Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

La mia vecchia compagna di classe, Racconto

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view post Posted on 20/1/2011, 17:07     +1   -1

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Ciao a tutti,

sto scrivendo un racconto e mi piacerebbe sapere cosa ne pensate.
Ecco la prima parte:

LA MIA VECCHIA COMPAGNA DI CLASSE


PARTE PRIMA

Avevo perso il lavoro da un mese: non mi era stato rinnovato il contratto a tempo determinato, tutta colpa della maledetta crisi economica. Avevo inviato curricula su curricula a tutte le aziende possibili e immaginabili, ma senza alcun risultato. Con il mutuo da pagare e il conto in banca da tempo in rosso la situazione era veramente drammatica e i pochi lavori saltuari che riuscivo a rimediare bastavano a mala pena a coprire i costi per il mio sostentamento, e per fortuna che non avevo famiglia. Fu cosi’ che, al culmine della disperazione, decisi di rivolgermi a Gina, una mia vecchia compagna di classe ai tempi del liceo.
Gina era di famiglia benestante e suo padre gestiva una grossa impresa, forse avrebbe potuto aiutarmi. In realta’ non ero contento di dovermi rivolgere a lei, era sempre stata una ragazza altezzosa e superba, guardava sempre tutti con aria di superiorita’ e con lei non avevo mai avuto un buon rapporto: era sicuramente la ragazza piu’ bella e piu’ ricca della classe e trattava tutti gli altri con disprezzo. Un giorno le avevo detto chiaramente quel che pensavo di lei: che era solo una stronzetta figlia di papa’ e che la sua ricchezza non le dava il diritto di sentirsi superiore agli altri. Da quel giorno non ci eravamo mai piu’ rivolti la parola. Ed erano passati piu’ di dieci anni.
Era l’ultima persona a cui avrei voluto rivolgermi, ma la situazione disperata mi diede la motivazione necessaria a comporre il numero di telefono che ero riuscito a rimediare da un’altra nostra ex-compagna di classe che aveva mantenuto i contatti con lei.
Dall’altra parte una voce gelida e decisa rispose:
- Pronto, chi parla?
- Ehm, ciao Gina sono Sergio, il tuo vecchio compagno di classe ai tempi del liceo, ti ricordi?
Dopo qualche secondo di silenzio.
- Si’, mi ricordo bene, eri quello che mi aveva definito un “stronzetta figlia di papa’”.
Certo che aveva buona memoria ...
- Beh ... sai a volte si dicono cose che non si vorrebbero dire quando si e’ ragazzi. Spero che tu non mi serba rancore ...
- Dimmi che cosa vuoi, non ho tempo da perdere.
Il suo tono secco e deciso mi mise un poco in difficolta’.
- Ehm, vedi Gina ... mi dispiace di chiamarti cosi’ dopo tanto tempo, il fatto e’ che ultimamente le cose non mi vanno tanto bene, sono senza lavoro e avevo pensato che magari tu … forse … potevi forse aiutarmi. Se ben ricordo tuo padre gestiva una grossa impresa e forse potrebbe aiutarmi a trovari un impiego, anche temporaneo ...
Lei rispose in modo sprezzante.
- Certo che hai una bella faccia tosta a chiamarmi dopo tanti anni e chiedermi un favore come se nulla fosse.
Era sempre la solita stronza. Purtroppo pero’ dovevo mettere da parte l’orgoglio e ingoiare il rospo.
- Si’, hai ragione. Ti prego di scusarmi. Ma credimi, ho veramente bisogno di trovare un impiego, sono disperato!
- E speri che io ti aiuti? Perche’ mai dovrei farlo?
- Ti supplico, Gina.
Dopo alcuni interminabili secondi di silenzio
- Mi supplichi? Questa non e’ cosa da farsi al telefono. Presentati a casa mia oggi pomeriggio alle 4. Abito in una villa poco fuori citta’ in via .... La’ potrai supplicarmi come si deve.
Detto cio’ riattacco’ di colpo. Che cosa intendeva dire con “La’ potrai supplicarmi come si deve”? Il suo tono di voce secco non lasciava presagire nulla di buono, tuttavia era pur sempre una possibilita’ e al momento non avevo proprio alternative.
Alle 16 in punto mi presentai all’indirizzo indicatomi. Mi trovai di fronte al cancello di una lussuosa villa, con un grande giardino e un bella piscina. I soldi non dovevano mancarle proprio.
Suonai al citofono e mi annunciai.
Mi fu aperto il cancello e mi incamminai per il vialetto verso la porta d’ingresso. La porta mi fu aperta da una giovane donna sui 22-23 anni, dai capelli lunghi ondulati castano scuri. Era una ragazza piuttosto carina.
- Tu sei Sergio? – mi disse
- Si’ sono io.
- Bene, la Signora Gina l’aspetta in salotto. Seguimi.
La seguii per un lungo corridoio raffinatamente ammobiliato e pieno di oggetti che sembravano piuttosto preziosi, non potei fare a meno di ammirare la graziosa figura della ragazza che vestiva un completo nero attillato e una gonna fino alle ginocchia che metteva in risalto il suo corpo ben proporzionato. Ma questo non era il momento di fantasticare, avevo ben altro a cui pensare e mi preparai psicologicamente all’incontro con Gina.
La ragazza busso’, apri’ la porta e disse:
- Signora Gina, e’ arrivato Sergio.
- Puoi farlo entrare, Anna. – disse Gina con il suo solito tono di voce distaccato.
Fui quindi introddotto in un ampio e magnifico salotto. Su un lato del salotto c’era un grande divano su cui stava seduta Gina mentre su una poltrona vicino al divano sedeva un’altra ragazza giovane con i capelli castani tendenti al rosso, non troppo lunghi. Gina era elegante come sempre, con i suoi lunghi capelli biondi lisci e il fisico longilineo, indossava un abitino rosso corto che lasciava scoperte le sue lunghe e splendide gambe accavallate in modo piu’ che sensuale. Anche l’altra ragazza era piuttosto attraente e mi squadro’ da cima a fondo con aria provocatoria.
- Salve Gina – esordii io.
Lei mi guardo’ in modo freddo e sorridendo disse:
- Ecco il mio Sergio che e’ venuto qui a supplicarmi.
- Beh, ecco Gina, non potremmo parlarne a quattr’occhi per favore? – dissi facendo un cenno con gli occhi all’altra ragazza che si trovava in salotto. Avrei preferito che non ci fossero altre persone.
- Non ci sono segreti tra me e la mia amica Cristina – rispose lei – quindi puoi fai la tua supplica in sua presenza. Altrimenti sei liberissimo di andartene e non farti vedere mai piu’.
Che stronza, voleva umiliarmi di fronte alla sua amica. Tuttavia, vista la situazione, non avevo altra scelta. Feci un profondo respiro e iniziai:
- Beh Gina, innanzitutto volevo scusarmi per averti contattato dopo tanto tempo solo per chiederti aiuto. Mi rendo conto che non e’ stato proprio il modo corretto. Mi dispiace pure che in passato ci possano essere stati screzi tra noi e che magari ti abbia rivolto parole non proprio gentili.
Gina continuava a guardarmi con aria impassibilie, mentre la sua amica, Cristina, sembrava alquanto divertita dalla situazione. Probabilmente Gina l’aveva messa al corrente della situazione.
- Come ti dicevo al telefono – ripresi io – mi trovo al momento senza lavoro. Ho un mutuo da pagare e ho assolutamente bisogno di un impiego, anche temporaneo. So che la tua famiglia possiede una grossa impresa e volevo pregarti di vedere se era possibile di trovare qualcosa per me. Ti prego, ne ho veramente bisogno.
- Beh, tutto qui? Questa sarebbe la tua supplica? Puoi anche andare ora ... –
Era veramente una stronza, voleva che la supplicassi di fronte alla sua amica. Cercai di trattenere l’orgoglio.
- Ti supplico Gina, se e’ questo che vuoi. Ti supplico, ho bisogno di un lavoro. Ti prego, aiutami – dissi nel modo piu’ supplichevole che potei.
Dopo avermi squadrato alcuni interminabili secondi, Gina disse rivolgendosi alla sua amica:
- Che dici Cristina, ti sembra abbastanza supplichevole?
- Sinceramente non e’ che mi abbia impressionato particolarmente – disse Cristina.
- Hai ragione Cristina, penso che debba fare di piu’ – e poi rivolgendosi a me – Hai visto? La tua supplica non e’ abbastanza convincente. Forza, supplica meglio, se vuoi avere un lavoro.
