Sono andato da Lady Scarlet quattro volte in quindici giorni. Sono cinque in tutto. Su undici sessioni totali della mia esperienza, le altre sei ognuna con una Mistress diversa. Dopo “La prima” (come viene comunemente denominata la prima sinfonia di un compositore) – di cui c’è la recensione nella pagina precedente - la perla, ecco le altre. E’ stato un processo di che vale la pena ripercorrere in tutte le sfumature. Come le sinfonie di Beethoven. Ecco le sessioni di Lady Scarlet.
LA SECONDA
Mi recai a Vercelli a quattro mesi esatti dal primo incontro che aveva costituito la perla, l’origine sublime della mia esperienza erotica da sottomesso di Lady Scarlet. Quando Lady Scarlet apre la porta, la si vede solo dopo aver varcato completamente l’uscio del suo appartamento; l’impressione del primo impatto si ripropone come una nuova sorpresa, non importa se sia il secondo o il quinto incontro, perché il suo fascino è un’essenza senza fine, si lascia dimenticare solo per ripresentarsi in carne e ossa, scuotere l’emozione e far risvegliare l’attenzione su nuovi dettagli (verranno riproposti nel resoconto degli altri incontri): quella di una Mistress con una bellezza non comune, eppure terrena, sofisticata, reale. Riccioluta ondulata di colore rosso e ramato, occhi enigmatici, intensi e stranamente algidi, fisico scolpito, in carne, una presenza carnale e dallo slancio elegante, sempre perfetta.
La prima sessione fu come un ritrovo dopo un lungo periodo trascorso, ricostruì di nuovo i gesti e le azioni di un rapporto femdom come pezzi preziosi distinti confusamente dopo periodi di mancanza e attesa. I suoi benefici e il senso di appagamento e liberazione si sarebbero sprigionati molto più nei giorni successivi guardandomi allo specchio potendo vedere il corpo striato da segni della sessione di frusta, le bruciature della cera bollente, il dolore ai capezzoli martoriati dalle pinze, che si serravano ancora di più quando la Mistress tirava giù con il piede la catenina che le legava. E ricordarmi del suo aspetto e della sua voce.
(P.S. Figura di ò+*§ clamorosa: una volta vestito, mi dimentico del regalo. Quando me lo ricorda, sarei voluto scomparire. Non c’era modo di chiedere scusa che cancellasse la sensazione di vergogna. Mistress Scarlet ha provato ad alleggerire il peso della figuraccia, ma dall’altro chissà che non provasse soddisfazione dei miei sensi di colpa).
LA TERZA
La terza sessione è stata sicuramente molto particolare e complessa da decifrare e ha costituito un punto di svolta. Mistress Scarlet ne avrebbe aggiunto liberamente altre pratiche di sua iniziativa rispetto a quelle da me richieste. Un momento da sottolineare è l’adorazione del corpo.
