| Questa è una storia frutto della mia fantasia. Ogni riferimento a persone o eventi è puramente casuale.
“Il gruppo della Selva” era nato virtualmente. Era stato fondato su Facebook da una ragazza molto spigliata nelle relazioni sociali ed era composto da quasi un centinaio di membri, tutti ragazzi e ragazze tra i 18 e i 30 anni circa. Come spesso accade, dopo un primo periodo di forte entusiasmo per il gruppo durante il quale tutti erano attivissimi, molti persero interesse e si formarono dei sottogruppi all’interno dello stesso gruppo, formati da ragazzi e ragazze che strinsero amicizia privatamente. Uno di quei sottogruppi era formato da Alessandro, ragazzo di 19 anni in anno sabbatico dalle mille ambizioni e dai mille dubbi sull’avvenire della sua vita, Giada, Melissa e Riccardo, un ragazzo moro mingherlino di 20 anni, il cui aspetto non era certamente quello che in media sarebbe stato definito “figo”. Giada di anni ne aveva 18, era bassina, aveva lunghi capelli mori ed occhi dello stesso colore, un viso molto grazioso e un seno molto abbondante. Alessandro, ragazzo piuttosto alto, occhialuto, dai capelli neri perennemente spettinati, e dalla voce da alcuni definita non eccessivamente virile, aveva da un po’ di tempo una cotta segreta per Giada, cosa che non le aveva mai rivelato perché timoroso che lei non potesse ricambiare i suoi sentimenti, ed era disposto a soffrire pur di tenersela amica e non rovinare il loro magnifico rapporto così fraterno da risultare quasi perverso. O almeno, lo era per Alessandro. Se Giada lo ritenesse migliore amico, o un fratello, o se le piacesse addirittura, era un mistero. Che Alessandro fosse ammaliato da Giada, Melissa lo sapeva benissimo. Melissa, 19 anni, era giusto un po’ più alta di Giada, e come lei aveva un seno abbondante, anche se poco meno rispetto a lei. I suoi capelli castani chiari le arrivavano alle spalle. Aveva gli occhi nocciola e un viso davvero bellissimo, tanto che Alessandro arrivò a considerare la sua bellezza di una perfezione assoluta. Aveva degli occhi stupendi, un viso bello tondo, un piccolo naso all’insù e un paio di labbra molto provocanti. Il suo lato B era molto sodo, di gran lunga più provocante di quello di Giada, e un paio di gambe davvero mozzafiato, cosa in cui Giada la equiparava quasi. Almeno questo era il punto di vista di Alessandro. Tutti consideravano Giada una ragazza molto carina, ma era sempre stata Melissa il desiderio hot della maggior parte dei ragazzi del vecchio gruppo della selva, compreso Alessandro, nonostante la sua cotta segreta per Giada, il che gli provocava una estenuante e stressante lotta interiore. Melissa era sempre stata una ragazza ironica e molto scherzosa, quindi nonostante le sue varie allusioni a ragazzi o uomini che le piacevano, la sua vita sessuale e sentimentale era un ulteriore mistero di quello stranissimo gruppo. Melissa era molto intelligente e assai più furba di tutti gli altri unici tre rimasti attivi sul gruppo messi insieme, e di questo ne era perfettamente consapevole.
«Cinema stasera?» propose Melissa sul loro gruppo privato di WhatsApp in una gelida giornata di dicembre. «Magari, mi stavo davvero deprimendo» rispose Riccardo. «Perfetto!» scrisse Giada. «Così posso indossare queste 😊». Mandò una foto dei suoi piedi con indosso un bel paio di scarpe nere coi tacchi. «Le ho acquistate proprio questo pomeriggio, che ne pensate?». «Sono stupende, tesoro 😍» commentò Riccardo. Alessandro non rispose subito. Rimase un po’ di tempo a fissare la foto di Giada, e iniziò a provare una certa inquietudine. «Bene, deciso» scrisse Melissa, ignorando completamente le scarpe di Giada. «Ale, mi passi a prendere tu?». «Non so se ci sono» rispose finalmente Alessandro, anche se in realtà non aveva nulla da fare e nemmeno tanta voglia di stare a casa. Ma dentro di lui era scattato un campanello d’allarme. «La mia domanda non era una vera domanda 😈» disse Melissa. «Mi vieni a prendere alle 19:30 al bar vicino la biblioteca, sto con degli amici e mi scoccia andare a piedi fino al cinema, si congela 🥶». «Posso passarti a prendere anche io, non ci sono problemi» intervenne Riccardo. «Taci tu» disse Melissa. «Sarà Ale il mio cavalier servente questa sera. E sarà meglio che si sbrighi, vero Ale? 😉». «Ok, a dopo» rispose freddamente Alessandro.
