Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

La mia vecchia compagna di classe, Racconto

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view post Posted on 7/2/2011, 19:51     +1   -1

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Abbiate pazienza, ultimamente ho avuto veramente poco tempo per poter andare avanti con il racconto.
Ma vi prometto che quanto prima pubblicherò la quarta parte!
 
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view post Posted on 8/2/2011, 19:42     +1   -1
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..e avremo pazienza..occhio però che qui mi sa che sono in tanti a tenerti d'occhio! :)
 
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view post Posted on 9/2/2011, 16:04     +1   -1

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Ciao a tutti, come promesso ecco la quarta parte:


PARTE QUARTA

Una volta raggiunta la mia stanza potei finalmente andare un attimo in bagno e darmi una rinfrescata. Dopo essermi sciacquato il viso cercai di esaminare la situazione in cui mi trovavo. Ero finito nelle mani di due sadiche che in nemmeno mezza giornata erano riuscite ad umiliarmi in tutti i modi, inoltre anche Anna, che mi era sembrata una ragazza gentile e cordiale, aveva dato prova di non essere da meno delle altre. Che fare però? Andarmene? Se me ne fossi andato mi sarei trovato nuovamente a combattere con la mia disperata situazione economica e inoltre mi trovavo quella maledetta cintura di castità ... dovevo fare qualcosa, però dovevo essere paziente e aspettare il momento giusto. Mi guardai nel piccolo specchio che si trovava nel bagno e mi promisi di resistere, sicuro che la mia tenacia avrebbe prima o poi dato i suoi frutti.
Dopo aver fatto queste riflessioni mi affrettai ad andare in salone, non volevo certo prendermi qualche punizione per essere arrivato in ritardo, e mi misi in ginocchio di fronte al tavolo come indicatomi da Anna.
Il tavolo era già stato apparecchiato per il pranzo, mancavano solo le portate, e le Signore. Dopo qualche minuto la porta si aprì ed entrò Cristina: indossava un abito attillato nero, calze a rete e scarpe nere col tacco a spillo. Dovevo riconoscere che era anche lei un gran bella ragazza. Mi guardò con un sorriso canzonatorio ma non disse nulla.
Poco dopo fece il suo ingresso nel salone anche Gina. Era elegantissima con un completo blu scuro di tessuto pregiato e una gonna fino al ginocchio, calze nere e scarpe nere, ovviamente col tacco alto. Mi guardò con aria sprezzante e poi sorrise con complicità alla sua amica. Mi chiesi cosa potevano avere in mente questa volta.
Le due donne presero posto una di fronte l'altra e Gina suonò il campanellino per chiamare Anna.
La ragazza arrivò dopo pochi secondi.
- Anna, per favore, puoi portare il pranzo
- Subito, Signora Gina – e lasciò la stanza per rientrarvi poco dopo. Anna aveva preparato delle melanzane alla parmigiana, che dall'aspetto sembravano essere molto appetitose. La ragazza doveva cavarsela bene ai fornelli, pensai.
Le Signore iniziarono quindi a mangiare chiacchierando amabilmente tra loro, ignorandomi come se io non esistessi affatto, il che da un lato, pensai, poteva non essere poi una cattiva cosa, dal momento che potevo restarmene tranquillo in ginocchio senza subire ulteriori umiliazioni. Non feci in tempo a pensarlo che subito Cristina disse – Uhm, questa sedia la trovo troppo morbida oggi. Voglio sedermi su qualcosa di più consistente. - Così dicendo si alzò in piedi e mi ordino' – Forza, sposta la mia sedia e mettiti tu al suo posto, a quattro zampe. Voglio sedermi su di te!
Spostai la sedia come ordinatomi e appoggiai le mani a terra. Cristina si sedette quindi sulla mia schiena e le due proseguirono a pranzare e a chiacchierare tranquillamente.
Devo ammettere che Cristina, pur non essendo una ragazza grassa, non era proprio un peso leggero e dopo qualche minuto incominciai a soffrire non poco, considerando anche il fatto che era dalle prime ore dell'alba che non mangiavo niente e la fame incominciava a farsi sentire prepotentemente, tuttavia non potevo far altro che stringere i denti e sopportare.
Dopo le melanzane alla parmigiana, le due Signore chiesero ad Anna di portare un po' di frutta. Per via della stanchezza il peso di Cristina sembrava aumentare sempre di più, e la cosa che più mi pesava era il fatto che le due donne continuavano tranquillamente a mangiare e a chiacchierare tra loro come se nulla fosse. Ero diventato proprio come un mobile.
Gina chiese poi ad Anna di portare il caffè, che sorseggiò con calma insieme alla sua amica che stava sempre seduta sopra di me. Dopo una decina di minuti, che a me parvero un'eternità, Gina disse – Come va la nuova sedia, Cristina?
- Magnificamente, d'ora in poi penso che utilizzerò sempre questa, se per te va bene.
- Va benissimo mia cara, ma credo che adesso anche il nostro servetto abbia diritto a mangiare un po'. Che dici?- (Non mi pareva vero che Gina mi venisse in soccorso).
- Uff, stavo così comoda ... - fece Cristina – però va bene, è giusto che anche lui abbia il suo pasto quotidiano – e così dicendo si alzò dandomi non poco sollievo.
Gina chiamò nuovamente Anna e, non appena questa arrivò, le disse – Anna, il nostro servetto ha fame, portagli il pranzo.
- Come desidera, signora Gina - rispose Anna con uno strano sorriso.
Anna uscì e poco dopo tornò con una ciotola che riempì con gli avanzi delle due Signore e le pose per terra ai piedi del tavolo.
- Forza, mangia – disse Cristina.
Sempre a quattro zampe mi avvicinai alla ciotola e iniziai a mangiare, ma fui quasi subito interrotto da Gina – Fermati! - disse – cosi' e' troppo facile – Poi rivolgendosi ad Anna: - Anna, per favore, vai a prendere il guinzaglio.
- Subito, Signora Gina – rispose Anna ed usci' dalla stanza.
Io rimasi a quattro zampe, immaginando che mi avrebbe allacciato il guinzaglio al collare e mi avrebbe fatto fare il cane.
Anna rientro' dopo nemmeno un minuto e porse il guinzaglio a Gina.
- No, Anna. - disse Gina – Usalo per legargli i polsi dietro la schiena.
- Come desidera, Signora Gina – rispose Anna che si avvicino' a me e, dopo avermi fatto tirare sul il busto e mettere le braccia dietro la schiena, mi lego' ben stretti i polsi con il guinzaglio.
Cristina scoppio' a ridere – Bella idea, Gina. - e poi rivolgendosi a me – Forza, mangia adesso! -
Feci per inchinarmi col busto per poter raggiungere la bocca con la ciotola quando Gina mi blocco' nuovamente – Fermati – mi ordino' – Vai all'angolo della stanza, quello piu' lontano.
Io mi alzai e incominciai ai dirigermi dove mi era stato ordinato quando Gina disse con tono perentorio – Chi ti ha detto di poterti alzare?!?!?! Rimettiti in ginocchio e raggiungi l'angolo in ginocchio!
Dovetti quindi inginocchiarmi nuovamente e raggiungere l'angolo camminando in ginocchio, il che mi costo' non poca fatica, considerando che era ad almeno a 8 metri di distanza e che avevo anche le mani legate dietro la schiena.
Una volta raggiunta la meta Gina mi ordino' – Adesso voltati verso di noi e mettiti con la pancia a terra. - Cosa che feci prontamente.
- Adesso striscia fino alla ciotola se vuoi mangiare! - disse Gina.
Facendo uso delle sole gambe iniziai a strisciare per terra sotto gli sguardi divertiti delle tre donne. Cristina rideva a crepapelle – Ma guarda come striscia, sembra proprio un verme!
Strisciando lentamente avevo quasi raggiunto la ciotola quando Anna la sposto' con un piede allontanandomela di circa un metro e posizionandola porprio sotto i piedi di Gina.
Strisciai quindi ancora un po' e raggiunsi la ciotola, finalmente potei iniziare a mangiare.
Non era affatto facile: sdraiato con la pancia a terra e i polsi legati dietro la schiena faticavo non poco a prendere il cibo con la sola bocca. A complicare ulteriormente le cose poi fu Gina che pose i suoi piedi su di me: uno sopra la schiena in mezzo alle scapole che mi teneva il corpo a terra limitandomi sensibilmente la capacita' di movimento, l'altro appoggiato sopra la testa che dovette quindi anche sostenerne il peso.
Mentre mangiavo (o meglio tentavo di mangiare) gli avanzi nella ciotola, sentivo i commenti derisori delle due Signore – Guardalo, sembra proprio un verme - diceva Cristina. - Hai ragione – rispondeva Gina – d'altronde e' la posizione che piu' gli compete ... - e scoppiarono entrambe a ridere.
Di tanto in tanto Gina si divertiva per premere con forza col piede spingendomi la faccia dentro la ciotola mentre Cristina rideva sempre di piu' divertita. Ciononostante riuscivo, pur con qualche difficolta', a mangiare. Ad un tratto Cristina disse – Voglio proprio vedere come se la cava come tappeto – e' cosi' dicendo si alzo' in piedi e mi sali' col tutto il peso del corpo sulla schiena mentre con le mani si teneva appoggiata al tavolo.
Mi trovavo adesso co corpo completamente schiacciato a terra dal peso di Cristina e con Gina che continuava a tenere un piede poggiato sulla mia testa. Oltretutto Cristina indossava scarpe col tacco a spillo che mi provocavano un intenso dolore. Riuscivo a malapena a respirare.
Cristina, calcando con i piedi sulla mia schiena, mi incitava – Forza verme, continua a mangiare! Se non finisci tutto, non ti faremo mangiare fino a domani! -
Con gran difficolta' riuscii pian piano a ingurgitare il cibo contenuto nella ciotola, ma Gina disse – Lecca la ciotola, non la vorrai mica lasciare cosi' sporca! - . Fui costretto quindi a tirare fuori la lingua e leccare la ciotola con Cristina che di tanto in tanto gravava il peso ora su un piede, ora sull'altro. Mi sembrava di morire.
Dopo che terminai di leccare la ciotola, Gina mi chiese – Come va servetto? Hai gradito il pranzo?
Per un attimo non riuscii a parlare schiacciato dal peso di Cristina che gravava sul mio corpo
- Ti ha fatto una domanda – disse Cristina calcando con un tacco sulla mia schiena – Forza, rispondi!
- Si', Signora Gina – risposi a fatica – Il pranzo era buono.
- Hai sete? - mi chiese nuovamente Gina.
