo con la cera". "Ma no, Vale, la cera calda la prossima volta. Non è che gli dobbiamo fare provare tutto questa sera. Altrimenti il nostro schiavetto potrebbe annoiarsi in futuro."
Non so per quanto tempo siano andate avanti con questi giochini. A me è sembrata un'eternità.
So solo che ad un certo punto mentre venivo bloccato e poi ristimolato avevo la sensazione di avere un orgasmo, ma senza sborrare. Ero sensibilissimo, eppure per Rita sembrava più facile bloccarmi. Come se il mio corpo ormai mi facesse provare la stessa sensazione di una venuta, ma frustrato da tutte le altre volte in cui lo sfogo era stato impedito, avesse deciso di rinunciare a schizzare.
Il mio respiro era sempre più sincopato, e non solo per i ripetuti soffocamenti a cui Valeria mi sottoponeva, ma per quella specie di orgasmi multipli, che iniziavano quasi ad essere una forma di tortura.
"Adesso basta", dice per l'ennesima volta Rita, "questa volta ti lascio venire, altrimenti rischio che non vieni più, devo fermarmi un po' e poi ricominciare e verresti subito. Invece così dovresti durare a lungo".
Valeria scende dalla mia faccia, Rita invece ci dà dentro nella smorzacandela. Sto quasi per venire, ma non ci riesco, è difficilissimo, provo quasi un fastidio più che piacere.
Rita si sdraia sopra di me, mi schiaccia i capezzoli doloranti con il suo seno, procurandomi altro dolore e facendomi sussultare. Mi bacia, con la lingua che saetta. Il bacino di Rita fa piccole oscillazioni, avanti ed indietro. Lei sembra che abbia diversi orgasmi. Io invece sono bloccato, non riesco a sborrare. "Oh, si, ecco come mi piace, così, bello, duro, resistente. Hai una mazza mica da ridere. Adesso però devi venire, altrimenti non mi diverto." Stacca le labbra dalle mie solo per dire quelle parole. Io ne approfitto per leccarmi le labbra e sentire il sapore del suo cremoso rossetto.
Poi le riattacca in un bacio a ventosa.
Si stacca, si rimette a smorzacandela e ci dà dentro, come prima, solo inghiottendo con la figa la punta del glande. Lo fa entrare ed uscire. Ansima terribilmente, è tutta sudata. Il letto cigola, sofferente anch'esso. Poi passa ad accogliere tutta l'asta, fino alla base. Si alza, lo fa uscire, si rilascia cadere facendo affondare il cazzo tutto dentro di lei. "Ah, sei un duro tu, ma adesso ti faccio venire io. Ormai ho capito i tuoi punti deboli", e così dicendo mi stringe forte i capezzoli con le unghie rosse e lunghe. Li stringe quasi a sangue. Sembra che me li tagli. Urlo di dolore, ma anche di liberazione, mentre sento finalmente lo sperma che sale, prima piano, come una piccola corrente, poi potente, inarrestabile, come un'eruzione stromboliana.
Rita si cala completamente sopra di me, accoglie tutta l'asta nella sua figa calda. Ed io la inondo. Lei continua a muoversi. "Si, così, dammela tutta, bella calda. Quanto adoro sentirmi questo getto caldo dentro di me". Poi ad un certo punto le pulsazioni diminuiscono. Io vorrei starmene lì dentro ancora un po' finché non finisce completamente, in fondo mi sento un po' sfinito.
Ma Rita, ha altri progetti. Si solleva e si siede sul mio stomaco, in modo anche un po' rude. Io emetto uno sbuffo d'aria, quasi come quando faccio gli addominali.
Le sue spalle sono magnifiche. La sua schiena, sudata e lucida, perfetta, si vedono le vertebre. Mi prende il cazzo, ben lubrificato ed ancora un po' barzotto e pulsante in mano. "Questo è il momento in cui tutti gli uomini vogliono godersi l'ultima fase del loro orgasmo in pace, poi separarsi, rilassarsi, due chiacchiere e due coccole. Purtroppo per te è anche il momento in cui una sadica come me si diverte di più. Adesso preparati ad urlare ed a supplicarmi di smetterla. E cerca di essere convincente". Non la vedo, ma sento che sorride mentre pronuncia queste parole. Ed io inizio ad aver un po' di paura.
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