Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

La proposta

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 10/9/2023, 13:41     +2   +1   -1

Novizio

Group:
Member
Posts:
6

Status:


STORIA, FATTI, NOMI E PERSONAGGI SONO DEL TUTTO INVENTATI.


Capitolo I


Faceva freddo in quella maledetta stanza, si tremava. Gennaio. Francesco era steso sulla pancia, nudo, contro il freddo pavimento, respirava fiocchi di polvere. Un sussulto ad ogni Suo movimento. Niente sonno quella notte, pensava alla sua storia, a quel che era successo. Come ci era finito lì, che cosa ci faceva lì sotto? Un rumore, una voce, un battito del cuore, paura ed eccitazione. Si era mossa o aveva parlato?

È sveglia? Mi cerca?

Falso allarme, aveva solo parlato nel sonno. Il ragazzo, placido, tornò alla sua mente, rimuginando, ancora, su tutto quello che lo aveva ridotto in quelle condizioni.


Due anni prima.

Francesco era commesso in un rinomato negozio dedicato al fai da te, un brand conosciuto in tutto lo stivale; ventenne di bell’aspetto, era sempre pronto a mettersi in gioco e a spendere anima e corpo per la propria azienda; per questo era ben voluto da tutti, dai colleghi fino ai due direttori del suo punto vendita. Riceveva complimenti da tutte le parti, cosa che, in qualche modo, gli alleggerivano il peso del duro lavoro. Mai una volta qualcuno sentì uscire dalla sua bocca un ‘no’; la risposta, a tutte le richieste, era sempre affermativa. Qualcuno avrebbe definito il suo comportamento ‘servile’, ma a torto; chi affermava ciò non conosceva quel ragazzo nel profondo. Francesco aveva un grande senso di responsabilità, che lo portava ad impegnarsi più del dovuto, ma soprattutto bramava qualcosa di irraggiungibile, essere ben voluto e amato da tutti. Carattere. Il futuro sembrava roseo; gli piaceva stare lì, avrebbe scalato le gerarchie interne all’azienda e sarebbe andato sempre più su. Eppure, a dispetto di tutte le lodi, i sogni e progetti, dopo quasi un anno di duro lavoro uno dei due direttori, Antonio, gli diede una terribile notizia: non gli avrebbero rinnovato il contratto. Nessuno metteva in dubbio il suo valore, per carità, ma i tempi erano duri e i tagli al personale sembravano ai capoccioni della sua azienda la via più utile per risparmiare qualche spicciolo. Il mondo gli cascò addosso. Quel lavoro gli serviva; non solo aveva cominciato da poco l’università, ma utilizzava parte del suo stipendio per aiutare i genitori. Che cosa avrebbe dovuto fare da quel momento in poi? Il direttore, imbarazzato per la situazione, cercò di allentare la pressione facendogli qualche promessa, roba di circostanza.

Sta tranquillo che tanto ti richiamiamo, più in là magari. Sostituzioni per maternità o ferie ci sono sempre, capito?

Francesco aveva stampato in faccia un sorriso malato, evitava di rispondere, si frenava; talmente era nervoso che avrebbe voluto prendere quel bastardo per la gola. Per quanto buono e bravo fosse, aveva anche lui una soglia di sopportazione oltre la quale le reazioni diventano animalesche. Era una soglia molto alta certo, ma c’era.
Uscì dall’ufficio della direzione con una faccia da funerale, un andamento insicuro, destabilizzato. I colleghi compresero subito cosa era accaduto, si sapeva che il contratto era in scadenza. Alcuni gli si avvicinarono, cercarono di confortarlo come meglio potevano. Quel negozio era un paesino, tutti sapevano tutto di tutti; dunque tutti conoscevano le condizioni economiche della famiglia di Francesco, sapevano quanto gli servisse il denaro. Qualcuno gli promise aiuto; in qualche modo avrebbero convinto quelli della sede centrale a cambiare idea, sarebbero arrivati fino a Milano, avevano ancora quindici giorni per protestare. Ma si sa che, al di là dell’impegno personale di ognuno, queste cose funzionano solo nei film, nei romanzi, nella vita reale è tutto il contrario. Difatti passarono undici giorni e niente era accadde. Francesco continuava a lavorare come al solito, ma si vedeva che qualcosa era cambiato. Molti colleghi evitarono di avvicinarsi, evidentemente imbarazzati, altri ancora, invece, continuavano a dargli consigli per il futuro o ad invocare, inutilmente, l’intervento del sindacato. Tutti, però, erano consapevoli del fatto che non sarebbe cambiato nulla, si dava aria alla bocca. Lo pensò anche Francesco, fino al dodicesimo giorno, quando tra le facce dei soliti, fece capolino quella di Giulia, l’altra direttrice. Quarantadue anni, magnificamente portati, bassina, lunghi capelli rame, seno prorompente e gambe sinuose, intrepide cascate che si chiudevano in eleganti, sottili, caviglie, che non mancava mai di sottolineare con le giuste calzature. Francesco la adorava, non solo per il suo aspetto, sia chiaro, per quello la adoravano tutti, ma anche per il suo carattere. Era gentile ed estremamente materna con tutti, soprattutto con Francesco. Per lui aveva sempre un occhio di riguardo, sempre una parola gentile.

