Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

un treno...

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view post Posted on 12/1/2023, 16:07     +4   +1   -1
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Professore/essa SM

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Avete presente le stazioni delle grandi città?
sembrano micromondi, collettività piene di gente che passa immancabilmente pochi istanti insieme ma che per puro caso, solo se c'è l'atmosfera giusta passano dall'essere completi estranei a qualcosa di meglio.
Ecco una loro storia.
Agata era diplomata in ragioneria. Ma era un istituto professionale altamente prestigioso.
Selettivo e per niente denigrato.
L'idea era di fornire una grande attitudine a queste iscritte. Si, il liceo di Agata era solo femminile.
Conosceva il francese, l'inglese, aveva fatto persino tre ore di latino nel triennio.
E ben tre ore di diritto per tutti gli anni. Più il solito pacchetto da istituto commerciale. Dopo quel liceo ti spettavano occasioni di lavoro da subito.
La sua capo stava per arrivare. Lei aveva preso i biglietti sia per il treno dopo, conoscendola.
Si trattava di una semplice interregionale per un’oretta. E la paga, le veniva data persino queste situazioni scomode.
Ma un fatto le stava diventando fin troppo scomodo.
"Sti cazzo de tacchi!"
"Puoi togliere Roma ai Romani, ma non la loro Romanità!"
Gli occhi glaciali di Giada non smettevano di fregarla. Era una persona forte, ed i suoi occhi azzurri le sembravano sempre in grado di leggerle l'anima. Ne era spaventata qualche volta.
"Dottoressa. Buongiorno, come sta?"
"Agata, le mie scuse non saranno mai sufficienti" Tutta via ogni volta che si abbracciavano Agata carpiva qualche segnale. Lei non voleva solo essere la sua capo. Ed il fatto che spesso uscirono da amiche la stava mettendo sempre meno in soggezione dai suoi occhi.
"Non tema Dottoressa. Il capo è lei!"
Poco prima di salire l'avvocatessa Giada disse
"C'è una particolarità in questo treno. In un vagone c'è una piccola zona dove ci sono 4 posti lontani dalla carrozza ed è una piccola area isolata."
"Come un’area silenzio?"
"Oh no, molto meglio!"
Durante i primi minuti di viaggio i tacchi della cara Agata stavano diventando un fastidio severo.
Arrivate in questa piccola area, un piccolo tavolino e quattro poltrone le attendevano.
Agata era al limite. Per prima cosa raccolse i suoi capelli biondi e li chiuse con una matita.
"Dottoressa? Le dispiace se..."
"Togliti da quelle torture dai piedi, prima che tu impazzisca. Mi servi lucida per le prossime ore."
"Le ho già detto che è la migliore?"
"Mai abbastanza Agata."
Improvvisamente dalle scarpe uscirono i piedi della signorina Agata. Erano avvolti da delle calze bianche.
I ricami erano ricercatissimi.
Giada ne rimase colpita.
"Hai buon gusto ragazza!"
"Le ha riconosciute?"
"Cavalletti!" (La vera marca non mi ha pagato quindi....)
"Esatto Dottoressa."
Ma c'era dell'altro che attirò l'attenzione dell'avvocatessa.
L'odore. Era come se ella volesse cercarlo. Un leggero sentore cui l'avvocatessa dovette quasi scovare.
Il treno partì ed ecco che l'impeccabile professionalità di Agata tornò quasi a farle capolino.
Estratto l'orologio da taschino del padre dovette osservane che il ritardo era marginale.
"Solo due minuti di ritardo."
Giada mise alla prova il suo impeccabile senso di puntualità con una semplice domanda.
"Arriveremo quindi con un ritardo di?"
"Forse 8 o 9 minuti Dottoressa."
Tutta via quell'odore stava diventando sempre più intrigante.
Ma guardandosi intorno non trovò lì che piedi di Agata ad aiutarla a capire da dove venisse.
Giocò d'astuzia.
"Se non ricordo male tu ed io abbiamo lo stesso numero di scarpe!"
Agata smise di controllare le carte e distolse lo sguardo come a cercare di ricordarsi un dettaglio.
"Perché lo chiede?"
"Benché sarebbe interessante far vedere queste belle gambe, i nostri clienti potrebbero far notare ai nostri capi che non è carino che l'avvocato o la sua assistente stiano a piedi nudi..."
"Vuole che mi rimetta le scarpe?" Giada cercò i suoi occhi, consapevole che questi non avrebbero mai retto contro quelli di Agata.
"Cosa ho appena detto?" Non resse neanche un secondo.
"Che avrebbe paura se i suoi capi le dicessero qualcosa se restassi scalza durante l'incontro."
"Siamo all'incontro? No. Mancano ancora due ore e 18 minuti all'incontro. Ed avrai 137 minuti per startene senza scarpe!"
Poi mentre si toglieva le sue, aggiunse:
"Ma per evitare che tu abbia problemi mentre siamo all'incontro, mentre a me il mal di piedi non spaventa!"
Toltasi le scarpe le mise ai piedi di Agata.
Improvvisamente Giada si emozionò senza averne chiaro il motivo.
Agata cole l'occasione per guardarle le calze. Anche lei aveva gli stessi ricami ma nere.
Quando l'avvocato Giada mise ai piedi di Agata le scarpe, quelle di Agata invece le trovò giuste. Cosi passato qualche minuto si tolse le scarpe di Agata e rimise le sue dopo avergliele tolte. Solo che questo le fece provare un leggero imbarazzo... Imbarazzo che durò meno di un istante, perché Agata lasciò andare i piedi sul grembo del suo capo. Lei, in tutta risposta, e con una leggera tremarella nelle mani, accarezzò un attimo i piedi di lei. Mentre tutto questo avveniva, Giada annusò le scarpe di Agata.
"la destra odora meno di cuoio e di scarpa."
La domanda della segretaria fu un fulmine a ciel sereno. In cuor suo aspettava questo momento da quando l'assunse.
"Vuole annusarmi i piedi Dottoressa?" Questo perché la mano destra di Giada stava ancora accarezzando le caviglie della segretaria.
Un altro segnale, molto meno innocuo scatenò l'audacia di Agata, che stava continuando a rileggere gli appunti della sua avvocatessa. Il grembo di lei si stava scaldando. Sì, Giada si stava eccitando. Lei lo stava capendo.