Effettivamente avevo molta sete. - Si', Signora Gina – risposi – ho molta sete.
- E quindi vorresti bere ... - disse lei – Ebbene, allora supplicami, se vuoi bere!
Mi pareva strano infatti che Gina avesse potuto aver quel riguardo nei miei confronti. Tacqui per un attimo pensando bene a cosa dire. Subito Cristina premette nuovamente con il tacco sulla mia spina dorsale dicendo – Hai sentito? Forza, supplica come si deve!
- Ti prego, Gina. - dissi – Ti supplico, fammi bere, ho sete.
- E questa sarebbe una supplica? - disse Gina – Devi fare di meglio se vuoi che ti conceda di bere.
Presi tutto il respiro che potei e dissi – Ti supplico, ti scongiuro, ti imploro Gina: concedimi di poter bere! - conclusi sospirando per lo sforzo.
- Così va meglio! - disse Gina – però non ho sentito bene, ripeti la tua supplica.
Che bastarda, pensai. Sapeva bene che potevo parlare a fatica con Cristina che gravava con tutto il peso sopra la mia schiena.
Provai quindi a ripetere - Ti supplico, ti scongiuro, ti imploro Gina: conce ... - e non riuscii a terminare la frase perché Cristina premette con forza con un tacco della scarpa provocandomi un intenso dolore.
- Non ho sentito bene – esclamò Gina – Forza ripeti di nuovo.
Mi feci forza e ripetei - Ti supplico, ti scongiuro, ti imploro Gina: concedimi di poter ... - ma anche stavolta Cristina premette col tacco impedendomi di portare a termine la supplica.
- Cosa? - fece Gina – Non ho capito bene. Puoi ripetere?
E quel gioco continuò per un paio di minuti: ogni volta che stavo per terminare la frase, Cristina premeva con forza con un tacco sulla mia schiena impedendomi di concludere la supplica. Era una vera e propria tortura.
Alla fine Gina disse – Va bene, lasciamo perdere. Sei proprio un incapace. - E mentre Cristina scendeva da sopra il mio corpo, Gina disse ad Anna – Anna, porta per favore da bere per il nostro servetto.
- Subito, Signora Gina – ed uscì rientrando poco dopo con una bottiglia piena d'acqua ed un imbuto piuttosto grande.
Gina mi ordinò quindi di strisciare fino ai piedi del divano e di rivoltarmi in modo da mettermi a pancia in su. Ancora tutto indolenzito per il “trattamento” subito da Cristina strisciai, non senza difficoltà fino al divano e mi rivoltai come ordinatomi.
Gina e Cristina si alzarono e andarono ad accomodarsi sul divano, nel farlo si tolsero le scarpe e poggiarono i loro piedi calzati su di me: Cristina sui genitali e Gina sul petto.
Arrivò anche Anna che porse la bottiglia d'acqua a Cristina e mi infilò l'imbuto in bocca dicendomi di tenerlo bene in verticale e di non muovermi.
Gina aprì la bottiglia, riempì l'imbuto d'acqua e disse – Forza, bevi adesso. Non avevi sete? - e così dicendo batté con un piede sul mio petto.
Potei finalmente bere, ma non appena incominciai a far entrare l'acqua nel mio stomaco, subito Gina riempì nuovamente l'imbuto. Ero quindi costretto a bere di continuo e per poter riprendere fiato dovevo mantenere l'imbuto in equilibrio; non volevo immaginare cosa mi sarebbe successo se avessi fatto rovesciare l'acqua per terra. Nel frattempo Cristina aveva incominciato a strusciare i suoi piedi sui miei genitali provocandomi subito una forte eccitazione, che però mi causava ulteriore disagio in quanto il mio pene era imprigionato in quella maledetta cintura di castità.
Con gran fatica riuscii a bere tutta l'acqua che Gina aveva versato nell'imbuto, senonché lei chiese ad Anna di portare un'altra bottiglia. Fui quindi costretto, sempre attraverso l'imbuto, a bere una seconda bottiglia d'acqua, con le signore che tenevano sempre i piedi poggiati sopra di me (Cristina ovviamente continuava a strofinare i suoi piedi sui miei genitali) e Anna che osservava la scena divertita. Mi sembrava di poter scoppiare da un momento all'altro.
Dopo aver bevuto il contenuto della seconda bottiglia, Gina disse che poteva bastare. Anna mi tolse quindi l'imbuto dalla bocca e Gina mi pose quindi un piede sul viso schiacciandomi la testa al suolo. Chiese poi ad Anna di slegarmi i polsi e, non appena ebbi di nuovo le mani libere, mi ordinò di mettermi a quattro zampe. Non appena mi disposi in tal modo, sia lei che Gina mi appoggiarono comodamente i piedi sulla schiena. Le Signore quindi accesero la televisione e si misero a guardare un film, tenendo sempre i piedi poggiati su di me.
Dopo un po' mi abituai a quella posizione e, seppur non fosse particolarmente comoda, riuscii a riprendermi un poco. Le due Signore sembravano non badare più a me, ero diventato semplicemente il loro poggiapiedi. Nonostante fosse una situazione piuttosto degradante e umiliante, tutto sommato era sempre meglio che ricevere le loro “attenzioni”.
Non saprei dire quanto tempo passò, forse un'ora o più. Ad un certo punto incominciò a farsi sentire prepotentemente lo stimolo di dover andare in bagno, del resto con tutto quell'acqua che ero stato costretto a bere ... Poiche' non mi era stato dato il permesso di parlare ne' mi era stata rivolta alcuna domanda, decisi di rimanere in silenzio e aspettare, prima o poi avrei avuto l'occasione di poter andare in bagno e vuotare finalmente la vescica.
Passo' un'altra mezz'ora, in cui dovetti sempre fare da poggiapiedi per le signore. Lo stimolo aumentava sempre di piu' ed incominciavo ad avere seri problemi a sopportarlo. Quasi inconsciamente incominciai a muovermi con il corpo. - Perche' ti muovi? - disse infastidita Cristina assestandomi un calcio sul fianco – Stai fermo! Dobbiamo far riposare le nostre gambe affaticate.
Cercai di rimanere fermo ma dopo pochi minuti lo stimolo divenne veramente insopportabile e ripresi a muovermi.
- Si puo' sapere cos'hai? - chiese Gina.
- Mi perdoni, Signora Gina – risposi io – ma ho assoluto bisogno di andare in bagno.
- Ah, e' cosi' allora – e cosi' dicendo sia lei che Cristina tolsero i piedi dalla mia schiena. Per un attimo pensai che avevano capito il mio stato e mi avrebbero concesso di poter andare al bagno. Ma mi illudevo.
- Forza, allontanati di un paio di metri e mettiti in ginocchio con le mani sopra la testa. - mi ordino' seccamente Gina. Io eseguii.
- E cosi' tu vorresti andare in bagno ... – riprese Gina – pensi di essertelo meritato?
- Beh, credo di si', Signora Gina – provai timidamente a rispondere.
- Tu che ne pensi Cristina? - chiese Gina alla sua amica accavallando in modo provocatorio le sue splendide gambe.
- Cara Gina, io non credo proprio che il nostro servetto si sia meritato questo privilegio. - rispose Cristina - Pensaci bene: prima avrebbe dovuto supplicarti per avere da bere, ma non e' riuscito a recitare una supplica adeguata e tu, nella tua grande generosita', gli hai concesso comunque di potersi abbeverare. E come e' stata ripagata la tua generosita'? Con lui che non riesce a stare fermo mentre ti fa da poggiapiedi! No Gina, decisamente non se l'e' proprio meritato.
- Hai ragione, Cristina – disse Gina – Non si e' affatto comportato bene, il nostro servetto. Quindi non merita di andare in bagno! - Poi guardandomi negli occhi mi disse – Adesso rimani cosi': in ginocchio con le mani sulla testa di fronte a noi fino a che non te lo diciamo. Cio' detto chiamo' Anna e le disse di rimanere ad assistere alla scena.
Fui allora che compresi. Era tutto un piano prestabilito: prima mi avevano fatto mangiare per farmi avere sete, poi mi avevano impedito di poter dire tutta la supplica per avere un pretesto per punirmi e poi mi avevano fatto bere ben due bottiglie d'acqua affinche' avessi avuto bisogno poi di andare in bagno.
Rimasi in ginocchio con le mani sopra la testa, la vescica mi stava per scoppiare e io non potevo fare niente, se non soffrire terribilmente mentre le tre donne mi guardavano divertite.
Dopo 5 minuti non potei piu' resistere e iniziai ad orinare. Sentii l'orina calda colarmi lungo le gambe e i pantaloni bagnarsi; ben presto l'orina inizio' a colare anche sul pavimento al che Gina, Cristina ed Anna scoppiarono tutte e tre a ridere. Sebbene non stessi subendo punizioni fisiche dolorose, l'umiliazione che in quel momento provai fu superiore a tutte quelle finora patite. Gina si era dimostrata di un sadismo senza eguali.
Cristina disse ridendo – Guarda Gina: il nostro servetto non riesce a trattenere la pipi'
- Hai proprio ragione Cristina, – rispose Gina – guarda: ha bagnato i pantaloni come un bambino piccolo –
- Forse dovremmo mettergli un pannolino.- propose Cristina – Cosi' almeno non si bagnera' piu' i pantaloni. - e di nuovo scoppiarono a ridere.
Io non potevo far altro che rimanere in ginocchio a sentire i loro commenti canzonatori, mi vergognavo profondamente e tenevo lo sguardo basso per l'umiliazione.
Perfino Anna, sempre composta fino a quel momento, rideva di gusto alle battute delle Signore.
Dope qualche minuto in cui fui deriso senza pieta', Gina si rivolse a me dicendomi – Guarda cosa hai combinato! Ti sei bagnato tutti i pantaloni! D'ora in poi non indosserai piu' alcun abito, cosi' eviteremo il rischio che tu lo possa sporcare! - Poi disse ad Anna – Anna, per favore, porta uno straccio.
- Subito Singora Gina – rispose Anna e torno' poco dopo con uno straccio che getto' davanti a me.
Gina mi ordino' – Adesso pulisci bene per terra, non voglio vedere nemmeno una goccia della tua orina! - Presi lo straccio, mi chinai e pulii il pavimento come mi era stato ordinato.
Non appena terminai, Gina mi disse – Adesso vieni qui e baciaci i piedi.
Camminando a quattro zampe mi avvicinai al divano e iniziai a baciare i piedi di Gina, dovetti farlo per almeno 5 minuti. Poi fu il turno dei piedi di Cristina. Ovviamente il tutto con loro che continuavano a fare battute canzonatorie.
Dopo aver baciato adeguatamente anche i piedi di Cristina, Gina mi disse – Adesso fila nella tua stanza, togliti i vestiti e pulisciti, poi ripresentati qui tra un'ora, pensera' Anna a dirti cosa fare. Vai sparisci! - io mi alzai e mi ritirai il piu' velocemente nella mia stanza, ancora sconcertato per l'umiliazione subita e chiedendomi quali altre sorprese ci sarebbero state per me.

