Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

Il b&b della Signora Monica

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view post Posted on 29/12/2016, 14:00     +8   +1   -1

Cavaliere BDSM

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I parte
II parte
III parte

Edited by ShyBoy - 8/1/2017, 19:09
 
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view post Posted on 29/12/2016, 14:47     +1   +1   -1
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Maestro di Piedi

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Carino Shy.. scritto bene

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view post Posted on 29/12/2016, 20:29     +1   +1   -1
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Strimpellatore stonato e porcello itinerante

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Bravo Bro! Bella anche l'introduzione delle immagini
 
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view post Posted on 30/12/2016, 10:19     +1   +1   -1
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Decano BDSM

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Complimenti Shyboy, un inizio veramente bellissimo. Mi e' sempre piaciuto il tuo modo di scrivere (tempo fa ricordo di aver letto con piacere il tuo racconto "La dottoressa", purtroppo rimasto incompleto).
Aspetto con ansia il seguito!
 
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Athos78
view post Posted on 30/12/2016, 10:42     +1   +1   -1




Complimenti Shy!Racconto eccitante e coinvolgente
 
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view post Posted on 30/12/2016, 13:18     +1   +1   -1
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Professore/essa SM

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molto bello, grazie :-)
 
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view post Posted on 31/12/2016, 11:29     +2   +1   -1

Cavaliere BDSM

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Ciao ragazzi, ho scritto tutto di getto l'inizio di una storia.
Chiedo scusa per eventuali errori grammaticali.
Non sono uno scrittore e di certo non sono all'altezza di altri racconti, mi piace viaggiare con la fantasia.
Shy

Separatore-Grigio



I PARTE


Quella sensazione di quando ti legano il collare al collo, quando riesci a sentire l’odore della tua Padrona, lo sguardo rivolto verso il pavimento perché sai che è ciò che devi fare, intravedi il tacco a spillo e riesci a focalizzare lo smalto rosso di quella decolleté che lascia intravedere l’alluce; riesci a sentire il Suo profumo, all’improvviso il contatto freddo con il collare, poi il calore, le ginocchia nude sul pavimento, è qui che io sono veramente libero.

<< Oggi devi aiutarmi a fare i servizi in casa, tu te ne approfitti perché tuo padre è partito e pensi di poter fare ciò che vuoi, come ogni sua trasferta. >>
<< Mamma vado a cercare un lavoro, appena rientro farò tutto ciò che vuoi. >>

Mia mamma mi fa un sorriso a 36 denti, sembra che la frase “farò tutto ciò che vuoi” renda le donne felici.
Il Mondo del fetish per me è stata una scoperta, quando avevo 7-8 anni prendevo i giornali della televisione e speravo che i giornalisti pubblicassero un’intervista di qualche donna dello spettacolo con delle scarpe sexy o dei sandali aperti che lasciassero intravedere i piedi, non so quanta carta di giornale ho baciato, mi sembra ancora di sentire l’odore dell’inchiostro.
Le cose però sono aumentate in maniera incontrollabile, passavo l’estate a guardare i piedi delle ragazze senza farmi scoprire ed in una frazione di secondo elaboravo nella mia testa scene assurde.

LAVORO-PART-TIME-O-FULL-TIME-POSSIBILITA---DI-CARRIERA906



Sogno o son desto?
Perché no, un lavoro è quello che mi servirebbe per poter evadere dai domiciliari di mia madre e da quell’arpia di mia zia che ogni santo pomeriggio viene a prendersi il thè a casa nostra.
Ora ci provo, parcheggio la bici, tolgo le cuffiette ed entro.

<< Posso fare qualcosa per te? >>
<< Ehm, si, salve. Eh... io veramente... >>

La signora mi guarda e scoppia a ridere.
La sua risata è quasi diabolica, dovrebbero registrarla per poi utilizzarla in un film thriller.

<< Guardi mi scusi vado via. >>
<< Non dirmi che sei arrivato fin qui sperando in un colloquio di lavoro. >>
<< Veramente io neanche sapevo dell’esistenza di questo posto, neanche un sito internet, una recensione, un servizio Booking o un puntamento sul Maps. >>

Eccola che ride di nuovo.

<< Vieni, accomodiamoci. >>

Il mio sguardo cade subito sul pavimento, indossa un tubino nero aderente e delle scarpe con il tacco molto alto, di pelle nera.
Non indossa le calze, un dettaglio non trascurabile.

Lei è una signora sulla quarantina, forse qualche anno in meno, alta, il classico fisico di una signora che frequenta la palestra per mantenersi in forma.
Il corpo curato, il suo collo porta qualche segno della sua età, ma tutto sommato una gran bella signora.
Indossa dei monili molto vistosi, collane, orecchini e due bracciali per ogni mano, indossa solamente un anello con un diamante molto sporgente.

Ha i capelli mossi, lunghi, sono castani con qualche riflesso sul biondo, opera di qualche parrucchiere esperto.
La ciliegina sulla torta è lo smalto rosso alle mani.

Quale può essere il problema di un feticista dei piedi, di vent’anni, con l’autostima pari ai gradi centigradi del polo Nord (sottozero)?
Il concetto di essere inferiore rispetto alle donne.

<< Ehm, si sono qui per il colloquio. >>
<< Che tenero, cosi timido ed inesperto.>>

Ride, di nuovo.

<< Ascolta tesoro di mamma, perché dovrei assumerti? Neanche so chi sei.>>
<< Per tutti i motivi che le ho elencato. >>

Ci sediamo sul divano nella hall ed iniziamo a parlare, il posto è un b&b in periferia, circondato da un giardino ben curato, sembra uno di quei prati inglesi.
L’immobile veste di bianco ed è pieno di credenze e cristalliere con oggettini di porcellana.


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<< Per tutti i motivi che le ho elencato, per creare un sito web, fare i modo che il mondo sappia dell’esistenza di questo piccolo angolo di paradiso, per installare un’insegna luminosa, pulire le stanze, prendermi cura del giardino, al massimo fare qualche bagno in piscina ... >>

Ecco, sul pulire le stanze ci dobbiamo lavorare un po’ su.

<< Fammi pensare. Ho molti altri candidati. >>
<< Immagino. >>

Ovviamente il mio è un tono sarcastico, non c’è nessuno e credo che gli ospiti siano andati tutti via, se mai ci siano stati.

<< Quanto vorresti? >>
<< Mi accontenterei di 500 euro al mese per iniziare, con i contributi compresi. >>
<< Sei ridicolo. >>

Ecco, sto per avere un’altra erezione e non è proprio il momento giusto.
Ma da quando ho oltrepassato la soglia di questo posto, ogni frase è autoritaria.
E’ proprio un piccolo angolo di paradiso, in tutti i sensi.

<< Ti darei al massimo 200 euro, ovviamente in prova, niente contributi mio caro. Se non ti sta bene puoi anche andare. >>

200 euro, 8 mesi di paghetta.
Accetto ovviamente.

<< Va bene, la ringrazio. >>

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Sono dieci giorni che lavoro, è faticoso ma ogni singolo momento viene ricompensato da qualche visione celestiale.
Ieri ero a maniche corte che tagliavo l’erba, Monica, la proprietaria della struttura era stesa sul lettino che leggeva un giornale di gossip con un cappello estivo ed i piedi scoperti.
Una bellissima donna con dei piedi stupendi, sempre smaltati e curati.

Lei non è una donna che vuole imporsi sugli altri, il suo carisma lo fa già da se.
E’ una donna autoritaria in tutto, quando parla al telefono, quando prende le prenotazioni, quando deve trattare con i clienti, solo in quest’ultimo caso ci va piano, con me invece non si pone vincoli.

<< Paolo! Paolo! >>
<< Dimmi. >>
<< Dimmi? Da quando siamo diventati parenti? >>

Sto gocciolando sudore da ogni poro, considerando che è il 20 agosto, potete immaginare.
Monica è sdraiata in costume e sta bevendo un mojito ghiacciato.

<< Vedi questa zolla nel prato? Ti sembra sistemata? >>
<< No signora Monica. >>
<< Bravo, sempre rispetto e gratitudine, non dimenticare mai che pago i tuoi sfizi da ragazzino.
Sistemala. >>

Non può chiedermi questo, il lavoro non è complicato ma sistemare il prato a 2cm dai suoi piedi è una forma di tortura.