Fra’ posso parlarti?

Ciao Giu’, sì… certo, dimmi

Ho saputo, cos’hai intenzione di fare?

Eh, bella domanda, non ne ho idea… è stata una bella botta, mi aspettavo altre notizie sinceramente…

Francesco si sforzava di sorridere, Giulia, invece, manteneva uno sguardo serio, preoccupato ed apprensivo. In un primo momento Francesco aveva sperato in quell’approccio del suo superiore, magari qualcuno in azienda aveva davvero cambiato idea. Quell’espressione gli fece capire, definitivamente, che era tutto finito.

Senti, è una cosa strana lo so, ma in un momento come questo cerco di fare anche io la mia parte. È un po’ imbarazzante, è strano, lo so, ma pensaci su. Ieri la mia governante ha mollato il lavoro così su due piedi, io ho bisogno di qualcuno di fidato in casa.

Francesco ci mise un minuto per metabolizzare la notizia. Giulia gli stava chiedendo di fargli da governante? La donna aspettava una risposta, anche lei visibilmente imbarazzata. Cosa avrebbe dovuto rispondere? Alcuni sentimenti contrastanti. Era un lavoro umiliante per lui, ma allo stesso tempo aveva bisogno di denaro. Un lavoro non si trovava facilmente in città, avrebbe dovuto ringraziare la fortuna che glielo portava su di un piatto d’argento, ma al contempo non si sentiva adatto. Che fare? Accettare o no?

Allora?!

Sì!

Francesco rispose di getto, non ci pensò oltre. Aveva accettato quel nuovo lavoro, sarebbe stato il nuovo governante della sua Giulia.

Edited by VitaleB - 12/9/2023, 17:58
 
Top
view post Posted on 10/9/2023, 15:41     +1   -1
Avatar

Professore/essa SM

Group:
Member
Posts:
211

Status:


Bello divertente spero continui, così dai una risposta al suo primo stato: sdraiato nudo su pavimento...

scusa non avevo letto
 
Top
view post Posted on 11/9/2023, 06:18     +1   -1
Avatar

"slave" Proprieta' di Severa Dolce

Group:
Member
Posts:
1,221

Status:


Mi piace...
 
Top
view post Posted on 12/9/2023, 17:00     +1   +1   -1

Novizio

Group:
Member
Posts:
6

Status:


STORIA, FATTI, NOMI E PERSONAGGI SONO DEL TUTTO INVENTATI


Capitolo II


Pulire e mettere tutto in ordine, fare la spesa, cucinare, lavatrice e lavastoviglie ok? Se mi verrà qualcos’altro in mente te lo dirò, per ora tutto qui. Non ti preoccupare, è una situazione nuova, ci si abitua

Francesco, stupefatto, guardava Giulia mentre questa, calorosa, gli elencava le cose da fare sulla punta delle dita, quasi fosse uno sciocco. Non credeva che la donna lo pensasse davvero, faceva così con tutti. Il giovane ascoltava, un po’ distratto, le parole della sua nuova datrice di lavoro, ancora si chiedeva che cosa ci facesse lì, in quell’appartamento, se davvero quella mansione fosse nelle sue corde. Più volte pensò di andarsene, ma il senso del dovere, puntualmente, lo richiamava all’ordine; inoltre, cosa più importante, non voleva deludere la sua Giulia.

Ci sei? Mi ascolti?

Sì, scusami Giu’… guardavo la casa, è molto bella…

Non completò mai quella frase; non gli venne in mente nulla di convincente.

La casa…? Hai ragione, scusami, ti ho assalito senza darti il tempo di ambientarti! Seguimi, mi faccio perdonare

Francesco rispose con un sorriso, non era sua intenzione incolparla. Un piccolo e veloce tour dell’appartamento; non troppo grande, moderno, arredato con un gusto minimale; pochi mobili, di design, pochissimi soprammobili, qualche ricordo di famiglia, vacanze chissà dove. Pareti avana.

Questa è la stanza di Alessandra, più tardi la conoscerai

Ah sì?

Ha appena cominciato l’università, economia; è una tipa in gamba, mi da molte soddisfazioni!

Finirono di girare una volta visto il bagno.

Bene, io vado. Problemi?

No Giu’ tutto a posto, me la caverò.

Bene! Qualunque cosa chiamami.

