Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

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view post Posted on 6/4/2021, 14:40     +1   +1   -1
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Non voglio dilungarmi a raccontarvi di come Dario e Martina si erano conosciuti anni addietro. Sto solo a dirvi che erano una coppia molto stabile, che si frequentavano da quando erano poco più che adolescenti e che la passione per il fitness aveva legato in modo indissolubile, fino a fare dei pesi e del benessere fisico un lavoro. Dario aveva, all'epoca dei fatti, da poco compiuto 24 anni: posso dire con franchezza che si trattava di un ragazzo molto semplice, che per anni aveva praticato nuoto. Ricordo che le ragazze rimanevano sempre molto affascinate dal suo modo di fare da principino, ma forse ciò che lo aveva sempre penalizzato era quell'aspetto da tipico bravo ragazzo biondo-occhi chiari, gentile ed educato che dopo un po' francamento credo stufasse. Ma Martina di lui non si era mai stufata, mi sembravano così in pace col mondo quando erano insieme che in tutta sincerità mi creavano noia per quanto piatta mi apparisse la loro vita dall'esterno: casa, lavoro, pesi, corsetta, dieta. E a letto? Beh, preferivo non pormi il problema.

Tornando a Martina, devo dire che ho sempre pensato meritasse di più. Forse uno come me. Ma a parte gli scherzi, credo amasse quanto Dario facesse di tutto per renderla felice, forse troppo per i miei gusti. Era una ragazza tutta d'un pezzo di quasi 23 anni, bassina, 1.65 suppergiù, con un grazioso caschetto castano... e dei magnetici occhi verdi che all'epoca ho temuto per un periodo fossero magici. Ad oggi credo che Martina sia diventata una donna fatta e finita, e spero che quelle esperienze l'abbiano aiutata a conoscersi meglio.

In quegli anni lavoravano come personal-trainer in una palestra nel paesino dove erano cresciuti. Si davano molto da fare e il titolare della palestra sapeva che quando loro erano di turno tutto sarebbe andato per il verso giusto.

Ma qualcosa di intrigante stava per succede. Forse era successo già in precedenza qualcosa del genere, ma questo non mi è dato sapere ovviamente.

Io chi sono? Non sono sicuro al momento di volerlo rivelare. E perché vi racconterò come se sapessi tutto? Perché so.


Edited by Briter - 10/4/2021, 11:12
 
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view post Posted on 6/4/2021, 16:29     +1   -1
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Era il Maggio del 2005 e per Massimo, il titolare della palestra, un uomo corpulento sulla 50ina che tutto avreste immaginato tranne che fosse il proprietario di una palestra, le cose andavano a gonfie vele, gli incassi e la clientela aumentavano mese per mese, e forse anche se restio ad ammetterlo un po' di merito era proprio del personale qualificato composto dai tre assistenti di sala, Dario, Martina e Giacomo (non sono poi così certo si chiamasse così) e delle segretarie Giulia e Stefania, che mi pare ricordare fossero madre e figlia. Come dicevo, le cose andavano così bene che Massimo aveva addirittura deciso di aprire un centro benessere al piano di sopra e forse addirittura ampliare lo staff... tirchio com'era!

I turni erano estenuanti, Dario e Martina passavano le loro giornate tra bilancieri e panche, erano i primi ad entrare e talvolta quelli che chiudevano la palestra. Ma la passione era forte, e sebbene qualche lamentela, erano piuttosto soddisfatti della loro vita.

-Marti, ho sentito che Massimo vuole ampliare lo staff. Magari non ci dà più 12 ore di turno al giorno, che dici?-

-Dà, figurati. Parassita com'è come minimo ci dimezzerebbe gli stipendi. Qui dobbiamo pregare che ci lasci fare la doccia in spogliatoio la sera per non sprecare acqua calda...Oh Dario, segui in po' il ragazzo che ha esercizi nuovi da fare, io vado dalla signora ad aiutarla con gli squat.

-Hey stasera che dici ce la concediamo una pizza? O preferisci domani?-

-C'è l'insalata di pollo, e domani solo proteine. Sabato vai a fare le pizze. Dai su corri che il ragazzo a momenti si ammazza col bilanciere.-

Dario davvero ci sperava che i turni non gli occupassero più tutta la giornata. A volte si chiedeva a che servissero tutti quei sacrifici di stress e diete se poi non riuscivano godersi i risultati. Forse tra i due credo che quella vita a Dario un po' pesasse... chissà.

Il giorno seguente Massimo programmò una riunione dove si discusse del futuro della palestra.

-Bene ragazzi. Dalla settimana prossima credo riusciremo a inaugurare il centro benessere e ci saranno delle modifiche nello staff. Stefania passa alla segreteria del centro, Giulia resta in palestra. Ma mi raccomando, se mi accorgo che non sei capace da sola non pensare che ti affianchi qualcuno. Ti sostituisco. Quindi occhi aperti. Per quanto riguarda la sala in palestra, voi tre restate, ma visto che la clientela é aumentata arriverà un nuovo dipendente. Questo é quanto.-

-Massimo e per quanto riguarda i turni?- fece Dario

-Quello non mi interessa, vedete voi. Divideteli come vi pare, o state tutti insieme. Se mi lasciate la palestra scoperta o mi arrivano lamentele dei clienti, vi mando fuori a calci in culo. Chiaro? Ci sono domande?-

-Io, vorrei chiederle una cosa.- irruppe Martina

Massimo sbuffò e le diede parola.

-Siamo qui tutti qualificati per la sala e credo che anche con l'aumento degli iscritti ce la siamo cavata piuttosto bene. Non sarebbe forse meglio se si assumesse qualcuno per la pulizia di bagni e spogliatoi? Arriviamo a fine giornata distrutti e...-

Ma Massimo fece subito a congedarla -Se non ti sta bene quella è la porta. Dividetevi i compiti come vi pare, basta che la mattina bagni e spogliatoi siano luccicanti. Per il momento la paga resta la stessa, dimostratemi impegno e professionalità e sebbene andrete a lavorare meno non vi diminuirò nulla.-

Beh, certamente Massimo non appariva come un uomo gentile e altruista, ma infondo Dario e Martina apprezzavano il suo modo di lavorare. Appariva burbero, ma gli voleva bene, e di minacce ne avevano sentite a bizzeffe negli ultimi anni, ma Massimo ben sapeva che di personal trainer come loro era molto difficile trovarne.

I due piccioncini passarono quel caldo weekend di fine primavera isolati dal resto del mondo e dai problemi, come piaceva loro. Si allenarono duramente durante la giornata e la sera di concessero qualche svago. Svago che per noi comuni sedentari rientra la normalità, ma per loro anche un semplice pizza davanti alla TV, o una birra sorseggiata in riva al mare appariva come qualcosa a cui avrebbero dovuto porre rimedio allenandosi ancor più duramente.

-Dà, da lunedì arriverà questo nuovo personal-trainer. Mi raccomando, a me non interessa della sala, perché quello non mi pesa. Ma la sera, riuscire a tornare un po' prima senza dover sempre pulire cessi e spogliatoi sarebbe una manna dal cielo. Giù in palestra siamo in cinque compresa Giulia, per cinque giorni lavorativi. Significa che se uno di noi resta in serata per pulire, toccherà ad ognuno una sola volta a settimana. Poi magari se qualche volta pulisci tu per me mi faresti un enorme regalo.

-Bambolina, se ti renderebbe felice questo e altro! Basta che poi non diventi un vizio...-

E presero a ridere. Ma io credo Dario non scherzasse affatto. Credo di avervelo già accennato, avrebbe fatto di tutto pur di regalarle un sorriso.


Edited by Briter - 6/4/2021, 20:28
 
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view post Posted on 6/4/2021, 18:52     +1   -1
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Il successivo Lunedì fu un giorno importante per la palestra. Lo definirei un crocevia. Un passaggio fondamentale che segnava l'avvio di un'attività più grande e forse redditizia per tutti.

Di primo mattino furono convocati tutti i dipendenti da Massimo, eccitato dall'idea di poter far più soldi ed espandersi. Il suo desiderio era quello di dar avvio ad un'attività che potesse essere ben più che vantaggiosa soprattutto per gli anni a venire.

