Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

Posts written by Mr.teef

view post Posted: 11/2/2014, 16:31     Dea Sabrina - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
a me continua a piacere sempre di più e finché vorrai continuarla stai sicuro che almeno un lettore lo avrai
view post Posted: 29/1/2014, 17:13     Dea Sabrina - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
secondo me è assolutamente stupendo...esattamente il tipo di racconti che adoro! nn sarebbe per niente male se lo continuassi
view post Posted: 15/12/2013, 16:01     richiesta video - RICHIESTE e OPINIONI FOTO E VIDEO E RACCONTI
qualcuno possiede il video "Una Nuova Padrona di Casa, Secondo Episodio" (quello con Silvia x intenderci) dello store "Umiliazioni Italiane" e vuole condividerlo su questo forum?
view post Posted: 15/3/2013, 15:45     ragazze italiane - VIDEO ITALIANI FETISH / BDSM
dai si lei anche se è poco espressiva è veramente troppo bella...chiunque abbia qualunque video è cortesemente pregato di postarlo
view post Posted: 3/1/2013, 21:12     Accademia per leccapiedi - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
Ma come ti vengono queste idee geniali? Sempre più bello ed eccitante!! Non sarebbe male se un esame lo facesse la Satta...è una dea :divinità:-:
view post Posted: 15/12/2012, 17:31     Accademia per leccapiedi - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
racconto fantastico, molto interessante e articolato. si candiderà facilmente tra uno dei migliori del sito ( solo un appunto veloce: ti consiglio ogni tanto di variare un po' il genere di tanto in tanto perchè alla lunga forse la gente si stancherà di sole leccate di piante, calci in faccia e poco altro e sarebbe un peccato dover terminare un così bel racconto)
view post Posted: 8/12/2012, 12:47     tamara - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
Io avrei preferito se ci fosse stata megan fox al posto di tamara però rispetto i tuoi gusti....comunque lavoro eccellente :D
view post Posted: 5/12/2012, 21:46     Vacanza da schiavo - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
Grazie a tutti...tenevo solo a precisare che ho continuato a tenermi sulla linea del raccontare al 90% la verità aggiungendo un 10% di parti romanzate ma sono davvero esigue
view post Posted: 5/12/2012, 01:24     Vacanza da schiavo - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
(non l'ho riletto prima di pubblicarlo perchè non ne ho avuto il tempo e alcune frasi potrebbero presentare degli errori grammaticali o di tempi verbali o cose del genere prego di chiudere un occhio)

Avevo puntato la sveglia un po’ più presto degli altri perché non volevo essere sorpreso in quella condizione, sarebbe stato decisamente umiliante, e quindi non appena la sentii la spensi immediatamente per non svegliare nessuno, in particolar modo per non disturbare il sonno della mia padrona. Ero tutto dolorante per la notte passata sul pavimento quindi decisi di alzarmi ed andare in bagno a lavarmi il viso e i denti. Non appena aprii la bocca per infilare lo spazzolino subito notai la mia lingua: era nera, ricoperta interamente dalla sporcizia che avevo sommessamente pulito la sera precedente dalle scarpe della mia padrona. Rimasi qualche secondo ad ammirare l’opera della mia dea pensando a quanto fossi fortunato nell’essere l’unico possessore di quel marchio e subito mi pervase una sensazione di fierezza che mi fece dimenticare completamente gli acciacchi. Andai in cucina e preparai la colazione e subito mi venne in mente di fare una sorpresa a Federica facendole trovare la colazione a letto. Dopo aver preparato tutto persi un vassoio, disposi tutto sopra e lo portai alla mia dea, la quale era ancora assopita, e glielo appoggiai vicino al viso. Per svegliarla decisi di fare ciò che ogni bravo schiavetto avrebbe fatto: mi inginocchiai infondo al letto e cominciai a leccare con delicatezza le morbide piante per un paio di minuti (era stata una notte davvero calda e lei aveva dormito con il lenzuolo quindi i suoi piedi erano velati da una leggera patina di sudore che li rendeva ancora più succulenti e irresistibili) finché non vidi qualche suo movimento. Aperti gli occhi trovò di fronte a se il vassoio con la colazione, le scappò un sorriso e picchiettandomi leggermente la guancia con la punta del piede mi disse con un tono dolce ed ammaliante:” come sei stato carino a prepararla anche per me, ma per svegliarmi hai disobbedito all’ordine di non leccarmi i piedi e sappi che me ne ricorderò oggi”. Me ne ero completamente scordato, preso com’ero dal compiacere la mia padrona e subito mi scusai baciando e accarezzando