(to be continued)
 
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dog64
view post Posted on 17/2/2011, 00:05     +1   -1




..mi sa che ti sei inguaiato..ora hai la responsabilità di continuare a scrivere..
 
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view post Posted on 20/2/2011, 22:07     +1   -1

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Ciao a tutti,

scusate se mi sono fatto aspettare, ma questa parte era importante e ci tenevo a scriverla bene.
Spero sia di vostro gradimento.


PARTE QUINTA

Non appena rientrai in stanza, mi tolsi la divisa da servo i cui pantaloni erano tutti impregnati della mia orina, li sciacquai nella vasca e li stesi ad asciugare. Ne approfittai per fare una doccia in modo da darmi una rinfrescata, non solo al corpo ma anche alla mente. Mentre l'acqua colava sulla mia testa ripensai all'ennesima umiliazione patita, mai avrei creduto di poter raggiungere un simile stato, e non era passato nemmeno un giorno!
Cercai di mantenere la calma e mi dissi di pazientare. Qualcosa sarebbe sicuramente cambiato, non poteva continuare cosi'. Per il momento pero' dovevo fare buon viso a cattivo gioco e quindi accettare di buon grado gli ordini che mi sarebbero stati impartiti.
Uscito dalla doccia, mi asciugai e guardai l'orologio appeso nella mia stanza. Avevo ancora una mezz'ora di tempo: ne approfittai per sdraiarmi un attimo sul letto e riposarmi un poco, facendo ben attenzione a non addormentarmi (chissa' cosa mi sarebbe accaduto se mi fossi addormentato e presentato in ritardo!).
Dopo essermi riposato un poco, lasciai la mia stanza. Ero completamente nudo, dal momento che mi era stato ordinato di non indossare piu' alcun vestito. Giunsi in salone: non c'era nessuno. Rimasi quindi li' fermo ad aspettare.
Dopo circa 10 minuti arrivo' Anna che mi guardo' sorridendo. Io tenevo lo sguardo fisso a terra, non avevo voglia di incrociare il suo sguardo, mi vergognavo ancora troppo dell'umiliazione subita prima.
– Le Signore sono andate a fare shopping e rientreranno per cena.- mi disse Anna – Vieni a prendere l'occorrente per pulire e dai una bella pulita al salone, deve brillare.
Iniziai quindi a pulire con cura l'intero salone cercando di togliere la polvere anche negli angoli piu' remoti. Eseguire le faccende domestiche non era mai stato un'attivita' di mio gradimento, ma in quel frangente, devo ammettere, lo feci volentieri: era decisamente meglio che sottostare a qualche pratica umiliante come quelle che avevo subito.
Dopo circa un'ora avevo finito di pulire e proprio in quel momento le Signore fecero rientro, dal salone potevo sentirle parlare tra loro: - Sai Gina, ci voleva proprio questo giretto di shopping – diceva Cristina – abbiamo comprato un sacco di belle cosette! -
- Si' Cristina – rispose Gina – Vedrai che ci divertiremo proprio – e risero di gusto.
- Dov'e' il servo? – chiese poi Gina ad Anna.
- E' a pulire il salone, Signora Gina – rispose Anna.
- Bene, Anna, puoi servire la cena fra un quarto d'ora, giusto il tempo di andare nelle nostre stanze e sistemarci un attimo - fece Gina - Poi dopo cena, vedrai, ci divertiremo tanto ... – la sentii dire. Che cosa aveva in mente?
Anna entro' in salone ed esamino' il mio lavoro – Bravo, vedo che hai pulito con cura. - disse – Bene, cosi' le Signore non ti puniranno e sarai piu' fresco per questa sera – aggiunse con un sorriso malizioso. Poi prosegui' – Adesso aspetta qui le Signore, presto arriveranno e verra' servita la cena.
Sentii infatti poco dopo i loro passi scendere dalle scale, mi misi quindi in ginocchio con la fronte a terra, come Gina gradiva che la ricevessi.
Le Signore entrarono in stanza, elegantemente vestite, si accomodarono sul divano e si misero a chiacchierare tra loro ignorandomi completamente. Nel frattempo arrivo' anche Anna che si mise ad apparecchiare il tavolo per la cena. Passarono cosi' circa 10 minuti in cui io rimasi prostrato a terra senza che nessuno mi impartisse degli ordini, ne' si degnasse di notarmi.
Arrivo' alla fine Anna con le pietanze pronte: spaghetti con le vongole, da quanto riuscii a sentire dall'odore. Le Signore si alzarono quindi e si diressero al tavolo.
Improvvisamente Cristina si rivolse a me – Perche' te ne stai li' fermo? - mi disse – Non ricordi cosa ho detto oggi? Dovrai farmi da sedia ad ogni pasto. Forza, sbrigati a prendere posizione e non farmi perdere la pazienza. -
Rapidamente raggiunsi il tavolo a quattro zampe e mi disposi opportunamente cosi' che Cristina si potesse sedere sulla mia schiena. La cena ebbe quindi inizio.
Con calma le Signore consumarono la loro cena, degustando le pietanze, sorseggiando il vino chiacchierando allegramente. Io, nel mio ruolo di sedia personale per Cristina, fui ignorato del tutto. Dovetti per tutto il tempo, circa una mezz'ora, sostenere il peso della ragazza. Verso la fine della cena incominciai ad essere davvero stanco, tuttavia Cristina sembrava non preoccuparsene affatto e continuava chiacchierare tranquillamente con Gina.
Dopo aver preso il dessert Gina disse – Che vogliamo fare, Cristina? Lasciamo che anche il servo possa mangiare e ci andiamo a preparare?
- D'accordo Gina – rispose Cristina alzandosi (finalmente) – andiamoci pure a preparare. - Poi mi diede un calcetto sul fianco e mi disse – E tu, mi raccomando, mangia e rimettiti in forza, che dovrai essere in forma questa sera ... - e cosi' dicendo si allontano' ridendo con la sua amica.
Che cosa intendeva dire? Che diavoleria avevano in mente stavolta? Cosa avrei dovuto subire ancora quel giorno?
Mentre facevo queste riflessioni, arrivo' Anna con una ciotola piena d'acqua ed una ciotola vuota che riempi' con gli avanzi della cena. Pose le due ciotole davanti a me, mi applico' il guinzaglio al collo, si sedette sulla sedia vicina e disse – Forza cagnolino, mangia la pappa che le tue padroncine ti hanno lasciato.
Rimanendo per terra a quattro zampe iniziai a mangiare e bere dalla ciotola mentre Anna mi teneva al guinzaglio e mi osservava sorridendo compiaciuta. Di tanto in tanto la ragazza si divertiva a mettermi un piede sopra la testa e a schiacciarmi la faccia nella ciotola. Il suo lato sadico stava di nuovo affiorando e, visto pure quel che aveva detto Cristina poco prima, avevo la netta sensazione che per me quella non sarebbe stata una bella serata.
Dopo che terminai il mio pasto, Anna sgancio' il guinzaglio e disse – Adesso alzati, porta le ciotole in cucina e vatti a dare una bella sciacquata in bagno. Poi torna subito qui e mettiti a quattro zampe di fronte al divano, in attesa delle Signore.
Feci come mi aveva detto: portai le ciotole in cucina, andai in bagno a sciacquarmi e tornai nel salone. Anna era seduta sul divano. Mi misi a quattro zampe come mi aveva ordinato e rimasi fermo in attesa. Anna restava seduta e sembrava non badare a me.
Dopo qualche minuto udii in corridoio i passi delle Signore che poco dopo fecero il loro ingresso nel salone. Rimasi sbalordito dal loro abbigliamento: Cristina indossava dei lunghi stivali neri che le coprivano le ginocchia e un completo di latex nero molto aderente, anche alle braccia aveva dei lunghi guanti neri in latex, ma la cosa che piu' mi impressiono' era che indossava un fallo finto di gomma di proporzioni considerevoli. Gina invece indossava solamente un soprabito violaceo quasi trasparente sotto il quale era completamente nuda.
Cristina si avvicino' a me, mi afferro' per i capelli e mi tiro' su il capo facendomi mettere in ginocchio con il viso proprio davanti al suo fallo finto. - Che dici, servetto – mi disse – ti piace il cazzo nuovo della tua Padrona?
Compresi subito che quello era uno degli “acquisti” fatti dalle Signore nel pomeriggio. Dallo stupore non riuscii a dire parola.
Cristina mi colpi' con uno schiaffo in volto – Forza, rispondi – mi disse irata – ti ho fatto una domanda!
- Ehm, Si', certamente – risposi io per non irritarla.
Fui colpito da un secondo schiaffo – E' cosi' che ci si rivolge ad una delle tue Signore? Forza, rispondi come si deve.
- Si', Signora Cristina.
- Si', cosa? - disse ancora Cristina dandomi un terzo schiaffo.
- Si', Signora Cristina, mi piace il suo cazzo nuovo – riposi.
- Bene – riprese allora Cristina – Avrai modo di assaporarlo per bene. Vedrai, stasera ci divertiremo un mondo. Adesso apri' la bocca -
Non appena aprii la bocca, lei ci infilo' il fallo finto (che a dire il vero non entrava tutto) e, prendendomi sempre per i capelli, inizio' a farmi muovere il capo in avanti e indietro.
- Da bravo – mi diceva – lecca bene il mio cazzo. Deve essere ben bagnato prima dell'uso.
E cosi', con il fallo che mi arrivava quasi in gola, e respirando con grossa difficolta' mi misi all'opera e cercai di passare la lingua sul fallo mentre Cristina mi muoveva ritmicamente il capo. Non avrei mai pensato prima di quel momento che un giorno sarei stato costretto a “spompinare” una donna.
Mentre eseguivo il mio compito, notai con la coda dell'occhio che Anna aveva tolto la vestaglia a Gina e questa, ora completamente nuda, aveva divaricato le gambe. Anna gli stava ora massaggiando sapientemente le zone intime, con Gina che, chiudendo gli occhi, emetteva dei sospiri di piacere. Sembrava che la stesse preparando per un rapporto sessuale.
Dopo circa un paio di minuti in cui spompinai Cristina, quest'ultima sfilo' il fallo dalla mia bocca e mi disse – Cosi' puo' bastare. Adesso rimettiti a quattro zampe.
Mi disposi a carponi, solo allora realizzai che Cristina avrebbe potuto usare quel fallo su di me. Per un attimo pensai di ribellarmi, non avrei potuto sopportare una simile violenza. Ma proprio in quel momento Gina si diresse verso di me e, dopo avermi guardato con un perfido sorriso, mi disse – Non temere, non e' per te. Almeno per ora ...
Cosi' dicendo passo' oltre e si sedette sul mio coccige. Dopo si sdraio' poggiando la sua schiena sopra la mia schiena e allargo' le gambe (dallo specchio posto sulla parete dietro il divano potevo vedere l'intera scena).
Cristina ando' anche lei dietro di me, si inginocchio' e, con delicatezza, infilo' il fallo dentro il sesso di Gina che emise un mugolio di piacere. Cristina inizio' cosi' a muoversi lentamente in avanti e indietro, per farla breve, stava iniziando a scoparsi Gina che emetteva gemiti di piacere, mentre io facevo da panca per il loro rapporto.
Nel frattempo Anna inizio' a spogliarsi, si tolse scarpe, camicia, gonna e reggiseno, rimanendo solo con calze e mutandine. Si sedette quindi per terra di fronte a me appoggiando la schiena sul divano e inizio a sfilarsi le mutandine muovendosi davanti a me in modo provocatorio. Nonostante l'umiliante situazione in cui mi trovavo non riuscii a contenere l'eccitazione che stava crescendo in me, che pero' rimase frenata dalla maledetta cintura di castita' che indossavo.
Dopo essersi sfilata le mutandine, Anna si protese verso di me e me le infilo' in bocca, poi si appoggio' nuovamente con la schiena sul divano e, sollevando il piede sinistro, me lo mise in bocca. Anna porto' inoltre una mano verso il suo sesso, che era gia' bagnato, e inizio a masturbarsi. Io mi trovavo li' impotente, a fare da panca per il piacere delle Signore, con la bocca riempita dalle mutandine di Anna e dal suo piede calzato che muoveva avanti e indietro seguendo il ritmo con cui Cristina penetrava Gina. E la cosa incredibile fu che ero terribilmente eccitato, il mio pene stava esplodendo all'interno della cintura di castita' che ne conteneva l'erezione.
Col passare dei minuti, Cristina aumentava sempre di piu' il ritmo dei suoi movimenti e Gina emetteva gemiti di piacere sempre piu' intensi. Anche Anna, muovendo sempre a tempo il piede infilato nella mia bocca, si toccava piu' rapidamente ed emetteva mugolii di piacere muovendo la lingua sulle labbra. Per me era una vera e propria tortura: dovevo sopportare il peso di Gina che si agitava di piacere sopra la mia schiena mentre Cristina muoveva il proprio bacino sempre piu' vigorosamente, respiravo a fatica con il naso mentre la mia bocca era spalancata al massimo dal piede di Anna, e il mio pene eccitato non poteva andare in erezione per via della cintura di castita'.
Non so dire esattamente quanto tempo dovetti rimanere in quella posizione duro', forse un quarto d'ora. Cristina ormai dava dei violenti colpi di bacino e Gina ora emetteva strilli sempre piu' acuti di piacere fino a raggiungere un poderoso orgasmo. Anche Anna aveva goduto ed era tutta bagnata.
Alla fine Cristina sfilo' il fallo da Gina e questa si alzo' andandosi a rimettere la vestaglia, mentre Anna mi sfilo' il piede dalla bocca e si alzo' in piedi anche lei. Tirai fuori le mutandine di Anna dalla bocca e trassi un enorme sospiro di sollievo in quanto pensavo che fosse tutto finito, ma mi sbagliavo.
Gina prese il guinzaglio e me lo applico' al collare, si ando' poi a sedere sul divano di fronte a me e divarico' le gambe mostrandomi il suo sesso, poi disse – Anna, eccoti il premio promesso. Puoi venire a leccarmi.
- Subito, Signora Gina, La ringrazio. – rispose Anna e cosi' dicendo scavalco' con una gamba la corda del guinzaglio con cui mi teneva Gina in modo da passarsela in mezzo alle gambe e si mise anche lei a quattro zampe davanti a me posizionandosi in modo che aveva la testa rivolta verso il sesso di Gina e il sedere verso di me. Anna incomincio' a leccare il sesso di Gina che tiro' il guinzaglio in modo da farmi affondare il viso nel sedere di Anna.
- Leccale il culo mentre riceve il suo premio – ordino' perentoria Gina.
Quasi incredulo per quel che mi stava accadendo, tirai fuori la lingua e la infilai nelle fessure di Anna che gia' emetteva mugolii di piacere. La corda del guinzaglio, tra l'altro, strofinava proprio sul sesso della ragazza aumentandone ulteriormente l'eccitazione.
Improvvisamente Cristina (mi ero quasi dimenticato di lei) infilò due dita dentro il mio ano; io, come normale reazione, contrassi i glutei.
- Stai morbido – udii Cristina dire – altrimenti soffrirai ancora di più – e così dicendo incominciò a muovere le dita dentro il mio ano sempre con maggior vigore in modo da dilatarne l'apertura.
Rimasi un attimo inebetito nel sentire il mio ano violato dalle dita di Cristina e smisi per un attimo di leccare il culo di Anna tirandomi indietro con la testa, ma Gina tirò con forza il guinzaglio in modo da farmi affondare nuovamente con la faccia fra le chiappe della ragazza e ordinandomi – Forza, continua a leccare!
Tirai fuori nuovamente la lingua e ripresi a leccare il culo di Anna, che, dal canto suo, non aveva mai smesso di accarezzare con la lingua il sesso di Gina. Nel frattempo Cristina aveva tirato fuori le dita dal mio ano e sentii che lo stava ora penetrando con qualcosa di più grosso. Capii immediatamente che voleva fottermi con il suo fallo di gomma. In quel momento non fui capace di opporre la minima reazione: Cristina pian piano riuscì a infilare l'intero fallo nel mio ano, provocandomi non poco dolore (ero vergine di dietro, allora).
- Bravo, così – disse la ragazza – Lasciati scopare per bene, vedrai che alla fine ti piacerà! - e così dicendo iniziò a muovere il bacino in avanti e indietro, iniziando così a sodomizzarmi.
Io ero completamente impotente nelle mani di quelle tre donne: Gina sedeva sul divano a gambe divaricate e si faceva leccare la fica da Anna che stava a carponi e, mentre dava piacere a Gina, strusciava il suo sesso tutto bagnato sulla corda del guinzaglio dimenandosi come una cagna in calore. Io, a quattro zampe, leccavo il culo di Anna e al tempo stesso venivo penetrato da Cristina che col passare del tempo aumentava sempre di più il ritmo e l'intensità dei suoi movimenti.
Per circa quindici minuti quel gioco, se così lo si può chiamare, continuò incessantemente. Ora Cristina gridava come un'ossessa e sferrava con il suo bacino dei veri e propri colpi andando con il suo fallo sempre più in profondità; soffrivo terribilmente ma non avevo la forza per tentare alcuna reazione, subivo semplicemente. Gina continuava ad emettere gemiti di piacere per le carezze della lingua di Anna che era quella che sembrava godere più di tutti: affondava la sua lingua sul sesso bagnato di Gina mentre la sua fica si strofinava sulla corda del guinzaglio e io le leccavo il culo senza pausa.
Proprio quando credetti di morire, Gina emise un acuto grido di piacere, aveva raggiunto un secondo intenso e indescrivibile orgasmo. Cristina diede un ultimo violento colpo di bacino e poi si fermò, sfilò quindi con lentezza il fallo dal mio ano e si andò a sedere sul divano opposto a quello dove sedeva Gina. Anna si sedette per terra e io finalmente potei accasciarmi al suolo esausto con la schiena a terra.
Dopo mezzo minuto, mentre ancora ansimavo cercando di riprendere le forze, Anna montò sopra il mio petto e, dopo avermi bloccato le braccia con le ginocchia, mi spinse il suo sesso tutto bagnato davanti al mio viso e mi ordino' – Lecca.
Io, oramai distrutto nel fisico e nello spirito, non avendo più la minima forza di opposizione e tirai fuori la lingua e mi misi al lavoro. Mentre Anna, sopra di me, godeva ancora dei movimenti della mia lingua, Cristina andò con un piede a premere sui miei genitali, causandomi un dolore leggero, ma costante. Per qualche minuto dovetti passare la lingua sulla fica di Anna, mentre Cristina ruotava il suo piede schiacciandomi i testicoli. Il dolore aumentava, ma io non ero in grado di fare alcunché.
Alla fine Gina disse – Andiamo Cristina, abbiamo goduto abbastanza per oggi. Vedrai, anche domani ci divertiremo - e si alzò dal divano dirigendosi verso la porta.
Cristina dopo avermi schiacciato con forza un ultima volta i genitali, tolse il piede, si alzò e seguì la sua amica.
Prima di andarsene Gina disse ad Anna – Anna, spero che anche tu ti sia divertita. Domani mattina faremo colazione un pochino più tardi, alle 9:00. Fai mettere in ordine e poi manda il servo a riposare. Lo voglio in forza domani. - e così dicendo lasciò la stanza insieme a Cristina.
- Sì, Signora Gina – rispose Anna – è stato bellissimo. Grazie per avermi concesso questo piacere. - Poi si alzò e, dopo avermi poggiato un piede sul petto mi disse – Adesso metti in ordine la stanza e vai a lavare i piatti. Poi potrai andarti a riposare. Mi raccomando, fatti trovare pronto domani mattina.
Dopo avermi dato tali disposizioni raccolse i suoi vestiti e se ne andò lasciandomi completamente senza forze sul pavimento.
 
