Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

Orient Express

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view post Posted on 29/11/2019, 16:24     +1   -1

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CITAZIONE (Davide Sebastiani @ 29/11/2019, 16:07) 
Mi sembra tanto come quei ristoranti moderni che scrivono HOSTARIA per far vedere che si tratta di cibi di una volta. Ovvero, è una locandina ma credo che nel linguaggio la parola lupanare non fosse usata. Cosi come non non diciamo " Sono andato a mangiare in un hostaria" , con molta probabilità loro non dicevano "Sono stato in un lupanare" Ma vado a intuito e infatti ho detto " dubito". Non ho mai sentito un film o letto un libro ambientato in quel periodo in cui si usa quel sostantivo. In una poesia di Catullo invece, è più che probabile.
A parte questo, un racconto scritto correttamente come al solito. Ma è ancora presto per valutare la storia anche se l'ambientazione è molto suggestiva e sembra di poter vedere spuntare da un momento all'altro Hercule Poirot.

Personalmente non so se si usasse o meno. So che non è la prima locandina che vedo così. Ne avevo vista una riproduzione (non penso fosse originale) anche in un bar a Milano che riguardava di un'altra casa di tolleranza in zona Brera, che non tutti sanno, era il quartiere a luci rosse di Milano. Anch'essa riportava il termine lupanare. Neppure io credo che fosse usato comunemente in quel tempo, ma mi serviva un sinonimo elegante per Miss Clara, che nella sua sfrontatezza è sempre una donna colta e molto più istruita delle sue colleghe che lavoravano nei bordelli.

Qui niente Hercule Poirot...solo una storia particolare. L'idea mi è venuta quando ho criticato una qui del Sire quando aveva messo un annuncio con una foto orribile ed io le avevo detto che mi aveva deluso, lei per me era era una raffinata signora della bell'epoque tutta eleganza e svolazzi, non una casalinga americana degli anni '50.
 
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view post Posted on 1/12/2019, 06:16     +1   -1

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La guardo, stavolta dritta negli occhi. Devo essere deciso.
"Mi piacerebbe aver calpestata la punta del membro dalla tua scarpa, dalla suola, dal tacco. Mi piacerebbe che i tuoi tacchi accarezzassero i miei capezzoli. Ma soprattutto, il vero desiderio è di raggiungere il piacere sulle tue scarpe ed essere costretto, per punizione, a ripulirle con la lingua."
Ecco. L'ho detto. Manca ancora qualcosa. Ma sono riuscito a dire la parte principale. Non so da dove mi siano mai venute certe fantasie. Mi ricordo che, anche da adolescente, fin dalla prima volta che, a dispetto delle raccomandazioni del parroco, ho ceduto ad atti di onanismo traendone piacere, ho immaginato situazioni simili. Capendo che non era normale, mi ero astenuto dal parlarne con chicchessia. Persino a Don Giovanni, durante la confessione. E nonostante lui chiedesse e si raccomandasse di non fare certe cose, io, con moderazione, perseveravo con i miei atti ed i miei sogni, pensando che al massimo facevo del male solo a me stesso e che quello lassù avrebbe perdonato un ragazzo per un'azione che non arrecava danni ad alcuno, visto che non dovevo prendere in sposa ed ingravidare la moglie vedova di mio fratello secondo l'uso del levirato.
Avevo anche altri pensieri impuri, ma già confessare a Clara questo non era stato facile.
Lei assentisce, seria.
"Ottimo, per iniziare.L'ho detto che i timidoni sono i migliori come creatività."
Poi mi fa un sorriso, si avvicina al mio orecchio e mi sussurra:" Adesso ti metto in imbarazzo sul serio."
Si ritrae e prendendo un cucchiaino di crema e gustandosela come al solito, mi guarda e mi domanda:"L'hai mai assaggiata da solo la tua crema?"
Solo io e lei sappiamo il reale significato ma io arrossisco come un peperone, lei ride con grazia, si avvicina di nuovo al mio orecchio.
Incredibile la sfrontatezza di questa donna, al confronto le suffragette sono timide come suore di clausura.
"Dovresti vedere la tua faccia! Impagabile."
"Ti stai divertendo? Un'altra volta imparo a fidarmi di te!" Sibilo con una indignazione un po' artefatta.
"Chiedo venia, non ho saputo resistere. Ma la mia domanda ha uno scopo preciso: se l'hai assaggiata e ti piace non ci sono problemi, se non l'hai mai assaggiata allora potrebbe non piacerti. E qui, se davvero vuoi che ti obblighi, allora ti suggerirei di farti legare le mani cosicché io possa costringerti, se davvero vuoi, a leccarla tutta. Ti garantisco che con il mio frustino da cavallerizza sono molto brava a convincere anche i più riottosi", mi dice, sempre in un sussurro.
Le confesso, ormai in colore rosso fuoco, che non l'ho mai assaggiata. Mai avuto il coraggio.
"Allora se davvero vuoi essere costretto, ci penso io. Con le buone. O con le cattive, che magari ti piace anche di più".
Mi sento eccitato al solo pensiero di essere forzato a ripulire anche contro la mia volontà. Mi sfugge un
"Siiiii!" Con un po' troppo entusiasmo. Mi guardo intorno.
Nessuno sembra fare caso a noi.
D'altronde il fragore del treno lanciato a velocità sostenuta è abbastanza forte da coprire i nostri bisbigli anche ai tavoli vicini.
"A questo punto", mi sussurra all'orecchio, "arrivo io da te. Direi che un' oretta sia più che sufficiente per far di te un uomo felice."
Io la guardo. Qualcosa non mi torna.
"Ma non avevi detto che eri disposta a passare da me per un paio d'ore per farmi tutto quello che mi hai raccontato prima?"
"Quella era la mia fantasia,Ambrogio, non la tua."
Mi guarda, in attesa.
"Ehm, non si potrebbe fare un connubio tra i sogni?"
"Se è questo che vuoi..."
Annuisco. Annuisce. Poi, si fa improvvisamente cauta e timida.
Si riavvicina:"Naturalmente come ben sai, le precettrici vengono compensate per la loro preziosa opera."
"Mi sembra più che corretto", cercando di essere serio.
"Diciamo che per un paio di ore di lezioni il mio compenso è di 24 lire."
Lo champagne che stavo bevendo mi va di traverso e mi scappa un poffarbacco.
"È più del doppio che spenderei con una 'signorina' in casa di lusso !"
"Ambrogio! Mi meraviglio di te! Pensavo che ormai avessi capito che io non sono una signorina qualunque, ma una precettrice esperta. Pensavo ti fosse chiaro anche il mio contributo: ti ho già aiutato ad esprimere ad alta voce i tuoi sogni. Ti ho dato anche un suggerimento riguardo la pulizia finale."
"Non che non apprezzi, anzi! È che avevo capito che sarebbe piaciuto anche a te incontrarmi, legarmi e tutto quel che segue."
"Se avessi fatto solo quello che piace a me, si. Possiamo ancora farlo. Ma non è detto che finirò come tu desideri o che faccia quello che tu sogni. Seguirò la mia ispirazione del momento."
La fisso. Mette su un broncio delizioso che reputo leggermente accentuato.
"E pensare che mi sembravi il tipo cui avrebbe fatto piacere una proposta ancora più importante che non la mera realizzazione di solo quello che mi hai raccontato. Vista la tua reazione non proprio da gentiluomo sono tentata di non accennartela neppure."
Adesso sono curioso.
"Quale idea ti era venuta?"
"La vuoi davvero sentire? O vuoi sentire prima il costo? Sai, vista la tua reazione da volgare bottegaio di prima. Me è solo colpa mia, abituata a trattare con nobili, cavalieri e dottori dovevo capire che un parvenù, anche quando ha tante lire, rimane sempre un parvenù."
Mi sento punto nell'anima. Stupidamente casco nella sua trappola.
"No scusa, hai ragione è che mi hai colto un po' di sorpresa."
"No, scusi, ha ragione Miss Clara. Ho fatto male a non farti mantenere la debita distanza, Ambrogio. Preferisco che mi si dia del lei. Lo trovo molto più femminile del voi fascista. Tu non avresti mai dato del tu alla tua insegnante, vero Ambrogio? Iniziamo da questo. Poi se ti interessa ti faccio la mia proposta. Se invece non accetti le mie condizioni, ti ringrazio per l'ottima compagnia, ma penso che sia giunta l'ora per me di ritirarmi."
Sono fortemente tentato di salutarla, ma qualcosa mi dice che ascoltarla ancora un po' non può farmi che bene. Abbozzo:"No scusi, ha ragione Miss Chiara. Sono interessato ad ascoltarla ancora."
Nella frenesia non mi sono accorto di aver sbagliato nome.
Lei sembra non accorgersene. Sorride, soddisfatta.

Edited by Vtx - 1/12/2019, 08:01
 
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view post Posted on 3/12/2019, 22:54     +2   +1   -1

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"Adesso che ci siamo chiariti, Ambrogio, permettimi di farti un esempio: se io venissi da te con una pietra grezza e ti chiedessi di tagliarla in un certo modo, tu potresti eseguire e basta oppure consigliare, in base alla tua esperienza un taglio migliore di quello che ho proposto io. Magari un taglio che la valorizzi maggiormente".
Fa una pausa, si gusta un'altra dose di crème e mi guarda.
Io mi perdo nei suoi focosi capelli mossi, nei suoi chiari occhi mentre pendo dalle sue labbra.
"Quello che io vorrei proporti è esattamente l'equivalente di ciò. Anziché venire io da te e fare un paio di ore in cui ti faccio quello che desideri, vorrei portarti in un mondo in cui non solo la tue fantasie diventano realtà, ma addirittura si ampliano. Situazioni in cui proveresti nuove esperienze, in cui ti suggerirei nuovi giochi, in cui potresti scoprire che ci sono altre cose che ti eccitano,lasciami dire, terribilmente ed alle quali non avresti mai pensato".
Si ferma. Finisce la sua crème. La mia è ancora a metà. Io la osservo mentre le labbra accarezzano il cucchiaino. Vorrei essere quel cucchiaino, solo per un attimo. Solo per provare la morbidezza di quella bocca. Solo per assaporarne il gusto. Solo per essere in un contatto intimo come solo in un bacio. Ah, come vorrei toglierle quel rossetto a colpi di baci e di lingua. E poi vederla mentre si aggiusta il trucco, si rimette il rossetto e poi...io ancora, con baci appassionati che trasferiscono quel colore si di me, marchiandomi, rendendomi una sua proprietà.
Avete mai fatto caso come una donna più è bella e più è abile a mangiare senza scalfire minimamente il proprio rossetto?
A fare certe considerazioni mi sento un po' come l'uomo dal fiore in bocca,che ho visto qualche tempo fa a teatro; per fortuna io non sto morendo, penso con un sorriso interiore.