le sue estremità. Continuai finche non finì di mangiare poi, sentiti i primi movimenti nelle altre camere, mi diede un calcetto col tallone sulla bocca come segno di fermarmi e allora mi alzai. I nostri amici uscirono dalle camere, ci salutammo e cominciammo a chiacchierare riguardo a quello che avremmo potuto fare durante la giornata e decidemmo di passarla sulla spiaggia del Lido di Venezia. Era una giornata caldissima e il sole era rovente, ma tra bagni, giochi e scherzi dimenticai di mettere la protezione solare. Era una spiaggia libera quindi non c’erano ombrelloni sotto i quali avrei potuto ripararmi e il risultato fu che mi scottai interamente le spalle e la schiena. Erano completamente rosse e facevano male solo a sfiorarle, ma per non perdermi il divertimento feci finta di niente. Rientrammo nel tardo pomeriggio e così che avremmo potuto fare un giro per la città e scegliere un ristorante dove mangiare alla sera. Facemmo tappa a casa per lasciare gli zaini e rinfrescarsi e fu qui che gli altri notarono il rossore della mia schiena e la proprietaria di casa mi disse che sua zia (che abitava lì a Venezia) aveva una buona crema per ridurre le ustioni solari ed alleviare il dolore. Mi disse di rimanere a casa a riposarmi e fare una doccia fresca e che, mentre sceglievano il ristorante sarebbero passati a prenderla. “Casualmente” una persona si offrì di farmi compagnia mentre gli altri sarebbero sati via: avete indovinato, era Federica e subito nella mia mente svanì quella speranza di riposo e sollievo per le mie membra stanche e “ferite” dal sole. Non fecero quasi in tempo ad uscire tutti dalla porta che mi ritrovai prostrato al suolo nonostante tutto. Con voce tremante implorai:” Pietà mia dea la supplico, sono distrutto dalla nottata sul pavimento e la mia schiena brucia da morire”. Tutto mi aspettavo tranne la risposta più egoista, umiliante e maledettamente eccitante che mi diede:” e cosa dovrei dire io, i miei piedi sono accaldati, direi che sto molto peggio. Fortunatamente però ho uno schiavetto che rimedierà a tutto questo, non è vero?!”. Non riuscivo a credere con quanto egoismo riusciva a trattarmi, ma nonostante tutto ero d’accordo con lei ed ero pronto a fare tutto ciò che mi avrebbe ordinato. “striscia fino a me come un insulso verme, poi inizia a soffiare delicatamente sui miei piedi per rinfrescarli, per ora inizia così poi vedremo”. Non me lo feci ripetere due volte ed iniziai a contorcermi sul pavimento nel tentativo di raggiungerla, ma ad ogni movimento le spalle ustionate mandavano fitte di dolore acute rendendo quella mia breve traversata un inferno. Non nascondo che tutto ciò divertiva molto la mia padrona che pertanto cominciò ad indietreggiare lentamente prolungando la mia agonia. Finalmente la raggiunsi, l’unica cosa che vedevo erano le sue angeliche estremità incorniciate da delle infradito di gomma blu con dei fiorellini leggermente insabbiate, e subito cominciai il mio compito: fff, fff, fff “non sento” ffffffff, ffffffff, fffffffff, “più forte verme” FFFFFFF, FFFFFFFF, FFFFFFF. Durai un paio di minuti finché non sentii la testa girare e le orecchie fischiare, stavo per svenire e fortunatamente lei se ne accorse. “Devo ammettere che non serve a molto, ho voglia di stendermi, sono stanca, seguimi”. Sempre strisciando le andai dietro fino alla poltrona a forma di trono che stava al centro della sala: era il suo posto preferito per rilassarsi, le dava un’aria da imperatrice e ne era pienamente consapevole. “Su mettiti a quattro zampe, voglio stendere un po’ le gambe” “Ma padrona la mia schiena, cioè io non ce la faccio, non è che…” “ Ho detto a quattro zampe, subito, le mie gambe stanche sono molto più importanti del benessere della tua schiena, inoltre stamattina hai disobbedito e questo mi rende ancora meno incline a mostrarti pietà. Sbrigati!”. Mi vidi costretto a malincuore ad obbedire e subito presi la forma di un volgare poggiapiedi, dal canto suo Federica lasciò cadere le gambe senza un minimo di riguardo e automaticamente un urlo di dolore uscì dalla mia gola. “Fai silenzio, da quando in qua i poggiapiedi parlano. Muto! Voglio rilassarmi” allora iniziai a sopportare in silenzio, mordendomi le labbra per il dolore che provavo cercando di soffocare le grida che volevano a tutti i costi uscire ad ogni piccolo movimento delle gambe della mia padrona. I minuti passavano e lei continuava a cambiare posizione come se niente fosse, ignorando completamente le mie espressioni di dolore intenso, portandomi volontariamente al limite della sofferenza fino a che non resistetti e un “ahia” mi uscì prima che potessi risbatterlo giù nelle