Il sangue mi ribolliva nelle vene. Quella stronza mi stava mettendo alla berlina di fronte alla sua amica consensiente. Ero tentato di mandarla al diavolo e di andarmene, ma poi ripensai nuovamente alla difficile situazione in cui mi trovavo e cercai di sforzarmi.
- Ti supplico Gina. – dissi implorante – Ti scongiuro. Ho bisogno di un lavoro, ti prego aiutami. Faro’ qualsiasi cosa tu mi chieda. Te ne prego. Ti supplico!
- Ora sembra un po’ piu’ convincente – disse Gina – Che ne pensi, Cristina?
- Non saprei, Gina. Certo, si sta impegnando un po’ di piu’, pero’ non e’ che mi convinca del tutto. Dovrebbe fare qualcosa di piu’. Mettersi in ginocchio, per esempio. – disse ridendo Cristina
- Giusto. Hai sentito cosa a ha detto la mia amica? – disse Gina rivolgendosi nuovamente a me – Su mettiti in ginocchio a supplicarmi.
Questo era troppo, rimasi immobile per la rabbia.
- Forza – insistette Gina – Che vuoi fare? Lo vuoi un lavoro oppure no?
- S-si certo – balbettai io.
- Allora forza, mettiti in ginocchio e supplicami. Oppure sparisci e non farti piu’ vedere.
La tentazione di mandarla in quel posto fu fortissima, questo era veramente troppo. Mi aveva chiesto di supplicarla in ginocchio davanti agli occhi della sua amica che assisteva divertita alla scena. Stavo proprio sul punto di mandarla al diavolo e abbandonare la villa quando pensai che in fin dei conti sarebbe stato solo un attimo: mi sarei inginocchiato, mi sarei umiliato per farla contenta e poi, una volta ottenuto il posto, mi sarei ben presto dimenticato dell’accaduto. Troppe volte avevo pagato a caro prezzo il mio orgoglio.
Pur con riluttanza flettei le gambe e mi misi in ginocchio sotto lo sguardo trionfante di Gina e dissi nel tono piu’ supplichevole possibile:
- Ecco Gina, ti sto implorando in ginocchio. Ti supplico, ho bisogno di un lavoro.
Le due donne si misero a ridere. Poi Gina disse:
- E quindi vorresti un lavoro? Che tipo di lavoro?
- Qualsiasi cosa, Gina. Sono disposto a fare qualsiasi cosa, ti prego, ho bisogno di denaro, non riesco piu’ ad arrivare a fine mese ed ho un mutuo da pagare.
- Mmh, lasciami pensare – fece lei – Non mi sembra che al momento stiamo cercando nuovi dipendenti nell’azienda di famiglia, e d’altronde, con la crisi che c’e’ in giro, non possiamo assumere nuovo personale senza una valida ragione.
- Ti supplico Gina, ti sto implorando in ginocchio. Qualsiasi cosa, ma ti prego dammi un lavoro.
Dopo qualche interminabile secondo, disse:
- Proprio qualsiasi cosa?
- Si’ Gina, qualsiasi cosa.
- Mmh, ora che ci penso forse qualcosa ci sarebbe. Potresti diventare il mio servitore personale. Dovrai essere a mia disposizione tutto il giorno e occuparti della mia persona, obbedendo ai miei comandi senza discutere. Ti garantisco che sarai pagato abbastanza in modo che non dovrai piu’ preoccuparti dei tuoi problemi economici. Che ne dici?
Cristina, dal canto suo, continuava ad osservare la scena divertita.
- Va bene, Gina. Saro’ il tuo servitore personale, se lo desideri. Ti scongiuro, ho bisogno di un lavoro!
Gina riflette’ un momento e poi disse:
- Se aspiri a diventare il mio servitore personale, dovrai pero’ prima dimostrare di esserne all’altezza. Ora ti sottoporro’ ad una prova: se la supererai, allora ti concedero’ di diventare il mio servitore personale, altrimenti dovrai sparire e non farti piu’ vedere!
- D’accordo, mettimi alla prova. Faro’ del mio meglio per non deluderti.
- Bene – disse Gina in tono perentorio – Vediamo come te la cavi con lo smalto per le unghie – Dopodiche’ suono’ un campanellino che aveva accanto a se’ e dopo pochi secondi Anna, l’assistente, si presento’ alla porta.
- Anna, porta per favore l’occorrente per passare lo smalto sulle unghie. Voglio vedere come se la cava questo signorino qui.
Anna fece un sorriso accondiscendente e torno’ poco dopo portando una borsetta. Sembrava divertita ma non pareva sorpresa di vedere un uomo in ginocchio di fronte alla padrona. Mi chiesi se per caso non avesse gia’ assistito a scene del genere.
Anna fece per andarsene, ma Gina la fermo’ – Rimani Anna, voglio che tu assista alla prova - Che stronza, voleva umiliarmi anche di fronte a lei.
Poi, rivolgendosi a me disse – Guarda bene, adesso ti mostrero’ io stessa come si passa lo smalto sulle unghie dei piedi. Io passero’ lo smalto su un piede, poi tu dovrai ripetere l’intera procedura per filo e per segno sull’altro. Fai attenzione pero’: se sbagli un solo passaggio la prova verra’ considerata fallita e tu dovrai sparire dalla mia vista.
Non osai fiatare e la fissai con attenzione.
- Per prima cosa bisogna mettere dell’ovatta tra le dita dei piedi: questo serve a impedire che pelle si macchi in caso di sbavature – disse Gina infilandosi dei batuffoli di ovatta tra le dita dei piedi. Poi, prendendo una boccetta di smalto di color rosso intenso, prosegui’ – Prima di applicare lo smalto bisogna agitare un poco la boccetta, dopodiche’ si estrae il pennellino e lo si fa scolare un poco sui bordi onde evitare che vi sia troppo smalto accumulato.
Io, sempre in ginocchio, ascoltavo con attenzione sotto lo sguardo divertito di Cristina e di Anna.
- Si puo’ quindi procedere a passare lo smalto sulle unghie – continuo’ Gina – con una pennellata delicata ma decisa, fino a ricoprire di smalto l’intera superficie dell’unghia e facendo attenzione a non sbafare sui bordi. Dopo aver completato un’unghia vi si soffia sopra per far asciugare lo smalto, cosi’ – e inizio’ a soffiare delicatamente sul dito appena smaltato. Ripete’ la procedura descritta anche per le altre dita, scolando ogni volta il pennellino e soffiando sul dito una volta applicato lo smalto.
Quando tutte le dita del piede furono ben smaltate ripose il pennellino nella boccetta e si tolse l’ovatta; poi distese la gamba portando il piede davanti al mio viso muovendone provocatoriamente le dita proprio davanti ai miei occhi.
– Hai visto che belle unghie smaltate che ho? Forza, vediamo come te la cavi tu con l’altro piede. Ma bada bene: un solo errore, e verrai messo subito alla porta! – e cosi’ dicendo accavallo’ le sue lunghe e splendide gambe porgendomi l’altro piede.
Conoscendo Gina, sapevo che dovevo stare molto attento in quanto non mi avrebbe fatto passare nemmeno la piu’ piccola imprecisione. E in quel momento non potevo permettermi passi falsi. Feci un profondo respiro e mi accinsi ad affrontare la “prova”.
Presi dell’ovatta e la misi con la massima delicatezza possibile tra le dita del piede. Cio’ fatto presi la boccetta con lo smalto e, dopo averla un poco agitata, tirai fuori il pennellino facendolo scolare lungo i bordi come indicatomi, poi presi con l’altra mano il tallone di Gina in modo da tenere ben fermo il piede e iniziai a passare lo smalto sull’unghia dell’alluce. Scelsi di iniziare proprio da quel dito in quanto aveva l’unghia piu’ grande e quindi la possibilita’ di una sbavatura era minore e avrei quindi avuto un po’ di tempo per “fare la mano”.
L’atmosfera era pesante e regnava un profondo silenzio. Io, inginocchiato di fronte a Gina e sotto lo sguardo attento di Cristina ed Anna, trattenevo il respiro per la tensione cercando di non far tremare la mano. Sapevo bene che il minimo errore avrebbe potuto essere determinante, inoltre temevo che Gina potesse muovere il piede di proposito in modo da farmi sbagliare e farmi cosi’ fallire la prova. Sarebbe bastato un piccolo movimento del dito che stavo smaltando per causare una sbavatura. Ero alla sua merce’.
Con la massima attenzione terminai di passare lo smalto sull’unghia dell’alluce e poi soffiai delicatamente sul dito in modo da far asciugare lo smalto. Gina mi osservava attentamente senza pero’ far trapelare nulla. Mi chiedevo se stesse per prepararmi qualche sorpresa.
