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Dominazione consapevole: il gruppo della selva

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view post Posted on 4/1/2021, 21:44     +10   +1   -1

Maestro di Piedi

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Questa è una storia frutto della mia fantasia. Ogni riferimento a persone o eventi è puramente casuale.

“Il gruppo della Selva” era nato virtualmente. Era stato fondato su Facebook da una ragazza molto spigliata nelle relazioni sociali ed era composto da quasi un centinaio di membri, tutti ragazzi e ragazze tra i 18 e i 30 anni circa. Come spesso accade, dopo un primo periodo di forte entusiasmo per il gruppo durante il quale tutti erano attivissimi, molti persero interesse e si formarono dei sottogruppi all’interno dello stesso gruppo, formati da ragazzi e ragazze che strinsero amicizia privatamente.
Uno di quei sottogruppi era formato da Alessandro, ragazzo di 19 anni in anno sabbatico dalle mille ambizioni e dai mille dubbi sull’avvenire della sua vita, Giada, Melissa e Riccardo, un ragazzo moro mingherlino di 20 anni, il cui aspetto non era certamente quello che in media sarebbe stato definito “figo”.
Giada di anni ne aveva 18, era bassina, aveva lunghi capelli mori ed occhi dello stesso colore, un viso molto grazioso e un seno molto abbondante.
Alessandro, ragazzo piuttosto alto, occhialuto, dai capelli neri perennemente spettinati, e dalla voce da alcuni definita non eccessivamente virile, aveva da un po’ di tempo una cotta segreta per Giada, cosa che non le aveva mai rivelato perché timoroso che lei non potesse ricambiare i suoi sentimenti, ed era disposto a soffrire pur di tenersela amica e non rovinare il loro magnifico rapporto così fraterno da risultare quasi perverso. O almeno, lo era per Alessandro. Se Giada lo ritenesse migliore amico, o un fratello, o se le piacesse addirittura, era un mistero.
Che Alessandro fosse ammaliato da Giada, Melissa lo sapeva benissimo.
Melissa, 19 anni, era giusto un po’ più alta di Giada, e come lei aveva un seno abbondante, anche se poco meno rispetto a lei. I suoi capelli castani chiari le arrivavano alle spalle. Aveva gli occhi nocciola e un viso davvero bellissimo, tanto che Alessandro arrivò a considerare la sua bellezza di una perfezione assoluta. Aveva degli occhi stupendi, un viso bello tondo, un piccolo naso all’insù e un paio di labbra molto provocanti. Il suo lato B era molto sodo, di gran lunga più provocante di quello di Giada, e un paio di gambe davvero mozzafiato, cosa in cui Giada la equiparava quasi. Almeno questo era il punto di vista di Alessandro. Tutti consideravano Giada una ragazza molto carina, ma era sempre stata Melissa il desiderio hot della maggior parte dei ragazzi del vecchio gruppo della selva, compreso Alessandro, nonostante la sua cotta segreta per Giada, il che gli provocava una estenuante e stressante lotta interiore. Melissa era sempre stata una ragazza ironica e molto scherzosa, quindi nonostante le sue varie allusioni a ragazzi o uomini che le piacevano, la sua vita sessuale e sentimentale era un ulteriore mistero di quello stranissimo gruppo.
Melissa era molto intelligente e assai più furba di tutti gli altri unici tre rimasti attivi sul gruppo messi insieme, e di questo ne era perfettamente consapevole.