mie viscere. “Povera bestiolina sofferente” scoppiò a ridere “io mi comporto in maniera così magnanima con te e hai anche il coraggio di lamentarti” e mentre parlava raddrizzò i piedi (con ancora indosso le infradito) portando le suole leggermente insabbiate a pieno contatto con la mia pelle e le sfregò violentemente sull’ustione. Sembravano carta vetrata e il dolore che mi provocarono fu atroce; scoppiai in lacrime e urlai pietà, ma era come se non sentisse. Sapevo che se mi fossi mosso sarebbe peggiorato quindi subii urlando e capii che quello che dovevo supplicare non era la pietà, perché chiedere pietà è una richiesta egoistica dello schiavo, bensì il suo perdono. Finalmente si fermò e fui libero di piangere delle mie pene. Vedendomi in quello stato mi disse:” Vedo che con la sabbia brucia un pochino vero?! Vorresti che non ci fosse...allora toglila!”. Tolse le gambe dalla mia schiena e puntando i talloni al pavimento mi mostrò le suole impolverate. Mi gettai subito a leccarle cercando di togliere più granelli possibile perché non avrei potuto sopportare un'altra tortura simile. Stavo venerando così avidamente quelle stesse ciabatte che qualche secondo prima mi avevano inferto un dolore immenso e come se non bastasse dall’alto, con tono un po’ seccato, piovette questa frase:” sono così buona che ti concedo di leccare via dalle mie infradito tutta la sabbia e nemmeno mi ringrazi!” fu il massimo dell’umiliazione e per questo il “Grazie” che dissi fu il più sentito e vero che avessi mai detto. Passai svariati minuti a leccare via lo sporco ma quando finii volle aggiungere la beffa al danno:” sai i miei piedi sono moooolto sudati, non mi va più di indossare le infradito, le hai pulite per niente ihihihih! Toglimele!”. Afferrai con la bocca la punta di ognuna, le sfilai e le appoggiai appaiate di fronte a lei. “ma guarda come è nero dove appoggio la pianta dei miei sacri piedini, è uno scempio: provvedi!” accompagno l’ordine con uno schiocco di dita e in una frazione di secondo la mia lingua era già un tutt’uno con la gomma, questa volta tutta bagnata di sudore. Era come il nettare degli dei, l’acqua per un uomo disperso nel deserto, leccai più avidamente che mai e cercai addirittura di succhiare fuori tutto il prezioso liquido che era penetrato. Nel vedere la mia devozione Federica si rasserenò e rimase assorta guardandomi lavorare, finché non mi disse che poteva bastare. Mi fermai e rimasi con lo sguardo basso e la testa radente il pavimento quando la padrona scostò leggermente i piedi che erano stati nella stessa posizione, a diretto contatto con il parquet per molto tempo, svelando un qualcosa di magnifico: era rimasta impressa per terra la sua impronta di sudore, quel sudore che proveniva direttamente dai suoi divini piedi. Alzai lo sguardo e la vidi annuire, aveva capito le mie intenzioni senza che io avessi fatto nulla, mi conosceva bene, sapeva quanto le ero devoto, fin a dove sarei arrivato e cosa lei scatenava in me, tanto che il sapore dei suoi piedini sudati che avevo leccato per diversi minuti mi aveva dato una forte assuefazione e come un tossico in astinenza ne volevo ancora, anzi ne avevo bisogno. E fu così che cominciai a leccare il pavimento sul quale i suoi piedi si erano posati e avevano lasciato quell’acqua santa. Il suo sadismo era puro tanto che mentre mi umiliavo fino all’inverosimile constatando che leccavo il pavimento su cui si era posata, mi piantò i piedi sull’ustione dicendo di voler togliere la sabbia e lo sporco che erano rimasti dopo la sua precedente punizione, giusto per procurarmi quel po’ di sofferenza che mancava. Io non mi tirai indietro e finii di leccare tutto senza emettere un fiato. Come premio mi permise di leccarle liberamente le piante dei piedi, ingoiando tra l’altro sabbia, sporcizia e sudore residui, poiché sapeva quanto mi piaceva. Era quello che mi aveva indotto a vederla come mia padrona ed era quello che più amavo fare. Continuai imperterrito fino a quando i miei amici non tornarono. Mi diedero la crema e notarono che la mia ustione era peggiorata, sembrava che la pelle si fosse staccata in maniera anomala e fosse un po’ sporca e Federica disse con l’ingenuità di un angelo:”si l’ho notato anche io prima, strano visto che gli ho fatto degli impacchi di acqua fresca per attenuare il dolore” (che falsa, spudorata, fantastica e suprema ragazza). Infine misi la crema che mi procurò molto sollievo (anche se l’usarla mi aveva lasciato come una sensazione di tradimento nei confronti di Federica che provava un così gran piacere nel torturarmi su quella scottatura) e uscimmo godendoci la serata come se nulla fosse successo.