<< Perché non baci i piedi della tua Padrona per ringraziarla dell’onore che ti ha concesso? >>
<< Cosa?!? >>
<< Ho detto di concentrarti. >>
<< Ah, mi scusi non avevo capito. >>
<< Chissà a cosa stavi pensando. >>
<< Nulla, nulla. >>

Sto cercando di collegare i punti, sembra quasi che giorno dopo giorno voglia provocarmi.
E se avesse capito in realtà la mia indole?
No dai è impossibile. Al massimo pensa che sono attratto dal suo fisico.

I giorni passano e io e Monica entriamo in confidenza, lei continua a trattarmi sempre in maniera autoritaria, ma si inizia a confidare con me, sembra quasi che inizia a concedermi quel pizzico di fiducia amichevole.

Io ovviamente eseguo ciò che lei mi ordina e sono al settimo cielo.
L’attività sembra andare bene, mai il pienone, ma c’è il ricambio settimanale della clientela, il giusto compromesso.

Una cosa è certa, mi provoca, magari indirettamente, ma lo fa in tutti i modi possibili ed immaginabili, basta pensare ai vestiti scollati, le scarpe, le sue imposizioni.

<< Monica sono arrivati gli ospiti dalla Sicilia. >>
<< Falli accomodare nella stanza regale. >>
<< Veramente io non l’ho rifatta. Possono aspettare due minuti. >>

I clienti iniziano ad alternare lo sguardo tra me e Monica.

<< Vai a rifarla adesso. >>
<< Devo finire prima il giardino, poi andrò a sistemare la stanza. >>

Il suo sguardo mi fulmina con gli occhi.
Oggi sono un po’ distratto e non sto concludendo niente di serio, sono annoiato.

<< Mi dispiace signori per farci perdonare dell’attesa vi daremo una stanza più lussuosa allo stesso prezzo. >>

Fatti accomodare i signori si dirige da me, dall’espressione del viso capisco tutto, non l’ho mai vista cosi adirata.

<< Ti rendi conto di quello che hai fatto? Mi hai messo in imbarazzo. >>

E’ arrabbiatissima.

<< Tu non sai neanche che grande favore ti sto facendo a farti stare qui dentro!! >>
<< Hai ragione, ti chiedo scusa. >>
<< Ti ho detto che non siamo parenti. >>
<< Le chiedo scusa. >>
<< Dovrei punirti, se solo fossi tua madre. Ti do tre compiti ed a mala pena riesci a portarne a termine uno. >>
<< Ha ragione. Sono inutile. >>
<< Smettila con questi vittimismi, mi irritano. >>
Il suo tono severo mi fa rabbrividire ma allo stesso tempo mi affascina. Mi guarda fisso negli occhi, io abbasso lo sguardo, lei se ne accorge.
<< Dovresti andare a fare dei lavori pesanti per pochi spiccioli e poi vediamo se ti permetteresti ancora di farmi fare queste figure. >>
<< Le chiedo umilmente scusa. >>
<< Bravo, cosi ti voglio, umile. Non è colpa tua, è il genere che rappresenti ad essere sbagliato. >>
<< Ha ragione. >>

Monica sorride.
Le sue parole non mi stanno ferendo, anzi.

<< Vai a pulire la piscina, non voglio vederti per oggi. >>
<< Vado subito. >>

Mentre vado via la sento ridere.
Oggi fa proprio caldo, sto pulendo la piscina dagli insetti, ovviamente Monica non ha comprato un dispositivo elettrico perché secondo lei se ci sono io che posso lavorare è giusto cosi.
Gli ospiti sono andati tutti via, con questo caldo, rotta per il mare.
Lei arriva e si sdraia sul lettino, mi vede lavorare e sorride divertita.

<< Questa sera andrò ad una festa, tu farai lo straordinario e mi sostituirai, ovviamente verrai retribuito.
Se non puoi farlo dimmelo subito, cosi ti sostituisco, non vorrei pensassi che ti tratto da schiavetto. >>

Quando sento questa parola, schiavetto, ho un’erezione tremenda, i pantaloncini corti non mi aiutano, mi giro di spalle per non farmi vedere.

<< Mi hai capita? >>
<< Ci sarò Signora Monica. >>
<< Ok. >>

Si alza e mi lascia lì sotto il sole, a pulire la piscina.

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Sono le due inoltrate, ancora non rientra.
Ma che fine avrà fatto?
Sento il rumore di una macchina, mi affaccio alla finestra, è il suo taxi.

<< Signora Monica tutto bene? >>

Indossa un meraviglioso abito nero firmato, le scarpe senza calze dato il clima, le porta in mano, è scalza.
Ai piedi ha una cavigliera d’oro ed uno smalto scuro.

<< Signora Monica? >>
<< Vattene via, non ho bisogno del tuo aiuto. >>
<< Vado via subito, volevo solo dirle che ho sistemato le ultime stanze, ho fatto il checkout dell’ultima coppia rimasta, tra qualche giorno arriveranno i nuovi ospiti. >>
<< Non me ne importa ti ho detto. >>
<< signora Monica, ma che è successo? >>
<< Quel maledetto, il padre di mia figlia, per la seconda volta l’ho sorpreso con un’altra che si baciava, proprio alla festa. >>
<< Figlia? Marito? Ma cosa dice? >>
<< Si, il padre di mia figlia. >>

Fatica a salire le scale cosi io da buon cavaliere l’aiuto, la sollevo quasi per prenderla in braccio.

<< Sbottonami il vestito. >>
<< Come vuole. >>

Sbottono il meraviglioso abito elegante, posso intravedere il suo seno, non prosperoso, direi generoso.
Indossa un reggiseno di pizzo nero.
Nonostante le mie inclinazioni ho una leggera erezione, ho pur sempre vent’anni.

<< Mi stai guardando le tette? >>
<< Assolutamente no. >>

Mi tira un ceffone in pieno viso.

<< Ahia! >>
<< Non devi mentire con me. >>
<< Mi stavi guardando le tette, si o no? >>
<< No. >>

Mi tira un altro ceffone, questa volta sulla guancia opposta.

<< Possiamo continuare fino a quando vuoi. Mi stavi guardando le tette? >>

Abbasso il volto d’istinto per paura di un altro suo schiaffo.

<< Si signora Monica. >>
<< Bravo. Vedi, la disciplina è la base di tutto. >>

Si stende sul letto, appoggia la schiena allo schienale del letto, mi osserva.
I suoi occhioni mi mettono a disagio per la prima volta, porto lo sguardo verso il pavimento.
E’ in intimo, io sono in tenuta da lavoro.

<< Sono stata troppo severa con te? >>
<< No, mi tratta come merito. >>

Lei ride di gusto, forse pensa che io scherzi.

<< E allora chiedimi perdono per le tue mancanze. >>
<< Le chiedo perdono. >>
<< Mi fai impazzire quando mi dai del Lei, è cosi che devi trattarmi. Perché non ti rendi utile? >>
<< Mi dica cosa devo fare. >>
<< Tesoro mio, non posso dirti sempre tutto io, certe volte dovresti capire da solo, però hai ragione. Per questa volta ti aiuto io. >>

Porta il dito indice all’altezza dei suoi piedi.
Ho le mani fredde, il pensiero di poter toccare con mano l’oggetto dei miei desideri mi manda in tilt.
Inizio a massaggiarle i piedi, mi sento cosi felice.
Lei alza il capo e chiude gli occhi, non mi degna neanche di uno sguardo.
Inizio a comprimerle la pianta del piede, poi salgo alle dita, inizio a massaggiarle una ad una, poi scendo sul tallone, ha una caviglia stupenda.
Ritorno verso la pianta e mi soffermo.
Mi tira indietro il piede scalciando, mi porge l’altro sbuffando.

Mi sgrida per qualcosa inerente alle mani fredde ma non sono concentrato, d’altronde ho quei piedi cosi grandi ed imponenti (su per giù sono un 40) avanti a me.
Sento un leggero odore di sudore, ma è buon profumo per me.
Sono davvero felice ma ho il cuore che batte a mille.

<< Ti piacciono vero? >>

Ora potrei rispondere di si, dirle che non desidero altro che farle da tappetino o leccapiedi ogni mattina prima del suo risveglio, o dirle no, mentire a lei e a me stesso, alla fine ho solo vent anni potrei trovare ancora tanti altri lavori e sperimentare il fetish in mille altri modi.
No. Mi dico in testa, peccato che la mia bocca risponde si.