Mi dedicai quindi al dito successivo e passai lo smalto anche su quello senza problemi e soffiai nuovamente per farlo asciugare. Cosi’ feci anche per il terzo, quarto e quinto dito, e tutto filo’ liscio. Non mi pareva vero di essere riuscito a completare il lavoro senza alcun problema.
Dopo aver terminato di passare lo smalto sull’ultimo dito e avervi soffiato sopra, richiusi il flaconcino con lo smalto e dissi a Gina – Ho terminato. Puoi vedere tu stessa che ho passato lo smalto senza nemmeno una sbavatura.
Gina mi fisso’ per qualche secondo e infine disse con freddezza – La prova non e’ superata. Ora sparisci dalla mia vista.
Ero incredulo: avevo fatto tutto quanto come mi aveva detto senza nemmeno un errore e lei mi diceva che avevo fallito la prova. Protestai – Ma come? Ho passato lo smalto su tutte le dita proprio come mi hai mostrato e senza nemmeno la benche’ minima sbavatura. Perche’ dici che ho fallito la prova?
Gina irritata rispose – Gia’, ma ti sei scordato di togliere alla fine l’ovatta dalle dita dei piedi. Vedi? Ho ancora l’ovatta ai piedi, la prova non e’ stata completata come avrebbe dovuto. Ora puoi andare
Non potevo credere alle mie orecchie. Cercai di replicare – Perdonami Gina, ma e’ solo un piccolo dettaglio. Il resto del lavoro l’ho eseguito impeccabilmente, penso di aver dimostrato di essere affidabile …
- Quel che pensi tu non ha importanza! – mi interruppe – Ti avevo detto chiaramente di fare attenzione, e tu ti sei dimenticato di togliermi l’ovatta dai piedi dichiarando invece di aver terminato il lavoro con successo. Come vedi non hai dimostrato affatto di essere affidabile come affermi. Di uno come te non so che farmente. Adesso sparisci, mi hai fatto perdere sin troppo tempo!
Rimasi di stucco. Allora, rimanendo sempre in ginocchio incominciai a supplicarla – Ti scongiuro Gina, non puoi farmi questo. Ho bisogno di questo lavoro. Ti supplico, dammi un’altra possibilita’, vedrai non ti deludero’ stavolta.
Gina mi squadro’ per alcuni istanti senza dire nulla, poi rivolgendosi a Cristina – Tu che ne pensi Cristina? Merita un’altra possibilita’?
- Non saprei, Gina – disse Cristina con aria divertita mentre io in ginocchio la osservavo implorante – Ci ha messo impegno, tuttavia ha commesso un grave errore. Se lo accetti come servitore, ti ritroverai un incapace e bisognera’ perderci poi un sacco di tempo per addestrarlo a modo. Io non gliela darei, non la merita - Che stronza.
- Gia’, hai ragione – disse Gina annuendo che poi si rivolse alla cameriera Anna – E tu Anna che ne pensi?
Anna, che sembrava piuttosto divertita dalla situazion, rispose – Beh Signora, deve essere comprensiva. Puo’ capitare a tutti di sbagliare. Io penso che una seconda possibilita’ non vada negata a nessuno. - Poi aggiunse con aria complice - E se serve poi di addestrarlo un po’, posso sempre aiutarvi io …
Gina le sorrise e poi rivolse nuovamente lo sguardo da me soppesandomi con gli occhi, infine disse – E sia, voglio concederti una seconda possibilita’. Ma bada a non fare errori questa volta.
- Non ne faro’ – risposi io prontamente.
- Bene, porta a compimento la tua opera, allora. Toglimi l’ovatta dal piede. Ma senza usare le mani! – e cosi’ dicendo allungo’ il piede davanti al mio viso.
Rimasi un attimo interdetto. Come potevo toglierle l’ovatta dalle dita del piede senza usare le mani? Rimasi indeciso per qualche secondo.
- Hai sentito cosa ha detto? – intervenne Cristina – Che aspetti? Gina e’ stata generosa e ti ha offerto una seconda possibilita’, non farle perdere tempo. Sbrigati!
Non sapevo cosa fare – Ma, veramente io … – balbettai.
- Che ti dicevo, Gina? – disse Cristina – E’ un vero incapace! Bisognera’ insegnargli proprio tutto … Dai stupido! Te lo devo spiegare io? Usa la lingua! –
Non potevo crederci, avrei dovuto usare la lingua per togliere l’ovatta dai piedi di Gina. Effettivamente non mi pareva ci fossero altre soluzioni. Ma era un’azione veramente troppo umiliante. Guardai Gina e vidi che mi fissava impassibile senza lasciare trapelare nulla. Esitai.
- Cosa stai aspettando? – continuo’ Cristina – Vuoi che Gina perda la pazienza e ti cacci via definitivamente. Forza, poggia le mani a terra e usa quella benedetta lingua per toglierle l’ovatta dal piede!
In un attimo pensai alla situazione disperata in cui mi trovavo e a cosa avrebbe significato non riuscire ad ottenere quel lavoro. Purtroppo non avevo scelta: ci sono momenti nella vita in cui bisogna mettere da parte l’orgoglio.
Appoggiai le mani a terra (mettendomi in pratica a quattro zampe) e infilai la lingua in mezzo alle dita del piede di Gina per toglierle l’ovatta. Gina mi guardava con un sorriso trionfante. Contemporaneamente Cristina allungo’ le sue game poggiandomi i piedi sulla schiena, come se fossi un normale poggiapiedi, mentre Anna, la cameriera, osservava divertita la scena. Non ero mai stato cosi’ umiliato in vita mia.
Allungai la lingua e tolsi il primo batuffolo d’ovatta lasciandolo cadere a terra.
- Chi ti ha detto di lasciarlo cadere a terra! – disse bruscamente Gina – Forza riprendilo con la bocca e ingoialo.
In silenzio mi chinai e ripresi il batuffolo con la bocca e lo ingoiai (per fortuna era piuttosto piccolo e non ebbi problemi ad ingerirlo). Dopodiche’ mi rimisi al lavoro. Con l’aiuto della lingua tolsi anche gli altri tre batuffoli d’ovatta dalle dita dei piedi (stavolta ingoiandoli direttamente). Cio’ fatto, mi fermai e guardai Gina. Lei mi fisso’ e disse – Su forza, continua il tuo lavoro. Leccami tutto il piede, come ringraziamento per averti concesso una seconda possibilita’ – Cristina scoppio’ a ridere, e anche Anna tratteneva a stento il riso.
Guardai Gina con aria supplichevole, ma il suo sguardo parlava chiaro: obbedire o andarsene. Mi feci forza e iniziai quindi a passare la lingua sulla sua estremita’.
- Con piu’ delicatezza – disse Gina – e lentamente, molto lentamente. Voglio sentire bene il contatto della tua lingua con il mio piede. – Rallentai quindi il ritmo e proseguii a leccarle il piede mentre Cristina continuava a tenermi i piedi poggiati sulla schiena e a ridere di gusto.
Passarono circa una decina di minuti prima che le ebbi leccato l’intero piede (dita, pianta e collo). Gina inverti’ la posizione delle gambe e mi mise davanti al viso anche l’altro. Senza che ci fosse bisogno di dire niente, capii cosa voleva e misi subito al lavoro la mia lingua.
- Bravo – disse Gina – vedo che incominci a capire. Penso che potrai darmi tante soddisfazioni come servitore. E non solo a me … – Aggiunse ammiccando a Cristina e ad Anna.
Dopo che ebbi finito di leccare completamente anche l’altro piede, Gina lo ritrasse dicendo – Basta cosi’ per oggi. Non mancheranno certo le occasioni in cui potrai occuparti dei miei piedi ... Adesso puoi andare. Presentati domani mattina alle 8:00 in punto, cosi’ potrai iniziare il tuo servizio, Anna ti dara’ le dovute istruzioni. Alloggerai qui, porta con te solo i tuoi effetti personali strettamente indispensabili. Per il vestiario non ti preoccupare, ti verra’ messo a disposizione – disse sorridendo. – Ora va, sparisci.
Cristina ritrasse le gambe che teneva poggiate sulla mia schiena, e potei finalmente rimettermi in piedi. Non avevo il coraggio di guardare Gina negli occhi.
Anna mi riaccompagno’ alla porta. Prima di andarmene le dissi – Grazie per aver convinto Gina a darmi una seconda possibilita’.
Anna rispose – Oh, non preoccuparti. Avrai modo per restituirmi il favore, e con gli interessi … – e fece un sorriso che non lasciava presagire nulla di buono. Prima che me ne andassi, mi disse ancora – Ricorda bene: domani mattina alle 8 in punto.
Annuii e ripresi il cammino verso casa, domani sarebbe stato il mio primo giorno di servizio …

