| Non ho visto alcuna recensione riguardante l'Avalon Residenz di Berlino, vi racconto quindi la mia esperienza di due settimane fa circa.
Mi presento puntuale all’appuntamento e sono accolto molto cordialmente da Lady Mercedes che mi fa accomodare in una stanza e mi intrattiene su esperienze, pratiche preferite e già effettuate e tabù. Mi propone anche una doccia. Mi fa lasciare tutto (vestiti, valigia, cellulare, orologio) in un armadietto. Mi chiede di lasciare la chiave dell’armadietto e la busta con i contanti richiesti su un tavolino. Resto totalmente nudo.
Dopo cinque minuti entra nella stanza ed inizia il gioco. Il tono è cambiato, gli ordini sono secchi e la cordialità è sparita (anche se comunque dimostra tolleranza con la mia scarsa comprensione dell’inglese). Mi mette polsiere d’acciaio e mi dice che sono un prigioniero. Mi trascina quindi su letto di torture al piano rialzato. Mi immobilizza con cinghie ben ancorate al lettino, gambe in alto come su una sedia ginecologica e mi benda stretto. Inizia con pratiche CBT su genitali e capezzoli. La situazione mi rende particolarmente eccitato e vengo da solo. Lady Mercedes non si scompone per nulla, e per punizione mi fa una rasatura completa dei peli del pube. Immagino che abbia usato rasoio e bacinella come i barbieri di una volta, anche se non ho visto nulla. Continua con pratiche CBT e provoca una seconda eiaculazione forzata con un vibratore. Quindi inserisce una cintura di castità in acciaio. Inserisce anche un dildo non troppo grosso e un harness intorno al corpo per bloccarlo nell’ano. Mi trascina al piano di sotto e blocca con lucchetto catene piuttosto pesanti ai polsi e ai piedi collegate fra di loro. Mi inserisce anche un collare di acciaio di stile medievale. Mi fa entrare quindi nel sotterraneo, mi porta alla cella (larghezza 1,5 m lunghezza 2 m, porta a sbarre e pareti e pavimento di mura fredde) e mi rinchiude dentro con un lucchetto applicato alle sbarre. Spegne la luce principale, resta accesa solo una luce di cortesia. Sono sempre nudo, la cella è piuttosto fredda come una cantina, mi lascia a disposizione una coperta (logora, grezza ma calda), un cuscino piccolo e una bottiglia di acqua. Nella cella c’è un lettino largo circa 80 cm con un materassino e in un angolo un secchio per i bisogni. La cella è monitorata costantemente da una telecamera ad infrarossi ed è dotata di un pulsante di emergenza.
Due ore e mezzo dopo circa (ma la misura del tempo è molto approssimativa), mi viene a prendere e mi porta, sempre nel sotterraneo, su un altro letto di torture. Sono di nuovo immobilizzato con cinghie, mi mette un cappuccio nero in testa che fa vedere solo vaghe ombre, ma che fa respirare comodamente. Riprende con giochi di CBT, in particolare di sensibilizzazione al dolore sui capezzoli. Mi inserisce quindi un dildo decisamente più grosso e doloroso, con un harness complesso (compresa cinghia stretta sul petto che lasciava in evidenza i capezzoli) per bloccare completamente il dildo. Mi ha quindi immobilizzato sulla parte anteriore del lettino in piedi con il sedere sporgente: si è divertita ad usare frusta e cane sul sedere. Mi ha quindi riportato in cella (sempre con il dildo grosso inserito), polsiere e cavigliere, e un grosso e pesante collare di acciaio medievale, con una catena di media lunghezza, che ha agganciato al muro. Chiude la cella con il lucchetto e mi lascia nelle stesse condizioni di prima.
