| Dario quella sera dormì copiosamente, distrutto da quella giornata di fatica.
Quando si svegliò trovò Martina già sveglia in sala da pranzo intenta a fumare una sigaretta. Teneva i piedi poggiati su una sedia e pareva pensare a chissà che cosa.
-Buongiorno amore. Che fai? Hai ricominciato a fumare?
-Sono nervosa in questi giorni. Qualcosa devo pur fare. Buongiorno anche a te.
Dario si preparò un cappuccino e si sedette anche lui a tavolo. Martina prese parola.
-Hai visto? Li ho smaltati di rosso. - fece mostrandogli il piede poggiandolo sul tavolo.
-Vedo... sì. Ti sta molto bene. Però togli i piedi dal tavolo, non è igienico.
Martina sfilò il piede dal tavolo e lo ripoggiò sulla sedia.
-Ho deciso. Domani torno a lavoro. -disse incupita.
-Ti senti pronta? Guarda che puoi prenderti qualche altro giorno.
-Sì ho deciso. Dobbiamo mettere un punto a questa storia, Dario. Mi ha tolto molte energie.
-D'accordo amore. Io sono con te, lo sai.
-Lo so.
-Che ne dici se stasera la dedichiamo a noi? Torno dal lavoro e ce ne usciamo a cena.
-Dai sì. Mi ci vuole. Però non ho voglia di uscire, preparo io una sorpresa... a lume di candele solo io e te.
-Ci sto amore, non vedo l'ora.
Si alzò, diede un bacio alla sua Martina, e si recò in palestra pronto ad affrontare una nuova ricca giornata.
Quella mattina Dario, avrebbe serenamente evitato un altro rimprovero di Giovanna per essere arrivato in ritardo. Cercò allora di ingraziarsi i colleghi fermandosi al bar vicino casa per comprare dei cornetti a cioccolato. Arrivato in palestra, furono tutti sinceramente felici di vederlo entrare con un profumino delizioso trascinatosi.
-Che piacevole profumo!! Cosa hai portato? Sono dei cornetti??- esordì Giulia ispirando.
-Non è il tipo di profumo che piace a me. Però mi piacciono i lecchini, bravo. - fece Giovanna a metà tra il serioso e lo scherzoso.
-Ma dai! E che profumo ti piace Giovanna? Quello di pesce andato a male?- ironizzò Dario.
-Quelli forti e originali. Non di un cornetto a cioccolato. Ha un sapore così banale, tra l'altro.
-Pazienza. Me ne farò un ragione.
Poi, Dario, rivolgendosi a tutti diede notizia dell'imminente ritorno di Martina a lavoro.
-Ha meditato abbastanza? Non vorrei tornasse per fare la pazza. -esclamò Giovanna.
-Abbi rispetto quando parli di Martina. -la rimproverò Dario.
-Beh, Dario, a dir la verità, è Martina ad aver mancato di rispetto a tutti noi.- ci tenne a precisare Giulia.
-Sbagliamo tutti. Possiamo metterci questa dannata storia alle spalle una volta per tutte? Vi garantisco sia pentita. -ribadì Dario.
-A me non basta il pentimento. - lo informò Giovanna.
-Se ti aspetti delle scuse da parte sua, credo debba far mente locale prima sui tuoi errori nei suoi confronti. -sosteneva Dario.
Giovanna gli diede le spalle e andò a cambiarsi. Uscì dallo spogliatoio dopo essersi annodata delicatamente i capelli sulla nuca a crocchia, a cipolla in sostanza, acconciatura che metteva in risalto il suo viso morbido e olivastro. Indossava dei leggings neri a vita alta che valorizzavano il suo importante lato B abbinati ad una canotta nera. Ai piedi delle sneakers multicolore e dei calzini blu, di cui si intravedevano soltanto gli elastici che uscivano dalle scarpe.
Anche quel giorno Giovanna tentava di tenere Dario sotto il suo volere, in maniera meno vellutata e più arrogante del giorno precedente. Gli chiese banalmente di preparargli di nuovo un caffè.
-Dario, portami un caffè.
Interdetto, gli portò quanto desiderava.
-Anche oggi non mi hai portato dell'acqua? Ma quante volte devo dirtelo, santo Dio!- gli disse con espressione stufata.
