| Primo episodio
Quando sentii il mio telefono cellulare che squillava, ero tentato di non rispondere. Ero in ufficio e tutti coloro che mi conoscevano sapevano che durante l’orario di lavoro non volevo essere disturbato. D’altronde, non avevo figli di cui preoccuparmi o una moglie petulante alla quale rispondere e le telefonate private non erano affatto gradite dal mio capo-ufficio. Ma poi guardai il display ed il bel viso di Diana mi apparve davanti agli occhi e allora dovetti fare una piccola modifica al mio pensiero. Quasi tutti coloro che mi conoscevano non mi avrebbero disturbato. Quel <quasi> pero’ indicava una persona. Una sola persona. E naturalmente si trattava di Diana. A lei non glie ne fregava niente di niente e si sentiva appunto padrona di fare quello che voleva. Con me, ovviamente, ma non solo. In quel momento, non sapevo se lei fosse al corrente che io ero da sempre perdutamente ed inutilmente innamorato di lei ma di sicuro sapevo che si era sempre comportata come se io fossi un oggetto di sua proprieta’. No, niente femdom. Non c’era mai stato niente del genere tra di noi fino a quel momento. Semplicemente, mi reputava un amico al qual rompere le scatole in ogni momento lei desiderasse. Un amico? Ma quale amico. Io l’amavo, da sempre, da quando eravamo adolescenti e cioe’ da oltre quindici anni e l’amavo ancor di piu’ da quando si era sposata. Pertanto, fui praticamente obbligato a rispondere. Se non l’avessi fatto sarebbero stati guai per me. No, non mi avrebbe picchiato a sangue, anche se aveva tutte le possibilita’ di farlo. Strano vero? Si, sarebbe stato strano per la quasi totalita’ del genere femminile ma non per lei. Lei e la sua palestra del cavolo, lei e i suoi allenamenti del cavolo nelle arti marziali, nei pesi ed in tutto cio’ che concerneva sviluppare al massimo le sue potenzialita’ atletiche. Cosa faceva esattamente? Boh! Karate e judo di sicuro dove fin da ragazzina era cintura nera ma sapevo che i suoi allenamenti si svolgevano anche in altri ambiti ma sempre inerenti a questa sua grande passione. Quel che era certo era che se avesse voluto avrebbe potuto stendere un bel po’ di maschi e in passato l’aveva fatto, eccome. Oh, non vi immaginate risse o cose del genere. Lo faceva per scherzo, per gioco, per mettersi in evidenza e per dimostrare la sua assoluta superiorità nei confronti del genere maschile. E in quelle situazioni il suo egocentrismo si sviluppava alle massime potenzialità e si rafforzava. Addirittura, ho sempre immaginato che lei provasse un vero e proprio piacere sessuale nel farlo. Ovviamente, succedeva anche con me. No, non avevamo mai litigato ma quando eravamo ragazzi, come ho appena sostenuto, si divertiva a giocare, a fare la lotta, ben sapendo che dopo meno di dieci secondi ero ai suoi piedi, immobilizzato. E poi diventava tenera. Mi dava un bacio sulla guancia e mi diceva <sei il piu’ caro amico che io possa avere, Paolo. Ti voglio bene>. E quindi non era paura, la mia. Non certo paura fisica, almeno. Era timore di doverci litigare, di poterla perdere anche come amica oltre ad aver perso la speranza di poterla avere come ragazza. Spinsi quindi il tasto del mio telefonino e sentii la sua voce imperiosa “ Vieni immediatamente a casa mia, Paolo. Subito” Nemmeno un <ciao> o un buongiorno>. Dopo circa due mesi che non ci vedevamo. Cercai come al solito di prenderla con le buone “ D’accordo, Diana. Finisco il lavoro e vengo da te” “ Forse non hai capito. Ti voglio subito qui. Ti voglio come testimone in modo che poi, appena ho ammazzato il porco, tu potrai dire alla giuria che avevo le mie ragioni” “ Ma di cosa stai parlando? Stai calma, Diana” “ No, non sto calma. Ho bisogno di te subito. Che cazzo di amico sei?” “ Ma come che amico sono? Sono sempre stato al tuo fianco ogni volta che me ne hai avuto bisogno” “ E adesso ho bisogno di te. Vieni qui altrimenti vengo io nel tuo ufficio di merda e ti trascino con la forza. Pensi che non ne sia capace?” Ne era capace, eccome “ Va bene