Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

Orient Express

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 26/10/2019, 08:38     +5   +1   -1

GPI

Group:
Member
Posts:
10,658

Status:


Il viaggio che sto per intraprendere se da un lato è necessario, dall'altro non si può dire che sia spiacevole.
Attendo nervosamente al binario l'arrivo dell' Orient Express, o meglio, per essere precisi, del Simplon Orient Express, destinazione Costantinopoli. Sono felice di lasciare, ufficialmente per pochi mesi,ufficiosamente spero per sempre, questa Italia ormai fascista da un paio di anni. Un paese in cui non mi ritrovo e non riesco ad adeguarmi. Assurdità tipo l'uso del voi, che quasi è comico, il dover provare, almeno esteriormente, in ogni momento del giorno la propria fede fascista mi nauseano. Purtroppo però non posso farne a meno dato che i nostri attuali clienti più facoltosi sono di due tipi: i primi, quelli di vecchia data, hanno aderito al partito non appena ha preso il potere, i secondi,quelli più recenti, hanno potuto permettersi di varcare la soglia del nostro negozio proprio per le ricompense che hanno avuto quali squadristi della prima ora.

Dico nostro perché io e mio fratello abbiamo ereditato la gioielleria di mio padre, che a sua volta l'aveva avuta da mio nonno che a sua volta ed alla via così fino al 1600. E forse indietro ancora. Anche se qualche generazione indietro non era proprio un negozio, più un laboratorio, direi.

Mio fratello, sposato e stanziale, segue maggiormente la parte di vendita e, assieme a due commessi,cura il negozio. Io,scapolo per scelta delle poche donne che ho amato seriamente, mi occupo dell'acquisto di partite di pietre grezze che poi grazie al taglio ed all' incastonatura diventeranno i costosi oggetti dei desideri delle dame dell'alta società e quindi dei loro mariti, fidanzati, amanti, spasimanti e così via. Sono anche l'artista che disegna i pezzi unici o più pregiati della collezione.

Al mio fianco destro, in verticale sulla banchina in porfido, una valigia in cuoio marrone chiaro, fatta a mano ed un po' consunta.
Un bagaglio che qualcuno giudica un po' misero per un gentiluomo del mio rango. Ma amo viaggiare leggero: un paio di abiti completi per le cene, un paio di vestiti da giorno ed una camicia da notte con berretta, sono più che sufficienti per le mie esigenze. Inoltre il cospiquo carnet di traveller's cheques che ho con me mi consentirà di acquistare, se ne avessi necessità, ogni bene, una volta cambiati in moneta locale.
Al mio fianco sinistro una borsa, sempre in cuoio marrone chiaro, ma a soffietto, come quella in voga tra i medici condotti. Solo che la mia non contiene stetoscopio, sfigmomanometro, siringhe e farmaci, ma i miei libri preferiti, che mi terranno compagnia durante il lungo peregrinare che ho in programma. Inoltre, tra i libri, diverse lettere di credito completavano il mio bagaglio.

Sono in anticipo. Forse la mia voglia di partire mi ha spinto ad affrettarmi, nell'illusione di iniziare prima il viaggio. Non sono però l'unico. Il mio sguardo è attratto da principio da un lieve trambusto all'inizio della banchina, poi da una splendida dama vestita con un sontuoso abito verde, gonna ampia, lunga. Un abbondante uso di crini completa l'opera. Noto l'assenza di busto con stecche a creare il vitino da vespa come impone la moda ma la schiena è libera nella sua forma ed un ampio décolleté presenta al mondo due candidi frutti maturi.

Una rossa formosa e, non so perché, mi viene da pensare focosa, che sembra il prototipo di come ci si immagina le figlie di Irlanda, avanza seguita da quello che non esito a qualificare come il suo cameriere personale ed una folta schiera di facchini carichi all'inverosimile.
Il suo cameriere, in una livrea impeccabile, regge due valigie, simili alla mia, di cuoio chiaro, senz'altro contenenti generi preziosi che la signora non si fida a dare in mano ad estranei.
Man mano che il gruppo si avvicina distinguo il viso tondo, il mento leggermente a punta, con labbra sottili e perfettamente imbellettato.
Occhi che sospetto verdi, nascosti da un civettuolo cappellino con veletta perfettamente coordinato con l'abito. La piccola comitiva si ferma a pochi metri da me. Guardo incuriosito la dama, dal bordo superiore del Corriere della Serva, come ho soprannominato un noto ex autorevole quotidiano, che sto leggendo distrattamente, reggendolo con le braccia ben aperte.
Anche lei come me appartiene senz'altro all'alta borghesia.
Do una scossa al giornale, le cui pagine scrocchiano secche e poi giro pagina. Lo schiocco secco attira il rumore della dama, che rivolge il viso verso di me. Sorrido, timido, e faccio un piccolo, impercettibile cenno con il capo. Lei mi guarda, indifferente.
Mi rituffo nella lettura. Anzi, fingo di farlo. In realtà sto pensando a mio fratello. Lui ha capito, stamattina. Mi ha dato un abbraccio ed ha nascosto le lacrime, soprattutto alla moglie, ormai diventata, con suo disappunto,fascista più che convinta.
Per toglierla di torno, dopo aver guardato il giornale che spuntava dalla mia tasca e le mie dita leggermente sfumate di piombo, me lo sfilò ed apostrofò la moglie:"Prendi, vai di là e dagli una stirata come fai con il mio." Erano ormai un paio d'anni che aveva preso questo vezzo,quello di farsi stirare il giornale, da quando un nostro cliente inglese gli aveva raccontato che il suo maggiordomo faceva questa operazione ogni mattina: questo fissava meglio l'inchiostro ed evitava che le dita si sporcassero.
Finalmente soli ci siamo parlati, a bassa voce. Gli ho confessato le mie intenzioni: lui non ha detto nulla, se non " I tuoi nipoti te li saluto io", riferendosi ai suoi due gemelli, due piccole pesti di quattro anni, maschio e femmina. Gli voglio bene, anche se non li vedo spesso. Mia cognata mi sopporta poco.