Edited by Duca Rosso - 13/1/2023, 00:54
 
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view post Posted on 12/1/2023, 16:25     +1   -1
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Un istituto professionale di alto prestigio, tipo i Martinitt a Milano, va tutta la discendenza della Milano da bere.
Soprattutto passa da Liceo a Istituto professionale in una riga.
Peccato solo che non insegnino l'italiano...
 
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view post Posted on 12/1/2023, 16:38     +1   +1   -1
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Professore/essa SM

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CITAZIONE (Hassan2 @ 12/1/2023, 16:25) 
Un istituto professionale di alto prestigio, tipo i Martinitt a Milano, va tutta la discendenza della Milano da bere.
Soprattutto passa da Liceo a Istituto professionale in una riga.
Peccato solo che non insegnino l'italiano...

Vuoi criticarmi l'italiano per questa svista? Un cavolo di espediente per dire che Agata non è una semplice romana diplomata in ragioneria. Hai notato altre sbavature?
L'amministrazione scolastica non è il mio campo.
 
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view post Posted on 12/1/2023, 17:11     +1   +1   -1
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Visto che mi inviti:

Selettivo e per niente denigrato.
L'idea era di fornire una grande attitudine a queste iscritte
Dopo quel liceo ti spettavano occasioni di lavoro da subito
Lei aveva preso i biglietti sia per il treno dopo
Si trattava di una semplice interregionale
per un oretta
E la paga, le veniva data persino queste situazioni scomode.
Tutta via
Ed il fatto che spesso uscirono da amiche
in soggezione dai suoi occhi.
l'avvocatessa Giada : da laurea in giurisprudenza ad esame di stato in 5 minuti
un area silenzio
Togliti da quelle torture dai piedi
l'avvocatessa dovette quasi scovare