La donna si avvicinò al giovane, gli stampò un bacio sulla guancia, lasciandolo irrigidito dalla testa ai piedi, poi se ne andò.
Francesco si guardò intorno. A ben pensarci non sembrava un lavoro difficile, nemmeno tanto umiliante come pensava. Si mise a lavoro. Spazzò a terra, sistemò letti lenzuola e cuscini, tolse la polvere dai mobili. La cucina era un disastro; piatti nel lavello, strofinacci lasciati ovunque. Nel bagno c’era una grande scarpiera. Il giovane governante trovò le ante aperte, tacchi, sneakers e altri tipi di calzature erano sparse ovunque. Francesco si piegò, ginocchia in terra, raccolse alcune scarpe, le rimise a posto. Gli capitò tra le mani una converse bianca, un trentasette. ‘Sarà di Alessandra?’. C’era una macchietta nera sulla punta; si bagnò il pollice destro con la saliva e strofinò. Passarono pochi minuti prima che si rendesse conto di quello che stava facendo. In ginocchio, in casa d’altri, puliva le scarpe di una ragazzina con la saliva. ‘Ma che cazzo sto facendo?’. Lasciò il lavoro a metà, la scarpa in terra, confuso uscì dal bagno che, grosso modo, rimase così come lo aveva trovato. Girò ancora per le stanze in cerca di qualcosa da fare, poi si sedette sul comodo divano grigio nel salone. ‘Un po’ di televisione. Non c’è nulla. Netflix? Meglio di no, altrimenti me la faccio qui tutta la mattina’. Non ci stava mettendo il solito impegno in quel lavoro, il pensiero che non facesse per lui persisteva.
Ore 13:30. Scattò all’improvviso, era tardi, non aveva cucinato nulla. Tempo mezz’ora e Giulia sarebbe tornata a casa, forse anche la figlia. Si precipitò in cucina, non aveva idea di quello che avrebbe dovuto preparare. ‘Bell’inizio del cazzo’. Aprì e richiuse più volte i mobili, nella speranza di trovar qualcosa, quando si ricordò di non aver fatto la spesa. Terrore. Già vedeva la delusione negli occhi di Giulia, forse si sarebbe anche arrabbiata. Giustamente. Alessandra? Come avrebbe reagito? C’era un po’ di pasta, del tonno. Non avrebbe potuto girare per le strade in cerca di meglio. ‘Al massimo per scusarmi ordino un delivery’. Al suono del campanello il giovane sobbalzò, per poco non fece cadere quella insipida scatoletta che aveva in mano. Era tornata.
Quando la donna fu di nuovo in casa, dopo un caloroso saluto diede un’occhiata in giro; cercò di non darlo a vedere ma ispezionò la casa come fosse un perito chiamato a supervisionare un cantiere. Non disse una parola. Gelida. La cosa innervosì Francesco che, in quel momento, realizzò di aver fatto poco e nulla in casa. Quasi non si vedeva la differenza dalla mattina. La donna tornò in cucina; il suo sorriso nascondeva la disapprovazione.

Be’, com’è andata?

Francesco rispondeva con mugolii, non sapeva davvero cosa dire; l’imbarazzo si poteva palpare.

Cosa cucini?

Pasta… e tonno…

Giulia non rispose; quel sorrisino falso scomparve dalla sua faccia. In silenzio andò a struccarsi in bagno. Francesco preparò in fretta e furia la tavola, poi si preparò per andare a casa. Temeva che la donna, tornata dal bagno, lo avrebbe congedato già da quel momento. Un altro lavoro perso, nel giro di una settimana; ma quella, seria, lo salutò.

Ci vediamo oggi alle 16:30

Ah…? Sì a dopo…

Non appena Francesco uscì da quella casa tirò un sospiro di sollievo. Temeva davvero di esser licenziato; se lo sarebbe meritato, non era chiaramente in grado. Squillò il telefono. Ancora un sobbalzo. Era Carla, la sua ragazza. Voleva sapere come fosse andato il primo giorno. Anche a lei sembrava un’occupazione un po’ strana per lui, ma tant’è, non ci campa d’aria. Rispose e le raccontò, durante il tragitto verso casa, cosa era accaduto.
Alle 16:30 in punto Francesco si presentò nuovamente all’abitazione di Giulia. Aveva deciso che si sarebbe fatto perdonare. Trovata su internet la ricetta della lasagna, pensò di prepararla per la cena; non gli sembrava così difficile.
Si aspettava Giulia, ma alla porta aprì Alessandra, la più grande; alta, capelli a caschetto neri, occhi nocciola vispi e intelligenti, contornati da un grande paio di occhiali tondi, dalla montatura sottile; lo guardò curiosa, un sottile sorriso le apparse sul viso, che subito, nascose nel saluto.

Entra pure!

Disturbo?

Ci mancherebbe!

La ragazza arricchiva le sue rapide risposte con un certo tono ironico, che non tentava nemmeno di nascondere. Francesco se ne accorse, la cosa lo imbarazzò molto, ma fece finta di nulla.