Invece io e mio fratello ci siamo sempre voluti bene, anche quando litigavamo spesso per il negozio, soprattutto perché io, essendo il maggiore ne avevo ereditato la gestione, secondo i desideri di nostro padre, venuto a mancare quando noi eravamo ancora giovani. Poi abbiamo capito che come gestore e nei rapporti con la clientela ero un disastro, mentre lui non era bravo nel trattare pietre grezze e nella parte artistica.
Ci siamo scambiati i ruoli, ognuno fa quello che gli piace e gli è più consono e tutto fila a gonfie vele.
Un anno fa, quando nostra madre è spirata, per caso eravamo andati sul discorso: a parte lui, che aveva comunque la sua famiglia, io non avevo più legami ed avevo ventilato l'idea di migrare nel nuovo mondo ed aprire una bottega là. Avevamo fatto anche diversi piani: lui mi avrebbe dato il suo pupillo, un ottimo gestore ed io gli avrei lasciato i miei due migliori allievi dal punto di vista selezione e taglio pietre. Poi tutto era rimasto nel cassetto.
Fino a qualche giorno fa. Il clima per me iniziava a diventare insopportabile. E pericoloso.
Dunque eccomi, qui su questa banchina della stazione centrale di Milano, sita ai bastioni di Porta Venezia, restaurata dopo l'incendio avvenuto quasi due anni fa, pronto per iniziare una nuova avventura e forse una nuova vita. Prima Costantinopoli per acquistare pietre preziose grezze: parte le avrei spedite Milano tramite corriere fidato e parte le avrei tenute con me, se avessi deciso di andare fino in fondo nella mia nuova avventura.
Preso nei miei pensieri quasi non mi accorgo dell'arrivo del treno, fino a che sento uno stridore metallico ed una serie di sbuffi di vapore.
 
Top
view post Posted on 26/10/2019, 09:49     +1   +1   -1

Decano BDSM

Group:
Member
Posts:
1,853

Status:


Ambientazione particolare. Scrittura in perfetto stile vtxiano che è un marchio di fabbrica. Aspettiamo impazienti il seguito
 
Top
view post Posted on 26/10/2019, 12:21     +1   +1   -1

Maestro di Piedi

Group:
Member
Posts:
4,156

Status:


CITAZIONE (Maxslave5 @ 26/10/2019, 10:49) 
Ambientazione particolare. Scrittura in perfetto stile vtxiano che è un marchio di fabbrica. Aspettiamo impazienti il seguito

Condivido in pieno.
 
Top
view post Posted on 26/10/2019, 19:30     +1   -1
Avatar

Assistente

Group:
Member
Posts:
30

Status:


MI associo! Attendo il seguito.
 
Top
view post Posted on 5/11/2019, 19:51     +1   -1

Maestro di Piedi

Group:
Member
Posts:
3,267

Status:


"Qui scappa il like, poi leggo il racconto" :)
 
Top
view post Posted on 5/11/2019, 20:06     +1   -1

GPI

Group:
Member
Posts:
10,658

Status:


CITAZIONE (Flover 991 @ 5/11/2019, 19:51) 
"Qui scappa il like, poi leggo il racconto" :)

Grazie per la fiducia...anche se immeritata.
 
Top
view post Posted on 9/11/2019, 16:37     +2   +1   -1

GPI

Group:
Member
Posts:
10,658

Status:


Gli sbuffi del vapore mi riscuotono e mi riportano al presente molto di più dello stridore metallico dei freni. Ho sempre adorato gli allegri sbuffi di vapore che provengono dalle locomotive, meravigliandomi sia di come l'ingegneria umana sia riuscita ad imbrigliare e sfruttare tale potenza, sia di come essa, una volta fatto il suo lavoro, si volatilizzi in allegri ed innocue nuvole.

Anche se potrei definire il gesto poco cavalleresco, con scatto fulmineo, afferrata valigia e borsa a soffietto, passo davanti alla rossa focosa e salgo i predellini per accedere alla carrozza.
Avevo il sospetto, poi confermato, che la rossachiomata dama con la sua allegra ciurma che l'accompagnava, avrebbero impiegato una mezz'ora abbondante per sistemarsi e non volevo trascorrere l',attesa in piedi sulla banchina fungendo da spettatore.

Appena entrato in cabina inalo profondamente: ah, l'odore del lusso! Una miscela costituita da molteplici essenze: il profumo del cuoio più morbido ingrassato, l'aroma del legno pregiato lucidato con cera d'api, il sentore di pulito del più fine velluto.

Mi accomodo e do lasco ai pensieri mentre guardo fuori dal finestrino. Ad un certo punto inizio ad ignorare il trambusto che sta avvenendo fuori dal corridoio, mentre la dama si accomoda, indovino dai rumori, nella cabina accanto alla mia.
Non mi accorgo neppure di quando il frastuono scema a dar spazio al silenzio. Mi scuoto solo quando un possente fischio lacera la quiete, seguito pochi istanti dopo da da un rumore di macchine sbuffanti. Il treno parte lentissimamente mentre la locomotiva sembra compiere un erculeo sforzo per vincere l'inerzia del tender e delle carrozze aggiogate.
Osservo scorrere dal finestrino dapprima lentamente, poi sempre più veloci, scene di vita cittadina, che ad un certo punto si diradano sempre più, per cedere il passo a paesaggi bucolici e scorci di momenti agresti al tramonto.

In genere nella mia vita quotidiana sono estremamente morigerato e non sono dedito ad aperitivi vari, se non una volta alla settimana, ma quando viaggio mi lascio andare.

Mi dirigo verso la carrozza ristorante con in mano uno dei libri tratti dalla mia borsa di cuoio chiaro, a soffietto, stile medico condotto.
Adoro i polizieschi e questo è un classico: il mastino dei Baskerville.

Mi siedo, guidato dal maestro di sala, su un tavolo libero a metà vagone, lato sinistro del corridoio, direzione nel senso di marcia del treno. Osservo la tovaglia che sembra stirata sul tavolo, e forse lo è. Accarezzo il candido tessuto, ricevendone in cambio una sensazione di giusta morbidezza e rugosità. Una sensazione di lino di qualità. Vorrei chinarmi ed annusarla, per inebriar le nari con il fresco profumo di pulito.

Sta spopolando un cocktail...ehm scusate, lo squadrista di turno alla censura mi impone di italianizzare fascisticamente la parola straniera...pena la degustazione forzata di una bevanda dal gusto non particolarmente grato al palato, dall'effetto dirompente e di solito non considerata atta all'aperitivo.

