CITAZIONE (schiavolentieri @ 26/12/2019, 23:24)
CAPITOLO 5
Ovvero come introdussi una nuova piacevole variante nella relazione tra me e mio marito.
Nelle settimane seguenti Nicola realizzò completamente chi era a comandare e chi doveva ubbidire.
Cominciai con l’affibbiargli tutti i lavori domestici, soprattutto i più umili e i più pesanti. Era divertente vederlo correre a un semplice schiocco di dita. Stava proprio diventando un bravo schiavetto : scrupoloso com’era, non mancava di eseguire ogni faccenda con la dovuta cura e attenzione.
All’inizio avevo dovuto convincerlo con qualche ceffone, ma ormai non era più necessario: aveva imparato a farmi da sguattero senza fiatare e io potevo dichiararmi soddisfatta di lui. E pensare che l’intera faccenda era cominciata per gioco, mai avrei creduto a simili sviluppi quando ci eravamo affrontati la prima volta. Di tutto questo dovevo ringraziare la
superiore forza fisica e agilità del mio corpo, senza sottovalutare il fascino che sapevo esercitare su di lui.
Lo avevo ridotto a un bamboccio che potevo mettere sotto e schiacciare per puro divertimento. Quando mi girava, dopo avergli fatto lavare i piatti sporchi, pulire il pavimento, rassettare la cucina, lo costringevo nudo in ginocchio davanti a me, mi sedevo in groppa sulle sue spalle e, stringendogli il collo sudato tra le mie cosce forti e muscolose, lo obbligavo a dirmi quanto fossi bella, forte e potente in confronto a lui, un povero idiota, utile a malapena a farmi da sgabello. Ciccio doveva ripetere esattamente le parole che gli suggerivo e senza sbagliare oppure erano sberle.
Una sera gli restai seduta sopra per più di un’ora, continuando a schiaffeggiarlo e a spronarlo a colpi di tallone nei fianchi. Alla fine lui non ce la fece più e crollò per terra con me sopra. Subito mi alzai e gli piantai un piede sul collo obbligandolo a ripetere tutta la giaculatoria daccapo.
Quando ebbe finito mi sedetti sulla sua faccia e lo obbligai a soddisfarmi oralmente. A furia di leccarmi la figa ogni giorno era diventato davvero bravo. Sapeva di dovermi procurare almeno due orgasmi o erano dolori. Per quanto riguarda gli omaggi al sedere, avevo deciso di aspettare ancora un po’ dopo quella prima volta, non volevo forzare troppo la situazione. Lui stava cominciando davvero ad adorare il mio corpo e i miei muscoli e prima o poi avrebbe finito con l’accettare anche gli atti che gli ripugnavano di più senza troppi sforzi da parte mia, era solo questione di tempo.
Ormai avevo preso l’abitudine di fare ginnastica cinque giorni alla settimana.
Ero aumentata di cinque chili nelle ultime settimane, ed erano tutti muscoli senza un filo di grasso.
Facevo esercizi ai pesi tre giorni alla settimana e trovavo fantastico come il mio corpo stesse acquistando tono. I bicipiti erano perfettamente definiti, con le vene che acquistavano rilievo.
Correvo per cinque miglia ogni giorno e gli amici e i colleghi di lavoro mi ripetevano che ero in forma splendida. Questo, naturalmente, mi incoraggiava a continuare.
Fu ancora una volta la mia amica Laura a darmi un nuovo spunto per meglio esercitare il dominio su mio marito. Mi disse che potevo cominciare a legarlo nel letto, poi anche in
Altri posti. Di fronte alle mie perplessità mi diede qualche buona idea tanto per cominciare.
Come ho detto avevo ormai perfettamente addestrato ciccio a soddisfarmi oralmente e, se all’inizio la cosa gli era sembrata repellente, ormai ero quasi sicura ci provasse gusto.