(to be continued)
 
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ominominuscolo
view post Posted on 20/1/2011, 20:30     +1   -1




una storia così non si leggeva da tempo,aspetto il seguito
 
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paimei77
view post Posted on 21/1/2011, 00:00     +1   -1




Complimeti, bellissima storia, scritat been e coinvolgente.
Grazie!
 
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view post Posted on 21/1/2011, 18:45     +1   -1
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Bella bella bella!!!
grazie e complimenti veramente, non vedo l'ora di sapere come prosegue!

 
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beatles007
view post Posted on 22/1/2011, 18:03     +1   -1




Complimenti , bellissima storia sopratutto la parte della pedicure , spero tanto che abbia un seguito !
 
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view post Posted on 22/1/2011, 20:41     +1   -1

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bella davvero !!! si possono fare piccole richieste su eventi della storia ?
 
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mezzasega71
view post Posted on 23/1/2011, 01:54     +1   -1




Bel racconto, fin qui promette davvero bene, complimenti!! :) Un dubbio: oltre a retribuire i servizi di Sergio in modo che lui non si debba preoccupare del pagamento del mutuo e delle sue spese per la sopravvivenza, Gina si ricordera' di versargli anche i contributi ai fini pensionistici? :D (passami la cazzata dell' 1.54... :) )
'notte silwus!
mezzasega71
 
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view post Posted on 23/1/2011, 22:18     +1   -1

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Ciao a tutti,

viste le richieste, vado col seguito della storia.

x Mephistophele: certamente, se hai dei suggerimenti o idee da darmi sono ben accetti.

x Mezzasega: certo, anche i contributi sono regolarmente pagati, ma non so se Sergio arriverà alla pensione ...

E proseguiamo con il racconto.