Dicevo, sta spopolando una bevanda arlecchina, chiamata Negroni ma che a me non piace: preferisco l'Americano originale.
Sto quasi per ordinarne uno quando all'improvviso decido di optare per una bottiglia di champagne, scusate, sciampagna, con cui poi accompagnerò anche la cena.

Mi arriva la bottiglia immersa nel suo bravo secchiello portaghiaccio di argento massiccio,che viene aperta correttamente, ossia facendola sospirare e non facendola schioccare.

Contemporaneamente arriva un piattino rettangolare contenente, qui mi perdonino i signori squadristi censori, tre piccole vol au vent contenenti una crema di formaggio aromatizzata in diversi gusti e quello che sembra una piccola miniatura del secchiello del ghiaccio che custodisce mandorle tostate e salate.

Non mi ero reso conto di quanto fossi affamato e spazzolo via il tutto.
Poi, lentamente, mentre mi godo il mio libro, assaporo il flute di champagne decidendo che ne ho abbastanza di ridicole italianizzazioni a tutti i costi. Che vengano pure in forze gli squadristi difensori dell'italianità.
Faccio un cenno al maitre ed ordino una spigola, che arriva dopo circa mezz'ora. Mi viene presentata intera, tutta perfettamente guarnita. Rispondo affermativamente alla domanda se gradissi che mi venisse pulita.
Viene rimessa sul piano del carrellino con cui si trasportano le ordinazioni e velocemente il cameriere toglie le lische, in modo professionale e pulito. Sembra un capolavoro. Io invece avrei fatto un macello.
Inizio ad attaccarla fieramente e con voracità.

All'improvviso percepisco una folata d'aria prodotta da persona che passa. Alzo lo sguardo e mi ritrovo a fissare la formosa proprietaria della chioma rossa e di due splendidi occhi acquamarina mentre si siede.
L'abito è sempre verde chiaro, ma più attillato, di stoffa plissettata, con uno spacco vertiginoso nella gonna lunga che lascia intravvedere, oltre allo scorcio di gamba, delle scarpe rosse con laccetto alla caviglia e tacco a piramide, largo alla scuola ed appuntito in fondo, di circa 6 cm, secondo la moda attuale.
La caviglia è sottile ma le gambe, sono piuttosto formose, così come il resto del corpo.
Ancor più vertiginosa ed al limite della decenza la scollatura : due fasce che, unite dietro il collo, scendono dalle spalle ed imprigionano i seni, dividendoli e coprendoli completamente. Lo spacco della scollatura, a guisa di lama, ma di lattea pelle anziché di duro acciaio, arriva giù strettissimo fin quasi all'ombelico. Sobbalzo impercettibilmente quando vedo l'oggetto che orna la scollatura.
Le unghie sono di lunghezza media, curate e smaltate di rosso scarlatto. Le mani e le dita sono candide e paffutelle, così come il viso, florido, da ragazza sana, con un mento leggermente a punta.
Labbra impreziosite da un cremoso rossetto. Scarlatto, ovviamente.
Il maitre che l'ha accompagnata, con il suo domestico al seguito, proprio al tavolo alla mia destra, lato opposto del corridoio, le aveva indicato proprio il posto simmetrico al mio.
Lei invece era passata oltre e si stava sedendo in senso contrario alla marcia del treno, dirimpetto a me.
Dà una fugace occhiata al mio piatto. Evidentemente decide di trascurare il menù.
Si informa, con discrezione, di che cosa io abbia ordinato. Ed ordina la stessa cosa. Per se e per il suo personale.
"Io gradirei anche un flute di champagne, per lui, invece, solo acqua".
Pronuncia queste parole in tono deciso, con una voce dolce, non roca ma neppure alta,nasale o chioccia. Una voce gradevole all'udito di ogni uomo.
"Spiacente madame ma lo champagne lo serviamo solo a bottiglia."
"Peccato. Per me una bottiglia è troppa."
Colgo al volo l'occasione e, seppur con il viso che tende a mimetizzarsi con il porpora del sedile, riesco a parlare senza inceppi:"Perdonatemi l'ardire, non ho potuto fare a meno di origliare, ma se voi non vi offendete, sarei ben lieto di dividere la mia bottiglia con voi dato che anche per me è un po' eccessiva".
Non era vero. Anzi. Me la sarei bevuta tutta volentieri. Ma avevo bisogno di un rompighiaccio perché volevo e dovevo intavolare una conversazione con la donna. Indossava infatti una collana d'oro cui pendeva tra i seni un gioiello realizzato da me. Ma non uno qualsiasi. Il gioiello. Quello su cui avevo tribolato un bel po' di tempo, un paio di anni fa. Quello fatto per un cliente difficile, un nobiluomo inglese al seguito dell'ambasciatore. Aveva portato lui la pietra da incastonare ed aveva fatto una richiesta precisa, che era anche la caratteristica, ancorché abbastanza occulta, del monile.
Realizzarla e per di più con stile risultò tutt'altro che facile. Ma il risultato lasciava senza fiato, anche se non dovrei essere io a dirlo, dato che ne ero il creatore.
Nel commissionarmelo mi disse che era un regalo speciale per una persona speciale che aveva realizzato tutti i suoi sogni.
Anche se in realtà quasi tutti i clienti ci dicono la stessa cosa. Un regalo speciale per una persona speciale. Ma pochi aggiungono il seguito: che ha realizzato tutti i loro sogni. Ed ancora meno lo dicono con il tono con cui l'aveva detto lui.
Per quello ero curioso di conoscerla.

Edited by Vtx - 9/11/2019, 20:11
 
Top
view post Posted on 15/11/2019, 13:25     +1   -1
Avatar

Miss AnnTropa per vocazione

Group:
Donna Dominante
Posts:
2,013
Location:
Momentaneamente Barcelona (ES)

Status:


:-O ancora ancora ancora vogliamo altri episodi!!!
 
Web Contacts  Top
view post Posted on 19/11/2019, 18:21     +3   +1   -1

GPI

Group:
Member
Posts:
10,658

Status:


"Non lo sapete che origliare è da maleducati? Un gentiluomo, anche quando non può farne a meno, fa finta di niente!" Dice con tono di rimprovero.
Che poi addolcisce in un sorriso: "Questa volta però siete perdonato ed approfitterò volentieri della vostra generosa offerta."