"Come solo un esperto come te riesce a vedere il giusto taglio che valorizza un grezzo diamante, così io posso vedere e farti esplorare tutte le tue potenzialità inespresse."
Il mio primo pensiero, lei direbbe 'da bottegaio' è che naturalmente tutto questo ha un costo.
Mi guarda. Quasi mi avesse letto nel pensiero.
"Se io fossi una cliente, immediatamente penserei che tu mi stia vendendo un servizio di cui non ho bisogno. Ma tu mi convinceresti con qualche esempio che a fronte di un piccolo incremento di spesa, avrei una maggior resa. Io gli esempi te li ho già fatti. Inoltre, ed a differenza di altri tu lo sai benissimo, spesso i regali che mi fanno sono più alti del mio compenso, a testimonianza che sono brava in quello che faccio.
Ti offro, per una notte, di trasportarti, quasi tu fossi una novella Alice, nel mio paese delle meraviglie. Vigeranno le mie regole, che all'inizio ti possono sembrare assurde e la tentazione di rinunciare all'avventura sarà alta.
Ma io confido che tu sia caldo, avventuroso e pronto a lanciarti come Sandokan e non freddo e calcolatore come Yanez."
Fa un'altra pausa.
"Cosa dici Ambrogio? Ti piacerebbe?" Lo dice in sussurro, con una voce estremamente roca ed eccitante.
Annuisco, anche se tentennante.
"Non chiedi il costo?Te lo dico lo stesso..."
Questa volta il poffarbacco lo trattengo. In realtà sono piacevolmente sorpreso: mi ero preparato ad una cifra folle.
"Sta bene" dico pacatamente.
Vista la mia reazione composta si riaccomoda allontanandosi da me e poggiando la schiena sul sedile di velluto rosso.
"Vedi che sei un allievo intelligente, hai già imparato", con un sorriso.
Guarda la mia mezza crème ed indicandomela:"Non la mangi? La finisco io così abbiamo mangiato una porzione e mezza ciascuno..."
Spingo la formina di porcellana verso di lei. La ghermisce in un baleno, ma si mette a svuotarla lentamente, sempre sensualmente, con gusto. Mi sa che è davvero golosa.
Io la osservo in estasi mentre il cucchiaino d'argento massiccio viene tuffato nella ciotola, riempito con l'appropriata quantità di crème, portato alla bocca, succhiato con espressione beata. Per poi ricominciare, in una ricorsione che termina solo quando la porcellana è vuota.
Le verso ancora un goccio di champagne.
Dopo essersi forbita la bocca con il candido tovagliolo, porta il bicchiere alle labbra. Noto una lieve traccia di rossetto sul suo bicchiere.
Rimango in silenzio.
Mi guarda.
"Grazie Ambrogio. Avevo proprio voglia di qualcosa di buono."
Sorride.
"Adesso io vado nel mio scompartimento e mi preparo. Tu, dopo aver pagato il conto, farai lo stesso. Ti metti in pigiama. Tra un' ora esatta arriverà Gastone. Lui dormirà nella tua cabina mentre tu verrai da me. Lì discorreremo ancora per un poco, ti dirò le miei regole e poi,se lo vorrai, inizierà il tuo viaggio alla scoperta di oscuri piaceri".
Annuisco. Anche se la storia di pagare il conto mi fa girare un po' le madonne e mi fa sentire un pirla.
Lei esce, soffice. Io seguo le istruzioni.
Entro nel mio scompartimento che l'inserviente ha preparato per la notte. Persino il cuscino è stato sprimacciato, nulla lasciato al caso.
Le lenzuola sono di seta che scivola piacevolmente sotto la mia mano, che le accarezza sensualmente immaginando che siano la pelle di Clara.
Metto il mio abbigliamento per la notte, non di seta, ma di cotone.
Mi guardo e decido che dato che ho tempo, meglio fare un giro alla toeletta per una rinfrescata. Anche qui, pur nell'angusto spazio tutto è lussuosamente razionale.
Ritorno nella mia postazione e mi sdraio sopra le lenzuola, in trepida attesa.
 
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view post Posted on 6/12/2019, 12:34     +1   +1   -1
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La citazione della reclame dei Ferrero Rocher aggiunge quel tocco ironico che non guasta mai ;) bel racconto son curiosa di leggere il prosieguo!
 
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view post Posted on 6/12/2019, 16:32     +1   +1   -1

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CITAZIONE (Miss Musa @ 6/12/2019, 12:34) 
La citazione della reclame dei Ferrero Rocher aggiunge quel tocco ironico che non guasta mai ;) bel racconto son curiosa di leggere il prosieguo!

Grazie...meglio pochi lettori ma buoni!
 
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view post Posted on 16/12/2019, 07:06     +1   +1   -1

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Sento bussare con discrezione alla porta, scatto come una molla, la apro e rimango un attimo perplesso.
Davanti a me non c'è Gastone ma il cameriere del ristorante che mi porge il libro che avevo prontamente accantonato e dimenticato mentre parlavo con Clara. Lo ringrazio e lo ricompenso con una piccola mancia.
Per ingannare l'attesa e diminuire il nervosismo mi metto a leggerlo.
Dopo poche pagine sento di nuovo bussare alla porta. Un po' meno discretamente ed un po' più imperiosamente.
Niente falsi allarmi:questa volta è proprio Gastone che mi dice semplicemente:"Ti aspetta".
"Grazie".
Fulmineamente esco dalla mia porta e busso alla sua. Non faccio in tempo a ritirare la mano che mi ritrovo a sgusciare attraverso il piccolo spiraglio della porta socchiusa da Clara; la chiude velocemente, facendola scorrere sul suo binario, alle mie spalle.
Io mi giro e la guardo. Lo scompartimento è illuminato fiocamente da piccole lampadine con filamento in tungsteno.
Quello che vedo è qualcosa che nemmeno nelle mie fantasie più sfrenate, anzi non sapevo neppure che potessero esistere abiti del genere...veramente all'inizio rimango un po' basito, poi qualcosa tra le mie gambe mi dice che è eccitante mentre il cervello pensa che è una cosa talmente futurista che manco Balla!
Lei indossa quello che sembra un corsetto ma è in pelle, strettissimo in vita, allacciato dietro con una serie di laccetti di cuoio incrociati che si allarga leggermente e termina sul filo di separazione tra schiena e sedere, lasciando libere alla vista, in tutto il loro nidore, le natiche e le cosce. La pelle di Miss Clara è bianchissima e trasmette la sensazione di essere morbida e delicata. I glutei hanno un aria soda, ma non massiccia, burrosa ma non flaccida.
Le gambe sono nude fino ad oltre il ginocchio, dove iniziano degli spettacolarmente eccitanti stivali neri che hanno un tacco di metallo di almeno 12 cm, talmente sottile che si potrebbe definire a spillo. Clara si gira verso di me, dando le spalle alla porta. Nel movimento, intravvedo un baluginio metallico nella parte interna degli stivali. Capisco che si tratta di una chiusura lampo che percorre tutta la calzatura.
Risalgo con lo sguardo dalla punta degli stivali fino al suo viso, passando per l'eccitante vulva, salendo lungo quel corsetto che termina appena sotto la linea dei seni, ma che non rinuncia a presentarli come due splendidi meloni maturi, con un'aureola scura ed enorme da cui spuntano al centro i turgidi capezzoli a vista.
Sembra già eccitata dalla serata che ha programmato.
Io mi sento un po' goffo e ridicolo con il mio pigiama di flanella, la mia giacca da camera bordeaux e le mie pantofole in feltro, ma non rinuncio a percorrere ancora quel magnifico corpo con lo sguardo. Il décolleté, come detto è superbo, il collo, proporzionato, né lungo né corto, né troppo massiccio né troppo sottile, liscio. Il viso, un po' tondo, leggermente a punta con un accenno di doppio mento. Le labbra, un po' sottili per i miei gusti.

Le sopracciglia rosse, fini, come vanno di moda: tutte le più acclamate attrici del cinematografo le hanno così. Gli occhi sono due acquamarine chiare, i capelli sono color del fuoco, pettinati ad onde.
Si avvicina a me, non che la distanza fosse enorme, dato che per quanto lussuoso, siamo sempre in uno scompartimento ferroviario.
Sento un profumo strano, mi ricorda qualcosa. Mi accorgo che non proviene da lei, ma aleggia nell'aria. Mi sembra un odore di erbe, di speziale, di fieno. Camomilla! Ecco cos'è. Come mai questo profumo?
Lei ormai è a contatto con me.
Cavo di tasca una busta di carta pesante, pregiata, color del burro più genuino, in cui ho messo il pattuito e la porgo. Non so se si usi così tra nobili, ma io sono un bottegaio, come lei mi ha definito e, nei casini borghesi che, anche se di rado, frequento, si regola in anticipo.
La prende e la mette sul letto.
"Sei incredibilmente bella. E futurista". Banale, certo. Ma questo è quello che mi esce spontaneo.
Sorride lievemente. Accenna alla busta
"Quella rimane lì, per il momento. Prima devi accettare le mie condizioni. Ed il complimento, anche se gradito, ti frutterà una punizione."
"Le ho già accettate prima, le condizioni".
Scuote la testa, leggermente.
"Diciamo che prima hai accettato qualcosa genericamente, senza sapere bene a cosa saresti andato incontro. Adesso renderò più esplicite nel dettaglio alcune regole e ti farò assaggiare... un antipasto. Gratis. Nel caso decidessi di rinunciare ti riprendi la busta. Nel caso ti fermassi a cena...beh, allora si paga tutto, anche se decidi di interrompere. Anche se penso che tu non solo arriverai fino in fondo gustando tutte le portate, ma vorrai prenotare anche per altre volte". L'ultima frase la dice con un sorriso.
Poi guarda l'evidente eccitazione che gonfia i pantaloni del mio pigiama:"Spogliati. Tanto non mi sembra ci sia nulla da nascondere".
Eseguo.
Ammira compiaciuta l'asta orizzontale, poi allunga la mano destra e mi tocca, più che con fare sensuale in modo professionale, i testicoli. Io mi eccito ancora di più.
"Sono belle piene. Qui mi sa che non so se riusciremo ad arrivare fino in fondo senza rovinare tutto. Dovremo fare uno svuotamento preventivo. Ma prima devo sapere da quanto tempo non sei stato con una donna...o non ti sei concesso un atto di piacere tu stesso".
La guardo.
"Un mese", le dico, un po' nervoso.
Annuisce.
"Hai mai fatto la doppia? In quanto tempo ti ricarichi?"
Diventò del colore dei suoi capelli...certi argomenti mi imbarazzano.
Le se ne accorge. Ridacchia.
"Sembri un educanda delle Stelline. Anche se non so perché si usi dire così, dato che in genere quelle ne sanno più di tante prostitute"
Io divento ancora più acceso. Ma mi decido e rispondo:"Si l'ho fatta. In genere non ci metto molto, almeno riesco a stare nei tempi previsti".
"Allora potrei prendere in considerazione l'idea di farti godere subito e poi proseguire".
La guardo negli occhi.
Lei ricambia lo sguardo mentre me lo prende in mano e passa la punta del pollice sulla mia punta. L'unghia stuzzica l'uretra. Mi provoca contemporaneamente un certo piacere ed un certo fastidio.
"Goccioli. Vediamo se così un po' ti passa".
Poi mi lascia. In tono severo mi ordina di mettermi in ginocchio. Lei intanto si siede sul letto ed accavalla le gambe, in una posa elegante.
"Io comando il gioco e detto le regole. Mi eccita somministrare punizioni corporali, quindi sono piuttosto severa ed ho la punizione facile. Ti farò provare diversi tipi di strumenti correttivi, in modo che tu ti renda conto di cosa aspettarti.
Ti farò sperimentare diverse situazioni, ti coinvolgerò in diversi giochi. Nel caso tu ritenga sia troppo per te dovrai dirmi 'Pietà Miss Clara o pietà Padrona'. Questo, naturalmente, non vale durante le punizioni. Non mi interessa quanto male ti faranno, verrai imbavagliato e ti prenderai tutti i colpi che ti avevo promesso. Altrimenti, se tu potessi interrompere, che punizione sarebbe? Non potevi certo dire alla maestra di fermarsi dopo la prima bacchettata o a tuo padre quando smetterla di darti cinghiate. Qui è uguale. Solo che io sono l' istitutrice cattiva che godeva nel bacchettarti quando eri bambino. Eventualmente, dopo che hai subito il giusto castigo, ma solo dopo, sarai libero di interrompere. Ti è chiaro questo?"
"Si Miss Clara" rispondo, mentre sono sempre più eccitato all'idea di essere punito da una bellissima donna come lei.
Sorride e scuote la testa, muovendo dolcemente le onde di rossi capelli, indicando con lo sguardo in mezzo alle mie gambe:
"Tutti eccitati all'idea di essere puniti da una donna bellissima...fino a che non provate davvero. Allora alla maggior parte di voi passa. Solo una minoranza gode davvero del dolore. Ed io li detesto. Perché l'unico modo di punire un masochista è non procurargli dolore!"
Fa una pausa, poi si alza e mi mette in ginocchio con la pancia ed il torace sul letto, il sedere ben esposto.
Prende delle polsiere in cuoio chiaro, imbottite di morbido cotone collegate tra loro da una cinghia che passa tra gli anelli, anch'essa di cuoio chiara. La cinghia è dotata di una fibbia ad una estremità e di buchi posti ad intervalli di circa un centimetro, in modo che si possa regolare la distanza che separa le mani, da lasca a strettissime, praticamente con i polsi a contatto tra loro. La regola in modo tale che ci siano circa dieci centimetri tra le mie mani e me le lega dietro la schiena.
Le spalle sono un po' tirate e dolgono. La mia faccia è girata verso sinistra, la mia guancia destra appoggia sulle morbide lenzuola.
Mi sento in suo potere e mi eccito, se possibile ancora di più.
"Alza la testa", mi ordina.
Mi mostra una specie di maschera in cuoio con una strana rientranza a livello della bocca. È fatta per coprire mento e bocca ma per lasciar libero il naso.
Sia le polsiere che la maschera mi danno l'idea di attrezzature da manicomio.
"Apri la bocca, da bravo".
Eseguo. Mi ritrovo in bocca la protuberanza, che mi accorgo deve aver dei piccoli fori per permettere un minimo di respirazione, dato che in un attimo di panico, provo a respirare con la bocca e sento che l'aria passa a fatica e con piccoli sibili. Le cinghiette vengono strette bene dietro la nuca. Non riesco a muovere il mento.La sporgenza interna mi impedisce di muovere la lingua e di chiudere completamente i denti.
Lei mi rimira.
"Tutto bene?"
Asserisco con gli occhi.
Sento la sua mano che percorre lieve la mia schiena, divarica le natiche, sfiora il buchetto del mio sedere. Ritira il dito e lo annusa.
"Ben pulito. Ottimo, ti sei risparmiato una punizione".
Poi mi divarica le cosce e prende in mano l'asta, sempre marmorea.
Tocca la punta con il dito, l'unghia sfiora l'uretra dandomi i soliti brividi. Il fatto che non senta attrito vuol dire che sto ancora perdendo gocce.
Scuote sempre la testa, lieve.
"Vedremo dopo che ti avrò fatto provare qualche strumento correttivo. Inizierei con questo" e mi mostra una specie di tagliere in legno,marrone scuro, sembra noce, stretto ed allungato.
Presenta due file di fori del diametro di circa 2 centimetri per tutta la lunghezza. La parte rettangolare si rastrema poi in cima, con due curve eleganti, e morbide che lo fanno terminare in un manico.
"Me l'ha fatto conoscere un amico comune", fa il gesto di portarsi la mano alla scollatura, ad indicare dove prima si trovava il pendaglio, "pare sia molto apprezzato nelle scuole inglesi. Spero che apprezzerai l'ironia della sorte: anche questo è un suo regalo".
Non apprezzo, ma non posso comunicarglielo, visto che non posso parlare.
"In genere faccio provare un solo colpo per ogni strumento...ma con te i colpi saranno due, come i tuoi errori. Il primo hai sbagliato il mio nome, al ristorante. Mi hai chiamato Chiara. Sai, noi donne ci teniamo tantissimo a che gli uomini non sbaglino, in certi momenti."
Cribbio, penso, se ne è accorta. Ma il secondo?
"Ti avevo detto che il complimento, per quanto gradito, non ti avrebbe risparmiato la punizione: avresti dovuto usare il lei, come ti avevo ordinato. Penso che dopo questo, te lo ricorderai. Pronto?"
No, non lo sono. Ma non penso che cambi qualcosa.
Infatti non aspetta neppure la risposta, ma tira indietro il braccio destro.
Io mi preparo all'impatto.
 
