Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

L'ereditiera

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view post Posted on 25/3/2023, 17:14     +3   +1   -1

Maestro di Piedi

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Questa storia è il frutto della mia immaginazione, ogni riferimento a persone o avvenimenti reale è puramente casuale. Si tratta di un racconto giallo con sfumature femdom. Spero che entrambe le linee (quella gialla e quella fetish) saranno di vostro gradimento.

Capitolo I

Emma ansimava forte. Impazziva di piacere e desiderio quando sentiva le calde labbra di Chris sul suo collo e le sue mani sul suo corpo.
Dal canto suo Chris aveva il membro alla massima erezione, ma non era sicuro che fosse una buona idea possedere Emma quella sera. Si erano spinti a tal punto coi preliminari e si erano stuzzicati così tanto a vicenda che entrambi stavano per venire, e una penetrazione in quelle circostanze sarebbe stata alquanto sprecata.
Emma afferrò e strinse molto forte il membro di Chris con la sua mano destra e lo guardò negli occhi.
«Ti ho in pugno!» gli sussurrò sensualmente. La ragazza aveva raggiunto il suo scopo: Chris era arrivato al punto di non ritorno ed Emma amava avere sotto il suo stretto controllo il piacere del suo ragazzo.
Ma in quel momento qualcuno bussò alla porta.
«Signor Traiani?». Era stata una giovane voce femminile a parlare al di fuori della stanza da letto in cui si trovavano Chris ed Emma.
E fu proprio in quel momento che Chris Traiani venne abbondantemente, schizzando fiotti di sperma ovunque sul corpo di Emma, che non smetteva di provocargli il glande con i polpastrelli e fece un sorrisetto malizioso. L’estremo piacere fisico che provò Chris non lenì la sua irritazione dal momento che dovette trattenersi dall’ansimare e non si godette appieno il momento.
«Stiamo venendo!» urlò Emma con la voce leggermente marcata dall’eccitazione.
«Va bene» disse la ragazza che aveva parlato al di fuori della porta, poi si sentirono dei passi che si allontanavano.
Chris sbuffò.
«Direi che hai proprio poco da lamentarti» puntualizzò Emma, mollandogli il membro e indicandogli col dito le numerose macchie di sperma sulla sua pancia. «Mi toccherà rifarmi la doccia e tra quindici minuti dobbiamo essere tutti di sotto per la lettura del testamento di tuo nonno».
«Mi sa che tocca farcela insieme la doccia» buttò lì Chris maliziosamente, baciando Emma sulle labbra.
«Piano, piano» lo fermò Emma, «così ci metteremmo un’ora perché inizieremmo a scopare e tra quindici minuti dobbiamo essere di sotto. Ricordi?» ripeté.
«E chi lo dice che tra quindici minuti dobbiamo essere di sotto?» si lagnò Chris con una certa supponenza. La baciò sul collo. Per un istante Emma socchiuse le palpebre e ansimò di piacere con la tentazione di lasciarsi andare, poi tornò in sé, si discostò e guardò Chris negli occhi con una certa durezza.
«Hai espressamente ordinato a Emily di venirti a chiamare quando mancassero quindici minuti esatti alla lettura del testamento» gli ricordò Emma. «Forse…» disse a voce più bassa mordendogli il lobo dell’orecchio con delicatezza, leccandolo poi con la lingua, ottenendo l’effetto di rifargli ottenere un’importante eccitazione a pochi secondi da un orgasmo potentissimo, «hai calcolato male i tempi. La prossima volta lascia fare a me. Le cose vanno bene quando il potere è in mano alle donne, ricordalo».
Chris scoppiò a ridere.
«Tu in mano adesso dovresti avere solo una cosa».
«Queste?» gli chiese Emma afferrandogli le palle e stringendole con una certa forza, scoccandogli un’occhiataccia alquanto feroce.
«Ahi! Ma sei scema?» le urlò Chris. «Ma stavo scherzando, quanto sei permalosa… era solo una battuta. E mollale!».
Emma mollò la presa ma continuò a guardarlo con durezza.
«Niente battutine sessiste, tieni a freno quella lingua». Poi sorrise maliziosa. «Tranne quando te lo ordino io e nel modo in cui dico io. Ora ripulisciti e vestiti mentre io faccio una doccia veloce. Obbedisci schiavo». Emma entrò nel bagno privato di quella camera da letto e Chris sentì l’acqua scrosciare.

Ma la doccia di Emma non fu veloce come promesso. Il quindicesimo minuto dall’avviso di Emily arrivò e fu anche oltrepassato. Chris era già pronto e aspettava impaziente la sua ragazza; il giovane Traiani aveva indossato un paio di pantaloni di colore blu scuro, stesso colore della giacca al di sotto della quale aveva indossato una semplicissima camicia bianca.
Chris aveva 28 anni ed era un ragazzo decisamente attraente: sfiorava i 1,85 di altezza, aveva dei bei folti capelli castani e la sua barba era molto ben tenuta e curata. I suoi occhi erano invece azzurri. Aveva un fisico atletico dovuto a tantissimi anni di duro allenamento ed era sempre stato molto ambito dalle ragazze più carine della sua generazione sin dai tempi dei primi anni delle superiori.
Emma era una bellissima donna di 29 anni, decisamente molto forte e tosta: non c’erano aggettivi migliori per descrivere la sua personalità. Era molto istruita e spesso era attiva politicamente e culturalmente. La sua bellezza era molto fine, aveva dei lineamenti davvero delicati, dei capelli castani che le arrivavano un po’ più giù delle spalle, un naso così fine e perfetto che sembrava quasi disegnato, un paio di labbra sottili, due begli occhi marroni e un portamento altezzoso. Non era molto alta ma neanche troppo bassa, superava infatti di poco i 1,65, ma un po’ per il suo portamento da donna fiera, altezzosa e sicura di sé, un po’ per la sua abitudine di indossare spesso dei tacchi – la maggior parte delle volte molto alti anche – sembrava molto più alta di quanto fosse e la sua persona sembrava quanto più di dissimile potesse esistere da quella di Emilia, detta Emily, una ragazza di origini molto umili di 25 anni. Emily aveva dei lunghissimi capelli biondi che le arrivavano quasi al sedere e un paio di bellissimi e glaciali occhi azzurri, un naso molto piccolo e grazioso e un paio di labbra fantastiche, quella sera ricoperte di un bellissimo rossetto. Al contrario di Emma, Emily era generosa di seno e piuttosto bassa: a malapena raggiungeva il metro e 60 di altezza, ma la bassa statura non sminuiva neanche un po’ la sua bellezza.