PARTE SECONDA

Quella notte non riuscii a prender sonno facilmente. Tanti confusi pensieri frullavano nella mia testa: che cosa mi aspettava? Visto quello che era accaduto dopo il primo incontro, non presagivo nulla di buono. In che guaio mi ero andato mai a cacciare? Quali altre umiliazioni mi avrebbe fatto subire Gina? Quanto avrei potuto sopportare tale situazione?
Per un momento pensai di mollare tutto e non presentarmi l’indomani, poi riflettei e mi dissi che ormai mi ero messo in gioco e sarebbe stato sciocco abbandonare, dopo aver con tanta difficolta’ superato la “prova”. Per quanto duro avrebbe potuto essere il lavoro in fin dei conti avrebbe risolto i miei problemi economici e soprattutto in quel momento non avevo proprio alternative. Presi pertanto la risoluzione di andare e di prestare servizio presso Gina; poi, se le cose avessero preso una brutta piega, avrei potuto sempre chiamarmi fuori.
Alle 6:30 del mattino suono’ la sveglia e, sebbene non fossi del tutto riposato, mi alzai subito per prepararmi e prendere i minimi effetti personali; non volevo certo presentarmi in ritardo, chissa’ cosa mi sarebbe toccato subire altrimenti.
Alle 8 meno 10 ero davanti alla villa di Gina e suonai al citofono. Riconobbi subito la voce di Anna che mi disse di entrare. Mi accolse alla porta con sorriso piuttosto malizioso e, dopo avermi fatto entrare, mi condusse lungo una scaletta che scendeva in una sorta di scantinato fino a condurmi in una stanza decisamente spartana: un letto, un armadio e una porticina che dava su un bagno piuttosto piccolo. Sul letto si trovava un completo da uomo di color blu scuro.
- Ecco – disse Anna – questa e’ la stanza dove dormirai, e questa e’ la divisa che dovrai portare quando sarai in servizio. – Osservai la stanza piuttosto incuriosito, non pensavo che la villa avesse un piano sotterraneo.
- Adesso ti spiego un paio di regole che dovrai sempre seguire:
Per prima cosa, devi usare sempre con l’appellativo ‘Signora’: ‘Signora Gina’, ‘Signora Cristina’ e dare del Lei alle signore.
Dovrai eseguire alla lettera ogni ordine che ti verra’ impartito dalla Signora Gina cosi’ come dalla Signora Cristina.
Non dovrai parlare se non quando ti verranno rivolte delle domande o verrai autorizzato a farlo.
Dovrai essere pronto ogni mattina alle 8:00 in punto e farti trovare nel salone grande dove sei stato l’altra volta, salvo diversa disposizione da parte delle Signore.
A me potrai rivolgerti dando del tu e chiamandomi semplicemente Anna, ma ti consiglio di mostrare sempre deferenza nei miei confronti, in quanto ho una certa influenza sulla Signora Gina e se mi contrariassi potrai poi pagarne le conseguenze.
Per il resto poi non c’e’ molto da dire, i servizi che dovrai prestare ti verranno indicato di volta in volta dalle Signore -
- Va bene, Anna – risposi – seguiro’ le tue indicazioni.
- Bene, adesso spogliati e mettiti la divisa che sta sul letto.
Mi accinsi a togliermi la camicia, ma poi, preso dal pudore, guardai Anna, non volevo spogliarmi di fronte a lei. La graziosa ragazza capi’ al volo le ragioni della mia titubanza e disse – Forza, spogliati e indossa la divisa. All’eta’ tua non avrai mica problemi a spogliarti di fronte a una donna? –
- Ehm, no – dissi io un po’ imbarazzato.
- Bene, lo spero per te, altrimenti non avrai vita facile qui – disse con un sorriso molto malizioso. Mi chiesi a cosa mai alludeva.
Come indicatomi mi tolsi camicia e pantaloni e indossai la divisa che mi calzava a pennello sotto lo sguardo, piuttosto divertito invero, di Anna.
- Ah, dimenticavo – aggiunse – dovrai indossare sempre questo – e cosi’ dicendo ando’ all’armadio e tiro’ fuori un oggetto che getto’ sul letto. Era un collare, come quelli che si mettono ai cani, con tanto di anello per agganciarvi un guinzaglio.
- Ma … cosa? – dissi incredulo
- Poche discussioni – disse perentoriamente Anna – indossa questo collare altrimenti e’ meglio che cambi aria subito.
Presi allora il collare e me lo misi intorno al collo, stringendo opportunamente la cinghia.
- Bene, adesso seguimi – disse Anna – ora si incomincia.
Seguii Anna fino al salone grande dove il tavolo era gia’ imbandito abbondantemente per la colazione.
- Ora aspetta qui. – disse Anna – Le signore arriveranno tra poco – e detto cio’ se ne ando’ lasciandomi solo nella stanza.
Rimasi fermo in attesa. Nel frattempo continuavo a chiedermi in che razza di situazione mi ero andato a ficcare. Dovevo pernottare li’, obbedire alla lettera agli ordini delle ‘Signore’ … e il collare poi? Questa era veramente una cosa assurda! Tuttavia cercai di mettermi in testa dovevo fare tutto quel che mi dicevano, non importa quanto umiliante poteva essere il compito. Mi promisi di resistere almeno per un giorno, poi, se fosse stata troppo duro, me ne sarei andato. D’altronde non avevo firmato nessun contratto.
Passo un bel po’ di tempo, credo 20 o 30 minuti, prima che udii dei passi che si avvicinavano. La porta si apri’: era Gina. Indossava una splendida vestaglia da notte di seta molto variopinta, l’abito era corto e faceva vedere le sue splendide gambe. Ai piedi indossava dei zoccoletti con tacco alto molto rifiniti che risaltavano in modo perfetto i suoi stupendi piedi. Non potei non notare lo smalto rosso acceso che il giorno prima ero stato costretto a passare per superare la prova.
Mi squadro’ da capo a piedi e disse sorridendo – Ma bene, oggi e’ il primo giorno di servizio per il nostro Sergio. Voglio proprio vedere come se la cava. – Poi aggiunse con tono autoritario – Inginocchiati e mettiti con la fronte a terra!
Rimasi spiazzato da quell’ordine cosi’ perentorio. Ma ricordandomi delle indicazioni di Anna, obbedii senza fiatare e mi prostrai in ginocchio con la fronte a terra.
Sentii i suoi passi avvicinarmi e poi un piede mi fu poggiato sulla testa. – Bene – disse Gina – mi piace questa posizione. D’ora in poi dovrai attendermi ogni mattina in questo modo: in ginocchio e con la fronte a terra. E rimarrai cosi’ fino a che non te lo diro’. Hai capito?
- Si’, Signora Gina – risposi io.
Gina strofino’ lo zoccolo sulla mia testa calcando un pochino, come se volesse farmi capire chi era a comandare. Poi lo tolse e disse – Ora dà il buongiorno alla tua Signora: baciami i piedi.
Obbedii’ e poggiai le mi labbra sul collo del suo piede.
- No – disse Gina – non ci siamo. Dai un bel bacio come si deve, voglio sentire lo schiocco delle labbra.
Feci schioccare le labbra come ordinatomi.
- Bene, cosi’ anche su ciascun dito del piede – ordino’ Gina
Baciai facendo schioccare le labbra su tutte e cinque le dita del piede. Dopidiche’ Gina ritrasse il piede e mi porse l’altro. Senza che ci fu bisogno che impartisse ordini, ripetei la medesima procedura.
- Bene, disse Gina. Vedo che capisci al volo. Penso proprio che ci darai tante soddisfazioni. Adesso seguimi – e si diresse verso il tavolo per la colazione. Io mi rialzai e la seguii.
Gina si sedette, mi guardo’ e mi disse – No mio caro, non cosi’. Dovevi seguirmi a quattro zampe, come il cane che sei. Adesso ritorna dove ti trovavi e vieni qui a quattro zampe.
In silenzio tornai indietro, mi misi a quattro zampe e la raggiunsi fino al tavolo. Gina mi guardo’ soddisfatta. Nel frattempo era entrata Anna che portava la caraffa con il caffe’ caldo; anche lei assistette alla scena sorridendo.
- Adesso sdraiati con la schiena a terra sotto il tavolo.
Io prontamente eseguii.
- No, non cosi’ – disse Gina – la testa deve essere rivolta’ verso la mia sedia.
Da terra mi girai in modo da mettermi nella posizione ordinata. Da li’ potevo ammirare le splendide gambe di Gina. Ma quella vista ebbe breve durata: Gina si tolse gli zoccoli, poggio’ i suoi piedi sulla mia faccia e io non potei piu’ vedere nulla.
Dopo qualche minuto, con i piedi di Gina sempre poggiati sulla mia faccia, udii’ la porta aprirsi e dei passi avvicinarsi al tavolo.
- Buongiorno Cristina – disse Gina.
- Ciao Gina – rispose Cristina con voce un po’ roca, probabilmente si era svegliata da poco. – Dov’e’ il nostro servo? Non doveva incominciare oggi?
- Certo, Cristina – fece Gina – E’ gia’ in servizio.
- Dov’e’ allora? Non lo vedo.
- Mi sa che ancora non ti sei svegliata bene, ma ti capisco, abbiamo passato una notte meravigliosa … Comunque guarda bene, e’ qui vicino. – Disse Gina in modo canzonatorio.
- Dove? Non lo vedo proprio.
- Guarda sotto il tavolo. Mi sta facendo da poggiapiedi.
Cristina scoppio’ a ridere – Vedo che hai gia’ incominciato a usarlo come si deve. Bene, sono sicura che ci divertiremo proprio. – E cosi’ dicendo ando’ a sedersi al posto di fronte a Gina poggiano i piedi nudi proprio sui miei genitali. Come naturale reazione piegai le gambe.
- Cosa fai deficiente? – Disse Cristina irritata – Tieni le gambe a terra – e premette con forza con i piedi sul mio pacco provocandomi non poco dolore. Onde evitare ulteriori problemi distesi le gambe come ordinatomi.
Passarono diversi minuti, in cui le Signore fecero tranquillamente colazione con me disteso sotto i loro piedi. Dopo un po’ Cristina incomincio’ a strofinare il piede sul mio pacco: nonostante la situazione umiliante, quel movimento provoco’ ben presto in me un’erezione che non potei controllare.
- Oh, ma cosa sento – disse Cristina con voce canzonatoria – il nostro servetto non riesce a controllarsi ...
- Cosa c’e’ Cristina? – chiese Gina.
- A quanto pare il nostro servo non riesce a dominare i suoi istinti – rispose Cristina continuando a strofinare con il piede – Pensa, ho appena strofinato un poco il mio piede sul suo pacco, e gli e’ gia’ diventato duro!
- Vorra’ dire che gli correggeremo questo suo deprecabile comportamento – disse Gina – E tu sai bene come … - ed entrambe scoppiarono in una fragorosa risata. Mi chiedevo cosa mai avessero in mente.
Le Signore terminarono la colazione, con Cristina che di tanto in tanto continuava a strofinare col piede sui miei genitali.
Gina tolse i piedi dalla mia faccia e mi ordino' di uscire da sotto il tavolo e di mettermi in ginocchio di fronte a loro. Cosa che eseguii rapidamente.
- Bene – fece Gina – dai il buongiorno alla mia amica Cristina come ti ho insegnato.
Mi chinai e baciai un piede di Cristina facendo schioccare le labbra, e poi diedi un bacio su ciascuna delle dita, con Cristina che rideva divertita e, mentre mi protendeva l’altro piede affinche’ omaggiassi anche quello disse – Sai Gina, vedo che lo stai addestrando proprio bene il servetto!
- Non siamo che all’inizio – fece Gina - C’e’ ancora tanto lavoro da fare. Ma in questo ci dara’ un mano anche Anna. – Cosi’ dicendo suono il campanellino e dopo pochi istanti Anna entro’ nuovamente in stanza.
- Si’, Signora Gina?
- Anna, dobbiamo preparare il servo. Porta l’occorrente per favore.
- Subito Signora – e lascio’ la stanza.
Cosa intendeva dire per “preparare” il servo? Cosa aveva in mente Gina?
Gina si rivolse poi a me – Ora spogliati.
Rimasi un attimo interdetto.
- Cosa aspetti? Sbrigati, non farmi perdere la pazienza. Quando ti do' un ordine tu devi eseguirlo subito.
Non volevo farla arrabbiare e quindi mi alzai per spogliarmi.
- Chi ti ha detto di poterti alzare?!?! – intervenne bruscamente Cristina – Spogliati rimanendo a terra.