-Bene. Da oggi ragazzi non si scherza più. Bisognerà aumentare la clientela, soddisfarla, aumentare la richiesta e gli introiti. Cominciamo da subito. Sono le 9 in punto e credo siamo tutti presenti.... manca solo il nuovo dipendente che sta per arrivare. Stefania, puoi salire al piano di sopra nel centro benessere, ti occuperai come già facevi per la palestra dell'accoglienza, dei mensili, di segnare l'orario di ingresso e di uscita dei clienti, deve essere tutto ben calcolato, è fondamentale. Giulia, invece, continuerai a fare quanto facevi ma le tue responsabilità inutile dirti saranno maggiori: sarai l'unica segretaria e qualunque errore ricadrà su di te. Datti da fare, ti sto dando enorme fiducia, cerca di non deludermi.

Intanto arrivò anche il nuovo personal trainer, che in realtà era una ragazza. Si chiamava Giovanna, doveva avere sotto i trent'anni, credo ne avesse 28 nel 2005. Si presentò in sneakers, pantaloncini e un top da ginnastica. Era piuttosto corpulenta, alta ma formosa, certamente in forma, ma non mingherlina come Martina ad esempio. Aveva una lunga coda che le legava i capelli neri e lo sguardo serio e sicuro di sé. Il volto truccato faceva presagire ad una sfilata in abito sportivo, ma a parte gli scherzi, si teneva bene.

-Per quanto riguarda voi tre invece, adesso che è arrivata anche Giovanna ve la presento. Sarà lei ad assistervi in sala. Dato che non mi piace affatto nascondervi le cose o far in modo che possiate parlarmi dietro, lei è mia nipote. Ma ciò non significa nulla: per prima cosa, la palestra è mia e assumo e licenzio chi voglio io, anche Giovanna se sarà il caso. Inoltre è laureata in scienze motorie credo, correggimi se sbaglio. Quindi, in quanto a qualifiche mi pare che nessuno di voi possegga una laurea. Attenetevi alle mansioni, dividetevi i compiti come meglio credete. Io non ne voglio saper nulla. Il primo che corre da me a lagnarsi, possa aver ragione o meno, che mi cada questo bilanciere addosso, lo sbatto fuori. E adesso forza! A lavoro.


Martina non saltò e i convenevoli e diede il benvenuto alla nuova collega Giovanna, chiarendo fin da subito quell'aspetto dei turni e delle pulizie che la tormentava da una settimana.

-Ciao Giovanna, mi fa molto piacere conoscerti, ti do il benvenuto

-Ciao. Grazie.

-Qualunque incertezza, visto che sei nuova del campo da come ho capito puoi chiedere a me che credo di avere tanta esperienza da offrire. L'unico punto che ci tenevo a chiarire riguarda i turni. Qui purtroppo avrai saputo da tuo zio, il titolare... Massimo... che a fine giornata ci tocca anche pulire spogliatoi e bagni. Ho deciso, o meglio abbiamo deciso, che dato che siamo in cinque qui in palestra, una sera ciascuno ci toccherà ovviamente pulire. Io ho scelto il mercoledì, quindi se mi dici che giorno per te sarebbe più comodo potresti metterti d'accordo con gli altri. Dimenticavo, lui è Dario, il mio ragazzo. Per te Dario va bene il giovedì, non credi?

-Sì certo tesoro, il giovedì. Benvenuta Giovanna.

-Guarda Martina, io sono impegnata quasi tutte le sere. Credo di potermi liberare di Mercoledì se non ti dispiace.

-Di Mercoledì? Per me non sarebbe molto comodo in tutta sincerità.

-Si lo so cara, ma purtroppo ho diversi impegni durante la settimana. Inseriscimi di Mercoledì che forse riesco a tenermi libera.

Non credo Martina fosse entusiasta all'idea di lasciarle il Mercoledì, ma in fin dei conti un giorno era come un altro.

-D'accordo. Allora mi sposto io al Martedì. Giacomo e Giulia si divideranno il lunedì e il venerdì.

La giornata proseguì senza remore, ognuno attento al da farsi. Dario riusciva ormai a guidare i clienti ad occhi chiusi e a motivarli di volta in volta. Martina invece bacchettava spesso chi seguiva, forse per spronarlo a dare di più, o forse perché un po' le piaceva fare da maestrina.

Giovanna, forse perché al primo giorno, interveniva di rado, solo se interpellata dalla richiesta di qualche cliente.

-Dario! Portami un po' la bottiglia d'acqua... ho una sete!- Fece Martina

Dario non si fece pregare più di tanto e accorse l'amata Martina.

-No ma dai! Guarda Giovanna come sta facendo eseguire quegli affondi alla ragazza. Ma io devo intervenire, Dario, le farà spezzare la schiena.

-Si ma cerca di non essere scortese, é appena arrivata.

Cosìcché Martina si avvicinò a Giovanna per darle qualche suggerimento.

-Giovanna! Meglio che la ragazza non faccia gli affondi in questo modo, rischia di farsi solo male.

-Allontanati Martina. Sono dieci anni che li faccio così e mi pare sia venuta bene, non credi? Pensa al tuo.

Martina non perse altro tempo, forse proprio per evitare una bella litigata al primo giorno. Ma ovviamente petulante andò a lamentarsi da Dario.

-Ma hai visto come ha risposto? Non le ho tirato uno schiaffone giusto perché è arrivata oggi. Volevo aiutarla e non farle fare altre figure di merda... ma guarda un po' questa.

-Marti, lascia perdere. Te lo dico sempre che non devi impicciarti. Lasci che le spacchi la schiena e fa' come ti ha detto: pensa al tuo! Peggio per lei.

-Questa non dura una settimana, te lo dico, Dario. Figlia, nipote o amante di chi cazzo le pare ma sembra un'incompetente. Le faccio vedere. Ma poi "mi pare sia venuta bene"? Ma sarai piena di cellulite, stronza!

-Adesso non esagerare, Marti.

-Hai ragione, vado a prendere una boccata d'aria.


Martina non aveva un carattere semplice, credo amasse primeggiare ed essere al centro dell'attenzione. Forse era anche piuttosto immatura, e Giovanna probabilmente i suoi trucchetti per cercare di primeggiare a lavoro li aveva captati dalla prima conversazione. Ma infondo non le importava, la sua indole era differente e di fare la maestrina sapiente le interessava ben poco.

Quel Lunedì toccava a Giulia pulire gli spogliatoi. Giovanna andò via un po' prima dicendo avesse degli impegni l'imminente sera. Giacomo la seguì poco dopo. Infine Dario e Martina.

-Allora come stai amore, ti sei calmata?

-Non lo so Dario. Non doveva rispondermi così, ha esagerato. Ti dirò, con me ha chiuso ancor prima di iniziare. Ed anche con te. Dovrà arrivare il giorno in cui avrà bisogno...






Edited by Briter - 9/4/2021, 22:41
 
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view post Posted on 7/4/2021, 14:32     +1   -1
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Dunque, se posso usare un eufemismo il rapporto tra Dario e Martina e la nuova collega Giovanna non era iniziato col piede giusto, affatto...
I caratteri spigolosi di Martina, primadonna, e quello di Dario accondiscendente per amore della sua ragazza, si sposavano indecentemente con lo strafottente orgoglio di Giovanna: ma lì per lì ad esser sincero non me ne accorsi, e non me ne resi conto nemmeno dopo in realtà, fin quando i nodi non vennero al pettine.

Ripercorrendo quella prima settimana, il giorno seguente, fu quello nel quale la sera Martina sarebbe dovuta restare in palestra per le pulizie. Ebbene durante la giornata non vi furono particolari eventi che potevano far presagire a qualcosa di molto più grande che stava per accadere, se non che il duo Dario-Martina decise di ignorare beatamente Giovanna, che dal suo canto forse nemmeno era interessata alla loro presenza.

-Dobbiamo far qualcosa Dario: deve capire che qui lei è solo l'ultima ruota del carro, la nuova arrivata.

-Calmati Marti. Non dobbiamo passare dalla parte del torto. Un po' alla volta... deciderà lei se adattarsi o far le valigie. Alle nostre condizioni.

-La facciamo adattar noi.

La sfida sembrava esser stata lanciata, ma a parte qualche piccola scaramuccia, qualche frecciatina e qualche sguardo minaccioso tutto finiva lì. Era come se i predatori stessero studiando la preda. Bisognava capire dove colpirla, per farla affondare.

-Dà, mentre noi lavoriamo quella sta seduta a far nulla. Vai da lei e dille di alzare le chiappe che se vado io la tiro su per i capelli.

-Stai buona. Vado io.

Dario si avvicinò allora a Giovanna per redarguirla.

-Guarda che lì ci sono dei clienti che hanno bisogno di aiuto.

-Hai ragione caro. Ero indaffarata col cellulare e non li ho nemmeno visti, ti ringrazio.

-Beh...figurati, non preoccuparti.