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view post Posted on 27/12/2019, 15:55     +1   -1

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Mi sposto in avanti. Sia per la violenza del colpo, sia per mettere, almeno inconsciamente, qualche millimetro in più di distanza tra il mio sedere e l'attrezzo punitivo.
Mi piangono gli occhi, mi viene da urlare ma in realtà emetto solo un mugolio. La natica destra è in fiamme. Non faccio in tempo a rendermi conto di quello che succede, quando un dolore simile,quasi indescrivibile, mi esplode nella natica sinistra. Tra le lacrime vedo Clara soddisfatta. Le, chiamiamole, per intenderci, palettate, sono state date con forza. Mi sembra, ma non ne sono sicuro, sia per la fioca luce, sia per le lacrime che mi velano gli occhi, che la sua fronte sia imperlata di sudore. La mia di sicuro lo è. Piango senza ritegno e mi lamento a squittii.
"Deve fare male, altrimenti che punizione corporale è?"
L'affermazione sotto forma di domanda proviene dalla mia aguzzina.
Giro un po' la testa per guardarla.
Lei si passa l'indice sulla vulva, poi mentre lo fa entrare con facilità, chiude gli occhi e lo muove su e giù. Ha un' espressione di beato godimento.
Estrae il dito e me lo sfrega sotto il naso.
"Annusa! Vedi come mi eccito a punirti? Lo senti come è bagnato? Lo senti quanto profuma?"
Si, lo sento. Ha un odore intenso ed inebriante.
Si china. Con la stessa mano mi apre le gambe e fruga tra di esse fino a trovare il mio membro che prima era durissimo, ora è molle come un fico. Si è talmente ritirato e rimpicciolito che fa fatica a trovarlo.
"Bene bene bene. Per fortuna non sei masochista. Ci divertiremo a lungo, noi due" constata dopo averlo preso in mano.
Bastano pochi secondi del calore della sua morbida manina per portarlo agli antichi splendori, ossia a svettare orgoglioso; cosa che non sembra scontentarla.
Si raddrizza, ripone la paletta e prende una cannetta di bambù che sembra il bastone di Charlot.
"Anche questo va abbastanza di moda in Inghilterra. Ma viene usata anche da noi."
Non perde tempo, come al solito: lo appoggia leggermente appena sopra la linea dove la coscia diventa gluteo.
Si sente un sibilo mentre la canna taglia l'aria per poi esplodermi nel cervello un dolore concentrato su una piccola striscia ma lancinante.
Anche qui neppure il tempo di respirare e mi arriva il secondo bruciante colpo.
Ho quasi l'impressione che per impressionarmi ( scusate il gioco di parole) e terrorizzarmi ci metta più forza di quanta sia realmente necesaria o di quanta ne userebbe in una serie più sostenuta di colpi.
"Guardami!"
Obbedisco, girando ancora di più la testa, appoggiata con la guancia destra sul letto, per guardare dietro, verso di lei. Per farlo carico un po' più di peso sulla spalla destra e riesco a stortarmi ancora un po' per arrivare a sbirciare la mia natica sinistra. O meglio, lei posizionata accanto al mio sedere, proprio in quella zona. Cerco anche di sfregare gli occhi sulle morbidissime lenzuola profumate di pulito per eliminare il velo di lacrime.
Appena è certa che non mi perda un secondo di spettacolo, ripete il rituale che aveva fatto precedentemente, facendomi notare come il dito scivolasse ancora più facilmente dentro di lei, sintomo che la sua eccitazione era aumentata.
Dopo che il mio amico in mezzo alle gambe è di nuovo vispo ed arzillo, si gira, ravana con gusto nel borsone in cuoio e ne estrae un oggetto che si solito si vede poco in mano alle signore.
"Anche questa mi piace molto per domare e correggere i maschietti. Ha un che di evocativo. Vi riporta al terrore di vostro padre durante la vostra infanzia. Quando vi colpisce vi ricordate tutto quello che avevate dimenticato, tutte le punizioni subite. Uno strumento meraviglioso!".
Mi mostra una cinta da uomo in cuoio, larga circa 2 cm dall'aspetto consunto.
Non commento, anche perché sono imbavagliato.
Anche qui, senza por tempo in mezzo, mi colpisce con violenza sul sedere due volte.
Ho il didietro in fiamme.
Questa volta non fa il solito numero. Si siede a cavalcioni sulla mia schiena, con la sua nuca rivolta alla mia testa. Mani ben aperte sul mio sedere
"Anche se dopo questo trattamento, persino le mani danno una certa soddisfazione" e mi rifila due sculacciate, tanto per gradire.
Io sussulto ed emetto mugolii.
Elegantemente, quasi con un volteggio, abbandona la mia schiena e si rimette in piedi, dietro di me.
Mi mostra un frustino da dressage lungo circa cinquanta cm.
"Questo oltre che sul didietro va benissimo anche sul davanti...girati, sdraiati sulla schiena ed allarga le gambe".
Eseguo. Con le mani legate non è facile e stare sulla schiena fa male.
Allargo le gambe. L'asta svetta come non mai. Lei l'afferra con la mano destra e, senza preavviso, prima che potessi capire le sue intenzioni, lascia partire un colpo di frustino verso la cappella. Per fortuna non troppo violento.
Il quadratino di cuoio in cima al frustino colpisce in pieno la punta del mio membro. Fa un male cane ed il mio birillone diventa un pedone degli scacchi.
Istintivamente abbasso e chiudo le gambe.
Clara, con grazia felina, si avvicina.
"Apri le gambe" mi dice a bassa voce. Non ho alcuna intenzione di farlo. Si mette davanti alle mie ginocchia chiuse. Tenta di infilare una gamba tra le mie.
"Apri le gambe!" Ripete più decisa.
Scuoto la testa.
Il frustino scatta con violenza sul mio capezzolo sinistro.
Mi contorco.
"Sei legato ed imbavagliato. Ti ho già dimostrato che mi eccita punirti. Davvero pensi che mi fermerò? Apri le gambe,manca il secondo colpo sulla tua cappella."
Mi arriva un altro colpo di frustino sul capezzolo destro, più forte di quello precedente.
Emetto mugolii e scuoto la testa, ma pian piano apro le gambe. Miss Clara ci si infila in mezzo. Constata che la situazione lì non è proprio virile.
Alza leggermente le spalle: "Sai, non è un grosso problema: persino quando sapete che appena si alza soffrirete, voi uomini obbedite ad una reazione naturale, basta sapere quali corde toccare. E pensare che vi basterebbe non dimenticare che non appena sarà duro vi verrà colpito per evitare di farlo diventare disponibile come bersaglio."
Mi guarda negli occhi e sussurra:"Adesso ti dò una dimostrazione pratica."
Si arrampica praticamente sopra il mio corpo, i seni a schiacciare il mio petto.
"Alza leggermente la testa".
Eseguo e lei mi toglie la maschera che faceva da bavaglio.
Finalmente sono libero di parlare.
Vorrei dirle che è una pazza furiosa, che voglio che mi sleghi, che si chiuda qui. Io ero andato da lei per tutt'altro motivo.
Invece piagnucolo: "Perdono Miss Clara".
Mi passa un dito morbido, profumato, con unghia smaltata di rosso sulle labbra.
"Ssssh. Sei ancora in punizione, non puoi interromperla".

Le sue rosse labbra a sfiorare le mie. Per non gravare totalmente su di me si regge sugli avambracci.
Io penso che non le darò la soddisfazione di farlo diventare duro.
Lei sorride, quasi mi abbia letto nel pensiero. Sfiora le mie labbra con le sue, sento suoi duri capezzoli contro i miei, la sua vulva calda che accarezza il mio membro molle.
Sussurra roca, guardandomi negli occhi: "Ah, sei un duro tu. Uno che non vuole mollare." Sorride.
Si puntella meglio sulle ginocchia e sull'avambraccio sinistro ed usa la destra per stimolarmi in mezzo alle gambe. Nel frattempo di nuovo le sue labbra accarezzano le mie, sento la cremosità del rossetto.
A fior di labbra sussurra ancora:"Potrei colpirtelo anche mentre è rilassato, ma sulla cappella gonfia mi eccita di più."
Respiro nel suo respiro, solo che il mio si fa leggermente più frequente. Sotto sento che inizia a diventare barzotto.
No,no,no,no, penso.
"Non puoi resistere alle mie cure, è la tua natura", sussurra, suadente,la tentatrice,"sai che dopo potrai baciare e leccare questi stivali che indosso. Ho visto come li guardavi. Come li bramavi, come desideravi venire su di essi e per poi ripulirli, con la tua lingua."
Si sposta leggermente verso il basso ed inizia a baciarmi leggermente un capezzolo. Ci giuoca con la lingua, lo pizzica con i denti, lo succhia con le labbra. E giù tra le mie gambe ottiene l'effetto sperato. Ma anziché cantar vittoria e scendere subito a colpirmi, passa all'altro capezzolo, che viene sottoposto a medesimo trattamento.
Si stacca, mi guarda, lasciva.
"Stai gocciolando ancora..."
Poi, repentinamente, quasi senza che me ne accorga, la mano destra lascia il mio affare, si gira e si siede sul mio addome, la sua meravigliosa schiena, coperta per metà da una morbida cascata rossa, davanti ai miei occhi.
Le gambe sono ripiegate, posso ammirare la suola intonsa, bordeaux, degli stivali ed il loro tacco a spillo. Stringe i suoi tacchi a guisa di speroni sulle mie costole.
Ora è la sua mano sinistra a tenermi in pugno. A stringerlo saldamente affinché la mia cappella svetti, pronta a subire non il piacere, come sarebbe naturale, ma il dolore.
"Dobbiamo evitare che qualcuno ci senta e dato che ti ho tolto il bavaglio... dovrò utilizzare un altro metodo. Che secondo me apprezzerai di più".
Detto ciò si sposta con il suo marmoreo culetto sopra la mia faccia. Si lascia pesare su di me, io non riesco a respirare, figurati urlare.
Il colpo è fortissimo. Sussulto. Visto dall'esterno, devo essere sembrato il cavallo selvaggio che cerca di disarcionare la sua domatrice.
"Così impari a farmi disperare tanto per punirti" sono le sue parole.
Poi si alza. Osserva con stupore:"Questa volta ti è rimasto duro. Inizia a piacerti o ti eccitavano i miei odori?"
"Non lo so", rispondo, incapace di capire perché questa volta sia così.
Che stia iniziando a piacermi il dolore? O forse era la posizione?