Si sentì di nuovo bussare alla porta.
«Signor Traiani?» ripeté incerta Emily al di fuori della porta con voce un po’ esasperata.
Chris aprì la porta e si ritrovò faccia a faccia con Emily, che alla sua vista arrossì lievemente: la ragazza era sempre sembrata un po’ timida e riservata, motivo per il quale stava quasi sempre sulle sue.
Emily quella sera indossava dei tacchi, cosa insolita per il suo ruolo in quella villa dove vi aveva lavorato come governante per Carlo Traiani, il defunto nonno di Chris, anche se era laureata in infermieristica ed era appunto di professione infermiera. Ma per l’occasione della lettura del testamento del signor Traiani dinanzi a tutti i membri della sua famiglia anche lei era vestita elegante: indossava un abito di satin blu pervinca che si abbinava perfettamente al colore dei suoi occhi, e portava i capelli raccolti in una bella coda elegante. Emily era sempre stata una ragazza molto carina, ma con una buona dose di trucco e un paio di scarpe coi tacchi che le slanciavano l’aspetto era decisamente superba, e questo dettaglio parve non sfuggire a Chris, che se la mangiò con gli occhi.
«Puoi dire di giù che io ed Emma tarderemo di qualche minuto» riferì Chris a Emily. «Porta le nostre scuse e di’ che potete iniziare senza di noi».
Emily parve in difficoltà. Guardò Chris dal basso verso l’alto ed esitò per qualche secondo.
«Suo padre richiede fortemente la sua presenza» disse la ragazza in tono pratico.
«Dovrete pazientare una decina di minuti» disse una voce alle spalle di Chris. Entrambi – Chris ed Emily – si voltarono e fissarono Emma, che era appena uscita dalla doccia e aveva un asciugamano in vita. «Devo asciugare i capelli, vestirmi e truccarmi».
Emily inarcò le sopracciglia.
«Non è necessario che lei sia truccata» disse Emily. «È irrilevante ai fini della lettura del testamento». La ragazza dubitava fortemente che Emma riuscisse a prepararsi in soli dieci minuti, ma il suo tatto e la sua educazione le imposero di parlare in modo educato e perplesso, anche se con una certa e notevole sfumatura ironica.
«Però tu sei ben truccata» osservò Emma. «Se il trucco è irrilevante ai fini della lettura, perché allora tu ti sei truccata?».
«Perché io mi sono preparata con largo anticipo e rispettando i tempi» disse Emily semplicemente. «Ma il trucco è solo un in più».
«Per favore» si intromise Chris, senza però lasciar intendere se si riferisse a Emily perché smettesse di fare l’impertinente o a Emma incitandola a sbrigarsi.
«Ho capito. Riferirò» tagliò corto Emily, fece un piccolo inchino che sembrava di ironia più che di rispetto e sparì.

«Ma come si permette» disse Emma contrariata e con una smorfia sul viso non appena Emily ebbe chiuso la porta. «Potresti fissarla con ancora un pochino di insistenza, non credi?» disse poi con un tono seccato e al tempo stesso pungente.
«Che fai, la gelosa?» le rispose Chris scettico, alzando un sopracciglio.
«Io? Gelosa di…» esitò, «di quella? Meglio che sto zitta. Lei scompare quando è accanto a me. Puoi iniziare a scendere, vai schiavo altrimenti papà si chiederà dove sei finito».
Chris ed Emma si fissarono entrambi con uno sguardo aggressivo, e per giunta il tempo scorreva inesorabile. Farsi trattare da schiavo da Emma era sempre stato molto piacevole ed eccitante, e in quel momento Chris provava un misto di irritazione ed eccitazione, ed entrambe le sensazioni non erano tra le più adatte appena prima della lettura di un testamento.
«Sì, credo proprio che andrò» disse Chris. «Non perché me lo dici tu, ma perché voglio evitare litigi inutili».
Il ragazzo si voltò, uscì dalla camera e sbatté forte la porta.
«Tu invece ci vai proprio perché lo dico io!» sussurrò tra i denti Emma, senza abbandonare i suoi atteggiamenti duri.

Il salotto era affollato ma insolitamente silenzioso quando Emma l’ebbe raggiunto una mezz’oretta più tardi, quindi con certo ritardo rispetto ai tempi che aveva promesso. La dimora di Carlo il capostipite era molto lussuosa. Era una villa ubicata su tre livelli: pianterreno, primo piano e attico. Carlo l’aveva ereditata dalla famiglia di suo padre ed era nata come dimora per le vacanze al lago, salvo poi edificarla come casa per la propria residenza fino alla propria morte. Anche da vedovo Carlo intese vivere lì da solo, anche se nei fatti non era mai stato davvero solo, visto che aveva trascorso molto tempo con Emily, che gli aveva fatto da domestica, da amica e anche da infermiera quando necessario.
Carlo era sempre stato un bell’uomo fino ai suoi ultimi giorni e non era così diverso dal suo nipote maggiore Chris nell’aspetto. Era stato un rispettabile e amato medico, per anni era stato un primario in un ospedale e un po’ di anni addietro aveva anche fondato una clinica privata che non aveva mai mancato di visitare.

Emma si sentì addosso gli occhi di tutti mentre prendeva posto a sedere, ma c’era qualcosa di strano nell’atmosfera di quella sera.
Oltre a Chris, Emily e ora Emma, nel salotto erano presenti altre sette persone:
Walter, il padre di Chris e figlio maggiore di Carlo, un uomo di 52 anni di qualche centimetro più basso del suo primo figlio, con dei cortissimi capelli castani e un po’ stempiato, con gli stessi occhi di suo padre e suo figlio; Giovanna, la moglie di Walter, una donna di 50 anni molto attraente e alta quasi quanto suo marito, sempre in perfetto ordine e ben truccata, con dei capelli tinti di biondo e occhi chiari anche lei; Caterina, 23 anni, la sorella intermedia di Chris, capelli castani molto lunghi – ancora più lunghi di quelli di Emily – e occhi azzurri, alta grosso modo come Emma; Giacomo, 19 anni, il fratello minore di Chris, molto somigliante a suo fratello nei lineamenti e nei colori, ma di aspetto molto più giovane e senza un filo di barba; Cristina, la secondogenita di Carlo e sorella di Walter, un’attraente donna di 43 anni, capelli castani quasi sul rosso relativamente lunghi che le ricadevano sulle spalle, e a differenza di suo fratello aveva gli occhi scuri, indossava un paio di occhiali blu a farfalla e dimostrava almeno cinque anni in meno rispetto a quelli che realmente aveva, ed era la più bassa della famiglia, infatti a malapena raggiungeva i 1,55 metri; Cristina non si era mai sposata, aveva avuto una breve relazione da cui era nata Fabiana, l’unica sua figlia, anche lei presente quella sera, che aveva 21 anni, dei capelli neri lunghi e ricci, e anche lei, come la maggior parte della famiglia, dei begli occhi azzurri; era alta su per giù come Emily.
L’ultima persona lì presente era un membro completamente estraneo alla famiglia: era un uomo sui sessanta ed era il notaio a cui Carlo aveva affidato il suo testamento.

«Ce l’avete fatta» commentò Walter, il padre di Chris. «Non avete mostrato il minimo rispetto per nessuno di noi e il notaio non può perdere tutta la serata a causa vostra».
«Ci vorranno dieci minuti» disse il notaio che sembrava un po’ imbarazzato. Era un uomo bassino e grassoccio con un viso gradevole e i capelli brizzolati. «Ma avevo già anticipato che non fosse necessaria la presenza di tutti i membri della famiglia. In ogni caso, tornando al discorso testamento, vi devo informare che c’è stata una correzione dell’ultimo momento».
L’uomo, che indossava una giacca di qualità eccelsa, aveva tra le robuste mano una busta dall’aria ufficiale. Si sedette dietro una scrivania, prese un paio di occhiali da una fodera, li indossò, aprì la busta e vi estrasse un foglio. Chris non disse nulla, si limitò a sedersi su un divanetto comodo vicino a un camino scoppiettante.
«Molto bene» disse il notaio. «Seguendo le indicazioni del testamento, devo andare a recuperare delle cose. Sarò di ritorno tra un paio di minuti».