Poi mi sono rotto il cazzo di leggere.
Hai ragione, una semplice svista
 
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view post Posted on 12/1/2023, 17:53     +1   -1
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Vuoi forse dire che se ti laurei in giurisprudenza non sei "dottore"?
Nelle tue osservazioni precedenti, non hai detto quale sia l'errore che non ti ha fatto capire il senso della frase.
Cmq, trovando scomodo foneticamente, il femminile di avvocato, mi piaceva di più se la ragazza si facesse chiamare "dottoressa" dalla sua segretaria.
Mi stai recriminando gli "orrori" di battitura?
Cmq, visto che ci tengo, domani mattina cambio la configurazione di Word, lo rimetto in italiano e lo sistemo.
Altri hanno notato altre inesattezze?


Ho ricontrola con con word. Ho sistemato i due apostrofi.

Edited by Duca Rosso - 13/1/2023, 00:55
 
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view post Posted on 25/1/2023, 19:02     +1   +1   -1
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Bellissimo, impossibile non segarsi!!!
Continua, ti supplico, dovresti scrivere di mestiere
 
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view post Posted on 25/1/2023, 21:19     +1   +1   -1
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Professore/essa SM

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I piedi velati di Agata continuavano ad accarezzare la pancia dell'avvocato, le mani di Giada non smettevano di coccolarli.
Le bastò uno sguardo per ricordarsi del loro primo incontro.
Agata era appena diplomata. Ma fu una delle commissarie esterne a farle il nome di Giada.
"Questo studio è sempre alla ricerca di giovani talenti. Gli avvocati lavorano volentieri con ragazze in gamba."
Prese quel biglietto poi fece per far entrare una nuova maturanda.
"Saresti così cortese da aspettare la fine degli esami?"
"Certo, nessun problema."
Infatti, subito dopo, ricevette due lettere.
"Questa è per lo studio de Fasti, lo studio che ti dicevo. Questa invece vale per ogni lavoro che vorresti."
"Se invece volessi studiare?"
"Come segretaria in quello studio arriveresti a prendere 3.000€."
"Sarebbero magnifici..."
Dopo qualche settimana, telefonò, rispose Giada.
"Avvocato Rinna."
"Buongiorno, ho parlato con la professoressa Rovi e..."
"Ah sì, mi ha informata."
Decise di giocare d'anticipo. Molto determinata.
"Vogliamo fare un colloqui per la mia assunzione?"
"Ti sento decisa. Bene. Domani, alle 11.11 se tardi saprò che non sei puntuale..."
"Immagino non le piacciano le ritardatarie!"
"Esattamente. Dimmi, parli un francese fluente?" Le chiese in un francese abbastanza scolastico. Ma Agata la sorprese rispondendole a tono in un francese delizioso. "Si, mia madre è francese. È praticamente la mia prima lingua. Lo leggo e lo traduco praticante." "Eccellente! Abbiamo molti contratti con del personale francese. Uno dei nostri studi è vicino all'ambasciata francese."
"Parliamo di immobili e di denunce dei redditi?"
"Si, quisquilie del genere." disse poi Giada in italiano.
"Se vuole posso anche darle lezioni. Ma sono severissima avvocato."
"Ho l'esame dell'albo fra qualche giorno. Ed odio sentirmi chiamare con un titolo maschile. Mi chiamerà dottoressa..."
"Anche dopo?"
"Mi ci chiamano da 5 anni, va bene dottoressa."
"È lei la padrona..."
Qui Giada sentì un velo di disagio.
"Sia puntuale domani!"
"Certamente!"