«Cinema stasera?» propose Melissa sul loro gruppo privato di WhatsApp in una gelida giornata di dicembre.
«Magari, mi stavo davvero deprimendo» rispose Riccardo.
«Perfetto!» scrisse Giada. «Così posso indossare queste 😊». Mandò una foto dei suoi piedi con indosso un bel paio di scarpe nere coi tacchi. «Le ho acquistate proprio questo pomeriggio, che ne pensate?».
«Sono stupende, tesoro 😍» commentò Riccardo.
Alessandro non rispose subito. Rimase un po’ di tempo a fissare la foto di Giada, e iniziò a provare una certa inquietudine.
«Bene, deciso» scrisse Melissa, ignorando completamente le scarpe di Giada. «Ale, mi passi a prendere tu?».
«Non so se ci sono» rispose finalmente Alessandro, anche se in realtà non aveva nulla da fare e nemmeno tanta voglia di stare a casa. Ma dentro di lui era scattato un campanello d’allarme.
«La mia domanda non era una vera domanda 😈» disse Melissa. «Mi vieni a prendere alle 19:30 al bar vicino la biblioteca, sto con degli amici e mi scoccia andare a piedi fino al cinema, si congela 🥶».
«Posso passarti a prendere anche io, non ci sono problemi» intervenne Riccardo.
«Taci tu» disse Melissa. «Sarà Ale il mio cavalier servente questa sera. E sarà meglio che si sbrighi, vero Ale? 😉».
«Ok, a dopo» rispose freddamente Alessandro.

Con ancora una certa sensazione di inquietudine, Alessandro si mise in auto e poco prima delle 19:30 era già fuori al bar dove Melissa gli aveva dato appuntamento.
Le scrisse in privato, ma lei, pur essendo online, non rispose e non visualizzò nemmeno il messaggio. Insistette qualche altra volta, ma Melissa continuava a ignorarlo, al che Alessandro si scocciò e scrisse sul gruppo.
«Melissa, sono fuori».
«Lo so» rispose Melissa immediatamente. «Già me l’hai scritto in privato, non c’è bisogno di ripeterlo 😅».
«E allora perché non rispondi?» chiese stizzito Alessandro.
«Perché sono impegnata 😇😘».
«Sì, e sei online. Mi hai dato appuntamento alle 19:30, ora esci».
«Che pesante 🙄» commentò Melissa. «Cinque minuti e arrivo».

Di minuti non ne passarono cinque ma quindici, e furono inutili altre sollecitazioni di Alessandro, sia in chat privata che in quella di gruppo.
Melissa uscì dal bar come se nulla fosse. Indossava un cappellino bianco di lana col pompon rosso, un giubbotto marroncino e una sciarpa beige, un paio di guanti rossi, una minigonna nera, un paio di collant invernali e scuri, e ai piedi un paio di scarpe Dr. Martens nere. Alle labbra spiccava un acceso rossetto color bordeaux. La prima impressione che ebbe Alessandro fu quella di una persona appena uscita da un circo. Ma nonostante tutti quegli abbinamenti bizzarri, Melissa continuava a fargli un sesso incredibile.
Melissa entrò in auto e sfilò cappello, sciarpa e guanti. I suoi lunghi capelli, che erano già mossi di per sé, erano stati letteralmente sconvolti dal cappello, quindi risultavano ora spettinati e disordinati, ma questo non scalfiva di un minimo il suo fascino.
«Br, che freddo» disse a mo’ di saluto.
«Era ora!» esclamò Alessandro infuriato. «Ti sto aspettando da un quarto d’ora».
Melissa si voltò verso di lui e lo fissò negli occhi con una certa aria scocciata.
«Quanto sei pesante» ripeté. «Lo spettacolo inizia alle 20:30, abbiamo un sacco di tempo ancora. E poi è compito di uomo aspettare una donna, non dimenticarlo mai».
«Aspettare un co… che diamine stai facendo?».
Melissa si era messa a trafficare nella borsetta, da cui aveva estratto un pacchetto di sigarette e un accendino.
«Voglio fumare una sigaretta prima di arrivare al cinema» spiegò la ragazza con una scrollata di spalle, con tono indifferente.
«Non in macchina mia» disse Alessandro, un po’ risentito.
«Fuori si congela» disse Melissa, mettendo una sigaretta in bocca ed accendendola. «E non voglio mettermi fuori al cinema prima che inizi lo spettacolo. Metti in moto e parti, che siamo in ritardo».
«Non per colpa mia!» urlò Alessandro.