<< Si. >>
<< E da quando? >>
<< Da quando sono entrato in questa struttura, da quando ho l’onore di conoscerla. >>
<< E cosa vorresti fare? >>

Abbasso la testa verso i suoi piedi ed inizio a baciarli, in maniera delicata, mi fermo quasi sicuro di un calcio per staccarmi, invece no, sembra quasi che vuole che io continui il mio operato.
Inizio a baciare le sue dita, cosi perfette, bacio le unghie, la pianta in ogni suo centimetro.
Bacio il tallone, la caviglia, ogni spazio.

<< Questo vorrei fare tutti i giorni, servirla. >>
<< Lo sapevo, già da parecchio. >>

Mi guarda divertita ma anche un po’ incredula.

<< Alcune volte entravi in bagno, lasciavo le scarpe in un certo modo e le trovavo spostate, inizialmente pensavo fossero solamente delle coincidenze. Poi ho capito che qualcosa non quadrava. Alcune volte trovavo gli stivali perfettamente lucidi nonostante fossero sporchi, tu in bagno passavi le ore, ed io curiosa. Un giorno ho deciso di spiarti, eri a terra sul pavimento. Inizialmente pensavo che ti stessi masturbando come ogni ragazzino della tua età, poi ho capito. Il tuo servilismo, il tuo sguardo sempre basso.
Non rispondere, non guardarmi, non mi interessa.
Questa è la verità, inutile negarlo.>>

Mi fa cenno di tacere, si gira dall’altro lato e si addormenta.
Mi lascia li, come se non ci fossi, con i suoi grandi e maestosi piedi ad un tocco dalle mie labbra.

silenzio



Sono le 9:00am, sento la sua sveglia suonare e mi precipito da lei, la porta della sua stanza è chiusa.

<< Aspettami qui, vado a fare una commissione. >>
<< Come desidera. >>

E’ in tenuta ginnica, non ho mai saputo che andasse a correre la mattina.

<< Paolo!! >> Batte le mani.
<< Si, eccomi. >>
<< Chiudi la porta d’ingresso. Niente domande, ti aspetto in salone. >>

Monica è in salone che mi attende, è sdraiata sul divano, sta sfogliando una rivista, ai piedi indossa le scarpe ginniche, si è tolta la felpa ed è rimasta con una canotta che lascia intravedere il suo seno, molto scollata.

<< Sdraiati sul pavimento. >>
<< Ma.. come? >>

Ho le mani di nuovo fredde, il cuore mi batte a mille.

<< Non te lo ripeterò due volte. >>

Si alza di scatto e mi tira un ceffone, si risiede.

<< Sfilami le scarpe, che noia, devo dirti tutto. >>

Annuisco e sfilo le scarpe, un forte odore si espande nella stanza, quasi nauseante.

<< Sdraiati, fammi da tappetino mentre leggo. >>

Obbedisco, mi infila il naso nelle scarpe, alternerà quest’ultime.

<< Io mi sono sempre divertita ed ho sempre ottenuto tutto ciò che desideravo. La tua fortuna è stata incontrare una persona come me nella tua vita. Una persona di polso che faccia ciò che quella scema di tua madre non è riuscita a fare, darti un’educazione esemplare. >>

<< Io penso che.. >>
<< Tu non pensi proprio nulla. >>

Si sfila le calze, sento il peso che si toglie dalla schiena, vedo i suoi preziosi piedi sul tavolo di vetro.
Posso vedere la sua pianta grande ed imponente.

<< Perché non ti alzi e vieni a farmi un massaggio ai piedi? >>
<< Si signora Monica. >>

Lei ride, intanto quegli occhioni mi squadrano, il mio sguardo è sempre rivolto verso il basso.
Questo massaggio è un po’ difficoltoso, i suoi piedi sono sudati.
Il suo odore nonostante non sia proprio vicinissimo mi giunge perfettamente.
Potrei respirarlo per ore.

<< Non possiamo continuare a vederci, ho vent anni più di te. >>
<< Ma io sono maggiorenne. >>
<< Lo so. Ma hai l’età di mia figlia. >>
<< Si ma sono maggiorenne. >>
<< Sei un disco stonato. >>
<< Ma io non posso vivere senza di lei. >>
<< Ma si che puoi vivere. >>
<< La prego, io sono un umile schiavo, la supplico. Posso servirla? >>

Si alza e mi tira un ceffone.

<< Il fatto è che hai una pelle delicata, cosi comoda da prendere a schiaffi. >>
<< La prego signora Monica, mi faccia diventare il suo schiavo, farò tutto ciò che vorrà. >>
<< Continua a massaggiare e taci, tu non capisci. >>

Porta il piede all’altezza del mio naso, poi me li strofina in faccia, ride divertita.

<< Tanti uomini sotto passati sotto i miei piedi, mi hanno venerata e supplicata. Ho giocato tanto e mi sono sempre divertita, ma il mio carattere è questo, non posso cambiarlo.
Fuori dai giochi, sono sempre io che comando. Non sono un oggetto da usare.
Noi donne comandiamo, voi uomini l’unico dialogo che potete avere con noi, è sotto i nostri piedi.
Ma con te è diverso, sei un ragazzino.
Non riuscirei mai a farti del male. >>

<< Io non voglio che lei mi faccia del male, ma poter essere ciò che sono. >>
<< Lo so, caro mio. >>

Inizia a strusciarmi i piedi in viso, sento il suo sudore ovunque, l’altro piede è sul mio membro che si muove delicatamente. Si sta divertendo molto, ogni tanto cerco di baciarle i piedi ma non me lo consente.

<< Io non voglio condizioni, non devo sottostare a nessuno, tu ne avrai solamente una: farai quello che dirò io, quando lo dirò io.
Penserò comunque al tuo bene.
Pensaci bene, è questo ciò che vuoi? Sai a cosa vai incontro? >>

<< Si. >>

Lei ride.
Mi strofina i suoi piedi in faccia e contemporaneamente muove in maniera vorticosa quel suo piede sulle mie parti intime, in pochi minuti mi sporco tutto il pantalone, lei ride di gusto.

<< Quanto desideri leccarmi i piedi? >>
<< Tanto, la supplico. >>
<< Non basta. >>
<< La prego, leccare i suoi piedi sarebbe il regalo più bello per me. >>
<< Non sono Babbo Natale non concedo regali, solo premi, pensi di meritarteli? >>
<< Si. >>
<< E’ questo che vuoi Paolo? Davvero questo? Essere comandato da una donna? Io non ho mezze misure. O sei nel mio cerchio o sei fuori, io non avrei mai voluto che tu diventassi il mio schiavo. >>
<< Sono io che la sto implorando. >>
<< Ti darò una possibilità. >>

Lei ride divertita, io la guardo un po’ impaurito.

<< Non guardarmi cosi cucciolo. Inizia, fammi vedere che sai fare. >>

Annuisco e inizio a fare il mio lavoro.

<< Bravo cucciolo. Cucciolo mi piace come nome, da oggi sarai semplicemente cucciolo. >>
<< Si. >>
<< Non mi ringrazi? >>
<< Grazie. >>

Mi tira un ceffone.

<< Vedi, io non sono violenta. Ma tu non apprendi. Grazie cosa? >>
<< Grazie Padrona. >>
<< Se proprio vuoi essere educato, lo farò solo per il tuo bene, c’è troppa brutta gente in giro.
Ora leccami i piedi, tesoro mio. Devi iniziare a prendere confidenza.>>

Inizio con un po’ di fatica, ho sempre desiderato poter leccare i piedi di una donna ed ora che posso realizzarlo sono impacciato, sono molto sudati e come prima volta mi fa anche un po’ strano quel sapore in bocca.

<< Sono sudati cucciolo? >>
<< Si.. no mia Padrona. >>
<< Bravo, vedo che stai imparando. >> Mi guarda e ride. << Continua forza. >> Mi sbatte il piede in faccia. L’altro è sul mio membro.

Le squilla il telefono, lei risponde e parla tranquillamente mentre io le sto leccando le estremità.
Ogni tanto le sposta per indirizzarmi.
Passo la mia lingua in ogni piccolo spazio, tra le dita, sulle unghie, poi passo su tutta la pianta ma lei soffre un po’ il solletico e mi ordina di fare con più calma, mi soffermo sul tallone, le piace molto.
Ogni tanto mi fermo ed in bocca ho il sapore dei suoi piedi.