Edited by Vtx - 27/12/2019, 18:31
 
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Non so come sia finito in questa posizione. O meglio, lo so perfettamente. Solo che mi sembra sia successo eoni fa. In realtà stimo che siano ormai venti minuti abbondanti che lappo, succhio, mordicchio con lenezza e penetro con la lingua la bernarda di Miss Clara seguendo le sue precise indicazioni.

Dopo l'ultima frustata sulla punta del glande, mi aveva ordinato di mettermi in ginocchio davanti alla cuccetta.
Schiena diritta, aveva specificato.
Poi mi aveva messo un collare.
In cuoio chiaro.
Lo aveva stretto bene dicendo:"mi piace che stringa un po': così il servo sente sempre che è nelle mani della padrona. Inoltre ho notato che in molti questa lieve costrizione amplifica il piacere."
Nell'anello era già attaccato un guinzaglio, dello stesso materiale del collare.

Lei si era accomodata sul letto, appoggiando, con l'ausilio di due cuscini, la schiena alla parete. Argomentando che il punirmi l'aveva eccitata particolarmente, aveva deciso che si sarebbe procurata del piacere di fronte a me. Mi aveva chiesto se avessi mai assistito ad un atto di masturbazione da parte di una donna. Io avevo scosso il capo in segno di diniego.
"Peccato, Ambrogio! Gli uomini avrebbero molto da imparare su come dar piacere ad una donna. Io renderei obbligatorio per ogni uomo, al compimento della maggiore età, un bel corso di un'oretta su come stimolare una donna."
Mi aveva guardato.
"Potrei slegarti le mani ed istruirti su come masturbarmi ma..." E qui aveva fatto una pausa.
Mi aveva scrutato e poi si era illuminata, come se avesse avuto un'idea geniale.
"Ambrogio, hai mai portato una donna al culmine del piacere con la lingua?"
La domanda mi aveva un po' sconcertato.
"No" avevo balbettato timidamente, "anzi, a dirla tutta non l'ho mai leccata."
Una fiamma di pensier in lei s'accende, almeno a giudicar dall'espressione del suo viso che si apre in un luminoso sorriso a scoprire i piccoli e candidi denti.
"Non è mai troppo tardi per imparare. Questa notte, Ambrogio, ti insegnerò tecniche per far godere quasi tutte le donne dell'orbe terraqueo".
E così mi sono ritrovato con il viso tra le sue cosce ad eseguire i suoi ordini, è vero come si dice, comandato a bacchetta. Anche se in realtà lei usa un frustino da cavallerizza. Non che questo infici i risultati.
Ho seguito tutti i suoi comandi da "Lecca bene questo punto qui, si, proprio il bottoncino" a "succhiamela bene" passando per "mordicchiami leggermente proprio lì dove ora hai la lingua". Quest'ultimo punto mi ha fruttato un colpo di frustino sulla schiena particolarmente forte seguito da un "Ti ho detto leggermente!" e da una precisazione "questo non farlo a tutte, ché non sempre piace".
Ogni tanto quando la sentivo ansimare un po' di più cercavo di insistere ma lei non voleva aver, come la chiamano mi sembra i francesi, la piccola morte subito, quindi mi allontanava spingendomi via la testa premendo il palmo della mano sulla mia fronte.
Fino ad ora.
Adesso invece mi incita con rochi sussurri interrotti da gemiti che soffoca mordendosi con gli incisivi superiori il labbro inferiore.
La sua mano ora mi preme forte la nuca, tenendomi incollato a lei, quasi volesse fare entrare il mio viso nella sua vulva.
Persino le sue gambe avvinghiano più che mai la mia schiena ed avverto i tacchi aguzzi che lei ama usare a guisa di speroni per incitarmi a fare ruotare più veloce la lingua.
Mi sembra di aver il viso immerso in un lago, faccio quasi fatica a respirare.
Cerco di capire dove e come le piace di più in base ai suoi gemiti ed alle reazioni del suo corpo.
Poi all'improvviso avviene.
Non avevo mai assistito a niente del genere.
Se possibile si bagna ancora di più ed io succhio voracemente.
All'improvviso mi allontana.
Io la guardo, il rossetto leggermente sfatto, gli occhi un po' sognanti.
Mi guarda:"Mai visto una donna godere?"
"Non in questo modo" rispondo ancora un po' stranito dall'esperienza.
"Allora, Ambrogio, mi spiace deluderti, ma non hai mai fatto davvero provare piacere ad una donna!"
Ed io che ero stato sempre convinto dalle mie ragazze dei bordelli di essere un grande amante! Solo ora mi accorgo di essere stato preso in giro.
Miss Clara sembra intuire, ancora una volta, i miei pensieri.
"Non prendertela,Ambrogio, noi donne siamo tutte, chi più chi meno, brave a prendere in giro gli uomini!"
Che lo dica con una risata aperta non è che proprio mi riempia di orgoglio.
All'improvviso puntella gli aguzzi tacchi sui miei capezzoli e preme forte, impedendomi di allontanarmi tenendo ben teso il guinzaglio.
Il dolore è forte ma piacevole. Mi eccita questa sensazione di non poter fare nulla per contrastarla, di essere suo. Fa vibrare le gambe e schiaccia bene i tacchi. Io gemo.
"Guarda, guarda quanto ti piace!" ed indica con lo sguardo la dritta e dura nerchia che svetta tra le gambe. Mi accorgo che li sotto la fava pulsa ed è al limite del rilascio.
Stacca lo stivale destro dal capezzolo e lo passa sulla cappella.
Posiziona la punta proprio sotto e dà dei leggeri colpetti.
Io sono in estasi, proprio la situazione che ho sempre sognato in tutte le mie fantasie!
Vedere quello stivale così vicino, sentire il profumo di cuoio, immaginare di essere costretto a venire su quella punta e... cribbio! All'improvviso incremo la punta dello stivale con piccoli fiotti.
Miss Clara non si scompone più di tanto, ma si china verso di me ed unendo pollice ed indice a cerchio intorno al pene aiuta la fuoriuscita dello sperma facendo scorrere le due dita con un piccolo movimento che parte da appena dietro dove termina il glande ed inizia l'asta fino alla punta del glande, aumentando la pressione mentre avanza lungo la cappella e diminuendola mentre ritorna verso l'asta, quasi spremesse un tubetto di lucido da scarpe.
Assicuratasi che anche l'ultima goccia sia colata sullo stivale, appoggia il piede al pavimento.
"Pulisci con la lingua!"
Questo è l'ordine perentorio che giunge alle mie orecchie, ma non al mio cervello, ancora frastornato per l'incredulità e l'emozione.
Sento uno strattone al guinzaglio ed una mano che mi preme sulla nuca, per farmela abbassare verso lo stivale sporco di bianco.
Proprio come ho sempre agognato.
Ma allora perché resisto?
Ormai sono a qualche centimetro dal frutto del mio piacere eppure non riesco a lasciarmi andare ad obbedire all'ordine di ripulire.
Nel frattempo Clara si è alzata in piedi e mi infilza tra le scapole con il tacco a spillo dell'altro stivale, per farmi crollare e leccare. Ho le mani legate dietro, ancora non so dove trovi la forza per resistere a quella pressione ed a quel dolore. Potrei dire la frase magica, chiedere pietà a Miss Clara, come da sue istruzioni, ma sono bloccato.
"Lecca, Ambrogio!" L'ordine è accompagnato da un leggero colpo di frustino.
"In fondo è quello che hai sempre desiderato."
Se possibile mi preme ancora più forte con il tacco a spillo. O forse è solo la mia immaginazione.
"Adesso basta, Ambrogio! Questo sarà l'ultima volta che te lo ordino in modo bonario, la prossima volta se non mi obbedirai verrai punito con venti colpi di cinta!" Fa una pausa ad effetto, aspettando forse che io chieda pietà.
"Lecca!" Questa volta l'ordine perentorio è accompagnato da un violento colpo di frustino sulla mia schiena.
Crollo.
La mia labbra sono proprio sulla parte più sporca dello stivale.
Sento il sapore del mio sperma e non mi piace. Mi sovviene un urto di vomito, forse non per il gusto, ma per quello che sto per fare.
Mi alzo di pochi centimetri, tiro fuori la lingua ed inizio a pulire. Proprio non mi piace, eppure sono eccitato come non mai.
Miss Clara si sincera che la punta dello stivale sia pulita.
Poi mi sorride, dolce.
Mi tira con il guinzaglio per farmi rimettere con la schiena dritta.
"Alzati in piedi, Ambrogio. Sei stato bravissimo."
Mi aiuta a rimettermi in piedi. Io sono ancora un po' scosso, le labbra sporche del frutto del mio piacere, di cui ho ancora il gusto in bocca. A furia di sentirlo ora quasi non mi dispiace più.
"Aspetta un attimo", mi dice dolcemente.
Prende una pezzuola ed usandola come filtro, versa nel catino di latta smaltata il liquido contenuto nella brocca. L'aroma di camomilla si diffonde maggiormente. Poi prende un'altra pezzuola, la immerge nel catino per impegnarla, la strizza leggermente e poi me la passa sulle labbra, per pulirla.
"Succhia in po' che ti toglie anche il gusto."
Poi mi deterge con la stessa pezza anche la zona intima. Si china e la passa anche sullo stivale.
Terminata l'operazione la risciacqua nel catino.
Poi finalmente mi libera le mani. Il dolore alle spalle ed alle braccia mi colpisce.
Lei nel frattempo mi abbraccia e mi accarezza.
Mi passa le morbide mani lungo la schiena, sulle natiche, che strizza leggermente.
Io appoggio la testa sulle sue spalle, mi inebrio del profumo dei suoi capelli che mi solleticano il viso.
"Grazie", sussurro, non capendo bene, neppure io, per che cosa.

Lei si scosta e mi guarda negli occhi. È bellissima, con quella luce negli occhi ed il trucco leggermente sfatto.

Indica la busta:"Adesso, Ambrogio, devi prendere una decisione. Le tue fantasie le hai soddisfatte, mi sembra. Puoi riprenderti quella ed andartene. Oppure puoi decidere di rimanere e di proseguire".
 