Ci sarebbe ancora una parte che racconta dell’ultima notte e della mattina seguente quando ci prepariamo x il ritorno ma non so se vale la pena distenderle e pubblicarle….
view post Posted: 2/12/2012, 12:32     +2Delicato presenta... perché i massacri in Congo non sono eccitanti? - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
Non capisco con quale autorità giudichi il lavoro di altri in maniera così superiore come se avessi inventato tu i parametri per giudicare questo genere di racconti...in questi forum le persone vengono a scrivere quello che sentono e quello che sono le loro fantasie con i mezzi linguistici che possiedono...non mi sembra onesto da parte tua dare dei limiti o sbeffeggiare quello che alte persone sentono e si sentono di raccontare...penso che se qualcosa non ti piace semplicemente chiudi auella pagina web, lasciando al massimo un commento negativo ma sempre con rispetto e cortesia. La gente qui non scrive per compiacee gli altri ma per esternare ciò che non può nella vita di tutti i giorni ed è giusto rispettare il pensiro di ognuno.
view post Posted: 30/11/2012, 20:31     Vacanza da schiavo - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
Arrivati a casa decidemmo come avremmo dovuto dormire poiché c’erano due stanze con i letti matrimoniali più il divano letto in sala. Due dei nostri amici erano fidanzati e quindi si presero la camera degli ospiti con il matrimoniale e la proprietaria di casa decise di dormire nel letto dei suoi insieme a Federica, ma non era nelle sue intenzioni perdersi un’intera notte dove io sarei potuto essere al suo servizio, quindi accampò scuse dicendo che in camera avrebbe sofferto troppo il caldo e che avrebbe preferito dormire in sala sul divano letto. La proprietaria di casa allora si avviò nella stanza da letto assieme al suo migliore amico e a quel punto rimasi solo con Federica. Non appena le porte delle camere si chiusero mi prostrai con la fronte a terra davanti al quell’essere straordinario, aspettando un suo ordine che non tardò ad arrivare:” inizia a metterti a quattro zampe, devo cambiarmi”. Mi mossi in maniera automatica e non appena fui in posizione lei si sedette sulla mia schiena, iniziando a spogliarsi dei vestiti che aveva indossato quella sera; in particolare si sfilò la minigonna, era blu a vita alta, si infilò i pantaloncini del pigiama e fatto ciò staccò i piedi da terra, si girò e me li appoggiò sulla nuca spingendomi pesantemente la testa in basso di modo che io non potessi alzare lo sguardo, sostenendo interamente inoltre il suo peso. Notai che non si era tolta le scarpe poiché ne avvertivo la suola sul mio collo ma non diedi importanza a questo particolare. A questo punto si sfilò la canottierina a righe bianche e blu e il reggiseno, mise un a maglietta sottile e poi rimase ferma per un po’ finché le sue parole non furono:” sei una sedia molto comoda però così sei comodo anche tu e questo non va assolutamente bene, come posso rimediare? Vediamo cosa succede se ti ordino di staccare le ginocchia da terra?! Hop hop”. Era solita a sottopormi a queste prove, spesso trattandomi come bestia da soma e la adoravo per questo. Non solo esigeva che fosse trattata come una regina e che non le mancasse alcuna comodità, ma anche che al fine che lei fosse comoda tu dovessi soffrire, sacrificando il tuo corpo. Inoltre il suo essere completamente indifferente ai segnali di dolore e ai segni di cedimento che mandavo ogniqualvolta non ero più in grado di reggere allo sforzo mi rendeva sempre più devoto, sottomesso ed eccitato. Comunque sollevai le ginocchia e mi ritrovai nella posizione di uno che sta per eseguire una flessione, sostenendo ora il suo peso quasi interamente con le mie braccia e in tutto questo lei prese il suo cellulare ed iniziò a messaggiare come se niente fosse. Dopo qualche minuto il mio sforzo era immenso, le braccia tremavano, avevo il fiatone e il peso dei suoi piedi sulla nuca mi provocò una terribile fitta al collo, ma lei rimaneva tranquilla e assorta nelle sue faccende. Era completamente inutile ciò che mi stava obbligando a compiere e senza nessuna logica eppure rimanevo fermo senza protestare, sperando che ogni secondo di agonia potesse