Diana. Vedro’ cosa posso fare” “ Forse non hai capito. Non devi vedere cosa puoi fare, devi venire immediatamente a casa mia” Non ebbi il tempo di replicare in quanto Diana termino’ la conversazione. Guardai l’orologio. Mancavano pochi minuti alle tredici e fra poco sarei stato in pausa. No, l’ora di pausa non mi sarebbe bastata. Diana abitava alla periferia della citta’, nella zona dei ricchi, nella splendida villa che il suo ricco marito possedeva e ci sarebbe voluta oltre mezz’ora per poterci arrivare. No, avevo bisogno di un permesso, accidenti a lei e a me che l’amavo. Entrai nell’ufficio del direttore proprio quando questi stava per uscire. Lui la pausa se la prendeva alcuni minuti prima “ Che c’e’ Liberati?” m’interrogo’ appena mi vide sulla porta “ Dottore, ho bisogno di uscire prima. Una mia amica ha avuto un incidente” mentii “ E’ grave?” “ No, non credo ma ha chiesto espressamente di me” Mi squadro’ da capo a piedi. Sapeva che ero un ottimo impiegato e pur se era uno stronzo patentato dovette acconsentire “ Va bene, Liberati. Ma che non diventi un’abitudine” “ No di certo, dottore. E’ la prima volta in otto anni che chiedo un permesso” “ Mi faccia sapere della sua amica” “ Non manchero’. Grazie” Uscii di corsa e mi catapultai nella mia macchina. Cosa diavolo era accaduto a Diana? Voleva ammazzare il porco? E per porco intendeva suo marito? E cosa aveva fatto quest’ultimo di tanto grave? Avevo la netta sensazione che mi stavo mettendo in un grosso guaio ma non potevo certo immaginare di cosa si trattasse. Tutta colpa dell’amore che nutrivo per lei. Ma perche’ ne ero cosi’ innamorato? Beh, certo bella lo era davvero, Diana. Il suo corpo era veramente notevole, a cominciare dall’altezza, ben 180 centimetri distribuiti perfettamente, due tette notevoli e un culo da incorniciare, il tutto forse frutto dei suoi allenamenti quotidiani ma madre natura era stata molto generosa con lei. Aveva anche un bel viso con lineamenti regolari, occhi azzurri e capelli biondi che di solito portava a caschetto con una femminile frangia che copriva la fronte. Ma per il resto? Un carattere odioso e impossibile che solo io e il porco, ovvero suo marito Alberto, riuscivamo a sopportare. Gia’, suo marito. Mi ero sempre chiesto perche’ lui l’avesse sposata. E’ vero, come ho appena detto, Diana era molto bella ma era una bellezza che proprio non vedevo accanto ad Alberto, con il suo trucco sempre troppo pronunciato, i suoi modi ruvidi e spicci, il suo eloquio che spesso sfociava nella volgarita’ se non proprio nel turpiloquio e il suo abbigliamento sempre sopra le righe, fatto per essere guardata e concupita. Ammirata, certo, ma anche criticata, almeno in quell’ambiente di ricchi snob con la puzza sotto il naso mentre a me faceva un gran bell’effetto, inutile negarlo. Ma Alberto era pero’ abituato alle donne belle. Non che fosse particolarmente attraente anche se un certo fascino lo possedeva, ma lui proveniva da una delle piu’ influenti famiglie della citta’, con un patrimonio che veniva stimato in svariati milioni di euro e aveva avuto al suo fianco ragazze da urlo: modelle, show-girls, attricette, tutte passate per il suo letto. E poi, incontrata Diana, la sposa dopo soli sei mesi e ne fa una delle ragazze piu’ invidiate della citta’. No, niente rotocalchi. La fama di Alberto non arrivava fino a questo punto e la sua era una ricchezza che evitava gossip e certe situazioni sopra le righe ma rimaneva comunque la stranezza di quell’unione, con Diana che era invece una ragazza proveniente dal popolo, niente affatto abbiente. I suoi genitori erano gente semplice ai quali non mancava certo il cibo sul tavolo ma che arrivavano con una certa fatica alla fine del mese. E poi quell’incontro, con Alberto che perse completamente la testa per Diana e con la mia amica che quasi sicuramente non ne era innamorata ma che fu ovviamente conquistata da tutto cio’ che rappresentava un uomo del genere, malgrado la differenza di eta’ piuttosto considerevole. Diana aveva