| Questa volta mi apre la porta vestita di un reggiseno nero con pizzo, gonna anch’essa nera, ma molto mini, autoreggenti nere e scarpe con tacco molto alto sempre dello stesso colore, ho da subito l’impressione che questa volta il tema dell’incontro possa essere cambiato e non mi resta che stare ad aspettare. In mattinata avevo corso per lavoro di qua e di là e senza nessun problema mi lascia fare una doccia da me tanto desiderata. Terminata non dobbiamo spiegarci niente, solo qualche parola di convenevole, Lei si ricorda benissimo di me, occhiata reciproca ed entrambi capiamo di essere pronti.
Vuole farmi entrare in studio a quattro zampe e molto lentamente, ma la mia foga è superiore alle Sue aspettative, tant’è che mi fa rifare l’ingresso per ben tre volte. Parla di continuo pretendendo risposte da parte mia con la solita umiltà, spero che non insista troppo in questa dialettica in quanto se da un punto di vista accresce la mia concentrazione nel rientrare nella parte, esagerando può succedere il contrario disturbandola e spero che questo lo capisca per il proseguo della seduta (cosa che farà).
Mi chiude in gabbia in ginocchio fissandomi due morsetti ai capezzoli legati da una catenella fatta passare tra le sbarre in modo tale che non possa allontanarmi da una posizione in ginocchio, per sua maggiore sicurezza d’intenti me li stringe e non poco, mi allunga un piede calzato che devo con una mano sostenere e mi fa leccare la suola e sbaciucchiare la punta, nello svolgere questa operazione probabilmente mi sono mosso troppo dalla posizione iniziale in cui mi aveva voluto e subito interviene strizzandomi ancora di più le pinzette sui capezzoli, stavolta il dolore è atroce, lo fa in modo molto duro e deciso al punto che di lì ad un attimo mi scende qualche goccia di sudore dalla fronte, sintomo inequivocabile di un superamento netto dei limiti di sopportazione accentuato anche da un alto indice di concentrazione da me raggiunto in quel momento. Non ha sbagliato ad intervenire in questo modo, sa che una esagerazione come questa se la può con me permettere, probabilmente nei prossimi giorni ne porterò i segni con colorazioni bluastre e giallognole. Mi fa riprendere l’operazione sopra descritta ancora per un po’, poi decide di liberarmi facendomi uscire dalla gabbia. Fino a questo momento ha da me preteso occhi bassi e mai che la potessi osservare, ma ora probabilmente le cose mutano ed ha in animo dell’altro, mi impone di alzare lo sguardo e di fissarla negli occhi, Lei fa altrettanto e restiamo in questa posizione per un lungo momento, inizia cioè a volersi far guardare, il tema dell’incontro sta cambiando, mi si apre un’occasione piacevolissima, quella cioè di poterla ammirare nel suo splendore di Donna, bella è bella e non poco e non ne ho mai fatto a Lei mistero. Si siede davanti a me e mi porge un piede velato con calze e vuole che solo lo annusi, mi concede che i suoi odori entrino dentro di me e ci rimangano per cui insiste nel lasciarmelo, ma non è sporco dico tra me e me, anzi curatissimo, comunque un passaggio graditissimo e prolungato nel tempo, toglie poi la calza e devo ripetere l’operazione appena descritta con il piede nudo potendo anche baciarlo, ancora non poco tempo mi concede ed in ultimo se lo lascia leccare, ad interrompere questa azione sputa per terra e mi fa raccogliere il tutto con la bocca ed ingoiare dovendo poi lasciare il pavimento perfettamente pulito.
Non posso che sentirmi più che soddisfatto per ciò che mi ha concesso, ora però vuole altro e su di una rastrelliera fissa spuntano dei falli, vuole che con loro mi diverta e me ne fa provare uno, iniziando dal più piccolo. Non ho detto che fin dall’inizio dell’incontro ha sempre voluto che restassi in eccitazione nei suoi confronti, quando ci sono stati dei cali di tensione da parte mia è sempre intervenuta manualmente riportandolo alle giuste dimensioni, così come durante l’incontro e fino a questo momento non ha mai lesinato accarezzamenti vari su tutto il corpo facendosi sempre sentire vicina e presente soprattutto nei momenti per me di massimo sconforto per le sollecitazioni inflittemi.
Tornando a noi, come si accorge che il retro si è dilatato mi fa cambiare il fallo con uno più grosso e seduta davanti a me si gode lo spettacolo sorridendo, anzi si diverte in un qualcosa per me di insolito, adesso capisco il vero ordine del giorno di questa seduta, la provocazione femminile dall’alto della sua bellezza statuaria. Nel frattempo si spoglia totalmente tranne che del reggiseno e continua a guardarmi con un sorriso compiaciuto, di lì ad un attimo mi obbliga a masturbarmi moderatamente volendo protrarre nel tempo questa scena senza arrivare direttamente al finale. E’ un passaggio molto duro da digerire questo con Lei davanti con le gambe larghe che sfacciatamente provoca, ma che Le rende un immenso merito. Mi fa togliere da questa posizione e sdraiare sul pavimento, in piedi ed a gambe larghe si posiziona sopra il mio viso lasciandomi ammirare le sue intimità ed obbligandomi in una masturbazione definitiva esaltandola accovacciandosi poi sulla mia bocca ed imponendomi un pissing.
Non mi ha distrutto fisicamente, ma ha saputo farlo psicologicamente.
Mi rifaccio un’altra doccia senza che Lei minimamente mi metta fretta, del resto il prossimo appuntamento lo ha tra un’ora e quando esco dal bagno mi aspetta una tisana bollente, segno dell’ospitalità che La contraddistingue, quattro chiacchiere ancora, La saluto come merita e mi avvio verso casa con un ottimo ricordo, a tratti, in quell’ora abbondante appena trascorsa, mi sembrava di essere in via Rubens MASTROGEPPE
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