Dario questa volta non si rifiutò, e tornò a prendergli anche un bicchiere d'acqua.
-Dario, ho il mio yougurt nell'armadietto. Prepararmi anche una bevanda proteica per dopo.
-Senti, Giovanna, io...
-Senti cosa?
-Niente, niente. Aspettami qui.
-Grazie.
La giornata passò così, tra clienti chiassosi e una collega un po' troppo pretenziosa di attenzioni.
Martina intanto era alle prese con la cucina. Stava preparando una cena coi fiocchi: innanzitutto un paio di antipasti tra cui tartare di salmone e panzanella e dei deliziosi involtini primavera; per primo, aveva deciso di fare per Dario un riso alla cantonese, un piatto che avevano gustato in un ristorante cinese nei loro primi appuntamenti. Successivamente avrebbe preparato un filetto di tonno al pesto di pistacchi, e per concludere la cena dei cuoricini al cioccolato e lamponi. Aveva addobbato poi la sala da pranzo e il salone con fiori, petali di rosa, e candele. In sottofondo una musica jazz teneva l'aria incredibilmente romantica. Per Si era preoccupata di apparecchiare anche il brindisi iniziale, pensando ad una buona bottiglia di Prosecco, e per il resto della serata affidarsi ad uno Chardonnay. Curati tutti questi aspetti andò a vestirsi. Indossò un tubino nero Elisabetta Franchi, dei décolleté a punta dal tacco a stiletto. Non per ultimo decise di agghindarsi truccandosi con un velo di illuminante sotto al fondotinta. Come tocco in più passò un po’ di matita nera e appena un accenno leggerissimo di blush in polvere. Poi si profumò per bene.
Quando Dario era pronto , andati via tutti i clienti, a pulire velocemente gli spogliatoi e tornare dalla sua amata, Giovanna uscì dallo spogliatoio con l'asciugamano.
-Andiamo? - lo interrogò
-Cosa? Dove?
-Come dove? Mi devo allenare!
Dario fu deluso e infastidito e stava per aggredire verbalmente Giovanna dalla pretesa. Evitò di farlo perché litigare in quel momento avrebbe significato anche rendere più difficile il rientro di Martina l'indomani. Dunque, pur di allentare la tensione ulteriormente, dandosi un pizzico sulla pancia, le disse:
-D'accordo, aspetta. Avevo appuntamento con Martina per cenare insieme, l'avverto che faccio un po' più tardi.
Dario per qualche istante sperò nel buonsenso di Giovanna, ammesso che esistesse, che gli dicesse di tornare a casa dalla compagna. Direi che fu molto ingenuo.
-Su, muoviti. Inizio ad andare in sala.
Martina alla notizia fu leggermente dispiaciuta, in quanto si aspettava Dario riuscisse a tornare quanto prima, il quale non le aveva detto si dovesse intrattenere in sala con Giovanna, per evitare di scatenare un putiferio, ma che ci fosse ancora qualche cliente. In ogni caso la cena era solo rimandata di un'ora. Stufato da quei modi e innervosito, Dario si recò in sala.
-E su muoviti, posa quel cellulare e caricami il bilanciere!
E ancora
-Stai dormendo Dario! Stai a dormì! Svegliati!
-Ma chi ti ha fatto personal? Sei una lumacata! Posa i tappetini!
Dario nemmeno ribatteva, o forse non ascoltava. Il suo pensiero era indirizzato unicamente a Martina, che lo aspettava a casa, e quindi a fare quanto prima.
-Vammi a prendere una bottiglia d'acqua. Sto morendo di sete.
Fu poi il turno di caricare per l'ultima volta il bilanciere, ma Dario si distrasse inviando un messaggio a Martina per dirle che tra pochi minuti si sarebbe messo in auto e commise un errore: caricò uno dei lati del bilancieri con un peso da 1 kg in più, sbilanciando Giovanna.
Il bilanciere cadde a terra in un tonfo.
-Sei un incapace! Mi stavi per far rompere una spalla! Ma a che pensi?
Dario rialzò il bilanciere da terra e si accertò che non si fosse fatta nulla.
-Come va? Ti sei fatta male?