Io vado in camera

Sì… va bene

La vide andarsene, scalza, dritta nella sua camera; un passo rapido ed elegante. Prima che si chiudesse la porta alle spalle, Francesco sentì dei risolini complici. C’era qualcun altro... chi?
Dopo aver messo in ordine cucina e salone giunse il momento, per lui, più imbarazzante, quello della lavatrice. Avrebbe dovuto fare il giro delle camere per raccattare vestiti, avrebbe dovuto recarsi nella stanza di Alessandra… la ragazza aveva chiuso la porta; l’aveva fatto a posta, Francesco ne era sicuro, a quella tipa piaceva giocare con le persone. L’imbarazzo di Francesco era palese, chiunque, al posto suo, lo avrebbe aiutato lasciandogli la porta aperta, invitandolo ad entrare. Quelle risate poi... Ma non c’era altro da fare, bussò adagio alla porta. Niente. Che non l’avessero sentito? Ancora una volta, con più forza. Niente ancora. L’ansia cresceva, insieme all’imbarazzo. Una terza volta, più deciso.

Si faccia avanti!

Era la voce di Alessandra. Francesco aprì la porta, adagio, con estremo coraggio, si trovò davanti, oltre ad Alessandra, un’altra ragazza molto carina, minuta, capelli rossi fuoco, qualche lentiggine sul viso. Guardò quelle due negli occhi; entrambe, Alessandra stesa sul letto, l’amica di fianco, seduta alla scrivania, ridacchiavano. Si dissero qualcosa che il ragazzo non intese.

C-c’è qualcosa da lavare? Lavatrice dico…

La sconosciuta gli disse che non ne aveva idea, avrebbe dovuto chiedere alla ‘padrona di casa’, troppo distratta dal suo cellulare. ‘Padrona di casa’.

A-Alessandra…?

La ragazza, senza nemmeno guardarlo, mugugnò qualcosa, poi con il piede destro, lungo ed affusolato, un tatuaggio sul dorso, indicò alcuni vestiti posti proprio lì, ai suoi piedi, sul letto. Il messaggio era chiaro, ‘prenditeli’. Un respiro; i polmoni si riempiono, delle fitte al torace. Francesco si avvicinò adagio, era ai piedi della ragazza; si piegò leggermente, raccolse dei vestiti. La ragazza non lo degnò di uno sguardo. Una camicetta rosa, raffinata, era bloccata dal piede sinistro della ragazza.

S-scusami…

Nessuna risposta. Francesco non sapeva cosa fare. L’imbarazzo era troppo; non avrebbe mai pensato di trovarsi in quella situazione. La ragazza, anziché sollevarlo, muoveva ritmicamente, sulla camicetta, quell’aggraziato piedino, di sicuro consapevole del fatto che non permettesse al giovane di andarsene, costringendolo così ai suoi piedi. Una risatina, ancora. Era l’altra, la sconosciuta, che cercò subito di dissimulare, facendo finta di cercar qualcosa nella sua borsetta. Qualcosa andava fatta. Sangue freddo. Francesco pensò di spostare il piede autonomamente, ma un attimo prima che potesse fare la sua mossa, la ragazza, quasi come se lo avesse letto nella mente, tolse il piede dalla camicetta, si rigirò nel letto, dandogli le spalle.
Quando Francesco uscì da quella camera si sentì più leggero. Fiato. Altre risate. Una tortura. Non si aspettava tutto questo. Perché quel comportamento? Che cosa le aveva fatto? Ma non volle pensarci oltre, forse era troppo pesante, stava solo scherzando. Continuò con le sue faccende, fin quando suonarono alla porta. Giulia era tornata.
 
Top
view post Posted on 13/9/2023, 15:19     +1   -1
Avatar

Professore/essa SM

Group:
Member
Posts:
211

Status:


WOW!
 
Top
view post Posted on 14/9/2023, 13:08     +1   +1   -1

Novizio

Group:
Member
Posts:
6

Status:


STORIA, FATTI, NOMI E PERSONAGGI SONO DEL TUTTO INVENTATI

Capitolo III


Ehi Giu’, tutto bene?

Ciao Fra’, un po’ stanca, ma niente di che. Ho dolori ovunque… Alessandra c’è?

Sì, è in camera.

Si sentirono delle voci provenire dalla stanza della ragazza.

Ah dev’esserci anche Sara. Tu… cosa fai?

Io… io niente, ho fatto un po’ di faccende; sto per andare a far la spesa… ho, ho qualcosa per la sera…

Che intendi?

Voglio cucinarvi qualcosa di buono, sai, per scusarmi… per…

Ma sei sicuro? Sta tranquillo, può succedere di sbagliare

Francesco raccontò alla donna di quanto si sentisse in colpa per la mattinata, Giulia, evidentemente, si convinse nel lasciarlo fare; avrebbe cucinato una lasagna per tutti. Chiavi di casa in mano, stava per uscire, quando Giulia, buttata sul divano in salone, piedi sul bracciolo, si sfilò i ripidi tacchi neri, che lasciò cadere in terra. Un tonfo. Il ragazzo si precipitò per raccoglierli.