Melissa si voltò nuovamente verso di lui, buttando verso di lui tutta un’intera boccata di fumo, facendolo tossire. Approfittò di quella pausa di Alessandro per cambiare argomento.
«Non hai commentato le scarpe di Giadina sul gruppo» gli disse. «Te le ha mostrate in privato, brutto pervertito?».
«No» rispose Alessandro, provando di nuovo una certa inquietudine. «Non mi ha mostrato nulla».
Mise in moto e partì.
«Uhm» fece Melissa, fingendosi pensierosa. «E a te questo scoccia molto, vero?».
«Perché dovrebbe scocciarmi?» chiese Alessandro con tono spento.
«Perché il tuo amore non ti confida le cose e hai il cuoricino spezzato» disse Melissa, cacciando lentamente un’altra boccata di fumo. «Dovresti essere chiaro nei suoi confronti, non credi?».
«Chiaro in che senso?».
«E dai Ale, non insultare la mia intelligenza» sbottò Melissa. «Giada ti piace da morire e quando parli con lei sembri un cagnolino che se la fa addosso quando fa le feste alla sua padroncina. Sia chiaro, non credo che tu abbia la minima possibilità con lei, cioè non le piaci, è palese, però dovresti comunque essere chiaro. Altrimenti cambia il tuo atteggiamento».
«Ma perché vuoi dirmi cosa devo fare? E con quale presunzione dici che mi piace?». Alessandro era furente e tremava tutto. Melissa però non se ne accorse, o almeno, fece finta o non le interessava. Aveva preso di nuovo il cellulare e si mise a smanettare.
«Melissa?» incalzò Alessandro.
«Non devi interrompermi mentre sto parlando con qualcuno» disse Melissa con tono incurante, senza guardarlo. «Pazienta».

Alessandro non disse nulla, ma si limitò a ribollire di rabbia e frustrazione. Voleva evitare di litigare. A un certo punto fu addirittura tentato di lasciare Melissa a piedi e tornare a casa.
«Scusa, mi aveva scritto un tipo. Un mio scopamico di qualche tempo fa. Comunque dicevi?».
«Niente» tagliò corto Alessandro.
«Prendi esempio da Riccardino» disse Melissa, accarezzando la guancia di Alessandro con la sua mano gelida, provocandogli dei brividi sia di freddo che di eccitazione. «Lui non si scompone mai e non dice mai una parola fuori posto».
«E a proposito, a Riccardo non dici niente? Lui sì che si comporta da sottone».
«Ma Riccardo è un leccapiedi e basta. Fa così con tutte le ragazze. Che siano belle o brutte, grasse o magre, alte o basse, intelligenti o stupide. È nel suo DNA, è una caratteristica che può essere scocciante su alcuni versi ma anche molto apprezzabile. Almeno è coerente, tu invece hai palesato in maniera alquanto ridicola la tua devozione nei confronti di Giada. E lei lo sa, ma fa finta di nulla. Giada è molto stronza. Intelligente, certo, ma stronza. Anche se a te sembra un angioletto».
«Mai detto nulla del genere» disse Alessandro, accostando.
«Mai detto, ma sempre pensato» disse Melissa con un sorriso iconico.

I due scesero dalla macchina e attesero vicino la porta dell’ingresso principale del cinema. Melissa buttò il mozzicone di sigaretta per terra, calpestandolo freneticamente con la punta del piede.
«Beh, io entro dentro» sbottò. «Giada e Riccardo sono in ritardo e qui fuori si gela. Mandagli un messaggio e digli di spicciarsi».
Alessandro restò immobilizzato, fissando incredulo Melissa che entrava nella calda e confortevole sala d’ingresso del cinema.
«Ma ti sembra il caso?» le chiese Alessandro, entrando a sua volta nel tepore interno. Nell’entrare gli si appannarono tutti gli occhiali, e la cosa fece scoppiare a ridere Melissa.
«È inutile che ridi» le rimandò Alessandro, piuttosto imbronciato. «Ora sai cosa si prova ad aspettare persone che non si muovono».
«E che mi frega che non si muovono?» fu la risposta di Melissa. «Noi siamo al caldo ormai, se arrivano bene, se non arrivano vediamo il film e non dobbiamo dare conto a nessuno. Cazzi loro se se lo perdono».