Dal canto mio, evito di specificarle che anche guardare nel piatto degli altri per copiarne l'ordinazione viene considerato non particolarmente elegante. Sfodero il mio miglior sorriso a sessantaquattro denti.
"Sono lieto che mi abbiate perdonato. A mia parziale discolpa, lasciatemi dire, che quando un gentiluomo vede una dama in difficoltà deve assolutamente intervenire, anche a costo si notasse che abbia compiuto atti non proprio signorili."
Sorride leggermente.
Mi alzo dalla poltrona e mi inchino leggermente ma rigidamente con il busto in avanti e la mano sinistra sul petto:
"Permettete? Ambrogio Brambilla, per servirla."
Lei mi porge la mano con il dorso all'insù, per il classico baciamano. Dopo averle preso le dita delicatamente, le sfioro a distanza il dorso con le labbra. Ha una mano curatissima e morbidissima, leggermente paffutella.
"Miss Clara." si presenta. Noto che non usa il termine francese Madame o Mademoiselle e neppure qualcosa di più patrio.
Non mi dice altro.
Per non farmi mancare nulla attacco subito con una bella gaffe.
"A dir la verità, appena vi ho vista, sono rimasto colpito dal meraviglioso gioiello che indossate."
"Strano. In genere gli uomini rimangono colpiti dai miei occhi, dalla mia bellezza, non dai miei gioielli. A meno che non siano ladri".
Sorride.
Arrossisco.
Balbetto e ci piazzo una toppa peggiore del buco:"Scusatemi, veramente vi avevo notato prima sulla banchina ed eravate stupenda con quell'abito verde. Non che non lo siate anche adesso con questo meraviglioso abito plissettato.Abbinati entrambi, con eleganza, alle vostre scarpe rosse all'ultima moda.
Ve ne prego, lasciate che vi precisi che il mio interesse per il monile è puramente professionale...ehm si, anche se fossi un ladro lo sarebbe, ma in realtà io sono l'opposto. Sono il gioielliere che l'ha creato e lo considero l'apice della mia carriera.
Anche se ne ho creati di più preziosi e più lavorati per diverse nobildonne, questo rimarrà sempre nel mio cuore. Ci ho messo l'anima per accontentare un cliente che mi ha trasmesso davvero un sentimento speciale, direi d'amore e devozione per la persona cui era destinato".
Mi interrompo brevemente,giusto il tempo di recuperare con la mano sinistra il monocolo che uso per esaminare pietre e che ho sempre con me nella tasca.
"Permettete?"
Dimentico del fatto che non sono nella mia bottega e che la signora non è uno di quei mezzibusti finti che si usano per esporre i preziosi, od una cliente che sta provando un nostro manufatto, mentre con la sinistra indosso la lente, allungo la destra in direzione del ciondolo.
Una ferrea e dolorosa stretta al polso mi fa genere di dolore. Non è maschia la cosa, ma non me ne frega nulla.
Il domestico della dama, che mi sembra più avvezzo all'uso delle armi che non alla cura della padrona, mi ha fulmineamente bloccato. Il polso mi sembra stretto in una morsa d'acciaio.
Mi rendo conto della situazione. Ormai sono talmente rosso acceso che sembro il carbone nella caldaia della locomotiva.
"Oddio scusatemi, ve ne prego. Deformazione professionale. Non ho saputo resistere, volevo vedere se era proprio il mio oppure una copia." Enorme figura da ciccolataio,come si usa dire a Milano. Non me ne rendo conto subito. Tanto ormai, una più, una meno.
"Ma come osate, villano e buzzurro. Prima allungate le mani e poi osate insinuare che sarei una miserabile che indossa una copia? Ah ,se fossimo ancora a qualche lustro fa ordinerei al mio servo di darvi una sonora battuta che vi serva di lezione per il futuro."
L'importante è cominciare bene un bel rapporto!
"Vogliate scusarmi", dico tra i denti, dato che il domestico serra sempre il mio polso nella pressa a vapore celata nella mano, "di solito non sono così cafone. È che sono così emozionato nel vedere la mia creazione indosso ad una bellissima donna come voi. Adesso capisco le parole ed il tono con cui vi descrisse vostro marito lord..."
Mi interrompe, secca, prima che possa completare la frase.
"Non è mio marito!"
Il mio volto è talmente acceso che al confronto la brace della famosa pipa del mio eroe, Sherlock Holmes, sembra spenta.
"Mi scusi. Non sapevo.Pensavo che...L'uso del termine miss mi aveva tratto in inganno. Capisco."
"No, voi non capite. Non potete."
Capisco bene, lei è la concubina. Adesso ricordo, in ritardo che forse, se una è sposata ad un Lord si appella Lady. Invece Miss sta per signorina, forse.
"Ma se davvero voi siete l'artista che dite di essere conoscerete la particolarità del monile, visto che non si palesa fino a che non viene rivelata. Ed anche allora lo fa a fatica."
"Ma certamente. È quello che mi fece impazzire. Mi venne chiesto di incastonare la pietra in una lavorazione d'oro e d'argento che avesse come motivo ornamentale ricorrente le lettere CDL in una specie di corsivo svolazzante. Immagino che la C stia per Clara."
"Gastone, lascia."
Immediatamente la pressa dal volto umano chiamata Gastone smette di serrarmi il polso e la mia mano prova l'ebbrezza di essere irrorata nuovamente dal sangue.
"Grazie, Gastone" dico, guardando il domestico con malcelata ostilità.
"Per curiosità, cosa vi disse esattamente chi vi commissionò l'opera?"
Le racconto tutto, non ometto nulla.
Le descrivo anche le ore passate a disegnare bozzetti, i diversi studi sottoposti all'approvazione del committente ed i suoi "Non è abbastanza elegante, non è abbastanza signorile, non è alla sua altezza", fino alla realizzazione attuale.