Credo che quella conversazione ebbe gli effetti di una "missione fallita" per Dario e Martina. Volevano stuzzicarla, farla implodere, farle perdere la calma per poi farle scegliere in tutta coscienza se accettare di essere una novizia o fare baracca e andare via.



Mi pare di avervi già detto che quella sera a pulire bagni e spogliatoi toccava a Martina, che fu aiutata da Dario in modo da far prima. Ci misero un po', i clienti avevano lasciato la palestra e per le 23:00 era tutto pulito. Si recarono quindi all'androne dove li aspettava Giulia per chiudere.

-Eccoci qui Giulia, abbiamo finito. Possiamo finalmente tornare a casa. Oggi bagni e spogliatoi erano una fogna. Ma che razza di gente si è iscritta?- esordì Dario.

-Ragazzi come avete finito? E' appena entrata Giovanna negli spogliatoi femminili per farsi una doccia... si stava ancora allenando.

Non mi sarei voluto perdere quel momento per nulla al mondo, ma riesco ad immaginare ancora il volto viola di rabbia di Martina a distanza di 16 anni ormai.
La aspettarono lì per un'oretta finché non la sentirono arrivare in lontananza per via dei rumorosi zoccoli che indossava e del suono che i suoi piedi facevano a contatto con la soletta.
Martina era lì pronta come un felino a sbranare la sua preda. Dario cercava di "tenerla al guinzaglio" perché ben sapeva di cosa sarebbe stata capace.

-Ti sei resa conto che é mezzanotte e io dovevo essere a casa da più di un'ora?- esordì Martina

-Non ti ho mica chiesto di aspettarmi.

-Si dà il caso che oggi toccava a me pulire gli spogliatoi, perché, se quel briciolo di cervello che ti rimane ti permette di ricordare, mi avevi detto che il martedì sera saresti stata impegnata.

-Sì, il martedì sera mi alleno. Non devo chiederti mica il permesso?

-Se devo aspettare che tu finisca per andare a casa mi dispiace ma sì, devi chiedermi il permesso.

-Che vuoi che ti dica, facci l'abitudine perché io non ho intenzione di cambiare le mie. Ci vediamo domani. Ciao.

Si prepararono alla risposta immediata. Per Martina quella sera Giovanna l'aveva fatta fuori dal vaso, e doveva pagarla.
Dario ebbe la brillante idea di ripagarla con la stessa moneta per servirle una vendetta più cocente ancora. Contattò un paio di clienti della palestra e disse loro che nel pomeriggio sarebbe rimasta chiusa, ma che avrebbero recuperato in tarda serata. Volevano far in modo che Giovanna facesse notte lì dentro. Martina si preoccupò invece di ridurre gli spogliatoi un vero porcile...roba che non sarebbe bastata tutta la notte per renderli nuovamente accessibili.

-Marti, questa domani mattina la ritroviamo a dormire sulle panche per quanto dovrà faticare.

-Sì, così magari appena sveglia le faccio venire a fare le pulizie anche a casa mia.

La guerra era nel vivo. Si colpivano violentemente.

-Chi l'ha dura la vince. - concluse Dario.
 
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view post Posted on 7/4/2021, 21:36     +1   -1
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Era tutto pronto per la vendetta. L'aria era effettivamente tesa quel mercoledì in palestra, e Martina minacciosamente silenziosa rispetto a quanto era successo il giorno prima e questo non lasciava presagire nulla di buono.
Possiate credermi sulla parola: quel giorno non si degnarono di uno sguardo. Dario credeva che dopo l'imminente sera come minimo Giovanna sarebbe fuggita via in cerca di un altro lavoro. Più malvagia Martina non voleva la fuga di Giovanna, bensì la resa.
A volte Dario scherzando le chiedeva piccolina com'era dove mettesse tutta quella cattiveria. Lei diceva di averla fin nelle unghie dei piedi e sapeva quando tirarla fuori, ma Dario la sbeffeggiava sostenendo che pure le sue dita fossero piccole.

In tutta sincerità oggi non ricordo se qualcuno fosse a conoscenza del piano di Dario e Martina, ma tutti si accorsero che quel pomeriggio in palestra furono davvero in pochi ad allenarsi.

Fu sera quando invece la sala si riempì tra lo stupore generale. Giovanna si trovò sommersa di clienti che le chiedevano indicazioni. Anche l'umore di Dario e Martina cambiò febbrilmente. Andavano avanti e indietro, entravano ed uscivano dalla sala, davano indicazioni a destra e sinistra.

-Altre due serie Marco! Ancora altre due! Oggi facciamo un allenamento completo!- incalzava Dario coi clienti.

Il rumore assordante di tutte quelle voci, il calore di cinquanta persone racchiuse in quella sala. Giovanna sembrava sfinita e si vedeva.
Anche Martina lo era, ma era felice.... un sorriso trentasei denti le illuminava il volto.

-Tieni duro Dario. Io ora vado negli spogliatoi a completare l'opera. Tu mi raccomando non staccare gli occhi da Giovanna.

-Amore questa tra un po' cade già a terra sfinita, e non ha manco iniziato!

Stavano per sbellicare. La volevano a terra tramortita. Un colpo da KO.

Martina si diresse negli spogliatoi. Chiuse le porte e poi le finestre. Aprì tutte le docce: bisognava che si allagasse tutto. Poi i rubinetti dei lavandini. Otturò i sifoni delle docce in modo da dover essere poi puliti. Riempì il pavimento di shampoo e bagnoschiuma. E per completare il tutto urinò sul pavimento. Ammazza che signorina mi verrebbe da dire. Passò poi agli spogliatoi maschili operando allo stesso modo.

Dario intanto teneva d'occhio Giovanna che in quel momento era al telefono. Dovette quindi occuparsi nel frattempo anche della clientela che lei aveva lasciato libera. Era sfinito. Prese una bottiglietta d'acqua e si sciacquò in viso.
Un attimo dopo si voltò in cerca di Giovanna. Sparita.
-Ma dai, dove sei...? - sbottò
-Giovanna? Hai visto Giovanna? GIOVANNAA!! Hey tu hai visto Giovanna? Giacomo? Dov'è Giacomo? Eccoti! Giacomo hai visto Giovanna? Era qui un attimo fa!
-Era al cellulare... ha preso la borsa ed è uscita alla sala, non ti so dire, Dario.
-Come è uscita dalla sala? Cazzo!!

Corse diretto all'androne sperando di trovarla lì. Non c'era. C'era però Giulia.

-Giulia! E' passata Giovanna? Dov'è?
-E' uscita, Dario. E' andata via prima oggi, avrà chiesto il permesso a Massimo.
-Come sarebbe a dire è andata via?! Oh no, no, no no!!! Oggi doveva restare a pulire!!!
-Calmati, Dario. Avrà avuto un imprevisto. Non è la fine del mondo.
-Come sarebbe a dire non è la fine del mondo?! Oh no, Martina!!! Cazzo!

Dario sbiancò d'un tratto e corse ad avvertire Martina di quanto successo.

Intanto la giovane sadica Martina, indomabile carattere, era intenta ad otturare gli scarichi dei bagni con assorbenti e a pisciare sui pavimenti. D'un tratto vide correre l'amato cavalier cortese senza cavallo. Gli sorrise.

-E' fatta! E' tutto pronto! Dario, è tutto pronto, se non vuoi vomitare non entrare. Ma se proprio devi fallo a terra nei bagni.
-No Martina! No! Se ne è andata! Dimmi che non lo hai già fatto.

Martina inorridì al solo pensiero.
-Che stai dicendo, Dario? Come se ne è andata? Le hai permesso di andare via?
-Era al telefono. L'ho persa per dieci secondi ed è scomparsa.
-E ora chi li pulisce questi cessi? Ci vorranno ore!
-Non può essere vero. Non poteva andar via! Era il suo turno!
-Prendi la borsa e andiamo via. Diremo a Massimo di aver avuto un imprevisto. Sbrigati!
-Ci ammazzerà!
-Non lo saprà mai. O vuoi passare la notte a sturare cessi e pulire piscio?








FINE PRIMA PARTE

Edited by Briter - 7/4/2021, 23:23
 
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view post Posted on 7/4/2021, 23:24     +1   +1   -1
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Oggi avevo preso un bel libro di ray Bradbury con l’intenzione di sfogarci sopra l’insonnia... ma visto il ritorno di Briter dovra’ aspettare!
 