darle piacere anche se al di fuori non lo avrebbe mai mostrato. Iniziai a cedere lentamente con le braccia, ora invase completamente dagli spasmi più dolorosi, finché, dopo aver lottato con tutte le forze per resistere, mi sdraiai per terra. In quel momento le parole della mia dea arrivarono come un coltello:” qualcuno ha detto che puoi riposarti? Hop hop.” Rantolai cercando di rialzarmi ma fu tutto inutile e la supplicai dicendo di non avere più forze, ma l’unica risposta che ricevetti fu:” hop hop” secco e distaccato. Diedi fondo alle ultime forze rimaste e mi sollevai di qualche centimetro ma le mie braccia cedettero di schianto e caddi battendo la faccia sul pavimento. Ed è li che mentre ero stordito dallo sforzo e dalla botta ricevuta disse:” Ah è questa la tua ubbidienza? Che mezza sega! Sapevo che sarebbe andata a finire così ed è per questo che mi sono attrezzata prima.” Avrei voluto sprofondare dalla vergogna ma non ne ebbi il tempo perché intanto Federica si era alzata, mi sovrastava dall’alto, imperiosa. Subito cercai i suoi piedi per scusarmi dovutamente , quella sera indossava dei sandali in cuoio marrone intrecciato con la suola piatta che lasciavano in mostra tutto il suo fantastico piedino, nascondendo solo il tallone, le sue dita smaltate color prugna erano lì e stavano per accogliere la mia supplica, ma lei puntò il tallone a terra e sollevò la suola delle scarpa, nera e impolverata. “Leccami le suole delle scarpe e supplica il mio perdono. Non ti sarà dato ordine di fermarti, lo farai solo quando il tuo buon senso ti dirà che sono pulite.” Se in quel momento avessi avuto del sapone me lo sarei messo sulla lingua pur di far brillare quelle suole cercando di ottenere il suo perdono e soddisfare il suo volere. Fatto sta che iniziai con foga inaudita a leccare con tutta la lingua, stando attento a non lasciare nessuno spazio indietro e ingoiando tutto ciò che mi arrivava in bocca come autopunizione per la mia mancanza. La mia lingua lavorava insistentemente e senza sosta e più mi faceva male più la calcavo contro il cuoio intriso di sporcizia affinché potessi lustrarle le suole come meritava un essere così superiore. Tra leccate e suppliche di perdono quasi in lacrime, sottolineando la mia inettitudine e autoinsultandomi, ci misi circa mezz’ora, ma entrambe le calzature sembravano appena uscite dalla scatola. Le strofinò un po’ sulla mia maglietta per asciugarle dalla mia saliva sporca e indegna persino di toccarle la suola dei sandali, se le sfilò e mi ordinò di andare a posarle nell’angolo, portandole poi le infradito. Da bravo cagnolino le raccolsi dal pavimento con la bocca e andai gattonando nel punto indicatomi, le posai, presi allo stesso modo le infradito e gliele appoggiai al lato del letto. “Finalmente sei riuscito ad eseguire un ordine come si deve Bobby (era il soprannome che mi dava ogni volta che dovevo comportarmi come se fossi il suo cagnolino)” e mentre lo diceva si sdraiò delicatamente nel centro del letto fino ad occuparlo interamente. In quella posa sembrava in tutto e per tutto una dea greca, in attesa che un manipolo di schiavi si prostrasse al suo cospetto. “Sono molto stanca e per questo ora vado a dormire. Inginocchiati ai piedi del letto e baciami delicatamente i piedi fino che non mi addormento. Non provare ad usare la lingua, non voglio concederti questo piacere. Quando mi sarò addormentata sarai libero di riposare, ma non dormirai ne in questo letto ne su qualsiasi poltrona: dovrai farlo esclusivamente sul pavimento e senza cuscino. Ora mettiti al lavoro, domani sarà una lunga giornata”. Andai a spegnere la luce e mi ritrovai nel buio e nel silenzio più totale, ai piedi del letto con gli occhi che mi si chiudevano e il fisico distrutto, consapevole che avrei passato una nottataccia sul pavimento, ma iniziai a svolgere il mio compito come se fosse stato un premio e non come un capriccio della mia padrona. Adoravo i suoi piedi così delicati, lisci, odorosi e perfetti e il divieto di poterci posare sopra la lingua mi dilaniava, ma anche dopo che si fu addormentata non osai disubbidire. Infine mi sdraiai accanto alle sue infradito e cullato dal dolce aroma di cui erano impregnate mi addormentai.