Ma dopo qualche istante entrò Giada. Aveva i capelli raccolti in una lunga coda ed era vestita tutta di nero, dal giubbotto alla minigonna alle nuove scarpe coi tacchi. Giada vide Alessandro e Melissa e gli si avvicinò, salutando entrambi con due baci sulle guance. La ragazza era letteralmente congelata, e Alessandro ebbe un brivido al contatto con lei, ma non era sicuro fossero solo brividi di freddo.
«Si muore» disse Giada, i cui occhiali si erano appannati così come era successo a quelli di Alessandro. «Ho due cubetti di ghiaccio al posto delle mani».
«Poverina, immagino» disse Melissa. «Ale, fai il galantuomo, riscaldagliele».
Alessandro e Giada fissarono Melissa, entrambi a disagio.
«Ehm, Riccardo?» chiese Alessandro a Giada, nel tentativo di spazzar via quel forte momento di imbarazzo.
«Ah, Riccardo» disse Giada un po’ a disagio, fissando il pavimento, o forse le sue stesse scarpe. «Non lo so, ma credo stia per arrivare, no?».
«Pensavo veniste insieme» disse Melissa con aria seria.
Giada si voltò di scatto verso Melissa, come se fosse negativamente sorpresa, quasi scioccata, da quella sua affermazione.
«No, e per quale motivo?».
Melissa si avvicinò ad Alessandro e gli prese il braccio.
«Visto che io ed Ale siamo venuti insieme, pensavo… okay lascia stare. Stupende le tue scarpe. Forse ti fanno sembrare un po’ meno bassa». Sorrise e fece l’occhiolino a Giada.
«Bellissime, vero?» disse Giada, che sembrò aver ripreso un po’ di calore, alzando un pochettino la scarpa e mostrandola a Melissa. Alessandro fissò rapito quella scena, ma continuò ad ignorare le scarpe di Giada, evitando di commentare la cosa.
«Anche ad Ale sono piaciute tantissimo, ma si imbarazza a dirtelo» buttò lì Melissa.
Giada e Alessandro fissarono entrambi Melissa, Giada ancora una volta sorpresa, Alessandro interrogativo e furente. «Però ha vergogna e non te lo dice. Sa essere un ottimo galantuomo, ma devi essere tu a guidarlo».
«Ma io…» disse Alessandro, ma Melissa scoppiò a ridere, ammutolendolo.
«Sto scherzando, ma quanto sei permaloso. E dimmi, Giada: bellissime sicuramente, ma saranno molto scomode, e secondo me nemmeno troppo calde».
«Scomode sono scomode» ammise Giada, «e sicuramente non sono delle stufe. Ho i piedi freddi».

Melissa guardò Alessandro ammiccando e gli strinse il braccio, facendogli anche un po’ male.
«Allora mentre guardiamo il film glieli scaldi tu».
«In realtà mi dà fastidio quando mi si toccano i piedi, e poi soffro anche il solletico» disse Giada.
Melissa stava per aprir bocca, quando alle loro spalle apparve Riccardo.
«Ma quanto siete belle!» esordì. «Le due ragazze più belle presenti al cinema, e io ho la fortuna di uscire con tutte e due contemporaneamente».
«Grazie» disse Giada, arrossendo. Non sembrò molto felice di quell’esternazione e non sorrise. Provò solo una sensazione di imbarazzante disagio.
Melissa invece inarcò le sopracciglia.
«Datemi i soldi, vado a comprare i biglietti, spicciamoci» si limitò a dire.
Riccardo si mise a fissare le locandine.
«Cosa vediamo?» chiese, mentre lui, Giada e Alessandro presero i soldi dai rispettivi portafogli.
«Star Wars» decise Melissa.