Il giorno dopo si impegnò duramente. Riuscì a prendere il treno in tempo per andare nel suo studio. Un colloquio in piena estate. Certo non le piaceva l’idea di farlo così presto. Subito dopo il diploma poi. Anzi, in teoria, non lo aveva ancora preso quel titolo...
Si chiese poi perché una lettera di raccomandazioni specifica per questo studio. Salì sul treno, cercando un posto. Estrasse l’orologio da taschino di suo padre e si fece due calcoli. Era stretta coi tempi. Anche un piccolo imprevisto le avrebbe causato ritardo.
Prese e si rilassò, rock francese a manetta e Ranbaud tra le dita.
Qualche fermata e vide passarle accanto gli occhi più belli che lei avesse mai visto.
Scambiato quello sguardo disse a sé stessa che: “Se quella donna l’avessi rivista, avrebbe fatto tutto quello che era in suo potere per conquistarla. Magari fosse una schiava! Le darei sempre una bella ripassata.”
Si stava eccitando. Il desiderio per quella donna stava diventando una persistenza.
Dal finestrino c’era ancora quella scritta, il nome del paesino appena passato. Conosceva la tratta a memoria. Mancavano ancora diverse fermate.
I ricordi smisero di essere persistenti. Ma l’emozione che ebbe Agata nel guardare quegli occhi la prima volta rimasero. Vederli poi a studiargli sia le calze sia i piedi era un continuo furore.
Era da qualche tempo che le stava ribalzando una strana idea in testa. Ad ogni guizzo prendeva una sua particolare penna ed aggiungeva altri appunti in un piccolo foglio.
La penna che usava era una penna rossa; penna che non avrebbe mai cambiato per quel foglio.
Giada aveva accanto al suo sedile sia le sue scarpe che quelle di Agata, mentre i piedi della segretaria venivano ormai effettivamente massaggiati.
Agata non fece nessuna smorfia di piacere o di diniego. Ma quando si fermò, il no che le uscì sembrava quello di una bambina a cui le viene detto che non può tenere il cucciolo appena trovato per strada.
Le due si guardarono. Poi, in quell’attimo ad Agata venne quasi d’imporsi.
“Dottoressa?”
“Si Agata?”
“Perché si è fermata?”
“Dal fare che cosa?”
La mise in scacco. Solo che Agata era molto più astuta di lei. Parlarono in francese.
“Dal farmi quello che lei avrebbe voluto fare!” “Sarebbe?”
Capito il gioco che stava facendo, usò un'altra strategia. Sposto i piedi e li mise sul tavolo.
“Ma così starai scomoda.”
“La vuole imparare questa lingua o no?”
“Mi avevi detto di essere severa.” Giada si stava emozionando.
“Lei era d’accordo che lo fossi se si trattava di insegnarle francese!”
Giada non era confusa.
Agata decise di prendere in mano la situazione, si stava stancando.
"Lei cosa vuole?"
Giada era in difficoltà col francese, ma Agata pensava ad altro. Il che mandò in confusione la dottoressa; che cominciò a parlare in inglese.
Adesso l’effluvio era chiaro. Incontrovertibile. Veniva dai piedi di Agata.
Giada cominciò a ricordarsi qualcosa…
Un colloquio.
Candidate su candidate.
Ma nessuna che le lasciava qualcosa.
"Fuori di qui!"
Disse con vigore.
L'ultima ragazza diceva di parlare francese.
"Il mio francese fa schifo, ma il suo non è minimamente paragonabile. Vada via."
Erano passate da poco le 11. Quest'ultimo colloqui l'aveva lasciata scossa.
Al suo assistente disse:
"Ma ti rendi conto?"
Annuiva, lo pagava per annuire o per scuotere la testa.
"Fosse inverno mi farei una tazza di té per calmarmi!"
Annuendo il collega cancellò un altro nome.
"Avevamo preteso francese. Se le prossime candidate sono così pessime, a quella agenzia la denuncio per inadempienza e raccomandazione."
Uscì nel corridoio, ed osservò le altre candidate.
Tutte sembravano un filino spaventate.
Indicò una, la prima che la non la guardava.
"Tu!"
La ragazza era nervosissima.
"Quali sono le differenze tra il senato e la camera?" Ma a quanto pare questa ragazza non aveva nemmeno idea di come nascesse una legge in italia.
"Quante disposizioni transitorie e finali possiede la costituzione?"
"Che?"
"Signorina, l'ha letto l'annuncio? O si è presentata qui senza nemmeno averlo letto?"
Le consegnò un foglio.
"Legga..."
"Alla candidata verranno chieste padronanza della lingue italiana e francese, e conoscenze basilari del diritto." "Sa cos'è la costituzione?"
"Il fondamento del diritto e delle leggi della nostra Repubblica."
"Questo poteva dirmelo pure un bambino sveglio della 4^ elementare."
"Vado fuori?"
"L'accompagno."
Guardò l'ora. Poi vide una ragazza con un piede scalzo ed un sandalo in mano avvicinarsi a lei.
Uscita dall'ascensore vide l'ora.
11.11
"Scusi, avrei appuntamento con la dottoressa Giada Rinna alle 11.11."
"Ha delle referenze?"
Dalla borsa prese la lettera con scritto de Fasti. Giada la lesse...
-Alla specifica attenzione della dottoressa Rinna. Cara Giada, hai difronte una giovanissima ragazza, ma ha grandissimo talento per il diritto. Posso assicurarti che non te ne pentirai.-
"Va bene. Per te una domandina semplice. Un contadino si prende cura di una piantagione. Dopo qualche anno decide di cambiare i contratti di vendita presi in precedenza. Può farlo?"
"Secondo il diritto dell'usucapione, se il titolare del terreno non si presenta all'agricoltore, trascorsi venti anni può dichiararsi titolare del terreno dopo aver pagato la relativa tassa di successione. Se degli eredi dovessero farsi vivi non potrebbero avanzare pretese..."
"Ho sentito che ha da poco preso la maturità."
"Si dottoressa."
Mentre Agata rispondeva Giada non faceva che studiarne il vestiario. I piedi smaltati con due anelli però occuparono parte della sua osservazione.
"Cominci fra due settimane. Sei una segretaria, starai dietro le quinte a meno che non ti chieda di seguirmi, in quel caso ti avviso perchè tu possa venire vestita come si deve..."
Le due si guardarono negli occhi.
Agata la riconobbe. Era sul treno.
"Domande?"
"Si dottoressa, la paga?"
"3.000€ 8.30 13.00 14.30 18.30. Se dovessimo sforare sono 100€ l'ora di straordinario. Praticamente 2.000€ in nero."
"Ma in nero non è legale?" "Nemmeno quanto lavorerai è legale."
Poi le diede il contratto. "Leggilo tutto. Me lo dai firmato quando vorrai."
"Posso sedermi da qualche parte e leggerlo subito con lei?"
Allora Giada le parlò in francese, giusto per vedere come se la cava, trovandola ben disposta e ricordandosi delle sue origini, le diede anche un secondo contratto...