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view post Posted on 8/4/2021, 10:56     +1   +1   -1
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Finito di leggere la prima parte! Immagino ‘ gli sviluppi ma sono curioso di vederli su Martina, i cui tratti da prima donna dovrebbero bilanciare un po’ la sua debolezza di carattere rendendola preda piu’ dura rispetto agli altri alterego nelle tue storie.
Complimenti come sempre per l’ ottimo autocontrollo e la capacita’ di presentare la situazione e il crescendo senza finire mai x bruciare le tappe.
Come descrivi la lotta fra la beneducazione e la raffinatezza dei protagonisti e la rispettiva controparte e’ grandiosa.
Anche i dialoghi e l’ambiente, mi hanno strappato qualche sorriso: gerarchica e sottile fino a un certo punto, mi sono ritrovato nella realta’ di retail in cui ho lavorato fino all’anno scorso: (Le frecciatine, i dispetti coi turni e l’estrema suscettibilita’ dei colleghi senior).
 
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view post Posted on 8/4/2021, 14:42     +1   -1
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CITAZIONE (Mermero @ 8/4/2021, 11:56) 
Finito di leggere la prima parte! Immagino ‘ gli sviluppi ma sono curioso di vederli su Martina, i cui tratti da prima donna dovrebbero bilanciare un po’ la sua debolezza di carattere rendendola preda piu’ dura rispetto agli altri alterego nelle tue storie.
Complimenti come sempre per l’ ottimo autocontrollo e la capacita’ di presentare la situazione e il crescendo senza finire mai x bruciare le tappe.
Come descrivi la lotta fra la beneducazione e la raffinatezza dei protagonisti e la rispettiva controparte e’ grandiosa.
Anche i dialoghi e l’ambiente, mi hanno strappato qualche sorriso: gerarchica e sottile fino a un certo punto, mi sono ritrovato nella realta’ di retail in cui ho lavorato fino all’anno scorso: (Le frecciatine, i dispetti coi turni e l’estrema suscettibilita’ dei colleghi senior).

Grazie mille! Magari ti sorprenderà... (:
 
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view post Posted on 8/4/2021, 18:33     +1   -1
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Il ritorno a casa per Dario e Martina non fu un momento semplice. Oserei dire che per quanto ne so sia stato uno dei momenti più difficili della loro lunga relazione.

-Hai esagerato Marti. Hai ridotto quegli spogliatoi una pattumiera! Come puoi credere che tutto passi inosservato?

-Non lo penso, Dario. Dovevi controllare che non se ne andasse! Ti avevo chiesto solo questo!

-Ah adesso è colpa mia. Se anche l'avessi vista cosa avrei potuto fare? Incatenarla?

-Questo è perché dormi ad occhi aperti! Svegliati Dario! E adesso smettila di parlarne!

-Smetterla di parlarne? Ma ti senti? Lo sai adesso chi dovrà togliere il tuo pisc...la tua urina da terra? Giulia? Giacomo?

-Eri d'accordo a fargliela pagare! Smettila di farmi sentire una merda!

-Impara a controllare la tua furia, Martina!

Quella sera furono Giulia, Giacomo e Stefania a restare per riparare al disastro causato dalla sensibile suscettibilità di Martina.
Il giorno seguente Dario e Martina pregarono affinché non si parlasse di quella faccenda e che tutto cadesse nel dimenticatoio, ma appena arrivati Massimo indisse una riunione straordinaria.

-Non c'è bisogno che io vi spieghi nemmeno perché siete qui. Avete da dire qualcosa?- si presentò così, Massimo, quella mattina.

-Beh, in realtà sì. Perché siamo qui? -interrogò Giovanna.

-Dunque, chi glielo spiega? Si faccia avanti. Chi è stato?

Furono attimi di silenzio e terrore. L'evidenza era lì trasparente e a portata di mano, eppure nessuno proferì parola.

-E' giusto che nessuno lo sappia. Sono rimasto così anch'io ieri sera quando sono stato chiamato mentre cenavo a casa con i miei figli. Sono corso e mi sono chiesto "ma che razza di clienti abbiamo portato nella mia palestra?". Non è vero Dario?

-Beh... non so che dire...- fece intimidito Dario.

-Poi però mi sono detto che chi aveva osato combinare la mia palestra come il peggiore dei porcili non poteva passarla liscia. Doveva essere espulso. Immagino siate d'accordo con me.

-Questo perché sei molto buono. Io avrei optato per altro.- intervenne Giovanna, mentre penzolava nevroticamente gli zoccoli ai piedi.

-Sì, sono buono ma non stupido. Ma chi è talmente stupido da rischiare di compromettersi e non ricordare che tutti i corridoi sono dotati di videosorveglianza?

Giovanna cominciò a ridersela.

-Dario, Martina... avete qualcosa da dire?

Furono attimi di silenzio imbarazzante. Poi prese parola Dario.

-Sono stato io.

Ma Massimo lo interruppe.

-Mi piacerebbe crederti. D'altronde mi aspettavo ti assumessi una vergogna simile. Ma per mia sfortuna tu negli spogliatoi e nei bagni non sei mai entrato se non appena arrivato.

Ruppe allora il silenzio Martina, tra gli sguardi increduli dei colleghi e quello soddisfatto di Giovanna.

-Cosa vuoi farmi? Devo andare via? Sì, sono stata io e me ne vergogno. Risparmia le ramanzine e chiudiamola qui.

- Che schifo. - le riferì Giovanna con disprezzo e sgarbo, mentre continuava a giochicchiare con lo zoccolo.

-Fosse stato chiunque altro qui dentro, lo avrei innanzitutto denunciato. Successivamente mi sarei fatto pagare i danni. E ovviamente lo avrei licenziato. E fidatevi che un altro lavoro in questo paese se lo sarebbe sognato. Ma io ti ho voluta bene, ci sei cresciuta qui dentro, cara Martina. Anzi, siamo cresciuti insieme. E questo è ciò che più mi dispiace. Voglio che ti prenda qualche giorno di pausa e ci rifletta su. Tornerai a lavorare, ma alle mie condizioni.

-E quali sarebbero?- chiese incuriosita Martina.

-Innanzitutto, tu Dario, continuerai a lavorare anche in questi giorni in cui Martina non verrà. Quando sarai tornata, Martina, da qui al prossimo mese toccherà a te ed al tuo complice ogni sera ripulire la palestra. E il prossimo mese sarà per voi senza stipendio, che darò ai vostri colleghi per ciò che hanno dovuto subire a causa vostra. Le condizioni sono queste, accettate? Inutile dirvi che in caso contrario sto già andando a sporre denuncia.

Dario e Martina annuirono con la testa in senso di approvazione.

-Riassumendo, lavoreranno per noi. - fece allettata Giovanna.

-Lei non c'entra un cazzo! E' colpa sua se è successo tutto questo.- riprese irritata Martina.

-Ti consiglio di fare silenzio. Al momento non hai diritto di obiezione- La zittì Massimo.

Martina lanciò uno sguardo di odio e disprezzo quasi a minacciare che non sarebbe finita lì nei confronti di Giovanna, a cui fu risposta con un sorriso recitato.

Quella sera a casa fu tremenda. Dovevano aspettarselo, anzi credo che in fin dei conti gli fosse andata pure piuttosto bene. Eppure Martina si sentiva umiliata da quel ricatto bello e buono a cui non poteva rispondere. Doveva capire che si trattava di incassare al momento, ma lei non ne era abituata. Dario doveva cercare di convincerla a riposarsi in quei giorni, eppure la aizzava a non deporre ancora le armi. Si stavano avventando in un tunnel con ripercussioni ignote.
Le lacrime trattenute baciavano gli occhi di Martina che se ne stava stesa sul letto. Dario si accovacciò di fianco, e le stringeva la mano.

-Sono questa Dario. Ogni volta cerco di attraversare i carboni ardenti senza scarpe e mi brucio. E il peggio è che ti tengo la mano, e ti trascino a scottarti con me.

-E io amo perdere il senno, se è con te. Sono queste sensazioni forti che fanno sì che tu sia la persona che amo.

-Io ti rovinerò, lo sai...

-Io sono rovinato senza te.

Devo essere sincero, e ad oggi ancora sogno ad occhi aperti quando me li immagino....

-Ti prometto una cosa, Marti. Mettiamo un po' di soldi da parte e andiamo via.

- E dove vuoi andare?

-Ci sposiamo. E apriremo una nostra palestra e... fanculo tutti!






Edited by Briter - 12/4/2021, 17:06
 
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view post Posted on 8/4/2021, 23:33     +1   -1
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Stiamo entrando nel vivo finalmente. Per chi sta seguendo tenete a mente i particolari del racconto, non ve ne pentirete.