In sala cinema c’era un’atmosfera molto calda e non c’erano molte persone. Melissa aveva preso i biglietti per l’ultima fila e si andarono a sedere. Giada si sedette all’estrema sinistra, poi nell’ordine Alessandro, Melissa, ed infine Riccardo.
Fu la prima volta in assoluto che Alessandro si sentì veramente rilassato in quella serata, stando bello comodo sulla poltroncina del cinema, con la giusta dose di tepore, e l’atmosfera con luci soffuse aiutava molto.
«Mi fai vedere le tue scarpe per bene, Giadina?» chiese Melissa all’improvviso.
Giada si alzò dalla sua sedia ed alzò leggermente la gamba, mostrandole il piede.
«No, no» disse Melissa, «toglila e dammela. Anzi, mi piacerebbe proprio provarla».
Giada si sedette, e seppur un po’ titubante e forse imbarazzata, tolse la scarpa destra e la porse a Melissa, poggiando il suo piccolo piede avvolto dalla calza sulla sedia, per evitare di calpestare il pavimento senza scarpe.
Melissa sfilò a sua volta la scarpa destra e la porse a Riccardo.
«Mantienila tu, se la poggio per terra poi arriva qualcuno, la sbatte all’aria e non la recupero più».
Riccardo afferrò la scarpa di Melissa e la guardò come se fosse stato un tesoro encomiabile.
Melissa infilò la scarpa di Giada e si alzò per qualche secondo, fissandola. Poi si sedette, e per quanto fosse possibile in quello strettissimo spazio, si girò e poggiò il suo piede sulla gamba di Alessandro, facendo una leggera pressione su di essa.
«Come mi sta?».
«Bene» rispose laconicamente Alessandro.
«Bellissime» commentò Melissa. «Ottimo gusto, Giada. Riccardo, come mi sta?» chiese poi, voltandosi verso Riccardo e poggiandogli il piede sul ginocchio sinistro.
«Una meraviglia, tesoro!» rispose Riccardo con fervore.
«E che aspetti? Baciami il piede, no?».
«No!» urlò Giada. «Per favore, Melissa. Ridammela».
«Che noia» disse Melissa, poggiando di nuovo il piede sulla coscia di Alessandro. «Ale me la sfili per favore?».
«Tu non sai farlo?».
«E dai, fai il galantuomo» disse Melissa allegramente.
Alessandro si guardò intorno, ma nessuno sembrava aver riposto l’attenzione su di loro. Sfilò con delicatezza la scarpa dal piede di Melissa e la porse di nuovo a Giada.

Melissa, invece di prendere la sua scarpa dalla mano di Riccardo, sfilò anche la scarpa sinistra.
«Puoi tenermi anche questa, Riccardo? Voglio stare comoda ai piedi».
«Ma certo tesoro! È un piacere» commentò Riccardo entusiasta.
«Ma che bravo» disse Melissa con una nota di ironia nella sua voce. «Ora baciale anche. A me non dà fastidio».
Giada e Alessandro si voltarono bruscamente verso Melissa, letteralmente scioccati da quell’assurda richiesta. Ma Riccardo non si scompose, baciò anzi le due scarpe di Melissa con estrema felicità.
«Bleah» commentò Giada. «Siete pazzi, tutti e due. Come ti salta in mente di fargli baciare le scarpe? E Riccardo, come ti salta in mente di obbedire anche? Sai quanti germi?».
«Le mie scarpe sono pulitissime, e per Riccardo sono oro, vero Riccardo?». Melissa accarezzò i capelli di Riccardo, scompigliandoli. «Lui farebbe qualsiasi cosa per me, è un vero e proprio gentiluomo. Anche Alessandro lo è, ma ha bisogno di essere addestrato un altro pochino. Sto scherzando!» aggiunse, afferrando gli sguardi accigliati di Giada e Alessandro.