Con ancora una certa sensazione di inquietudine, Alessandro si mise in auto e poco prima delle 19:30 era già fuori al bar dove Melissa gli aveva dato appuntamento. Le scrisse in privato, ma lei, pur essendo online, non rispose e non visualizzò nemmeno il messaggio. Insistette qualche altra volta, ma Melissa continuava a ignorarlo, al che Alessandro si scocciò e scrisse sul gruppo. «Melissa, sono fuori». «Lo so» rispose Melissa immediatamente. «Già me l’hai scritto in privato, non c’è bisogno di ripeterlo 😅». «E allora perché non rispondi?» chiese stizzito Alessandro. «Perché sono impegnata 😇😘». «Sì, e sei online. Mi hai dato appuntamento alle 19:30, ora esci». «Che pesante 🙄» commentò Melissa. «Cinque minuti e arrivo».
Di minuti non ne passarono cinque ma quindici, e furono inutili altre sollecitazioni di Alessandro, sia in chat privata che in quella di gruppo. Melissa uscì dal bar come se nulla fosse. Indossava un cappellino bianco di lana col pompon rosso, un giubbotto marroncino e una sciarpa beige, un paio di guanti rossi, una minigonna nera, un paio di collant invernali e scuri, e ai piedi un paio di scarpe Dr. Martens nere. Alle labbra spiccava un acceso rossetto color bordeaux. La prima impressione che ebbe Alessandro fu quella di una persona appena uscita da un circo. Ma nonostante tutti quegli abbinamenti bizzarri, Melissa continuava a fargli un sesso incredibile. Melissa entrò in auto e sfilò cappello, sciarpa e guanti. I suoi lunghi capelli, che erano già mossi di per sé, erano stati letteralmente sconvolti dal cappello, quindi risultavano ora spettinati e disordinati, ma questo non scalfiva di un minimo il suo fascino. «Br, che freddo» disse a mo’ di saluto. «Era ora!» esclamò Alessandro infuriato. «Ti sto aspettando da un quarto d’ora». Melissa si voltò verso di lui e lo fissò negli occhi con una certa aria scocciata. «Quanto sei pesante» ripeté. «Lo spettacolo inizia alle 20:30, abbiamo un sacco di tempo ancora. E poi è compito di uomo aspettare una donna, non dimenticarlo mai». «Aspettare un co… che diamine stai facendo?». Melissa si era messa a trafficare nella borsetta, da cui aveva estratto un pacchetto di sigarette e un accendino. «Voglio fumare una sigaretta prima di arrivare al cinema» spiegò la ragazza con una scrollata di spalle, con tono indifferente. «Non in macchina mia» disse Alessandro, un po’ risentito. «Fuori si congela» disse Melissa, mettendo una sigaretta in bocca ed accendendola. «E non voglio mettermi fuori al cinema prima che inizi lo spettacolo. Metti in moto e parti, che siamo in ritardo». «Non per colpa mia!» urlò Alessandro.
Melissa si voltò nuovamente verso di lui, buttando verso di lui tutta un’intera boccata di fumo, facendolo tossire. Approfittò di quella pausa di Alessandro per cambiare argomento. «Non hai commentato le scarpe di Giadina sul gruppo» gli disse. «Te le ha mostrate in privato, brutto pervertito?». «No» rispose Alessandro, provando di nuovo una certa inquietudine. «Non mi ha mostrato nulla». Mise in moto e partì. «Uhm» fece Melissa, fingendosi pensierosa. «E a te questo scoccia molto, vero?». «Perché dovrebbe scocciarmi?» chiese Alessandro con tono spento. «Perché il tuo amore non ti confida le cose e hai il cuoricino spezzato» disse Melissa, cacciando lentamente un’altra boccata di fumo. «Dovresti essere chiaro nei suoi confronti, non credi?». «Chiaro in che senso?». «E dai Ale, non insultare la mia intelligenza» sbottò Melissa. «Giada ti piace da morire e quando parli con lei sembri un cagnolino che se la fa addosso quando fa le feste alla sua padroncina. Sia chiaro, non credo che tu abbia la minima possibilità con lei, cioè non le piaci, è palese, però dovresti comunque essere chiaro. Altrimenti cambia il tuo atteggiamento». «Ma perché vuoi dirmi cosa devo fare? E con quale presunzione dici che mi piace?». Alessandro era furente e tremava tutto. Melissa però non se ne accorse, o almeno, fece finta o non le interessava. Aveva preso di nuovo il cellulare e si mise a smanettare. «Melissa?» incalzò Alessandro. «Non devi interrompermi mentre sto parlando con qualcuno» disse Melissa con tono incurante, senza guardarlo. «Pazienta».