Coraggio! Chi la spunterà? :P
 
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view post Posted on 9/4/2021, 13:45     +1   +1   -1

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Dario ha sale in zucca (come si sul dire)
 
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view post Posted on 9/4/2021, 16:15     +1   +1   -1
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Molto bello ! Speriamo di assistere ad una bella lotta fisica . .😉😉😉
 
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view post Posted on 10/4/2021, 10:11     +1   -1
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"Metà sono una donna forte

Decisa come il vino buono

Metà una Venere di Milo

Che prova ad abbracciare un uomo

E anche se qui c'è troppa gente

Io me ne fotto degli altri

E te lo dico ugualmente"

Quando questo Sanremo è stato presentato questo tormentone io ho pensato a Martina. E la sua relazione con Dario. E' così che mi sono deciso a scrivere di loro, del travagliato amore che in un modo o nell'altro riesce a far fronte ad ogni ostacolo che la vita gli pone davanti.

Martina giaceva nella sua vasca da bagno intenta a pensare a quanto era accaduto nei giorni precedenti. Rimuginava sulle azioni commesse. Ma lì dove si pentiva un attimo dopo era intenta a sognare di ridurre Giovanna in poltiglia. Come ho già cercato di spiegarvi, Martina non voleva che Giovanna andasse via, bensì desiderava renderla cosciente di una posizione subordinata alla sua all'interno dell'ambiente lavorativo.


"-Giovanna perché sei arrivata in ritardo?

-Martina, ho fatto il prima che potevo. Sono solo due minuti di ritardo.

-Non mi interessa. Mettiti al lavoro! Oggi non andrai via finché l'ultimo cliente avrà messo piede fuori da questa palestra!

-D'accordo mi scusi ancora. Mi tratterrò a pulire l'intera palestra per recuperare. Se ha bisogno dopo potrei passare anche a darle una pulizia a casa. Lo sa, mi dà piacere aiutarla.

-Magari mi lucidi anche le scarpe, che dici?

-C..come? Come vuole...

-Stavo scherzando idiota! Dai, fila a lavorare!"

Ma la cruda realtà al momento era ben diversa, era chiusa a casa sospesa dal lavoro come accade al liceo, lei che nemmeno allora avevo subito una punizione simile! E in più avrebbe dovuto lavorare per un mese senza percepire un solo soldo.... anzi in parte a quanto pareva sarebbero andati proprio all'acerrima rivale.

"Riassumendo, lavoreranno per noi".

E partì un calcio rabbioso in acqua che fece schizzare tutto.

-Amore, sto andando a lavoro.

I suoi pensieri furono interrotti dalla voce di Dario.

-Non ti crucciare troppo. Sistemeremo tutto.

-Non darle soddisfazione. Fa' come se nulla fosse successo ora che la incontri. -lo avvertì Martina.

-Ti amo.

-Ti amo anch'io.

Si chiuse la porta di casa, si aprirono quelle della palestra.

-Buongiorno.

-Buongiorno, Dario- rispose Giulia

-Sei in ritardo. - incalzò Giovanna.

-Sono in ritardo? Sono le 9:02!

-Sei in ritardo di due minuti. - rimproverò seccata Giovanna

-Cos'è? Da oggi timbri i cartellini?

-Dai su, andiamo negli spogliatoi a prepararci che sarà una giornata lunga e faticosa per tutti, non rendiamola ancor più pesante- cercò di stemperare gli animi Giulia.

Difatti aveva ragione, fu effettivamente una giornata abbastanza faticosa. I clienti aumentavano di settimana in settimana, il caldo inoltre cominciava a farsi sentire, si sudava molto. Inoltre l'assenza di Martina sembrava addirittura più ingombrante di quanto non fosse la sua presenza, sia perché riusciva a seguire e accontentare diversi clienti in contemporanea, sia perché arrivava a tenere a bada il caratterino di Giovanna che aveva lasciato ogni freno comportamentale come dimostratosi dal "buongiorno". Ciò che faceva infuriare Dario era per giunta che mentre si davano da fare avanti e indietro per soddisfare la clientela, lei se ne stava lì ad oziare su una sedia col cellulare in mano: preferì non dirle nulla, per evitare nuovi litigi che sarebbero certamente costati il lavoro sia a lui che a Martina. Questo Giovanna lo sapeva e aveva iniziato a stuzzicare Dario sempre di più, ma ne aveva trovato un cliente molto più scomodo in quanto più razionale.

Dario era intento visionare la sessione di addominali di un gruppo di ragazzi, quando sopraggiunse Giovanna.

-Dario, mi sto assonnando. Ci beviamo un caffè alla macchinetta?

-Giovanna non posso muovermi in questo momento.- le rispose sbrigativo e seccato

-Dai allora portamelo qui.

-Ti ho appena detto di non potermi muovere. Cosa non è abbastanza chiaro?

-Controllo io che i ragazzi eseguano correttamente gli esercizi. Ti aspetto qui.

L'indicazione fu accolta da un sospiro, ma annoiato e brontolante, Dario andò a preparare i caffè speranzoso di togliersela dinanzi.

Fatto gentilmente quanto richiesto da Giovanna, le portò il caffè.

-Grazie, sei un tesoro.

-Figurati.

-Non mi hai portato anche un bicchiere d'acqua?

-No, mi spiace. Torno a lavorare.

-Aspetta. Ho lasciato la bottiglia nello spogliatoio se cortesem...

-No, Giovanna. I ragazzi mi stanno aspettando. Puoi fare da sola.

Martina intanto era a casa ad elaborare un modo per uscire dal pasticcio nel quale si era messa. Si trovava sul divano intenta a smaltarsi le unghie dei piedi di un rosso accesso. Ricordo avesse dei piedi davvero graziosi e curati, piccoli (credo calzasse un 35 o un 36), morbini per tutta la pianta e il tallone, con le dita affusolate e brevi. Il professore Gu Hongming all’università di Pechino dove insegnava letteratura inglese amava i piedi piccoli nelle donne. Aveva coniato una formula famosa di sette aggettivi per descriverne l’apprezzamento: magri, piccoli, appuntiti, curvi, rotondi, morbidi, diritti. Sono certo sarebbe andato in estasi se avesse visto i piedi di Martina.

Frattanto che si curava le dolci estremità Martina ebbe un lampo, e decise di chiamare Dario.

-Amore, ci sei? Mi senti? Stavo qui senza fa' niente e...- recitò tra una pennellata e l'altra

-Hey Marti. Sto lavorando. Però dimmi tutto. E' successo qualcosa?

-Ma no, che vuoi che succeda a poltrire su un divano. Sto ai domiciliari qua. Senti un po' come si sta a comporta' la stronza?

-Guarda Marti, sai come io sia paziente. E abbasso la voce altrimenti qua mi sbattono fuori e ci tocca poltrire per il prossimo anno e mezzo. Beh, ti posso assicurare che mi ha già rotto il cazzo. Mi ronza intorno, chiede, esige, rimprovera... tra un po' si mette a dare pure gli ordini. Capito un po'?

-Immaginavo guarda, le strapperei i capelli di testa. Ma ci ho pensato ed avevi ragione. Quella ci vuole far perdere la pazienza... e ci era quasi riuscita. Stammi a sentire: dalle corda, falle credere che siamo in pace e che sia tutto dimenticato... e che vuoi aiutarla. Tra un paio di giorni quando torno la conciamo per le feste.

-Marti io non ce la faccio. Mi ha chiesto di andarle a preparare un caffè. E io armato di santissima pazienza pur di non discutere ancora, sono andato a farglielo. E indovina la faccia tosta quando sono tornato che mi ha chiesto? Di andarle a prendere anche l'acqua!

-Dà, falle credere che adesso che non ci sono io sia in grado di raggirare tutti come vuole. Poi ci pensiamo appena torno. Deve abbassare un po' la guardia.

-D'accordo amore, ci proverò. A dopo.

-A dopo.

Il piano ripensandoci non era malvagio. Ma esasperante soprattutto per Dario, che si trovava adesso a dar libero sfogo ai capricci di Giovanna. Doveva essere bravo a non perdere lucidità e non crollare psicologicamente.
Giovanna, dal suo canto, riusciva ad ottenere il massimo risultato coi minimi sforzi. Mentre Dario e Giacomo si davano da fare nel loro lavoro, lei se ne stava lì seduta quasi a supervisionare, un atteggiamento non proprio consono a chi avrebbe dovuto imparare un nuovo mestiere, forse anche cercando di rubare qualche segreto proprio a quei colleghi un po' più esperti.
Non posso certo dire che "fu subito sera", anzi la giornata fu piuttosto lunga e Dario si trovava alle 10 di sera sfinito. Ma la sua giornata non era finita certo lì, in quanto Massimo fu chiaro nel ribadire che le pulizie da quel giorno sarebbero toccate a lui, e a Martina quando avrebbe fatto ritorno.