Dalla nostra luna di miele, tre anni prima, non avevamo avuto rapporti così soddisfacenti. Introdurre la variante del bondage era un’incognita.
Mi ripromisi di provarci un venerdì sera, circa tre mesi dopo l’inizio di tutta questa storia. Eravamo a letto nudi, l’uno di fianco all’altro. A un certo punto io mi sollevai per sedermi a cavalcioni su di lui : da quando ho cominciato a dominarlo trovo che la sua pancia soffice sia il cuscino ideale per rilassare le mie chiappe sode e muscolose. Lentamente gli misi le mani sul collo spingendogli giù la testa, lui cominciò ad accarezzare dolcemente quelle cosce che avevano l’ineluttabile potere di schiacciarlo. Dal suo sguardo adorante capii quanto mi ammirava per quello che riuscivo a fargli.
Tranquillamente cominciammo a parlare di quello che era successo tra di noi e di quanto lui mi fosse grato per come lo stavo addestrando. Ormai, mi disse, si rendeva perfettamente conto di quanto una donna come me potesse essere fisicamente superiore a tanti maschi, se lo voleva, e finì con l’ammettere che la cosa era in sé molto eccitante. D’altra parte la notevole erezione che proprio in quel momento avvertivo dietro le mie natiche mi dava la prova che non mentiva. Decisi che quello era il momento ideale per dare inizio alla nuova esperienza che avevo in programma.
“Senti ciccio” Mi chinai su di lui “ho voglia di legarti”
Lui si fece attento. “Cosa ?” balbettò.
“Guarda cosa c’è qui” tirai fuori una sua sciarpa che avevo prima ripiegato sotto il mio cuscino “Voglio usare questa per legarti le mani alla sponda del letto”
“Perché ?”
“Perché ho voglia di divertirmi con te.”
“Teresa, ci stiamo già divertendo. Non abbiamo bisogno di altre cose. Cosa vuoi farmi ancora : frustarmi con i tacchi a spillo, stivali e corsetto di cuoio!” Sorrisi : non avevo un corsetto di cuoio, ma frustarlo poteva essere piacevole.
“E’ una buona idea. Ma per adesso accontentiamoci di questo, poi vedremo fin dove voglio arrivare.”
“Cristo : dove vuoi arrivare! Non ci siamo già spinti troppo avanti” Sbuffò lui, forse le mie natiche gli schiacciavano un po’ troppo lo stomaco.
“Avanti, ciccio non perdiamo tempo” gli dissi saltellando impaziente sul suo pancione come una ragazzina su una grossa palla di gomma. Poi sillabando con cura le parole “Sappiamo bene tutti e due che posso farti tutto quello che voglio anche senza la tua collaborazione. Devi avere fiducia, o saranno dolori per te.”
Adoravo parlargli così, dimostrava tutto il potere che avevo su di lui. Il tono della mia voce era calmo e dolce, ma i muscoli delle mie braccia gli dicevano chiaramente che, come al solito, non aveva nessuno scampo. Presi la sua mano sinistra e gli legai stretto il polso con diverse girate. Poi passai l’altra estremità della sciarpa dietro alla sbarra del letto e cominciai a legargliela allo stesso modo attorno al polso destro.
Dopo avergli assicurato i polsi, mi alzai per prendere un paio di cravatte dal suo cassetto e con quelle gli legai i piedi alla sponda . Il bello era che lui non stava opponendo nessuna resistenza.
Mi sedetti di nuovo sopra di lui “Non è poi così male, vero ciccio?” allungai una mano sul suo cazzo e incominciai a massaggiarglielo. “Penso piacerà a tutti e due. Tu impazzisci per questo.”
Lui sorrise. “Dio, come puoi essere così perversa?”
“Non preoccuparti ciccio, adesso ti spiego le regole del bondage” sussurrai continuando a massaggiargli il cazzo.
“Regole?”