Fine della terza parte…se vi è piaciuta racconterò il seguito più avanti
view post Posted: 27/11/2012, 21:37     +1Vacanza da schiavo - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
Usciti dalla stazione ci dirigemmo verso casa, lasciammo i bagagli in soggiorno e decidemmo i fare una passeggiata tra i vicoli veneziani per sfruttare a pieno la mattinata. Visti da fuori sembravamo una normale compagnia di ragazzi, nessuno avrebbe potuto sospettare che all’interno due persone avessero un legame così profondo e particolare. Tra scherzi e risate però io riuscivo comunque ad intravedere le particolari occhiate che Federica mi mandava, ammiccanti, cariche di impazienza e desiderio di vedermi strisciare ad ogni suo comando che all’improvviso svanivano, rimanendo inosservate dagli altri. Ciò rendeva la nostra situazione segreta stando alla luce del sole, lasciandomi in preda all’eccitazione più totale, alla voglia di buttarmi ai suoi piedi in mezzo a tutta piazza San Marco che faticavo a trattenere, nell’impazienza di quel momento in cui ci saremmo trovati soli ed esso non tardò. Rientrammo in casa e subito nacque il problema della spesa, avevamo solo un po’ di pasta che sarebbe bastata solo per quel pranzo. Federica colse l’occasione al volo e si offrì di rimanere a casa per preparare il pranzo mentre gli altri avrebbero sbrigato le commissioni ed io, capite le sue intenzioni mi proposi di aiutarla. Il piano andò alla grande poiché tutti si trovarono d’accordo e ci lasciarono soli in casa. Non appena tutti uscirono io mi gettai subito a terra, prostrandomi di fronte alla mia regina, che tuttavia mi passò davanti senza preoccuparsi di me e andò in camera. Ero distrutto, aspettavo quel momento da tutto il giorno e lei non voleva concedermi nulla. Rimasi in quella posizione per una decina di minuti, finché non tornò e quando mi vide disse:” ti ho addestrato proprio bene, ora vieni con me” la seguii carponi fino ad una poltrona, molto simile ad un trono, dove si sedette. Aveva un aspetto così superiore e regale che al solo guardarla mi venne un erezione istantanea. Accavallò le gambe e poi disse:” ti avevo avvertito che ti avrei fatto pulire le mie scarpe e così sarà, ma prima voglio che tu pensi a tutti i posti in cui sono state da stamattina: la stazione centrale di Milano, il treno, i bagni della stazione di Venezia, piazza San Marco con tutti i suoi piccioni”. Non era la prima volta che le leccavo le scarpe ma non mi ero mai soffermato a pensare a dove avesse messo i piedi e quell’immagine mi diede un’incredibile senso di disgusto tanto che cercai di evitare il mio compito, ma la risposta fu:” sbrigati prima che arrivino gli altri e ti vedano e tu non vuoi questo vero?”. Spaventato da quella frase iniziai a leccare prima timidamente i lacci, poi mi pervase il desiderio di servire la mia padrona come meritava e allora incominciai a leccarle le suole spalmando il più possibile la mia lingua sulla gomma sporca per cercare di ripulirle nel migliore dei modi, arrivando fino ad aprire dei piccoli tagli sulla lingua con delle pietruzze che si erano incastrate tra le scanalature della suola. Continuai per un quarto d’ora ed ingoiai tutto lo sporco possibile, sperando che dopo mi avrebbe concesso ciò di più prezioso potevo aspirare di avere: i suoi divini piedi da onorare con tutta l’umiltà della mia lingua. Raggiunsi un risultato più che accettabile quando, interrompendomi, mi di disse di andare a mettere l’acqua sul fuoco e preparare il pranzo. Mentre ero in cucina la sentii andare in camera e ne uscì pochi minuti dopo con un paio di pantaloncini da calcio (che aveva preteso che le regalassi e che io ero più che felice di averlo fatto) e una canotta, poiché voleva mettersi comoda per guardare un po’ di tv, facendomi segno di seguirla. Mi prostrai di fronte a lei e mi ordinò di slacciarle le scarpe, lo feci puntualmente, diedi un bacio sulla punta di ognuna senza che mi fosse stato ordinato e le posai ordinatamente aspettando un suo ordine:” ora accendi la tv e mettiti in ginocchio di fronte a me, con la testa rivolta al soffitto e le mani appoggiate sul pavimento dietro i tuoi piedi e non provare a muoverti per nessuna ragione al mondo altrimenti mi riterrò delusa e offesa” Lo feci e notai subito che era una posizione molto scomoda e faticosa anche senza dover fare cose particolari. Successivamente si mise di fianco a me, mi disse di aprire la bocca, si tolse le calze e strizzò fuori da esse il suo sudore, buono come la rugiada del mattino, dentro la mia gola (era una giornata di fine luglio molto afosa e lei aveva camminato tutto il giorno con delle all star quindi i suoi calzini erano davvero zuppi). Io mandai tutto giù sperando che nemmeno una goccia andasse persa poi lei appallottolò i calzini e me li mise in bocca dicendomi: “così sarò