«Vedo che ti sei fatto vivo finalmente» disse Cristina a Chris, approfittando dell’assenza dell’uomo estraneo. «Al funerale del nonno non ti ho visto».
«Ero troppo sconvolto» disse Chris, senza tuttavia risultare credibile.
«Okay, ognuno elabora il lutto a modo proprio» intervenne Giovanna, la madre di Chris.
Gli occhi di Cristina si posarono poi su Emma.
«Quindici minuti, dieci minuti» le disse. «Mezz’ora ci hai messo. Perché ci hai messo tutto questo tempo? Non dovevi prepararti per andare a un matrimonio».
«Potrei avere un caffè?» chiese Chris a Emily, cambiando bruscamente discorso e interrompendo la ramanzina di sua zia.
«Emily non è la tua serva» intervenne Caterina. «Se vuoi un caffè fattelo da solo».
«Ciao Cate» disse Chris come se avesse visto sua sorella per la prima volta quella sera. «Come procedono gli studi?».
«Sei sempre il solito stronzo» disse Caterina, guardando suo fratello maggiore facendo trasparire un certo disgusto dal suo sguardo.
Fortunatamente il notaio fu di ritorno e mise fine a quella sterile e inutile discussione.
«Rieccomi di ritorno. Procediamo pure con la lettura del testamento» disse l’uomo.
Il notaio scrutò attentamente tutti i presenti nel salotto poi prese a leggere il testamento. Sembrava corrucciato per qualche strano motivo. L’atmosfera tra i presenti cambiò sensibilmente: era un mix di tensione, attesa e nervosismo. L’uomo ruppe gli indugi e iniziò a leggere.
«Io, Carlo Traiani, nel pieno delle mie facoltà fisiche e mentali, lascio a Emilia Sarnelli la mia villa di residenza al numero 7 di viale dei Gelsomini e tutto ciò che contiene, compresa la mia automobile; lascio a Emilia Sarnelli la mia seconda casa di proprietà al numero 2 di via Carlo Alberto, e dispongo inoltre che la stessa Emilia Sarnelli diventi proprietaria dell’immobile della clinica privata che ho fondato e direttrice della stessa, all’indirizzo c.so Mazzini numero 44.
Il mio conto bancario verrà così suddiviso: il 50% diverrà legittima proprietà di Emilia Sarnelli, l’altro 50% andrà nelle casse della clinica».

La reazione dei presenti fu scioccante. Emily diventò tutta rossa e sembrava presa di sprovvista; fu su di lei che indugiarono gli occhi di tutti. Chris scoppiò a ridere, ma fu l’unico che sembrava averne voglia.
«Che cosa?» saltò su Cristina.
«Non può essere vero tutto questo» disse Walter, avvicinandosi al notaio e afferrando il foglio per leggerlo. La sua espressione si incrinò, perché leggendo aveva riconosciuto la grafia e la firma di suo padre. «È tutto vero invece» disse, porgendo il foglio a sua sorella Cristina; la donna lo lesse ma non fece nessun commento. Tutti gli altri guardavano da Emily al notaio con espressioni contrariate e ostili, con l’eccezione di Fabiana che sembrava essere capitata lì per caso e che si stesse semplicemente annoiando.
«Questo testamento deve essere impugnato, papà non era lucido per aver fatto una cosa del genere. Lasciare tutto a… a…» disse Cristina, guardando Emily con aria risentita.
«Vi assicuro che è stato estremamente lucido fino ai suoi ultimi giorni» disse il notaio. «Non c’è nulla che possiate fare. Le sue volontà erano queste e vanno rispettate. È tutto perfettamente legale, anche se eticamente discutibile».
Cristina guardò corrucciata il notaio ma non aggiunse nulla. Fu Walter a rompere quel silenzio carico di tensione.
«C’è altro?» chiese. «Può dirci quali sono state queste modifiche dell’ultimo minuto? Ci è dato saperlo?».
«Sì» rispose il notaio. «C’è un unico allegato che Carlo ha deciso di non lasciare a Emilia Sarnelli, ma a un’altra persona qui presente. È questa la modifica di cui parlavo». Prese un ulteriore foglio dalla busta e lo indicò.
Tutti continuavano a fissare l’uomo, anche se qualche sguardo dardeggiò sul foglio.
«E cos’è?» chiese Walter incitandolo a sbrigarsi.
«Il medaglione che era appartenuto alla nonna, quello con su inciso lo stemma di famiglia» disse l’uomo senza nemmeno leggere dal foglio. «Il medaglione è stato lasciato a Cristina Traiani, perché per volontà di Carlo, secondo le indicazioni della nonna, deve essere tramandato di madre in figlia».
Cristina sgranò gli occhi. Era chiaro che non si era aspettata una cosa del genere, proprio come nessun altro nella sala. Persino Chris sembrò sorpreso, anche se ancora evidentemente divertito. L’attenzione di tutti si soffermò proprio su di lei. Emily fece uno strano sorriso ma nessuno sembrò notarlo.
«E dov’è?» chiese la donna, che sembrò un po’ nervosa ora che l’attenzione di tutti fu riversata su di lei.
Il notaio fissò la donna con un’espressione indecifrabile. Poi estrasse una chiave dorata dalla busta e la posò sul tavolo.
«Il signor Traiani mi ha fornito le istruzioni necessarie per recuperare il medaglione» disse l’uomo. «È un oggetto il cui valore supera il migliaio di euro come minimo. Si trovava in una cassaforte dietro un dipinto». Il notaio aprì la sua valigetta, estrasse un bellissimo medaglione d’oro luccicante e lo consegnò a Cristina, che assunse un’espressione indecifrabile e a tratti commossa. Gli occhi di tutti erano puntati sull’oggetto. Lo sguardo di Walter era incrinato.
«È tutto?» chiese bruscamente l’uomo, che sembrava un po’ risentito.
«Non esattamente» rispose il notaio. «Suo padre possedeva un secondo medaglione, che era il doppione di questo» e indicò con l’indice il medaglione che era tra le mani di Cristina, «ma era un falso. È una copia fatta alla perfezione ma il suo valore è inferiore e soprattutto non c’è lo stemma di famiglia inciso su. Quello, come qualunque altro oggetto presente in questa casa, va di diritto alla signorina Emilia Sarnelli» e indicò Emily. «Ma sono desolato di dovervi riferire che il falso medaglione risulta sparito».

Edited by Flover - 26/3/2023, 09:19
 
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view post Posted on 26/3/2023, 07:22     +1   +1   -1
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"slave" Proprieta' di Severa Dolce

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Bello, complimenti, spero di leggere il seguito presto.... ;)
 
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view post Posted on 26/3/2023, 09:44     +1   +1   -1
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Professore/essa SM

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Molto interessante, mi piace.
È ispirato da knives out ?
 
