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Il lupo della steppa, Hermann Hesse

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sissymaid
view post Posted on 29/9/2011, 09:56     +1   -1




Qui per chi volesse leggerlo c'è Il lupo della steppa trascritto dal progetto Gutenberg.

Qui sotto, di nascosto dai Professori, vi passo il solito bignamino:


C’era una volta un tale di nome Harry, detto il “lupo della steppa”. Camminava con due gambe, portava abiti ed era un uomo, ma, a rigore, era un lupo. Aveva imparato parecchio di quel che possono imparare gli uomini dotati d’intelligenza, ed era uomo piuttosto savio. Ma una cosa non aveva imparato: a essere contento di sé e della sua vita. Non ci riusciva, era un uomo scontento. Ciò dipendeva probabilmente dal fatto che in fondo al cuore sapeva (o credeva di sapere) di non essere veramente un uomo, ma un lupo venuto dalla steppa. I saggi potranno discutere se sia stato veramente un lupo e una volta, forse prima della nascita, sia stato tramutato per incantesimo da lupo in uomo, oppure sia nato uomo ma con un’anima di lupo, o se magari questa persuasione, di essere veramente un lupo, sia stata una sua fissazione o malattia. Potrebbe darsi, per esempio, che costui sia stato nella fanciullezza stregato e indomabile e disordinato, e che i suoi educatori abbiano cercato di ammazzare la bestia che aveva dentro e proprio in questo modo abbiano suscitato in lui la fantasia e la credenza di essere effettivamente una bestia, con sopra soltanto una leggera crosta di educazione e di umanità. Su questo argomento si potrebbe discorrere a lungo e in modo divertente e scrivere magari dei libri; ma poco servirebbe al lupo della steppa, poiché per lui era indifferente che il lupo fosse entrato in lui per magia o fosse soltanto una fantasia della mente. Quello che ne potevano pensare gli altri o anche lui stesso non aveva per lui alcun valore, non bastava a cavargli di dentro il lupo.

Il lupo della steppa dunque aveva due nature, una umana e una lupina: questa era la sua sorte e può ben darsi che questa sorte non sia poi né speciale ne rara. Si son già visti, dicono, uomini che avevano molto del cane o della volpe, del pesce o del serpente, senza che per questo incontrassero particolari difficoltà nella vita. Vuol dire che in costoro l’uomo e la volpe, l’uomo e il pesce vivevano insieme, e nessuno faceva del male all’altro, anzi l’uno aiutava l’altro, e in certi uomini che hanno fatto strada e sono invidiati era stata la volpe o la scimmia piuttosto che l’uomo a fare la loro fortuna. Sono cose che tutti sanno. Per Harry invece le cose stavano diversamente: in lui l’uomo e il lupo non erano appaiati e meno ancora si aiutavano a vicenda; al contrario, vivevano in continua inimicizia mortale, e l’uno viveva a dispetto dell’altro, e quando in un sangue e in un’anima ci sono due nemici mortali, la vita è un guaio. Certo, ciascuno ha il suo destino e nessuno ha la vita facile.

Ora, nel nostro lupo della steppa avveniva questo:
che nel suo sentimento faceva ora la vita del lupo, ora quella dell’uomo, come accade in tutti gli esseri misti, ma quando era lupo, l’uomo in lui stava a guardare, sempre in agguato per giudicare e condannare…

e quando era uomo, il lupo faceva altrettanto. Per esempio, quando Harry uomo concepiva un bel pensiero, provava un sentimento nobile e fine o faceva una cosi detta buona azione, il lupo che aveva dentro digrignava i denti e sghignazzava, e gli mostrava con sanguinoso sarcasmo quanto era ridicola quella nobile teatralità sul muso d’un animale della steppa, di un lupo che sapeva benissimo quali fossero i suoi piaceri, trottare cioè solitario attraverso le steppe, empirsi ogni tanto di sangue o dar la caccia a una lupa.., e, considerata dal punto di vista del lupo, ogni azione umana diventava orribilmente buffa e imbarazzante, sciocca e vana. Ma succedeva lo stesso quando Harry si sentiva lupo e si comportava come tale, quando mostrava i denti e provava odio e inimicizia mortale contro tutti gli uomini e le loro costumanze false e de generate. Allora infatti la parte umana stava in agguato, teneva d’occhio il lupo, lo insultava chiamando lo bestia e belva e gli amareggiava tutta la gioia della sua semplice, sana e selvatica natura lupina.