Due ore e mezza dopo circa porta un vassoio con la cena (pasto discreto), lasciandomi mangiare da solo nelle condizioni precedenti (dildo e collare). Mezz’ora dopo circa, mi fa uscire dalla cella, toglie l’harness, cavigliere, polsiere e collare, ma lascia il dildo, e mi trascina sul terrazzo all’esterno. Mi fa mettere su una gogna (testa e polsi bloccati). Prende un idrante e mi lava completamente con un getto potente di acqua fredda (io ho gridato furiosamente, ma non si è minimamente impietosita); mi ha quindi strigliato con una spazzola come si fa con i cavalli. Mentre tremavo come una foglia, mi ha liberato dalla gogna, mi ha fatto girare sul davanti e lavato con il getto di acqua fredda anche da quella parte; come tocco di raffinatezza mi ha fatto pure insaponare genitali e ascelle. Mi ha fatto quindi asciugare con un asciugamano e tolto il dildo. Mi ha riportato in seguito nel sotterraneo e mi ha messo una camicia di forza calda in latex. Mi ha portato di sopra, immobilizzato di nuovo al lettino di torture già usato appena arrivato e bendato. Mi ha applicato dei pesi ai testicoli e al pene. Appena agganciati sembrava che non provocassero dolore, ma mi ha lasciato in quella posizione per una mezz’ora circa e alla fine sì che erano estremamente dolorosi! Per inserire una cintura di castità sono stato fatto di nuovo venire forzatamente (l’erezione era sempre potente). Quindi mi ha tolto la camicia di forza, mi ha riportato nel sotterraneo e mi ha inserito una catena molto pesante con polsiere, cavigliere e collare (tutto in acciaio pesante) collegati tra di loro. I movimenti erano possibili, ma molto impediti e difficoltosi. Mi ha riportato in cella, chiusa con il lucchetto. Per il momento ha lasciato accesa la luce di cortesia.
Un’ora dopo circa, senza levarmi la pesante catena, mi fa fare un giro alla toilette che c’è nei sotterranei. Subito dopo mi riporta in cella e la chiude nuvamente con il lucchetto. Mi annuncia quindi che trascorrerà tutta la notte e che lei tornerà il mattino successivo. Per la notte mi lascia con le catene, ma mi toglie la cintura di castità. Mentre va via spegne tutte le luci, anche quella di cortesia, rimane soltanto un vago chiarore dovuto al led della telecamera. Trascorre tutta la notte (suppongo circa 9 ore) nel buio quasi assoluto e nel silenzio quasi totale (ad una certa ora, immagino verso mezzanotte, si fermano anche i passi che ogni tanto si sentivano al piano di sopra), senza possibilità di percepire lo scorrere del tempo. La pesante catena consente di stare sdraiati supini, ma è molto difficile girarsi su un fianco ed è impossibile restare in piedi più di qualche minuto. La cella è fredda ed è necessario avvolgersi (non sempre facile con le catene) nella coperta calda.
Alle 7 e mezza circa del mattino (orario ipotizzato da me) viene a prendermi in cella, mi porta di sopra facendomi camminare ancora incatenato (provocando un lancinante dolore alle caviglie dove la catena appoggia). Quindi finalmente (dopo 10 ore circa) mi toglie le catene e mi fa fare una doccia, i bisogni e persino lavare i denti. Passati i dieci minuti di tregua, mi mette un harness di corda intorno al petto molto stretto, e me lo collega ai testicoli, tirando piuttosto forte. Mi inserisce cavigliere e polsiere di pelle e mi porta nel sotterraneo. Mi fa mettere su un inginocchiatoio, e mi immobilizza completamente: restano bloccati all’attrezzo gambe, caviglie, corpo e polsi. Fa inoltre passare una corda sopra il collo per impedire i movimenti verso l’alto della testa, che non è appoggiata su nulla perché l’attrezzo ha uno spazio apposito. Mi mette quindi di nuovo il cappuccio nero in testa. Il sedere è a disposizione di Lady Marcedes senza che io abbia la minima possibilità di movimento: utilizza un paddle, un frustino, una frusta a 9 code, un cane, e mani nude per le sculacciate. La durata complessiva del whipping è di mezz’ora abbondante. Vengono raggiunti sempre i miei limiti, ma mai superando la soglia se non di un pochino. Dopo avermi liberato mi lascia l’harness di corda stretto (non più collegato ai testicoli), polsiere e cavigliere, mi riporta in cella e la chiude con il lucchetto. Questa volta lascia accesa la luce di cortesia.