Dario andò in adrone per farsi dare un bicchiere d'acqua da Giulia prima di iniziare a pulire gli spogliatoi. Sopraggiunse però anche Giovanna.

-Dario ma sei distrutto! Manco una giornata in cantiere...

-Eh, e mica è finita qui... vado a pulire i bagni che prima finisco, prima me ne vado a casa.

-Aspetta. Io adesso devo allenarmi. Che ne dici se vieni in sala con me e metti a posto i mesi mano a mano che li uso?

-Giovanna, mettere a posto i pesi che utilizza un'altra persona è una cosa che non facciamo nemmeno coi clienti... che richiesta è?

-Quando mi alleno ho una serie dopo l'altra e non ho il tempo di mettere a posto di volta in volta i pesi. Così ti avvantaggi nel lavoro e non dovrai farlo quando avrò finito di allenarmi.

Dario era visibilmente arrabbiato dalla richiesta di Giovanna e stava per dirle "Ma scusa non puoi farlo da sola finito l'allenamento? Ma che credi che sei venuta qui a fare la bella vita mentre noi fatichiamo come schiavi per te?", ma fu frenato dalle parole a telefono di Martina e con un falso sorriso annuì.

-Hai ragione, d'accordo. Andiamo.

Dovette dunque farsi carico di mettere a posto i pesi di volta in volta utilizzati da Giovanna, caricare e scaricare i bilancieri, prendere i tappetini che le servivano per gli addominali e poi posarli, di tanto in tanto gli veniva chiesto di andarle a prendere dell'acqua per dissetarsi. Fu un'ora e mezza concitata in cui Dario era lì per crollare a terra distrutto.

-Capisco ora perché non ti dai da fare durante la giornata. Preservi le energie per gli allenamenti serali- ironizzò Dario.

-Dai su non fare lo scansafatiche. Devo finire qui l'ultima serie al bilanciere. Inizia ad andare a pulire gli spogliatoi maschili nel mentre finisco e vado a buttarmi sotto la doccia. Sono zeppa di sudore con questo caldo.

Dario assentì e si diresse a pulire gli spogliatoi.

Intanto, finito l'allenamento, Giovanna si diresse verso l'androne per scambiare due chiacchiere in segreteria con Giulia. Sfinita, si tolse via le scarpe e si gettò distesa sul divano coi piedoni calzati messi sul bracciolo del divano.

-Avete finito finalmente?- chiese Giulia seduta dietro la scrivania.

-So' sfinita Giulietta. Che giornata massacrante!

-Pensa un po' quel poveretto che non solo ora deve pulire bagni e spogliatoi, ma ha dovuto anche farti da personal mentre ti allenavi. Non è che stai esagerando un po'? Lo porterai all'esaurimento.

-Non l'ho mica obbligato o gli ho chiesto di alzare i pesi al posto mio. Giulia, non so se ricordi, ci tengo a portarti in mente che quei due volevano che i pulissi il piscio di quella troietta da terra.

-Pensa un po' se non lo ricordo: l'ho dovuto pulire io... ma per me Dario non ne sapeva nulla.

Giovanna si mise in posizione eretta, scrollò le spalle e si infilò le scarpe diretta finalmente a farsi una doccia rinfrescante.

Dopo 5 minuti sopraggiunse Dario massacrato.

-Eccomi qui Giulia, ho finito. E' uscita Giovanna dalla doccia così pulisco anche i femminili?

-Non ancora, Dario.

Visibilmente insofferente, Dario si gettò sul divano disteso con la guancia sul bracciolo.

Si rialzò dopo qualche istante, toccandosi la guancia con la mano.

-Ma... è caduto qualcosa su questo divano? E' bagnato e appiccicoso.

-No, Dario, non che io sappia.- poi le si illuminò il volto -A meno che... era sdraiata Giovanna su quel divano e sul bracciolo...- disse mentre ridacchiava - teneva poggiati i piedi.

Dario si voltò a scrutare il bracciolo e in effetti l'impronta di un piede, probabilmente calzato, era ancora visibile. Si ripassò quindi il dito sulla guancia e se lo portò al naso.

-Mah.

Qualche minuto dopo sopraggiunse Giovanna vestita di un abito floreale estivo dall'alta tenuta erotica (ma non per Dario che aveva occhi solo per la sua Martina) e dei sandali aperti che mostravano le unghie smaltate di nero.

-Ho finito. Puoi andare a pulire gli spogliatoi femminili. A domani, Giulia.

-A domani, Giovanna- le rispose Giulia

-A domani.- fece Dario.








 
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view post Posted on 13/4/2021, 10:53     +1   +1   -1
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Dario quella sera dormì copiosamente, distrutto da quella giornata di fatica.

Quando si svegliò trovò Martina già sveglia in sala da pranzo intenta a fumare una sigaretta. Teneva i piedi poggiati su una sedia e pareva pensare a chissà che cosa.

-Buongiorno amore. Che fai? Hai ricominciato a fumare?

-Sono nervosa in questi giorni. Qualcosa devo pur fare. Buongiorno anche a te.

Dario si preparò un cappuccino e si sedette anche lui a tavolo. Martina prese parola.

-Hai visto? Li ho smaltati di rosso. - fece mostrandogli il piede poggiandolo sul tavolo.

-Vedo... sì. Ti sta molto bene. Però togli i piedi dal tavolo, non è igienico.

Martina sfilò il piede dal tavolo e lo ripoggiò sulla sedia.

-Ho deciso. Domani torno a lavoro. -disse incupita.

-Ti senti pronta? Guarda che puoi prenderti qualche altro giorno.

-Sì ho deciso. Dobbiamo mettere un punto a questa storia, Dario. Mi ha tolto molte energie.

-D'accordo amore. Io sono con te, lo sai.

-Lo so.

-Che ne dici se stasera la dedichiamo a noi? Torno dal lavoro e ce ne usciamo a cena.

-Dai sì. Mi ci vuole. Però non ho voglia di uscire, preparo io una sorpresa... a lume di candele solo io e te.

-Ci sto amore, non vedo l'ora.

Si alzò, diede un bacio alla sua Martina, e si recò in palestra pronto ad affrontare una nuova ricca giornata.

Quella mattina Dario, avrebbe serenamente evitato un altro rimprovero di Giovanna per essere arrivato in ritardo. Cercò allora di ingraziarsi i colleghi fermandosi al bar vicino casa per comprare dei cornetti a cioccolato.
Arrivato in palestra, furono tutti sinceramente felici di vederlo entrare con un profumino delizioso trascinatosi.

-Che piacevole profumo!! Cosa hai portato? Sono dei cornetti??- esordì Giulia ispirando.

-Non è il tipo di profumo che piace a me. Però mi piacciono i lecchini, bravo. - fece Giovanna a metà tra il serioso e lo scherzoso.

-Ma dai! E che profumo ti piace Giovanna? Quello di pesce andato a male?- ironizzò Dario.

-Quelli forti e originali. Non di un cornetto a cioccolato. Ha un sapore così banale, tra l'altro.

-Pazienza. Me ne farò un ragione.

Poi, Dario, rivolgendosi a tutti diede notizia dell'imminente ritorno di Martina a lavoro.

-Ha meditato abbastanza? Non vorrei tornasse per fare la pazza. -esclamò Giovanna.

-Abbi rispetto quando parli di Martina. -la rimproverò Dario.

-Beh, Dario, a dir la verità, è Martina ad aver mancato di rispetto a tutti noi.- ci tenne a precisare Giulia.

-Sbagliamo tutti. Possiamo metterci questa dannata storia alle spalle una volta per tutte? Vi garantisco sia pentita. -ribadì Dario.

-A me non basta il pentimento. - lo informò Giovanna.

-Se ti aspetti delle scuse da parte sua, credo debba far mente locale prima sui tuoi errori nei suoi confronti. -sosteneva Dario.

Giovanna gli diede le spalle e andò a cambiarsi. Uscì dallo spogliatoio dopo essersi annodata delicatamente i capelli sulla nuca a crocchia, a cipolla in sostanza, acconciatura che metteva in risalto il suo viso morbido e olivastro. Indossava dei leggings neri a vita alta che valorizzavano il suo importante lato B abbinati ad una canotta nera. Ai piedi delle sneakers multicolore e dei calzini blu, di cui si intravedevano soltanto gli elastici che uscivano dalle scarpe.