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view post Posted on 26/3/2023, 09:59     +2   +1   -1

Maestro di Piedi

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L’idea per la scena del testamento mi è venuta proprio guardando quel film che a parer mio è un capolavoro.
Ma sarà una delle pochissime similitudini, la storia prenderà una piega completamente diversa.
Anche il nome di Chris è un omaggio a Chris Evans, uno degli attori protagonisti del film.
Grazie per i feedback a entrambi e spero che il seguito sarà all’altezza :)
 
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view post Posted on 26/3/2023, 15:28     +1   -1

Professore/essa SM

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Bella batosta per Chris e di riflesso anche per Emma, ance se lei non era di famiglia, se continua mi farebbe piacere
 
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view post Posted on 26/3/2023, 16:39     +2   +1   -1
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Sottomesso anomalo. Più unico che raro

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Sarò costretto a togliere questo racconto perché è un plagio di una mia vecchia storia. Uno dei miei personaggi si chiamava Traiani di cognome e tu lo hai ricopiato di sana pianta. ^U^
A parte gli scherzi, un bentornato a una delle penne migliori del forum. So già che mi appassionerò alla storia e che la leggerò stravolentieri.
 
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view post Posted on 27/3/2023, 11:51     +2   +1   -1

Decano BDSM

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Per me un racconto di Flover è sempre un evento. Che dire? Scrittura coinvolgente, idee mai banali. Ah si, sbrigati a postare gli altri episodi😂😂
 
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view post Posted on 28/3/2023, 10:39     +3   +1   -1

Maestro di Piedi

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Davide Sebastiani in realtà anche il nome di Emily ti ho "scopiazzato" dal racconto di Yael ma dettagli.
Maxslave5 ecco a lei il seguito:

Capitolo II

Era oltrepassata la mezzanotte. Dopo una discussione coi parenti, Emma e Chris erano rientrati nella stanza da letto al primo piano per recuperare le loro cose.
«Non ci posso credere» disse Emma sbattendo la porta. «Tuo nonno ha lasciato tutta la sua eredità a quella poveraccia. Roba da matti. E tu cosa fai? Ti metti a ridere, ma quanto sei infantile a volte?».
«Nonno mi aveva già detto tempo fa che ci avrebbe esclusi dal testamento» disse Chris. «Mi disse che nessuno di noi avrebbe avuto neanche un centesimo da lui. La loro reazione mi ha fatto ridere».
«Tu lo sapevi?» disse Emma con la faccia delusa. «E perché non mi hai mai detto nulla?».
Chris scrollò le spalle.
«Per me non aveva importanza» disse. «Non ho bisogno delle cose di nonno. Ne faccio tranquillamente a meno. Non sono mica mio padre».
«Ecco perché non hai versato lacrime alla sua morte» disse Emma comprensiva. «E sapevi anche del falso medaglione?».
Chris rise.
«Cosa vuoi che ne sapessi?» disse. «Nonno mi ha detto che mi avrebbe escluso dal testamento, non avrebbe mai confidato a me una cosa del genere. Mi chiedo perché cambiare idea all’ultimo momento».
«Già, chissà» disse Emma pensierosa. «Comunque per me è stata Emily a rubare il falso medaglione».
«Emily?» chiese Chris scettico.
«Sì, Emily» disse Emma. «Nessuno meglio di lei conosce questa casa e sicuramente ha messo le mani un po’ ovunque. Peccato per lei che si sia rivelato un falso».
«Non saprei» disse Chris. «Nonno ha sempre avuto grande fiducia di Emily».
«Credi alla sua innocenza?» sbottò Emma. «Chi altri può essere stato? Non vorrai dirmi che sospetti di qualche membro della tua famiglia?».
«Senti, non lo so» ribatté Chris, portandosi una mano alla fronte. «Non è detto che sia stato per forza un membro della famiglia, può essere stato chiunque a farlo sparire».
«E certo che non sospetti di Emily, perché a te in verità lei piace» disse Emma duramente, con un sorriso storto che sembrava incredibilmente cattivo, senza mostrare interesse per l’oggetto sparito ma solo per l’eventuale interesse di Chris nei confronti di Emily.
«Cosa?» disse Chris con tono scandalizzato. «Vuoi scherzare?».
«Mettiti in ginocchio e baciami le punte delle scarpe» ordinò Emma come se nulla fosse.
«Non ho voglia ora di giocare» replicò Chris, ma la cosa gli costò caro. Emma gli si avvicinò e lo schiaffeggiò forte col palmo della mano destra.
«Io invece sì, ho voglia di giocare e giocheremo. E ora baciami le punte delle scarpe» gli disse con tono autoritario.
Chris fece per avvicinarsi alla porta, anche perché gli sembrò di aver sentito dei passi di fuori, ma Emma fu velocissima nel calpestargli un piede col suo.
«Non chiuderai la porta a chiave» disse con un sorriso, indovinando quali fossero le intenzioni del suo ragazzo. «Hai paura che venga di nuovo Emily e che scopra che quest’uomo è in realtà lo schiavo della sua ragazza? E be’, sarebbe solo la verità, Chris. E poi diciamocelo, le cose fatte in pubblico sono molto più eccitanti. Ti ricordi quando mi scopasti nel bagno di quel ristorante quando tuo fratello festeggiò i suoi diciotto anni? Lo facemmo nel bagno delle ragazze e non avesti problemi a sottometterti a me. E speravi anche che tutti ti sentissero godere… come mai ora ti fai tutti questi problemi? Ti stai già rammollendo?».
«Io…» farfugliò Chris a disagio, un po’ spaventato e un po’ eccitato. «Era diverso, la porta era chiusa a chiave».
«Baciami le punte delle scarpe» disse Emma per la terza volta, ma questa volta a voce più alta e decisa. «Non lo ripeterò un’altra volta».
Non del tutto convinto, ma ben deciso a evitare una sceneggiata da parte della sua ragazza in una serata che era già stata fin troppo strana di per sé, Chris si inginocchiò ai piedi di Emma e baciò finalmente le punte delle scarpe coi tacchi della sua ragazza. Per fortuna nessuno bussò alla porta e di fuori non sembrava provenire alcun rumore. Forse prima era stata solo la sua impressione per la paura di essere scoperto in segno di sottomissione nei confronti della sua padrona. Non era nemmeno certo che ci fosse ancora qualcuno in casa; quando erano saliti di sopra c’era ancora qualcuno dei suoi parenti al piano di sotto, ma tutti stavano per tornare a casa. Quindi si rilassò e si abbandonò alla sensazione di piacere che la dominazione gli procurava.

