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Date iconiche e bias cognitivi: San Valantino e le misconosciute (e abiurate) origini BDSM

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view post Posted on 14/2/2024, 16:02     +1   +1   -1
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Professore/essa SM

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Come lo starter pack mistico-contemplativo, in occasione del Santo Natale, consta di abbuffate senza freni, regali e trasmutazione compulsiva della tredicesima in pirotecnici ludi, o per celebrare l’Assunzione di Maria (no, niente a che fare col precariato) si serve un cocktail di natiche, anguria e corso di sopravvivenza in autostrada, così anche il significato di San Valentno è stato accomodato parecchio, in salsa rosa, rispetto alla sua genesi. In buona sostanza sia nel merito che nel metodo, la celebrazione originaria risulterebbe abbastanza dissonante, rispetto ai canoni valoriali condivisi dalla società contemporanea.

Come sappiamo, nel nostro tempo, la festa dedicata a San Valentino, che si celebra in tutto il mondo, seppur declinata con qualche diversa sfumatura etnografica, viene associata, sostanzialmente ovunque, all’amore romantico (che non necessariamente coincide con la sussistenza di un legame formale…), quindi a una quintessenza sentimentale piuttosto idealizzata, una dimensione nobile e quasi sacrale, sostanzialmente sganciata dalla corporeità, che basta a sé stessa e in sé stessa trova piena giustificazione.

Meno noto è invece, probabilmente, che per secoli abbia avuto molto più a che fare con il sesso e la voglia di genitorialità che con l’amore angelicato. A metà febbraio, verosimilmente il 14 o il 15 appunto, già in epoca arcaica si santificava simbolicamente il risveglio della natura, che in questa fase dell’anno si prepara a risorgere e procreare. Questo rinnovamento stupefacente, si celebrava con una concatenazione di rituali pagani piuttosto carnali e sregolati, che intendevano richiamare la fecondità pura e inarrestabile del caos primigenio.

Detta eredità tradizionale, dei popoli antichi, fu raccolta abbastanza fedelmente dalla società romana che “istituzionalizzò” la ricorrenza nei lupercali. Per un giorno, si invertivano i ruoli sociali, e i partecipanti alle cerimonie, si permettevano condotte dissolute non concesse durante il resto dell’anno (semel in anno licet insanire), spesso indossando maschere irridenti e costumi vistosi, tradizione in qualche modo sopravvissuta, pur mediata dall’impronta mitigatrice cattolica, e convogliata nel celebre folclore carnevalesco.

Come accennato, i lupercali rappresentavano soprattutto un inno alla procreazione e includevano numerosi costumi che riterremmo aberranti, inclusi, non di rado, sacrifici animali. Per altro, nelle religioni (primitive…) qualche sacrificio, qua e là, non si negava mai. Evocativamente, tali celebrazioni, trovavano ispirazione nella figura del fauno Luperco, una specie di semidio agreste, protettore delle greggi (dagli attacchi dei lupi, da cui il nome), ma anche provvisto di esuberante e perentoria mascolinità.

Una delle pratiche propizianti la fertilità, prevedeva la corsa ritualizzata di giovani donne nude, accomunate da un acceso desiderio di genitorialità, lungo le strade dell’abitato, inseguite da uomini robusti, in perizoma adamitico, armati di fascine con le quali percuotevano energicamente le terga delle fuggitive, e una volta annichilitene le resistenze simulavano con le stesse (non ci giurerei che fingessero sempre) accoppiamenti more ferarum, rievocando una sessualità arcaica, belluina e predatoria, attribuita per l'appunto a Luperco. Ai colpi vibrati, seguiti dalle menzionate posture allusive, veniva riconosciuto un portato di invocazione, riconoscenza e culto vero e proprio, verso il semidio. Per inciso, pare che le speranze delle aspiranti mamme venissero sovente esaudite, ed è facile dedurre che più della devozione o delle virtù del fauno, potesse il libertinaggio sfrenato (e impunito) di quei giorni.

È interessante rilevare un piccolo aspetto a margine. Le candidate escluse dal suddetto privilegio (come tale era percepito il cruento esercizio sopra descritta) ricevevano, come contentino solidale, un mazzolino dei primi fiori di campo, le aggraziate margherite pratoline. A cui, poco alla volta, si finì per ascrivere qualche suggestione augurale (verosimilmente consolatoria), sempre in ottica procreativa, auspicio che, nel corso dei secoli, si è trasformato nel celeberrimo messaggio languido contemporaneo, ma che, per esempio in Spagna, ha mantenuto fra i capisaldi l'offerta dei fiori di campo, come emblema di contatto gentile di buon auspicio, spesso associato ad un libro (popolo civile quello spagnolo!).

Per la nota diacronia fra il varo di nuove regole e l’assimilazione delle stesse dalla pancia del popolo, la celebrazione, più o meno come descritta, sopravvisse ostinatamente all’ampia diffusione del cristianesimo i cui papaveri già avevano tentato a più riprese di bandirla, e solo intorno al 500 d.C, per volontà di papa Gelasio, che raccolse il disappunto di molti fedeli intransigenti, venne trasformata, obtorto collo, nel giorno dell’ufficiatura sentimentale dedicata al martire Valentino, ricorrenza ovviamente spogliata dai riferimenti espliciti alla sessualità ma, ancora per secoli, comunque correlata all’unione fertile e fruttuosa della coppia, per buona pace compromissoria della tradizione cristiana.

Edited by Zeno Cosini - 2/3/2024, 00:07
 
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view post Posted on 1/3/2024, 23:40     +1   +1   -1

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Interessante! Grazie per questo racconto.
 
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