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view post Posted on 4/1/2020, 12:45     +1   +1   -1

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Guardo la busta. La mia indole sparagnina mi indurrebbe a prenderla ed andarmene. In fondo ho ottenuto il massimo risultato investendo zero ed avendo di nuovo tutto il capitale. Ho soddisfatto la fantasia che avevo sin da quando ero adolescente. Mi ero divertito ed ora ero in grado di chiedere a qualunque ragazza in un casino di farmi esattamente la stessa cosa: indossare scarpe che mi piacevano, farmi un massaggio manuale fino al godimento su di esse e poi farmi ripulire. Tutto questo grazie a Clara che, in un certo senso, mi aveva sbloccato e reso meno timido. Ora mi sembra che non ci sia nulla di male nel chiedere e nel fare certe cose, mentre prima al solo pensiero di parlarne stavo male.
Ma c'è un grande ma...il mio animo da commerciante appoggiato anche dalla mia curiosità, unita ad una certa propensione al rischio, mi fa vedere le cose da una diversa prospettiva.
In fondo il capitale era già considerato speso quando avevo deciso di incontrare Clara nella sua cabina. Quindi è come se in questo momento io non ci rimettessi nulla proseguendo. Un po' come quando uno va a giocare d'azzardo, punta mille lire e vince la stessa cifra: può andarsene felice di aver provato un brivido gratis oppure può pensare di giocarsele un' altra volta: se va male comunque quei soldi li aveva già considerati persi nel momento in cui se li è giocati, ma se va bene può anche vincerne di più.
Tutto questo ragionamento mi sembra che avvenga in meno di un secondo, ma invece deve durare qualche attimo in più, visto che lo sguardo interrogativo di Clara si accentua.

In definitiva faccio quello che, al di là di tutte le considerazioni razionali, sapevo avrei fatto sin dall'inizio:"Vorrei proseguire con lei Miss Clara".
"Ti ho visto un po' indeciso ma ero certa che avresti proseguito."
La guardo. Nonostante il trucco sia un po' sbavato, è sempre stupenda.
Armeggia con la brocca e riempie un po' di più la bacinella con l'infuso di camomilla tiepida. Apre una valigetta ed estrae una bottiglia da cui versa nel catino una generosa dose di un liquido oleoso.
Dalla stessa valigetta estrae una grossa peretta in gomma.
La schiaccia un paio di volte e poi la fa rigonfiare, quindi usa la punta per mescolare il liquido oleoso con la camomilla nel catino.
"Hai mai fatto un clistere, Ambrogio?"
"Veramente solo da bambino, da adulto li ho sempre accuratamente evitati, Miss Clara."
"A me invece piace molto farli. Ma sono anche necessari per certe pratiche che andremo a fare dopo. Sdraiati sul letto, sul fianco sinistro, con il culetto verso di me e le ginocchia al petto."
Eseguo.
"Ah, Ambrogio, ti avviso che se non ti trattieni e dovessi sporcare, non solo sarai costretto a ripulire con la lingua, ma riceverai una pesante punizione a mia scelta dopo essere stato legato e ", qui dà un paio di colpi secchi con le nocche alla parete, "dato che le pareti sono sottili, imbavagliato."

Mette un po' di olio sul dito indice della mano sinistra.
Sento la mano di Clara che mi solleva il gluteo e si fa strada verso il mio buchetto. Lì il suo ditino lubrificato inizia a giocherellare sul bordo, con lenti movimenti circolari, abbastanza piacevoli. Poi piano piano si infila nell'ano delicatamente, con calma, entrando ed uscendo spesso, leggero come una farfalla. È fastidioso, ma non spiacevole.
"Che buchetto stretto! Proprio verginello come piace a me. Sarà un vero piacere allargartelo un po'. Soffrirai all'inizio ma poi, vedrai che piacere!" E sull'ultima parola introduce a fondo il dito, lo muove all'interno ed a me viene duro.
Non faccio in tempo a stupirmi di ciò che mi introduce la peretta e con ferma dolcezza la preme per irrorarmi l'intestino. Mi ordina di fare dei bei respiri profondi, per permettere al liquido di risalire.
Poi velocemente estrae la peretta, la riempie ancora di liquido tiepido e, questa volta senza tanti complimenti, mi infila il beccuccio nel buchino e schiaccia molto più decisa di prima. Sento la pressione del liquido che sale ed ho lo stimolo di espellerlo.
"Trattieniti, Ambrogio. Dobbiamo farne altre due. Respira."
Io cerco di farlo. È veramente dura.
Ripete il procedimento ancora una volta, ogni volta il beccuccio della peretta viene spinto più all'interno e la pressione con cui viene immessa è maggiore.
Dopo la quarta non ne posso più. Devo correre in bagno.
"La prego Miss Clara, non ce la faccio più, rischio di sporcare tutto, la prego, mi faccia andare in bagno".
Il dolore all'intestino è atroce, la voglia di alleviarlo sparando fuori tutto anche.
"Non vorrai andare in giro nudo. Almeno rivestiti." e mi porge pigiama e la giacca da camera.
Mentre mi rivesto si raccomanda:"Assicurati di svuotarti bene, prenditi il tempo necessario, aspetta tranquillo. Non avere fretta. E poi pulisciti bene, se vuoi evitarti una decina di colpi con la canna."
Appena rivestito schizzo fuori dallo scompartimento. Se l'addetto alla carrozza vedendomi uscire in pigiama dalla cabina di una signora per dirigermi a spron battuto verso il bagno si stupisce, non lo lascia intendere. Ha un'espressione che sembra scolpita nella roccia. Deduco che sia abituato alle stravaganze dei ricchi, di solito pronti a tacitare coscienze e pettegolezzi con laute mance.
La porta del bagno mi sembra l'anticamera del paradiso, almeno fino a quando tento, freneticamente, di aprirla.
Una voce sorda all'interno recita la classica frase che nessuno vorrebbe mai udire in quei momenti delicati:"Occupato!"
Mi dondolo sui due piedi, tentando di alleviare dolore e stimolo, mentre vaglio le possibili alternative: bussare alla porta della mia cabina, sperando che Gastone apra, per utilizzare il catino di cui è dotata a mo' di bugliolo oppure andare al vagone ristorante, sperando sia ancora aperto e dotato di ritirata.
Prendo anche in considerazione l'idea disperata di fermarmi nel passaggio tra una carrozza e l'altra e scaricare verso l'esterno, sporgendo il sedere un po' in fuori.

Busso disperatamente alla porta, cercando di fare capire all'occupante che la situazione qui fuori è abbastanza disperata.
"Un attimo!" bofonchia dall'altra parte la solita voce.

A questo punto vado a bussare alla porta della mia cabina ma si vede che Gastone dorme il sonno dei giusti.
Oppure...mi viene un atroce sospetto.
Mi vengono in mente i colpetti con le nocche dati da Clara alla parete.

Ormai la pressione all'intestino ed il dolore sono quasi insopportabili, diventa sempre più difficile trattenermi.

Corro alla porta della toeletta, come fascisticamente è stata ribattezzata la toilet, e nel bussare questa volta sussurro un:"Gastone, lo so che sei tu li dentro. Apri, che non resisto più! Lo so che stai eseguendo gli ordini di Clara".
Nel frattempo mi accorgo che l'inserviente ha osservato tutta la scena con aria indifferente, come se per lui fosse normale vedere un tizio in pigiama e giacca da camera correre e saltellare mentre si massaggia l'intestino.
Dopo ancora una trentina di secondi, serafico, il maledetto apre la porta e mi apostrofa: "Miss Clara, per te, pezzente."
Non so dove trovi la forza, ma la disperazione è un potente alleato, per tirarlo via dall'ingresso, entrare e chiudergli la porta alle spalle.
Appena ho abbassato i pantaloni, non aspetto neppure di essere seduto per espellere con un violento schizzo acqua e materia fecale.
Risparmio ai lettori impressionabili la descrizione dei successivi momenti ed evito di entrare nei particolari sul tipo di aria mefitica di cui si era impregnato il piccolo locale dopo pochi secondi.

Dopo circa un quarto d'ora e diverse scariche, una volta certo di non avere più alcuno stimolo, mi pulisco con l'apposita carta e cerco di lavarmi alla bell'e meglio la zona interessata nel piccolo lavandino.

Finalmente, più leggero, ritorno a bussare alla porta di Miss Clara.

Come feci la prima volta entro lestamente, ma questa volta so cosa aspettarmi.

Lei è ancora nel medesimo abito, ma si è rifatta il trucco.

"Carino lo scherzetto di mandare Gastone ad occuparmi il bagno con i due colpetti. Avrei dovuto immaginare che avresti concordato con lui una serie di segnali, quanto meno nel caso fossi stata in pericolo, ma non avrei mai pensato ad una cosa simile. Eri sicura che sarei rimasto?"
Non mi accorgo neppure che le ho dato del tu contrariamente agli ordini e che il mio tono non è proprio cordiale.

Senza dire una parola e senza alcun preavviso, con un movimento sciolto e fluido, si allunga e mi afferra le palle con la mano e le strizza decisa. Mi piego in due urlando di dolore. E per di più mi arriva anche un sonoro schiaffone seguito da un bel manrovescio. Poi la mano che per un attimo aveva lasciato i miei gioielli per colpirmi in faccia, ritorna al suo posto e riprende il lavoro di pochi istanti prima. Diversi lampi di dolore mi affollano il cervello.
"Ti sembra forse che io sia in pericolo? O possa mai esserlo stata? Con quelli come te, che bramano solo essere schiavi di una donna come sarebbe possibile essere in pericolo? Ti tengo per le palle e non provi nemmeno ribellarti, eppure potresti farmi del male se volessi."
Mi guarda, severa.
"Avevo previsto che saresti rimasto ma non questa tua insubordinazione. Evidentemente devi ancora provare il morso della cinta per essere domato."
Poi mi sussurra, la voce roca, non so se perché pregusti la futura punizione che mi infliggerà o se per rabbia, ma propendo per la prima ipotesi: "Se dici pietà Miss Clara te ne puoi tornare alla tua cabina e finisce qui. Altrimenti sappi che dieci colpi di cinghia non te li leva nessuno. Hai proprio deciso di farmi impazzire di piacere questa sera, non è vero Ambrogio?"
La guardo: "Mi scusi Miss Clara."
"In ginocchio,Ambrogio! Adesso. Le scuse non bastano "

Mi metto di nuovo un ginocchio, come all'inizio, pancia sul letto.
Vengo legato ed imbavagliato.

Questa volta so cosa aspettarmi e tremo, cosa che sembra eccitare Clara ancora di più.

Il sedere fa ancora male da prima.
I colpi mi vengono dati non forti come la prima volta, ma si susseguono velocemente. Tranne gli ultimi due, che sono molto duri.
Ho gli occhi in lacrime.

"La prossima volta non sarò così clemente."
Si vede che le è piaciuto. Passa una mano sul mio povero sedere e ne avverto il bruciore.
Per non sbagliare mormoro "Grazie Miss Clara".
Con l'altra mano si masturba, ma non tanto da venire.