Il corpo di Lady Scarlet è dotato di una sensualità incontaminabile, ed è un’esperienza impagabile essere tirato con il collare per guardarlo ed assaporarlo da vicino, ricevere il permesso di sciogliere i lacci della maglia elegante sulla schiena che dalla scollatura tradiva la presenza del tatuaggio e percepire in dettaglio la linea invisibile che separa gli orli del corpetto dalla pelle della Mistress, di una carnagione chiara e al tatto vellutata e tonica nelle definizioni della muscolatura da sportiva che accoglie stupendamente quel magnifico disegno indelebile. L’aspetto di Lady Scarlet, il volto, l’espressione, il fisico, la postura, diventano come quelli di una dea. Poco più in là, il piccolo, significativo incidente: ero steso sul pavimento e Lady Scarlet prende un bicchiere di vetro, me lo poggia all’altezza dello sterno e mi ordina di mantenerlo. Si scosta lo slip e riempie il calice del suo nettare. Resto sorpreso, qualcosa scatta, la visione è magnifica, la situazione coinvolgente. (La pioggia dorata in passato l’avevo sempre considerata con alcune remore). Dopo che si riempì, mi scappa di mano e il liquido si rovescia inondando in parte me e in parte il pavimento del dungeon. La Mistress, molto seccata, senza scomporsi, ma con uno sdegno mortificante, sussurra: “Un genio, veramente un genio” poi alzando un po’ la voce “Se si riempie diventa più pesante, se diventa più pesante non devi allentare la presa, è logica! Adesso usa i tovaglioli e pulisci dovunque”. Ero mortificato per la figura, tuttavia…alla fine della sessione, dopo avermi dato il permesso di avere soddisfazione (“Se vuoi avere soddisfazione devi chiedermelo”, io “Posso venire?”,la Mistress con tono calmo di ovvio rimprovero “Così si chiede?”, io “Mistress Scarlet, le chiederei il permesso di venire, per favore”. Accordato) mi ordina di versare il mio liquido nel bicchiere pieno del suo, nel frattempo consegnandomi una lunga serie di ceffoni. Nel prendere e nell’avvicinare il bicchiere, sento il tepore del suo liquido. Di nuovo, sottilmente, scatta quel qualcosa. E’l’inconscio che lavora per venire alla coscienza, lo stesso inconscio che mi aveva indotto all’incidente del rovesciamento del bicchiere. Uscito dall’appartamento di Lady Scarlet, sognai ad occhi aperti tutta la giornata, un torpore sano e riposante mi accompagnò per tutto il viaggio...e il giorno seguente quella visione di pioggia dorata divenne il pensiero dominante. Nei desideri della sessione successiva per la prima volta scrissi “pissing”.
LA QUARTA. La quarta sessione è stata quella più brutalmente e forse intensamente femdom.
Nuove percezioni affiorarono. Lady Scarlet riesce a passare reversibilmente da ragazza della porta accanto, quasi fosse un’amica, a un’autoritaria visione di bellezza e severità. L’aspetto di Lady Scarlet è capace di far affiorare da alcuni dettagli, come gli occhi intensi e le pieghe del sorriso, una duplicità conturbante: comprensiva e fredda, dispensatrice di serenità e conforto, irridente femme fatale, ragazza di straordinaria bellezza.
Ogni traccia di autocontrollo sembrò andare cautamente e gradualmente in pezzi. E’ venuto fuori l’istinto più animalesco e diretto, è stata esaltata la natura primitiva e incontrollabile del bdsm, senza l’oggettistica del gioco, come un femdom domestico, immediato: l’enfasi feticistica nella sua alta espressione, l’energia erotica cresciuta. Sentire la sua bellissima mano afferrarmi l’orecchio e piegarmi con forza la testa per sussurrarmi maltrattamenti e ordini, col respiro che mi sfiorava l’udito, non smette mai di essere bello. Così come sentire la sua mano stringermi i capelli, piegare la testa all’indietro e dissetarmi con la sua saliva o con l’acqua ingerita. Sempre con quel calmo e netto respiro attraversarmi la bocca facendosi appena sentire. Poi la fase dell’adorazione dei piedi e delle scarpe, di quelle scarpe eleganti nere striate dei lacci che avvolgono il dorso del piede: “Quando dico uno baci il laccio, quando dico due baci la pelle” e via a un’eccitantissima fase di worship. Dopo un po’ mi ritrovo a schiena sul