Dopotutto era quello che gli piaceva fare, e la sua ragazza sapeva benissimo come trargli il massimo del piacere. Chris aveva sempre avuto in mano le redini del gioco. Era il primo nipote di una famiglia importante e rispettabile, lavorava per l’importante azienda di famiglia ed era sempre stato di bell’aspetto e desiderato dalle ragazze, dalla più timida alla più sfacciata, e aveva sempre avuto un carattere dominante e sicuro di sé. Ma nella sua sessualità era sempre stato un po’ il contrario di tutto ciò. Gli piacevano le donne toste e dominanti, amava che fosse la sua ragazza ad avere in mano il suo destino e il suo piacere nei rapporti sessuali, impazziva quando lei lo rendeva il suo schiavo. A lui piaceva abbandonarsi al piacere ed essere trasportato coi metodi più perversi.
Per Emma all’inizio la cosa era stata un po’ bizzarra ma poi il tutto si era rivelato molto piacevole e stuzzicante, e spesso approfittava della situazione per tenere sempre il coltello dalla parte del manico. Aveva inizialmente creduto di doversi limitare a far leccare i suoi piedi a Chris, ma ben presto si era resa conto che quella situazione era semplicemente stereotipata e aveva scoperto che le fantasie di lui andavano ben oltre e alcune erano davvero molto eccitanti anche per lei. Ed Emma era troppo intelligente e aveva una mentalità troppo aperta per farsi scappare quell’occasione per sperimentare terreni della sessualità che fino a poco tempo prima aveva considerato come cose strane per persone strane. Forse in fondo, ma molto in fondo, era strana anche lei. Ma non gliene importava nulla: il piacere era intenso e sapeva che avrebbe convinto Chris prima o poi a farsi dominare in pubblico e dimostrare a tutti che lui cascava ai suoi piedi. Era quello il suo pallino e prima o poi avrebbe raggiunto il suo obiettivo.
Emma si era persa così tanto nei suoi pensieri che a stento si era accorta di una sensazione calda e piacevole sulle sue gambe: Chris, in assenza di ordini, aveva preso a baciare e leccare prima i dorsi dei suoi piedi, poi stava iniziando a salire su per le gambe. Era arrivato al ginocchio, quando Emma diede un gridolino particolarmente forte, provando brividi lungo tutti i fianchi. Chris aveva raggiunto una potentissima erezione, ormai evidente anche dal rigonfiamento dei pantaloni.
«Ti voglio completamente nudo» disse Emma.
«Non me lo faccio ripetere due volte» rispose Chris, spogliandosi celermente e mostrando alla sua ragazza quanto tutta quella situazione lo eccitasse.
Emma si denudò completamente a sua volta, mettendo i suoi seni piccoli ma sodi in bella mostra, per poi avvicinarsi a Chris e afferrargli il membro, stuzzicandogli il glande con i polpastrelli e le unghie.
«Non sai quanto mi piacerebbe portarti al guinzaglio per tutta casa a quattro zampe, col cazzo tutto dritto» gli sussurrò Emma mettendogli le mani al collo e facendo una leggera pressione, come se volesse simulare un collare. «Ora apri la porta» gli ordinò infine.
«Co-cosa?» balbettò Chris. L’importanza dell’ordine di Emma l’aveva un po’ spaventato, ma il tono tanto calmo quanto autoritario lo faceva impazzire di piacere.
Emma gli diede uno schiaffo molto forte sulla guancia.
«Ti ho detto di aprire la porta» ripeté con un tono ancora più austero che non ammetteva repliche. «E guai a te se fai di nuovo finta di non capire, perché te ne farò pentire».
«Sì… chiedo scusa» farfugliò Chris intimorito.
«Bene» disse secca Emma. «E ora obbedisci, prima che io perda la pazienza. E stasera ne ho già poca».

Col cuore a mille per l’eccitazione, la sgridata della sua padrona e per la paura di ciò che Emma avrebbe potuto fargli fare, Chris aprì la porta con gesti timidi e impacciati, come a voler rimandare il momento in cui sarebbe uscito tutto nudo nel corridoio. E se ci fosse stato qualcuno lì fuori? Ormai Chris aveva perso la cognizione del tempo, sapeva che era sera molto tardi ma era comunque un rischio grossissimo quello che stava per correre.
Un’occhiata fugace a destra e sinistra gli disse che fortunatamente il corridoio era deserto e silenzioso: tutte le luci della villa sembravano spente e tutto taceva. Poi indietreggiò e guardò incerto Emma.
«Usciamo di fuori» gli ordinò. «Dobbiamo fare una cosa».
«Ma fa freddo» disse Chris, arrampicandosi sugli specchi.
Emma fu velocissima: con un’agilità fuori dal comune gli diede un calcio nei testicoli col dorso del piede. Il calcio non fu proprio violentissimo, ma Emma dosò la forza quel tanto da far provare un certo dolorino in un punto così delicato al suo ragazzo.
«Mi sembrava di averti detto di non fare il furbo» gli disse con severità. «Io fuori volevo solo giocare un po’, ma viste le circostanze… sarai anche punito».
«No, no, ti prego!» piagnucolò Chris, inginocchiandosi al cospetto di Emma. «Non lo farò più, te lo prometto».
Emma fece un sorriso larghissimo e questo un po’ sorprese Chris, che la guardava dal basso verso l’alto con un certo timore reverenziale.
«Mi hai dato un’idea bellissima» disse Emma con voce bassa e sensuale.
«Quale?» chiese Chris un po’ preoccupato, anche lui a voce bassa.
«Seguimi» disse Emma, piazzandosi al centro del corridoio buio e deserto. Chris obbedì e andò, seppur incerto, vicino a lei. Non sapeva se i suoi parenti se ne fossero già andati tutti. Rabbrividì un po’ per il freddo e un po’ per il timore di essere scoperto. Emma invece non sembrava per nulla nervosa; e se lo era, era davvero un’ottima attrice da riuscire a nascondere il suo stato d’animo.
«Mettiti prostrato e baciami il ginocchio, poi continua a baciare scendendo lungo la gamba fino al dorso del piede» ordinò Emma a Chris, continuando a usare quel tono basso ed eccitante.
Chris fece un gran sospiro, e ben sapendo che se si fosse rifiutato si sarebbe ritrovato in guai ben peggiori, si inginocchiò e le baciò tutta la pelle nuda dal ginocchio alla gamba al dorso del piede. Lo fece in tempi sorprendentemente veloci, ma Emma non ebbe nulla da ridire, anzi sembrò essersi goduta ogni singolo tocco delle calde labbra di Chris sul suo corpo.
«Rientriamo?» supplicò Chris incerto. Emma temporeggiò.
«Non ti eccita il rischio, Chris?» gli chiese sottovoce.
«Fino a un certo punto» ammise Chris, guardandosi furtivo intorno. Tutto sembrava ancora tacere, ma non ci sarebbe voluto molto a scoprirli se Emily avesse deciso di farsi una passeggiata notturna.
E fu proprio in quel momento che Chris notò qualcosa di strano: guardò verso una finestra nelle vicinanze e vide che la luce del giardino era accesa. Qualcuno era lì nei paraggi, quindi lui ed Emma non erano soli.
«C’è qualcuno qui» sussurrò Chris. «Rientriamo».
Emma alzò gli occhi al cielo.
«E va bene, rientriamo» sbuffò. «Ma ti beccherai una punizione».

