| Secondo episodio
Manfred Bauer discorreva allegramente con due suoi commilitoni. Si trattava del maggiore Horst Shott e del suo pari grado, il colonnello Tobias Sossenheimer mentre anche le loro mogli, pur stando sedute allo stesso tavolo, sembravano far squadra parlando di argomenti tipicamente femminili. La moglie di Bauer, Lena, era semplicemente incantevole con il suo abito lungo verde smeraldo ma anche le altre donne avevano approfittato di quell’uscita serale per indossare i loro capi più eleganti e i gioielli più preziosi. Il discorso poi iniziò a volgere sulla politica e il maggiore Shott si rivolse ai suoi due amici “ Avete saputo del viaggio di Ribbentrop (ministro degli esteri tedesco) a Roma?” “ Sì” intervenne Bauer “So che ha incontrato il suo pari grado Ciano e Mussolini ( Galeazzo Ciano, ministro degli esteri italiano) “ Che ne pensate?” insistette Shott. Fu Sossenheimer ad intervenire “ Mah, semplici colloqui tra potenze amiche. Abbiamo bisogno di alleati e Mussolini mi sembra la persona giusta visto che è riuscito a far rigare dritto gli italiani, cosa tutt’altro che facile considerando il loro carattere piuttosto anarchico” “ Io però non mi fido degli italiani” disse invece Manfred “Sono infidi e traditori” “ Saranno anche infidi e traditori ma sanno giocare a calcio. Hanno appena rivinto i campionati del mondo e hanno giocatori formidabili. Quel Meazza ad esempio. O Piola. Ce li avessimo noi quei campioni. Se sanno combattere come giocano allora averceli come amici è meglio” fece notare Sossenheimer. Lena però guardò suo marito preoccupata “ Tesoro, non è per caso che ci avviamo verso una guerra?” “ La Germania non teme alcun nemico e se dovessimo entrare in guerra sarà peggio per gli altri. Abbiamo un esercito in grado di sconfiggere chiunque” “ Anche l’Inghilterra?” “ Soprattutto l’Inghilterra” rincarò Bauer “Le altre nazioni europee nemmeno le considero. Potremmo invaderle e occuparle tutte in pochi giorni. L’Inghilterra potrebbe resistere poche settimane e poi anche loro sarebbero costretti ad arrendersi. Però non so se i nostri capi lo vogliono fare. Potrebbero accontentarsi di pretendere le terre che abbiamo perso durante la guerra (Prima guerra mondiale. Alcuni territori che appartenevano alla Germania furono inglobati dalla Polonia)” “ Beh speriamo” concluse la signora Lena Bauer “Non mi piacerebbe rimanere sola in casa mentre mio marito va a conquistare l’Europa” Gli altri commensali risero alla battuta della donna tornando a gustare le ottime pietanze che erano ormai arrivate a tavola. L’aria era spensierata e allegra. Berlino era diventata la città fulcro di tutta l’Europa e la Germania aveva dato una dimostrazione della sua potenza proprio due anni prima ospitando la più fastosa e riuscita edizione delle Olimpiadi. Tutto andava per il verso giusto e nulla lasciava presagire cosa sarebbe accaduto in futuro.
BERLINO Novembre 1938
Karin Wieder era seduta al tavolino di un bar con sua sorella Helga, maggiore di due anni. Faceva freddo e le due donne erano intabarrate in un caldo cappotto ma, malgrado il freddo, non rinunciavano a stare fuori per prendere un bel tè caldo in uno degli affollati bar della capitale aiutate anche da un cielo terso che invogliava a stare all’aperto. Helga era molto simile a sua sorella. Anche lei bionda e con gli occhi azzurri, era però leggermente più bassa di sua sorella e un po’ più in carne rispetto a Karin che era invece longilinea. Anche lei piuttosto piacente ma era fuori di dubbio che Karin era sempre stata, tra le due, quella più ammirata. Ma l’umore delle due giovani donne era invece piuttosto nero e contrastava con il cielo azzurro. Fu Helga a prendere la parola “ Hai visto cosa è successo agli ebrei? Hanno distrutto tutte le loro cose. La situazione è preoccupante (Si riferisce alla cosiddetta Notte dei cristalli quando furono devastati i negozi degli ebrei e le loro sinagoghe) Karin mise il dito indice alla bocca “ Zitta Helga. Sei impazzita a fare questi discorsi in pubblico?” “ Piantala Karin, non ci sente nessuno” “ E’ meglio non fare questi discorsi. La cosa non ci riguarda. Noi siamo ariane” “ Possibile che tu non ti renda conto? Io sono preoccupata per te” Karin sgranò gli occhi “ E per quale motivo sei preoccupata per me? Per il rapporto che ho con Manfred?” Helga annuì. Lei era l’unica persona a conoscere il vero rapporto che c’era tra Karin e Manfred, incluso quel gioco di dominazione che sua sorella attuava col colonnello delle SS “ Proprio per quello. Ascolta Karin, io non conosco personalmente Manfred Bauer ma non mi fido delle SS. Adesso hanno aizzato la folla contro gli ebrei e, come hai detto tu, la cosa non ci interessa, ma potrebbero alzare il tiro e il tuo bel colonnello potrebbe aver paura che quello che fate si sappia in giro. Sai che figura ci farebbe se si venisse a conoscenza che lui ama essere frustato, sculacciato, che gli fai fare le cose che fa un cagnolino?” Karin rimase per un attimo in silenzio guardando fissa sua sorella poi avvicinò il suo viso