-Come vuoi che vada... portami negli spogliatoi e vammi solo a prendere un po' di ghiaccio.
Dario prese il ghiaccio da Giulia e si recò nello spogliatoio dove l'aspettava Giovanna.
-Qui sulla spalla.
Dario poggiò la borsa di ghiaccio sulla spalla di Giovanna, dolorante, per qualche minuto.
Poi Giovanna gli fece una nuova richiesta:
-Dario, me lo fai un massaggio alle spalle?
Dario annuì sentendosi in colpa per quanto accaduto. Si sedette sulla panca di fianco a lei, che gli diede le spalle e si abbassò le bretelline. Dario cominciò a massaggiare, era la prima volta che aveva un contatto fisico con Giovanna.
-Hai da fare? - gli chiese Giovanna
-Sì, ti ho detto, ho una cena con Marti. Ma tranquilla, qualche minuto in più non fa nulla.
-Me lo faresti un massaggio anche alle gambe? Sono provata.
-Beh...s..sì, certo.
Giovanna si girò nella sua direzione e poggiò le sua gambe su quella di Dario, visibilmente in imbarazzo.
Dario iniziò a massaggiarle i polpacci della gamba destra con entrambe le mani. Per permettermi di avere una presa migliore Giovanna inarcò la gamba a 90°, con la scarpa sul suo quadricipite. Per evitare che con le scarpe gli sporcasse i pantaloni, Dario fece per sfilarle le scarpe. Giovanna lo frenò per un istante e lo avvertì:
-Ti avviso che non credo abbiano proprio un buon odore. Se ti piace, o almeno non ti dà fastidio...
-No tranquilla.
Sfilò prima la scarpa destra, poi la sinistra e le poggiò a terra. Giovanna sembrava interessata alle reazioni di Dario che sembrava non sentirsi proprio a suo agio.
La prima percezione che Dario ebbe, fu il calore che il piede, di pianta larga (doveva calzare un 39), che toccava il suo quadricipite gli dava. Abbassò lo sguardo sui suoi piedi e si soffermò sui calzini blu scuro, che mostravano un colore ancor più acceso in prossimità delle dita. Immagino fosse dovuto al sudore uscito da quella zona, e immagino che lo stesso colore dovevano averlo sulle piante. Dopo qualche istante salì al suo naso lo strano odore emanato. Non so se a Dario piacesse o meno, credo non lo sapesse nemmeno lui, certo era un odore abbastanza intenso da non passare inosservato. Prese tra le mani il primo piede e iniziò a dargli delle piccole torsioni per massaggiarlo. Era inumidito. Per due minuti cercò di massaggiarli in quella posizione.
Poi Giovanna lo guardò e con espressione come a dire di non sentirsi abbastanza soddisfatta, gli disse:
-No così non sto comoda. Mettiti qui se non ti dispiace. - indicandogli di mettersi dinanzi a lei.
-Qui dove? -fece Dario alzandosi lasciando il cellulare sulla panchina, e mettendosi di fronte.
-Qui, qui. - indicandogli il pavimento.
Dario abbastanza confuso, si mise in ginocchio dinanzi a Giovanna. Lei, gli poggiò il piede destro sulla spalla, e l'altro se portò alle mani. Si sfilò lentamente il calzino. Dario sgranò gli occhi: erano gesti che non si aspettava. Poggiò poi il piede scalzo sull'altra spalla, e sfilò anche il calzino del piede destro. Dopo di che con espressione dolorante gli mise il piede dinanzi gli occhi. Dario restò qualche secondo interdetto ad osservare quella pianta larga. Non si era mai soffermato tanto su un piede, nemmeno in Martina.
Il piede destro di Giovanna era grande, carnoso, soprattutto nella fascia plantare sotto le dita e al tallone dove la pelle formava qualche piega, di colore roseo tranne per un giallognolo sotto l'alluce dovuto probabilmente a qualche callo. Le dita erano lunghe con polpastrelli voluminosi. Soprattutto l'alluce carnoso aveva catturato l'attenzione di Dario. Ora che aveva tolto i calzini l'odore di quei piedi era diventato diverso, più intenso e maturo. Non più filtrato da qualche tipo di tessuto, ma semplicemente la puzza che usciva dalla estremità nude e sudate di Giovanna. Dopo qualche secondo di attesa, in cui Giovanna si trovava sempre seduta sulla panchina con un piede sulla spalla e uno dinanzi il viso di Giovanni in ginocchio, fece un colpetto di tosse , iniziò a muovere le dita per togliersi quei pelucchi che si erano accumulati e disse scocciata:
-Dai sui.