Inizia una nuova vita per me?

Separatore-Grigio



La temperatura fuori è gelida, tutto tace, è mattina inoltrata.
Monica non ama molto il Natale, le piace addobbare il suo b&b con stile per renderlo più attraente per gli ospiti.
La sua è stata una genialata, il 50% di sconto per tutti i pranzi e le cene delle festività riservato a chi alberga da lei, ovviamente ha fatto il pienone.
E’ stata una settimana davvero stressante, mi ha fatto pulire tutti i giorni le stanze di tutti i clienti, non che siano tantissime, ma alcune richiedevano un’accurata e minuziosa pulizia.
Non che questo rientrasse in ciò che era successo l’ultima volta, era semplicemente il mio lavoro, questo era ben chiaro, non mi stava trattando da schiavo, ma è un rapporto dipendente-capo, anche abbastanza rigido, tutto sommato non posso lamentarmi.
Tutti gli ospiti sono andati a fare un’escursione guidata, mi squilla il cellulare.
SMS: “Chiudi la porta, ti aspetto nella mia dependance.”
Come un fulmine do lo scatto alla porta e mi reco in giardino.
Busso alla porta, non mi risponde, resto lì per un paio di minuti circa.
Sento una mandata muoversi rumorosamente.

<< Vieni cucciolo. >>

Monica prima o poi mi farà venire un infarto, indossa un tubino rosso molto aderente e scollato, come piacciono a lei, ha una collana di perle molto vistosa, qualche monile sparso, ovviamente in oro.
Indossa degli splendidi stivali di pelle, la temperatura è molto calda.
La casa è piena di tappeti e tanti pouf su cui sedersi.
Mi guarda in maniera provocante, i neuroni si guardano l’uno con l’altro increduli anche loro, ormai non ragiono più.

<< Cucciolo che fai lì come un cretino, forza accomodati, sei il benvenuto. >>
<< Si grazie. >>
<< Oggi ho qualche sorpresa per te, ti sei comportato molto bene in questi giorni, sei stato un dipendente perfetto. Quindi dovrò premiarti. >>
<< Grazie Signora Monica. >>
<< Perché non ti siedi vicino a me? >>

Si siede su un grande divano di pelle bianca e mi guarda dall’alto verso il basso, scrutandomi.

<< Ma no sciocco, tu sul tappeto. >>
<< Ah.. >>
<< Non guardarmi cosi, pensavi che ti dessi l’opportunità di sederti di fianco a me su questo maestoso divano? >>
<< No signora Monica. >>
<< Bravo il mio cucciolo. >>

Mi accarezza affettuosamente tirandomi un po’ i capelli, come un cagnolino.

<< Dunque, mi accennavi della tua passione per gli stivali no? Allora quale migliore regalo? Ho comprato un kit per la pelle con tanto di spazzola, spugnetta e lucido. >>

Infatti trovo il kit a terra sul pavimento, aveva premeditato tutto.

<< Io ora leggerò un bellissimo libro, avvicinami il pouf cosi stendo le gambe e tu puoi iniziare il tuo lavoro. >>

<< Come desidera. >>
<< Non ti piace forse? >>
<< Si è stupendo. >>
<< E come si dice? >>
<< Grazie. >>

Dallo sguardo capisco che vorrebbe darmi un sonoro ceffone ma si trattiene.

<< Guadagni 2 punti e torni indietro di 100, dovresti sapere come rivolgerti a me. >>
<< Grazie Padrona. >>

Non riesco ad essere molto esplicito, nonostante la situazione mi eccita al massimo sono comunque molto imbarazzato, ho il cuore a mille e la faccia rossa.

E’ passata già un’ora, sto svolgendo il mio lavoro minuziosamente, lei è molto generosa, non mi ha ordinato di pulirle le suole impolverate, come temevo.
Ho lucidato però i suoi stivaloni neri che ora sono perfetti.

<< Bene, sei stato bravo. >>

Mi accarezza nuovamente.

<< Vedi, se ti comporti come un bravo cucciolo avrai sempre la tua ricompensa. Dovrei darti un croccantino. >>

Ride.

<< Sfilami gli stivali. >>

Eseguo, come un automa le mie gelide mani iniziano a massaggiare quel piede stupendo.
Questa volta parto dal basso e con dei movimenti energici premo sulla pianta del piede, lei si stende completamente, credo si stia rilassando molto.

<< Si cosi, continua. >>

Dalla pianta passo alle dita e piano piano inizio a massaggiarle tutte, una ad una, delicatamente, sembra gradire.
Riscendo e mi soffermo sulla caviglia, la pianta del piede è la parte che io amo di più, quando questo è un po’ affusolato si creano delle righe molto curiose.
Incrocia le gambe e mi fa cenno di procedere con l’altro, eseguo nuovamente il massaggio sempre con la stessa metodica, ci metto più impegno però.

Mi sento ibernato, per questo motivo sono assuefatto da lei.
E’ come una droga, quando sono vicino a Monica il tempo non so neanche se scorre, tutti i problemi che mi circondano, tutte le situazioni non mi sfiorano.
Conta solo il mio tempo che passo con lei.
Per anni ho nascosto ciò che sento, ciò che provo e ci riuscivo benissimo.
Ora è come se fossi arrivato ad un punto rosso, game over, da qui basta bugie e falsi perbenismi, devo fare ciò che sento di fare, Monica lo ha capito e mi permette di farlo.

Mentre massaggio queste regali estremità, Monica con gli occhi chiusi, io intento nel mio lavoro, sento un rumore dietro la porta.
Sto per alzarmi di scatto ma Monica sorride, mi poggia un piede sul viso, sorride, mi fa segno di tacere.

<< Io sono la tua Padrona, non dimenticarlo mai, continua. >>
<< Padrona ma.. >>

Si alza e mi tira un ceffone, questa volta me lo sono meritato, niente ma.

<< Mamma, dove sei? >>
<< Vieni cara, vieni. >>

<< Mamma ero qui nei paraggi per fare un servizio e ti stavo pensando, volevo farti un saluto. >>

Vorrei indossare il mantello dell’invisibilità, non posso e lei mi troverà intento a massaggiare i piedi di sua mamma distesa comodamente sul divano.

<< Ti presento Paolo. >>
<< Salve. >>

Non riesco a guardarla in faccia, ho lo sguardo basso, sono rosso come un peperone.

<< E lui chi è? >>
<< Lui è un ragazzo della tua età che ho assunto qualche settimana fa. >>
<< Non me ne avevi parlato. >>
<< Hai ragione, me ne sono proprio scordato. >>

Non mi ha neanche salutato, mi aspettavo una reazione insolita invece no.

<< E perché ti sta massaggiando i piedi? >>
<< Per farmi un favore, è molto bravo. Sta facendo un corso come massaggiatore e gli ho chiesto se gentilmente poteva aiutarmi, ho lavorato molto questa settimana, sono molto stanca, visto che tu non hai voglia di lavorare qui e ti fai mantenere da tuo padre. >>
<< Ho ancora qualche minuto, mi siedo vicino a te così mi racconti bene. >>

Ho lo sguardo basso, vedo degli stivaletti di camoscio neri, sono bassi, non molto carini.
Un pantalone nero di velluto, alzo lo sguardo gradualmente, una pelliccia molto vistosa, una borsa di pelle, il viso è un po’ rotondetto, nonostante tutto è proprio una bella ragazza, credo abbia la mia età o giù di li.
I lunghi capelli biondi le cadono sulla pelliccia, ha un rossetto rosso molto vistoso e degli occhioni come la mamma.
Spero non abbia le dita dei piedi lunghe come quelli della mamma, da lei mi aspetto dei piedi molto graziosi.
<< Vuoi un massaggio anche tu? >>
<< Ma no Mamma che dici, sono stanca ho camminato tutta la mattina per fare shopping. >>
<< Che fa, dai. Lui sarebbe felice. >>
<< Lascia decidere a lui. >>

Entrambe mi guardano, vorrei dire che non aspetto altro ma in realtà non posso sbilanciarmi così tanto.