Alessandro non disse nulla, ma si limitò a ribollire di rabbia e frustrazione. Voleva evitare di litigare. A un certo punto fu addirittura tentato di lasciare Melissa a piedi e tornare a casa. «Scusa, mi aveva scritto un tipo. Un mio scopamico di qualche tempo fa. Comunque dicevi?». «Niente» tagliò corto Alessandro. «Prendi esempio da Riccardino» disse Melissa, accarezzando la guancia di Alessandro con la sua mano gelida, provocandogli dei brividi sia di freddo che di eccitazione. «Lui non si scompone mai e non dice mai una parola fuori posto». «E a proposito, a Riccardo non dici niente? Lui sì che si comporta da sottone». «Ma Riccardo è un leccapiedi e basta. Fa così con tutte le ragazze. Che siano belle o brutte, grasse o magre, alte o basse, intelligenti o stupide. È nel suo DNA, è una caratteristica che può essere scocciante su alcuni versi ma anche molto apprezzabile. Almeno è coerente, tu invece hai palesato in maniera alquanto ridicola la tua devozione nei confronti di Giada. E lei lo sa, ma fa finta di nulla. Giada è molto stronza. Intelligente, certo, ma stronza. Anche se a te sembra un angioletto». «Mai detto nulla del genere» disse Alessandro, accostando. «Mai detto, ma sempre pensato» disse Melissa con un sorriso iconico.
I due scesero dalla macchina e attesero vicino la porta dell’ingresso principale del cinema. Melissa buttò il mozzicone di sigaretta per terra, calpestandolo freneticamente con la punta del piede. «Beh, io entro dentro» sbottò. «Giada e Riccardo sono in ritardo e qui fuori si gela. Mandagli un messaggio e digli di spicciarsi». Alessandro restò immobilizzato, fissando incredulo Melissa che entrava nella calda e confortevole sala d’ingresso del cinema. «Ma ti sembra il caso?» le chiese Alessandro, entrando a sua volta nel tepore interno. Nell’entrare gli si appannarono tutti gli occhiali, e la cosa fece scoppiare a ridere Melissa. «È inutile che ridi» le rimandò Alessandro, piuttosto imbronciato. «Ora sai cosa si prova ad aspettare persone che non si muovono». «E che mi frega che non si muovono?» fu la risposta di Melissa. «Noi siamo al caldo ormai, se arrivano bene, se non arrivano vediamo il film e non dobbiamo dare conto a nessuno. Cazzi loro se se lo perdono».
Ma dopo qualche istante entrò Giada. Aveva i capelli raccolti in una lunga coda ed era vestita tutta di nero, dal giubbotto alla minigonna alle nuove scarpe coi tacchi. Giada vide Alessandro e Melissa e gli si avvicinò, salutando entrambi con due baci sulle guance. La ragazza era letteralmente congelata, e Alessandro ebbe un brivido al contatto con lei, ma non era sicuro fossero solo brividi di freddo. «Si muore» disse Giada, i cui occhiali si erano appannati così come era successo a quelli di Alessandro. «Ho due cubetti di ghiaccio al posto delle mani». «Poverina, immagino» disse Melissa. «Ale, fai il galantuomo, riscaldagliele». Alessandro e Giada fissarono Melissa, entrambi a disagio. «Ehm, Riccardo?» chiese Alessandro a Giada, nel tentativo di spazzar via quel forte momento di imbarazzo. «Ah, Riccardo» disse Giada un po’ a disagio, fissando il pavimento, o forse le sue stesse scarpe. «Non lo so, ma credo stia per arrivare, no?». «Pensavo veniste insieme» disse Melissa con aria seria. Giada si voltò di scatto verso Melissa, come se fosse negativamente sorpresa, quasi scioccata, da quella sua affermazione. «No, e per quale motivo?». Melissa si avvicinò ad Alessandro e gli prese il braccio. «Visto che io ed Ale siamo venuti insieme, pensavo… okay lascia stare. Stupende le tue scarpe. Forse ti fanno sembrare un po’ meno bassa». Sorrise e fece l’occhiolino a Giada. «Bellissime, vero?» disse Giada, che sembrò aver ripreso un po’ di calore, alzando un pochettino la scarpa e mostrandola a Melissa. Alessandro fissò rapito quella scena, ma continuò ad ignorare le scarpe di Giada, evitando di commentare la cosa. «Anche ad Ale sono piaciute tantissimo, ma si imbarazza a dirtelo» buttò lì Melissa. Giada e Alessandro fissarono entrambi Melissa, Giada ancora una volta sorpresa, Alessandro interrogativo e furente. «Però ha vergogna e non te lo dice. Sa essere un ottimo galantuomo, ma devi essere tu a guidarlo». «Ma io…» disse Alessandro, ma Melissa scoppiò a ridere, ammutolendolo. «Sto scherzando, ma quanto sei permaloso. E dimmi, Giada: bellissime sicuramente, ma saranno molto scomode, e secondo me nemmeno troppo calde». «Scomode sono scomode» ammise Giada, «e sicuramente non sono delle stufe. Ho i piedi freddi».