Fu un modo per gentile per dirgli di muoversi a massaggiarle i piedi.
Dario applicò pressione sulla pianta e poi sul tallone. Quando toccava le piante, le sue dita affondavano nella carne dei piedi. Poi le dita tornavano su quasi a riprendere fiato dopo essere state affogate nella pelle sudicia di sudore di Giovanna. Si diede uno sguardo ai polpastrelli che dopo aver toccato la nudità più fetosa e umiliante della rivale erano bagnate. Poi affondò nuovamente. E poi ancora. Era come se le dita non avessero tregua pur di provocare sollievo e piacere ai piedi di un'altra persona, che per di più disprezzava. E poi c'era quel callo giallognolo sulla parte plantare. Probabilmente se dieci minuti prima gli avessero detto soltanto di immaginare un callo avrebbe avuto rigetti di vomito. E invece dopo aver preso su una mano il tallone di Giovanna, a farle da poggiapiede, con l'altra mano cominciò proprio strofinare la parte più mortificante del piede. E col pollice premeva sul callo. Con quello stesso pollice col quale toccava e massaggiava magari poi si sarebbe trovato a toccare il viso di Martina, oppure a prendere cibo che poi gli sarebbe finito in bocca. E attento, ma non troppo, a non farsi vedere, anticipò i tempi per prevenire la "malsana" idea futura che una volta finito il massaggio potesse lavarsi le mani e si ficcò il pollice in bocca, in modo tale che tutti i germi che giacevano sugli arti inferiori di Giovanna potessero invadere l'orifizio a lui più caro, igienico e pulito. Poi riprese a massaggiare il tallone. Passò alle dita dei piedi. Iniziò dall'alluce. E mentre premeva sul dito carnoso e sviluppato, Giovanna pareva apprezzare particolarmente, provando sollievo da quei gesti. Si concentrò per un paio di minuti solo sul ditone. Massaggiò poi tutte e cinque li dita.
Una voglia improvvisa lo colpì tutto d'un tratto. Il sapore vero di quei piedi umidi doveva trovarsi nello spazio che divideva le diverse dita. Certo, può capitare che un uomo si trovi a massaggiare i piedi di una donna, ma passare le dita della sua mano nello spazio tra le dita dei piedi, significa prostrare il proprio corpo al servizio. E' un gesto con il quale collochi le tue mani utilizzate nei comportamenti più comuni, all'interno dei più sudici posti nel quale si deposita sporcizia, tanfo, puzza. E Dario passò le stesse dita che accarezzavano di notte il viso di Martina, tra le dita dei piedi di Giovanna. Il contatto gli provocò dei brividi, sentiva che sulle sue mani ora si erano depositati tutti i batteri che giacevano lì, come se le stesse pulendo i piedi. Giovanna emise dei gemiti di piacere. Dario rimase con le sue dita infiliate lì per qualche minuto, quasi a impregnarle di puzza, per toglierla ai piedi di Giovanna. Ora dovevano essere le sue mani a puzzare beceramente. Giovanna nel mentre giochicchiava con cellulare incurante magari del fatto che Dario potesse sentirsi stanco in quella posizione, ma con fare naturale messaggiava e sfogliava i social, come se a Dario fosse dovuto essere lì in ginocchio a massaggiarle i piedi.
Perché Dario si trovava in ginocchio a massaggiare i piedi di una persona che detestava e non a cenare con la donna della sua vita a lume di candela?
La sua attenzione fu interrotta soltanto quando il cellulare di Dario sulla panchina iniziò a vibrare. Lo stava chiamando Martina. Entrambi si fermarono per qualche secondo. Poi Giovanna con la mano staccò la telefonata e porse a Dario il piede sinistro. Interdetto per qualche secondo Dario non si mosse, poi iniziò a massaggiare l'altra estremità. Giovanna sghignazzò. Con quel gesto aveva appurato l'ordine delle priorità. "Prima mi massaggi i piedi odorosi, poi ti preoccupi della tua compagna". E la mancanza di obiezioni di Dario confermavano che in quel momento le priorità di Giovanna coincidevano con i suoi piaceri.