<< Non è un problema, è il mio mestiere. >>
<< Ok. >>

Vanessa, scoprirò essere il nome della figlia di Monica, stende i piedi sul pouf, dev’essere una ragazza viziata perché neanche si preoccupa di sfilarsi le scarpe.
Sfilo quegli stivaletti e vengo avvolto da un odore, non sgradevole, di sudore.
Lei se ne accorge e sorride.
Sfilo i calzini ed inizio il massaggio.
I suoi piedi sono più belli di quelli di Monica, le dite molto più piccole, piede leggermente più grosso visto anche il peso, indossa uno smalto nero.

Mentre io massaggio i piedi di Vanessa lei e la mamma parlano tranquillamente, ho quattro piedi a portata di naso.

<< Mamma, non sarà uno di quei feticisti dei piedi che mi riempiono la casella di facebook con richieste assurde? >>
<< Non lo so cara, non mi interesso della vita dei dipendenti. >>
<< Hai ragione. >>

Ad un certo punto mi guarda e mi sorride, sembra gradire il mio massaggio.

<< Puoi rimettermi le calze e le scarpe. >>
<< Come vuole. >>
<< Non darmi del Lei, non sono cosi vecchia. >>
<< Hai ragione scusami. >>
<< Aspetta, fammi finire. Dammi del voi, sono sempre la figlia del tuo capo. >>
<< Scusatemi. >>

Mamma e figlia si guardano e scoppiano a ridere, io li ai loro piedi.

<< Dovremmo punirlo. >> Entrambe ridono. << Ci penserò io cara. >>
<< Ora devo proprio andare Mamma. Grazie di tutto. >>

Si salutano poi Vanessa si avvicina alla porta, la apre, si gira, mi guarda: “spero di trovarti la prossima volta che verrò, hai delle ottime mani.” Chiude la porta e va via.

<< Allora cucciolo, che ne pensi di mia figlia? >>
<< E’ molto bella Padrona. >>
<< Vero, vero. Quanto avresti voluto baciarle i piedi? >>
<< Tanto. >>
<< Lo so, ma lei non deve sapere nulla di noi. Intesi? >>
<< Si mia Padrona. >>
<< Bravo cucciolo. >>
<< Padrona la prego, prima di andarmene, le posso baciare i piedi? >>

Scoppia a ridere.

<< Quanto sei carino, ma si dai, prima di tornare alle tue pulizie, oggi ti occuperai della mia dependance, ti farò questo dono, alla fine è Natale anche per te. >>
<< Grazie Padrona. >>

Lei sorride divertita, poi mi fa cenno di procedere, continua a leggere il suo libro.
Mi ignora totalmente, come se fosse del tutto normale che io ero lì a baciarle i piedi.

Comincio dal tallone, inizio a dare tanti piccoli e delicati baci, salgo sulla pianta leggermente sudata, avvolgo quest’ultima con tanti piccoli baci, arrivo alle dita e le bacio una ad una, lei è contenta, mi fa capire con l’altro piede che devo baciare anche il dorso e che poi avrei dovuto con rammarico passare all’ultimo piede.

<< Ora basta. >> Mi tira un calcio con il piede. << Hai avuto abbastanza per oggi, non credi? >>
<< Si Padrona. >>
<< Perché oggi non inizi a prendere confidenza con la mia casa? Inizia a pulire la camera matrimoniale in cui dormo. >>
<< Inizio subito. >>
<< Prima preparami uno spuntino, servilo su un vassoio e accendimi la televisione. >>

Sorride.
Qualsiasi ordine, anche il peggiore, se detto con quel sorriso, mi manda in estasi.

<< Grazie Padrona. >>
<< Per cosa? >>
<< Per i suoi ordini. >>

Lei ride, alza un piede nella mia direzione, lo bacio.
In pochi giorni stiamo prendendo il volo.
Sono così felice, finalmente.

Inizio a pulire il bagno, ora è bianco splendente.
Lei ogni tanto passa e mi controlla, eseguo tutto in ginocchio, non mi è stato detto di farlo, ma lo faccio per me stesso.
Sento i suoi passi, quei piedi scalzi sul pavimento mi eccitano.
Si è tolta il tubino ed è rimasta con una maglia scollata di pizzo nero che le arriva fino a coprirle il sedere ma lascia scoperte le sue gambe.

Entro nella camera matrimoniale e trovo a terra le sue ciabatte.
Io non so se lei lo abbia fatto apposta oppure no, non riesco a trattenermi, provo a distrarmi ma non riesco.
Inizio a odorare le sue pantofole, non so neanche perché, mi sto toccando.

<< Allora come procede? >>

Faccio un salto.
<< Ma cosa diavolo stavi facendo? >>
<< Niente Padrona, lo giuro. >>
<< Mi hai delusa, ora resta qui inginocchio ad aspettarmi, dovrò pensare alla tua punizione. >>

Si infila le pantofole e mi lascia li.
Passa una mezzora circa.

<< Vieni qua! >>

Non l’ho mai sentita cosi adirata.

<< In ginocchio, forza. >>
<< Si Padrona. >>

Mi tira qualche ceffone in faccia, prima a sinistra poi a destra.

<< Non devi permetterti mai più, chiaro? >>
<< Si Padrona le chiedo scusa. Non ho resistito. >>
<< Ah, non hai resistito? >>
<< No Padrona. >>
<< Bene, spogliati, resta solo in slip. Oggi al mio cospetto dovrai essere nudo. >>

Torna con dello scotch marrone.

<< Oggi camminerai a quattro zampe, alzati e vedi che succede. >>
<< Si Padrona. >>
<< Risponderai solo alle domande, oggi non voglio neanche sentirti. >>

Annuisco.
Sono nudo, ho solo gli slip a “proteggermi”, a mantenere quel po’ di dignità che mi resta.
Mi lega i polsi dietro la schiena.
Si sdraia e con le pantofole ai piedi, allunga le gambe sul pouf.

<< Visto che ti piacciono così tanto, ora le leccherai. Leccherai la suola ed il dorso, le voglio lucide. Hai mezzora, dopodiché verrai punito o premiato. Fossi in te non le guarderei ancora per molto, tic tac. >>

Con lo sguardo verso il pavimento, come un automa inizio il mio lavoro.
Lei ride, mi fa paura, nonostante tutto sono sempre eccitatissimo.

Leccate entrambe le pantofole va a prendere la mestola, torna con una pallina da tennis piccolina, me la infila in bocca e mi lega la bocca con una pezza da cucina.

<< Ora dovrò educarti, lo faccio per il tuo bene. >>

Con un piede mi dà un calcio, mi fa cadere a terra sul pavimento freddo.
Inizia a colpirmi con la mestola da cucina, i primi colpi non li sento, poi inizia ad arrivare il dolore.
Mi dà anche qualche calcio, poi continua con la mestola.
Ad un certo punto si stanca, mi ordina di strisciare ai suoi piedi.
Mi lega anche le caviglie, ora sono proprio fregato.
<< Mi hai fatta stancare. >>

Ogni tanto mi esce qualche lacrima, un po’ il dolore, un po’ sono triste per il mio comportamento.
Mi poggia i suoi piedi sulla faccia.
Mi usa come poggiapiedi per tutta la durata del film, poggiapiedi è un parolone visto che sono legato e sono sdraiato sul pavimento.

Lei è ancora arrabbiata con me, mi toglie il bavaglio dalla bocca, mi dà qualche ceffone ancora.

<< Per oggi credo sia abbastanza. >>
<< La prego padrona, la supplico mi perdoni. >>

Mi da altri due ceffoni, non dovevo parlare.

<< Cucciolo avevo detto che oggi non dovevi parlare. >>

Sono pieno di dolori.

<< Per oggi ti ho educato abbastanza, avremo molto lavoro da fare, ma sono sicura che diventerai uno schiavetto perfetto, magari un giorno mia figlia prenderà il mio posto. >> Ride.

<< Ora il tuo premo, puoi leccarmi i piedi da bravo cagnolino. >> Ride. << Non sono una brava Padrona? >>

Inizio a leccarle i piedi.
Questa volta però è più esigente, direziona i piedi in base a come vuole che la mia lingua debba passare su, sono molto delicato per non farle il solletico.
Sperimento una cosa nuova, inizio a succhiarle le dita dei piedi, piano piano una ad una, sembra gradire, mi guarda divertita.
Non c'è dubbio, il mio posto è ai suoi piedi.
Ad un certo punto si annoia, si è fatto tardi, mi libera, non prima di avermi dato qualche altro ceffone.

Non vorrei andarmene ma devo, sono pieno di dolori.