I due rientrarono ed Emma sbatté la porta con una certa forza.
«Mettiti steso sul letto» ordinò a Chris, che sollevato di essere di nuovo in camera al sicuro obbedì con piacere. Prese a fissare il corpo nudo di Emma nella sua perfezione e la sua eccitazione non fece che incrementare. Emma prese con sorpresa di Chris la sua borsa, la aprì ed estrasse dal suo interno un sacchetto nero. Chris assunse un’espressione stupita.
«Cos’hai là dentro?» le chiese. Emma lo guardò negli occhi e fece un sorriso larghissimo e molto malizioso.
«La mia arma segreta» rispose. Aprì il sacchetto e prese un paio di manette. Chris sgranò gli occhi.
«Tu vorresti dirmi che vai in giro con delle manette?» le chiese. «Ma sei matta?».
«Tieni a freno la lingua, schiavo. Altrimenti te la faccio ingoiare» disse Emma. «Metti i polsi vicino le sbarre del letto».
Seppur non del tutto convinto, Chris obbedì ed Emma gli ammanettò i polsi, come aveva detto, proprio vicino le sbarre del letto. Il cuore di Chris accelerò all’improvviso, consapevole del fatto di essere completamente nelle mani della sua ragazza, che in quel momento sembrava emanare fascino e potere come non era mai successo prima. Emma avrebbe potuto andarsene, avrebbe potuto impedirgli a lungo di toccarsi, avrebbe potuto anche impedirgli di andare in bagno e di dormire in posizione comoda. Quella sensazione era allo stesso tempo terrificante ed eccitante.
«Ho sempre un paio di manette in borsa, soprattutto quando so che devo uscire con te» gli confessò Emma, riportandolo – anche se solo in parte – alla realtà. «In caso ce ne fosse il bisogno. E poi lo sai che il mio più grande desiderio è quello di dominarti in pubblico».
A quelle parole il membro di Chris ebbe un sussulto. Emma iniziò a fare dei movimenti molto provocanti. Si mise l’indice in bocca e iniziò a succhiarlo molto rumorosamente, poi se lo fece scivolare lungo il corpo, prima lungo il collo, poi si stuzzicò i capezzoli ansimando, poi fece scendere il dito lungo la pancia fino all’ombelico, fino ad arrivare alle sue parti intime, che prese a stuzzicare. Si mise ad ansimare più forte, socchiudendo gli occhi per la goduria. Chris era al limite. Sapeva che sarebbe potuto esplodere nel piacere da un momento all’altro, ma la sensazione era alterata dalla posizione scomoda delle braccia che cominciava a sentire intorpidite e anche dall’impossibilità di toccarsi. Emma continuava a ripetere quei movimenti provocanti e fissava Chris dritta negli occhi, consapevole dello stato in cui lo stava riducendo e divertita da tutta la situazione.

Emma si avvicinò a Chris e gli mise un ginocchio tra le gambe, facendo una leggera e piacevole pressione sui testicoli, gli mise le mani sulle spalle facendo un’intensa pressione con le dita nella sua pelle e lo baciò con passione con la lingua. Il bacio durò pochi secondi ma fu estremamente intenso: l’eccitazione per quella situazione così strana e il contatto con la pelle nuda di Emma fecero perdere il controllo a Chris per l’ennesima volta, e – come era già successo quella serata – ben prima di una penetrazione. Chris iniziò a tremare ed eiaculò fortissimo, espellendo una grandissima quantità di sperma e provò un piacere ben maggiore della volta precedente: lo sentì lungo tutto il corpo, si propagò dai fianchi per salire fino al cervello e scendere fin sotto i piedi, perché in quel momento non c’era nessuno a disturbarli, anche se la porta non era chiusa a chiave e aveva fisso il pensiero che qualcuno fosse fuori dal letto e potesse scoprirli di lì a qualche istante.
«Be’» constatò Emma infine liberandolo dalle manette. «Il rischio ti eccita tantissimo, non fino a un certo punto come hai detto poco fa. Sei durato molto meno del solito, e questo mi lusinga quanto mi irrita. Se non sei in grado di scoparmi stasera dovrai lavorare di lingua. E comunque stai tranquillo amore mio, per farti dominare in pubblico dovrai semplicemente lasciarti andare e farti guidare da me. Ora ripulisciti».

Con la mente un po’ più lucida dopo quel potentissimo orgasmo che l’aveva stordito, Chris si ricordò che c’era qualcosa che pochi istanti prima aveva mosso la sua curiosità.
«Torno subito» disse a Emma. Si mise qualcosa addosso, uscì dalla stanza, si affacciò alla finestra e guardò verso l’esterno per capire se effettivamente qualcuno fosse lì con loro. Sembrava che tutto tacesse, eppure Chris aveva la strana e inquietante sensazione che qualcuno lo stesse osservando. Si girò di scatto ma non c’era nessuno. Era il caso di scendere di sotto, controllare e magari spegnere la luce?
«Ah! Oh sì!».
Chris sobbalzò: dalla camera da letto si sentivano i gemiti di piacere di Emma, che evidentemente ci stava dando dentro con la masturbazione. Questo levò a Chris ogni altro pensiero dalla testa. Ritornò in fretta camera da Emma per dedicarsi al piacere di lei.
Le parole di Emma avevano in un certo senso toccato l’orgoglio di Chris, che amava essere dominato dalle donne ma non era un di certo il primo pivello o uno sfigato che non ci sapeva fare con le donne: se la scopò e con molto gusto.
I due ragazzi si addormentarono lì e fu poco prima delle sette del mattino che i due ragazzi decisero di andare via. Il cielo iniziava a divenire via via sempre più chiaro e verso est c’era uno splendente bagliore roseo.
Emma era piuttosto di fretta perché doveva passare un attimo da casa prima di andare al lavoro.
C’era una cosa che stuzzicava la curiosità di Chris: la luce del giardino era stata spenta da qualcuno. Non chiuse la porta d’ingresso della villa, aspettò di separarsi da Emma, tornò furtivamente alla villa e risalì al piano superiore della villa, poi si riaffacciò alla finestra del corridoio dalla quale si era affacciato durante la nottata. Vide Emily che passeggiava sul lungolago, e lì rabbrividì. A quell’ora il clima era piuttosto freddo, e sicuramente nei paraggi del lago si gelava. Quindi la ragazza era lì, ma Chris non sapeva se avesse dormito in casa o se fosse arrivata da poco, anche se lo riteneva improbabile a giudicare dall’orario. Proprio in quel momento la ragazza decise che era arrivato il momento di rientrare, e voltandosi guardò su verso la casa. Chris si discostò di scatto: non voleva che Emily lo sorprendesse mentre la stava spiando. E senza pensare ad altro tornò in camera e si sdraiò sul letto. Ora era sicuro di essere completamente solo con Emily nella villa e si sentì terribilmente eccitato.
 
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view post Posted on 28/3/2023, 12:54     +1   -1
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"slave" Proprieta' di Severa Dolce

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Sempre bello !!!
 
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view post Posted on 28/3/2023, 13:21     +2   +1   -1
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Secondo me è stato il maggiordomo. :D
A parte gli scherzi, l'ho letto in pochi secondi il che significa che scorre piacevolmente. Ma c'erano pochi dubbi conoscendo il tuo modo di scrivere.
 
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view post Posted on 28/3/2023, 13:27     +1   +1   -1
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La donna al di la del telefono ascoltò quello che la sua commissaria aveva da
chiederle e dopo qualche secondo diede la risposta. Si trattava del numero di
targa dell'automobile ferma sulla strada che era di proprietà di una certa
Cornelia Traiani, incensurata, 28 anni.


Tratto da Inferno o paradiso :)
 
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view post Posted on 29/3/2023, 13:28     +1   -1

Maestro di Piedi

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CITAZIONE (Davide Sebastiani @ 28/3/2023, 14:21) 
Secondo me è stato il maggiordomo. :D
A parte gli scherzi, l'ho letto in pochi secondi il che significa che scorre piacevolmente. Ma c'erano pochi dubbi conoscendo il tuo modo di scrivere.