Edited by Duca Rosso - 11/2/2023, 15:33
 
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view post Posted on 1/2/2023, 18:51     +1   -1
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Born To Sniff

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CITAZIONE (Duca Rosso @ 25/1/2023, 21:19) 
I piedi velati di Agata continuavano ad accarezzare la pancia dell'avvocato, le mani di Giada non smettevano di coccolarli.
Le bastò uno sguardo per ricordarsi del loro primo incontro.
Agata era appena diplomata. Ma fu una delle commissarie esterne a farle il nome di Giada.
"Questo studio è sempre alla ricerca di giovani talenti. Gli avvocati lavorano volentieri con ragazze in gamba."
Prese quel biglietto poi fece per far entrare una nuova maturanda.
"Saresti così cortese da aspettare la fine degli esami?"
"Certo, nessun problema."
Infatti, subito dopo, ricevette due lettere.
"Questa è per lo studio de Fasti, lo studio che ti dicevo. Questa invece vale per ogni lavoro che vorresti."
"Se invece volessi studiare?"
"Come segretaria in quello studio arriveresti a prendere 3.000€."
"Sarebbero magnifici..."
Dopo qualche settimana, telefonò, rispose Giada.
"Avvocato Rinna."
"Buongiorno, ho parlato con la professoressa Rovi e..."
"Ah sì, mi ha informata."
Decise di giocare d'anticipo. Molto determinata.
"Vogliamo fare un colloqui per la mia assunzione?"
"Ti sento decisa. Bene. Domani, alle 11.11 se tardi saprò che non sei puntuale..."
"Immagino non le piacciano le ritardatarie!"
"Esattamente. Dimmi, parli un francese fluente?" Le chiese in un francese abbastanza scolastico. Ma Agata la sorprese rispondendole a tono in un francese delizioso. "Si, mia madre è francese. È praticamente la mia prima lingua. Lo leggo e lo traduco praticante." "Eccellente! Abbiamo molti contratti con del personale francese. Uno dei nostri studi è vicino all'ambasciata francese."
"Parliamo di immobili e di denunce dei redditi?"
"Si, quisquilie del genere." disse poi Giada in italiano.
"Se vuole posso anche darle lezioni. Ma sono severissima avvocato."
"Ho l'esame dell'albo fra qualche giorno. Ed odio sentirmi chiamare con un titolo maschile. Mi chiamerà dottoressa..."
"Anche dopo?"
"Mi ci chiamano da 5 anni, va bene dottoressa."
"È lei la padrona..."
Qui Giada sentì un velo di disagio.
"Sia puntuale domani!"
"Certamente!"