<< Buon anno mia Padrona. >>
<< Si si va bene. Salutami come sai. >>

Mi inginocchio, le bacio i piedi, qualche minuto prima mi ha fatto rimettere gli stivali.
Mi schiaccia le mani con il tacco degli stivali.
Mi lascia il segno sulle mani.

<< Cosi oggi non ti dimenticherai di me. >>
<< Non riuscirei mai. >>
<< Sei patetica, ma mi piaci. E' per questo che ti ho scelto. >>

Mi accarezza come un cagnolino, sono al settimo cielo.

23:58
Quasi capodanno.

<< Forza brindiamo! >>

I miei amici brindano, io in mezzo al loro non mi sento a casa.
Il mio brindisi va a Monica, dove solo con lei sono veramente libero.

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Edited by ShyBoy - 8/1/2017, 19:04
 
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view post Posted on 31/12/2016, 13:13     +1   +1   -1
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il mio sogno... auguri!!!
 
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BrainSlave
view post Posted on 1/1/2017, 21:42     +1   +1   -1




Bellissima storia , scritta favolosamente .. spero esca il continuo !
 
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view post Posted on 2/1/2017, 12:52     +1   +1   -1

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Complimenti ShyBoy!!
 
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view post Posted on 7/1/2017, 00:52     +1   -1

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Chiedo scusa a tutti per eventuali errori.
Purtroppo quando mi viene l'ispirazione scrivo di getto la continua.
Fatemi sapere cosa ne pensate ^_^

Shy

Separatore-Grigio



II PARTE


Dall’ultima volta che ci siamo visti le cose non sono cambiate molto, svolgo la mia attività lavorativa presso il suo b&b tranquillamente, sento che mi evita, quando parliamo il suo sguardo fugge dal mio.
E’ entrata così tanto dentro di me che ogni profumo, ogni visione, mi parla di lei.

<< Devo ammettere che stai diventando bravo nel tuo lavoro, non lo avrei mai detto. >>
<< E’ tutto merito suo. >>
<< Già, è così. Oggi arriveranno dei cinesi per una conferenza su un prodotto, non soggiorneranno per molto. Prepara tutte le stanze, poi occupati del giardino. >>
<< Va bene Monica. >>
<< Dimenticavo, ho comprato i prodotti per lucidare la pelle del divano nella hall, occupati anche di quello. >>
<< Certamente. >>
<< Ci sono anche i bigliettini da stampare, quelli da visita, puoi occupartene tu? >>
Nonostante dica di sì con la testa, il mio sguardo esprime il contrario, non riuscirò mai a fare tutto nei tempi.
<< Non guardarmi cosi, se avevo tempo per sbrigare queste commissioni lo facevo io no? >>
Annuisco, è inutile protestare con Monica, non c’è speranza.
Inizio a fare tutte le mie commissioni, corro per fare in tempo.
Sono così felice, mi sento così bene quando sono vicino a lei. Il suo carisma mi travolge in qualsiasi cosa, bella o brutta che sia.
<< Ho visto che hai sbrigato tutte le commissioni, bravo. >>
<< La ringrazio. >>
<< Quando i cinesi saranno andati via, ti aspetto nella mia dependance, ho bisogno di parlarti. >>

Sbrigati i cinesi e terminate le ultime commissioni, grazie a dio non mi è stata affidata la pulizia della casa, posso recarmi nella dependance.

Busso, sempre il solito giochetto, devo aspettare li.

<< Entra Paolo, la porta è aperta. >>

Mi pulisco i piedi sul tappetino ripetutamente, la casa è sempre calda, Monica è scalza, ha i piedi sul pouf ed è sdraiata sulla poltrona comodamente, sorseggia un calice di primitivo.

<< Il primitivo è un ottimo vino, che ne pensi? >>
<< Non saprei, non me ne intendo. >>

Monica ride.

<< Sei cosi buffo. Vieni vicino a me. >>
<< Si. >>
<< Uffa però, devi essere più deciso. >>
<< Ha ragione. >>

Ragione o no, quando sono di fronte a lei, in situazioni del genere, ho le mani gelide.
Capisco che in quel momento vuole mettermi alla prova.

<< Ti va di stare un po’ con me? >>
<< Si ma la struttura? >>

Pone il suo dito indice sulle mie labbra, sorride, nel frattempo prende il mio braccio sinistro, il tempo scorre così velocemente che non riesco neanche a rendermi conto che in meno di qualche secondo sono disteso a terra.

<< Devo fare una telefonata importante, non ti dispiace se mi fai un attimo da tappetino no? >>
<< No. >>

Assesta uno schiaffo, in maniera decisa, sulla mia guancia.

<< No Padrona. >>
<< Bene, non dimenticare le buone maniere, altrimenti che stiamo facendo qui? Lo hai voluto tu tra l’altro. >>

In sottofondo scorre un cd musicale, o è la televisione accesa, non riesco a capire.

<< Ciao tesoro, come stai? Com’è andata oggi la giornata? Tuo padre si è comportato bene sì? >>

Mi sembra di ascoltare la sua conversazione ma non è colpa mia, sono lì sdraiato a guardare il soffitto.
Riesco a farlo fino a quando la pianta dei sui piedi non copre perfettamente il mio volto, con l’altro mi provoca.

<< Vabbè tuo padre è solo un maschietto, fai bene a rispondere così. Cerca solo di non esagerare. >>

Non riesco a trattenermi, le do qualche bacino sulla pianta leggermente sudata, lei non gradisce e mi dà qualche colpetto.

<< Se vuoi posso chiedere a Paolo di accompagnarti, sono sicuro che non ti direbbe di no. >>

Non riesco a sentire la risposta.

<< Va bene, ciao tesoro. >>

<< Paolo ti andrebbe domani di accompagnare mia figlia a fare un po’ di shopping? >>
<< Ma io veramente... >>

Non sposta il piede neanche per farmi rispondere.

<< Suvvia, sono sicuro che lei sarebbe molto felice. >>
<< Ma se mi snobba. >>
<< E cosa pretendi? >>
<< Nulla. >>
<< Ecco bravo, più tardi la chiamerai e ti accorderai con lei. Intesi? >>
<< Come vuole. >>
<< Vai a pulire la mia stanza, muoviti. >>

Credo si sia innervosita, non è colpa mia se la figlia è solamente una snob, carina ma sempre snob.
Al termine delle pulizie chiamo Vanessa e mi accordo sull’orario in cui sarei dovuto andare da lei.
La signora Monica inizia a fidarsi di me a tal punto che mi ha prestato la sua Mercedes Classe A per l’occasione.

Guidare mi piace tantissimo, alzo lo stereo, mi godo la musica, il cambio automatico permette di distrarmi un po’, porto la leva in sport e mi godo un po’ di brio del motore.
Amo la sensazione della spinta contro il sedile
Arrivo in anticipo all’appuntamento, scendo dalla macchina e mi godo il panorama.

<< Sei tu Paolo l’autista? >>
<< Si, detto Paolo >>

Rido come uno scemo, lei ovviamente mi fissa senza proferir parola.

<< Ok, andiamo. >>

La giornata è calda, indossa delle scarpe aperte senza calze, un po’ di tacco.
Indossa un vestito rosso e sopra un giubbino di pelle nera.
Le apro la portiera, lei gradisce.
Questa volta riesco a vederla meglio, ha il lato B prosperoso, come il suo seno. Nonostante tutto le forme sono perfette, si intonano su quel viso paffutello.
In auto parliamo del più e del meno, sembra una ragazza normale, è davvero molto carina.
Abbiamo la stessa età, nasce anche una certa intesa, il problema è che lei è come la mamma.
Lei è su un piedistallo, gli altri sotto.
Mi porta in giro per ore, ovviamente le sue buste le porto io.

<< Mia mamma è molto stronza, vero? >>
<< Assolutamente no, perché? >>
<< Perché secondo me ti ha in pugno. Ti ricatta? >>
<< No, che dici. >>
<< E perché sei cosi servizievole? >>
<< Sono cosi di carattere. >>
<< Si ma tu esageri, come quando ti ho trovato in casa sua mentre le massaggiavi i piedi. >>
<< Voglio raccontarti una cosa. Non distrarti però. >>
<< Non preoccuparti. >>

Mi sono dimenticato di dire che lei è sul sedile passeggero, non posso guardarla negli occhi.
Ogni tanto alzo lo sguardo nello specchietto retrovisore e riesco a vedere le sue labbra rosse, ha lo sguardo divertito.