Mi libera le mani ma lascia le polsiere attaccate.
"Adesso riprendiamo da dove avrei dovuto iniziare se tu non avessi fatto le bizze. Sdraiati sulla cuccetta a pancia in su, sedere sul bordo."
Eseguo.
Mi mette anche delle cavigliere. Mi fa alzare le gambe verso le mani e poi lega insieme, con delle cinghie in cuoio, la mano con la rispettiva caviglia.
Ho le gambe aperte ed il buco del sedere ben in vista.
Apre una custodia di legno imbottita,al cui interno ci sono, ordinatamente riposti, dal più piccolo al più grande una serie di...no, non è possibile. L'occhio inganna.
Invece si. Sono proprio una serie di falli in legno scuro, tipo ebano, lisci, con i dettagli della cappella perfettamente riprodotti. Dalla parte opposta al glande, al posto dei testicoli, vi è semplicemente un manico tipo quello dei pugnali, ma terminante in un occhiello dove ci può passare comodamente un indice.
Mi accarezza il membro con la mano fino a farlo diventare durissimo.
Guarda nella scatola e seleziona un fallo. Lo accosta al mio per confrontarlo. Non soddisfatta ne prende uno un po' più grande. È il penultimo della serie.
Me lo mostra.
"Purtroppo per te, in questo momento non è un vantaggio essere ben dotati!"
Fa una pausa ad effetto mentre io deglutisco.
"Sai Ambrogio, anche se sono un po' arrabbiata con te ed avrei voglia di sfondarti il culo direttamente con questo, visto che sei ancora vergine ed è mio dovere di precettrice introdurti a certi piaceri particolari e non farteli odiare, cercherò di trattenermi e di iniziare come era mia intenzione, per gradi. A dispetto del proposito originale, ove se avessi visto che arrivare a questo era un po' difficile, mi sarei fermata, adesso no. Potrai sempre chiedere pietà, visto che non è una punizione."
Pesca uno dei falli più piccoli, direi un po' più grosso di un dito.
Lo unge abbondantemente. Poi ne appoggia la punta allo sfintere.
"Spingi un po' come se dovessi andare in bagno."
Appena si accorge che sto spingendo, ne introduce una parte fino a metà circa. Sento con l'ano il disegno della cappella. O forse è la mia immaginazione. Lo estrae e poi, con un colpo secco, me lo spinge di nuovo dentro, più in profondità.
Fa male. Non capisco come facciano i sodomiti a provare piacere nel prenderselo in culo.
Poi lo muove delicatamente avanti ed indietro, facendolo uscire e rientrare. Parte del dolore si attenua. Ma non diventa certo piacevole.
"Aumentiamo la dimensione, che questo è quasi un giocattolo per bambini" mi dice.
"A dir la verità a me già questo non piace e fa un po' male, Miss Clara."
"Tra un po' vedrai che arriverà il piacere. Anche se non a tutti i miei servi, pochi, effettivamente piace."
Scrolla le spalle.
"Ma a me piace farlo, quindi..."
Lo estrae. Io mi sento subito meglio, con quella bella sensazione di vuoto. Ma dura poco.
Infatti ne prende uno di una misura più grande, lo lubrifica e lo introduce, gradualmente, a volte facendolo tornare indietro,ma decisa a farmelo gustare fino in fondo.
È sempre fastidioso. Lo muove avanti, indietro, lo gira e lo rigira, provocandomi solo dolenzia e disagio.
Se ne accorge perché mi dice:"Questo lo lasciamo lì ben inserito per il momento. E ci dedichiamo ad altro. Vediamo se migliora".
Nel frattempo il mio pene si è messo a riposo.
Sale sul letto a fianco a me, si sdraia e mi sussurra in un orecchio: "Adesso ci penso io a farti dimenticare il dolore al tuo culetto", seguita da una risatina che non mi sembra promettere nulla di buono. Ma forse è solo la mia immaginazione.
 
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Racconto scritto bene. Personaggi un po' lontani dal mio immaginario forse a causa del periodo storico ma comunque godibile. Nel dettaglio, non riuscirei a fare una sessione se non metto i miei limiti ma dovrebbe regalare sensazioni davvero particolari rimettere tutto nelle mani della miss
 
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view post Posted on 4/1/2020, 19:00     +1   -1

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CITAZIONE (Maxslave5 @ 4/1/2020, 13:48) 
Racconto scritto bene. Personaggi un po' lontani dal mio immaginario forse a causa del periodo storico ma comunque godibile. Nel dettaglio, non riuscirei a fare una sessione se non metto i miei limiti ma dovrebbe regalare sensazioni davvero particolari rimettere tutto nelle mani della miss

Grazie. Fa piacere quando ti dicono che il racconto è ben scritto.
Tieni presente che siamo agli inizi dell'era fascista per intenderci, anche se non è precisato tra il 1922 ed il 1930 e che non è che all'epoca esistesse internet ed una cultura BDSM.
Inoltre mi pare che la tua Drea avesse concesso a Max tre limiti.

PS: anch'io ho una marea di limiti e non farei mai una sessione con carta bianca alla pro.
 
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view post Posted on 4/1/2020, 21:16     +1   -1

Decano BDSM

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CITAZIONE (Vtx @ 4/1/2020, 19:00) 
CITAZIONE (Maxslave5 @ 4/1/2020, 13:48) 
Racconto scritto bene. Personaggi un po' lontani dal mio immaginario forse a causa del periodo storico ma comunque godibile. Nel dettaglio, non riuscirei a fare una sessione se non metto i miei limiti ma dovrebbe regalare sensazioni davvero particolari rimettere tutto nelle mani della miss

Grazie. Fa piacere quando ti dicono che il racconto è ben scritto.
Tieni presente che siamo agli inizi dell'era fascista per intenderci, anche se non è precisato tra il 1922 ed il 1930 e che non è che all'epoca esistesse internet ed una cultura BDSM.
Inoltre mi pare che la tua Drea avesse concesso a Max tre limiti.

PS: anch'io ho una marea di limiti e non farei mai una sessione con carta bianca alla pro.

Certo. Era solo un pensiero che ho avuto leggendo la tua storia 😊
 
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view post Posted on 19/1/2020, 12:10     +1   -1

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Con noncuranza miss Clara si gira sul fianco destro ed infila il braccio nella piccola luce creata dal mio braccio sinistro legato alla gamba corrispondente. La sua candida e morbida mano raggiunge il mio capezzolo destro, che viene titillato con leggerezza dal suo indice. Poi riceve l'attenzione della rossa unghia di detto dito.
Sembra che lo faccia con noncuranza, come se fosse sopra pensiero, ma un qualcosa mi dice che quella è tutta apparenza e che la sua attenzione è massima.
La sensazione che mi trasmette è piacevolmente rilassante ed io mi lascio andare.
Grosso errore.
All'improvviso faccio un salto ed un urlo mi esce selvaggio, possente e roboante dalla bocca.
La fedifraga ha stretto il mio capezzolo tra indice e pollice con tutta la sua forza. Mi sembra che al posto delle dita abbia una pinza idraulica!
Il suo viso, corredato da un lieve sorrisino, esprime gioia e soddisfazione misti ad un certo piacere per la riuscita dello scherzetto.
Punta, con quello stesso dito che fu fonte di gioia e dolore, nel mezzo delle mie gambe.
"Lì sotto tu non mi sembri così dispiaciuto!"
Controllo ed effettivamente il mio membro è diventato, come si suol dire, di nuovo virile.
"Vediamo se anche così funziona..."
Rapida come una folgore sposta la mano sull' altro capezzolo , ma questa volta niente lieve stuzzicare, solo una ferrea, brutale stretta.
Il virile diventa, contro tutte le mie aspettative, marmoreo.
"Uhm, ti piace quando ti torturo lì. Bene. Io adoro questo tipo giuoco. Ho una passione smodata per la tortura dei capezzoli. Ho anche una diversa collezione di strumentini atti all'uopo, anche se preferisco le mani. Oppure...beh, non voglio rovinarti la sorpresa!"
Intanto tra le mie gambe si erge un alzabandiera talmente marziale che quasi s'odono degli squilli di tromba.

Si rimette in posizione eretta...no, quello che pensate lo è già, come vi ho detto!
Mi riferisco a miss Clara che si è riportata in piedi dietro il mio sedere e veloce sfila il ligneo attrezzo a forma di membro per infilarne testé uno di dimensioni leggermente superiori.
Bruciore e dolore cambiano lo stato del mio virile dal marmoreo alla meringa inzuppata nel caffè.
"Non ti piace proprio eh? Eppure prima il dito non ti aveva fatto questo effetto... Mi tocca rinunciare. Magari mi riservo di sodomizzarti ben bene come punizione!"
Estrae l'eburneo fallo e lo getta da parte.
Poi introduce nel mio non più tanto segreto e stretto pertugio il suo indice.
Con l'altra mano cerca di riportare la plebea meringa inzuppata agli antichi fasti di nobile membro virile e marmoreo, ma sembra che i suoi sforzi siano in parte vani.

Poi all'improvviso lascia la mia moscia protuberanza e si fionda sui capezzoli, pinzandone con ferrea stretta ora l'uno e dopo l'altro.

Qui ottiene una strepitosa vittoria che dopo poco, mentre continua l'esplorazione dell'ano, si scopre essere quella di Pirro.

Scuote la testa confusa:"È la prima volta che vedo uno così refrattario alla stimolazione anale e prostatica."

Io nel frattempo, nella mia mente, mi passo il dorso della mano sulla fronte, quasi ad asciugarmi il sudore: sarò strano ad eccitarmi per un paio di stivali ma almeno non sono un sodomita od un pederasta!

Lei mi scruta, attenta indagatrice: "Eppure prima del clistere ti era piaciuto."

"Forse era la situazione che non avevo mai provato, oppure stavo ripensando a come mi era piaciuto venire sui suoi magnifici stivali e ripulirli, miss Clara. La sensazione era fastidiosa ma non dolorosa, a tratti quasi piacevole. Ma adesso dopo che ha introdotto quegli oggetti, provo solo fastidio, anche se non dolore."

"Peccato perché io adoro sfondare gli uomini, come loro usano fare alle donne.
Ma tu mi hai assunto sia per soddisfare i tuoi sogni che per provare nuove strade nella terra del piacere. Direi che il sentiero della stimolazione anale non è tra i percorsi che puoi intraprendere."

Estrae il dito e lo risciacqua.
Poi mi libera dai miei legacci e mi ordina di alzarmi in piedi.

Sempre dalla valigetta prende delle cinghie di cuoio piuttosto lunghe.

"Aiutami a fare passare queste sotto il materasso" ordina perentoria mentre mi indica di sollevarlo da uno dei due capi del letto.
Una volta che le cinghie di cuoio sono sotto il materasso, mi fa stendere sopra la cuccetta, come se dovessi andare a letto. Ancora una volta fa passare le cinghie negli anelli delle mie polsiere e mi immobilizza a braccia aperte tese oltre la testa ed a gambe aperte.
Poi quasi saltasse il cavallo, con un rapido svolazzo si siede a cavalcioni su di me.
Mi sfugge un lieve grugnito.
"Peso forse troppo?" mi chiede con lieve noncuranza.
Penso di fare un po' lo spiritoso:"Forse un pochino miss Clara".
Immediatamente mi arriva una pacca in mezzo alle gambe che coinvolge pene e testicoli.
"Ahia!"
Me ne arrivano altre due.
"Questo è per avermi dato della grassona, screanzato. Non ti preoccupare che l'educazione e come ci si comporta con una signora te la inculco io a colpi di frusta."
Non posso vedere quello che fa dato che la sua schiena mi copre la visuale, ma sento la sua mano che mi aiuta a ritornare vigoroso. Poi la vedo allungare il braccio a prendere il corto frustino.
Capisco cosa vuole fare.
"No, la prego miss Clara, per favore".
"Oh, si invece", esclama con gusto.
Rapida lascia partire due colpi, secchi e precisi sulla cappella.
Sussulto per il dolore acuto e quasi tendo a disarcionare la mia amazzone.
Ma ancora una volta, nonostante la prudenza consiglierebbe di fare il contrario, il mio virile membro rimane svettante. Cosa che miss Clara gradisce: infatti mi rifila altri colpi, non troppo forti, ma abbastanza fastidiosi sia sull'asta che sul glande.
Lasciato il frustino, con la sinistra stringe saldamente l'asta e con la destra schiaffeggia la cappella, da destra a sinistra con il palmo e, viceversa, al ritorno, con il dorso. Lo fa con divertito brio.
Sembra quasi che abbia preso il ritmo del treno che, rapido, con una sorta di tutum tutum, scorre nella notte.
Tutum tutum fanno le ruote sulle giunzioni dei binari.
Paf! paf! fa la sua mano. I colpi non sono forti, ma sono abbastanza dolorosi.
A nulla valgono le mie suppliche.
"Sono stanca di sentirti piagnucolare" e detto questo, facendo leva sulle magnifiche e bianche gambe, si posiziona con le sue calde e fragranti intimità sul mio volto, impedendomi sia di parlare che di respirare.
Alterna passaggi di unghie sul corpo e sulla cappella a schiaffi e pizzicotti, sempre tenendomi soffocato ed alzandosi a tratti per darmi tregua e prendere aria.
Mi piace questa cosa, mi piace essere completamente dipendente dalla sua volontà persino per respirare. Anche se a dire vero preferirei essere libero di parlare e guardarla in volto mentre mi fa queste piacevolezze.
Anche a lei piace la situazione, almeno a giudicare dall'aumentata umidità della sua parte più femminile.
Poi all'improvviso, smette e si alza. Non più gravato del suo peso mi sento quasi come se volassi.
Si gira e si sdraia sopra di me, la sua intimità sfrega contro la mia. Le sue labbra sfiorano le mie. Respiro nel caldo del suo alito. I miei occhi, la mia volontà e la mia anima si perdono dell'azzurro dei suoi.
Una rossa cascata di capelli diventa la tenda che cela il mondo esterno e ci fa sentire ancora più intimi.