"Se volete esaminarlo, accomodatevi. Anche se sono sicura che non avrebbe mai osato darmi una copia."
"Non ne ho bisogno. Dopo le vostre parole, son certo anch'io che sia l'originale."
"È stato davvero un gesto meraviglioso da parte sua dopo che l'ho, in un certo senso, educato e gli ho cercato la moglie giusta.Dopo averla istruita, per una buona riuscita del loro matrimonio, naturalmente. Ora che so tutta la storia lo apprezzo ancora di più."
"Ah, quindi voi eravate la sua precettrice"
"Una specie. Come vi è stato detto, io realizzo sogni, rendo reali le fantasie ed i desideri che certe persone hanno. Un po' come voi. Solo che talvolta i miei clienti non hanno le idee chiare e non sanno esattamente cosa vogliono. Beh, a volte, penso anche i vostri entrano nella vostra bottega con poche idee e ben confuse. Ma a volte, i miei,
Non sanno neppure di volermi frequentare. Allora, devo a mo' di novella Socrate, utilizzare la maieutica per aiutarli a capire quello che al loro interno già conoscono."
"Oibò, ora sono ancora più confuso su di voi"
"Davvero? Eppure secondo me avete le idee molto chiare."
"Voi dite?"
"Un dettaglio, che avete sottolineato poco fa, è particolarmente rivelatore. Inoltre ad una donna non sfuggono certe cose. Alcuni vostri sguardi, alcuni vostri atteggiamenti sono piuttosto rivelatori, ad un occhio addestrato. Come direbbe il protagonista del romanzo che state leggendo."
Ero felice di cambiare discorso.
"Conoscete Conan Doyle?"
"È uno dei miei preferiti, come penso lo sia per voi."
L'arrivo del cameriere con la comanda interrompe il nostro dialogo.
Dopo aver presentato le spigole in tutto il loro splendore, pone la rituale domanda:"Volete che ve lo prepari io?"
"Per me si. Per il mio servo no. Deve imparare a farlo, nel caso gli capitasse di doverlo fare per me. Per cui vi pregherei di spiegargli mentre eseguite".
Gastone un po' arrossisce, ma solo un attimo. Dopo aver ricevuto uno sguardo, che sono quasi sicuro di dover definire carico di severa minaccia da parte di Miss Clara, il domestico si dispone ad osservare e replicare.
Mentre il cameriere esegue destramente il compito, Gastone osserva ed ascolta le spiegazioni. Osservo ed ascolto anch'io, dato che non sono particolarmente abile in quest'arte ed il cameriere è un ottimo insegnante, che non si limita a dare istruzioni per la spigola ma coinvolge nelle spiegazioni anche altri tipi di pesce e le varie differenze.
Naturalmente il risultato dell'opera di Gastone è abbastanza lontano dalla perfezione di quello ottenuto dal nostro insegnante.
Miss Clara non sembra soddisfatta, ma non dice nulla. La sua occhiata a Gastone è eloquente tanto che egli assume l'espressione del discolo colto a fare una marachella.
Le rabbocco il flute con lo champagne.
Intanto finisco quel che era rimasto del mio pesce che ormai è diaccio.
Verso l'ultima lacrima della bottiglia nel mio bicchiere e, notando che la mia dirimpettaia ha finito il suo flute ma è ancora lontana dal finire il piatto, ne ordino un'altra bottiglia.
Naturalmente cedo anche alla richiesta del dolce: non posso resistere alla crème brûlée.
Lo champagne non si sposa al dolce...ma pazienza.
Appena arriva la nuova bottiglia, la prima cosa che faccio è rabboccare il flute di miss Clara, che mi regala un grazie con lo sguardo. Anche se più che un ringraziamento per il gesto mi par di vedere un bagliore di qualcos'altro, come un grazie di cortesia per un' azione aspettata e data per scontata da parte sua e dovuta da me.
"Potevate aspettarmi per il dolce."
Questa è la sua frase non appena termina il branzino.
Rimango muto, non sapendo cosa rispondere.
"Suvvia, non lasciatemi credere che vi sarebbe dispiaciuto continuare la conversazione precedente. Mi sembravate piuttosto interessato."
"In che senso?"
"Sulla mia professione"
"Pensavo foste una precettrice che all'occasione diventa sensale."
"Sapete bene che non è così."
"Avete ragione. Concretizzate fantasie.Soprattutto degli uomini, se ho capito bene."
"Fantasie particolari, degli uomini. Anche quelle che avete voi, anche se vi ostinate a negare. Vi piacciono le mie scarpe?"
E così dicendo fa uscire dallo spacco del vestito un polpaccio che termina in una caviglia sottile a cui è allacciato il cinturino di una scarpa rossa. Tacco largo che si rastrema a punta, tipo piramide rovesciata.
"Sono all'ultima moda. Ed estremamente belle. Sono meravigliose su di voi".
Fa oscillare e roteare la caviglia.
Mi si secca un po' la gola.
Bevo, con noncuranza, un sorso di champagne.
"Dite? Sapete quanto uomini avrebbero notato le mie scarpe? E quanti avrebbero saputo dire che sono all'ultima moda? Voi siete un appassionato di scarpe femminili?"
Arrossisco.
"Solo se indossate dalla donna adatta. Ma che c'entra? In base a questo voi deducete che io abbia fantasie particolari?"
Senza chiedere nulla, si trasferisce al mio tavolo, proprio di fronte a me.
"Oh, adesso ne ho la certezza! Non sarei chi sono, se non fossi abile a cogliere certi segnali."
Si rivolge a Gastone:"Vai a sincerarti che la mia cabina sia preparata a dovere per la notte."
"Si miss Clara." dice il domestico.
Immediatamente, a mo' di pupazzetto a molla che esce dalla scatola, si alza di scatto e ci lascia soli.
"Quanto a noi, direi che possiamo continuare la nostra interessante conversazione davanti ad un dolce. Che ne dite, sareste così cortese da chiamare per me il personale ed ordinare altre due porzioni di quel che vi siete gustato senza neppure aspettarmi? Così possiamo parlare un po' di quello che vi ostinate a negare".
 