pavimento, ed ecco che sale e mi calpesta con i tacchi per poi gestire la mia faccia a piacimento con la suola spessa della sua bellissima scarpa: me la schiaccia sulla guancia destra fino a farmi sentire con nettezza il pavimento sul lato sinistro della mia testa, poi, dopo avermi ordinato di toglierle le scarpe, fa lo stesso a piedi nudi. Ed ecco pochi attimi dopo palesarsi l’aspetto romantico della sessione, con la cera bollente – altra pratica che aveva svolto di sua iniziativa la sessione precedente e ho chiesto di nuovo – ecco atmosfere gotiche che vengono evocate. Dopo poco mi ritrovo legato con i lacci ai polsi e le braccia distese a mo di croce, in ginocchio sul pavimento semipiegato verso il letto. La Mistress inizia a mungermi lievemente, il tocco delle sue mani delicato ed eccitante come mai avvertito. La sensazione di essere inerme in balia dei suoi tocchi diventa un piacere come pochi: esser legato mi ha liberato. Mi fa il solletico, io a un certo punto gemo, lei, delicata, rassicurante: “Cosa ti lamenti..? Non ti sto facendo niente”. Poi la voce si fa più decisa, le mani più ferme, le unghie più fisse sulla schiena: “Non ti sto facendo niente”, graffiandomi con vigore. Le sono grato. Dopo un’eccitante fase di nutrizione dai piedi, mi libera e, schiena a terra, inizia un morboso foot fetish, sulla pianta, sull’orlo, sulle dita dei piedi. La Mistress diventa esigente con la mia bocca e la mia lingua. La sensazione di contatto diretto fra i corpi si fa viva ed eccitantissima. Poi ancora adorazione del tatuaggio sulla schiena – sogno ad occhi aperti. Ha cominciato a ingozzarmi con i pezzi di cibo rimasto e in quella bondage room color buio notte fonda si sono potute sentire le sue mani schioccare sulla mia bocca perché ingerissi tutto senza tralasciare nulla. Poi mi ordina di prendere dei bicchieri e di posizionarli per farli riempire del suo nettare. Ne riempie tre e me li fa appoggiare a terra “Vediamo di non provocare altri incidenti”, mi afferra con forza la testa e me la schiaccia sulla ciotola facendomi sbattere la parte alta del naso sul bordo e tenendola ferma: “Hai già fatto troppe cavolate con me. Pulisci tutto” (riferimento alla dimenticanza del regalo e al rovesciamento del bicchiere,vedi sessioni precedenti). Eseguo l’ordine, poi “Bevi da tutti e tre i bicchieri”. Lo faccio, per la prima volta. E’ eccitante. Mi concede di sfogare, stando davanti a me immobile con braccia conserte. Dopo un po’, severamente “Se non ce la fai fra cinque secondi la sessione finirà in ogni caso”. Accelero, ce la faccio giusto in tempo..A fine sessione, le faccio i complimenti, “Lei è troppo bella” che lei accoglie con un sorriso rapido e gentile e nello sguardo con l’altezzosità e il magnifico narcisismo di chi porta l’orgoglio di un fascino particolare. Forse mai come nel caso di Lady Scarlet vale l’aforisma di Oscar Wilde: “Il vero mistero è nella bellezza che affiora, non in ciò che sta dietro ad essa”. Filosofia dell’estetismo. Mistress Scarlet è un mistero di bellezza. Anche fra le immagini dei sui suoi siti non è così facile trovare quelle che ne rendono degnamente l’ idea.
LA QUINTA. Alle 10.45 porto a Lady Scarlet la brioches che mi aveva chiesto. Anche se non era quella alla marmellata come aveva specificato, perché intanto le avevano finite al bar, l’avrebbe apprezzata lo stesso (“Buona questa!”). La brioches servì per la sua colazione e in parte per il mio nutrimento, elargitomi un po’ dalla sua bocca, un po’ dalla suola e dal tacco del suo stivale. Era seduta sulla poltrona e mi disse di appoggiare i miei abiti sul letto, “Metti tutto lì”. Io, non so perché, interpreto “tutto” comprendendo gli attrezzi che c’erano sul letto, e inizio a spostarli verso i cuscini. Lei “Perché stai spostando gli attrezzi?”, io “Me l’ha detto lei..?” e la Mistress, con grazia e non senza un pizzico di divertimento “No”, accennando a un sorriso. “I vestiti, intendevo”. Alchè, mentre risposto gli oggetti al centro del letto, dice “Ti sta bene, sai, questo tuo essere un po’ impacciato”. Sorrido e..lo prendo quasi come un complimento..