Intimorito, mi rimisi in ginocchio e mi tolsi la camicia rimanendo a petto nudo. Poi mi sedetti e mi tolsi le scarpe, infine mi dovetti contorcere non poco per terra per potermi togliere i pantaloni, il tutto sotto lo sguardo divertito delle due Signore e anche di Anna che nel frattempo era rientrata in stanza con una borsetta. Una volta in mutande e mi rimisi in ginocchio.
- Ma allora sei proprio un idiota!!! – disse Cristina irritata – Ti e' stato detto di spogliarti. Perche’ hai ancora indosso le mutande? – E cosi’ dicendo si alzo’ e mi diede un ceffone sonoro in faccia. – Forza togliti le mutande, devi rimanere completamente nudo! – Il tutto sotto lo sguardo impassibile di Gina.
Stupito da quella reazione, mi risedei a terra e mi tolsi le mutande. Ritornai quindi in ginocchio. Ero completamente nudo (a parte il collare che avevo ancora intorno al collo) al loro cospetto.
- Bene, adesso alzati, divarica le gambe e metti le mani sopra la testa – ordino’ Gina.
Feci come mi era stato ordinato.
Cristina mi squadro’ fondo e disse – Pero’, mi sembrava piu’ dotato prima quando giocavo con i suoi genitali. Invece ce l’ha piuttosto piccolo.
In effetti non sono mai stato particolarmente dotato.
- Hai ragione, Cristina. Ce l’ha veramente piccolo. E pensare che a scuola invece faceva sempre il macho … Comunque, poco importa, imparera’ a farci divertire in qualche altro modo … - e scoppiarono a ridere fragorosamente.
Mi sentivo veramente umiliato.
- Anna – fece poi Gina rivolgendosi alla sua assistente – puoi procedere: prepara il servo.
Anna apri’ la borsetta e tiro’ fuori una bomboletta con schiuma da barba. Si avvicino’ a me e mi spruzzo’ la schiuma sul petto. Poi torno’ alla borsetta, tiro’ fuori un rasoio, come quelli che usano barbieri, e ritorno’ verso di me.
In un attimo compresi quel che avevano intenzione di fare: volevano depilarmi il corpo. Involontariamente feci un passo indietro.
- Non aver paura – disse Gina – Anna ci sa fare. Vedrai, non ti succedera’ niente. Purche’ resti fermo – e si mise a ridere insieme alla sua amica.
Feci un profondo respiro e mi rimisi in posizione con le gambe divaricate e le mani sopra la testa. Anna inizio’ pian piano a passare il rasoio sul petto togliendomi i peli, mentre io la guardavo con timore.
Comunque Gina aveva ragione: Anna ci sapeva veramente fare. Passo’ il rasoio con delicatezza togliendo ogni pelo dal mio petto senza farmi il minimo graffio.
Anna mi disse poi di voltarmi, passo’ la schiuma lungo la mia schiena e inizio a depilarmi anche il dorso. Dopo qualche minuto anche la schiena fu completamente depilata. Anna mi fece girare di nuovo e mi passo’ la schiuma sulle gambe e si mise al lavoro. Gina e Cristina seguivano la scena divertite e di tanto in tanto facevano dei commenti canzonatori.
Ben presto anche le gambe furono depilate.
- E ora inizia il divertimento – disse Anna e cosi’ dicendo mi passo’ la schiuma intorno ai genitali. Dio mio, aveva veramente intenzione di depilarmi i genitali?!?! Quasi senza volerlo feci nuovamente un passo indietro. – Stai fermo – disse Anna – se ti muovi rischi che ti taglio.
Feci un altro profondo respiro e mi rimisi in posizione. Stavolta pero’ chiusi gli occhi: preferivo non vedere, altrimenti mi sarei potuto spaventare e avrei potuto fare qualche movimento brusco.
Anna pero’ era davvero brava e mi depilo’ intorno ai genitali senza provocarmi il minimo graffio, probabilmente aveva esperienza con quel tipo di lavoro. Quando termino’, aprii gli occhi e tirai un bel sospiro di sollievo.
- Non ho ancora terminato – disse Anna sorridendomi – Il bello deve ancora venire – e si diresse nuovamente verso la borsetta. Gina e Cristina sorridevano, probabilmente non era la prima volta che assistevano ad un simile spettacolo e stavano gia’ pregustandosi la scena successiva.
Anna torno’ verso di me con delle pinzette in mano. Si inginocchio’ di fronte a me, con una mano mi afferro’ la punta del pene e me la sollevo’ verso l’altro in modo che i testicoli fossero ben esposti, poi con l’altra mano, che teneva le pinzette, inizio’ a staccarmi uno ad uno i peli che erano rimasti sui testicoli. Ogni pelo staccato mi provocava un piccola fitta di dolore che molto spesso mi faceva sobbalzare. – Stai fermo – mi ripeteva Anna – se ti muovi e’ peggio. - Gina e Cristina ridevano divertite vedendo le smorfie di dolore che comparivano sul mio volto ad ogni pelo che veniva staccato.
Per Anna fu invece un vero e proprio divertimento, ogni volta che mi staccava un pelo un’espressione di piacere appariva sul suo volto. Sembrava godesse in quel che stava facendo. Inoltre, mentre mi staccava i peli dai testicoli, muoveva lentamente la mano con cui mi teneva il pene in modo da eccitarmi e provocarmi un’erezione. Era una sensazione che non avevo mai provato: soffrivo ogni volta che un pelo mi veniva staccato, ma ero al tempo stesso eccitato dal sapiente movimento della mano di Anna. La ragazza era terribilmente esperta: muoveva la mano lentamente in modo da mantenere il mio pene in erezione senza pero’ farmi raggiungere l’orgasmo: ogni volta che la mia eccitazione saliva, ecco che veniva staccato un pelo e provavo nuovamente dolore. Per me fu una vera e propria tortura che duro' almeno un quarto d’ora, mentre le signore ridevano divertite.
Quando tutti i peli furono staccati, Anna interruppe anche il “trattamento” con l’altra mano e si rialzo’ lasciandomi nudo, a gambe aperte e in piena erezione.
- Molto bene, Anna: hai fatto un ottimo lavoro. Ci siamo veramente divertite. Presto avrai la ricompensa che meriti … - disse Gina strizzandole l’occhio.
- Grazie, Signora Gina. E’ stato un vero piacere. – rispose Anna che si diresse nuovamente verso la borsetta per riprovi le pinze e poi lascio’ la stanza.
Ero di nuovo solo con le due Signore, nudo, con le gambe aperte e il pene in erezione grazie allo speciale trattamento di Anna.
Cristina si alzo e’ si diresse verso di me – Che ti dicevo Gina? Il nostro servetto non sa proprio controllare i suoi istinti animaleschi. Guarda ha di nuovo il pisellino duro –
- Hai ragione Cristina, dobbiamo insegnargli noi le buone maniere. Non sta affatto bene che si presenti in questo stato di fronte a noi. E’ ora di incominciare a fargli capire come ci si comporta. Lascio a te il compito, Cristina.
- Grazie Gina, sai quanto mi piace addestrare i servi – rispose Cristina e improvvisamente mi sferro’ un calcio sui testicoli che mi fece accasciare a terra.
Mentre mi contorcevo al suolo gemendo per il dolore, Cristina mi poggio’ un piede in testa e disse – Vedi cosa succede a comportarsi male? Adesso, per farti perdonare, leccami i piedi.
Sempre a terra dolorante, mi feci forza, tirai fuori la lingua e iniziai a leccare il piede di Cristina che soddisfatta disse – Sai Gina, devo ammettere che pur se manca di buone maniere, con la lingua ci sa fare il servetto. Credo proprio che ci divertiremo parecchio con lui.
- Si’ Cristina, lo penso anch’io. Sono sicura che il nostro bravo servetto ci dara’ un sacco di soddisfazioni, pero' adesso dobbiamo correggergli una volta per tutte questo suo terribile vizio di eccitarsi.- e cosi' dicendo suono nuovamente il campanellino e Anna entro' di nuovo nella stanza.
- Si' Signora Gina?
- Anna, il servo non riesce a dominare i suoi istinti. Porta l'occorrente.
- Subito, Signora Gina – e scomparve.
Cosa intendeva dire con “porta l'occorrente”? Che diavoleria aveva mai in mente quella pazza? Facendo queste riflessioni mi fermai un attimo nel leccare i piedi di Cristina che, irritata, mi diede un calcetto sulla faccia dicendomi – Chi ti ha detto di fermarti, cane? Forza continua a leccarmi i piedi fino a che non ti dico basta!
Ripresi immediatamente a leccarle i piedi. Cristina aveva dato prova di essere una persona facilmente irritabile e in quel momento non era proprio il caso di contrariarla.
Dopo un paio di minuti Anna entro' nuovamente in stanza tenendo uno strano oggetto in mano che pero' non riuscii a vedere bene in mano in quanto a terra intento a leccare i piedi di Cristina.
Dopo che ebbi terminato di leccare i piedi della sua amica, Gina mi ordino di alzarmi nuovamente e di rimettermi con le gambe divaricate, le mani sopra la testa e gli occhi chiusi. Obbedii.
- Procedi pure, Anna – disse Gina.
- Subito, Signora Gina – rispose la ragazza.
Sentii che il mio pene, ormai di nuovo afflosciato in seguito al devastante calcio di Cristina, veniva afferrato dalle sue mani e che qualcosa di rigido gli veniva applicato. A un certo punto senti un 'click', come quello di una serratura che scatta.
- Puoi aprire gli occhi adesso – disse Gina.
Non appena aprii gli occhi vidi subito che una sorta di gabbiotto di plastica stava intorno al mio pene, era un poco ricurvo e costringeva il mio pene ad essere rivolto verso il basso. A questo gabbiotto vi era attaccato un lucchetto chiuso che ne impediva la rimozione.
Anna diede una chiavetta a Gina ed una a Cristina.
- Vedi, mio caro servetto – disse Gina – Quel che hai indosso e' una cintura di castita' maschile. Essa ti consentira' di usare il tuo inutile pisellino per i bisogni fisiologici ma ti impedira' di avere erezioni.
- All'inizio soffrirai un poco – aggiunse Cristina andando con le dita a tamburellare sul gabbiotto che mi teneva imprigionato il pene, ma presto ti ci abituerai. Solo Gina ed io possediamo le chiavi del lucchetto e il tuo piccolo pisellino resterà là intrappolato fino a che non lo decidiamo noi. E' inutile che provi a romperla, rischieresti solo di danneggiarne il contenuto ... - e scoppiò a ridere.
Non potevo crederci: mi era stato messo un congegno che mi teneva intrappolato il pene impedendomi di avere la benche' minima erezione.
- D'altronde la colpa è solamente tua – fece Gina – se fossi stato capace di controllare i tuoi istinti come si conviene a un bravo servo, questo provvedimento non sarebbe stato necessario. Tuttavia se col tempo dimostrerai di aver imparato la lezione e ci servirai bene, chissà che ogni tanto non ti venga concesso il privilegio di poter liberare il tuo pisellino ... - ed entrambe scoppiarono in una nuova fragorosa risata davanti alla mia espressione incredula. Anche Anna sorrideva divertita.
Poi Gina mi ordino'- Ora baciami nuovamente i piedi come ringraziamento per l'educazione che stiamo cercando di impartirti.
Ancora non del tutto cosciente della situazione mi inginocchiai e iniziai a baciarle i piedi, mentre Cristina mi poggio' un piede sulla schiena.
Dopo un paio di minuti Gina disse – Adesso rimettiti la divisa e pulisci il pavimento da tutti i tuoi peli. – Poi rivolgendosi a Cristina – Dai Cristina ora andiamo. Ricordi? Oggi dobbiamo andare a fare un po’ di jogging. Ci pensera’ Anna a tenerlo occupato fino al nostro ritorno.
- Uff, Gina. Proprio ora che mi stavo divertendo …
- Non preoccuparti Cristina, ti assicuro che il divertimento non ci manchera’, ma oggi e’ il suo primo giorno, diamogli un po’ di tempo per abituarsi.
- Hai ragione Gina, andiamo a correre, cosi’ ci verra’ in mente qualche altro gioco …
Scoppiarono entrambe a ridere e se ne andarono. Ancora un po’ frastornato per quanto accaduto, mi rialzai in piedi e mi rivestii. Sotto lo sguardo divertito di Anna, iniziai quindi a raccogliere tutti i miei peli che erano sul pavimento chiedendomi cosa ancora mi aspettava …