Top
view post Posted on 22/11/2019, 16:42     +2   +1   -1

GPI

Group:
Member
Posts:
10,658

Status:


Basta un lieve cenno e subito il personale di sala accorre. Richiedo altre due porzioni di crème brulé.
Quando rimaniamo soli la guardo.
Potrei dire che, in silenzio, mi beo della sua bellezza, ma non è proprio così.
Il problema è che lei ha ragione. L'ho sempre saputo. Anche se non l'ho mai confessato. A me eccitano tantissimo le gambe delle donne, soprattutto se impreziosite da scarpe che ne accentuano la forma. Anzi, ad essere onesto, spesso mi affascinano più le scarpe che non le gambe. Ne sono attratto. Provo impulsi strani. Quando anche da ragazzo, per la mia iniziazione, al compimento della maggiore età, sono stato portato dagli amici, secondo l'uso, in una casa chiusa, ero terrorizzato. Avevo paura che la signorina si accorgesse di questa mia particolarità e ne ridesse con le colleghe. Avevo paura che tutto non funzionasse bene e che la mia iniziatrice si accorgesse che per eccitarmi doveva fare certe cose.
Per fortuna, lei indossava, caso strano, degli stivali vittoriani con tacco altissimo e una complicata chiusura a laccetti. Solo al vederli la mia immaginazione galoppò e vi fu un'alzabandiera da manuale. Una volta in camera, lei mi chiese se potevo aiutarla a toglierli. Io, arrossendo, risposi che poiché non ero mai stato con una donna ed ero nervoso, temevo che solo toccare le gambe o gli stivali mi avrebbe portato ad un livello di eccitazione tale che sarei esploso subito. Lei rise e disse che si, in genere i novellini non facevano in tempo ad introdurlo che erano già venuti... li adorava perché erano le marchette più facili e veloci. Però si ricaricavano subito, avevano voglia di un'altra ciulata un po' perché avevano provato un certo piacere, un po' perché volevano dimostrare di essere uomini in grado di soddisfare una donna e quindi in genere pagavano la seconda marchetta. Io arrossii. Non ero abituato ad un linguaggio da trivio.
Lei sorrise. Da vicino sembrava più vecchia dei venticinque che le avevo dato. Scoprirò più tardi che ne aveva 23. Una vita siffatta, fatta di marchette una dietro l'altra, senza mai vedere il sole o trascorrere tempo all'aria aperta, frequentando molteplici persone e le loro perversioni rende callidi e fa invecchiare prima.
Mi innamorai di lei e, credetti, lei di me...ma questa è un'altra storia troppo lunga da raccontare qui. Diciamo che la famosa pratica della quindicina mi risparmiò di essere intrappolato ( così dissero i miei amici ) da una furba puttana oppure troncò sul nascere una bella e struggente storia d'amore di due anime quasi gemelle ( così penso io tutt'ora).
Mi propose che, nel caso fossi esploso mentre le sfilavo gli stivali, non avrebbe contato. Anzi, sarebbe stato meglio per me, cosi facevamo quella vera, quella che doveva rendermi uomo, bella e durevole.
Adesso, alla luce delle parole di miss Clara mi domando se anche Silvia, così disse di chiamarsi, non avesse capito tutto ed io sia davvero così trasparente per le donne.
Mi spogliai, con la scusa di non voler venire nell'intimo. Lei intanto era semiseduta sul letto, gonna sollevata.
Stivali e cosce in mostra. Era in bella vista anche l'agognata bernarda. Quanto a me, la mia eccitazione era palese e suscitò complimenti vivissimi. Iniziai a seguire le sue indicazioni per slacciare lo stivale, poi lo afferrai a due mani e tirai con decisione ma in modo blando. Non si mosse. Venni incitato a tirare di più forte, a dare anche qualche strattone.
Cosa che feci. Lo stivale, che non sembrava voler abbandonare la postazione, fin al momento tenacemente tenuta, all'improvviso alzò bandiera bianca e si sfilò dalla gamba con un rumore come di risucchio. Ed io mi ritrovai ad oscillare all'indietro, ma riuscii ad evitare di carambolare sul pavimento con le gambe all'aria.
Avevo un trofeo tra le mani ed una virilità sempre più sull'orlo dell'esplosione. Avrei desiderato portare quello stivale al naso per inebriarmi del suo odore. Avrei desiderato leccarlo e poi sfregarlo sopra la mia erezione, per venirci sopra. Mi vergognai dei miei pensieri.
Mentre depositavo a terra lo stivale che avevo in mano, mi avvicinai all'altro ancora indossato e non troppo casualmente, feci in modo di sfregare un paio di volte il glande sulla pelle. Non ce la facevo più. Silvia se ne accorse. Me lo prese in mano e mi fece esplodere con due abili mosse. Parte del mio seme finì sullo stivale.
Rosso come un peperone balbettai un mi dispiace e mi offrii di pulire.
Ma lei, veloce, aveva già preso una pezza che aveva a portata di mano e provveduto alla bisogna.
Finalmente riuscii a togliere anche quello, che depositai accanto all'altro.
Non so se fu la scena dei due stivali adagiati per terra o la vista del solco che le donne hanno tra le gambe e di cui i maschietti favoleggiano sempre, fatto sta che ancora una volta nessuno poteva mettere in dubbio la mia virilità. Silvia all'improvviso sembrò accorgersi del trascorrere del tempo, visto che mi disse che bisognava sbrigarsi che avevo pagato per una semplice.
Visto che era già bello duro, lo infilò in un profilattico in gomma pesante, "per proteggerti tesoro", mi disse.
La gomma venne unta leggermente con un liquido oleoso.
Poi mi disse che dovevo metterlo li, indicando la fessura ed allargandola con le dita.
Sembrava un roseo fiore sbocciato. Goffamente, come descritto in tanti racconti di quelli più grandi di me montai sopra di lei e guidato dalla sua sapiente mano, la penetrai.
Cercai di baciarla come avevo letto in tantissimi racconti, come avevo sempre immaginato di fare, ma lei si scostò:"i baci riservali alla fidanzatina". Però poi vedendo la mia espressione forse scossa dalla sue parole dure, mi diede un leggero bacetto a labbra ben chiuse.
A me l'eccitazione stava scemando, poi pensai a quegli stivali, allo schizzo di prima su di essi, immaginai non so come, non so perché, me stesso in ginocchio a pulirli. Ed ecco che all'improvviso l'asta divenne virile. Non so ma il mio corpo automaticamente, in un ricordo atavico, seppe cosa fare. Iniziai a non preoccuparmi di farle male, di pesare su di lei, di essere delicato. Semplicemente iniziai a fare quel tipico movimento animale di bacino che viene usato da secoli:lei, sotto con le gambe larghe, spalancate, a circondare la mia schiena,ad attirarmi a se ogni volta che affondavo, che emetteva una serie di gemiti di piacere. Io che ansimavo e grugnivo, cercando di penetrarla come pensavo avesse fatto un vero uomo. Ed intanto nella mia mente vedevo me stesso venire sugli stivali. Alla fine esplosi.
Il resto fu una delle tante conclusioni normali che accadono tutt'ora nelle case di tolleranza.
Io all'epoca ne rimasi sconvolto...poi non ne feci parola con nessuno, nemmeno con Silvia che rividi altre tre volte, di cui l'ultima mi costò lo sproposito di lire 4, una piccola fortuna, per intrattenimento prolungato.
Per questo nei successivi anni frequentai poco le donne e con non tanto amore e frequenza le case di piacere. Lo facevo per dovere, per evitare che qualcuno potesse pensare che fossi un sodomita. Ed ogni volta o tentavo di chiedere alla ragazza di tenere indosso le scarpe, se mi piacevano, oppure pensavo a quel magnifico schizzo sullo stivale e come avrei voluto pulirlo.
Le mie rimembranze durano qualche secondo. Miss Clara è rimasta imperterrita a fissarmi, con un sorriso enigmatico. Avrei giurato che i miei ricordi fossero stati proiettati per lei su un telo bianco con musica da pianoforte ad accompagnare, come al cinematografo.
 