sicura che non leccherai i miei piedi senza un mio ordine” e sedendosi sulla poltrona allungò i suoi piedi sulla mia faccia lasciando cadere pesantemente il tallone. Ero in ginocchio in una posizione scomodissima e dovevo sostenere il peso delle gambe della mia padrona che stava guardando la tv ignorandomi totalmente, inoltre la tallonata mi aveva aggiunto altra sofferenza alla sofferenza tanto che una lacrima mi colò sulla guancia. Mi tenne in quella posizione per un tempo che mi sembrava infinito, il dolore si accumulava lentamente e mi teneva in una morsa costante e sempre maggiore ma non osavo muovere un muscolo, non volevo deludere la mia padrona, dovevo resistere, sopportare. Non era tempo di essere egoista e dovevo fare cose più importanti del mio benessere fisico, garantire la comodità di Federica. Il contatto dei suoi piedi con la mia pelle e l’odore (che non era affatto sgradevole per quanto fossero sudati), li rendeva così perfetti che avrei resistito a tutto. Respiravo a fatica perché il mio collo era tutto esteso all’indietro e la mia bocca foderata dalle calze, ma non se ne curava anzi decise di darmi il colpo di grazia spostando i piedi e appoggiando ora completamente la pianta di entrambi coprendo l’intero viso e di conseguenza anche il naso che era l’unica cosa che mi faceva respirare. Mi sentii soffocare e pregai che li spostasse perché io non avevo alcuna intenzione di muovermi o avrei disobbedito agli ordini, cosa che non mi sarei mai perdonato. Quei secondi sembrarono un eternità ma alla fine tolse completamente le sue estremità e disse:” saresti stato disposto a rischiare di soffocare pur di non disobbedirmi, bravo è questo quello che voglio da te, totale devozione”. Detto questo mi ordinò di scolare la pasta e preparare il tavolo poiché di li a poco sarebbero rientrato con la spesa. Appena finito strisciai letteralmente fino ai piedi della mia padrona, che ora stava seduta aspettando l’arrivo dei nostri amici, la guardai con occhi imploranti e lei capendo le mie intenzioni disse:” hai fatto ciò che ti è stato richiesto senza fiatare, togli pure le calze dalla bocca e sei libero di leccarmi e di baciarmi i piedi, so quanto lo desideri, però ad una condizione che tu non dia più di tre tra baci e leccate ad ognuno dei miei piedi, non vorrei che ti sentissi appagato” i suoi piedi erano ciò che di più perfetto avesse mai toccato questa terra e solo vederli mi mandava fuori controllo, ma nonostante ciò mi limitai a due leccate e a due baci lunghi e profondi, non usufruendo del terzo di ognuno in segno di pieno e totale rispetto del suo volere, cosa che mi sembrò apprezzare molto perché sul suo viso si dipinse l’espressione serena di piena soddisfazione e consapevolezza di una superiorità assoluta.
Arrivati gli altri tutto tornò alla normalità, mangiammo chiacchierammo e poi ci sdraiammo in sala un po’ a casaccio (chi per terra, chi sui divani, chi sulle sedie) e decidemmo di riposarci un po’ dopo il viaggio e la mattinata. Io cercai come al solito di mettermi in una posizione vicina ai piedi di Federica che era completamente sdraiata sul divano con i piedi sul bracciolo. Avvicinai una sedia e finsi di essere tanto stanco da appoggiare la testa sul bracciolo, una misera scusa per godermi quello spettacolo di piedini e ogni tanto, assicurandomi di non essere visto, davo qualche veloce bacio sulle dita e nel vedere il mio impegno e la mia volontà di servirla anche in mezzo a tutti gli altri mi sorrise. Il pomeriggio passò e la sera pure visto che andammo in un ristorantino, facemmo un giro sul canal grande col vaporetto e verso mezzanotte tornammo a casa.

Quello che successe la notte lo racconterò nel prossimo episodio.
se lo volete lasciate un commento così capaisco che la storia vi sta piacendo altrimenti la chiudo.
view post Posted: 27/11/2012, 18:38     +1Vacanza da schiavo - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
@andros guevara
è un po' soft perchè è un'esperienza vera e calcola che io e la mia padrona abbiamo 17 anni...quindi non potrà spingersi tanto oltre...forse nel seguito del racconto aggiungerò parti un po' romanzate più spinte ma non a livelli estremi anzi...questo racconto vuole essere (almeno in partenza) una pura cronaca di un'esperienza...cmq anche a me piacciono racconti un po' spinti quindi non vado contro il tuo giudizio...spero che continuando a seguire lo sviluppo possa piacerti

@gli altri
grazie

entro fine serata posto la seconda parte che è ciò che è successo il primo giorno di vacanza

view post Posted: 27/11/2012, 17:22     +1Vacanza da schiavo - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
Vi avevo promesso una seconda storia e così ho deciso di raccontarvi di quando io e la mia padrona (Federica) siamo andati a fare una breve vacanza a Venezia con dei nostri amici.