Il giorno dopo si impegnò duramente. Riuscì a prendere il treno in tempo per andare nel suo studio. Un colloquio in piena estate. Certo non le piaceva l’idea di farlo così presto. Subito dopo il diploma poi. Anzi, in teoria, non lo aveva ancora preso quel titolo...
Si chiese poi perché una lettera di raccomandazioni specifica per questo studio. Salì sul treno, cercando un posto. Estrasse l’orologio da taschino di suo padre e si fece due calcoli. Era stretta coi tempi. Anche un piccolo imprevisto le avrebbe causato ritardo.
Prese e si rilassò, rock francese a manetta e Ranbaud tra le dita.
Qualche fermata e vide passarle accanto gli occhi più belli che lei avesse mai visto.
Scambiato quello sguardo disse a sé stessa che: “Se quella donna l’avessi rivista, avrebbe fatto tutto quello che era in suo potere per conquistarla. Magari fosse una schiava! Le darei sempre una bella ripassata.”
Si stava eccitando. Il desiderio per quella donna stava diventando una persistenza.
Dal finestrino c’era ancora quella scritta, il nome del paesino appena passato. Conosceva la tratta a memoria. Mancavano ancora diverse fermate.
I ricordi smisero di essere persistenti. Ma l’emozione che ebbe Agata nel guardare quegli occhi la prima volta rimasero. Vederli poi a studiargli sia le calze sia i piedi era un continuo furore.
Era da qualche tempo che le stava ribalzando una strana idea in testa. Ad ogni guizzo prendeva una sua particolare penna ed aggiungeva altri appunti in un piccolo foglio.
La penna che usava era una penna rossa; penna che non avrebbe mai cambiato per quel foglio.
Giada aveva accanto al suo sedile sia le sue scarpe che quelle di Agata, mentre i piedi della segretaria venivano ormai effettivamente massaggiati.
Agata non fece nessuna smorfia di piacere o di diniego. Ma quando si fermò, il no che le uscì sembrava quello di una bambina a cui le viene detto che non può tenere il cucciolo appena trovato per strada.
Le due si guardarono. Poi, in quell’attimo ad Agata venne quasi d’imporsi.
“Dottoressa?”
“Si Agata?”
“Perché si è fermata?”
“Dal fare che cosa?”
La mise in scacco. Solo che Agata era molto più astuta di lei. Parlarono in francese.
“Dal farmi quello che lei avrebbe voluto fare!” “Sarebbe?”
Capito il gioco che stava facendo, usò un'altra strategia. Sposto i piedi e li mise sul tavolo.
“Ma così starai scomoda.”
“La vuole imparare questa lingua o no?”
“Mi avevi detto di essere severa.” Giada si stava emozionando.
“Lei era d’accordo che lo fossi se si trattava di insegnarle francese!”
Giada non era confusa.
Agata decise di prendere in mano la situazione, si stava stancando.
"Lei cosa vuole?"
Giada era in difficoltà col francese, ma Agata pensava ad altro. Il che mandò in confusione la dottoressa; che cominciò a parlare in inglese.
Adesso l’effluvio era chiaro. Incontrovertibile. Veniva dai piedi di Agata.
Giada cominciò a ricordarsi qualcosa…
Un colloquio.
Candidate su candidate.
Ma nessuna che le lasciava qualcosa.
"Fuori di qui!"
Disse con vigore.
L'ultima ragazza diceva di parlare francese.
"Il mio francese fa schifo, ma il suo non è minimamente paragonabile. Vada via."