Top
Pearlage….. .
view post Posted on 22/11/2019, 17:24     +1   -1




Me gusta
Pearlage
 
Top
view post Posted on 29/11/2019, 06:56     +3   +1   -1

GPI

Group:
Member
Posts:
10,658

Status:


"Allora non mi raccontate nulla? Volete che indovini io e voi mi dite se sbaglio?"
Sorride lievemente.
Rimango muto come un pesce.
"Secondo me stavate pensando proprio a quello che vi ostinate a negare".
Si sporge verso di me, mi guarda diritto negli occhi. Io, invece, lascio il contatto visivo e faccio correre lo sguardo dalle labbra, un po' sottili per i miei gusti, ma belle, agli occhi chiari, vivi ed intelligenti.
"Secondo l'uso, quando avete raggiunto l'età giusta siete stato portato in un lupanare per essere iniziato. Li una donna, diciamo così, esperta, vi ha impartito i primi rudimenti, quelli comuni. Non ha fatto domande, vi ha preso per mano e guidato per il primo passo.
Io invece, come vi è stato detto, anzi, sottolineato con tono speciale, faccio avverare sogni e fantasie.
Potete considerarmi una precettrice di livello superiore, che impartisce lezioni solo a studenti speciali e meritevoli. Potremmo dire particolarmente dotati di fantasia o geniali. Studenti che si distinguono dalla massa per diverse abilità...ad esempio fare complicatissimi calcoli a mente. Ma per aiutarli a sbocciare ho bisogno di sapere quale sia la loro particolarità: sono bravi nei calcoli o hanno una memoria prodigiosa?"
Mi guarda.
"Sai Ambrogio", mi dice, in un sussurro, sfiorandomi la mano e facendomi sobbalzare "ho già capito che ti eccitano le scarpe. Sto cercando di capire se anche i piedi ti fanno lo stesso effetto. Se ti fermi all'oggetto oppure vorresti qualcosa di più, ad esempio sentirti ordinare di inginocchiarti ad adorare l'oggetto del desiderio. Ti piacerebbe essere comandato a bacchetta da una donna e subire punizioni corporali se non obbedisci?"
Anziché essere turbato dalle sue parole mi sento eccitare. Mi vergogno di questo. Sono forse un malato di mente? Qual uomo sano vorrebbe mai essere comandato da una donna e punito da lei? Semmai il contrario, come giustamente è d'uso.
"Forse vi sbagliate. Sono un normalissimo studente con abilità normali".
"Non mentire a te stesso Ambrogio! Molti uomini sono stupidi: mentono al prete, al medico o all'avvocato. Od a tutt'e tre. Ma quello che è più grave, mentono alle ragazze che pagano per dar loro sollazzo. Hanno chissà qual timore...
Ah, se, solo per un attimo potessero leggere nella mente di quelle donne, scoprirebbero che le loro paure sono infondate! Ma vedrebbero anche verità molto più terrificanti per lorsignori.
Ma tu sei intelligente Ambrogio, fantasioso,sei fervidamente creativo. Lasciami libero accesso, non ti giudicherò per i tuoi pensieri, come tu non dovrai giudicarmi per i miei. O pensi di essere l'unico al mondo che immagina situazioni strane? Pensi che solo gli uomini abbiano certe fantasie? Voi siete anche più fortunati di noi donne: mentre voi venite iniziati nei casini, nessuno pensa a noi donne, specialmente quelle perbene. Si suppone lo debba fare il marito! Che cosa assurda! Anche se per fortuna esistono le amiche e le madri che qualche consiglio lo danno. Voi arrossireste se sapeste quanto sono schiette e crude le donne quando parlano tra di loro di intimità."
Io la guardo e deglutisco.
Vorrei fare uscire un "Come vi permettete? Io non sono un depravato come voi!"
Invece decido di lasciarmi andare...il mio istinto dice che ci si può fidare di lei.
"Clara, io, ecco, ma non saprei. Tutto quello che mi hai detto mi turba un po', anche se non nego che... Ecco in effetti qualcosa di vero c'è...ma per me sarebbe difficile parlarne".
"Per questo ci sono io."
Si ferma e si allontana da me, con un gesto naturale.
Il cameriere si avvicina. Se ha notato qualcosa, fa finta di niente. Depone graziosamente i nostri dolci e si ritira, in buon ordine, dopo essersi sincerato che i nostri flute siano pieni e che vi sia ancora champagne nella bottiglia.