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view post Posted on 3/3/2011, 15:18     +1   -1
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Devo dire che questo racconto è davvero pazzesco! Complimenti sinceri allo scrivente.
Nel leggerlo ho, quasi, provato senso di sofferenza oltre che di eccitazione.
La cosa incredibile è la capacità del narratore di comunicare e di descrivere situazioni e sensazioni che appartengono a molti uomini dall'indole sottomessa e che realizzerebbero tutti coloro che, come me, desidererebbero stare a servizio di una Donna in maniera "attiva"...servendo una Padrona affascinante e sadika che si prenda "cura" di loro!
Questo racconto ricalca esattamente ciò che io desidererei dalla vita e ciò che sembra, invece, praticamente impossibile da realizzare.
Credo che molte Mistress (prof o no) dovrebbero dare un'occhiata a questa storia ed apprendere quali sono i desideri reconditi di ogni slave...e come fare, quindi, a schiavizzare uomini sottomessi prima mentalmente e poi fisicamente. La Dominazione è un'arte!
Se leggessero e applicassero quanto qui viene descritto le aspiranti Mistress potrebbero "portare a casa" molti più soldini (se questo fosse lo scopo dell'esercizio della Loro Supremazia) oltre che molte soddisfazioni e maggior dedizione da parte degli slave.
L'arte della dominazione è un'arte sottile che richiede intelligenza, determinazione e raffinatezza...qualità estranea a molte autoproclamatesi Mistress purtroppo.
Grazie ancora al narratore!

Vslave

Edited by Vslave - 3/3/2011, 15:57
 
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view post Posted on 15/3/2011, 23:33     +1   -1
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Ehy è quasi un mese che nn ci aggiorni sulle vicende di Sergio!!
sopravvive?? :)
Vslave ha ragione, questo racconto è pazzesco, complimenti!
 
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ominominuscolo
view post Posted on 24/3/2011, 11:52     +1   -1




come on silwus!
 
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IlGrinta
view post Posted on 16/4/2011, 20:04     +1   -1




non può finire così cristo santo!
 
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dolcesogno24
view post Posted on 17/4/2011, 10:49     +1   -1




molto appassionante ci vinceresti un concorso che organizzano x questo tipo di storie, in attesa del continuo :)
 
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IlGrinta
view post Posted on 26/4/2011, 15:00     +1   -1




Che senso ha iniziare storie così e lasciarle a metà
 
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view post Posted on 11/5/2011, 20:06     +1   -1

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Salve a tutti,

chiedo perdono se ho fatto attendere così tanto prima di postare questa sesta parte ma purtroppo per vari motivi non ho potuto prima. Spero che anche questa volta il racconto sia di vostro gradimento.
Vi assicuro che continuerò a proseguire la storia, ma abbiate pazienza se ogni tanto dovrete aspettare un po' ...