Anche quel giorno Giovanna tentava di tenere Dario sotto il suo volere, in maniera meno vellutata e più arrogante del giorno precedente. Gli chiese banalmente di preparargli di nuovo un caffè.

-Dario, portami un caffè.

Interdetto, gli portò quanto desiderava.

-Anche oggi non mi hai portato dell'acqua? Ma quante volte devo dirtelo, santo Dio!- gli disse con espressione stufata.

Dario questa volta non si rifiutò, e tornò a prendergli anche un bicchiere d'acqua.

-Dario, ho il mio yougurt nell'armadietto. Prepararmi anche una bevanda proteica per dopo.

-Senti, Giovanna, io...

-Senti cosa?

-Niente, niente. Aspettami qui.

-Grazie.

La giornata passò così, tra clienti chiassosi e una collega un po' troppo pretenziosa di attenzioni.

Martina intanto era alle prese con la cucina. Stava preparando una cena coi fiocchi: innanzitutto un paio di antipasti tra cui tartare di salmone e panzanella e dei deliziosi involtini primavera; per primo, aveva deciso di fare per Dario un riso alla cantonese, un piatto che avevano gustato in un ristorante cinese nei loro primi appuntamenti. Successivamente avrebbe preparato un filetto di tonno al pesto di pistacchi, e per concludere la cena dei cuoricini al cioccolato e lamponi.
Aveva addobbato poi la sala da pranzo e il salone con fiori, petali di rosa, e candele. In sottofondo una musica jazz teneva l'aria incredibilmente romantica. Per Si era preoccupata di apparecchiare anche il brindisi iniziale, pensando ad una buona bottiglia di Prosecco, e per il resto della serata affidarsi ad uno Chardonnay.
Curati tutti questi aspetti andò a vestirsi.
Indossò un tubino nero Elisabetta Franchi, dei décolleté a punta dal tacco a stiletto.
Non per ultimo decise di agghindarsi truccandosi con un velo di illuminante sotto al fondotinta. Come tocco in più passò un po’ di matita nera e appena un accenno leggerissimo di blush in polvere. Poi si profumò per bene.

Quando Dario era pronto , andati via tutti i clienti, a pulire velocemente gli spogliatoi e tornare dalla sua amata, Giovanna uscì dallo spogliatoio con l'asciugamano.

-Andiamo? - lo interrogò

-Cosa? Dove?

-Come dove? Mi devo allenare!

Dario fu deluso e infastidito e stava per aggredire verbalmente Giovanna dalla pretesa. Evitò di farlo perché litigare in quel momento avrebbe significato anche rendere più difficile il rientro di Martina l'indomani. Dunque, pur di allentare la tensione ulteriormente, dandosi un pizzico sulla pancia, le disse:

-D'accordo, aspetta. Avevo appuntamento con Martina per cenare insieme, l'avverto che faccio un po' più tardi.

Dario per qualche istante sperò nel buonsenso di Giovanna, ammesso che esistesse, che gli dicesse di tornare a casa dalla compagna. Direi che fu molto ingenuo.

-Su, muoviti. Inizio ad andare in sala.

Martina alla notizia fu leggermente dispiaciuta, in quanto si aspettava Dario riuscisse a tornare quanto prima, il quale non le aveva detto si dovesse intrattenere in sala con Giovanna, per evitare di scatenare un putiferio, ma che ci fosse ancora qualche cliente. In ogni caso la cena era solo rimandata di un'ora.
Stufato da quei modi e innervosito, Dario si recò in sala.

-E su muoviti, posa quel cellulare e caricami il bilanciere!

E ancora

-Stai dormendo Dario! Stai a dormì! Svegliati!

-Ma chi ti ha fatto personal? Sei una lumacata! Posa i tappetini!

Dario nemmeno ribatteva, o forse non ascoltava. Il suo pensiero era indirizzato unicamente a Martina, che lo aspettava a casa, e quindi a fare quanto prima.

-Vammi a prendere una bottiglia d'acqua. Sto morendo di sete.

Fu poi il turno di caricare per l'ultima volta il bilanciere, ma Dario si distrasse inviando un messaggio a Martina per dirle che tra pochi minuti si sarebbe messo in auto e commise un errore: caricò uno dei lati del bilancieri con un peso da 1 kg in più, sbilanciando Giovanna.

Il bilanciere cadde a terra in un tonfo.

-Sei un incapace! Mi stavi per far rompere una spalla! Ma a che pensi?

Dario rialzò il bilanciere da terra e si accertò che non si fosse fatta nulla.

-Come va? Ti sei fatta male?

-Come vuoi che vada... portami negli spogliatoi e vammi solo a prendere un po' di ghiaccio.

Dario prese il ghiaccio da Giulia e si recò nello spogliatoio dove l'aspettava Giovanna.

-Qui sulla spalla.

Dario poggiò la borsa di ghiaccio sulla spalla di Giovanna, dolorante, per qualche minuto.

Poi Giovanna gli fece una nuova richiesta:

-Dario, me lo fai un massaggio alle spalle?

Dario annuì sentendosi in colpa per quanto accaduto. Si sedette sulla panca di fianco a lei, che gli diede le spalle e si abbassò le bretelline.
Dario cominciò a massaggiare, era la prima volta che aveva un contatto fisico con Giovanna.

-Hai da fare? - gli chiese Giovanna

-Sì, ti ho detto, ho una cena con Marti. Ma tranquilla, qualche minuto in più non fa nulla.

-Me lo faresti un massaggio anche alle gambe? Sono provata.

-Beh...s..sì, certo.

Giovanna si girò nella sua direzione e poggiò le sua gambe su quella di Dario, visibilmente in imbarazzo.

Dario iniziò a massaggiarle i polpacci della gamba destra con entrambe le mani. Per permettermi di avere una presa migliore Giovanna inarcò la gamba a 90°, con la scarpa sul suo quadricipite. Per evitare che con le scarpe gli sporcasse i pantaloni, Dario fece per sfilarle le scarpe. Giovanna lo frenò per un istante e lo avvertì:

-Ti avviso che non credo abbiano proprio un buon odore. Se ti piace, o almeno non ti dà fastidio...

-No tranquilla.

Sfilò prima la scarpa destra, poi la sinistra e le poggiò a terra. Giovanna sembrava interessata alle reazioni di Dario che sembrava non sentirsi proprio a suo agio.

La prima percezione che Dario ebbe, fu il calore che il piede, di pianta larga (doveva calzare un 39), che toccava il suo quadricipite gli dava. Abbassò lo sguardo sui suoi piedi e si soffermò sui calzini blu scuro, che mostravano un colore ancor più acceso in prossimità delle dita. Immagino fosse dovuto al sudore uscito da quella zona, e immagino che lo stesso colore dovevano averlo sulle piante. Dopo qualche istante salì al suo naso lo strano odore emanato. Non so se a Dario piacesse o meno, credo non lo sapesse nemmeno lui, certo era un odore abbastanza intenso da non passare inosservato. Prese tra le mani il primo piede e iniziò a dargli delle piccole torsioni per massaggiarlo. Era inumidito.
Per due minuti cercò di massaggiarli in quella posizione.

Poi Giovanna lo guardò e con espressione come a dire di non sentirsi abbastanza soddisfatta, gli disse:

-No così non sto comoda. Mettiti qui se non ti dispiace. - indicandogli di mettersi dinanzi a lei.

-Qui dove? -fece Dario alzandosi lasciando il cellulare sulla panchina, e mettendosi di fronte.

-Qui, qui. - indicandogli il pavimento.

Dario abbastanza confuso, si mise in ginocchio dinanzi a Giovanna. Lei, gli poggiò il piede destro sulla spalla, e l'altro se portò alle mani. Si sfilò lentamente il calzino. Dario sgranò gli occhi: erano gesti che non si aspettava. Poggiò poi il piede scalzo sull'altra spalla, e sfilò anche il calzino del piede destro. Dopo di che con espressione dolorante gli mise il piede dinanzi gli occhi. Dario restò qualche secondo interdetto ad osservare quella pianta larga. Non si era mai soffermato tanto su un piede, nemmeno in Martina.