“Certo. Quando sei legato tu sei il mio oggetto sessuale. E questo significa che quando tu sei legato devi avercelo duro. E se non sei duro resti legato finché non lo diventi e non mi
soddisfi. Chiaro?”
“Non sarà un problema” accennò con il capo al suo membro che stava diventando bello grosso.
“Naturalmente, sarà come dico io. Ma ci sono altre regole che ti dirò via via che proseguiamo.
Decisa mi sistemai sul suo cazzo eretto e, come un’amazzone, presi a cavalcarlo imponendogli il ritmo giusto per consentirmi di raggiungere il piacere. In momenti come questo non m’importa assolutamente nulla di lui : è qualcosa di completamente irrilevante, una specie di dildo umana che uso solo per godere.
Cominciai ad accarezzare il mio corpo così femminile e così forte e muscoloso, premevo e ruotavo le anche come per macinare il suo cazzo nella mia figa. Lo sentivo dentro di me come mai prima. Lui cercò di accarezzarmi, ma io respinsi le sue mani dal mio corpo: volevo procurarmi da sola il piacere che doveva essere solo mio. Consapevole di come lo stavo usando e di quello che lo avrei costretto a fare per soddisfarmi, scoppiai in una sonora risata.
“Cosa c’è di così divertente?” Chiese lui
“Me la sto godendo. Te l’avevo detto che sarebbe stato uno spasso.”
Continuai a montarlo mentre mi accarezzavo il seno turgido. Gli esercizi di ginnastica che facevo ogni giorno mi avevano decisamente migliorata: i seni stavano su perfettamente sodi e rotondi : erano diventati davvero notevoli. Con le dita mi toccai le aureole attorno ai capezzoli, poi strinsi un poco per aumentare il piacere. Mentre continuavo a strofinarmi sulla mia cavalcatura umana sentii l’orgasmo avvicinarsi inevitabile.
Dio, stavo quasi per dimenticarmi il resto.
“Adesso, ciccio, devi ascoltarmi bene” dissi roca “So che ti piace, ma non devi venire. Questa è la seconda regola del bondage. Non devi venire finché io non avrò due orgasmi su di te. Se vieni continuerò a tenerti legato. Se resisti ti slegherò. Chiaro?”
Lo sentii ansimare e vibrare tutto sotto di me. Sapevo che ormai non poteva resistere. Ripresi a cavalcarlo con più forza mentre le onde pulsanti di piacere mi salivano dall’addome al cervello. Quello fu il primo orgasmo.
“Teresa, non ce la faccio, sto per venire. Non posso fermarmi” piagnucolò lui.
“Provaci, conosci la regola e sai cos’è meglio per te. Io ho già avuto il primo orgasmo, adesso devi solo aspettare il secon...” Prima di finire la frase sentii il suo cazzo gonfiarsi e
sparare lo sperma nella mia vagina. La sue anche si sollevarono nello spasmo, mentre le sue mani tiravano i legacci con cui lo avevo fissato al letto. Grazie agli insegnamenti di Laura, sapevo come tenere a bada la mia cavalcatura mentre continuava a venire dentro di me.
Quando ebbe finito lo accarezzai teneramente “Povero ciccio è stato bello per tutti e due. Peccato tu non sia stato capace di ubbidire. Sarà per la prossima volta.”
Mi alzai e feci per uscire. “Teresa, aspetta, non puoi averlo detto seriamente. Dove vai?”
Sorrisi e senza rispondere presi le mie cose e uscii dalla stanza, chiudendomi dietro la porta. Scesi giù in salotto, mi stesi sul divano, mi accesi una sigaretta e accesi la TV.
Intanto lui doveva essersi reso conto che io non avevo nessuna intenzione di tornare di sopra, perché dopo un po’ si mise a strillare il mio nome come un tacchino a cui stessero per tirare il collo. Lo lasciai urlare per qualche minuto, poi, con calma, spensi la sigaretta, presi un rotolo di nastro adesivo e tornai in camera.