Erano passate da poco le 11. Quest'ultimo colloqui l'aveva lasciata scossa.
Al suo assistente disse:
"Ma ti rendi conto?"
Annuiva, lo pagava per annuire o per scuotere la testa.
"Fosse inverno mi farei una tazza di té per calmarmi!"
Annuendo il collega cancellò un altro nome.
"Avevamo preteso francese. Se le prossime candidate sono così pessime, a quella agenzia la denuncio per inadempienza e raccomandazione."
Uscì nel corridoio, ed osservò le altre candidate.
Tutte sembravano un filino spaventate.
Indicò una, la prima che la non la guardava.
"Tu!"
La ragazza era nervosissima.
"Quali sono le differenze tra il senato e la camera?" Ma a quanto pare questa ragazza non aveva nemmeno idea di come nascesse una legge in italia.
"Quante disposizioni transitorie e finali possiede la costituzione?"
"Che?"
"Signorina, l'ha letto l'annuncio? O si è presentata qui senza nemmeno averlo letto?"
Le consegnò un foglio.
"Legga..."
"Alla candidata verranno chieste padronanza della lingue italiana e francese, e conoscenze basilari del diritto." "Sa cos'è la costituzione?"
"Il fondamento del diritto e delle leggi della nostra Repubblica."
"Questo poteva dirmelo pure un bambino sveglio della 4^ elementare."
"Vado fuori?"
"L'accompagno."
Guardò l'ora. Poi vide una ragazza con un piede scalzo ed un sandalo in mano avvicinarsi a lei.
Uscita dall'ascensore vide l'ora.
11.11
"Scusi, avrei appuntamento con la dottoressa Giada Rinna alle 11.11."
"Ha delle referenze?"
Dalla borsa prese la lettera con scritto de Fasti. Giada la lesse...
-Alla specifica attenzione della dottoressa Rinna. Cara Giada, hai difronte una giovanissima ragazza, ma ha grandissimo talento per il diritto. Posso assicurarti che non te ne pentirai.-
"Va bene. Per te una domandina semplice. Un contadino si prende cura di una piantagione. Dopo qualche anno decide di cambiare i contratti di vendita presi in precedenza. Può farlo?"
"Secondo il diritto dell'usucapione, se il titolare del terreno non si presenta all'agricoltore, trascorsi venti anni può dichiararsi titolare del terreno dopo aver pagato la relativa tassa di successione. Se degli eredi dovessero farsi vivi non potrebbero avanzare pretese..."
"Ho sentito che ha da poco preso la maturità."
"Si dottoressa."
Mentre Agata rispondeva Giada non faceva che studiarne il vestiario. I piedi smaltati con due anelli però occuparono parte della sua osservazione.
"Cominci fra due settimane. Sei una segretaria, starai dietro le quinte a meno che non ti chieda di seguirmi, in quel caso ti avviso perchè tu possa venire vestita come si deve..."
Le due si guardarono negli occhi.
Agata la riconobbe. Era sul treno.
"Domande?"
"Si dottoressa, la paga?"
"3.000€ 8.30 13.00 14.30 18.30. Se dovessimo sforare sono 100€ l'ora di straordinario. Praticamente 2.000€ in nero."
"Ma in nero non è legale?" "Nemmeno quanto lavorerai è legale."
Poi le diede il contratto. "Leggilo tutto. Me lo dai firmato quando vorrai."
"Posso sedermi da qualche parte e leggerlo subito con lei?"
Allora Giada le parlò in francese, giusto per vedere come se la cava, trovandola ben disposta e ricordandosi delle sue origini, le diede anche un secondo contratto...