Ma come sei carino… mettili nella scarpiera in bagno

S-sì…

Un’altra cosa, chiedi ad Alessandra se Sara rimane a cena con noi

Francesco si paralizzò; guardò per alcuni secondi Giulia; avrebbe voluto dirle qualcosa per evitare di ritornare in quella stanza e parlare con la figlia, ma non gli venne nulla in mente di ragionevole. Cominciò a sudare. Ma perché quella cazzo di ragazzina gli faceva così tanta paura? La donna, con il capo, gli fece segno di muoversi, lei non avrebbe mosso un dito, era sfinita; stese le gambe, le dita dei piedi. Francesco ingoiò il rospo, si mosse verso quella maledetta camera. La odiava. Rimase immobile, di fronte la porta bianca, per qualche minuto. Quando si decise a bussare, il pugno alzato, la porta si aprì da sola. Alessandra.

Che vuoi?

Io…

Che fai con le scarpe di mia madre in mano?

Le scarpe? No… io

Già che vai in bagno, portami le Vans nere, sono nella scarpiera, ti aspetto in salone. Fai presto che devo uscire

Se ne andò, lasciando Francesco irrigidito, l’amica alle sue spalle, che a stento tratteneva le risate. Resistere. Si riprese, decise di eseguire gli ‘ordini’. Per quanto cercasse di convincersi che stava solo lavorando, non riusciva a non pensare che quella ragazzina gli avesse appena dato un ordine. Mise a posto i tacchi neri di Giulia, con cura, prese le Vans di Alessandra. Le guardò per un attimo, poi tornò nel salone, dove trovò le tre donne che discutevano amabilmente; Giulia era ora seduta, sempre sul divano, al suo fianco le due ragazze. Quando lo videro arrivare si girarono verso di lui. Tutti quegli occhi addosso.

Fra’ non hai chiesto per la cena alle ragazze?

È un po’ timido ma’, lascialo stare

Alessandra sorrideva gentilmente, come mai in tutta la giornata. Cosa era accaduto? La cosa mandò in confusione Francesco.

Quelle sono le mie scarpe?

Eh? Ah sì, come mi hai chiesto.

Gliele porse. Alessandra si infilava le scarpe, Sara, notò Francesco, le sussurrò qualcosa nelle orecchie e scoppiarono a ridere. Comprese solo qualcosa come ‘-re a lui’.

Noi andiamo, ci vediamo a cena, allora

Ciao Ale, ciao Sara, a più tardi.

Le due si diressero verso la porta d’ingresso, Francesco le guardava; sulla soglia della porta Alessandra ricambiò lo sguardo e, prima di sparire oltre limes, gli lanciò un lascivo occhiolino.
Il giovane governante se la cavò davvero con la sua lasagna; certo non era la primissima volta che metteva mano ai fornelli, ma non era nemmeno un grande cuoco. Ci mise tutto sé stesso, davvero voleva farsi perdonare. Carla, la sua fidanzata, pensava fosse un’esagerazione, avrebbe dovuto far finta di nulla e andare avanti; tutti possono sbagliare, diceva, Giulia era una persona intelligente, lo avrebbe capito. Francesco, però, non la vedeva così, affatto. Solo un gesto concreto gli avrebbe aperto la porta del perdono. Carattere. Quello che per i più poteva essere una fesseria, lui la rendeva una questione di stato.
Giulia quel pomeriggio non si schiodò dal divano nemmeno per un attimo, dormì alcune ore. Chissà cosa era accaduto a lavoro… era stremata. La sua era una posizione delicata, ogni giorno aveva a che fare con problemi di vario tipo, clienti folli o esigenti, colloqui con i capi dell’azienda, richieste continue dei dipendenti, insomma, i soliti problemi di chi lavora a contatto con il pubblico. Ogni tanto Francesco ripensava al vecchio lavoro, in fondo gli piaceva stare lì.

Che buon odore!

Ti piace? Sono contento…

Ho un sonno… sono stremata

Francesco le riempì un bicchiere d’acqua, prima che la donna potesse continuare. Quella, sorpresa per il gesto, sorrise.

Mi leggi nella mente adesso?

No è che… sei stanca, vorrei…

Cosa vorresti?

