| L’INNAMORATA Pillola 3 Lago di Garda. Estate. Ma da quanto sono qui? Troppo. Ancora una volta mi sono lasciata sedurre da una di quelle fughe lontana dalla noia della vita quotidiana... che troppo spesso mi concedo. Lei, (ormai la vedo come una donna a tutti gli effetti) è al lavoro, io qui in questa dimora che affaccia sul lago che lascio scorrere minuti, poi mezzore che diventano ore, in un amletico dubbio: scendere giù in spiaggia o scendere le scale a sguazzare nella piscina della mia slave? Preda di un annoiata indecisione apro tutti gli armadi e valuto quali dei suoi abiti starebbero meglio a me. Il suo guardaroba è impeccabile, ma Lei non pare aver ancora preso bene le misure del suo corpo, si strizza in abiti che come minimo sono tre taglie più piccoli. Ieri sera siamo uscite per andare a bere e a ballare, Lei era imbarazzante: trucco da pornostar, scollatura a tiro di capezzolo, gonna scosciata fino all’inguine. Beveva, troppo, e rideva, troppo, e ballava, male, ma cosa più grave ha osato tenermi per mano in pubblico e ha provato a baciarmi sulle labbra. Rientrate a casa si è scatenato l’inferno, o meglio: ho scatenato l’inferno su di Lei. La porta di casa si è chiusa alle mie spalle, silenzio assoluto. Lei sa sempre quando sbaglia, ciò nonostante persiste nel farlo seguendo una sua personale perversa parabola ascendente che conduce me, sua carnefice, ad alzare sempre più il tiro e inventare punizioni sempre più crudeli in risposta a quelle che sono evidenti provocazioni. Sì, il nostro è veramente un rapporto di natura sadomaso a tutti gli effetti. “Spogliati. Nuda” “Sì Padrona” “Ed ora, per nessun motivo oserai parlare. Non potrai nemmeno dire sì o no. Una sola sillaba e giuro che questa volta farò le valigie e non mi vedrai mai più” “Sì Padrona” Quando la vedo con quella boccuccia di silicone tutta corrucciata e gli occhioni grandi da cerbiatta a terra mi sale un nervoso che vorrei fracassarla di botte, ma so che è quello che vuole, so che le piacerebbe, quindi opto per altri metodi meno fisici e più psicologici. “Prendi le corde” “Sì Padrona” La faccio stendere a terra nel corridoio che congiunge la zona giorno dalla zona notte. La lego pian piano, creando piccoli nodi sulla schiena, cercando di creare una sorta di disegno su quel corpo, ma non sono mai stata una maestra di shibari, arte meravigliosa, ma troppo dispendiosa in termini di tempo per il mio temperamento istintivo e dallo scatto corto. Allo stesso modo amo profondamente gli scacchi, ma gioco a dama e le uniche scacchiere dove so muovermi anticipando le mosse dell’altro sono quelle che proietto con le persone in tutte le mie relazioni umane. Termino unendo la chiusura dei polsi a quella delle caviglie facendola stendere su un fianco e facendo in modo che Lei rimanga leggermente ricurva. “Questa notte dormirai qui. Se oserai lamentarti e disturbare il mio sonno sarò costretta a imbavagliarti” Lei inizia a piangere. Quando cerca pietà con le lacrime di una bimba aumenta esponenzialmente il mio livello di rabbia nei suoi confronti, detesto chi non riesce a mantenere dignità personale anche all’interno di certi ruoli. Scatto in camera da letto, apro tutti i cassetti come un indemoniata, lo trovo: un fantastico bavaglio di seta nera. Torno da Lei. Sono di ghiaccio, ma ardo. Arrotolo alla bene e meglio il foulard e glielo lego stretto tra bocca e nuca. Corro in bagno e prendo un asciugamani grande dal box doccia. Glielo butto a terra. “Ti ho detto che questa notte dormirai qui. Chiuderò a chiave la porta della camera da letto e metterò i tappi di cera nelle orecchie per non sentirti. Se dovrai pisciare, e lo farai dato che hai bevuto come un adolescente alla sua prima serata senza coprifuoco, piscerai a terra. Starà a te divincolarti e fare in modo che quell’asciugamani ti impedisca di dormire nel tuo piscio per tutta la notte” Mi strucco. Mi lavo i denti con cura. Metto le mie creme da notte. Esco al bagno. Scavalco il suo corpo ed entro in camera da letto. Mi infilo nel letto e comincio a scaldare i tappi per le orecchie nel palmo della mano.
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