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Ciao a tutti,
scusate se mi sono fatto aspettare, ma questa parte era importante e ci tenevo a scriverla bene. Spero sia di vostro gradimento. PARTE QUINTA Non appena rientrai in stanza, mi tolsi la divisa da servo i cui pantaloni erano tutti impregnati della mia orina, li sciacquai nella vasca e li stesi ad asciugare. Ne approfittai per fare una doccia in modo da darmi una rinfrescata, non solo al corpo ma anche alla mente. Mentre l'acqua colava sulla mia testa ripensai all'ennesima umiliazione patita, mai avrei creduto di poter raggiungere un simile stato, e non era passato nemmeno un giorno! Cercai di mantenere la calma e mi dissi di pazientare. Qualcosa sarebbe sicuramente cambiato, non poteva continuare cosi'. Per il momento pero' dovevo fare buon viso a cattivo gioco e quindi accettare di buon grado gli ordini che mi sarebbero stati impartiti. Uscito dalla doccia, mi asciugai e guardai l'orologio appeso nella mia stanza. Avevo ancora una mezz'ora di tempo: ne approfittai per sdraiarmi un attimo sul letto e riposarmi un poco, facendo ben attenzione a non addormentarmi (chissa' cosa mi sarebbe accaduto se mi fossi addormentato e presentato in ritardo!). Dopo essermi riposato un poco, lasciai la mia stanza. Ero completamente nudo, dal momento che mi era stato ordinato di non indossare piu' alcun vestito. Giunsi in salone: non c'era nessuno. Rimasi quindi li' fermo ad aspettare. Dopo circa 10 minuti arrivo' Anna che mi guardo' sorridendo. Io tenevo lo sguardo fisso a terra, non avevo voglia di incrociare il suo sguardo, mi vergognavo ancora troppo dell'umiliazione subita prima. – Le Signore sono andate a fare shopping e rientreranno per cena.- mi disse Anna – Vieni a prendere l'occorrente per pulire e dai una bella pulita al salone, deve brillare. Iniziai quindi a pulire con cura l'intero salone cercando di togliere la polvere anche negli angoli piu' remoti. Eseguire le faccende domestiche non era mai stato un'attivita' di mio gradimento, ma in quel frangente, devo ammettere, lo feci volentieri: era decisamente meglio che sottostare a qualche pratica umiliante come quelle che avevo subito. Dopo circa un'ora avevo finito di pulire e proprio in quel momento le Signore fecero rientro, dal salone potevo sentirle parlare tra loro: - Sai Gina, ci voleva proprio questo giretto di shopping – diceva Cristina – abbiamo comprato un sacco di belle cosette! - - Si' Cristina – rispose Gina – Vedrai che ci divertiremo proprio – e risero di gusto. - Dov'e' il servo? – chiese poi Gina ad Anna. - E' a pulire il salone, Signora Gina – rispose Anna. - Bene, Anna, puoi servire la cena fra un quarto d'ora, giusto il tempo di andare nelle nostre stanze e sistemarci un attimo - fece Gina - Poi dopo cena, vedrai, ci divertiremo tanto ... – la sentii dire. Che cosa aveva in mente? Anna entro' in salone ed esamino' il mio lavoro – Bravo, vedo che hai pulito con cura. - disse – Bene, cosi' le Signore non ti puniranno e sarai piu' fresco per questa sera – aggiunse con un sorriso malizioso. Poi prosegui' – Adesso aspetta qui le Signore, presto arriveranno e verra' servita la cena. Sentii infatti poco dopo i loro passi scendere dalle scale, mi misi quindi in ginocchio con la fronte a terra, come Gina gradiva che la ricevessi. Le Signore entrarono in stanza, elegantemente vestite, si accomodarono sul divano e si misero a chiacchierare tra loro ignorandomi completamente. Nel frattempo arrivo' anche Anna che si mise ad apparecchiare il tavolo per la cena. Passarono cosi' circa 10 minuti in cui io rimasi prostrato a terra senza