Melissa guardò Alessandro ammiccando e gli strinse il braccio, facendogli anche un po’ male. «Allora mentre guardiamo il film glieli scaldi tu». «In realtà mi dà fastidio quando mi si toccano i piedi, e poi soffro anche il solletico» disse Giada. Melissa stava per aprir bocca, quando alle loro spalle apparve Riccardo. «Ma quanto siete belle!» esordì. «Le due ragazze più belle presenti al cinema, e io ho la fortuna di uscire con tutte e due contemporaneamente». «Grazie» disse Giada, arrossendo. Non sembrò molto felice di quell’esternazione e non sorrise. Provò solo una sensazione di imbarazzante disagio. Melissa invece inarcò le sopracciglia. «Datemi i soldi, vado a comprare i biglietti, spicciamoci» si limitò a dire. Riccardo si mise a fissare le locandine. «Cosa vediamo?» chiese, mentre lui, Giada e Alessandro presero i soldi dai rispettivi portafogli. «Star Wars» decise Melissa.
In sala cinema c’era un’atmosfera molto calda e non c’erano molte persone. Melissa aveva preso i biglietti per l’ultima fila e si andarono a sedere. Giada si sedette all’estrema sinistra, poi nell’ordine Alessandro, Melissa, ed infine Riccardo. Fu la prima volta in assoluto che Alessandro si sentì veramente rilassato in quella serata, stando bello comodo sulla poltroncina del cinema, con la giusta dose di tepore, e l’atmosfera con luci soffuse aiutava molto. «Mi fai vedere le tue scarpe per bene, Giadina?» chiese Melissa all’improvviso. Giada si alzò dalla sua sedia ed alzò leggermente la gamba, mostrandole il piede. «No, no» disse Melissa, «toglila e dammela. Anzi, mi piacerebbe proprio provarla». Giada si sedette, e seppur un po’ titubante e forse imbarazzata, tolse la scarpa destra e la porse a Melissa, poggiando il suo piccolo piede avvolto dalla calza sulla sedia, per evitare di calpestare il pavimento senza scarpe. Melissa sfilò a sua volta la scarpa destra e la porse a Riccardo. «Mantienila tu, se la poggio per terra poi arriva qualcuno, la sbatte all’aria e non la recupero più». Riccardo afferrò la scarpa di Melissa e la guardò come se fosse stato un tesoro encomiabile. Melissa infilò la scarpa di Giada e si alzò per qualche secondo, fissandola. Poi si sedette, e per quanto fosse possibile in quello strettissimo spazio, si girò e poggiò il suo piede sulla gamba di Alessandro, facendo una leggera pressione su di essa. «Come mi sta?». «Bene» rispose laconicamente Alessandro. «Bellissime» commentò Melissa. «Ottimo gusto, Giada. Riccardo, come mi sta?» chiese poi, voltandosi verso Riccardo e poggiandogli il piede sul ginocchio sinistro. «Una meraviglia, tesoro!» rispose Riccardo con fervore. «E che aspetti? Baciami il piede, no?». «No!» urlò Giada. «Per favore, Melissa. Ridammela». «Che noia» disse Melissa, poggiando di nuovo il piede sulla coscia di Alessandro. «Ale me la sfili per favore?». «Tu non sai farlo?». «E dai, fai il galantuomo» disse Melissa allegramente. Alessandro si guardò intorno, ma nessuno sembrava aver riposto l’attenzione su di loro. Sfilò con delicatezza la scarpa dal piede di Melissa e la porse di nuovo a Giada.