<< La mia migliore amica, prima che partisse per Lisbona, mi aveva confessato che utilizzava il suo fidanzato per avere sempre regali alla moda, abiti lussuosi, auto di lusso a noleggio.
Quando le chiesi come avesse fatto ad ottenere tutto ciò, mi confessò semplicemente che era ciò che il suo fidanzato voleva. Essere trattato cosi, la sua ricompensa era una leccatina di scarpe o di piedi. >>

<< Cosa c’entro io in questa storia? >>
<< Non ci sarebbe nulla di male se tu fossi attratto dai piedi di mamma, è una bella donna, molto attraente. >>
<< Mi dispiace, non capisco. >>

Arriviamo sotto casa sua, apro il cofano e prendo le buste di Vanessa in mano.
Lei non le afferra, dalla borsa estrae una chiave in mano e pone la punta sulla carrozzeria.

<< Mi dirai la verità ora? >>
<< Non capisco di cosa stai parlando. >>
<< Ti piacciono i piedi di mia madre? >>
<< No. >>
<< Peccato, sai quanto ci tiene mamma alla macchina. >>

Inizia a tracciare una riga sulla carrozzeria, so già cosa mi aspetta, sembra che la stia passando su di me.

<< No no ferma sei pazza. >>
<< Sto aspettando. >>
<< Va bene. Hai ragione. >>

Ride.

<< Lo sapevo!!!! >>
<< Ma era così importante? >>
<< Prima di te ha avuto un altro dipendente, un giorno mentre cercavo di capire che fine avessero fatto ho trovato quel signore prostrato ai piedi di mia madre che piangeva supplicandola di non licenziarlo, le ha leccato anche le scarpe. Lei rideva, ma nonostante tutto lo ha licenziato lo stesso. Aveva rotto dei vasi mi sembra. >>
<< Ma io… >>
<< Non mi interessa. Ora devo andare, lascia le buste in portineria, sarà il portinaio a portarmele su. >>
<< Va bene. Alla prossima. >>

Mentre si avvia verso casa si gira all’improvviso, torna da me.

<< Come sono i miei piedi? >>

Non riesco a rispondere, vorrei sotterrarmi.
Lei invece ride.

<< Salutami come saluteresti mia madre ora. >>

Le bacio la punta delle scarpe, il mio bacio in realtà prende il suo alluce in quanto ha la punta scoperta.
Lei alza il sopracciglio, sorride.
Si gira e se ne va, senza salutarmi o ringraziarmi.

<< Cavolo è tardissimo. >>

Lascio al volo le buste al portinaio, corro in auto e volo verso Monica.

<< Tutto bene con Vanessa? >>
<< Tutto benissimo. >>
<< Bene, ora dammi le chiavi che devo andare. >>
<< Si certo. >>
<< A dopo cucciolo. >> Un brivido lungo la schiena.

<< PAOLO!!! >>
<< Corro in giardino. >>
<< Dimmi Monica. >>
<< Dimmi Monica un cazzo, ma che cosa hai combinato? >>
<< Ma io niente, in realtà…>>

Non riesco a trovare le parole, mi guarda incazzatissima.

<< Sua figlia...>>
<< Ora dai addirittura la colpa a Vanessa? Finisci di fare le tue commissioni, aspettami nella dependance stasera. >>

Va via sgommando.

Gli ospiti sono tutti sistemati, ho svolto i miei servizi, posso chiudere la hall e andare nella dependance.
Mi metto inginocchio dietro la porta ed attendo paziente il suo rientro.
Sono le 22:00, sento la chiave girare nella toppa.

<< Ciao cucciolo, che dolce mi hai aspettata. >>
<< Me lo ha ordinato lei. >>
<< Forse ti conveniva disubbidire. Ho fatto una marea di servizi, vado a cambiarmi. Tu spogliati, ti aspetto in camera mia tra poco. >>

Mi spoglio e resto in slip.
Lei è in reggiseno, stesa sul letto.

<< Devo farmi una doccia calda, ho bisogno di rilassarmi. Riempi la vasca. >>

Annuisco, quando è arrabbiata, parlo il meno possibile.

<< Mentre si riempie vieni a massaggiarmi i piedi. Quei maledetti stivali, per quanto belli, sono scomodissimi. >>

Inizio a massaggiarle i piedi, questa volta i suoi piedi sono molto sudati, sulla pianta vedo i residui delle calze. Le prosperose dita sono smaltate di nero.
Purtroppo non posso fare altro che massaggiare a testa bassa, sono inginocchio sul pavimento freddo, come desidera Monica.
Inizio a premere a fondo con le dita sulla pianta, come piace a lei, mi soffermo molto, poi passo alla caviglia.
Mi fa cenno di proseguire, vado sulle dita e inizio a massaggiarle una ad una, come mi è stato insegnato.

<< Basta. >>

Una pedata sul viso.

<< Continuerai quando sarò nella vasca, ora toglimi il reggiseno. Ti avviso, se solo alzerai lo sguardo per osservarmi, ti frusterò così tanto che non ti riconosceranno per secoli, mi hai capita? >>

Annuisco, lei sorride divertita.
Le bacio i piedi in segno di rispetto, le sbottono il reggiseno, ho lo sguardo sempre basso.

<< A cagnolino, in vasca forza. >>

Mi posiziono a quattro zampe e porto Monica verso il bagno, qualche schiaffo vola sul mio sedere per incitarmi, è comunque pesante.

<< Cantami una canzone. >>
<< Padrona io non so cantare. >>
<< Lo so, ma lo farai per me. Canta. >>

Inizio a cantare la prima canzone che mi viene in mente.
Lei è molto divertita, gioca con la schiuma mentre io le massaggio le divine estremità, ogni tanto mi lancia un po’ d’acqua sul corpo, ho qualche brivido di freddo.

Terminato il bagno, dopo averla asciugata e continuato per un po’ il massaggio, mi ordina di portarla in salone.

<< Tu hai cenato cucciolo? >>
<< No. >>
<< Neanche io, ora preparo qualcosa. >>
<< Lasci fare a me. >>
<< No no cucciolo, ci penso io, tu sdraiati sotto il tavolo. >>
<< Come vuole. >>
<< Mentre mi aspetto renditi utile, prendi le calze dagli stivali e ficcatele in bocca. >>

Annuisco, sono molto sudate.
Ho un sapore acre in bocca.

Cammina scalza per tutta la casa, indossa un reggiseno di pizzo e un velo nero.
Quel quaranta cammina per tutta la casa, credo si stia impolverando.

Mentre cucina, sento il rumore delle pentole.

<< Paolo striscia qui sotto la cucina, fammi da tappeto. >>

Striscio come mi ha ordinato, un piede sul torace, l’altro sul viso.
Ogni tanto mi cammina sopra con naturalezza.

<< E’ pronto. >>

Striscio verso la tavola, mi alzo e mi siedo, lei mi raggiunge e scoppia a ridere.

<< Ma cosa credi di fare? >>

Ride a squarciagola.

<< Ma veramente pensi che dopo ciò che hai fatto oggi, meriti di sedere qui con me? >>
<< Vuole che mangi il cibo dal pavimento? >>
<< Che schifo, no. Torna al tuo posto, il tuo viso deve stare sotto la mia sedia. Se non mangi per una sera non succede nulla. >>

Non rispondo, sto morendo di fame.

<< Buon appetito schiavetto. >>

E’ la prima volta che mi chiama schiavetto, mi inizia a piacere questa vita, d’altronde, era quello che volevo.

<< Ho camminato scalza per te, sono troppo buona. Leccami i piedi e ringraziami. >>

<< Grazie Padrona per la sua bontà. Lei è così gentile con me, io sono uno scemo, non merito tutta questa gentilezza. >>

Mi colpisce.
Capisco che devo iniziare a leccare. Parto dalle dita, inizio a succhiarle una ad una. Poi passo alla pianta, mi soffermo molto perché devo togliere la sporcizia che lei appositamente ha preparato per me.

<< Sparecchia, sistema tutto, andremo a fare un giro dopo. >>

Lei è vestita con dei sandali da spiaggia, ha un vestito di cotone a fiori.
Tutto tranne che sexy.

<< Andiamo. >>

Chiude la porta e ci dirigiamo verso la Mercedes.