Era lì, come l’avevo lasciato, ma molto meno tranquillo. Il modo in cui l’avevo trattato aveva avuto effetto su di lui. Laura aveva visto giusto quando mi aveva detto che alla maggior parte degli uomini sarebbe piaciuto venire legati da una come me, ma, finito il divertimento, chiunque avrebbe cominciato ad agitarsi.
“Cos’hai da strillare, idiota. Ti stai comportando come un bambino!”
“Slegami, ti supplico. Un conto è fare la lotta, e un conto…”
Gli mollai uno schiaffo in piena faccia “Questo è quello che ti meriti per non avermi ubbidito, coglione. E adesso non metterti a piangere! ”
Presi le mie mutandine sporche che erano ancora lì per terra, le avevo portate tutto il giorno ed erano intrise di sudore.
“Adesso apri quella tua specie di bocca, lombrico!”
“Scordatelo”
Incurante delle sue obiezioni gli piantai un ginocchio nello stomaco e gli schiacciai il naso stringendoglielo forte con le dita.
“Aprila, ciccione di merda!”
Lui scuoteva la testa disperato, non poteva respirare ma non apriva la bocca.
Sempre tenendolo per il naso, con l’altra mano gli strizzai energica le palle : la sua bocca si aprì istantaneamente e io, svelta, ci ficcai dentro le mie mutandine sporche, poi gli salii con entrambe le ginocchia sullo stomaco. Prima che lui sputasse fuori le mie mutandine gli
fissai sulla bocca il nastro adesivo, poi mi distesi sopra di lui per fissare il nastro legandolo dietro la sua testa. Era terribilmente eccitante : stavo stesa sopra al suo corpo nudo con la vestaglietta aperta e le mie tette gli sfioravano la faccia. Finito di sistemare il nastro mi alzai in piedi sul letto, le mani ai fianchi e la vestaglia aperta a metà.
Senza indugi gli appoggiai il piede sul cazzo. Fu sufficiente meno di un minuto per avvertire, sotto la pianta del mio piede che il suo membro cominciava a rispondere con un’erezione completa. Così come lo avevo imbavagliato poteva respirare solo la fragranza dei miei umori.
“Penso di lasciarti così tutta notte. Tornerò di tanto in tanto a controllare. E non scordarti la prima regola. Se ti trovo una sola volta con il cazzo floscio resterai lì molto a lungo.”
Scesi dal letto, uscii dalla stanza e chiusi la porta. Mentre scendevo giù pensai a come doveva sentirsi lui così legato e imbavagliato. Con le mie mutandine sporche in bocca poteva concentrarsi solo su di me e qualsiasi fantasia avesse tentato per mantenere l’erezione, non poteva riguardare che me. Era una situazione perfetta. Mi stesi sul divano e lentamente cominciai a masturbarmi.
Ricordo che durante la notte sono andata su a controllarlo tre volte e ogni volta il suo cazzo era dritto come doveva essere. Mi congratulai con lui, era proprio un bravo maritino.
L’ultima volta, alle sei di mattina, appena sveglia, aprii piano piano la porta, sperando di sorprenderlo con il cazzo floscio, e invece era lì, dritto e duro come un bastone.
Non so quanto la cosa gli sia stata difficile, comunque superò brillantemente la prova e mi fu grato quando mi complimentai con lui.
“Bravo ciccio, ci sei riuscito” Gli dissi sorridendo e, come ormai d’abitudine, mi sedetti sulla sua pancia e cominciai a masturbarlo. Pochi secondi e venne spruzzando dappertutto come una fontana mugolando di piacere. Con calma gli slegai i piedi, poi le mani e infine gli tolsi il bavaglio. Mi tirai su “Adesso pulisci tutto, dopo puoi andare in bagno”. Lui si alzò muovendo a stento le braccia e le gambe intorpidite.
“Ma la prossima volta ti aspetta una prova più difficile” gli dissi sorridendo.