PARTE SESTA

Dopo qualche minuto a fatica mi rialzai, misi in ordine il salotto e andai in cucina a lavare i piatti come mi era stato ordinato da Anna, dopodiche' andai nella mia stanza e mi gettai esausto sul letto. Incominciai a pensare a quanto accaduto: ero stato depilato completamente, costretto a indossare un collare e una cintura di castita' che mi impediva la minima erezione, sottoposto a innumerevoli e mortificanti umiliazioni, sodomizzato e usato come oggetto di piacere sessuale da quelle terribili donne. E il tutto in un solo giorno!
La cosa peggiore era poi che dentro di me non avevo avuto la forza di reagire, avevo subito la situazione passivamente senza mai tentare di oppormi ad essa. Adesso gli eventi avevano preso veramente una brutta piega per me... ben presto pero' sprofondai in un profondo sonno.
Fui bruscamente svegliato da un ceffone: era Anna che mi schiaffeggiava – Svegliati, dormiglione!- mi disse - Sono le otto e mezzo e tu sei ancora al letto! Forza vieni subito con me in cucina!
Ancora intontito sbadigliai incominciai a stiracchiarmi restando pero' ancora disteso sul letto e non dando cenno di volermi alzare.
Anna mi afferro' allora i testicoli e li strinse con forza, sussultai improvvisamente gemendo per il dolore. Tenendomi sempre i testicoli la ragazza mi trascino' giu' dal letto e lascio' poi la presa: io mi accasciai al suolo per il dolore. Poggiandomi un piede in testa mi disse – Te lo ripeto per l'ultima volta: vieni con me in cucina ! E vedi di non farmi piu' arrabbiare!
Sorpreso per il brusco risveglio e per il severo comportamento di Anna (era veramente trasformata), non osai replicare e, con i testicoli ancora doloranti, mi alzai e la seguii, nudo come sempre ovviamente, ancora un po' barcollando. Entrammo in cucina e Anna mi ordino' di mettermi a quattro zampe nei pressi del tavolo, cosa che feci prontamente (non volevo farla arrabbiare nuovamente, quella mattina non mi sembrava certo dell'umore migliore).
Anna prese un ciotola e me la mise davanti al viso e ci mise dentro dei biscotti.
- Forza, mangia – disse – questa sara' la tua colazione stamattina.
Non volendola contrariarla mi misi a mangiare accucciato a terra come un cane mentre lei preparava un vassoio con le colazione per le due Signore. Una volta che ebbi finito di mangiare i biscotti, Anna pose il vassoio con la colazione per le Signore sulla mia schiena e disse – Adesso seguimi a quattro zampe e bada a non far cadere niente, altrimenti per te saranno dolori.
La ragazza si diresse quindi verso il corridoio e io la seguii camminando lentamente a quattro zampe con il vassoio sulla mia schiena facendo la massima attenzione a rimanere il piu' fermo possibile con il tronco per non far cadere nulla dal vassoio. Seguii Anna per tutto il lungo corridoio fino ad arrivare ad una porta sul fondo.
Anna busso' leggermente ed apri' con delicatezza la porta quanto bastava per poter fare capolino con la testa. - Signora Gina – sussurro' Anna dolcemente
Dall'interno della stanza udii' la voce di Gina – Si' Anna -
- Mi perdoni, spero di non svegliarLa, ma avevo pensato di farvi servire la colazione al letto – disse Anna.
- Ottima idea – udii Gina rispondere – Hai fatto benissimo. Tant'e' che Cristina dorme ancora e lo sai, per farla alzare dal letto, ci vuole sempre tanto ... Su, fai portare pure la colazione -
- Subito, Signora Gina – rispose Anna e poi, rivolgendosi a me, – Forza, porta la colazione alle Signore – disse aprendo la porta in modo che potessi entrare.
Camminando a quattro zampe entrai nella stanza con il vassoio della colazione sulla schiena. Entrambe le donne giacevano su un letto matrimoniale. Gina stava seduta con la schiena appoggiata sul cuscino mentre Cristina dormiva ancora. Non appena mi vide Gina scoppio' a ridere e disse – Ma che bravo il nostro schiavetto, adesso ci porta pure la colazione al letto.- e poi tocco' Cristina scuotendole la spalla – Su Cristina, e' ora di svegliarsi -
- Mmmhh – borbotto' Cristina – Dai, Gina, fammi dormire ancora un po' -
- Su Cristina, svegliati che oggi il nostro schiavetto ci porta la colazione al letto -
Borbottando ancora un po' Cristina apri' gli occhi e non appena mi vide a quattro zampe col vassoio sulla schiena scoppio' anche lei in una fragorosa risata. Mi sentii ancora una volta tremendamente umiliato.
- Forza, portami la colazione nel frattempo che la mia amica si sveglia – ordino' Gina.
A quattro zampe mi avvicinai al suo lato del letto. Gina prese la brioche e inizio' a mangiarla, nel frattempo verso' il caffe' sulla tazza (che stava sempre sul vassoio sopra la mia schiena) ci mise un cucchiaino di zucchero e inizio' a mescolarlo. Nel frattempo Cristina si stiracchiava e si sedeva anche lei appoggiando la schiena sul cuscino e guardandomi con aria divertita. Anche Anna era rimasta in stanza e assisteva alla scena.
Gina termino' di mangiare la brioche, prese la tazza di caffe' e mi disse di portare la colazione alla sua amica. Obbedii e, camminando a quattro zampe, raggiunsi l'altro lato del letto in modo che anche Cristina potesse servirsi. Cristina prese la sua brioche, tiro' fuori un piede dalle lenzuola e disse: - Forza, schiavo! Leccami il piede mentre faccio colazione! - poi aggiunse – E bada di non far cadere il caffe', che devo ancora berlo.!
Lentamente mi girai su me stesso in modo da volgere il viso verso il piede di Cristina e lentamente incominciai a leccarglielo come ordinatomi. Le due donne ridevano fra loro mentre passavo la lingua fra le dita deil piede. A un certo punto sentii la mano di Cristina infilarsi tra le mie gambe, ando' ad afferrarmi i testicoli e, senza stringere, incomincio' a giocarci un poco con le dita. Io per un momento smisi di leccare ma Cristina mi disse – Chi ti ha detto di smettere?!?! Forza continua a leccarmi il piede e mi raccomando, non far cadere il caffe'!
Io tirai fuori nuovamente la lingua e proseguii nel mio compito mentre Cristina continuava a giocare con le mie palle. Dentro di me fremevo terribilmente, sapevo bene che avrebbe potuto stringermi con forza le palle da un momento all'altro e sicuramente sarei sobbalzato dal dolore facendo cadere il caffe' a terra. Cercando di rimanere impassibile continuai a passare la lingua sulla sua estremita' mentre lei teneva in mano i miei testicoli. Cristina di tanto in tanto aumentava la stretta, tuttavia lo faceva in modo graduale e quindi ero in grado di sopportare il dolore senza dover fare movimenti bruschi. Quel che pero' inizialmente credei essere un accorgimento di pieta' nei miei confronti, in realta' era una tattica ben studiata: aumentando la stretta gradualmente io ero in grado di mantenermi in posizione per non far rovesciare il vassoio, e quindi la tortura continuava. Forse sarebbe stato meglio sussultare e far cadere il vassoio: avrei subito la punizione ma almeno avrei posto termine a quella sofferenza che aumentava sempre di piu'.
Le due donne ridevano mentre leccavo il piede di Cristina e questa mi stringeva le palle. Soffrivo terribilmente, ma continuavo a passare la lingua sul piede della mia aguzzina che di volta in volta lo muoveva facendomi capire che parte dovessi leccare. Quando pensai di raggiungere il limite e di accasciarmi Cristina allento' la presa e fece sporgere l'altro piede dal letto. - Forza – mi disse – Adesso lecca l'altro.
Io incominciai quindi a muovere la lingua sul secondo piede e Cristina riprese a stringermi gradualmente i testicoli. Dopo un brevissima pausa il sadico gioco di Cristina era nuovamente ripreso. Passai altri cinque minuti di sofferenza dopodiche' Cristina lascio' definitivamente la presa dicendo – Ora indietreggia, ho voglia di prendermi il caffe'.-
Obbedii e camminai a quattro zampe all'indietro in modo da avvicinare nuovamente il vassoio alla donna che verso' il caffe sulla tazza. Nel frattempo Gina si era alzata dal letto e si stava togliendo il pigiama quando noto' che lo smalto sulle unghie dei piedi (che io ricordavo bene …) era un poco sbiadito. - Uhm – disse – penso proprio che dovro' rimettermi lo smalto sulle unghie.
- Fattelo fare dal nostro schiavetto – disse Cristina.
- Meglio di no – fece Gina – Altrimenti mi tocchera' rimproverarlo come l'altra volta. Preferisco fare da me – e cosi' dicendo chiese ad Anna di portarle l'occorrente. Mentre la ragazza si diresse a prendere quanto richiesto Gina ando' a sedersi sulla parte del letto vicino a Cristina e poggio' i piedi sulla mia testa. Adesso mi trovavo a quattro zampe col vassoio sulla schiena e i piedi di Gina sopra la nuca.
Anna rientro dopo pochi istanti e porse a Gina il beauty case.
Gina si mise l'ovatta fra le dita dei piedi e, tenendomi sempre i piedi in testa, inizio' a passarsi lo smalto sulle unghie. Cristina nel frattempo aveva terminato di bere il caffe' e, dopo aver riappoggiato la tazza sul vassoio, aveva nuovamente infilato una mano in mezzo alle mie gambe. Stavolta pero' si limito' ad accarezzarmi dolcemente i testicoli ticchettando di tanto in tanto con la punta delle dita sulla cintura di castita'.
Nonostante i testicoli ancora fortemente doloranti, non potei controllare l'eccitazione che le carezze di Cristina mi provocavano e ben presto il mio pene incomincio' a ingrossarsi. La cintura di castita' pero' lo teneva indissolubilmente intrappolato. Inizio' cosi' per me una nuova tortura. Per tutto il tempo in cui Gina si passo' lo smalto sulle unghie dei piedi appoggiati sulla mia nuca, Cristina continuo' ad accarezzarmi i genitali in modo da mantenermi viva l'eccitazione e prolungare cosi' le mie sofferenze.
Non appena Gina termino' di smaltarsi le unghie, Cristina strinse improvvisamente con forza la presa sui miei testicoli, io non potei non urlare per il dolore e poi mi accasciai a terra facendo cascare il vassoio con tutte le tazze che si ruppero al suolo al suolo.
Cristina esclamo' – Razza di imbecille, guarda cosa hai fatto! Ti avevo detto di non far cadere niente! Verrai severamente punito per questo!
Gina allora poggio' entrambi i piedi sulla mia schiena e, montandomi sopra con tutto il peso, disse tranquillamente ad Anna
- Anna, porta lo schiavo in giardino e fallo stare buono. Poi vieni per favore a raccogliere i cocci. Nel frattempo Cristina ed io ci prepareremo e poi gli impartiremo una bella lezione! - cosi' dicendo scese dalla mia schiena calcando bene con i talloni e usci' di stanza seguita dalla sua amica, che mi calpesto' nell'andarsene.
- Guarda cosa hai combinato! - mi disse Anna con un tono di rimprovero. - Oggi non ci siamo proprio!Vedi di impegnarti, altrimenti passerai dei seri guai – aggiunse minacciosa.
Poi la ragazza mi afferro' per il collare e mi fece alzare in piedi, mi condusse fuori in giardino e mi fece mettere a quattro zampe sotto il portico. Ando' a prendere il guinzaglio, lo applico' al collare e mi lego' nei pressi della porta di casa. - Adesso stai qui buono ad attendere le Padrone – mi ordino' e, dopo avermi dato un calcio nel sedere, rientro' in casa.
Rimasi accucciato (che altro potevo fare?) ad attendere. Dopo circa una ventina di minuti arrivarono le Signore; erano entrambe in bikini: Gina indossava un bikini nero, Cristina uno viola acceso. Erano scalze e Cristina teneva in una mano una palla da tennis. Non appena mi videro li' legato e accucciato come un cane sorrisero perfidamente.
Cristina disse – Bene, e' pronto il nostro cagnolino a correre? - disse Cristina ridendo mentre mi prendeva per il guinzaglio. Le due donne si diressero sul prato e Gina si sedette su una sdraio a prendere il sole al bordo della piscina, era una magnifica giornata.- Inizia pure te Cristina, a giocare col cagnolino, pero', mi raccomando, lasciamene un po' pure per me dopo .. - e si mise a ridere.
- Non preoccuparti, Gina – rispose Cristina – te lo tengo in caldo cosi' poi potrai divertirti ben bene – e cosi' dicendo lancio' la palla da tennis che aveva in mano nel lato opposto del giardino (per raggiungerla bisognava fare il giro di tutta la piscina). Poi slego' il guinzagli o– Forza cagnolino, vai a prendere la palla e riportamela subito! Con la bocca, mi raccomando! - mi disse dandomi un calcio sul sedere
Immediatamente incominciai a correre, per quanto potevo a quattro zampe, fino a raggiungere la palla da tennis. La presi con la bocca e di nuovo ritornai da Cristina come un bravo cagnolino: le due Signore assistevano alla scena divertite.
Non appena raggiunsi Cristina, questa mi fece deporre la pallina ai suoi piedi ordinandomi di baciarglieli entrambi, cosa che feci prontamente. - Bene – disse la sadica donna – adesso tira fuori la lingua e ansima come farebbe un bravo cagnolino desideroso di giocare!
Tirai fuori la lingua e mi misi ad ansimare cercando di imitare al meglio che potei il verso di un cane, le due donne scoppiarono in una fragorosa risata.
Cristina lancio' nuovamente la palla dall'altro lato della piscina e, colpendomi nuovamente sul sedere con una pedata, mi ordino' di riportargliela. Io mi rimisi quindi a correre, la presi con la bocca e gliela riportai come un fedele cagnolino.