infatti appena compiuto trent’anni mentre suo marito veleggiava verso i 45. Ma le differenze tra di loro erano veramente tante e proseguivano anche in altri ambiti. Alberto aveva gusti raffinati, gli piaceva l’arte, il cinema d’autore e amava giocare a golf mentre Diana non avrebbe saputo distinguere un Picasso da un graffito fatto su una grotta ed i suoi hobby si limitavano allo shopping, alla palestra e a postare le sue foto su facebook raccontando, tra l’invidia delle sue vecchie amiche, la sua nuova vita da ricca. E vogliamo parlare dell’istruzione? Alberto con due lauree e Diana che aveva preso a fatica il diploma e una laurea breve completamente inutile? Oh, intendiamoci, Diana era tutt’altro che stupida. Era intelligente, svelta, furba e maliziosa, tutte doti prese in strada, a contatto con la gente e non sui banchi di scuola. Eppure, Alberto pareva proprio innamorato e sembrava che a nulla contassero quelle diversita’ e seppi che non fu facile per lui costringere i suoi genitori ad accettare quella ragazza cosi’ diversa da quella che sognavano di vedere al suo fianco. Ed io? Perche’ anch’io ne ero cosi’ pazzamente innamorato da accorrere prontamente ad ogni suo richiamo? In quel momento non ne avevo la minima idea. Che la trovassi bellissima, l’ho gia’ sostenuto, che la desiderassi praticamente da una vita, era abbastanza ovvio, ma non era solo questo. Io mi trovavo bene con lei. Mi ci ero sempre trovato a mio agio, anche quando ingoiavo bocconi amari quando si metteva con un ragazzo per lasciarlo subito dopo a causa della sua volubilita’ o quando mi raccontava i suoi segreti, le sue notti di sesso e le sue sensazioni. Accidentaccio a lei! Mi aveva rovinato la vita. Ero arrivato a 32 anni e ancora sbavavo per lei, pronto ad accorrere al suo richiamo non appena lei mi avesse chiamato. Oh si, qualche avventura ce l’avevo avuta anch’io ma non ero mai riuscito ad innamorarmi di un’altra ed a sentire quei fremiti che invece percepivo non appena mi trovavo dinanzi a lei, lei con quelle gonne troppo corte che mandavano in tilt il mio testosterone, lei con quella bocca sempre troppo rossa che mi faceva sognare di baciarla, lei con quello strano gesticolare, lei con la sua perenne voglia di parlare di quanto fosse brava e forte e di come nessun uomo al suo cospetto avesse una chance di poterla sconfiggere, lei che metteva in mostra il suo corpo senza remore, quel corpo atletico, potente ma estremamente femminile e sensuale che faceva sbavare me e ogni uomo che posava gli occhi su di esso. Ed era ovvio che, conosciuta una ragazza, dopo facevo i paragoni con Diana e nessuna ragazza, di sicuro non certo quelle che io potevo conoscere, sarebbe potuta risultare vincente da quei paragoni. Ripensavo a tutto questo mentre spingevo il piede sull’acceleratore per arrivare il piu’ presto possibile. A parte tutte le considerazioni che avevo fatto, il suo tono era stato veramente particolare. Quando aveva nominato il <porco> non era allarmata piu’ di tanto. Mi sembrava piuttosto incazzata come un bisonte e Diana incazzata era molto pericolosa. L’aveva tradita? Possibile, con tutte quelle belle donne che aveva avuto in passato, alcune delle quali ancora desiderose di stare con lui. Si, possibile ma non mi sembrava realistico. Alberto conosceva perfettamente le potenzialita’ di sua moglie e conosceva altrettanto bene il suo carattere poco disposto alla conciliazione. Se veramente l’avesse tradita aveva firmato la sua condanna e nemmeno io sarei riuscito a calmare Diana. Forse non una condanna a morte ma sicuramente avrebbe avuto il lasciapassare per una lunga permanenza in ospedale, con tutti gli annessi e connessi. Senza contare il fatto che Alberto mi era sempre sembrato profondamente innamorato di sua moglie. E allora cosa mai aveva potuto fare di tanto grave? Lo avrei saputo tra poco perche’ nel frattempo ero finalmente arrivato. E sinceramente, non vedevo l’ora di dar luce a quel mistero.
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