(to be continued)
 
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ominominuscolo
view post Posted on 24/1/2011, 20:20     +1   -1




semidivina. l'unica sofferenza è dover aspettare il seguito,probabilmente è tra le migliori storie del forum.
 
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view post Posted on 26/1/2011, 13:24     +1   -1
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Silwussss
qui sono in tanti ad aspettare eh!!! :)
 
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Zerby
view post Posted on 26/1/2011, 18:16     +1   -1




davvero bel raconto!
 
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ominominuscolo
view post Posted on 28/1/2011, 16:19     +1   -1




silwus te esperamos
 
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view post Posted on 28/1/2011, 21:55     +1   -1

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Scusatemi, ma anch'io, come il povero Sergio, debbo lavorare per vivere e posso proseguire il racconto solo nei pochi ritagli di tempo che ho.
Ecco la terza parte, che spero sia di vostro gradimento.

PARTE TERZA

Avevo appena terminato di raccogliere i peli dal pavimento che Anna entro’ nel salone: mi disse di andare a buttare i peli nel secchio della cucina e poi di aspettarla fuori in giardino.
Come indicatomi portai i peli in cucina e li gettai nel secchio ed uscii fuori in giardino. Dopo pochi minuti arrivo’ Anna con un secchio ed uno straccio e mi disse – Riempi il secchio d’acqua, e pulisci bene tutto il vialetto fino al cancello. Ha detto la signora Gina che deve brillare come uno specchio.
- D’accordo – risposi e mentre andavo a riempire il secchio alla fontanella li’ in giardino le chiesi – Dove posso trovare uno scopettone per passare lo straccio?
- Niente scopettone – rispose Anna – Dovrai chinarti e passare lo straccio con le mani. Cosi’ ha stabilito la signora Gina.
Che stronza, pensai, non le bastava farmi subire tutte quelle umiliazioni, mi rendeva anche il lavoro piu’ pesante. Per un attimo ebbi la forte tentazione lasciare tutto e andarmene ma poi pensai alla cintura di castità che mi era stata messa: le chiavi le avevano Gina e Cristina e se me ne fossi andato mi sarebbe rimasta per sempre. Maledizione, quelle due stronze mi tenevano in pugno. Mi ripromisi di attendere pazientemente un momento migliore.
Sospirai, immersi lo straccio nel secchio pieno d’acqua, lo strizzai, mi inchinai e iniziai a passarlo sul vialetto che conduceva al cancello. Era lungo circa una decina di metri e lavorando con impegno avrei terminato il lavoro in meno di un’ora.
Proprio in quel momento uscirono le due Signore in veste da jogging: entrambe indossavano scarpe da ginnastica, pantacollant e body che mettevano in risalto i loro stupendi corpi. Nel vedermi chino a terra intento a pulire il vialetto si misero a ridere.
- Mi raccomando – disse Gina – quando torniamo deve essere luccicante come uno specchio! – e la sua amica Cristina mi diede un calcio sul sedere. Poi le due uscirono dal cancello e iniziarono ridendo la loro corsetta.
Dopo circa tre quarti d'ora terminai di pulire il vialetto d'ingresso, avevo le membra tutte indolenzite per il lungo tempo chino a terra. Mi sedetti quindi sul pianerottolo per risposarmi un poco.
La mia pausa duro' solo qualche minuto, poco dopo infatti tornarono Gina e Cristina dalla loro corsa. Avevano le scarpe sporche di terra ed entrando lasciarono le loro impronte sul vialetto che avevo appena finito di pulire. Gina, giungendo al pianerottolo dove sedevo, si guardò indietro e vide le orme lasciate da lei e Cristina e mi disse – Ti avevo detto che doveva brillare come uno specchio, guarda invece come è sporco. E tu te ne stai qui seduto a riposare ... -
Provai a protestare dicendo – Ma Signora Gina ...- ma fui interrotto da un violento schiaffo – Chi ti ha dato il permesso di parlare. - Forza, vai a pulire immediatamente, poi spogliati e raggiungici in giardino - Così dicendo mi diede poi un calcio sul petto che mi fece cascare con la schiena a terra.
Mi affrettai a raccogliere nuovamente secchio e straccio, e mi rimisi al lavoro. Le due Signore erano invece andate sul prato del giardino per fare un po' di stretching dopo la lunga corsa.
Dopo circa 10 minuti terminai di ripulire il vialetto, posai il secchio e lo straccio, mi tolsi i vestiti e raggiunsi le due Signore sul prato come ordinatomi.
Cristina disse – Sai Gina, dopo questa bella corsa, ho i piedi un po' stanchi, penso che avrebbero bisogno di un bel massaggio.
- Hai proprio ragione, Cristina – disse Gina – un bel massaggio e' proprio quello che ci vuole. Beh, vediamo come se la cava il nostro servo con i massaggi, inizia te, cosi' intanto io finisco di fare stretching.
- Con piacere – rispose Cristina; cio' detto ando' a sedersi su una sdraio li' vicino e mi ordino' di raggiungerla e di inginocchiarmi di fronte a lei, cosa che feci prontamente.
- Toglimi le scarpe – ordino' e io gli sfilai delicatamente le scarpe.
Cristina agito' soddisfatta le dita dei piedi nudi che erano ora all'aria aperta dopo la corsa. Accavallo' le gambe poggiando un piede sulle mie cosce e porgendomi l'altro davanti al viso. Avendo corso senza indossare i calzini, era piuttosto sudato e non emanava certo un buon odore.
- I miei piedi sono un po' sudati – mi disse con aria provocatoria – avrebbero bisogno di una bella rinfrescata. Forza, lecca!
Io mi misi subito all'opera tirando fuori la lingua e iniziandogliela a passare sulla sua odorosa estremita'.
Cristina mi dirigeva dicendo in che zone del piede voleva essere rinfrescata, emettendo sospiri di soddisfazione e andando con l'altro piede a strofinare sui miei genitali. Oltre all'umiliazione in se' dovevo sopportare l'odore non proprio fine del piede sudato e l'eccitazione che l'altro piede mi provocava sui genitali. Cristina, debbo riconoscerlo, ci sapeva proprio fare con i piedi, strofinava leggermente col metatarso e muoveva ritmicamente le dita in modo da provocarmi un'erezione. Sarebbe stata una cosa gradita se non avessi indossato quella maledetta cintura di castita' che costringeva il mio pene a contenersi. Il risultato era che, a mano a mano che l'eccitazione cresceva, aumentava anche la mia sofferenza.
- Non cosi' veloce, lecca piu' lentamente – mi diceva Cristina – voglio sentire bene la tua lingua passare sulla pianta del piede ... Bene, cosi'. Bravo il mio schiavetto!
Dopo 5 minuti di abbondanti leccate mi disse – Bene, adesso asciugami il piede, non vorrai lasciarlo bagnato dalla tua saliva.
Io rimasi un attimo interdetto: come avrei potuto asciugarle il piede dal momento che non avevo un asciugamano? Poi mi ricordai che ogni esitazione avrebbe potuto irritarla, quindi incominciai ad asciugare la saliva dalla pianta del piede usando le mani.
- Non con le mani, deficiente! - disse bruscamente Cristina – Usa la tua faccia! - e cosi' dicendo distese la gamba piantandomi il piede sul viso. Io incominciai quindi a strofinare il mio viso sulla pianta del piede di Cristina che rideva divertita. Non appena la pianta del piede fu sufficientemente asciutta mi disse – Adesso puoi pure usare le mani per asciugarmi il collo e le dita del piede!. - E cosi' feci.
Dovetti ripetere poi lo stesso trattamento: prima con la lingua per rinfrescare il suo piede sudato e poi con il viso per asciugarlo.
Una volta terminato di asciugare anche il secondo piede, mi porse nuovamente il primo e mi disse in modo canzonatorio – Forza, massaggiamelo. Sai, il mio piede e' tanto affaticato e ha proprio bisogno di un bel massaggio.
Dovetti massaggiarglielo mentre lei mi osservava soddisfatta e con l'altro piede continuava a provocarmi stuzzicando i miei genitali – Lo sai che non te la cavi affatto male? - disse - Vuol dire che sfruttero' piu' spesso questa tua dote. - poi rivolgendosi a Gina – Lo sai Gina che il nostro servetto e' proprio bravo con i massaggi. Dovresti provarlo .... -
- Certo Cristina, mi faro' fare anch'io un bel massaggio tra poco. - rispose Gina terminando gli esercizi di stretching.
Mentre massaggiavo il secondo piede a Cristina, vidi con la coda dell'occhio arrivare Anna e porgere qualcosa a Gina, ma non riuscii a vedere bene cosa; non volevo girarmi e distogliere lo sguardo dal piede che stavo massaggiando onde far arrabbiare Cristina.
A un certo punto sentii un 'click', mi girai e vidi che Gina aveva attaccato un guinzaglio al collare che indossavo. Ecco cosa le aveva portato Anna.
- Che dici Cristina, non e' piu' carino il nostro servetto con un guinzaglio?
Cristina rispose – Si', decisamente. Sembra proprio un bel cagnolino – e scoppiarono a ridere.
Ancora una volta avevano trovato il modo per umiliarmi.
- Su Cristina – disse a un certo punto Gina – lascia che il nostro cagnolino si occupi un po' anche dei miei piedi – e cosi' dicendo ando' a sedersi su una sdraio vicino a quella di Cristina accavallando le sue meravigliose gambe e diede uno strattone con il guinzaglio per richiamarmi verso di se'.
- Non in ginocchio – mi disse Gina – mettiti a quattro zampe, come un cane. Ricorda: ogni volta che ti mettero' questo guinzaglio, tu dovrai comportarti proprio come un cane. Quindi forza, mettiti a quattro zampe, non si e' mai visto un cane che sta in ginocchio!
Mi misi quindi a quattro zampe e Cristina ne approfitto' subito per poggiarmi i piedi sopra la schiena.
- Adesso toglimi le scarpe – ordino' Gina.
La guardai con aria interrogativa. Come potevo toglierle le scarpe se dovevo rimanere a quattro zampe e non potevo usare le mani.
Cristina mi colpi' con un piede sul fianco e mi disse – E' possibile che non capisci mai niente?!?! Forza, usa i denti per slacciarle le scarpe. Bisogna sempre dirti tutto ... -
Protesi quindi il viso verso il piede di Gina e cercai di afferrare con i denti il laccio della scarpa da ginnastica. Tale operazione pero' non era affatto facile, inoltre Gina muoveva il piede su e giu', a destra e a sinistra, allontanandolo ogni volta che stavo per afferrarne il laccio della scarpa. - Forza, che fai? Non riesci ad afferrarlo? - mi canzonava mentre allontanava il piede, con Cristina che rideva divertita. Dopo un paio di minuti Gina mi consenti' di afferrarne il laccio, tirai con la mascella e riuscii a sciogliere il nodo. Dovetti poi usare ancora i denti per allentare i passanti. Ora pero' dovevo sfilarle la scarpa e non sapevo come fare. Fu Gina stessa che mi venne in aiuto sollevando un poco la gamba e mettendomi la parte posteriore della scarpa in bocca, dopodiche' sfilo' il piede dalla scarpa. Dovetti ripetere poi la stessa procedura per toglierle l'altra scarpa.