Cristina incomincio' a passeggiare per il prato costringendomi a seguirla, di tanto in tanto lanciava la palla lontano e mi faceva andarla a prendere. Ogni volta dovevo riportargliela, deporla ai suoi piedi che poi baciavo come ringraziamento per farmi giocare. Ogni tanto venivo premiato con una carezza sulla testa, altre volte, quando non ero celere nel riportarle la palla, riceve invece un bel calcio sulle natiche. Il tutto sotto lo sguardo divertito di Gina che prendeva comodamente il sole sulla sdraio al bordo della piscina.
Quel giochetto duro' per circa una mezz'ora, ogni volta la palla veniva lanciata dall'altra parte e io dovevo riportargliela. Alla (credo) ventesima volta che dovetti riprendere la palla lanciata da Cristina, non appena tornai mi accasciai al suolo, avevo le ginocchia ferite e doloranti.
Cristina mi assesto' un paio di calci sul fianco dicendomi – Forza, alzati!
Mi feci forza e, a fatica, mi rimisi a quattro zampe. Di sicuro pero' non sarei stato capace di andare a riprendere la palla se Cristina l'avesse nuovamente lanciata.
Gina pero' disse – Dai Cristina, fai riposare un poco il nostro cagnolino, altrimenti non potremmo piu' divertirci.
- Hai ragione, Gina – disse Cristina – lasciamolo riposare un poco - e cosi' dicendo si ando' a sedere sulla sdraio vicino a quella dell'amica.
- Su, cagnolino – fece Gina – vieni qui e sdraiati con la schiena a terra ai nostri piedi.
Trascinandomi sulle mie ormai logore ginocchia feci come ordinatomi. Gina ne approfitto' per poggiare i piedi sui miei genitali, mentre Cristina me li mise in faccia.
- Forza, leccameli – mi ordino' Cristina – Non vedi che sono sporchi? Su puliscimeli.
Effettivamente avendo camminato per il prato, le piante dei piedi di Cristina erano un po' sporche di terra. Tirai fuori la lingua e pian piano incominciai a passarla sulle sue estremita' cercando di ripulirle dalla terra. Gina nel frattempo aveva iniziato a muovere dolcemente i piedi sui miei genitali causandomi inevitabilmente l'eccitazione e, come previsto, il mio pene rimase bloccato dalla cintura di castita' che lo avvolgeva e, sebbene in quella posizione potessi riposare un poco le mie membra, la mia sofferenza continuava.
Passai circa un quarto d'ora in quel modo, ripulendo per bene i piedi di Cristina, mentre Gina mi strofinava i suoi sui genitali; di tanto in tanto Gina si divertiva ad aumentare la pressione sui miei testicoli facendomi soffrire ulteriormente.
Gina infine disse – Adesso e' il mio turno di giocare – si alzo' quindi in piedi e si fece dare la palla da tennis e il frustino da Cristina.
Io, senza nemmeno che mi fosse ordinato, mi rimisi a quattro zampe. Le ginocchia pero' erano ferite e non sarei durato credo a lungo. Gina mi guardo' e mi disse con aria canzonatoria – Come sta il mio piccolo cagnolino? Sei pronto a giocare?
Io guaii lamentosamente, per farle capire che non potevo rimettermi a correre a quattro zampe.
- Cosa c'e' cagnolino? Hai le ginocchia ferite? - disse Gina in tono canzonatorio – Ebbene, la tuo padroncina e' tanto buona e non vuole che tu ti rovini le ginocchia – e cosi' dicendo lancio' la palla dentro la piscina.
- Vai a prenderla e riportamela – mi ordino'.
Io la guardai stupito.
- Forza, cosa stai aspettando? - fece Gina – Tuffati nell'acqua e vai a prendere la palla. Nuotare non ti fara' certo male alle ginocchia – Cristina scoppio' a ridere.
Non potevo far altro che obbedire: mi gettai in acqua (era piuttosto fredda) e incominciai a nuotare verso la palla che galleggiava nel mezzo della piscina.
- Non cosi' – mi fece Gina – Nuota come fanno i cani, agita bene le zampe anteriori.
Mi misi quindi a nuotare a “cagnolino” fino a raggiungere la palla che presi, come al solito con la bocca, mentre le due Signore ridevano divertite.
Riportai la palla a Gina che di nuovo la scaglio' dentro la piscina ordinandomi di riportargliela. Per circa una decina di volte dovetti ripetere quel tremendo giochetto, alla fine mi accasciai al suolo stremato.
- Come, sei gia' stanco? - chiese Cristina ridendo – Su, forza, rimettiti a quattro zampe. Non penserai mica di cavartela con cosi' poco dopo quello che hai combinato stamattina.
Gina si risedette sulla sdraio e mi ordino' – Forza, cagnolino, vieni di fronte a me.
A fatica mi rimisi in piedi (cioe' a quattro zampe volevo dire) e raggiunsi Gina che aveva accavallato le sue lunghe e splendide gambe e muoveva il piede in modo provocante. Cristina nel frattempo era andata a sedersi sulla sdraio vicino alla sua amica.
- Adesso dovrai espiare per aver fatto cadere il vassoio! - mi disse in tono severo – Forza mettiti in posizione per fare i piegamenti sulle braccia.
Distesi le gambe indietro e mi misi in posizione per fare le flessioni proprio davanti a Gina. Cristina ne approfitto' subito per distendere le gambe e poggiarmele sopra la schiena.
Dopo qualche secondo di silenzio, Gina pose i suoi piedi sotto il mio viso e disse – Adesso abbassati lentamente fino a poggiare le labbra sul mio piede e baciami un dito del piede. E mi raccomando, senza toccare per terra con il corpo.
Come ordinatomi mi abbassai lentamente fino a raggiungere i suoi piedi e baciai l'alluce del piede destro.
- Adesso tirati di nuovo su e ripeti l'operazione fino a che non hai baciato tutte le dita. - disse imperiosa Gina.
Flettei nuovamente le braccia e baciai il secondo dito del piede destro e ritornai su.
- Piu' lentamente – disse Gina – altrimenti ti faccio ricominciare da capo.
Con maggior lentezza flettei nuovamente le braccia e andai a baciare il terzo dito. L'operazione era piuttosto faticosa, sia perche' dovevo scendere lentamente, sia perche' sulla mia schiena grava il peso delle gambe di Cristina che comodamente assisteva divertita alla scena. Inoltre ero anche stanco per aver dovuto far il cagnolino e riprendere la palla per buona parte della mattinata.
Gia' alla settima ripetizione le braccia mi dolevano fortemente per lo sforzo, all'ottava iniziarono a tremare.
- Mi raccomando di non cedere – disse Gina impietosa – Altrimenti dovrai ricominciare dall'inizio. Cristina scoppio' a ridere e spinse un po' con le gambe verso il basso in modo da rendermi ancor piu' faticoso il lavoro.
Il dolore dei muscoli era quasi insopportabile pero' strinsi e denti e mi abbassai per la nona volta baciandole il penultimo dito e con grande fatica riuscii a ritirarmi su.
Mancava ora una sola ripetizione, ero allo strenuo delle forze, ma non dovevo assolutamente cedere, non sarei mai stato in grado di ricominciare dall'inizio. Con uno sforzo indicibile mi abbassai lentamente fino ad arrivare con le labbra a baciare il decimo ed ultimo dito, dopodiche' crollai al suolo esausto.
- Sei stato bravo – disse Gina – purtroppo pero' hai ceduto proprio all'ultimo e non sei riuscito a ritirarti su. Ora dovrai ricominciare da capo.
Provai a protestare dicendo che ero riuscito a baciare il decimo dito ma Cristina mi colpi' con una pedata – Zitto, verme! - mi grido' – Chi ti ha dato il permesso di parlare? Non hai sentito cosa ti ha detto Gina? Forza, tirati nuovamente su e ricomincia dall'inizio.
Cercai di tirarmi nuovamente su me le mie braccia erano troppo stanche, non riuscii a sollevarmi da terra. Cristina inizio' quindi a incitarmi prendendomi a pedate, ma non ce la facevo proprio.
- Vedo bene che le tue braccia sono troppo stanche per poter ricominciare. – disse Gina – Voglio essere generosa, ti concedero' un altro modo per poter espirare le tue colpe.
Io, a terra con il visto immerso sui suoi piedi, mi chiedevo cosa avesse in mente e cos'altro ancora avrei dovuto subire.
- Mettiti con la schiena a terra, con le gambe rivolte verso di me.
Con fatica rigirai il mio corpo su se stesso per mettermi come ordinatomi.
- Avvicinati di piu' – disse Gina – Fletti le ginocchia e divarica bene le gambe.
Feci come mi aveva detto e non appena divaricai le gambe, lei poggio' un piede sui miei genitali e accavallo' le gambe in modo che l'altro piede rimanesse sospeso a mezz'aria sopra il mio petto.
- Forza – disse Gina – adesso metti le mani dietro la nuca e, senza muovere le gambe, tirati su e vienimi a leccare il piede.
Contraendo gli addominali sollevai il busto fino a portare il mio viso vicino al piede di Gina, tirai fuori la lingua e iniziai a leccarglielo. La posizione era alquanto faticosa, dovevo rimanere col busto inclinato mentre Gina nel frattempo aumentava la pressione sui genitali con il piede piu' in basso. Inoltre Gina di tanto in tanto alzava un poco il piede allontanandomelo dal viso e costringendomi a sollevare ulteriormente il busto, poi lo riavvicinava di nuovo premendomelo sul viso e facendomi abbassare il busto senza pero' che io potessi mai poggiare la schiena a terra per riposarmi un attimo. Cristina rideva a crepapelle nel vedere il grande sforzo che stavo facendo mentre continuavo a leccare la pianta del piede della sua amica.
Dopo circa un minuto in quella scomoda posizione Gina mi premette con forza il piede sulla faccia spingendomi indietro fino a farmi portare la schiena a terra (potei finalmente rifiatare un attimo). Dopodiche' cambio' la posizione delle gambe e mi ordino' di leccarle l'altro piede.
Avevo gli addominali che mi dolevano, tuttavia strinsi i denti e risollevai nuovamente il busto per andarle a leccare l'altro piede. Anche in questa occasione Gina lo sollevava e lo abbassava facendomi faticare notevolmente, stavolta inoltre pigiava con piu' forza col piede che teneva sui miei genitali schiacciandomeli gradualmente sempre di piu'. Dopo circa 30 secondi il dolore e la fatica divennero insopportabili e stremato mi accasciai con la schiena a terra.
Gina aumento' la pressione sui miei genitali intimandomi di riprendere a leccarle il piede, provai a risollevare il busto per qualche secondo ma ero troppo stanco e mi riaccasciai nuovamente.
Gina allora sollevo' il piede che teneva sui miei genitali e lo fece scendere di scatto in modo da colpirli con forza. Mi piegai in due per il dolore.
- Guarda che pappamolla – disse Gina alla sua amica – non riesce a reggere per piu' di pochi secondi.
- Hai proprio ragione – disse Cristina – Dovremmo trovare qualche altro sistema per punirlo.
- Gia' - disse Gina mentre io mi contorcevo dolorante ai suoi piedi.
- Mi e' venuta un'idea! – disse improvvisamente Cristina – Che ne dici se facciamo un po' di step visto che oggi non andiamo a correre?
- Ottima idea! - esclamo' Gina che aveva compreso immediatamente cosa aveva in mente la sua sadica amica.
Le due donne si alzarono dalle sdraio e, dal momento che ero ancora dolorante a terra, mi afferrarono per le caviglie e mi trascinarono sul prato, mettendomi con la pancia in su.
- Adesso rimani fermo in questa posizione e non ti azzardare a muoverti' – mi ordino' Cristina in tono perentorio.
Iniziarono quindi a turno a salirmi sul petto, prima con un piede e poi con l'altro, come se stessero facendo step in palestra, con la differenza che lo step ero io.
Inizialmente riuscii a sopportare bene il loro peso, salivano a turno e rimanevano sul mio corpo per una frazione di secondo. Ben presto pero' le mie sofferenze aumentarono, le due donne infatti incominciarono a salire con un piede sollevando il ginocchio della gamba opposta in modo da gravare maggiormente col loro peso e presero a farlo in coppia contemporaneamente, Gina saliva sul petto mentre Cristina sull'addome. Rimanevamo poi ferme sopra di me per qualche secondo poi scendevano per risalire con il piede opposto. Proseguirono con quella “ginnastica” per circa una decina di minuti facendo esercizi sempre piu' dolorosi (per me ovviamente).
Ogni tanto mi contorcevo per il dolore, venivo allora preso subito a pedate, e costretto a rimettermi in posizione.
Infine si divertivano a saltarmi sul corpo con entrambi i piedi, prima lo fecero singolarmente e poi assieme. Al quinto salto che fecero entrambe sopra di me non potei resistere e mi piegai in due per il dolore. Non potevo resistere oltre.
Gina mi poggio' allora un piede in testa e Cristina sul fianco e mi guardavano ridendo dall'altro verso il basso. Non dissero nulla ma i loro sguardi erano piu' che eloquenti: mi avevano fatto capire ancora una volta chi e' che comandava e quale sarebbe stato il mio ruolo di li' in poi.
Alla fine mi ricostrinsero con la schiena a terra e, dopo essermi nuovamente salite sopra il corpo, si abbracciarono e si scambiarono un appassionato bacio mentre io giacevo sotto i loro piedi.
Poi scesero e fecero un tuffo in piscina mentre io rimasi dolorante al suolo, stremato, nel fisico e nello spirito.
Dopo qualche minuti giunse Anna che annuncio' che a breve sarebbe stato pronto il pranzo e chiedendo cosa fare di me.
- Legalo ad un palo e portagli un po' di cibo – disse Gina uscendo dall'acqua insieme a Cristina – Pranzeremo senza di lui.
E mentre le due amiche si incamminavano verso casa, Gina aggiunse – Ah dimenticavo Anna, oggi andiamo al circolo e staremo fuori anche la sera. Fallo riposare un po' nel pomeriggio, ne ha bisogno. Stasera te lo lasciamo, e' tutto tuo.
- Come desidera, Signora Gina – disse Anna e mi guardo' con un diabolico sorriso ...
 