a lei, per non farsi ascoltare “ Stai dicendo che Manfred potrebbe… Non dire idiozie Helga, Manfred fa quello che io gli dico di fare” Helga scosse la testa “ Possibile che tu non ti renda conto della realtà? Quel gioco che fate ha completamente offuscato la tua mente. Pensi davvero di essere la sua padrona? Pensi veramente che lui potrebbe scodinzolare al tuo cospetto anche al di fuori di quel cazzo di gioco che fate? Beh, allora secondo me non hai capito la vera mentalità di quell’uomo” “ E quale sarebbe la mentalità di Manfred?” chiese Karin che in realtà stava iniziando a preoccuparsi “Pensi di conoscerlo meglio tu di me?” “ Forse mi sbaglio e mi baso su ciò che mi racconti tu. Quell’uomo si eccita sottomettendosi a te. Ma non lo fa nella vita reale bensì come preliminare del sesso. A lui nella vita reale non piace essere dominato da te. Anzi, è lui ad imporsi nei tuoi confronti” Karin alzò le spalle “ Meglio così. Sinceramente non avrei allacciato una relazione con un uomo smidollato che si fa trattar male da una donna anche in pubblico. Ma io posso manovrarlo come credo. Basta lasciargli credere che sia lui a decidere” “ Mi auguro che sia così ma ci credo poco. Ti aveva promesso un ruolo importante, ti aveva promesso che saresti diventata una star e invece sei solo una mantenuta” Karin scosse la testa “ Tu non capisci Helga, lui non può uscire allo scoperto e obbligare il direttore del Theater Des Westens o dell’Admiralspalast o di qualche altro teatro famoso a darmi una parte in una pièce teatrale. Deve lavorare sotto traccia e…” “ Piantala Karin. Lo sappiamo entrambe che non è così. Avete una relazione da un anno e mezzo e lui non ha nessuna intenzione di farti diventare una star del palcoscenico. E sai perché?” “No che non lo so. Non sto all’interno della tua mente. O della sua” ribatté Karin sempre più piccata “ Perché ti vuole a sua disposizione e soprattutto ti vuole tenere in pugno. Se tu avessi un ruolo di una certa importanza, se tu fossi una star, non dipenderesti più da lui” Karin sospirò e si schiarì la gola “ D’accordo, ammesso che sia così, non vedo perché tu debba essere preoccupata. Al limite non farò carriera” “ Tu non vedi oltre il tuo naso. Cosa succederebbe se tu lo lasciassi? O se litigaste? Te lo sei chiesto?” Karin Wieder ebbe un brivido di freddo che percorse tutto il suo corpo e non era un brivido dovuto alla bassa temperatura “ Non puoi pensare una cosa del genere. Manfred mi ama e mi idolatra” Helga scosse la testa “ Sei una sciocca. Quell’uomo ama quello che rappresenti per lui. Sesso e… Farsi trattare da schiavo. Tu non conti niente per lui. E se doveste lasciarvi, lui non lascerà in vita una donna che potrebbe andare in giro a dire che il colonnello delle SS Manfred Bauer in realtà ama essere comandato da una donna. Per non parlare poi di tutto il resto che gli fai” Karin guardò sua sorella Helga. Possibile che Manfred fosse quel tipo di uomo? “ Io… Non credo che il tuo ragionamento sia giusto” disse infine alla sorella senza però troppa convinzione. Helga però era sempre più convinta del suo ragionamento e preoccupata per la sorte della sorella “ Io al posto tuo non rischierei. E’ un brutto momento e c’è il rischio di una guerra” “ Ma dai, sei sempre pessimista. Ma quale guerra?” “ Ammesso che io sia pessimista e che la guerra sia in realtà un’ipotesi remota, resta il fatto che Bauer e i suoi amici stanno calpestando i diritti di altri esseri umani. Non avrebbe nessun problema nell’eliminare una persona che conosce il suo segreto. Rifletti su questa situazione Karin, per l’amor di Dio. Andiamocene io e te da Berlino. Prendiamo un treno e ce ne andiamo a Zurigo, in Svizzera e ricominceremo la nostra vita. Siamo ancora giovani e in grado di farlo. Poi sarà troppo tardi” “ Io… Ho freddo Helga, e vorrei andarmene a casa” “ Ok ma promettimi che ci rifletterai” Helga si alzò e abbracciò sua sorella che nel frattempo si era alzata anche lei “Non ci mettere tanto tempo. Fra qualche tempo potrebbero chiudere le frontiere” Karin si fece abbracciare senza però riuscire a ricambiare. Era assurda l’ipotesi che le aveva prospettato sua sorella. Lei poteva manovrare Manfred come meglio credeva. Poteva farlo inginocchiare ai suoi piedi e fargli elemosinare anche un solo bacio. Già, ma se per qualche motivo lei lo avesse lasciato? Ma no, non era possibile. Sì, anche lei non amava molto quelle divise nere che un po’ la spaventavano ma era solo scena. Quegli uomini, quelle SS, si atteggiavano a duri ma erano persone come tutte le altre, padri di famiglia, mariti e… amanti. Gente normalissima. Sì, quello che era successo agli ebrei era disdicevole ma in fondo… Beh, se quella gente era odiata da millenni forse la colpa era anche loro. No, non sarebbe scappata. Era assurdo persino immaginarlo. Lei era ariana, era tutto sommato favorevole alla politica tedesca che stava regalando a quasi tutta la popolazione un benessere che prima non esisteva e quindi non aveva nulla da temere.
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