-Ti sta aspettando Martina? Fai come hai appena fatto all'altro piede. Parti dal tallone. Sei bravo.
Dario subiva in silenzio le indicazioni di Giovanna.
Mentre le massaggiava il tallone diede uno sguardo anche al piede sinistro. Non so se fu deluso nel notare che in quell'estremità mancassero zone gialle alle quali umiliarsi ulteriormente, ma si prodigò a toccare e maneggiare per bene quella carne morbida e prorompente.
-Ti ho fatto una domanda. Ti sta aspettando Martina?
-Come? S..sì, credo di sì.
-E ti sta aspettando già da un po'. Dovevi tornare un'ora e mezza fa.
-Sì.. immagino di sì...
Giovanna rise sottecchi, e riprese a fare il suo al cellulare.
Intanto mentre Dario continuava a massaggiarle il tallone, la parte superiore del piede di Giovanna si trovava il prossimità del suo naso. Poté così percepire fino in fondo l'odore dei suoi piedi. Era un odore acre e vivo, non nauseabondo, almeno non per Dario, ma vivace. Direi fosse una puzza. Allora Dario, attento a non dare nell'occhio ispirò silenziosamente una sola volta. Rabbrividì, il cuore gli batteva molto forte. E poi inspirò ancora, un po' più forte. E ancora, dimenticandosi di non far troppo rumore, tirava su il naso. Quella puzza come un corpo estraneo si inoltrava nelle radici di Dario. Un virus che si impagliava negli orifizi nasali. Giovanna alzò gli occhi e ammiccò soddisfatta quando vide che che Dario le stava annusando i piedi puzzolenti. Per favorirlo, allargò le dita. Abbassò il piede sinistro sulla spalla. Alzò il destro, e glielo avvicinò al volto e allargò le dita. Dario ispirò con foga. Ripeté la stessa manovra col piede sinistro. E poi col destro. E col sinistro.
La puzza dei suoi piedi scivolosi e sudati aveva penetrato le narici di Dario e ne aveva fatto la sua dimora. Dario non percepiva altro odore se non quello delle estremità della sua dominante.
Squillò nuovamente il telefono. Era ancora Martina. Questa volta Giovanna rispose e fece segno a Dario di continuare a fregarle i piedi.
-Pronto?
-Pronto, Dario?! Sono Martina! Chi è?
Dario passò le sue dita, nuovamente nello spazio che divideva quelle di Giovanna. Quest'ultima gemette dal piacere mentre parlava al telefono con la nemica, perché proprio in quel momento chi stava cercando per passare una serata d'amore preferiva invece trascorre il suo tempo con i suoi piedi.
-Martina, sono Giovanna. Dario è a sistemare gli attrezzi. Tra un po' si libera. A domani.
E attaccò.
Una strana ansia pervase la mente di Dario.
-Posso andare?- le chiese.
Ma Giovanna non curante non gli rispose e allargò nuovamente le dita, mettendo ad un passo dalla sua bocca il callo che le aveva curato. Dario allora ispirò con quanta più veemenza avesse dentro. Voleva deturpare quei piedi del fetore e farlo suo. Dimenticò ogni preoccupazione.
Riprese poi nuovamente a massaggiarle le dita.
Dopo un'ora e mezza di massaggio in ginocchio, Giovanna gli sfilò i piedi.
-Vattene, devo lavarmi.
Quelle parole lo riportarono sul pianeta Terra. Era stato umiliato dalla donna che disprezzava. E aveva lasciato Martina in casa ad aspettarlo, per soccombere ai capricci della causa del malessere della sua donna.
Si rialzò con le ginocchia doloranti, con sguardo basso, per andar via.
-Salutami Martina. E dalle il mio bentornato. -gli disse Giovanna mentre sorrideva.
FINE SECONDA PARTE.
Edited by Briter - 13/4/2021, 19:51
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