Mi sfiora le labbra, lieve. Ho voglia di sollevare la testa e di baciarla sul serio, ma ho paura di rovinare la magia...ma soorattutto sono sicuro che lei non gradirebbe.

Adoro sentire la morbida cremosità del rossetto ed il suo sapore.
Mi regala un bacetto,leggero, rapido.
Poi si alza, abbandona il letto, si tira indietro i capelli con un ampio gesto del braccio, inarca la schiena a mettere in evidenza i seni impreziositi dai turgidi capezzoli.

Ravana nella solita borsa e tira fuori due grosse mollette di solido legno collegate con uno spesso spago da pacchi.
Le piazza senza tanti complimenti sui miei capezzoli, quasi all'unisono, usando entrambe le mani e schiacciando bene con indice e pollice.
"Ahia!"
"Zitto!"

Si gira e prende una bottiglietta dalla forma sinuosa, con un contenuto trasparente ma non acquoso, dotato di una certa viscosità. Direi che contiene un olio.
La apre e ne versa una piccola ma generosa quantità nel palmo della mano destra.
Un esotico profumo si spande nell'aria. Quello di un frutto tropicale che al momento fatico ad identificare.
Emette un lieve sospiro e sorridendo, sorniona, mi dice: "Finora ho giuocato. Adesso ti faccio impazzire sul serio".
 
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view post Posted on 26/1/2020, 13:57     +1   +1   -1

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Adesso sì che sono seriamente preoccupato. Finora mi aveva, si fa per dire, solo fatto perdere la ragione. Non so cosa avrebbe potuto fare più di quello che già non avesse fatto. Eppure avevo imparato che Miss Clara era tutto fuorché sottovalutabile.

Inizia semplicemente con lo spargere l'olio sul pene ed a massaggiarlo, fino a farlo diventare di quella consistenza di solito gradita dalle signore in quei momenti d'intimità in cui si dimenticano di essere tali.

Insiste sulla cappella con tocco leggero e deciso, poi lo percorre con tutta la mano, dall'alto al basso e ritorno, ruotando nel contempo la mano.
All'improvviso si ferma. Lo stringe saldamente alla base con l'indice ed il pollice della mano sinistra chiusi ad anello. Mi guarda direttamente negli occhi e comincia con la punta dell'indice dell'altra mano a fare dei lenti movimenti circolari sul glande, partendo dalla parte più lontana, insistendo prima sul prepuzio, poi girando intorno all'uretra.
La sensazione è qualcosa che definire eccitante sarebbe riduttivo.
La salda stretta alla base impedisce sia che il membro si afflosci sia che esploda anzitempo. Almeno quella è la sensazione, in quanto io mi sento tanto eccitato da venire, sento le classiche pulsazioni ma non vedo uscire il classico fiotto.
Anche lei se ne accorge ed infatti accentua la stretta alla base ma smette di stuzzicarlo.
"Direi che è un po' presto, non trovi?
Che sensazione stai provando?"
La sua voce è un sussurro roco, eccitante. I suoi occhi sono fissi nei miei.
"Come se fossi sul punto di venire, anzi, come se stessi venendo ma non riuscissi."
"Ti piace?"
"Molto, miss Clara".
Annuisce.
Poi all'improvviso allontana le mani dalle gambe.
Il mio membro sembra dotato di vita propria. Pulsa e si muove, oscillando leggermente.

Avvolge lieve, con graziosi movimenti del candido polso lo spago che unisce le mollette attorno all'indice sinistro ed inizia a dare dei piccoli strappi.
I capezzoli già provati prima ora subiscono un altro tormento.

Mi lamento un pochino, ma in fondo non mi dispiace.

Sorride, perfida. E mentre continua a giocare con lo spago, riprende il massaggio al già virile e marmoreo membro.
Bastano pochi movimenti della mano per riportarmi nello stato di quasi orgasmo.
Quasi, visto che ancora una volta mi viene negata l'esplosione.

Ripete il giochino un altro paio di volte, portandomi sempre più al limite e poi fermandosi.
Io mi sento come se fossi venuto ogni volta, eppure il senso di frustrazione aumenta.
L'ultima volta tento di ingannarla e cerco di prolungare il contatto alzando un po' il bacino.
"Davvero vuoi fare il furbo con me?", esclama tra il divertito ed il sorpreso.
Scuote leggermente le spalle.
E ricomincia. Insiste a lungo sul prepuzio con l'unghia. Io ormai sono sempre sul punto di esplodere. Sembra che i testicoli siano pieni ed ansiosi di svuotarsi.
Ma ancora una volta, appena avverte che sono al limite, si ferma.
Poi mi guarda. Fissa negli occhi. Il mio virile e marmoreo è sempre lì, pulsante. Mi sembra che persino le sue vene siano ancora più in evidenza.
Stavolta gioca un po' più a lungo con lo spago delle mollette.
"Ti costringerò a supplicarmi di lasciarti venire. Se sarai convincente, ti lascerò libero di esplodere. Altrimenti posso andare avanti così fino a domani mattina e mandarti via pieno".

Ricomincia a massaggiarmelo, ancora una volta alternando diverse tecniche.
Io non ne posso più: sembra che sia in un orgasmo perenne, come lo stato di frustrazione.
Eppure mi piace essere suo in quel modo. Dipendente da lei per il mio piacere. Non avrei mai pensato di poter durare così.
Questa volta stacca la mano ben prima del limite, poi mi guarda, mi sorride e mi dice:"Questo farà male. Ma farà godere me."
Tira violentemente lo spago, le mollette si staccano ed io caccio un urlo che definire carico di sofferenza sarebbe un eufemismo.
Lei intanto gongola, con le mollette che penzolano dalla mano sinistra.
Si avvicina, le abbandona sul mio petto e con la mano ora libera si procura un po' di piacere mentre i miei occhi corrono frenetici dal suo suo sesso, al suo seno al suo viso su cui si avvincendano espressioni di goduria ad occhi socchiusi. Le sue dita entrano ed escono, sempre più fradice, sempre più lucide.
Io intanto sono sempre lì, bloccato, con l'asta che svetta dura e luccicante di olio. L' altra sua mano ora stimola ora ferma il mio piacere.
Lei intanto ha raggiunto un orgasmo possente in cui le tremano persino le gambe. Si siede un attimo accanto a me, mentre calma gli ansiti.

Poi finalmente la mano con cui lei si è concessa di godere mi viene portata dinanzi alle labbra con un invito ad aprire la bocca. Assaporo tutta le sue quattro dita insieme, poi le lecco una per una. Incredibilmente eccitanti i suoi umori.

Si sdraia su un fianco, e riprende con le rosse labbra a stimolarmi i capezzoli, leccandoli, suggendoli e mordendoli.
Io sono sempre al limite, non ne posso davvero più.
Inizio a supplicarla di farmi venire.
Riesco a sentire le sue labbra aprirsi in un sorriso mentre mi succhia il capezzolo destro.
Mugola,mentre ha tra le labbra un pezzo di me: "Dovrai fare di meglio".

Non so per quanto tempo il giochino vada avanti, ma ho i testicoli sempre più gonfi ed il pene sempre più anelante di dar loro una mano a sfogarsi in una via di uscita .

"Adesso basta, non ti blocco più, voglio farti esplodere sulla mia scarpa, poi ti costringerò a ripulirla. Ma devi supplicarmi per farlo".

Cosi dicendo, ha messo sulla mia pancia, una delle scarpe rosse che aveva indosso al ristorante. Lì, appoggiata con la suola sulla mia pancia. Non è messa esattamente in posizione centrale, ma discosta verso la mia sinistra, in modo che la punta sia ortogonale al pene ed il tacco verso il fianco. Ammiro quel tacco a piramide rovesciata, la luce tra tacco e suola, i laccetti rossi che si aprono, abbandonati, verso l'esterno della scarpa.
Naturalmente è andata avanti come prima, sadicamente.

Ormai sto impazzendo davvero, non so cosa darei per essere libero, spingerla via ed usare la mia mano per completare l'opera, ossia venire su quell' eccitante scarpa.

Ho smesso di contare i miei "Miss Clara, la supplico di farmi venire sulla sua scarpa e di farmi ripulire tutto con la lingua".

Ho smesso di contare i miei:"La prego Miss Clara, questa volta non si fermi, vada avanti, la prego".

La mia voce è sempre più lamentosa.
Il mio animo ed il mio corpo sempre più conquistati da lei. Tutta la mia intelligenza, la mia prontezza di spirito hanno traslocato dal mio cervello al mio membro. Non riesco neppure ad essere lucido. Penso solo a lei, alla sua mano, alle sue labbra, ai suoi occhi, alla sua voce.

Mi guarda, sempre con quel suo sorriso che, ormai ho imparato, non promette nulla di buono per me.

"D'accordo, questa volta non mi fermo, come da tua richiesta. In fondo il cliente ha sempre ragione. Ma ti avviso, dopo te ne pentirai e mi supplicherai di fermarmi".

In effetti questa volta sembra decisa a proseguire il classico movimento di mano che percorre tutta l'asta avanti ed indietro fino all'inevitabile eruzione.

Purtroppo mi ha bloccato talmente tante volte che questa volta davvero fatico ad avere, dopo ormai innumerevoli orgasmi senza venire, un orgasmo vero, completo, classico.

Pur nella penombra dello scompartimento vedo piccole stille di sudore sulla fronte di Miss Clara, mentre sempre più freneticamente e con cambi di tocco, torsione e velocità tenta con la sua mano di farmi avere il meritato piacere.

Finalmente, per quanto assurdo possa sembrare, sento la mia crema farsi strada nel mio virile marmoreo, dapprima lentamente, quasi timorosa di essere di nuovo fermata, poi sempre più baldanzosa mentre acquista sicurezza e velocità fino all'uscita, dove erompe con la forza di lava che esce da un vulcano.

Persino Clara sembra sorpresa dalla potenza dello schizzo, che si innalza fino al soffitto per poi ricader, con elegante parabola, sui suoi rossi capelli.

Lesta, Clara abbassa ancor di più l'asta verso la punta della scarpa, che dopo due o tre fiotti da rossa diventa rosea, tanta è la quantità di lattiginosa materia che la ricopre.

"Ah, si. Grazie, Miss Clara, grazie!"

Ad ogni emissione, facilitata dalla sua mano che sale lungo l'asta e spreme la punta mi sento sempre più vuoto, sempre più leggero e sempre meglio.
Non avrei mai creduto di poter produrre ed emettere tanta roba. Né di poter resistere così a lungo. Né di avere un orgasmo così potente e diverso dal solito.

Le ultime due o tre volte, ormai sono uscite solo poche gocce che si stemperano sulle mani di Clara e si mescolano all'olio. Lei non si preoccupa e le spande lungo l'asta.

Ha rallentato il movimento e accentua la strizzata sulla cappella, quasi a spremerla come un limone.

Io penso che ormai possa anche smetterla, che nulla sia possibile che ancora esca. Anche perché quel movimento di mano, che prima era bramato e liberatorio, inizia ad essere un po' meno grato.

Penso che anche lei se ne sia resa conto, dato che si è quasi fermata.
Però quel sorrisino non prevede nulla di buono.
"Adesso viene il bello!"
Io, ingenuo, pregustando la pulizia forzata della scarpa le manifesto il mio entusiasmo.
"Oh, si, Miss Clara, la prego, mi costringa a ripulire la scarpa, la prego, la prego".
Mi guarda, severa.
"Certo che lo farai. Leccherai tutto. Altrimenti venti nerbate non te le leva nemmeno il padreterno. Ma dopo. Prima ti farò soffrire in un modo che nemmeno ti immagini. D'altronde sei tu che mi hai chiesto di non fermarmi, ricordi?"
Rimango un po' basito: che vorrà dire?
 
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view post Posted on 2/2/2020, 12:38     +1   +1   -1

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Mi guarda ed inizia ancora a masturbarmi con quella sua bellissima, anche se un po' paffutella,mano.
Lenta, sensuale, sulla parte terminale della cappella, avendo cura di stringerla bene nel palmo.
Fin dall'inizio avverto un fastidio che diventa via via maggiore.
All'improvviso aumenta il ritmo, come faceva prima,quando voleva farmi venire.
Provo non proprio un dolore ma una sensazione estremamente sgradevole.
La zona è sensibilissima e lei insiste, ma quello che prima dell'orgasmo era piacevole, ora diventa,incredibilmente, quasi intollerabile.