Il film iniziò con la consueta colonna sonora di John Williams che gasa tantissimo.
Era passata una mezz’oretta circa, quando Melissa si voltò verso sinistra e poggiò un piede sulle gambe di Alessandro.
«Mi scaldi un po’ i piedi? Sono gelati» gli disse sottovoce.
«Metti le scarpe allora, no?» rimandò Alessandro, che tuttavia non disdegnava il contatto con Melissa, temendo addirittura una potenziale eccitazione.
La ragazza non insistette, mettendo i piedi sul suo sedile.
«Ma come, mi neghi un massaggino?» disse, fingendosi dispiaciuta, anche se in realtà era molto divertita. «Sapessi quanti ragazzi pagherebbero per toccarmi i piedi, a te li offro su un piattino d’argento e tu li rifiuti?».
«Fattelo fare da Riccardo se proprio ci tieni».
«No, lui obbedirebbe a mani basse, non c’è sfizio».

Il resto del primo tempo filò liscio, senza nessun’altra allusione ai massaggi e i ragazzi parlarono davvero poco, se non per commentare qualche scena del film. Giada sembrava la più annoiata, dal momento che probabilmente la fantascienza non era proprio il suo genere di film preferito.
Arrivò l’intervallo, e Melissa prese le scarpe dalle mani di Riccardo, che le aveva tenute tutto il tempo sulle sue gambe, le infilò, si alzò e prese dei soldi dal portafogli.
«Io devo andare in bagno, Ale vai a prendermi dei popcorn. Prendili anche tu se vuoi».
«Ma perché tratti Ale come se fosse il tuo servitore personale?» intervenne Giada.
«È per ottimizzare i tempi» rispose Melissa con semplicità. «Prendi qualcosa anche per te, coi miei soldi. Offro io, visto che sei stato così gentile. Solo per te però, per Giada no. Scherzo!» ripeté per l’ennesima volta, intercettando lo sguardo apparentemente offeso di Giada. «Prendi qualcosa per tutti. Io corro in bagno o me la faccio addosso».
«Vengo con te, ti faccio compagnia» disse Giada ad Alessandro, alzandosi.

Non c’era molta folla vicino al bancone del cibo e delle bibite.
«Come mai ti fai trattare così da Melissa?» chiese a un tratto Giada, quasi distrattamente. «Ti piace, e siamo d’accordo, ma non farti mettere i piedi in testa».
«E chi ha mai detto che mi piace?» disse Alessandro, avvampando.
«La guardi in un certo modo» disse Giada. «Comunque i popcorn li prendo coi miei soldi, non voglio elemosinare niente da Melissa. Sta facendo troppo la stronza stasera».
«Ma dai, lo sai Melissa com’è» disse Alessandro. «È egocentrica e ha un carattere tutto particolare, ma non è cattiva».
«Eh sì, certo» commentò Giada ironicamente. «Avrei immaginato l’avresti difesa. Dopotutto, le stronze vi attirano molto, no?».
Giada fece per prendere il portafogli e Alessandro istintivamente le strinse il polso, bloccandola.
I due si guardarono con astio per qualche secondo, ma né Alessandro allentò la presa, né Giada fece nulla per liberarsi. Tacquero per alcuni istanti, fino a che la barista non chiese loro cosa volessero.
Alessandro si ricompose e ordinò quattro porzioni di popcorn e quattro coche, posando velocemente i soldi di Melissa sul bancone, prima che Giada potesse anticiparlo.
«Ti odio» gli disse Giada, ma in realtà fece un sorriso.