Farmi perdonare

Giulia chiuse nella gola la risposta che stava per dargli, fece un largo sorriso, si avvicinò al giovane e gli stampò un altro bacio sulla guancia. Francesco era al limite, tutte quelle emozioni, in una sola giornata. La donna uscì dalla cucina e prima di andarsene lanciò al ragazzo un occhiolino complice. ‘Che bella… sembra Alessandra’.
Erano le 21:30. Francesco sentì il campanello di casa suonare, gli si rizzarono i peli delle braccia. Andò ad aprire. Alessandra sembrava un’altra di fronte la madre, si comportava normalmente. La cosa rincuorò il giovane che, in tal modo, sapeva di poter passare alcune ore di tranquillità. Apparecchiò la tavola mentre le ragazze si rinfrescavano in bagno, Giulia attendeva sulla sedia, al tavolo, facendo chissà cosa con il suo telefono, le gambe accavallate, i piedi nudi. Dopo qualche minuto furono tutte a tavola. Francesco aveva, ovviamente, apparecchiato per quattro. Notò una cosa strana. Alessandra, prima di sedersi, osservò la tavola, i piatti. A cosa pensava? La vide fare un leggero risolino, poi portarsi l’indice alla bocca. Era una tipa davvero strana. Che cosa avesse attirato la sua attenzione, su quella tavola spoglia, non lo sapeva. Ma era il momento di tirar fuori la fatica del pomeriggio. Il ragazzo era tutto un brivido, un’emozione. Aveva riposto tutte le sue speranze in quella pietanza. Lì dentro c’era il suo futuro lavorativo, la sua reputazione, dignità, da buon lavoratore; ma soprattutto c’era la possibilità di riacquistare la fiducia dell’adorata Giulia, cosa che più gli premeva. Lì dentro c’era, insomma, tutto. Aprì il forno, prese la teglia fumante, la sollevò con estrema attenzione; alle mani aveva presine. Calore. Pronto, si diresse verso il tavolo. Accadde in un attimo. Francesco, ancora oggi, nelle buie e gelide sere d’inverno, si chiede perché accadde. Per anni ha cercato un colpevole, ancora oggi è convinto del fatto che, dietro l’accaduto, ci fosse lo zampino di Alessandra. Ma come avrebbe potuto? Quella era seduta alla tavola come tutte. Era folle solo pensarci, la colpa fu sua. Crede. La teglia gli scivolò dalle mani, o il suo piede si impigliò in qualcosa, oppure ebbe un mancamento, oppure chissà che diavolo accadde, e tutto finì per terra, ai piedi di Giulia, che rimase impassibile. Un botto, un fallimento. Le ragazze sobbalzarono e si affacciarono per vedere che cosa avesse combinato quel cretino. Gran parte della cena finì in terra, una piccola parte sul piede di Giulia, tra le dita e un po’ sul tallone. Vetri dappertutto; uno di questi, minuscolo, le tagliò superficialmente il dorso del piede. Sangue. Silenzio. Francesco provò sensazioni indescrivibili, un misto di rabbia, paura e delusione, la sua speranza in frantumi, tutto in terra, in mille pezzi; non aveva il coraggio di guardare in faccia Giulia. La sua Giulia. La psiche del giovane, per tutto il giorno messa duramente alla prova, si frantumò proprio come quella teglia. Si gettò in terra, ripiegato su sé stesso afferrò il piede della donna e prese a baciarlo, chiedendo perdono; la donna, per istinto, lo ritrasse; il giovane, come fosse un automa, mancando dell’oggetto desiderato, prese a baciare in terra, proprio dove quel piede aveva toccato. Subito Alessandra, dietro la madre, fece un veloce movimento con le dita, leggero, strinse le spalle della donna con una dolce convinzione, sussurrandole qualcosa nell’orecchio; Giulia, allora, come colpita da una vibrazione, lasciò andare quel dolce piedino, riportandolo al viso di Francesco, che lo cercava. Il giovane, distrutto, aprì la bocca e prese a mangiare quel che della cena era finito sul piede della donna. Diceva cose incomprensibili. Giulia paralizzata; Sara disgustata; Alessandra aveva stampato in faccia un sorriso demoniaco. Francesco con ampie boccate mangiava il cibo dal piede, leccava tra le dita, le succhiava, assicurandosi di pulire tutto. Doveva tornare perfetto, come prima. Poi passò al tallone. Al contempo baciava, baciava, baciava, con una foga inaudita, continuando a chiedere scusa. Reggeva quel piedino dalla pianta, leggermente sollevato, quasi come fosse una reliquia.

La ferita!

Una frase, un ordine. Francesco, ancora oggi, se qualcuno glielo chiedesse, giurerebbe di aver sentito quelle parole. Ma non riuscì mai a spiegarsi se furono davvero pronunciate o furono il frutto della sua mente. Di una cosa era certo… la voce era quella di Alessandra. Ricevuto l’ordine, come fosse un cane, leccò la piccola ferita sul dorso del piede. Ansante, carezzava quel piedino con la lingua, la premura di una madre. Durò alcuni minuti.
Quando ebbe finito con il suo lavoro, sempre ripiegato su sé stesso, fronte a terra, si allontanò. Rimase in quella posizione per alcuni minuti. Non aveva il coraggio di alzare la testa; chi mai avrebbe avuto il coraggio di incontrare quegli occhi dopo quello che aveva fatto.

A-adesso va…

Francesco si alzò in fretta e corse fuori da quella casa.
 
Top
view post Posted on 14/9/2023, 15:08     +1   -1
Avatar

Professore/essa SM

Group:
Member
Posts:
211

Status:


Boia! Ho sofferto con lui
 
Top
view post Posted on 17/9/2023, 20:12     +1   -1
Avatar

serveHER

Group:
Member
Posts:
98

Status:


Angiolo Benvenuti ha proprio colpito nel segno! WOW!!
 