che nessuno mi impartisse degli ordini, ne' si degnasse di notarmi. Arrivo' alla fine Anna con le pietanze pronte: spaghetti con le vongole, da quanto riuscii a sentire dall'odore. Le Signore si alzarono quindi e si diressero al tavolo. Improvvisamente Cristina si rivolse a me – Perche' te ne stai li' fermo? - mi disse – Non ricordi cosa ho detto oggi? Dovrai farmi da sedia ad ogni pasto. Forza, sbrigati a prendere posizione e non farmi perdere la pazienza. - Rapidamente raggiunsi il tavolo a quattro zampe e mi disposi opportunamente cosi' che Cristina si potesse sedere sulla mia schiena. La cena ebbe quindi inizio. Con calma le Signore consumarono la loro cena, degustando le pietanze, sorseggiando il vino chiacchierando allegramente. Io, nel mio ruolo di sedia personale per Cristina, fui ignorato del tutto. Dovetti per tutto il tempo, circa una mezz'ora, sostenere il peso della ragazza. Verso la fine della cena incominciai ad essere davvero stanco, tuttavia Cristina sembrava non preoccuparsene affatto e continuava chiacchierare tranquillamente con Gina. Dopo aver preso il dessert Gina disse – Che vogliamo fare, Cristina? Lasciamo che anche il servo possa mangiare e ci andiamo a preparare? - D'accordo Gina – rispose Cristina alzandosi (finalmente) – andiamoci pure a preparare. - Poi mi diede un calcetto sul fianco e mi disse – E tu, mi raccomando, mangia e rimettiti in forza, che dovrai essere in forma questa sera ... - e cosi' dicendo si allontano' ridendo con la sua amica. Che cosa intendeva dire? Che diavoleria avevano in mente stavolta? Cosa avrei dovuto subire ancora quel giorno? Mentre facevo queste riflessioni, arrivo' Anna con una ciotola piena d'acqua ed una ciotola vuota che riempi' con gli avanzi della cena. Pose le due ciotole davanti a me, mi applico' il guinzaglio al collo, si sedette sulla sedia vicina e disse – Forza cagnolino, mangia la pappa che le tue padroncine ti hanno lasciato. Rimanendo per terra a quattro zampe iniziai a mangiare e bere dalla ciotola mentre Anna mi teneva al guinzaglio e mi osservava sorridendo compiaciuta. Di tanto in tanto la ragazza si divertiva a mettermi un piede sopra la testa e a schiacciarmi la faccia nella ciotola. Il suo lato sadico stava di nuovo affiorando e, visto pure quel che aveva detto Cristina poco prima, avevo la netta sensazione che per me quella non sarebbe stata una bella serata. Dopo che terminai il mio pasto, Anna sgancio' il guinzaglio e disse – Adesso alzati, porta le ciotole in cucina e vatti a dare una bella sciacquata in bagno. Poi torna subito qui e mettiti a quattro zampe di fronte al divano, in attesa delle Signore. Feci come mi aveva detto: portai le ciotole in cucina, andai in bagno a sciacquarmi e tornai nel salone. Anna era seduta sul divano. Mi misi a quattro zampe come mi aveva ordinato e rimasi fermo in attesa. Anna restava seduta e sembrava non badare a me. Dopo qualche minuto udii in corridoio i passi delle Signore che poco dopo fecero il loro ingresso nel salone. Rimasi sbalordito dal loro abbigliamento: Cristina indossava dei lunghi stivali neri che le coprivano le ginocchia e un completo di latex nero molto aderente, anche alle braccia aveva dei lunghi guanti neri in latex, ma la cosa che piu' mi impressiono' era che indossava un fallo finto di gomma di proporzioni considerevoli. Gina invece indossava solamente un soprabito violaceo quasi trasparente sotto il quale era completamente nuda. Cristina si avvicino' a me, mi afferro' per i capelli e mi tiro' su il capo facendomi mettere in ginocchio con il viso proprio davanti al suo fallo finto. - Che dici, servetto – mi disse – ti piace il cazzo nuovo della tua Padrona? Compresi subito che quello era uno degli “acquisti” fatti dalle Signore nel pomeriggio. Dallo stupore non riuscii a dire parola. Cristina mi colpi' con uno schiaffo in volto – Forza, rispondi – mi disse irata – ti ho fatto una domanda! - Ehm, Si', certamente – risposi io per non irritarla. Fui colpito da un secondo schiaffo – E' cosi' che ci si rivolge ad una delle tue Signore? Forza, rispondi come si deve. - Si', Signora Cristina. - Si', cosa? - disse ancora Cristina dandomi un terzo schiaffo. - Si', Signora Cristina, mi piace il suo cazzo nuovo – riposi. - Bene – riprese allora Cristina – Avrai modo di assaporarlo per bene. Vedrai, stasera ci divertiremo un mondo. Adesso apri' la bocca - Non appena aprii la bocca, lei ci infilo' il fallo finto (che a dire il vero non entrava tutto) e, prendendomi sempre per i capelli, inizio' a farmi muovere il capo in avanti e indietro. - Da bravo – mi diceva – lecca bene il mio cazzo. Deve essere ben bagnato prima dell'uso. E cosi', con il fallo che mi arrivava quasi in gola, e respirando con grossa difficolta' mi misi all'opera e cercai di passare la lingua sul fallo mentre Cristina mi muoveva ritmicamente il capo. Non avrei mai pensato prima di quel momento che un giorno sarei stato costretto a “spompinare” una donna. Mentre eseguivo il mio compito, notai con la coda dell'occhio che Anna aveva tolto la vestaglia a Gina e questa, ora completamente nuda, aveva divaricato le gambe. Anna gli stava ora massaggiando sapientemente le zone intime, con Gina che, chiudendo gli occhi, emetteva dei sospiri di piacere. Sembrava che la stesse preparando per un rapporto sessuale. Dopo circa un paio di minuti in cui spompinai Cristina, quest'ultima sfilo' il fallo dalla mia bocca e mi disse – Cosi' puo' bastare. Adesso rimettiti a quattro zampe. Mi disposi a carponi, solo allora realizzai che Cristina avrebbe potuto usare quel fallo su di me. Per un attimo pensai di ribellarmi, non avrei potuto sopportare una simile violenza. Ma proprio in quel momento Gina si diresse verso di me e, dopo avermi guardato con un perfido sorriso, mi disse – Non temere, non e' per te. Almeno per ora ... Cosi' dicendo passo' oltre e si sedette sul mio coccige. Dopo si sdraio' poggiando la sua schiena sopra la mia schiena e allargo' le gambe (dallo specchio posto sulla parete dietro il divano potevo vedere l'intera scena). Cristina ando' anche lei dietro di me, si inginocchio' e, con delicatezza, infilo' il fallo dentro il sesso di Gina che emise un mugolio di piacere. Cristina inizio' cosi' a muoversi lentamente in avanti e indietro, per farla breve, stava iniziando a scoparsi Gina che emetteva gemiti di piacere, mentre io facevo da panca per il loro rapporto. Nel frattempo Anna inizio' a spogliarsi, si tolse scarpe, camicia, gonna e reggiseno, rimanendo solo con calze e mutandine. Si sedette quindi per terra di fronte a me appoggiando la schiena sul divano e inizio a sfilarsi le mutandine muovendosi davanti a me in modo provocatorio. Nonostante l'umiliante situazione in cui mi trovavo non riuscii a contenere l'eccitazione che stava crescendo in me, che pero' rimase frenata dalla maledetta cintura di castita' che indossavo. Dopo essersi sfilata le mutandine, Anna si protese verso di me e me le infilo' in bocca, poi si appoggio' nuovamente con la schiena sul divano e, sollevando il piede sinistro, me lo mise in bocca. Anna porto' inoltre una mano verso il suo sesso, che era gia' bagnato, e inizio a masturbarsi. Io mi trovavo li' impotente, a fare da panca per il piacere delle Signore, con la