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view post Posted on 19/5/2011, 19:01     +1   -1
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..ci hai fatto attendere un pò eh..ma è sempre un piacere leggerti Silwus!
 
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view post Posted on 3/6/2011, 16:14     +1   -1

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Ciao, ecco la settima parte del racconto.

Buon week-end a tutti.


PARTE SETTIMA

Anna mi allaccio' il guinzaglio al collare e mi lego' ad un palo nel giardino. Poco dopo mi porto' due ciotole: in una vi era un po' di pasta scotta e in un'altra dell'acqua. Mi disse di mangiare tutto e se ne ando'. Dopo circa una mezz'ora torno' e guardo' con soddisfazione le ciotole che avevo lasciato completamente vuote (nonostante la pasta non fosse un granche', ero veramente affamato, dopo quella mattinata).
- Bravo, il mio cagnolino – disse Anna slacciando il guinzaglio – Adesso vai nella tua stanza e riposati, che stasera ne avrai bisogno – aggiunse sorridendo maliziosamente.
Ancora dolorante per quanto subito in quella tremenda mattinata andai in stanza e mi accasciai sul letto. Ben presto caddi in un sonno profondo.
Dormii per circa tre ore ininterrottamente, mi risvegliai un po rintronato ma piuttosto riposato. Andai nel bagno e mi feci una bella doccia per svegliarmi bene. Mentre mi trovavo sotto l'acqua pensai che quella sera le Signore non ci sarebbero state, tuttavia Gina mi aveva praticamente “consegnato” ad Anna, il che mi preoccupava non poco, dopo aver visto di cosa era capace la ragazza.
In effetti, ognuna delle tre donne, aveva un modo diverso di agire: Cristina era sicuramente la piu' violenta, quella il cui sadismo si manifestava chiaramente sin dal primo momento; Gina invece era piu' tranquilla ma aveva un sadismo piu' sottile che tendeva non solo a dominarti fisicamente ma anche ad annullarti psicologicamente; Anna invece era quella che all'apparenza si direbbe una “brava ragazza”, cordiale, gentile ma che aveva un lato nascosto e fortemente perverso, potenzialmente la ritenevo la piu' “pericolosa” delle tre.
Uscii dalla doccia e mi diedi un'asciugata, dopodiche' rientrai in stanza dove mi attendeva una sorpresa: Anna sedeva sul letto con le gambe accavallate, indossava calze nere autoreggenti e lingerie anch'essa nera, aveva una vestaglia chiara di seta che pero' teneva aperta in modo da mettere in mostra il suo splendido corpo.
Mi fisso' in modo intenso, quindi si alzo' e si diresse lentamente verso di me con passo felpato; rimasi imbambolato e ammaliato, aveva un modo di muoversi cosi' seducente che mi eccito' non poco, e naturalmente l'erezione rimase soffocata in quella maledetta cintura di castita'.
Anna mi spinse contro la parete e si appoggio' col suo seno prosperoso sul mio petto e, tirando un attimo fuori la lingua e passandosela sulle labbra, mi disse in modo molto sensuale – Sai, stasera siamo soli e io ho proprio voglia di divertirmi un po' … - e cosi' dicendo mi fisso' intensamente negli occhi avvicinando la sua bocca alla mia come volesse baciarmi.
Mosso dall'istinto anch'io mossi la testa in avanti per baciarla, ma lei si ritrasse.
- No, mio caro – disse la ragazza – sono io che devo divertirmi, non tu! - e cosi' dicendo mi spinse verso il letto e mi ordino' – sdraiati sul letto e apri bene gambe e braccia.
Io, ancora imbambolato, feci come mi aveva detto. Anna allora ando' in un angolo dove c'era una borsa nera che non avevo avuto modo di notare prima; tiro' fuori dalla borsa delle corde e venne verso di me. Mi fece divaricare ulteriormente le gambe in modo che le mie caviglie raggiungessero gli angoli del letto (era un letto ad una piazza e mezzo) poi' le lego' alle estremita' in modo che non potessi muovere le gambe in alcun modo. Poi fece lo stesso con i miei polsi fissandoli alle altre estremita' del letto. Ero dunque immobilizzato in una posizione a “quattro di spade”.
Anna si mise a cavalcioni sopra di me, sedendosi sul mio petto e guardandomi dall'alto verso il basso con uno sguardo che non lasciava presagire nulla di buono.
- Cosa hai intenzione di fare? - provai a chiedere.
Anna mi colpi' al viso con un violento ceffone – Stai zitto! Non ti ho dato il permesso di parlare! - e mi colpi' con un altro schiaffo.
- Ora sei completamente nelle mie mani – disse – posso fare di te cio' che voglio!
Mentre io la guardavo impaurito, lei con una mano ando' ad afferrare i miei testicoli e incomincio' a massaggiarli piano piano.
- Oh, ma come sono gonfie le tue palle – disse la ragazza – Avresti proprio bisogno di venire. E' un vero peccato pero' che il tuo pisellino sia rinchiuso in quella cintura di castita' – e cosi' dicendo sposto' la mano andando con le dita a battere sul gabbiotto di plastica che teneva imprigionato il mio membro, facendo cosi' aumentare la mia eccitazione e, conseguentemente, la mia sofferenza.
Anna prese poi a strofinare la mano sui miei genitali e mi chiese – Cosa si prova ad avere il cazzo intrappolato? A essere eccitati e non poter dar sfogo al proprio piacere? Su, dimmelo!
- Anna, ti prego – dissi io – smettila, non farmi soffrire in questo modo.
Lei sorrise in modo perfido - E perche' dovrei? Ora che posso divertirmi come mi pare e piace – e continuo' a strofinare la mano sui miei genitali avvicinando il suo pube vicino al mio viso. – Guarda – mi disse - ti piace il mio fiorellino? - La sua fica era a pochi centimetri dal mio viso e stava iniziando a bagnarsi.
Era una tortura tremenda: il mio pene rimaneva imprigionato e lei continuava ad eccitarmi sempre di piu'. Dopo un paio di minuti di strofinamenti, improvvisamente mi afferro' con forza i testicoli fino a farmi urlare dal dolore. Poi li lascio' e mi guardo' con soddisfazione. Io la guardai implorante, ma lei non si impietosi', anzi sembro' trarre piacere dal mio sguardo impaurito, mi afferro' nuovamente i testicoli e incomincio' a giocarci.
- Adesso sei nelle mie mani – mi sussuro' con voce sensuale – Ti tengo per le palle. Mi basta stringere un pochino per farti soffrire terribilmente – e strinse nuovamente i testicoli con forza facendomi urlare ancora per il dolore. Cercai di divincolarmi ma era inutile, avevo gli arti bloccati e non potevo muovermi in alcun modo, ero completamente alla sua merce'.
Anna continuo' a stringere per alcuni interminabili secondi, ridendo della mia sofferenza e dei miei inutili tentativi di liberarmi.
- Su, dimmi cosa si prova a dover subire senza poter reagire – mi disse la sadica ragazza.
- Anna, ti prego … - feci io ma lei strinse nuovamente i miei testicoli e, mentre io mi contorcevo sotto di lei per il dolore, scoppio' in una fragorosa risata. Poi allento' di nuovo la presa e continuo' a giocare con le mie palle con le sue dita che si muovevano sinuosamente sui miei genitali. Nel fare cio' mi guardava dritto negli occhi con uno sguardo molto eloquente che non lasciava adito a dubbi: era lei la padrona ora.
Quel giochetto continuo' per qualche minuto ancora, di tanto in tanto stringeva la presa fino a farmi urlare dal dolore e poi la allentava godendosi il mio sguardo sofferente e spaventato.
Poi lascio' definitivamente la presa, si alzo' in piedi e sali' sul mio petto appoggiandosi con le mani sulla parete per mantenere l'equilibrio. Adesso gravava con tutto il suo peso sul mio corpo, fortunatamente il materasso era piuttosto morbido e mi aiutava a sopportare quel peso.
Anna appoggio' lentamente un piede sul mio viso: l'odore era un po' forte, probabilmente era tutto il giorno che indossava le calze. - Bacia – mi disse.
Io poggiai le mie labbra sulla pianta del piede e incominciai a baciarlo come mi aveva ordinato. Dopo esserselo fatta baciare per bene, mi ordino' di leccarglielo. Tirai quindi fuori la lingua e incominciai a passargliela sulla pianta del piede. - Apri la bocca – mi disse dopo un po' e non appena lo feci mi infilo' la punta del piede in bocca e inizio' a spingere infilandomelo sempre di piu'. A un certo punto non riuscivo quasi piu' a respirare.
- Forza, continua a leccarlo – disse Anna.
Con grande difficolta' cercai, per quanto riuscivo, di passare la lingua sul suo piede che per la meta' era infilato nella mia bocca. Anna, in piedi sopra di me, mi guardava con un sorriso trionfante.
Dopo un po' ritiro' il piede e mi porse l'altro; dovetti ripetere il lavoro anche con questo: prima lo baciaci e poi lo leccai fino a che lei non me lo infilo' in bocca. Dalla mia posizione riuscivo a vedere che le sue mutandine incominciavano ad inumidirsi, Anna stava godendo mentre io, sotto di lei, soffrivo con il suo piede nella mia bocca.
Quando si ritenne soddisfatta, sfilo' il piede e scese dal mio petto, rimanendo pero' sempre in piedi sul letto. Si tolse quindi le mutandine e si abbasso' verso di me portando la sua fica a pochi centimetri dal mio viso: era bagnata ed emanava un forte odore di sesso. Quasi istintivamente tirai fuori la lingua per leccargliela ma lei me lo impedi' tirandosi su.
- Non ancora, mio caro – mi disse e poi si giro' sedendosi con il sedere sulla mia faccia.
- Leccami il culo invece! - mi ordino'.
Ebbi un attimo di esitazione ma Anna mi afferro' con forza i testicoli stringendoli. Tirai immediatamente fuori la lingua e incominciai a passargliela in mezzo alle natiche.
- Ah, bene – disse Anna gemendo per il piacere - adesso infilala bene nel buco!
Io infilai la lingua nel suo ano e lei incomincio' ad emettere degli intensi mugolii' di piacere. Ogni tanto mi stringeva i testicoli in modo da farmi contorcere dal dolore, sembrava che cio' aumentasse la sua eccitazione, almeno a giudicare dalle urla di piacere che faceva. Io continuavo a passarle la lingua nell'ano e ogni tanto mi mancava il respiro. Fortunatamente Anna ogni tanto sollevava il bacino consentendomi di respirare, ma quel gioco era una vera tortura per me. Tra l'altro ero eccitato anch'io ma il mio pene soffriva intrappolato nella cintura di castita'.