Top
view post Posted on 18/9/2023, 09:54     +1   -1
Avatar

Professore/essa SM

Group:
Member
Posts:
211

Status:


Grazie serverHER
 
Top
view post Posted on 22/9/2023, 15:47     +3   +1   -1

Novizio

Group:
Member
Posts:
6

Status:


STORIA, FATTI, NOMI E PERSONAGGI SONO DEL TUTTO INVENTATI



Capitolo IV


La mattina era fresca, il cielo limpido, poche persone per la strada. Francesco, con la testa persa chissà dove, camminava senza una meta. Apparentemente. Si guardava attorno, quasi fosse un criminale, quasi aspettandosi che, da un momento all’altro, un poliziotto sarebbe sbucato da un vicolo, lo avrebbe acchiappato dalle spalle e portato in cella. Dietro l’angolo, era lì, ne era certo. Spaventato. Giulia gli aveva scritto poco dopo esser fuggito, la sera prima, Carla, la fidanzata, non ne sapeva nulla. [Ci vediamo domani, stesso orario]. Come avrebbe potuto raccontare l’accaduto alla sua fidanzata, con quale coraggio? Avrebbe pensato fosse una storia per coprire chissà quale altro misfatto… di sicuro avrebbe dato di matto. Erano le 09:30, ancora faceva su e giù per la strada, avrebbe dovuto essere sul posto di lavoro alle 08:00. Ma non ce la faceva, l’imbarazzo era troppo. Giulia, sempre cara, gli aveva scritto come se nulla fosse accaduto, e lo aveva fatto, sicuramente, per rincuorarlo e incoraggiarlo. Si aspettava anche lei che Francesco non avrebbe più avuto voglia di tornare. ‘Ci vediamo domani, stesso orario’. Sarebbe riuscito a guardare in faccia Giulia… Alessandra? Ed ecco che, a questo pensiero, i suoi piedi si fermavano, si giravano e tornavano indietro; poi un ripensamento, di nuovo verso casa di Giulia. Così per un’ora e mezza piena.
Si ritrovò davanti al portone della donna alle 10:00 circa. Un ritardo di due ore, niente male per essere il secondo giorno. Un fallimento dopo l’altro. Le mani tremavano, la sudorazione era al massimo, la testa su di giri. Alzò la mano destra, poi l’indice, suonò al campanello. Era molto tardi, a quell’ora non avrebbe trovato nessuno a casa; forse grazie a questo pensiero riuscì a presentarsi su quella soglia. Stava per andarsene quando la porta si aprì e fece capolino, dall’ombra, la faccia seria di Alessandra.

Sei in ritardo

S-scusa ma io…

Entra

Scomparve. La salivazione che aumenta. Ingoia. Le gambe tremavano, quasi non reggevano il busto, eppure varcarono quella soglia, addentrandosi nell’oscurità di quella casa. ‘Sarà sola? E la madre? Sarà a lavoro, spero…’

La mamma non ha potuto aspettarti… ha lasciato me ad accoglierti

A-ad accogliermi?

Dopo il casino che hai fatto ieri, ha pensato che qualcuno avrebbe dovuto ‘aiutarti’. Ha lasciato me… che avevo un appuntamento.

Alessandra pronunciò le ultime parole con un tono piccato. Francesco non rispose. La colpa. L’imbarazzo era tale che il giovane non poté dissimularlo in qualche modo; le guance s’infuocarono. Alessandra, visivamente, se ne compiacque. Ma che voleva?

Alessandra io… mi scuso per quello che ho fatto ie-

A proposito del casino che hai fatto ieri, te ne sei andato senza dire una parola, sei scappato



Lasciando a terra lo schifo che hai combinato



È normale secondo te? Così a casa ti hanno insegnato a lavorare?

Alessandra, quasi fosse una maga, e più volte Francesco fu sul punto di pensarlo, sapeva benissimo dove colpire per ottenere la resa del suo nemico, quasi lo conoscesse da una vita.

Io, io… mi dispiace

Ti dispiace? Le parole stanno a zero, a tutti dispiace di tutto. Sai chi ha dovuto fare il tuo lavoro?



Io e Sara



È normale?



Rispondi!

N-no, scusami

È giusto che il padrone faccia il lavoro del servo?

Francesco rimase sbigottito dalle parole che Alessandra utilizzò in quel frangente. Servo? Padrone? Ma che aveva in testa? Comprendeva la rabbia della ragazza, la capiva, ma utilizzare quella terminologia, gli sembrò fuori luogo.

Io non so come scusarmi

Pulisci

Eh?

Pulisci, qui, dove avevi sporcato. Devi recuperare

La ragazza prese dalla tasca dei jeans grigio chiari che indossava uno straccio (questo particolare, che in quel momento passò inosservato, tornò molto tempo dopo alla mente del ragazzo) e lo gettò in terra, ai suoi piedi.

Pulisci

Ma non credo che-

Pulisci!