<< Dove credi di andare? >>
<< In auto. >>
<< Tu dovrai entrare nel portabagagli. >>
<< Ma io…>>

Mi tira uno schiaffo.

<< Ma io un cazzo, muoviti. >>
<< Come desidera. >

Non ho mai provato l’ebrezza di essere rinchiuso come un cagnolino nel bagagliaio.
Camminiamo fino ad arrivare ad una spiaggia, è buio pesto.
E’ una notte stellata, lascia i fari dell’auto accesi per fare luce.
Sento il bagagliaio che si apre.

<< Vieni cammina. >>
<< Monica mi lasci spiegare, non sono stato io lo giuro. >>
<< Dovrei lasciarti qui. Non accetto le tue stupide bugie. >>
<< Lo giuro. >>
<< Ma è stata sua figlia. >>
<< Addio. >>

Mi butto disperatamente ai suoi piedi, inizio a baciarli, inizio a mettere in bocca le sue dita.
Mi annullo totalmente per lei.

<< La supplico mi perdoni, farò qualsiasi cosa. >>
<< Seguimi a quattro zampe. >>
<< Si Padrona. >>
<< Dovrai ammettere le tue colpe, forza confessalo. >>
<< Sono stato io Padrona. >>

Mentre ammetto le colpe, di un’altra persona, in quanto non ho fatto nulla, le bacio il dorso del piede.
Mi lascia come un fesso, va in auto e prende qualche cianfrusaglia, dopo scoprirò essere una torcia.

<< Ora dovrò punirti. >>

Abbasso lo sguardo.

<< A quattro zampe, muoviti. >>

Si avvicina e mi tira un calcio nelle mie parti intime.
Crollo al suolo.

<< Ora cammineremo sulla sabbia, mi porterai in giro tu però. Come un cavallino. >>

Mi cavalca per un paio di minuti, ogni volta che stramazzo al suolo inizia a salirmi ed a saltarmi sopra.
E’ davvero sadica.
Inizia a sputarmi addosso, è molto arrabbiata.

<< Mi hai stancata, vai alla macchina. >>

Torniamo verso la macchina, mi ordina di leccarle le suole delle infradito.

<< Cosi capisci cosa vuol dire prenderti gioco di me. >>
<< Le chiedo ancora perdono Padrona. >>
<< Non abbiamo ancora finito. Lustrami le suole. >>

Le suole sono davvero impolverate, sabbia, qualche pezzetto di fango e qualche detrito che preferisco non osservare.

<< Che giorno è oggi? >>
<< 20 settembre. >>
<< Perfetto per un bel bagno no? >>
<< No Padrona la supplico fa freddo. >>
<< Tic, tac. Tic, tac. >>

E’ inutile, ormai ha deciso.
Corro in mare e mi tuffo.
Torno di lei bagnato fradicio.

<< AHAHAHAAHHAAHAHAHAHA – Quanto sei ridicolo. Faresti proprio tutto per me. >>

Annuisco, sto morendo di freddo.

<< Che giorno è oggi? >>
<< 20 settembre, no? >>
<< Bravissimo! 20 schiaffi, ad ogni ceffone dovrai ripetere: non merito di essere il suo schiavo. >>

Pensavo scherzasse, il gioco inizia davvero.
Arriviamo a 15, la faccia mi fa così male che mi dimentico di pronunciare la frase.

<< Ricominciamo. >>

Sono esausto; dopo 35 schiaffi in pieno viso, qualche pedata sulle mie parti intime, gli sputi, posso asserire che non sono questi dettagli a farmi del male, ma la sua risata continua.

<< Torniamo a casa, ma tu non entrerai in auto. Io ti seguirò dietro, andrai a piedi. >>
<< Ma cosi prenderò un malanno. >>
<< Meglio, rifletterai sulle tue azioni. >>

Arrivati a casa dopo quasi un’ora, non riuscivo ad andare veloce causa i vari dolori.
Mi calpesta ancora un po’, mi ordina di farmi una doccia, si fa leccare i piedi mentre legge una rivista.

<< Padrona posso andare a casa? >>
<< No. Stanotte dormirai vicino a me. Inventa una scusa con la tua famiglia, ti aspetto a letto. >>

Liquidata la mia famiglia con una banale scusa, corro da Monica.
Smalto nero, capelli mossi, sguardo travolgente, indossa una maglietta sottile.

<< Posso venire a letto? >>
<< Aahahah vedi quanto sei stupido? Chi ti ha detto che dormirai? >>
<< Ma io avevo capito… >>
<< No cucciolo mio…>> mi accarezza il volto << Tu starai sul pavimento, togliti i vestiti non ti servono. Mi leccherai i piedi fino a quando non prenderò sonno. Poi prenderai le mie scarpe da ginnastica e le leccherai, quando saranno diventate bianche, potrai sdraiarti sotto il mio letto e dormire un po’. >>

Abbasso lo sguardo, sono eccitato, inutile nasconderlo.

<< Ora andiamo in bagno. >>

Trasporto la mia padrona in bagno, si lava i denti, mi sputa il suo collutorio in bocca, io ingoio.

<< Buonanotte cucciolo. >>
<< Buonanotte Padrona. >> dico mentre le sto leccando le piante dei piedi.

Passata una mezzora, Monica non si addormenta.
Si alza, io resto con la lingua di fuori, non so cosa ho sbagliato.

<< Cucciolo sei stato molto carino oggi, in fondo stai facendo passi da gigante. >>

Afferra la mia testa e la porta sul suo seno, mi manda in tilt.

<< Togliti gli slip. >>

Ordine secco, torno sul pianeta terra.

<< Padrona, mi vergogno. >>
<< Non vergognarti. Tu mi appartieni. >>

Tolgo gli slip, sono completamente nudo.
Guarda il mio pene e ride.

<< Capisco perché ti vergognavi, non preoccuparti, tanto non lo userai. Non indossarle di nuovo, ti voglio nudo al mio cospetto. >>

Mi sdraio sul pavimento freddo, mi calpesta.
Porta un piede nella mia bocca, mi ordina di prendermene cura, l’altro provoca il mio membro.
Vengo copiosamente nel giro di pochi secondi, lei ride, mi sussurra di ripulire tutto e torna a dormire.
Pulito il tutto, torno alle sue piante, oggetto dei miei desideri.

<< Cucciolo mi sono dimenticato, non percepirai stipendio questo mese, dovrai ripagare i danni fatti. >>

Spinge il suo piede nella mia bocca, conoscendola, non vuole risposta.
Quando mi assicuro che si sia addormentata, torno sul pavimento gelido, sotto il suo letto.

I giorni passano veloci.
Qualche mio amico ha iniziato a lavorare, altri cercano il loro posto nel mondo.
Il mio posto nel mondo è ovunque sia lei.
Ho provato a fuggire dal suo sguardo, a nascondermi, mi ero quasi illuso di esserci riuscito.

“Il vero masochismo è vivere una vita piena di finzioni, bugie, sotterfugi. Doversi nascondere, nascondere le proprie pulsioni, i propri pensieri, il nostro vero essere.
E mentre vivi e provi a distrarti, ad un certo punto nella frenesia quotidiana ti basta una scintilla, la visione di una scena, l'ascolto di una canzone, un ricordo, esplodi.
Non riesci più a contenere te stesso, non vuoi neanche provarci, vuoi iniziare a vivere in maniera diversa, iniziando a pensare che non siamo nulla sulla terra e dobbiamo fare tutto ciò che possiamo per viverla al meglio, iniziando a credere in noi stessi e in ciò che siamo.
Dopo l'esplosione generalmente c'è la quiete, in seguito è solo follia.”

Edited by ShyBoy - 8/1/2017, 19:05
 
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view post Posted on 7/1/2017, 11:09     +1   -1

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Bellissima storia !!! Complimenti!!!
Immagino però che sia giunta a compimento purtroppo?
 
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view post Posted on 7/1/2017, 12:09     +1   -1

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CITAZIONE (schiavoleccastivali @ 7/1/2017, 11:09) 
Bellissima storia !!! Complimenti!!!
Immagino però che sia giunta a compimento purtroppo?

Grazie mille.
Non è ancora giunta al termine :)
 
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view post Posted on 7/1/2017, 12:22     +1   +1   -1

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Perfetto!!
Mi sono lasciato ingannare dalla riflessione finale che lasciava intendere quello😉
 
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view post Posted on 7/1/2017, 13:26     +1   +1   -1
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splendida
 
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