Cosi era fatto il lupo della steppa e si può ben immaginare che Harry non faceva una vita assai piacevole e beata. Non si vuoi dire però che fosse particolarmente infelice (benché a lui paresse cosi, come del resto ogni uomo crede che le sue sofferenze siano le più grandi). Di nessuno lo si dovrebbe affermare. Anche chi non ha il lupo dentro di sé, non per questo dev’essere felice. E d’altro canto anche la vita più infelice ha le sue ore di sole e i suoi fiorellini fortunati in mezzo alla sabbia e alle petraie. Cosi era anche il lupo della steppa. Per lo più era molto infelice…

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Lo scrittore tedesco-svizzero Hermann Hesse pubblicò il romanzo Il lupo della steppa nel 1927.
Harry Haller è il protagonista del racconto, un intellettuale di circa cinquant’anni che, prima della sua scomparsa, lascia un manoscritto in cui esprime il disagio per la sua duplice natura: l’umanità e la bestialità, l’essere divino e quello diabolico. L’umanità si manifesta con la nobiltà di pensiero, con l’amore per l’arte e la musica; la bestialità invece si esplicita nell’odio per la superficialità e vacuità del mondo borghese il cui scopo è la ricerca dei piaceri selvaggi. Una tendenza lo spinge ad abbandonarsi al mondo, l’altra a starne lontano.
A causa di questo difficile carattere, per questa sua consapevolezza di essere dalla natura duplice, per questa perenne lotta tra istinto e ragione, la sua vita non è facile. Il suo isolamento, la sua sofferenza lo rendono un uomo incline al suicidio, incapace di godere della propria vita. Ma la seducente Erminia conosciuta in una trattoria dei sobborghi, lo converte ai piaceri della vita trascurati sino a quel momento e a recuperare il tempo perduto. Il “teatro magico” in cui si svolge la fine del racconto vede Harry Haller uccidere la propria donna con una pugnalata al cuore proprio quando crede di aver recuperato la capacità di vivere e amare. Per questo delitto viene condannato alla vita eterna e costretto ad essere schernito dai grandi del passato che lo invitano ad imparare a cogliere il lato umoristico della vita, a imparare a ridere, anche di se stesso, piuttosto che dare eccessivo peso ai sentimenti, di qualunque natura essi siano.
Senza dubbio il tema principale di questo romanzo è l’isolamento del protagonista e l’incapacità di integrazione nella società. Il suo mondo interiore rimane separato da quello esterno ed estraneo. Ma l’isolamento non può essere totale. Il muro eretto come a protezione del suo io interiore non è invalicabile. Ci sono infatti dei momenti in cui quel mondo esterno lo attrae, lo incuriosisce. Ed ecco allora che la lotta tra i suoi due “io” riaffiora e sconvolge con lo scontro tra giusto e sbagliato, tra conveniente e sconveniente, tra essere ragionevole e raziocinante e essere animalesco e istintivo. In questo terribile stato Haller non è nemmeno in grado di prendere decisioni risolute e definitive come il suicidio a cui comunque si avvicina. Ne è semplicemente annientato.
L’altro tema emergente dal romanzo è la dualità della natura umana. In un unico corpo coesistono cioè l’essenza “umana” che conduce l’uomo a relazionarsi con i suoi simili e a costruire rapporti sociali costruttivi e l’essenza “lupina” che al contrario porta all’isolamento, alla chiusura in se stesso. Solo alla fine, sempre nel teatro magico, un saggio orientale rivela che nell’uomo le personalità sono molteplici e che l’uomo è un essere multiforme…

Ho trovato questo libro affascinante. Lo suggerisco a tutti coloro che sono attratti dall’introspezione psicologica; a tutti quelli che riconoscono le contraddizioni e le insensatezze della nostra esistenza; a tutti quanti si prendono troppo sul serio. A tutti i lupi della steppa insomma!

tratto da www.my-libraryblog.com/2008/01/05/i...-hermann-hesse/

Edited by sissymaid - 29/9/2011, 11:43
 
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sissymaid
view post Posted on 29/9/2011, 12:40     +1   -1




(...) E ora il lupo si mise a comandare e l'uomo a obbedire, a un ordine l'uomo si buttò in ginocchio, fece il lupo con la lingua penzoloni e si strappò gli abiti di dosso coi denti otturati. Secondo gli ordini del domatore di uomini, camminava a due o a quattro zampe, faceva il morto, si rizzava sulle gambe, portava il lupo sulla schiena, gli reggeva la frusta. Con intelligenza e sottomissione e con molta fantasia accettava ogni umiliazione, ogni pervertimento. Entrò in scena una bella fanciulla la quale si avvicinò all'uomo addomesticato, gli accarezzò il mento, posò la guancia contro quella di lui, ma egli rimase sulle quattro zampe, restò bestia, scosse il capo e mostrò i denti alla bella creatura, così minaccioso infine e così lupo che quella scappò via. (...)
 
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view post Posted on 4/11/2011, 12:17     +1   -1
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è davvero un libro stupendo, è una grande analisi delle confluttualità e contraddizioni dell'animo umano.
ma i miei preferiti di Hesse rimangono Siddharta e Demian.
 
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2 replies since 29/9/2011, 09:56   75 views
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