Poco dopo mi porta la colazione (anche in questo caso un pasto discreto), lasciandomi mangiare da solo con l’harness, le polsiere e le cavigliere. Due ore dopo circa, mi fa uscire dalla cella, toglie le corde, ma inserisce nuovamente l’harness complesso con la cinghia che stringe il petto. Mi fa sedere su un trono e mi mette il solito cappuccio nero in testa. Mi immobilizza il tronco alla sedia con cinghie. Quindi con delicatezza fa cadere il trono sul dorso, e blocca le gambe ai piedi della sedia e i polsi, tramite corde, alle cavigliere. Toglie quindi il sedile: sono di nuovo totalmente immobilizzato, con il sedere a completa disposizione per inserimenti di qualunque tipo. Dapprima inserisce nell’ano una – due dita, poi un dildo medio, poi un dildo grosso espandibile, che piano piano fa gonfiare fino a riempire tutto l’ano. Poi inserisce un altro dildo grosso con vibratore, che lascia inserito ed acceso per circa dieci minuti. Mi inserisce infine un altro dildo grosso e lo blocca con l’harness in modo che rimanga inserito dolorosamente. Subito dopo, ancora con il cappuccio in testa, mi libera dal trono, ma mi lega i polsi a una croce di Sant’Andrea e prende la canna. Inizia nuovamente a colpire il sedere, cercando i miei limiti: quando gemo, mi chiede di colpire ancore una volta, poi ancora dieci, poi ancora una… Va avanti così per un tempo che mi sembra infinito. Alterna colpi leggeri e pesanti. Mi lascia l’harness con il dildo grosso, polsiere e cavigliere e mi fa fare i bisogni. Poi mi indica un buco nel pavimento (si scende con una scala a pioli). Una volta sceso nel buco (alto 1,80 m e largo 0,5x0,5 m) chiude la grata che c’è sopra con un lucchetto e mi dice che l’unica possibilità è sedersi per terra sul fondo dove ha lasciato un cuscino di gommapiuma. Non potendo restare in piedi mi siedo sul cuscino con il grosso dildo che fa sempre più male, le gambe piegate e la schiena contro il muro. Fa freddo, anche più che in cella, non mi ha lasciato coperte e c’è uno sgradevole odore di urina (immagino che precedentemente abbiano innaffiato alcuni prigionieri dall’alto).
Dopo circa un’ora e mezza in quelle condizioni, viene alzata la grata e mi fa uscire. Toglie l’harness, le cavigliere e le polsiere e mi fa andare di sopra. Mi fa mettere nuovamente la camicia di forza calda (stavo tremando dal freddo). Mi toglie finalmente anche il dildo. Mi immobilizza di nuovo al lettino di tortura e mi benda. Si mette di nuovo a giocare con il pene, usa un vibratore e un mungitore per farmi venire forzatamente. Trova il punto giusto per farmi eccitare e mi fa venire (per la quarta volta in 23 ore) con uno schizzo di sperma dritto in faccia (incredibile!). Mi fa scendere, mi libera completamente, mi fa fare una doccia e mi consegna la chiave dell’armadietto per recuperare vestiti, valigia ed effetti personali. La sessione è finita.
Lavato e vestito, Lady Mercedes ritorna ad essere molto cordiale e mi invita ad una piacevole chiacchierata sul terrazzo in riva al fiume con un caffè bollente e una fetta di torta. Si parla di tutto, del bdsm, delle esperienze italiane e tedesche, ma anche del più e del meno, della vita quotidiana. Piccolo orgoglio personale: mi dice che le è piaciuto giocare con me e mi invita a tornare più avanti, magari in occasione di uno dei numerosi eventi che organizzano. Incredibile la professionalità, la maestria nel dispensare le punizioni: ogni cosa era non confortevole al punto giusto, senza mai troppo esagerare rendendo il gioco impraticabile o pericoloso. Tutto sempre in un crescendo, ma valutando nel contempo le mie reazioni. Ogni sessione era dolorosa, ma solo fino a un certo punto, nel pieno rispetto dei miei limiti. Dopo tutto questo sono arrivato a casa quasi senza un segno (solo il sedere aveva un po’ di lividi…). Organizzazione perfetta, molto tedesca: ogni cosa era studiata nei minimi particolari riducendo al minimo, o eliminando, ogni rischio. Lady Mercedes è orientata più che al dolore in sé, alla sensibilizzazione provocata dal dolore e su questo ci gioca molto, con risultati eccezionali! Penso davvero che per coloro che amano cose un po’ più estreme (ma non necessariamente troppo estreme) l’Avalon Residenz di Berlino sia l’Università europea del BDSM.
Edited by -ADMINISTRATOR- - 29/8/2016, 22:12
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