Una volta scalza (anche lei aveva indossato le scarpe da ginnastica senza calzini), sollevo' un piede e mi ordino' – Forza, leccalo. Un bravo cagnolino lecca sempre i piedi della sua padrona -
Io iniziai a passare la lingua sul suo piede sudato e odorante. A un tratto Gina mi ordino' di spalancare bene al bocca e non appena lo feci ci infilo' con decisione il piede dentro costringendomi ad aprire le mascelle fino al limite. - Forza, prosegui adesso - mi disse – voglio sentire bene la tua lingua fra le dita dei piedi!
Con buona parte del suo piede dentro la bocca, mossi la lingua per quanto potevo cercandola di passargliela in mezzo alle dita del piede, mentre lei mi osservava soddisfatta. Ogni tanto muoveva il piede provocando non poco dolore ai muscoli della bocca gia' indolenziti per la tensione. Con le mascelle spalancate la bava incomincio' a colare copiosamente.
- Ma guarda che cane bavoso che abbiamo – disse Gina dando un leggero strattone al guinzaglio.
- Gia', proprio un cane bavoso – disse Cristina scoppiando a ridere.
Sollevai lo sguardo e i miei occhi incrociarono quelli di Gina: in quel momento mi resi conto di quanto mi fossi sottomesso a lei e fino a che punto era riuscita ad umiliarmi. E questo era solo l'inizio.
Cinque minuti dopo, ritenendosi soddisfatta, Gina mi infilo' l'altro piede in bocca e dovetti ripetere lo stesso trattamento, con Cristina che si divertiva accarezzandomi la testa con un piede di tanto in tanto e facendo commenti canzonatori su quale bravo cagnolino io fossi.
Dopo essersi fatta rinfrescare abbondantemente anche l'altro piede, Gina me lo sfilo' dalla bocca. - Adesso ci vorrebbe proprio un bel massaggio - disse.
Io mi sollevai e le afferrai il piede con le mani per massaggiarglielo. Lei ritiro' immediatamente il piede e mi rifilo' un sonoro ceffone – Ma allora si proprio stupido! - mi disse – Che ti avevo detto?!?! Quando hai il guinzaglio devi comportarti come un cane! E un cane non usa le mani! Saro' io a massaggiarmi i piedi su di te! Forza sdraiati a pancia in su con la testa sotto di me! - mi ordino'.
Io prontamente rotolai a terra mettendomi a con la pancia rivolta verso l'alto.
- Solleva le gambe e le braccia – disse ancora Gina – proprio come stanno i cani quando si rotolano per terra. - e cosi' io feci. Gina mi pianto' quindi un piede sul petto e l'altro sulla faccia e inizio a strofinarli sopra il mio corpo. Con quel movimento massaggiava le piante dei piedi su di me e al tempo stesso scioglieva i muscoli delle gambe affaticati dalla corsa.
Cristina scoppio' a ridere divertita dalla scena – Che bella trovata hai avuto Gina. Lo sai, anch'io voglio provare questo tipo di massaggio – e cosi' dicendo appoggio' i piedi sui miei genitali. Per me fu una vera tortura: Gina mi premeva coi suoi piedi sul viso e sul petto, solleticandomi talvolta con un piede sul fianco, mentre Cristina con un piede mi premeva sui testicoli (causandomi un dolore leggero ma costante) mentre con l'altro strusciava sul mio pene imprigionato provocandone l'erezione che veniva pero' soffocata dal gabbiotto della cintura di castità. Il tutto con i loro continui commenti canzonatori - Su cagnolino, muovi le zampette, fai vedere alle tue padroncine come sei contento di stare ai loro piedi – dicevano scoppiando a ridere fragorosamente.
Passò credo una decina di minuti, che a me parvero un'eternità, dopodiché arrivò Anna che chiese - Signora Gina, mi scusi se la disturbo, volevo sapere a che ora desiderate pranzare.
- No Anna, non disturbi, avevamo finito. Puoi preparare il pranzo per l'una, così io e Cristina avremo tutto il tempo per farci una bella doccia.
- Come desidera, Signora Gina.
Anna stava per rientrare in casa quando Gina la chiamò – Scusami Anna, ancora una cosa: occupati tu di questo cagnolino nel frattempo. – le disse porgendole il guinzaglio – Puoi divertirti un po' con lui, ma mi raccomando, non lo stancare troppo, non siamo nemmeno a metà giornata – e si mise a ridere insieme a Cristina.
- Con grande piacere, la ringrazio Signora Gina. Non si preoccupi, non lo stancherò troppo. - Rispose Anna sorridendo divertita.
Le due Signore si incamminarono nella casa mano nella mano, lasciando le scarpe sul prato.
Anna mi disse – Non vedi che le Signore hanno lasciato le scarpe sul prato? Su, da bravo, portagliele fuori dalla porta.
Io mi alzai e feci per prenderle con le mani allorche' Anna diede uno strattone al guinzaglio e disse – Come? Non ti ricordi cosa ha detto la signora Gina? Quando hai il guinzaglio devi comportati come un cane. Forza quindi, mettiti a quattro zampe e da bravo cagnolino raccogli le scarpe con la bocca.
- Ma Anna ... – cercai di dire
Anna mi ammollo' un calcio e disse piuttosto irata – I cani non parlano! Fai come ti ho detto, mettiti a quattro zampe e prendi le scarpe con la bocca! Non farmi perdere la pazienza, altrimenti riferiro' tutto alla signora Gina!
La reazione di Anna mi colse di sorpresa. Era sempre stata cosi' gentile fino a quel momento e ora mi sembrava trasformata, come se il guinzaglio passatogli da Gina l'avesse fatta diventare un padrona sadica e severa.
Onde evitare problemi, feci come mi aveva detto, mi misi nuovamente a quattro zampe e andai con la bocca a raccogliere una scarpa. - Bene, vedo che hai capito – disse Anna - Su, ora, da bravo cagnolino, porta la scarpa sul pianerottolo e mettila all'uscita della porta.
A quattro zampe e con la scarpa in bocca camminai fino al pianerottolo con Anna che mi seguiva tenendomi al guinzaglio. Un'ulteriore umiliazione che Gina aveva trovato modo di infliggermi.
Ripetei lo stesso con le altre tre scarpe, con Anna che, divertita, mi dava le indicazioni parlandomi come si quando parla ad un cane.
Dopo aver posato la quarta scarpa, Anna disse – Pero' non possiamo lasciare le scarpe delle Signore cosi' sporche – e cosi' dicendo prese una delle scarpe da ginnastica e mi porse la suola davanti al viso. - Forza, lecca! - ordino' – Pulisci bene la scarpa della Signora Gina!
E' inutile dire che dovetti tirare fuori la lingua e leccare completamente la suola della scarpa rimuovendo tutti i piccoli pezzetti di terra che vi erano rimasti incastrati. Una volta pulite le scarpe della Signora Gina, dovetti naturalmente applicarmi a quelle della Signora Cristina sotto gli incitamenti canzonatori di Anna..
Terminato di pulire la quarta scarpa, guardai Anna. Stavo letteralmente morendo di sete e avevo la bocca completamente asciutta, visto che tutta la saliva l'aveva dovuta usare per l'operazione di pulitura Presi coraggio e dissi – Ti prego Anna, ho sete. Consentimi bere qualcosa.
Anna mi fisso' per un attimo e poi disse – E cosi' il cagnolino ha sete ... Ma i cani non parlano. Se vuoi avere qualcosa da bere, devi chiedermelo come lo farebbe un bravo cane. Forza abbaia!
Cercai di abbaiare al meglio che potei – Wow! Wow! - emisi cercando di simulare il latrato di un cane.
Anna si mise a ridere e disse – Forza adesso tira fuori la lingua e respira affannosamente come fanno i cani quando vogliono qualcosa!
Tirai fuori la lingua e mi misi ad ansimare.
- Bene, abbaia di nuovo adesso – fece Anna
E mi rimisi ad abbaiare. Dovetti sottostare a quel gioco per un paio di minuti, alternando latrati a guaiti per il divertimento di quella ragazza che stava mostrando sempre di piu' il suo lato sadico e dominante.
Infine, ridendo divertita, mi disse – Va bene, sei stato bravo. Adesso rimani qui a cuccia che la tua padroncina Anna ti porta qualcosa da bere. - Detto cio', lego' il guinzaglio ad un gancetto che stava sul muro vicino alla porta ed entro' in casa.
Dopo circa un minuto la porta si apri' ed usci' Anna: teneva in mano una ciotola piena d'acqua che depose per terra, ai suoi piedi.
- Forza cagnolino, ora bevi tutta l'acqua dalla ciotola.
Compresi subito cosa dovevo fare. Mi chinai con il capo e iniziai a sorseggiare l'acqua nella ciotola, proprio come fanno i cani. Di Anna non riuscivo a vedere il volto, solo i piedi, che stavano in prossimita' della ciotola, tuttavia ero sicuro che mi stava osservando divertita.
Dopo un po' mi fermai per riprendere fiato e Anna disse – Su dai, cagnolino. Bevi tutta l'acqua. - e cosi' dicendo poggio' un piede sopra la mia nuca spingendomi il viso verso la ciotola. Fui costretto a bere l'acqua che ancora rimaneva nella ciotola di getto per poter respirare, ma inevitabilmente un po' me ne ando' di traverso e diedi diversi colpi di tosse che causarono le risate della ragazza. Il suo sadismo non sembrava inferiore a quello di Gina e Cristina.
- Bene – prosegui' poi Anna riprendendo il guinzaglio in mano.– ora che ti sei rifocillato, leccami le scarpe! - e cosi' dicendo, sollevo' la punta di un piede in modo da porgermi la suola della scarpa. In silenzio tirai fuori la lingua e iniziai a leccare la suola della scarpa. – Bravo cagnolino – mi diceva Anna – Le mie scarpe si sono un po' sporcate. Su, puliscimele come si deve. Fai contenta la tua padroncina.
Terminato di leccare la suola, Anna sollevo' il piede e mi infilo' il tacco della scarpa in bocca – Bene, adesso puliscimi il tacco. Mi raccomando, voglio vedrelo brillare.- e cosi', con il tacco della scarpa completamente infilato in bocca, ebbi non poche difficolta' a muovere la lingua per lucidarglielo.
Ovviamente, dovetti ripetere il trattamento per l'altra scarpa, sotto il suo sguardo severo. Una volta che anche la seconda scarpa fu completamente pulita, mi guardo' con un sorriso beffardo e disse – Forza, abbaia!
E io abbaiai, come mi era stato ordinato. Anna scoppio' in una fragorosa risata e mi guardo' con aria trionfante: ero diventato il suo cagnolino.
- Bene – mi disse togliendomi il guinzaglio – Hai quindici minuti per rivestirti, andare nella tua stanza e darti una rinfrescata. Poi fatti trovare in salone mettendoti in ginocchio di fronte al tavolo.
Poi si giro' e rientro in casa lasciandomi li' sul pianerottolo.
Ora che anche Anna aveva rivelato la sua vera natura, mi chiesi cosa mai potevo ancora aspettarmi ...

(to be continued)
 
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beatles007
view post Posted on 29/1/2011, 11:36     +1   -1




Fantastico ! Spero tanto ci sia ancora una continuazione !
 
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ominominuscolo
view post Posted on 7/2/2011, 11:15     +1   -1




come on silwus
 
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49 replies since 20/1/2011, 17:07   41007 views
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