La scorsa estate una mia amica ha proposto di trascorrere qualche giorno nella sua casa di Venezia a me a Federica e ad un paio di nostri amici (in totale eravamo 3 maschi e 3 ragazze). Ovviamente io ero molto eccitato all’idea di poter trascorrere giorni interi insieme alla mia padrona e, seppure non saremmo stati soli, accettai subito. Nei giorni prima della partenza nella mia testa c’era un solo pensiero: avrei potuto vederla giorno e notte scalza (visto che saremmo andati al mare e soprattutto era estate). Alla fine arrivò il giorno di partire. Appena ci incontrammo in stazione la salutai e subito mi offrii di portarle la valigia fino al binario e, gli altri due miei amici maschi che erano con noi subito fecero lo stesso con le altre ragazze in segno di scherzosa galanteria, non sapendo però che il mio unico scopo era di compiacere la mia padrona ed allietare il più possibile la sua vacanza. Presi la sua valigia, era del tipo rigido con le ruote, ma non un trolley: era pesantissima e inoltre aveva una ruota malmessa quindi risultava difficile da trainare e quindi rimasi un po’ indietro. Federica se ne accorse e mi raggiunse, gli altri errano ormai molto avanti nel binario e Lei vedendomi arrancare con la mia e la sua valigia era molto divertita, tanto che ad un certo punto si mette a cavalcioni sulla sua valigia e mi dice “su forza, non vorrai che mi stanchi ad arrivare fino al vagone, inoltre il pavimento è decisamente schifoso e non vorrai che le mie scarpe si sporchino troppo visto che dovrai pulirle tu a modo tuo vero?! Eh già non sai cosa ti farò passare” detto questo ripresi a camminare trainandola come un mulo da soma, con lei che mi spronava dicendo che per colpa mia avremmo perso il treno e che ero un buono a nulla, arrivando al vagone sfinito dalla fatica e dal caldo, ma decisamente soddisfatto nel vederla compiacersi delle mie sofferenze. Saliti sul treno ci aspettavano circa 3 ore di viaggio. Avevamo i posti quelli con un tavolino in mezzo e questo fece sapientemente decidere alla mia padrona di sedersi di fronte a me nel posto di fronte al mio verso il finestrino; ciò le diede la possibilità di stuzzicarmi con i suoi piedi sotto il tavolo. Dopo una ventina di minuti sentii una forte fitta alle parti basse e capii che era Lei che mi stava colpendo con il suo piede. Mi fece capire senza farsi notare di toglierle la scarpa e con uno sguardo severo, dominante, indiscutibile mi fece capire che avrei dovuto massaggiarle i piedi per tutto il viaggio, senza però farmi vedere dagli altri. Ubbidii senza pensarci e cominciai a massaggiare, massaggiare,massaggiare e massaggiare, ogni tanto portavo un dito alla bocca e facevo come per mangiarmi le unghie così potevo assaporare un po’ del suo divino sudore e quando se ne accorgeva sul suo viso compariva un sorrisetto malizioso, di chi sa di avere un ragazzo in pugno o meglio un vero e proprio schiavo. Ad un’ora dal termine del viaggio però mi venne la necessità di andare a fare pipì in modo molto urgente, così cercai di far capire a Federica che avrei dovuto smettere per poco di massaggiarle i piedi e che se non fossi andato me la sarei fatta addosso. Di tutta risposta mi arrivò una tallonata sulla vescica, che iniziò a farmi un male atroce, e una sul pene ricordandomi così che in nessun caso avrei potuto o dovuto mettere le mie esigenze davanti alle sue perché farla restare in una condizione di assoluto relax per tutto il viaggio e non farle mancare nemmeno per un secondo il massaggio ai piedi era molto più importante persino delle mie necessità naturali. Aveva perfettamente ragione e il mio egoismo era meritevole di essere punito. Riprendemmo tranquillamente a parlare con gli altri e io soffrii in silenzio e mi trattenni in ogni modo. Non perse nemmeno l’occasione di torturami bevendo una bottiglietta d’acqua intera fissandomi con sguardo di sfida ad ogni sorso, sorso che per me era una coltellata al ventre perché non mi faceva distogliere il pensiero dall’andare in bagno. Riuscii con una fatica enorme ad arrivare fino in stazione e lì finalmente mi lasciò libero di andare in bagno, senza parlare, senza farsi vedere, senza che dovessi prendermi questo egoismo con la forza. Questo sua ennesimo gioco psicologico mi convinse che non era lei ad avermi imposto qualcosa ( perché se avessi sfruttato il fatto di non essere da soli in treno e se avessi detto che dovevo andare in bagno i miei amici avrebbero colto come un comportamento strano il fatto che me lo impedisse), ma che ero a desiderare ad ogni costo che le mi sottomettesse e mi trattasse come uno zerbino, non era lei che prendeva la mia dignità ma io che gliela porgevo con le mie mani sotto i piedi per essere calpestata.

Se volete che entro stasera continui il mio racconto lasciate qualche commento…
49 replies since 7/10/2012