Melissa, invece di prendere la sua scarpa dalla mano di Riccardo, sfilò anche la scarpa sinistra. «Puoi tenermi anche questa, Riccardo? Voglio stare comoda ai piedi». «Ma certo tesoro! È un piacere» commentò Riccardo entusiasta. «Ma che bravo» disse Melissa con una nota di ironia nella sua voce. «Ora baciale anche. A me non dà fastidio». Giada e Alessandro si voltarono bruscamente verso Melissa, letteralmente scioccati da quell’assurda richiesta. Ma Riccardo non si scompose, baciò anzi le due scarpe di Melissa con estrema felicità. «Bleah» commentò Giada. «Siete pazzi, tutti e due. Come ti salta in mente di fargli baciare le scarpe? E Riccardo, come ti salta in mente di obbedire anche? Sai quanti germi?». «Le mie scarpe sono pulitissime, e per Riccardo sono oro, vero Riccardo?». Melissa accarezzò i capelli di Riccardo, scompigliandoli. «Lui farebbe qualsiasi cosa per me, è un vero e proprio gentiluomo. Anche Alessandro lo è, ma ha bisogno di essere addestrato un altro pochino. Sto scherzando!» aggiunse, afferrando gli sguardi accigliati di Giada e Alessandro.
Il film iniziò con la consueta colonna sonora di John Williams che gasa tantissimo. Era passata una mezz’oretta circa, quando Melissa si voltò verso sinistra e poggiò un piede sulle gambe di Alessandro. «Mi scaldi un po’ i piedi? Sono gelati» gli disse sottovoce. «Metti le scarpe allora, no?» rimandò Alessandro, che tuttavia non disdegnava il contatto con Melissa, temendo addirittura una potenziale eccitazione. La ragazza non insistette, mettendo i piedi sul suo sedile. «Ma come, mi neghi un massaggino?» disse, fingendosi dispiaciuta, anche se in realtà era molto divertita. «Sapessi quanti ragazzi pagherebbero per toccarmi i piedi, a te li offro su un piattino d’argento e tu li rifiuti?». «Fattelo fare da Riccardo se proprio ci tieni». «No, lui obbedirebbe a mani basse, non c’è sfizio».
Il resto del primo tempo filò liscio, senza nessun’altra allusione ai massaggi e i ragazzi parlarono davvero poco, se non per commentare qualche scena del film. Giada sembrava la più annoiata, dal momento che probabilmente la fantascienza non era proprio il suo genere di film preferito. Arrivò l’intervallo, e Melissa prese le scarpe dalle mani di Riccardo, che le aveva tenute tutto il tempo sulle sue gambe, le infilò, si alzò e prese dei soldi dal portafogli. «Io devo andare in bagno, Ale vai a prendermi dei popcorn. Prendili anche tu se vuoi». «Ma perché tratti Ale come se fosse il tuo servitore personale?» intervenne Giada. «È per ottimizzare i tempi» rispose Melissa con semplicità. «Prendi qualcosa anche per te, coi miei soldi. Offro io, visto che sei stato così gentile. Solo per te però, per Giada no. Scherzo!» ripeté per l’ennesima volta, intercettando lo sguardo apparentemente offeso di Giada. «Prendi qualcosa per tutti. Io corro in bagno o me la faccio addosso». «Vengo con te, ti faccio compagnia» disse Giada ad Alessandro, alzandosi.
Non c’era molta folla vicino al bancone del cibo e delle bibite. «Come mai ti fai trattare così da Melissa?» chiese a un tratto Giada, quasi distrattamente. «Ti piace, e siamo d’accordo, ma non farti mettere i piedi in testa». «E chi ha mai detto che mi piace?» disse Alessandro, avvampando. «La guardi in un certo modo» disse Giada. «Comunque i popcorn li prendo coi miei soldi, non voglio elemosinare niente da Melissa. Sta facendo troppo la stronza stasera». «Ma dai, lo sai Melissa com’è» disse Alessandro. «È egocentrica e ha un carattere tutto particolare, ma non è cattiva». «Eh sì, certo» commentò Giada ironicamente. «Avrei immaginato l’avresti difesa. Dopotutto, le stronze vi attirano molto, no?». Giada fece per prendere il portafogli e Alessandro istintivamente le strinse il polso, bloccandola. I due si guardarono con astio per qualche secondo, ma né Alessandro allentò la presa, né Giada fece nulla per liberarsi. Tacquero per alcuni istanti, fino a che la barista non chiese loro cosa volessero. Alessandro si ricompose e ordinò quattro porzioni di popcorn e quattro coche, posando velocemente i soldi di Melissa sul bancone, prima che Giada potesse anticiparlo. «Ti odio» gli disse Giada, ma in realtà fece un sorriso.