Silenzio. Le bocche si serrarono, le lingue immobili, ma il corpo parlò per loro; Alessandra, una torre, gentile, femminea, elegante, ma al contempo forte e imponente; Francesco… un verme. Gli occhi di lei sparavano fuoco; quelli di lui erano vacui. Assenti. Il giovane si piegò su sé stesso per raccogliere lo straccio, in quel momento le ginocchia lo abbandonarono, cadde in terra, così fu di nuovo ai piedi di una donna, quasi il fato volesse che quello fosse il suo posto nel mondo. Straccio in mano cominciò a strofinare sul pavimento pulito. Una presa per i fondelli bella e buona. Non poteva vedere il viso della ragazza, ma solo i suoi piedi. Indossava delle comode slip on nere, con la suola bianca; la caviglia sottile, bianca, ben in mostra. Francesco puliva, ma si sentiva offeso, ingiuriato, umiliato. Perché lo faceva? Si sentiva in colpa per l’accaduto, ma fino a che punto? Si sentiva in dovere di dover fare qualcosa per rimediare, ma avrebbe fatto davvero qualunque cosa? Tutte le sue obiezioni, i suoi ‘no’, rimasero nella testa, il suo corpo rimase a pulire.

Ieri sera, mio caro, con il tuo casino mi hai sporcato anche le scarpe

La ragazza allungò il piede destro verso il giovane. Quel piedino gentile apparve, d’un tratto, nella sua visuale, dedicata fino ad un attimo prima al pavimento. Era una chiara menzogna, Francesco lo sapeva benissimo, Alessandra era troppo lontana, non avrebbe potuto colpirla.

La punta



Se qualcuno, anni, mesi o giorni prima, gli avesse chiesto per quanti soldi avrebbe pulito le scarpe di un’altra persona in quel modo, avrebbe risposto ‘zero’. Eppure quella mattina, quasi fosse un altro, pulì la scarpa di Alessandra, dalla tomaia al puntale. Dopo qualche minuto la ragazza gli tolse il piede dalle mani, si piegò sulle ginocchia e raggiunse con il viso quello del povero ragazzo, che poté, finalmente, guardarla in faccia. Era bella, tremendamente bella. Ma cattiva.

Non sai fare un cazzo, via questo straccio

Francesco gettò lontano quella pezza senza pensarci, ormai in balia di quella donna.

Il pavimento, usa la lingua



La lingua!

Dimesso, stanco, distrutto volse di nuovo lo sguardo in terra. Cominciò a leccare il pavimento, da cima a fondo, tutta l’area che Alessandra gli indicò di pulire. Lei era di nuovo in piedi; scomparso il suo viso, rimase solo il pavimento.
Raccolse tanta di quella polvere che la lingua si fece nera, eppure continuò a leccare, aspettando solo un nuovo ordine. Alessandra, senza dire una parola, allungò, di nuovo, il piede destro verso di lui. Francesco non ebbe bisogno di spiegazioni. Prese tra le mani quel dolce piedino, tirò fuori la lunga e prese a leccare la scarpa, dal puntale fin su la tomaia, poi lungo il quarto destro fino al tallone, poi giù fino alla suola. La ragazza sollevò leggermente il piede per permettergli di arrivare un po’ più in là. Prima una scarpa, poi l’altra. Un sapore aspro, forte, un misto di gomma e chissà cos’altro. A Francesco non piaceva, per nulla, eppure lo fece, forse spinto da una forza misteriosa. Pensò a Carla. Che cosa avrebbe pensato se lo avesse saputo, se lo avesse visto? Come ipnotizzato da quelle calzature, da quella forza dominatrice che Alessandra sprizzava da tutti i pori, seguiva i suoi passi; quella adesso camminava per la stanza, girava in tondo e lui cercava i suoi piedi, leccava dove poteva, quando riusciva a trovarli; Alessandra glieli sottraeva, quasi fosse un gioco malizioso. E lei come rideva, come si stava divertendo. Poi si fermò, in piedi, spalle al divano si gettò su di esso, emettendo un piccolissimo tonfo, piedi sul bracciolo, le punte l’una contro l’altra. Ancora una volta non servì che quella divinità dicesse qualcosa, Francesco prese a leccare, con foga, la suola della scarpa sinistra, dalla punta al tallone, più volte, più e più volte; poi la destra, più e più volte. Un’ora di giochi.
Fu così che Giulia li trovò al suo ritorno.
 
Top
view post Posted on 28/9/2023, 15:21     +1   -1
Avatar

Professore/essa SM

Group:
Member
Posts:
211

Status:


E' ai piedi della figlia della sua datrice di lavoro, striscerà anche ai suoi?
 
Top
view post Posted on 31/10/2023, 15:00     +1   -1
Avatar

Professore/essa SM

Group:
Member
Posts:
211

Status:


E' finita?
 
Top
view post Posted on 27/3/2024, 11:53     +1   -1

Novizio

Group:
Member
Posts:
6

Status:


Ciao, la storia non è ancora finita. Ho avuto diversi contrattempi, ma presto caricherò nuovi capitoli.
 
Top
view post Posted on 27/3/2024, 14:30     +1   -1
Avatar

Professore/essa SM

Group:
Member
Posts:
211

Status:


Grazie VitaleB
 
Top
view post Posted on 7/4/2024, 15:21     +1   -1
Avatar

Professore/essa SM

Group:
Member
Posts:
211

Status:


Non hai detto che andava avanti...?
 
Top
14 replies since 10/9/2023, 13:41   7944 views
  Share