bocca riempita dalle mutandine di Anna e dal suo piede calzato che muoveva avanti e indietro seguendo il ritmo con cui Cristina penetrava Gina. E la cosa incredibile fu che ero terribilmente eccitato, il mio pene stava esplodendo all'interno della cintura di castita' che ne conteneva l'erezione. Col passare dei minuti, Cristina aumentava sempre di piu' il ritmo dei suoi movimenti e Gina emetteva gemiti di piacere sempre piu' intensi. Anche Anna, muovendo sempre a tempo il piede infilato nella mia bocca, si toccava piu' rapidamente ed emetteva mugolii di piacere muovendo la lingua sulle labbra. Per me era una vera e propria tortura: dovevo sopportare il peso di Gina che si agitava di piacere sopra la mia schiena mentre Cristina muoveva il proprio bacino sempre piu' vigorosamente, respiravo a fatica con il naso mentre la mia bocca era spalancata al massimo dal piede di Anna, e il mio pene eccitato non poteva andare in erezione per via della cintura di castita'. Non so dire esattamente quanto tempo dovetti rimanere in quella posizione duro', forse un quarto d'ora. Cristina ormai dava dei violenti colpi di bacino e Gina ora emetteva strilli sempre piu' acuti di piacere fino a raggiungere un poderoso orgasmo. Anche Anna aveva goduto ed era tutta bagnata. Alla fine Cristina sfilo' il fallo da Gina e questa si alzo' andandosi a rimettere la vestaglia, mentre Anna mi sfilo' il piede dalla bocca e si alzo' in piedi anche lei. Tirai fuori le mutandine di Anna dalla bocca e trassi un enorme sospiro di sollievo in quanto pensavo che fosse tutto finito, ma mi sbagliavo. Gina prese il guinzaglio e me lo applico' al collare, si ando' poi a sedere sul divano di fronte a me e divarico' le gambe mostrandomi il suo sesso, poi disse – Anna, eccoti il premio promesso. Puoi venire a leccarmi. - Subito, Signora Gina, La ringrazio. – rispose Anna e cosi' dicendo scavalco' con una gamba la corda del guinzaglio con cui mi teneva Gina in modo da passarsela in mezzo alle gambe e si mise anche lei a quattro zampe davanti a me posizionandosi in modo che aveva la testa rivolta verso il sesso di Gina e il sedere verso di me. Anna incomincio' a leccare il sesso di Gina che tiro' il guinzaglio in modo da farmi affondare il viso nel sedere di Anna. - Leccale il culo mentre riceve il suo premio – ordino' perentoria Gina. Quasi incredulo per quel che mi stava accadendo, tirai fuori la lingua e la infilai nelle fessure di Anna che gia' emetteva mugolii di piacere. La corda del guinzaglio, tra l'altro, strofinava proprio sul sesso della ragazza aumentandone ulteriormente l'eccitazione. Improvvisamente Cristina (mi ero quasi dimenticato di lei) infilò due dita dentro il mio ano; io, come normale reazione, contrassi i glutei. - Stai morbido – udii Cristina dire – altrimenti soffrirai ancora di più – e così dicendo incominciò a muovere le dita dentro il mio ano sempre con maggior vigore in modo da dilatarne l'apertura. Rimasi un attimo inebetito nel sentire il mio ano violato dalle dita di Cristina e smisi per un attimo di leccare il culo di Anna tirandomi indietro con la testa, ma Gina tirò con forza il guinzaglio in modo da farmi affondare nuovamente con la faccia fra le chiappe della ragazza e ordinandomi – Forza, continua a leccare! Tirai fuori nuovamente la lingua e ripresi a leccare il culo di Anna, che, dal canto suo, non aveva mai smesso di accarezzare con la lingua il sesso di Gina. Nel frattempo Cristina aveva tirato fuori le dita dal mio ano e sentii che lo stava ora penetrando con qualcosa di più grosso. Capii immediatamente che voleva fottermi con il suo fallo di gomma. In quel