Capito il gioco che stava facendo, usò un'altra strategia. Sposto i suoi piedi e li mise sul tavolo.
“Ma così starai scomoda.”
“La vuole imparare questa lingua o no?”
“Mi avevi detto di essere severa.”
“Lei era d’accordo che lo fossi se si trattava di insegnarle francese!”
“Però avrà modo di massaggiarmeli meglio, se è quello che lei vuole… Dottoressa!”
Adesso l’effluvio era chiaro. Incontrovertibile. Veniva dai piedi di Agata.
Giada cominciò a ricordarsi qualcosa…ç
Erano i primi giorni di Luglio quando ricevette una curiosa telefonata da una delle sue clienti.
“Giada? Sono la professoressa Rovi. Ti ricordi?”
“Ma certo, che si dice?”
“Solo che credo mi sia passata tra le mani una candidata per una tua assistente.”
“Che tipo è?”
Dopo averle dato una bella spiegazione di lei le disse di averle dato il suo numero.
“Appena mi chiama le fisso un colloquio.”
“Credo che ti piacerà!”
Quella telefonata non le arrivò qualche settimana dopo.

Mi auguro che questo bel racconto possa continuare presto! Complimenti intanto!

Edited by scentofawoman - 3/2/2023, 13:11
 
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"Questa sala è la nostra area di stop." In quella stanza sembrava esserci di tutto.
Un giradischi in un angolo, una televisione spenta con sotto quelle che Agata definì due scatole bianche. Poi osservò un ampio vetro che affacciava su un terrazzo.
C'erano due porte finestre che ne permettevano l'ingresso.
"Il gazebo impedisce alla luce di entrare con troppa veemenza."
Giada andò al giradischi.
"Metto della musica."
Le fece notare due dischi e lasciò a Agata la scelta finale.
Mentre la musica scorse, Agata lesse il suo contratto. Giada invece sta a studiando i piedi della ragazza. Prima ne guardò le piante. Una completamente sporca una pulitissima.
Dopo tre pagine, arrivò al paragrafo 5, protocollo B sull'abbigliamento.
"Se si hanno preferenze o particolari necessità, la candidata può chiederne la lettura. Che significa?"
"Abbiamo una brillantissima avvocato. Ma non porta le scarpe, se non alle udienze, cui vige la regola dell'abbigliamento obbligatorio. Ha compiuto un voto religioso."
Lo sguardo di Agata verso Giada fu di pura estasi!
"Quindi se io volessi venire senza scarpe, ma magari col mio completo Cuggi potrei farlo?"
"Secondo alcune religioni alle donne non è concesso avere nessuna scarpa! Tu puoi dichiarare di dover seguire questa regola qualche volta!"
"Senza perdita della paga?"
"Veramente tu..."
Le si avvicinò.
"... sei la mia protetta, puoi fare quello che ti pare. Ma sarei davvero felicissima se te ne restassi scalza qualche giorno la settimana!"
Le consegnò il protocollo b, che lei lesse rimandone molto coinvolta. Firmato le chiese se ci fossero altre scartoffie.
"Non per ora..."
La mente di Giada tornò al treno.
Quando Agata decise che era arrivato il momento di chiederlo.
"Adoro lavorare per te. Sei una capo stupenda."
Mise poi i piedi sotto al tavolo.
"Però sono una dominatrice Giada!"
Un treno passò accanto al loro e non si sentì nulla per qualche secondo.
Ma Giada le aveva fatto la domanda più importante della sua vita.
"Come disse la moglie di Matusalemme dopo una scopata, riesci a ripetere?"
"Mi accetteresti come schiava se ti mettessi delle condizioni semplicissime?"
Agata alzò il dito
"Il tuo lavoro viene prima! Ma non potrai scegliere tra me e la tua carriera troppe volte."
"Te lo volevo chiedere..."
"Due non mi darai mai del lei. Ma io voglio dare del lei alla schiava che mi lecca i piedi!"
Giada alzò la mano.
Agata annuì.
"Voglio poterteli leccare anche senza permesso."
"Soprattutto se sono sporchi vero?"
"Oh mio dio, sì; voglio leccarteli in ogni condizione!"

Edited by Duca Rosso - 11/2/2023, 15:37
 
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