In questo caso la… maggiordoma :)
Comunque avevo completamente rimosso quel cognome. L’età si fa sentire 🤣
 
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view post Posted on 29/3/2023, 14:18     +1   -1
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CITAZIONE (Flover @ 29/3/2023, 14:28) 
In questo caso la… maggiordoma :)
Comunque avevo completamente rimosso quel cognome. L’età si fa sentire 🤣

E come facevi a ricordartelo? E' un racconto vecchio di tanti anni e si trattava pure di un personaggio secondario
 
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view post Posted on 31/3/2023, 10:18     +1   -1

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Capitolo III

Toc! Toc!
Chris si alzò di scatto. Ormai la luce solare illuminava tutta la stanza con la sua doratura.
«Sì?» disse Chris con la voce un po’ inquieta.
La porta si aprì ed entrò Emily con piccolo vassoio su cui era poggiata una tazzina.
«Buongiorno» disse la ragazza. Quella mattina aveva i capelli completamente slegati e un po’ in disordine, una semplice vestaglia da notte azzurra ed era struccata. Gli occhi di Chris indugiarono a lungo su di lei.
«Ti ho portato un caffè» disse Emily con tono gentile, poggiando il vassoio sul comodino. Sgargiò un sorriso che Chris non seppe come interpretare.
«Non ti avevo ordinato nulla» disse Chris un po’ accigliato. «Ma grazie».
Non era da Emily fare certi tipi di carinerie senza ordini, e soprattutto era la prima volta che gli dava del tu. Chris si sentì improvvisamente nervoso ed Emily sembrava aver captato qualcosa del suo strano umore.
«Hai la memoria corta, signor principe Traiani» disse Emily con quello strano sorriso dipinto sulle labbra. «Ieri sera hai ordinato un caffè come se fossi al bar. Bene, visto che ieri volevi tanto un caffè e visto che ora sei ospite a casa mia, da esemplare padrona di casa ti offro questo tanto desiderato caffè. Lo so che ti piace essere servito e riverito».
Emily si sedette sul letto vicino a Chris, che d’improvviso si sentì perversamente eccitato. Emily era la classica ragazza che lui si sarebbe scopato anche sui chiodi se solo non fosse fidanzato.
«Tu lecchi le scarpe alla tua ragazza, Chris?» buttò lì Emily come se nulla fosse, ma un lieve sorriso le si allargò nuovamente su quel suo volto giovane e bello. «Di solito non è una cosa appropriata a chi piace essere riverito come un principino viziato».
Chris arrossì: si sentiva ardere le guance ma cercò di mantenere il controllo. Negare non sarebbe servito a nulla, Emily a quanto pareva aveva trascorso lì la notte e aveva ascoltato parte della sua conversazione con Emma, e per forza di cose doveva sapere perfettamente di cosa stava parlando.
«Tu… tu hai origliato?» chiese Chris con rabbia, alzando di un po’ il tono della sua voce.
«Non mi sarei mai permessa» disse Emily sempre con una certa dolcezza, portandosi le mani ai capelli e sistemandoli. «Stavo uscendo dal bagno e mi trovavo a pochi metri di distanza dalla camera. Non ho potuto rendermi sorda solo per non sentire voi due». Qui assunse un’espressione molto dispiaciuta, ma Chris era pronto a giurare che stesse solo fingendo. «Carino da parte vostra dormire in casa di estranei senza il permesso. Comunque, Chris, dovresti dire alla tua ragazza di urlare con meno entusiasmo che tu devi leccarle le scarpe, soprattutto quando siete in una casa con altre persone. A meno che la cosa non fosse voluta».
Chris tremava per l’imbarazzo e la vergogna.
«Che stronza» le disse. «Gliele ho baciate comunque, non leccate. Ma è solo un giochino, nulla di più. È una carineria. E in ogni caso non sono affari tuoi».
«Sì, proprio una carineria» disse Emily, tornando a sorridere. «Volevo solo darti dei consigli, Chris».
«Non ho bisogno dei tuoi consigli» ribatté il ragazzo con una certa asprezza.
Emily tacque per qualche secondo. Il caffè restava immobile sul comodino a raffreddarsi.
«Perché lecchi le scarpe alla tua ragazza, Chris?» interruppe il silenzio Emily. «E non dirmi che è una carineria, non insultare la mia intelligenza».
«Questi…» Chris esitò. «Questi non sono affari tuoi».
«Ti eccitano queste cose?» chiese divertita la ragazza, al che Chris si spazientì.
«Vuoi ricattarmi?» le chiese Chris. «Hai scoperto il mio segreto e vuoi qualcosa in cambio per il tuo silenzio».
«Così mi offendi» gli rispose Emily con tono calmo. «Non ho bisogno dei tuoi soldi, riccone. No, è che ti ho scoperto con le mani nella marmellata e voglio divertirmi un po’».
«Sei una stronza» disse nuovamente Chris.
Emily alzò le sopracciglia.
«Scusa?».
«Sei una stronza!» ripeté Chris. «E già che ci siamo, che mi dici del falso medaglione che è sparito? Tu ne sai qualcosa?».
«Cosa vuoi che ne sappia?» sibilò Emily. «Sarebbe stato stupido tentare un furto nella villa in cui lavoravo, e io non sono stupida. Tuo nonno mi pagava bene e io gli ero molto affezionata; forse più di tutti voi messi insieme. Io non sono una ladra, Chris. Puoi anche prendere in considerazione l’idea che sia stato qualcuno della tua famiglia. Deve esserci qualche vipera tra di voi, e faresti bene a guardarti le spalle… ma tu sei troppo occupato a leccare le scarpe della tua ragazza per renderti conto di cosa ti succede intorno».
«Io… io non te lo permetto» ribatté Chris, ma Emily portò l’indice al naso per zittirlo.
«Non sei tu che permetti le cose in questa casa Chris» disse tranquillamente Emily. «Ora spetta a me. E non dirmi che la cosa ti dispiace».
Chris tacque. Fissava Emily in affanno e cercava di capire cosa volesse lei esattamente da lui. Stava semplicemente sfruttando l’occasione per provocarlo, divertirsi e farsi due risate? E nella sua mente prese forma la figura della domestica di origini umili che capovolge la situazione e sottomette il ricco della famiglia. La serva che inverte i ruoli e sottomette il padrone. Al solo pensiero si eccitò sensibilmente.