momento non fui capace di opporre la minima reazione: Cristina pian piano riuscì a infilare l'intero fallo nel mio ano, provocandomi non poco dolore (ero vergine di dietro, allora). - Bravo, così – disse la ragazza – Lasciati scopare per bene, vedrai che alla fine ti piacerà! - e così dicendo iniziò a muovere il bacino in avanti e indietro, iniziando così a sodomizzarmi. Io ero completamente impotente nelle mani di quelle tre donne: Gina sedeva sul divano a gambe divaricate e si faceva leccare la fica da Anna che stava a carponi e, mentre dava piacere a Gina, strusciava il suo sesso tutto bagnato sulla corda del guinzaglio dimenandosi come una cagna in calore. Io, a quattro zampe, leccavo il culo di Anna e al tempo stesso venivo penetrato da Cristina che col passare del tempo aumentava sempre di più il ritmo e l'intensità dei suoi movimenti. Per circa quindici minuti quel gioco, se così lo si può chiamare, continuò incessantemente. Ora Cristina gridava come un'ossessa e sferrava con il suo bacino dei veri e propri colpi andando con il suo fallo sempre più in profondità; soffrivo terribilmente ma non avevo la forza per tentare alcuna reazione, subivo semplicemente. Gina continuava ad emettere gemiti di piacere per le carezze della lingua di Anna che era quella che sembrava godere più di tutti: affondava la sua lingua sul sesso bagnato di Gina mentre la sua fica si strofinava sulla corda del guinzaglio e io le leccavo il culo senza pausa. Proprio quando credetti di morire, Gina emise un acuto grido di piacere, aveva raggiunto un secondo intenso e indescrivibile orgasmo. Cristina diede un ultimo violento colpo di bacino e poi si fermò, sfilò quindi con lentezza il fallo dal mio ano e si andò a sedere sul divano opposto a quello dove sedeva Gina. Anna si sedette per terra e io finalmente potei accasciarmi al suolo esausto con la schiena a terra. Dopo mezzo minuto, mentre ancora ansimavo cercando di riprendere le forze, Anna montò sopra il mio petto e, dopo avermi bloccato le braccia con le ginocchia, mi spinse il suo sesso tutto bagnato davanti al mio viso e mi ordino' – Lecca. Io, oramai distrutto nel fisico e nello spirito, non avendo più la minima forza di opposizione e tirai fuori la lingua e mi misi al lavoro. Mentre Anna, sopra di me, godeva ancora dei movimenti della mia lingua, Cristina andò con un piede a premere sui miei genitali, causandomi un dolore leggero, ma costante. Per qualche minuto dovetti passare la lingua sulla fica di Anna, mentre Cristina ruotava il suo piede schiacciandomi i testicoli. Il dolore aumentava, ma io non ero in grado di fare alcunché. Alla fine Gina disse – Andiamo Cristina, abbiamo goduto abbastanza per oggi. Vedrai, anche domani ci divertiremo - e si alzò dal divano dirigendosi verso la porta. Cristina dopo avermi schiacciato con forza un ultima volta i genitali, tolse il piede, si alzò e seguì la sua amica. Prima di andarsene Gina disse ad Anna – Anna, spero che anche tu ti sia divertita. Domani mattina faremo colazione un pochino più tardi, alle 9:00. Fai mettere in ordine e poi manda il servo a riposare. Lo voglio in forza domani. - e così dicendo lasciò la stanza insieme a Cristina. - Sì, Signora Gina – rispose Anna – è stato bellissimo. Grazie per avermi concesso questo piacere. - Poi si alzò e, dopo avermi poggiato un piede sul petto mi disse – Adesso metti in ordine la stanza e vai a lavare i piatti. Poi potrai andarti a riposare. Mi raccomando, fatti trovare pronto domani mattina. Dopo avermi dato tali disposizioni raccolse i suoi vestiti e se ne andò lasciandomi completamente senza forze sul pavimento. |