Il piede destro di Giovanna era grande, carnoso, soprattutto nella fascia plantare sotto le dita e al tallone dove la pelle formava qualche piega, di colore roseo tranne per un giallognolo sotto l'alluce dovuto probabilmente a qualche callo. Le dita erano lunghe con polpastrelli voluminosi. Soprattutto l'alluce carnoso aveva catturato l'attenzione di Dario.
Ora che aveva tolto i calzini l'odore di quei piedi era diventato diverso, più intenso e maturo. Non più filtrato da qualche tipo di tessuto, ma semplicemente la puzza che usciva dalla estremità nude e sudate di Giovanna.
Dopo qualche secondo di attesa, in cui Giovanna si trovava sempre seduta sulla panchina con un piede sulla spalla e uno dinanzi il viso di Giovanni in ginocchio, fece un colpetto di tosse , iniziò a muovere le dita per togliersi quei pelucchi che si erano accumulati e disse scocciata:

-Dai sui.

Fu un modo per gentile per dirgli di muoversi a massaggiarle i piedi.

Dario applicò pressione sulla pianta e poi sul tallone. Quando toccava le piante, le sue dita affondavano nella carne dei piedi. Poi le dita tornavano su quasi a riprendere fiato dopo essere state affogate nella pelle sudicia di sudore di Giovanna. Si diede uno sguardo ai polpastrelli che dopo aver toccato la nudità più fetosa e umiliante della rivale erano bagnate.
Poi affondò nuovamente. E poi ancora. Era come se le dita non avessero tregua pur di provocare sollievo e piacere ai piedi di un'altra persona, che per di più disprezzava.
E poi c'era quel callo giallognolo sulla parte plantare. Probabilmente se dieci minuti prima gli avessero detto soltanto di immaginare un callo avrebbe avuto rigetti di vomito. E invece dopo aver preso su una mano il tallone di Giovanna, a farle da poggiapiede, con l'altra mano cominciò proprio strofinare la parte più mortificante del piede. E col pollice premeva sul callo. Con quello stesso pollice col quale toccava e massaggiava magari poi si sarebbe trovato a toccare il viso di Martina, oppure a prendere cibo che poi gli sarebbe finito in bocca. E attento, ma non troppo, a non farsi vedere, anticipò i tempi per prevenire la "malsana" idea futura che una volta finito il massaggio potesse lavarsi le mani e si ficcò il pollice in bocca, in modo tale che tutti i germi che giacevano sugli arti inferiori di Giovanna potessero invadere l'orifizio a lui più caro, igienico e pulito. Poi riprese a massaggiare il tallone.
Passò alle dita dei piedi. Iniziò dall'alluce. E mentre premeva sul dito carnoso e sviluppato, Giovanna pareva apprezzare particolarmente, provando sollievo da quei gesti. Si concentrò per un paio di minuti solo sul ditone. Massaggiò poi tutte e cinque li dita.

Una voglia improvvisa lo colpì tutto d'un tratto.
Il sapore vero di quei piedi umidi doveva trovarsi nello spazio che divideva le diverse dita. Certo, può capitare che un uomo si trovi a massaggiare i piedi di una donna, ma passare le dita della sua mano nello spazio tra le dita dei piedi, significa prostrare il proprio corpo al servizio. E' un gesto con il quale collochi le tue mani utilizzate nei comportamenti più comuni, all'interno dei più sudici posti nel quale si deposita sporcizia, tanfo, puzza. E Dario passò le stesse dita che accarezzavano di notte il viso di Martina, tra le dita dei piedi di Giovanna. Il contatto gli provocò dei brividi, sentiva che sulle sue mani ora si erano depositati tutti i batteri che giacevano lì, come se le stesse pulendo i piedi.
Giovanna emise dei gemiti di piacere.
Dario rimase con le sue dita infiliate lì per qualche minuto, quasi a impregnarle di puzza, per toglierla ai piedi di Giovanna. Ora dovevano essere le sue mani a puzzare beceramente.
Giovanna nel mentre giochicchiava con cellulare incurante magari del fatto che Dario potesse sentirsi stanco in quella posizione, ma con fare naturale messaggiava e sfogliava i social, come se a Dario fosse dovuto essere lì in ginocchio a massaggiarle i piedi.

Perché Dario si trovava in ginocchio a massaggiare i piedi di una persona che detestava e non a cenare con la donna della sua vita a lume di candela?

La sua attenzione fu interrotta soltanto quando il cellulare di Dario sulla panchina iniziò a vibrare. Lo stava chiamando Martina. Entrambi si fermarono per qualche secondo. Poi Giovanna con la mano staccò la telefonata e porse a Dario il piede sinistro. Interdetto per qualche secondo Dario non si mosse, poi iniziò a massaggiare l'altra estremità. Giovanna sghignazzò. Con quel gesto aveva appurato l'ordine delle priorità. "Prima mi massaggi i piedi odorosi, poi ti preoccupi della tua compagna". E la mancanza di obiezioni di Dario confermavano che in quel momento le priorità di Giovanna coincidevano con i suoi piaceri.

-Ti sta aspettando Martina? Fai come hai appena fatto all'altro piede. Parti dal tallone. Sei bravo.

Dario subiva in silenzio le indicazioni di Giovanna.

Mentre le massaggiava il tallone diede uno sguardo anche al piede sinistro. Non so se fu deluso nel notare che in quell'estremità mancassero zone gialle alle quali umiliarsi ulteriormente, ma si prodigò a toccare e maneggiare per bene quella carne morbida e prorompente.

-Ti ho fatto una domanda. Ti sta aspettando Martina?

-Come? S..sì, credo di sì.

-E ti sta aspettando già da un po'. Dovevi tornare un'ora e mezza fa.

-Sì.. immagino di sì...

Giovanna rise sottecchi, e riprese a fare il suo al cellulare.

Intanto mentre Dario continuava a massaggiarle il tallone, la parte superiore del piede di Giovanna si trovava il prossimità del suo naso. Poté così percepire fino in fondo l'odore dei suoi piedi. Era un odore acre e vivo, non nauseabondo, almeno non per Dario, ma vivace. Direi fosse una puzza. Allora Dario, attento a non dare nell'occhio ispirò silenziosamente una sola volta. Rabbrividì, il cuore gli batteva molto forte. E poi inspirò ancora, un po' più forte. E ancora, dimenticandosi di non far troppo rumore, tirava su il naso. Quella puzza come un corpo estraneo si inoltrava nelle radici di Dario. Un virus che si impagliava negli orifizi nasali.
Giovanna alzò gli occhi e ammiccò soddisfatta quando vide che che Dario le stava annusando i piedi puzzolenti. Per favorirlo, allargò le dita.
Abbassò il piede sinistro sulla spalla. Alzò il destro, e glielo avvicinò al volto e allargò le dita. Dario ispirò con foga. Ripeté la stessa manovra col piede sinistro. E poi col destro. E col sinistro.

La puzza dei suoi piedi scivolosi e sudati aveva penetrato le narici di Dario e ne aveva fatto la sua dimora. Dario non percepiva altro odore se non quello delle estremità della sua dominante.

Squillò nuovamente il telefono. Era ancora Martina. Questa volta Giovanna rispose e fece segno a Dario di continuare a fregarle i piedi.

-Pronto?

-Pronto, Dario?! Sono Martina! Chi è?

Dario passò le sue dita, nuovamente nello spazio che divideva quelle di Giovanna. Quest'ultima gemette dal piacere mentre parlava al telefono con la nemica, perché proprio in quel momento chi stava cercando per passare una serata d'amore preferiva invece trascorre il suo tempo con i suoi piedi.

-Martina, sono Giovanna. Dario è a sistemare gli attrezzi. Tra un po' si libera. A domani.

E attaccò.

Una strana ansia pervase la mente di Dario.

-Posso andare?- le chiese.

Ma Giovanna non curante non gli rispose e allargò nuovamente le dita, mettendo ad un passo dalla sua bocca il callo che le aveva curato. Dario allora ispirò con quanta più veemenza avesse dentro. Voleva deturpare quei piedi del fetore e farlo suo. Dimenticò ogni preoccupazione.

Riprese poi nuovamente a massaggiarle le dita.

Dopo un'ora e mezza di massaggio in ginocchio, Giovanna gli sfilò i piedi.

-Vattene, devo lavarmi.

Quelle parole lo riportarono sul pianeta Terra. Era stato umiliato dalla donna che disprezzava. E aveva lasciato Martina in casa ad aspettarlo, per soccombere ai capricci della causa del malessere della sua donna.

Si rialzò con le ginocchia doloranti, con sguardo basso, per andar via.

-Salutami Martina. E dalle il mio bentornato. -gli disse Giovanna mentre sorrideva.



FINE SECONDA PARTE.

Edited by Briter - 13/4/2021, 19:51
 
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view post Posted on 13/4/2021, 14:19     +1   -1

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Peccato, non è una novità, però è bello
 
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