Poi il nutrimento della brioches. In poco tempo, l’espressione di Lady Scarlet che mi guarda torna ad essere sfingea e indecifrabile. La sessione si svolse secondo sua discrezione, le mie indicazioni erano state vaghe e io stesso avrei accettato la spontaneità della Mistress. Passerò all’atto finale della sessione: Vestita solo degli abiti più intimi, mi prende per l’orecchio e mi ordina di seguirla. Dal buio del dungeon passai al biancore familiare della stanza da bagno. E’tutto molto comune, lei mi ordina di entrare nella doccia e accucciarmi, si priva del suo slip e ho davanti agli occhi non la figura della dominatrice intransigente adorna del nero sobrio ed elegante, ma una dea libera e generosa, stupenda, perfetta. Mai vista una visione del genere. Mi inonda del suo liquido dorato su tutto il corpo, un sorso lo accolgo in bocca, e lei “Finisci di asciugare”. Grazie..poi si volta e conclude gli ultimi istanti schiacciandomi col facesitting, lei in piedi io seduto nella doccia posizione nella quale io, già eccitato da un pezzo, ho soddisfazione. Poi altri istanti che potrei definire particolarmente emozionanti: prima di uscire dalla vasca, mi apre e regola l’acqua, io intanto mi alzo e rimaniamo vicini per qualche minuto, come in una situazione di vita quotidiana. Che bello..che bello davvero..! Mi indica qual è la mia asciugamano ma io ero distratto, sicchè le chiedo “Qual è la mia asciugamano?”, e lei un po’ imperiosa lo indica “questo!” poi, con tono mite e un’ aria un po’ scocciata ma tollerante: “Non mi ascolti?”. Mi vesto, rimaniamo a parlare circa una decina di minuti, intermezzo nel quale torno a dirle che non ho mai visto una bellezza del genere, e lei, riservata, sofisticata e altezzosa, “Mi fa molto piacere. Sinceramente non sei il primo che me lo dice”. Poi esco, nei saluti finali come un velo di malinconia negli arrivederci non espressi, nel silenzio empatico di uno sguardo e un sorriso.
Ho vissuto questi incontri con Mistress Scarlet con strascichi e segni di sensazioni complesse, multiple, fra l’ambiente del dungeon e la vita quotidiana (conoscendo la sua pochissimo e indirettamente), paraficandola a una dea e a una donna terrena, affascinante, esigente, in onore della quale sono disposto a tutto nella sessione, come un sogno ad occhi aperti una volta uscito dal dungeon. E vale la pena aprire una piccola parentesi che butto lì sul quotidiano e la vita comune: è l’unica cosa basilare che accomuna Mistress e schiavo. I sottili passaggi logici che motivano questa tesi sono i seguenti: una dominatrice senza la concezione del dolore ricevuto così come un sottomesso senza la percezione di ciò che significa il dolore per gli altri non vive del tutto la complementarità necessaria nell’unione. In quantità ridimensionata, la Mistress sa provare ciò che prova lo slave e viceversa, ed ecco il punto di incontro. Se si estende il punto di incontro fuori dal dungeon e dalle pratiche, esso siidentifica (chissà,forse ancora di più) anche nella vita quotidiana, quella più comune, fatta di luoghi, incontri, foto, reportage, viaggi. Perché non può esserci il profano senza il sacro, non possono esistere la trasgressione e le grandi emozioni senza la semplicità e l’ordinario.
L’ invaghimento e l’erotismo, il femdom e il quotidiano, una nume potente che agisce e mi determina a fare ed accettare qualsiasi cosa. Non c’è un perché, sono invaghito di Mistress Scarlet, punto e basta.