La serata al cinema proseguì tranquilla, con Melissa che rimase abbastanza silenziosa, mentre Alessandro si godette il film, interessato. Lo stesso non si poté dire di Giada, che ad una certa si sentiva un po’ annoiata. Riccardo passò invece gran parte del secondo tempo a dormire. A fine serata i quattro ragazzi optarono per andare in pizzeria, dal momento che non avevano mangiato null’altro che dei popcorn. La cena filò relativamente tranquilla, eccetto per un paio di episodi in cui Melissa tolse una scarpa e fece piedino sotto al tavolo ad Alessandro, infilandogli il piede sotto i suoi pantaloni, toccandogli il collo del piede e le caviglie. Questo deconcentrò di molto Alessandro, che iniziò a chiedersi il perché di quegli atteggiamenti, dal momento che Melissa non aveva mai mostrato alcun feeling sessuale nei suoi confronti. La ragazza non fece però nessuna allusione verbale, almeno fino al momento in cui non erano giunti ai saluti. «Ci ritiriamo?» disse, guardando l’ora. «Di già?» esclamò Riccardo, che sembrava quasi deluso. «Speravo in un giretto». «Hai visto l’orario, Riccardo?» disse Melissa, guardandolo incredula. «Se proprio vuoi fartelo un giro, fattelo da solo, chi te lo impedisce. O fattelo con Giada». «Con Giada?» ripeté Giada. «Perché proprio con me?». «Perché Alessandro deve darmi uno strappo fino a casa» spiegò Melissa con semplicità. «Posso darlo a tutti uno strappo» propose Alessandro, ma Giada era visibilmente piccata. «Torno a piedi, grazie» disse. «Sicura di riuscirci con quei tacchi?» le chiese Melissa, ammiccando. «Sì, non sono una deficiente, sono capace di camminare su dei tacchi. Buonanotte» disse Giada, che si voltò e se ne andò a passo svelto. Riccardo le corse dietro, proponendosi di farle compagnia almeno fino a casa.
«Che permalosa» commentò Melissa scuotendo la testa, una volta che Giada fu sparita dalla loro vista. «Ti sembra il modo…?» disse Alessandro, in preda ai sensi di colpa per aver lasciato andar via Giada che era rimasta visibilmente risentita. «A Giada mancano proprio le basi dell’ironia» disse Melissa, fissando intensamente Alessandro negli occhi con un’espressione indecifrabile. «Tu invece di ironia ne hai tanta, vero?». Melissa tacque. Continuò a fissare Alessandro per un po’, fino a che poi non propose di mettersi in macchina e tornare a casa. Una volta in macchina, Melissa tolse le scarpe e poggiò i piedi sul cruscotto, accendendo poi un’altra sigaretta. «Potresti smettere di fare i tuoi porci comodi?» disse Alessandro, alterato. «Casa tua non è distante, non puoi fumare una volta a casa?». «Mi scoccia aspettare, voglio fumare ora» rispose Melissa con tono viziato. «E almeno togli i piedi dal cruscotto, mi sporchi tutto e poi se succede qualcosa rischi seriamente di farti male». «Ma quanto sei palloso!» disse Melissa, scostando però i piedi dal cruscotto, mettendoli però proprio sul pene di Alessandro, che ebbe un tremito per quell’inatteso gesto. «Ma che fai?» chiese Alessandro, che sembrava addirittura spaventato. «Voglio toccarti il cazzo, non posso?» disse Melissa con una certa aggressività. «Metti in moto e parti».