Inizio ad agitarmi.

Senza alcun successo, essendo legato, tento di sottrarmi a questa strana forma di tortura che non ho mai provato.
Ma la mia dolce e nel contempo perfida aguzzina conosce perfettamente il fatto suo ed insiste, caparbia, nelle zone più sensibili del mio virile marmoreo ormai sul viale del tramonto.

Il viso chiaro, tondeggiante, con il mento a punta, impreziosito da un leggero tocco di belletto, ha un espressione divertita. Così come la luce nei suoi acquamarinei occhi dalle sopracciglia sottili,rosse come i suoi morbidi capelli.
Le labbra, cremose di rossetto carminio, sono atteggiate tra un lieve broncio di concentrazione ed un sorriso di piacere.

"Sto andando avanti, come tu mi hai supplicato. Non ti piace?", domanda con un' innocenza pari a quella del palo interrogato da una ronda notturna mentre staziona, con atteggiamento indolente, davanti ad una banca.

Il tormento aumenta ancora, come la velocità con cui la sua mano scorre lungo l'asta.
Mi dimeno ed emetto gridolini di dolore.
"La prego, miss Clara, basta, la prego si fermi, la supplico, basta, basta".
"Bello vero? Non avresti mai immaginato quale fastidio possa procurare lo stesso gesto che prima ti dava piacere!"
Con l'altra mano inizia a stimolarmi i capezzoli, aumentando il tormento. Poi mi schiaccia, leggermente, i testicoli.
Intanto il virile marmoreo continua a perdere vigore ed a suonare il riposo.
"Molti vengono ancora, anche se non è piacevole come la prima volta. Chissà se sei uno di quelli?" mi domanda, mentre una punta di rosea lingua fa capolino tra le labbra, forse pregustando un ulteriore prolungamento della mia agonia.

Mi sembra di vivere la stessa situazione in cui da bambini si veniva bloccati da quelli più grandicelli e sottoposti alla tortura del solletico. Non era dolorosa ma estremamente sgradevole.

Dopo qualche minuto però la mia virilità entra decisamente in letargo e con essa il fastidio.
Clara se ne avvede e smette.

Non faccio in tempo a tirare un sospiro di sollievo che il suo sguardo mi indica la scarpa rossa appoggiata sulla mia pancia, ancora miracolosamente ritta, nonostante le mie torsioni di poco fa.
"Lo sai, vero, che c'è ancora quella da ripulire? Non te lo sarai dimenticato, spero."

Si, me l'ero scordato. La crema che ricopre la punta ormai si è, non dico solidificata, ma rappresa e raffreddata un po' si. Non sono più molto entusiasta di doverla degustare.

"Anche questa sarà una bella prova. Potrei slegarti con calma e poi metterti in ginocchio e costringerti a ripulirla, ma ho deciso di essere buona e di non farla diventare ancora più fredda e ripugnante. A meno che tu preferisca leccarla mentre sei in ginocchio, ma francamente non ti consiglio di chiederlo. Sarà già abbastanza dura così, ora che l'eccitazione è passata."
In effetti mi sarebbe piaciuto molto essere messo in ginocchio e costretto, come prima, a ripulire, con il tacco a punta dello stivale che mi sprona. Ma mi guardo bene dall'esprimere questo mio pensiero a voce. Nel mondo sottosopra di miss Clara ho paura che, la maggior parte delle volte, valga la regola opposta a quella del mondo reale: se esprimi un desiderio, si avvera.

Prende in mano, quasi con la cautela con cui si maneggia una preziosa reliquia, la scarpa rossa. Vedo, come in un sogno, come lentamente la punta ricoperta di quella che ormai più che crema sembra gelatina si avvicina alla mia bocca.
Clara mi fa passare dietro la nuca la mano libera e mi aiuta a sollevare la testa.
"Apri la bocca,bene!"
Scuoto la testa, leggermente.
"E' proprio necessario?" mormoro a fior di labbra.
La piccola punta lambisce le mie labbra socchiuse.
"Si". Buttato fuori d'un fiato ma sussurrato, quasi un sospiro dolce.
Poi cambia tono:"Devo prendere la frusta? Ti devo mettere in ginocchio, costringerti e poi punirti? Ti assicuro che sarà molto peggio, Ambrogio. Ora apri la bocca".

Apro.
La punta viene introdotta con decisione, ma senza violenza, come se fosse un fatto ineluttabile, nella mia bocca.
"Apri di più."
Spalanco per accogliere quanta più scarpa possibile.
"Chiudi".
Serro le labbra sulla pelle della scarpa e avverto la consistenza fredda e viscida del mio sperma.
Non faccio in tempo ad avere un senso di schifo che lei la estrae facendo un 'mmmmmh' , come quando la mamma estrae dalla bocca del pargolo il cucchiaino con l'odiato e vomitevole olio di fegato di merluzzo.

Deglutisco la gelatinosa sostanza che mi è rimasta in bocca e mi lecco le labbra per ripulirle.
Sono quasi nauseato, ma non più di tanto. Mi è piaciuto, sono eccitato dall'essere stato costretto.
"Lecca".
Lei fa ruotare la scarpa in ogni direzione mentre io lappo con vigore, per riportarla all'originale grado di pulizia e di brillantezza.
"Ora il tacco. Immagina di essere una donna che lo prende in bocca".
Succhio anche il tacco a tronco di piramide, che si allarga andando verso la suola.
Poi, finalmente, dopo l'ennesimo controllo in controluce del grado di pulizia della calzatura, vengo dispensato dal servizio.

Mi si avvicina, mi accarezza i capelli con gesto affettuoso. Mi solleva leggermente la testa, ma non come prima.
Appoggia le labbra sulle mie, che schiudo leggermente in un aperto invito, aspettando la punta della sua lingua. Invano.
Si ritrae.
"È ancora un po' presto per quello. Fai conto che di solito, per i miei studenti, le mie labbra sono irraggiungibili. Ritieniti fortunato che tu abbia avuto qualche lieve assaggio".

Mi slega. Muovo gli arti, sofferenti dopo essere stati a lungo immobilizzati in quella posizione.
Mi invita a fare attenzione ai capogiri nell' alzarmi.

"C'è ancora dell'acqua in questa brocca. Bagna questa pezza e ripulisciti un po' sia la bocca che lì in mezzo alle gambe e sulla pancia. Poi rivestiti, prendi quell'altra brocca e vai a fartela riempire di acqua calda dal conduttore, mentre io uso l'acqua di questa per darmi una rinfrescata".
Il tono non è secco ma neutro, come quando ci si rivolge ai propri servi.
Eseguo il tutto, sempre tenuto costantemente sotto controllo dal suo sguardo.

Esco con la brocca di metallo smaltato e mi dirigo alla postazione dell'addetto.
Spiego la situazione porgendogli il contenitore. Gli faccio capire tra le righe che in questo momento non posso, ma la mattina dopo sarei tornato in abiti più decenti e lo avrei ringraziato come si addice.
Qualunque pensiero si sia fatto sulla situazione, lo tiene accuratamente celato dietro un espressione cordiale e servizievole.
D'altronde si sa che i ricchi signori sono si eccentrici, ma dotati di ampia scarsella piena di soldi, che a volte condividono con i poveri lavoratori sotto forma di laute mance.
E si sà che il denaro è una potente lisciva per sbiancare le coscienze di molte persone che ha, come benefico effetto collaterale, quello di cancellarne anche la memoria.

Al mio ritorno trovo che Clara si è cambiata: indossa una camicia da notte di raffinata seta nera , con trasparenze e giochi di vedo e non vedo che mi fa immediatamente ritornare sul chi va là.
Se ne accorge. Mi sorride.
"Direi che per stasera basta, hai goduto a sufficienza. Anche se..."
Sembra un po' restia.
Poi si decide.
"No, basta, anche per me. Ti dispiace aiutarmi?"
La aiuto a preparare la seconda cuccetta.
"Ti dispiace coricarti e girarti dall'altra parte. Anche se non sembra in certi momenti divento timida".
Faccio come mi è stato detto, anche se penso che lei sia bellissima anche quando sia struccata.
Ma si sa come sono fatte le donne.

Dopo qualche minuto spegne la luce e si corica nell'altra cuccetta.
Mormora un "Buonanotte, Ambrogio", forse timorosa di svegliarmi.
Rispondo con altrettanta sommessa voce:"Buonanotte, Clara".
Sento che sorride, mentre fa un espirazione di finta esasperazione:"Dovrei punirti, ma adesso non ne ho voglia. Facciamo la prossima volta?"
Sorrido anch'io ma non rispondo.

Non riesco a dormire. Sono ancora troppo eccitato e sconvolto. Invece dopo qualche minuto mi giunge un sommesso russare.
È elegante persino nel suo produrre questo piccolo e costante ronfio.
Mi piace terribilmente questa donna, benché sia di qualche anno più vecchia di me. Immagino quale gioiello potrei farle come dedica personale. Difficile superare quello che ho già fatto. Ma forse un paio di orecchini da abbinare...
Disegnando nella mia mente gli ornamenti e immaginando le mie mani lavorare per crearli, finalmente cado tra le braccia di Morfeo.

Mi sento scuotere dolcemente ma decisamente.
Non sono uso a questo genere di risvegli, almeno da quando non sono più un adolescente.
Penso sia un sogno.
Ci metto un attimo a capire dove mi trovo e chi sia quella bellissima donna perfettamente truccata e vestita da giorno che mi scuote.
Penso, per un attimo, che si sia verificato l'irreparabile e che mi sia sposato. Non faccio in tempo a complimentarmi con me stesso per l'ottima scelta, se proprio dovevo farmi del male, almeno ho avuto buon gusto, che capisco tutto.
Una Clara perfettamente riposata, vestita e truccata mi scuote leggermente.
"Sveglia, dormiglione. È ora di andare nella tua cabina."
In effettti, almeno da quanto si vede dal finestrino, il sole è sorto da un po'.
"Buongiorno, principessa Clara", esclamo, ricevendone un cambio un buffetto.
"Vedo che il principe si è svegliato. E meno male che i servi si dovrebbero svegliare prima della padrona per accudirla e badare alle sue necessità. Ma la colpa è solo mia, che ho lesinato con la frusta. Stai tranquillo che la prossima volta non commetterò lo stesso errore."
Non so se scherzi o sia seria.
Ma in ogni caso mi alzo.

"Grazie ancora per ieri sera. Se posso permettermi di dirlo, senza tema di esagerare, direi che ieri è stata la migliore serata della mia vita".

Si illumina:"Sono contenta che ti sia piaciuta. Se a Costantinopoli ti va, possiamo rifarla. Ma adesso devi andare".

La assecondo ed esco. Non faccio in tempo a bussare alla mia porta che Gastone la apre.
Scalpita per tornare dalla sua padrona. Ed io lo capisco.
Perfettamente.
Non ci salutiamo nemmeno.
Entro e trovo il letto sfatto ma nulla in disordine.
Mi rassetto, mi vesto decentemente e vado dal conduttore a mantenere la mia promessa. Arrivo giusto qualche attimo prima del cambio turno. Con gesto elegante e disinvolto, nel ringraziarlo ancora per il suo prezioso aiuto ricevuto la notte scorsa, gli faccio scivolare in mano una mancia talmente cospicua che penso valga un quarto del suo stipendio. E che anche per me non è proprio una quisquilia. Ma tanto più abbondantemente l'ingranaggio è ingrassato, tanto meglio lavora senza cigolii e si usura di meno, almeno così diceva sempre mio padre.

Durante il resto del viaggio fino a Costantinopoli non ebbi altre occasioni di parlare con miss Clara, che intravvidi solo al ristorante una volta. Era in compagnia di Gastone ed ebbe cura di sedersi distante da me.
Dedussi che qualcun altro stava vivendo il suo sogno e che forse anche la parentesi della scorsa notte ne faceva, in qualche modo, parte.
 
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43 replies since 26/10/2019, 08:38   6175 views
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