«Posso farti una domanda?» chiese Emily a sorpresa.
Chris scrollò le spalle.
«Già che ci siamo».
«Perché mi spiavi prima presto quando ero al lago?».
Chris rimase ammutolito.
«Io… spiarti?» chiese.
Emily sorrise.
«Certo che mi spiavi» confermò la ragazza tranquillamente. «Sei anche un guardone? Cosa c’è, Chris? Ti piaccio forse?».
«Ma che dici? Ma come ti permetti?» esclamò Chris rosso in faccia, imbarazzato perché Emily aveva esattamente centrato il punto che lei gli piaceva da morire. «Ti guardavo perché mi sembrava strano che una persona facesse una passeggiata vicino al lago freddo di prima mattina. Ero solo sorpreso, non ti stavo spiando».
Emily allargò il suo sorriso.
«Va bene, maschione» disse. «Mi piace respirare aria pulita di prima mattina. Bevi il caffè, poi porta la tazzina in cucina e mettila nel lavandino. Io vado a fare un bagno caldo qua accanto». Si girò e si diresse verso la porta.
«E perché sentivi il bisogno di dirmi che vai a fare un bagno caldo qua accanto? Cos’è, un invito?» le chiese Chris sfacciato, sentendo l’eccitazione montare e non riuscendo a fare nulla per fermarla.
Emily si voltò e lo guardò negli occhi con un sorriso indecifrabile.
«Sei fin troppo pieno di te per essere uno che lecca le scarpe alla sua ragazza. Vedila un po’ come vuoi» gli disse enigmatica. «Però sappi che il bagno lo faccio senza le scarpe. Se ti interessa».
Uscì dalla stanza e chiuse la porta.
Chris bevve il caffè che ormai era freddo e portò la tazzina giù in cucina.
La casa sembrava completamente deserta e Chris provò dei brividi lungo la schiena. Pensò a Emma, la sua ragazza: lei era una donna bellissima, intelligente, con una grandissima personalità, e la maggior parte del genere maschile lo invidiava perché aveva come ragazza una donna così bella, seducente e in gamba, inoltre tra di loro il sesso andava benissimo, scopavano tanto e lei era abilissima nel regalargli tantissimo piacere soddisfacendo le sue fantasie più perverse da uomo sottomesso. Sarebbe davvero valsa la pena provarci con Emily? Mettere a repentaglio il suo rapporto con Emma per provare un po’ di piacere diverso dal solito con una persona diversa dal solito? Poi si figurò Emily tutta nuda nella vasca da bagno, immaginò le sue tette nude, fantasticò sulla sua figa, le sue gambe fantastiche… poi gli apparve il volto di Emma davanti agli occhi, il suo sguardo severo e minaccioso, e un po’ ebbe paura di sé stesso.
Non sapeva nemmeno fino a quanto ci si potesse fidare di Emily.

Chris tornò al corridoio del primo piano e vide che la porta di uno dei bagni era aperta, la luce era accesa e da lì fuoriusciva del vapore e un buonissimo profumo di bagnoschiuma.
Entrò in quel bagno e ciò che vide lo lasciò di stucco: Emily era nella vasca piena di acqua bollente e sapone.
«Sei venuto quindi» disse dolcemente Emily con un sorriso larghissimo. Chris non riusciva a vedere nulla del suo corpo se non il viso e parte del collo dal momento che la vasca era piena di schiuma. Poi Emily fece fuoriuscire l’alluce dall’acqua e lo mosse. «Però come avrai notato non ho le scarpe».
«Al diavolo le scarpe!» esclamò Chris, si avvicinò alla vasca e baciò Emily con forza. La ragazza non si oppose; nonostante fosse rimasta allibita per qualche istante per quel gesto inatteso, rispose al bacio con passione. I due presero a baciarsi molto appassionatamente e rumorosamente.
«Entra anche tu nella vasca, che aspetti?» lo invitò Emily.
«Siamo soli in casa?» chiese Chris per sicurezza.
«E chi altri vuoi che ci sia?» rispose Emily stupefatta. «Hai visto o sentito qualcuno? Entra nella vasca».
Chris non se lo fece ripetere un’altra volta. Con lo sguardo duro e minaccioso di Emma che lo perseguitava, il ragazzo rinunciò definitivamente a ogni briciolo di buonsenso e si denudò, mostrando la sua pazzesca erezione a Emily, per poi entrare nella vasca proprio di fronte a lei. Il suo membro era senza alcun dubbio al massimo dell’erezione e si sentiva eccitato come mai gli era successo in vita sua. I due si avvicinarono e presero a baciarsi con foga, limonando duro e dando parecchio lavoro da fare alle loro lingue, perdendo la cognizione del tempo.
«Sei messo davvero bene» gli confessò Emily, che aveva preso a tastargli il membro con una certa forza. «Emma la fai godere un casino, scommetto».
«Vuoi provare anche tu?» la provocò Chris.
«Oh sì» mormorò Emily, con la voce che iniziava a cambiare il tono per l’eccitazione crescente. «Ma andiamo a letto, non voglio fare il bagno nel tuo sperma».
«Perché, non lo vuoi addosso?» chiese Chris supponente.
Emily lo fissò con uno sguardo eloquente, inarcando le sopracciglia.
«Preservativo» disse con semplicità, con uno sguardo che a Chris non piacque molto.
Chris strinse gli occhi: era abituato al fatto che le ragazze cascassero ai suoi piedi e a suo parere il desiderio più selvaggio di ogni donna era quello di farsi letteralmente sommergere dal suo sperma, quindi questa decisione di Emily lo spiazzò tantissimo.
«Non ce l’hai?» chiese Emily mantenendo quello sguardo per nulla innocente, provocandogli i testicoli e il membro con le dita del suo piede, facendolo trasalire per quella sensazione di piacere così eccitante che gli regalava il suo tocco. «Se non ce l’hai per me puoi uscire da questa stanza» gli disse indicandogli la porta col dito indice, continuando suo malgrado a stuzzicargli le parti intime.
«Non ho un preservativo» disse Chris. «Cioè sì ma non qui. Devo andare a prenderlo».
«Allora non se ne fa niente, mi spiace» disse Emily, smettendo di stuzzicargli il membro al massimo dell’erezione. Chris afferrò la caviglia della ragazza e si riportò il piede sul membro, premendolo con una certa forza e strusciandoselo sotto la pianta.
«Posso andare a prenderne uno» ripeté Chris con la voce contraffatta dall’eccitazione e con la libido a livelli eccezionali.
«Ti piace vero?» disse Emily guardandolo negli occhi. «Comunque non voglio che tu vada a prenderne uno, ci vorrebbe troppo tempo e mi passerebbe l’eccitazione. Hai perso la tua occasione, Chris. Almeno per il momento». Gli sorrise dolcemente.
Chris mollò il piede di Emily e la guardò con un certo risentimento. La ragazza uscì dalla vasca pur essendo completamente nuda, catturando la totale attenzione di Chris. Prese ad asciugarsi e rivestirsi man mano.
«Allora lasciatela leccare» la supplicò Chris. «Voglio farti godere».
Emily gli sorrise con quella che sembrava una certa dolcezza compassionevole.
«È una proposta molto allettante a dire il vero» gli sussurrò. «Ma non voglio». Gli afferrò il mento e glielo accarezzò come se lui fosse un bambino. «Questa mattina avevo voglia di scopare, non di farmela leccare».
«Allora aspettami dai!» supplicò Chris. «Il tempo di recuperare un preservativo e sono da te in un batter d’occhio. Non fare la stronza».
«No» mormorò con una certa durezza. «Si vede che sei molto viziato e abituato a ottenere sempre ciò che vuoi, ma non funziona sempre così la vita. Ti ho detto di no, non insistere. Ma ora puoi venire tranquillamente nella vasca visto che non ci sono più. Poi dopo ripulisci tutto, mi raccomando. Se vuoi masturbarti per bene posso anche portarti le mie scarpe, così le lecchi e ti ecciti ancora di più». Chris la fissò con un certo risentimento ed Emily scoppiò a ridere. «Sto scherzando, sto scherzando!» gongolò la ragazza. «Buona sega tesoro». Gli scocciò un bacio sulla guancia e uscì dal bagno.
 
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view post Posted on 31/3/2023, 16:48     +1   -1

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