| «Non s’immagina neppure quanto colui che ha stabilito che l’assassinio è un crimine abbia limitato ogni sua voluttà; si è privato di cento piaceri, uno più delizioso dell’altro, osando adottare l’odiosa chimera di un pregiudizio». Era il 1788, quando – rinchiuso in una buia cella del carcere della Bastiglia – il marchese Donatien Alphonse François de Sade diede forma compiuta a quello che sarebbe diventato il suo libro più scandaloso: Le centoventi giornate di Sodoma. Ottantadue anni dopo, nella Galizia asburgica di fine Ottocento, lo scrittore Leopold von Sacher-Masoch diede alle stampe un’opera altrettanto maledetta: Venere in pelliccia – la storia di un uomo che firma un contratto da schiavo con una donna bella e crudele. È dalle penne di questi due romanzieri – e conseguenzialmente dai loro nomi – che nasce il moderno sadomasochismo. L’inventore del termine è lo psichiatra tedesco Richard von Krafft-Ebing (Psychopathia Sexualis, 1885), il cui giudizio sulle pratiche in questione era evidentemente tutt’altro che positivo. Le prime comunità di quello che sarebbe diventato il mondo Bdsm ebbero una vita piuttosto travagliata: nell’Europa di inizio Novecento le cosiddette devianze sessuali erano spesso considerate illecite, e sovente venivano punite col carcere. Nel 1918 vede la luce il primo magazine di settore, con annunci di incontri e feste private: London life. Il vero boom, tuttavia, arriva dopo la seconda guerra mondiale: nel 1946 nasce la rivista Bizzarre, il cui contenuto è dedicato a bondage, dominazione e feticismo. Nel 1951, a New York, è fondato il primo locale dichiaratamente sadomasochista, lo Shaw’s. Vengono organizzati i primi raduni internazionali, come quello di Colonia del 1969. La «vecchia guardia» è composta perlopiù da omosessuali e deve scontrarsi quotidianamente con il feroce ostracismo del mondo esterno. Scrive il giornalista Jay Wiseman nel suo An Essay about The Old Days: «A quei tempi spendevamo molto tempo cercando di rassicurare i neofiti che non erano malati o pazzi». La musica cambia dopo il 1968, con il deflagrare della rivoluzione sessuale. Nel 1974 nasce la prima rivista italiana dedicata al sadomasochismo: si chiama I moderni e viene pubblicata a Genova. Le prime coppie si formano clandestinamente, grazie alle pagine degli annunci e al fermo posta. Bisogna aspettare il 1995, perché in un capannone semi-abbandonato al centro di Milano venga organizzato il primo grande raduno nazionale: vi partecipano una settantina di coppie, rigorosamente armate di fruste e guinzagli. L’avvento di internet, qualche anno più tardi, contribuirà ad avvicinare al movimento una nuova leva di aficionados. Dall’oggi al domani, le vecchie riviste dall’aspetto ingiallito vengono sostituite dai blog, dai forum e dai social network. Il tam-tam virtuale favorisce la nascita dei primi locali specializzati, che si concentrano soprattutto nelle grandi città del Nord. Così, dopo oltre tre secoli di ostracismo, i seguaci del Divin marchese sono finalmente usciti dal ghetto. Perché – come scriveva il loro mentore – «io sono un libertino, ma non sono né un criminale né un omicida».
Questo articolo è del 5 febbraio 2016 in esclusiva per i lettori di SexTelling.
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