Miss Clara prende il cucchiaino d'argento massiccio e lo affonda nella crema. Poi lo porta alla bocca, guardandomi sensualmente. O forse è una mia impressione? Schiude le labbra, intravvedo i denti piccoli e candidi. Introduce il cucchiaino, e poi, tenendo le labbra chiuse, lo estrae guardandomi negli occhi. Le labbra accarezzano il metallo. Gli occhi hanno una luce maliziosa.
Si riavvicina e sussurra:"Non sarai così banale da immaginare come tutti gli uomini che ci sia il tuo membro al suo posto, vero? Almeno spero non con me in ginocchio. Oppure si? Ti piacerebbe se fossi invece tu in una posizione particolare? Magari legato, in modo da non poter fare nulla..."
Si ferma e mi guarda. Io sto pensando che si, potrei essere interessato.
Lei affonda ancora il cucchiaino nella sua crème.
Anche questa volta il rito della degustazione avviene sensualmente. O sono io che fantastico?
La mia è ancora intonsa.
"Sai Ambrogio", mi dice mentre agita il cucchiaino verso di me, ma non come se fosse il direttore d'orchestra con la bacchetta, ma in modo più lieve, quasi sottolineasse pause e parti del discorso, "ho capito che sei un osso duro, sei un timidone. Non hai intenzione di mollare. Mi piacciono quelli come te, sono quelli che hanno le fantasie più estreme e divertenti. Solo che le negano con tanta di quella forza che sembra non sappiano neppure di averle.Facciamo un gioco, io ti dico cosa mi piacerebbe fare con te, ti racconto la mia fantasia. Poi se ne hai voglia mi racconti la tua."
Si avvicina ed abbassa la voce, che diventa un roco sussurro.
"Mi piacerebbe legarti ben stretto ed imbavagliarti, in modo che tu non mi possa chiedere neppure pietà. Poi inizierei a stimolarti dove vedo che ti piace, lentamente e lungamente, ma senza mai farti arrivare al culmine. Ti farei arrivare più volte sulla soglia dell'esplosione del piacere, ma ti fermerei prima. All'inizio può essere piacevole, ma dopo un po' diventa frustrante. Ed io sono brava, posso andare avanti così un paio d'ore. Dai tuoi mugugni capirei le tue implorazioni, le tue suppliche ad andare avanti, a non fermarmi. Prima o poi lo farò. Andrò avanti. Ti farò provare il piacere più acuto che mai avresti immaginato. Ma non mi fermerò. Puoi pensare che sarà un godere prolungato. Invece no. Dopo un po' inizierai a provare un certo fastidio, anzi, per qualcuno un vero dolore. Ti dimenerai, mi implorerai di smettere , come e con maggior forza di prima, di quando mi dicevi di andare avanti. Ma come prima sarai in mio potere. Potrei smettere. Oppure continuare fino a che sarai sensibile. Ti piacerebbe provare Ambrogio? Che dici, ci vediamo tra un'ora nel tuo scompartimento? Porto corde e bavaglio e queste bellissime mani con cui ti amministrerò piacere e dolore. Sarai davvero mio. Non ti costerebbe nulla provare".
Io la guardo. Mi sono eccitato davvero tanto a sentirla parlare. Si, mi piacerebbe proprio. Chissà, magari potrei convincerla a stimolarmi con quelle labbra. A baciarmi.
"Adesso tocca a te!"
Io afferrò il cucchiaino e lo tuffo nella piccola ciotola di pregiata porcellana che contiene la densa crema gialla con zucchero di canna bruciacchiato sopra.
Mi concentro su di essa, come se non esistesse altro.
Mangio in silenzio almeno metà porzione fingendo di ignorare lo sguardo di Clara. Eppure lo sento, penetrante,che mi comunica una paziente ma ferma attesa.
Alla fine alzo la testa, troppo timido per guardarla negli occhi, mi concentro su una ciocca di capelli color rosso fuoco appena sopra la sua fronte.
"Mi piacerebbe provare quello che mi hai raccontato!"
Mi esce impetuosamente. Non riesco a trattenermi.
"Ma quella è la mia fantasia, Ambrogio. Non la tua. Sei sicuro di voler sprecare forse l'unica occasione della tua vita senza realizzare il tuo sogno?"
La guardo. Ha ragione. Quello che ha descritto mi ha eccitato tantissimo, non avevo mai neppure pensato ad una cosa simile. Ma perché non essere onesto con lei? In fondo posso dirle benissimo quello che desidero e poi chiederle se si può fare sposare con la sua idea. Anzi, sarebbe ancora meglio. Devo solo trovare il modo di vincere l'imbarazzo che provo a confessare una cosa del genere.
Memento audere semper dice il Vate. Ma io non sono come lui. Sono più un tipo alla Trilussa.
"È una cosa un po' imbarazzante. Diciamo che adoro le scarpe da donna di una certa foggia. Anche gli stivali. Tipicamente mi eccitano le fogge con tacchi alti che si stringono e si assottigliano andando verso terra. Ma non è solo quello. Immagino di essere nudo, in ginocchio e di leccarle. Di essere calpestato, soprattutto..." faccio una piccola pausa, visto che sono veramente in imbarazzo...e la parte peggiore deve ancora venire...
 
Top
view post Posted on 29/11/2019, 14:51     +1   -1
Avatar

Sottomesso anomalo. Più unico che raro

Group:
Moderatori
Posts:
9,544
Location:
ROMA

Status:


Il lupanare era il bordello nell'antica Roma. Dubito fortemente che nel ventennio ci potesse essere qualcuno che poteva chiamarlo in siffatto modo. In certi ambienti, si chiamavano < Case di tolleranza> o anche < Case di comodo> mentre per tutti gli altri erano semplicemente bordelli o casini.
 
Top
view post Posted on 29/11/2019, 15:28     +1   -1

GPI

Group:
Member
Posts:
10,658

Status:


Vorrei smentirti...
www.focus.it/site_stored/imgs/0004/041/locandina.900x600.jpg
C'era il culto di Roma e del latino. E lupanare si trova anche in una poesia di Catullo o di Ovidio...non mi ricordo più.
 
Top
view post Posted on 29/11/2019, 16:07     +1   -1
Avatar

Sottomesso anomalo. Più unico che raro

Group:
Moderatori
Posts:
9,544
Location:
ROMA

Status:


Mi sembra tanto come quei ristoranti moderni che scrivono HOSTARIA per far vedere che si tratta di cibi di una volta. Ovvero, è una locandina ma credo che nel linguaggio la parola lupanare non fosse usata. Cosi come non non diciamo " Sono andato a mangiare in un hostaria" , con molta probabilità loro non dicevano "Sono stato in un lupanare" Ma vado a intuito e infatti ho detto " dubito". Non ho mai sentito un film o letto un libro ambientato in quel periodo in cui si usa quel sostantivo. In una poesia di Catullo invece, è più che probabile.
A parte questo, un racconto scritto correttamente come al solito. Ma è ancora presto per valutare la storia anche se l'ambientazione è molto suggestiva e sembra di poter vedere spuntare da un momento all'altro Hercule Poirot.
 
Top
43 replies since 26/10/2019, 08:38   6175 views
  Share