Alessandro fece per ribattere, ma Melissa prese a massaggiargli il pene con la pianta del piede, cosa che lui trovò terribilmente piacevole, quindi si stoppò subito e non le chiese di smettere. «Ti sta diventando duro» commentò Melissa, che sembrava molto divertita che si stava venendo a creare. «Sei feticista, lo sapevo!». «Ma cosa?» chiese Alessandro. «No, non sono feticista». «Vuoi che smetta?» disse Melissa, fermando il suo movimento, ma lasciando il piede sul membro ormai eretto di Alessandro, che rimase zitto per alcuni secondi. «Perché se vuoi che smetta, basta dirlo e la smetto subito». «No, non voglio che tu smetta» si costrinse ad ammettere alla fine. «Lo vedi? Sei feticista. Non c’è nessun male ad ammetterlo». «Ti ripeto che non sono feticista» insistette Alessandro. «Il tuo cazzo non sembra pensarla alla stessa maniera». «Al mio cazzo non importa se viene toccato da un piede, da una lingua, da una mano o da una vagina. Lui non lo sa, si eccita a prescindere col tocco!». Melissa scoppiò a ridere. «Okay, okay, non ti incazzare! Che ragionamento filosofico però» disse, non smettendo di ridacchiare. Cacciò un’enorme quantità di fumo, soffiando, facendo più rumore del solito con la bocca. «Quindi se io volessi farti venire coi piedi stasera, tu non opporresti resistenza, pur non essendo feticista?». «No, non opporrei resistenza» ammise Alessandro, il cui cuore prese ad accelerare e l’eccitazione a galoppare. L’idea di ricevere una masturbazione da Melissa mandò in tilt il suo sistema nervoso. «Mi sorprende però il fatto che tu voglia farmi venire». «Ah, sì?» chiese Melissa. «Solo perché non te l’ho ancora data, non vuol dire che non mi dia soddisfazione vederti sborrare. Stasera mi sento ispirata. Ora svolta a destra». Erano arrivati a pochi passi da casa di Melissa, quando la ragazza gli chiese di svoltare in un enorme parcheggio destinato ai clienti di una farmacia lì nei paraggi, che era aperto 24/7 e che a quell’ora era ovviamente deserto, essendo la farmacia chiusa.
«Spegni la macchina» gli ordinò Melissa, e Alessandro, col cuore ormai a mille e coi sensi appannati, la spense. «Caccialo fuori». Deglutendo, col ritmo cardiaco ormai fuori controllo, Alessandro abbassò la zip e cacciò il suo pene eretto da fuori. Melissa lo scrutò per un po’ di tempo, ma non fece commenti. Glielo afferrò tra i piedi ed iniziò a muoverli su e giù, ma molto lentamente, provocandogli sensazioni davvero molto piacevoli. «Perché pensavi che io fossi feticista?» chiese Alessandro, la cui voce era provata dall’affanno. «È tutta la serata che fai strane allusioni». «Ora ti racconto un episodio» disse Melissa, decelerando sempre di più il movimento dei suoi piedi sul membro di Alessandro. «In autunno mi sono organizzata con un mio scopamico per scopare in macchina, di notte. Però sentivo terribilmente freddo, non avevo voglia di sfilar via le calze». Alessandro ascoltava rapito quella storia, mentre Melissa continuava con quel massaggio sul suo pene, rallentando però sempre di più i ritmi, fino addirittura a fermarsi in alcuni momenti, prima poi di ripartire, provocandogli sensazioni piacevoli ma al contempo fastidiose. «Decisi allora di romperle, di strapparle lì dov’è la figa, così lui infilò l’uccello direttamente in quella fessura, in modo da tenere le gambe belle calde. Dopo aver scopato però non avevo voglia di tornare a casa con le calze conciate in quel modo, così chiesi a lui di sbarazzarsene. Se mia madre avesse visto le calze con una rottura proprio lì, avrebbe capito tutto e mi avrebbe riempito di domande». «Non avevi detto di avere freddo?» chiese Alessandro, che era carico di tensione per la pressione crescente che avvertiva ai livelli dei testicoli e del pene, che iniziavano a dare segnali di cedimento per un imminente orgasmo, che però tardava ad arrivare perché Melissa, dopo aver rallentato il movimento dei suoi piedi, si era fermata. «Certo» disse Melissa, «ma un conto è andare da qui a casa senza calze, che sono pochi metri, un conto è stare il tempo di un’intera scopata a cosce nude al freddo. Ma non è questo quello che volevo dire. Il giorno dopo, chiesi al tizio se si fosse sbarazzato delle calze, fu una domanda retorica perché mi sembrava una cosa scontatissima, ma lui mi disse che non era riuscito. Se le era tenute come un souvenir». «Sta… stai scherzando!» esclamò Alessandro. «Per nulla proprio» disse Melissa. «Mi disse che gli piaceva molto il mio odore… all’inizio credevo si riferisse alla parte della figa. E invece no, ammise che annusava la parte dei piedi. Si è divertito abbastanza con quelle calze, per lui erano come un trofeo. Un piccolo pervertito. Mi sembra una cosa un po’ malata, ma a dire la verità scopa bene quindi non ho voluto infierire, poi non ha fatto del male a nessuno. Ogni tanto, quando ho delle calze vecchie che vorrei buttare in realtà le regalo a lui».