Anna poi sollevo' il bacino mettendomi la sua fica davanti alla faccia – Adesso puoi leccarla – mi disse - ma fallo lentamente e con delicatezza. - Io tirai fuori la lingua e dolcemente gliela passai sul suo sesso gia' piuttosto bagnato. Anna nel frattempo si era chinata col busto e con la lingua aveva preso a leccarmi i testicoli. Il mio pene stava per scoppiare: l'eccitazione era tremenda ma l'erezione era contenuta nella maledetta cintura di castita'. Purtroppo non potevo fare altro che soffrire e sperare che quella tortura non durasse a lungo.
Dopo circa cinque interminabili minuti, Anna si alzo' e disse – E' giunto il momento di godere. Voglio essere penetrata! -
Io la guardai e le dissi – Ti prego allora, toglimi questo maledetto affare.
Anna sorridendo mi rispose – Anche se volessi non potrei, le chiavi le hanno le Signore. E poi il tuo pisellino e' piuttosto piccolo, non mi darebbe alcun piacere. - e cosi' dicendo ando' verso la borsa nera e ne estrasse una sorta di slip con un pene finto di gomma di dimensioni ragguardevoli.
Torno' verso il letto e mi applico' quegli slip intorno alla vita (gli slip avevano un laccio laterale e me li pote' mettere senza dovermi slegare le gambe) in modo che il pene finto stesse proprio sopra quello mio vero che era chiuso nella cintura di castita'. Si tolse una calza appoggiando,il piede sui miei testicoli gonfi mentre se la sfilava, e fece lo stesso con l'altra. Appallottolo' poi le calze e me le infilo' in bocca, in modo che non potessi parlare. Monto' quindi a cavalcioni sopra di me e, dopo essersi infilata il dildo sulla sua rosellina incomincio' a cavalcarmi, mentre lo faceva, emetteva degli intensi gemiti di piacere e con le dita mi pizzicava i capezzoli provocandomi degli acuti dolori.
In poche parole, era come se stessimo facendo una scopata, con la differenza che io avevo il pene intrappolato nella cintura di castita' e lei si stava fottendo selvaggiamente il pene finto che stava proprio sopra quello mio vero. Per me era una sofferenza tremenda, ero eccitato al massimo pero' non potevo dar sfogo in alcun modo al mio piacere, di tanto in tanto emettevo dei rantoli soffocati dalle calze che riempivano la mia bocca. Li', legato mani e piedi al letto, ero diventato il giocattolo sessuale di Anna che si muoveva ritmicamente aumentando sempre di piu' l'intensita' ed emetteva delle acute urla di piacere. Non avevo mai visto una donna godere in quel modo, inoltre, il fatto che a me il piacere fosse precluso, sembrava darle un'eccitazione e una carica sessuale ancora maggiore.
Per quasi 20 minuti Anna mi cavalco' come un'ossessa, fino a che non emise un intenso urlo di piacere e si fermo', rimanendo seduta sopra di me. Dopo diversi secondi, in cui pensai addirittura che fosse svenuta, apri' gli occhi e mi guardo' sorridendo – E' stato bellissimo! - disse – Ci voleva proprio una bella scopata!
Io, la guardai senza dire parola.
Anna poi aggiunse in modo canzonatorio – E' un peccato che anche tu non te la sia potuta godere! Mi dispiace proprio tanto! - fece in modo canzonatorio.
- Ma non ti preoccupare, non ti lascero' a mani vuote – disse mentre si alzava in piedi sopra di me – Ti potrai consolare gustando il mio prelibato succo – Mi tolse gli slip con il dildo per indossarli lei stessa e si inginocchio' con il corpo sopra il mio petto, mi sfilo' le calze dalla bocca e mi mise davanti al viso quel membro finto tutto bagnato dai suoi liquidi vaginali.
- Forza! Leccalo per bene e assaporane il gusto – cosi' dicendo mi afferro' per i capelli e mi infilo' il dildo in bocca.
Io, oramai senza piu' alcuna volonta', incominciai a leccarlo. - Bravo, leccalo per bene – diceva Anna in modo canzonatorio – Ti piace il succo della tua padroncina?
Dopo un po' mi tiro' con forza la testa verso il suo pube infilandomi cosi' il membro ancora piu' in profondita' – Adesso succhialo! Forza, spompinami come una brava troietta! - Mi ordino'.
Io incominciai a succhiare il dildo e quasi non riuscivo a respirare, mentre lei rideva divertita e, afferrandomi per i capelli, spingeva con forza la mia testa verso di lei e mi incitava – Forza puttanella! Succhia! - Dovetti fare quel servizietto per diversi minuti, in alcuni momenti temetti veramente di soffocare.
Quando decise che era abbastanza, Anna mi sfilo' il dildo dalla bocca e, restando seduta sul mio petto mi guardo' in faccia. Io, senza dir nulla, la guardai implorante e lei scoppio' a ridere fragorosamente. - Cos'e', non ti ha soddisfatto? - Mi disse in modo canzonatorio.
Io tacqui, temendo che parlando avessi potuto solo peggiorare la mia situazione.
- Mmmh, che possiamo fare adesso? - disse pensierosa. - Hai in mente qualche gioco? - mi chiese.
- Ti prego, Anna – risposi – Non ce la faccio piu'.
- Ma come? Sei gia' stanco? Eppure stai comodamente sdraiato sul letto, sono io che faccio tutta la fatica - disse la sadica ragazza – Ma forse sei solamente stanco di stare sempre in questa posizione – aggiunse poi – non preoccuparti, mi e' venuta in mente una bella idea.
Cosi' dicendo scese dal letto e mi libero' le caviglie. Mi fece quindi tirare su il bacino e portare le gambe verso il corpo fino a che i piedi non raggiunsero la parte opposta del letto. A questo punto mi fece divaricare le gambe e lego' le caviglie ai polsi. Adesso mi trovavo in una scomodissima posizione con il corpo ranicchiato su se stesso, con il sedere rivolto verso l'alto e completamente esposto.
- Bene – disse Anna – mi piaci proprio in questa posizione.
- Che hai intenzione di fare? - chiesi io timoroso.
- Meriti un premio per avermi fatto godere cosi' tanto! - rispose – Voglio che anche tu prenda quel che ho preso io. E cosi' dicendo monto' in piedi sul letto avvicinandosi col dildo verso di me.
- No, ti prego, Anna. Non farlo. – implorai.
- Fai silenzio, sono io che decido cosa fare. Poi mi ringrazierai – disse Anna incominciando a “mirare” il fallo finto verso il mio ano.
- No, fermati – gridai e cercai di muovermi quel poco che potevo per non farmi infilare il dildo nell'ano.
- Non muoverti, altrimenti e' peggio – disse risoluta Anna.
Io pero' continuavo a dimenarmi per non farmi penetrare. Anna allora mi afferro' con forza i testicoli facendomi gridare per il dolore e disse minacciosa – Se non stai fermo te li stritolo.
A quel punto cessai ogni tentativo di opposizione e mi preparai ad essere penetrato.
- Bravo, cosi' ti voglio – disse Anna lasciando la presa e inizio' ad infilarmi il fallo finto nel culo. Questo dildo pero' era un poco piu' grosso di quello con cui la sera prima mi aveva penetrato Cristina, per cui non riusciva ad entrare bene. Anna si mise quindi a spingere con maggior forza facendomi gemere per il dolore (oltretutto la posizione in cui mi trovavo non mi facilitava certo a sopportare la sofferenza).
- Il tuo buco e' piuttosto piccolo, mio caro – disse Anna in tono canzonatorio – Vuol dire che dovrai soffrire un po' – e cosi' dicendo diede una botta forte con il bacino in modo da farmi entrare il dildo nel culo e facendomi gridare per il dolore.
- Hai visto? - disse Anna – con un po' di fatica ci e' entrato. Adesso inizia il divertimento! - Io soffrivo troppo per poter dire qualcosa, potevo solo gemere per il dolore.
Anna inizio' a muoversi lentamente in avanti e indietro con il bacino in modo da far entrare ed uscire il fallo dal mio ano che pian piano incominciava a dilatarsi.
- Beh, ti piace ? - mi chiese Anna dopo qualche minuto in cui mia aveva scopato lentamente.
- Veramente no – risposi a fatica – mi fa male.
Anna scoppio' in un fragorosa risata e, dopo avermi afferrato i testicoli con una mano disse – Beh, ora lo fara' ancor di piu' – e inizio' a spingere con maggior forza. Ogni volta dava una vigorosa botta col bacino causandomi un forte dolore, poi, quando tornava indietro, mi stringeva con forza le palle causandomi un dolore ancor maggiore. In poche parole non avevo un attimo di respiro: una botta al culo e poi subito dopo una stretta alle palle.
Quella tortura duro' per diversi minuti, Anna aumentava gradualmente il ritmo lanciando grida di piacere. Per un momento credetti di morire, non riuscivo quasi a respirare e ad un certo punto non sentii piu' nemmeno il dolore. Alla fine Anna lancio' un ultimo, acuto grido di godimento e poi si fermo' guardandomi dritto negli occhi. Non disse una parola, ma il suo sguardo era eloquente: mi guardava vittoriosa e trionfante mentre io avevo finalmente capito quale era definitivamente il mio ruolo.
Dopo un po', si sfilo' gli slip lasciando pero' il dildo infilato nel mio culo. - E' bene che tu lo tenga ancora per un po' – disse – Il tuo culo e' un po' stretto e bisogna allargarlo per bene.
Detto' cio', alzo' un piede e me lo pose in faccia andandosi a sedere sul mio bacino sollevato a mezz'aria. Oltra a dover stare in quella posizione scomoda, con il dildo nel culo, dovevo ora sopportare anche il suo peso mentre lei mi poggiava un piede in faccia.
- Forza, leccalo. – mi ordino' – E questo come ringraziamento per il regalo che ti ho fatto.
Io, oramai completamente soggiogato nel fisico e nello spirito, tirai fuori la lingua e iniziai a leccarle lentamente il piede, mentre lei con le mani mi accarezzava i testicoli e tamburellava con le dita sulla cintura di castita' che teneva il mio pene ingabbiato. - E' un vero peccato che tu non abbia potuto godere – mi disse in modo canzonatorio – Sai, io ti avrei pure liberato, purtroppo pero', non ho le chiavi … - e si mise a ridere mentre io continuavo a leccarle il piede.
Dovetti ovviamente leccarle anche l'altro piede, e dopo circa una decina di minuti, la sadica ragazza si ritenne soddisfatta, sia alzo' e mi sfilo' lentamente il dildo dal culo. Il sollievo che provai fu incredibile.
Poi mi slego' e potei finalmente distendere il mio corpo.
Anna rimise poi tutti i suoi “attrezzi” nella borsa mentre io, sdraiato sul letto lentamente cercavo di riprendermi. Prima di uscire mi tiro' un bacio e disse – Riposa bene stanotte, te lo sei meritato ...
 
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dolcesogno24
view post Posted on 28/6/2011, 12:03     +1   -1




prossima parte? :)
 
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49 replies since 20/1/2011, 17:07   41007 views
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