«D’accordo» disse Alessandro, il cui membro stava iniziando a perdere l’eccitazione per via del mancato contatto coi piedi di Melissa, che glieli aveva posizionati sulle cosce, immobili. «Ma ancora non capisco cosa c’entri tutto questo con me». «Sei stato zitto quando Giada ha mostrato le sue scarpe» disse Melissa. «Sapevo che non ti aveva inviato nulla in privato. Tu ci speri sempre, ma Giada non ti si fila molto in chat. Pensavo fossi andato a segarti vedendo la sua foto». «Ma tu sei fuori!» urlò Alessandro. «E tra l’altro, ci sono dei contatti fasulli sui social che continuano a contattarmi, chiedendomi sempre cose inerenti al feticismo o alla dominazione femminile» continuò Melissa, senza dare segno di aver sentito Alessandro. «È una perversione molto comune, quindi mi sono detta, perché no? Ma se tu mi dici di no…». «Ti dico di no» disse Alessandro, irritato. «Bene, allora mi sono sbagliata» disse Melissa, ritirando a sé i piedi ed infilando le scarpe. «Ma su Giada so per certo di non sbagliarmi. Lo so che ti piace il suo bel visino, ma se cacciassi un po’ di dignità con la stessa efficienza con cui hai tirato fuori il cazzo stasera, sarebbe un grandissimo risultato». «Che vuoi dire?» chiese Alessandro. «Ricomponiti» gli ordinò Melissa. «Cioè, tu stai dicendo che intendi lasciarmi in bianco? Dopo avermi promesso che mi avresti fatto venire?». Melissa scoppiò a ridere. «Sì, hai centrato il punto» disse Melissa. «È una delle mie perversioni. Lasciare in bianco un ragazzo che sta per venire lo adoro, mi eccita a dismisura. A voi piace la figa, il culo, le tette, i piedi, a me fa impazzire lasciare in bianco qualcuno che è sul punto di venire. Può darsi che una volta nel letto mi farò un dito pensando a quanto tu sia frustrato». «Esci subito da questa macchina!» urlò Alessandro, ricomponendosi coi pantaloni. Melissa continuò a ridere. «Va bene, va bene» disse. «Sei sicuro di non volere le calze? Posso regalartele se vuoi, se non sei feticista, invece di annusare la parte dei piedi, annusi la zona della figa. Voglio farti un regalo, perché sei stato gentile con me, hai aspettato fuori al locale tutto quel tempo, sei stato gentile a farmi fumare in macchina, anche se non lo sopporti, lo sei stato quando sei andato a prendermi i popcorn, e sei stato gentile a riaccompagnarmi a casa, e soprattutto eri davvero un tesoro quando ti sei illuso che ti avrei fatto venire. Lì sei stato dolcissimo. Sei il mio sottone, mi piace tanto questa cosa. E sono sicura al cento per cento che una volta a casa ti segherai, quindi potrei farti un favore regalandoti le mie calze». «Vattene» le intimò Alessandro, deluso e frustrato, arrabbiato come non mai in vita sua con Melissa. Melissa diede un bacio sulla guancia di Alessandro ed uscì di macchina. «Ma come sei permaloso» disse, tenendo la portiera della macchina aperta. «Sei il sottone anche di Giada, ma con lei non ti ribelli solo perché non te lo dice in faccia, ma fa tutto velatamente. E ce ne vuole per essere il sottone di Giada, perché lei stessa è una sottona». «Vattene» ripeté Alessandro in tono pacato. «Così però mi spezzi il cuore. Dolce notte cuore» disse Melissa, andandosene poi senza chiudere la portiera della macchina, costringendo quindi Alessandro a scendere dalla macchina per andare a richiuderla.
Edited by Flover 991 - 5/1/2021, 00:16
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