La serata al cinema proseguì tranquilla, con Melissa che rimase abbastanza silenziosa, mentre Alessandro si godette il film, interessato. Lo stesso non si poté dire di Giada, che ad una certa si sentiva un po’ annoiata. Riccardo passò invece gran parte del secondo tempo a dormire.
A fine serata i quattro ragazzi optarono per andare in pizzeria, dal momento che non avevano mangiato null’altro che dei popcorn.
La cena filò relativamente tranquilla, eccetto per un paio di episodi in cui Melissa tolse una scarpa e fece piedino sotto al tavolo ad Alessandro, infilandogli il piede sotto i suoi pantaloni, toccandogli il collo del piede e le caviglie.
Questo deconcentrò di molto Alessandro, che iniziò a chiedersi il perché di quegli atteggiamenti, dal momento che Melissa non aveva mai mostrato alcun feeling sessuale nei suoi confronti.
La ragazza non fece però nessuna allusione verbale, almeno fino al momento in cui non erano giunti ai saluti.
«Ci ritiriamo?» disse, guardando l’ora.
«Di già?» esclamò Riccardo, che sembrava quasi deluso. «Speravo in un giretto».
«Hai visto l’orario, Riccardo?» disse Melissa, guardandolo incredula. «Se proprio vuoi fartelo un giro, fattelo da solo, chi te lo impedisce. O fattelo con Giada».
«Con Giada?» ripeté Giada. «Perché proprio con me?».
«Perché Alessandro deve darmi uno strappo fino a casa» spiegò Melissa con semplicità.
«Posso darlo a tutti uno strappo» propose Alessandro, ma Giada era visibilmente piccata.
«Torno a piedi, grazie» disse.
«Sicura di riuscirci con quei tacchi?» le chiese Melissa, ammiccando.
«Sì, non sono una deficiente, sono capace di camminare su dei tacchi. Buonanotte» disse Giada, che si voltò e se ne andò a passo svelto.
Riccardo le corse dietro, proponendosi di farle compagnia almeno fino a casa.

«Che permalosa» commentò Melissa scuotendo la testa, una volta che Giada fu sparita dalla loro vista.
«Ti sembra il modo…?» disse Alessandro, in preda ai sensi di colpa per aver lasciato andar via Giada che era rimasta visibilmente risentita.
«A Giada mancano proprio le basi dell’ironia» disse Melissa, fissando intensamente Alessandro negli occhi con un’espressione indecifrabile.
«Tu invece di ironia ne hai tanta, vero?».
Melissa tacque. Continuò a fissare Alessandro per un po’, fino a che poi non propose di mettersi in macchina e tornare a casa.
Una volta in macchina, Melissa tolse le scarpe e poggiò i piedi sul cruscotto, accendendo poi un’altra sigaretta.
«Potresti smettere di fare i tuoi porci comodi?» disse Alessandro, alterato. «Casa tua non è distante, non puoi fumare una volta a casa?».
«Mi scoccia aspettare, voglio fumare ora» rispose Melissa con tono viziato.
«E almeno togli i piedi dal cruscotto, mi sporchi tutto e poi se succede qualcosa rischi seriamente di farti male».
«Ma quanto sei palloso!» disse Melissa, scostando però i piedi dal cruscotto, mettendoli però proprio sul pene di Alessandro, che ebbe un tremito per quell’inatteso gesto.
«Ma che fai?» chiese Alessandro, che sembrava addirittura spaventato.
«Voglio toccarti il cazzo, non posso?» disse Melissa con una certa aggressività. «Metti in moto e parti».

Alessandro fece per ribattere, ma Melissa prese a massaggiargli il pene con la pianta del piede, cosa che lui trovò terribilmente piacevole, quindi si stoppò subito e non le chiese di smettere.
«Ti sta diventando duro» commentò Melissa, che sembrava molto divertita che si stava venendo a creare. «Sei feticista, lo sapevo!».
«Ma cosa?» chiese Alessandro. «No, non sono feticista».
«Vuoi che smetta?» disse Melissa, fermando il suo movimento, ma lasciando il piede sul membro ormai eretto di Alessandro, che rimase zitto per alcuni secondi. «Perché se vuoi che smetta, basta dirlo e la smetto subito».
«No, non voglio che tu smetta» si costrinse ad ammettere alla fine.
«Lo vedi? Sei feticista. Non c’è nessun male ad ammetterlo».
«Ti ripeto che non sono feticista» insistette Alessandro.
«Il tuo cazzo non sembra pensarla alla stessa maniera».
«Al mio cazzo non importa se viene toccato da un piede, da una lingua, da una mano o da una vagina. Lui non lo sa, si eccita a prescindere col tocco!».
Melissa scoppiò a ridere.
«Okay, okay, non ti incazzare! Che ragionamento filosofico però» disse, non smettendo di ridacchiare. Cacciò un’enorme quantità di fumo, soffiando, facendo più rumore del solito con la bocca. «Quindi se io volessi farti venire coi piedi stasera, tu non opporresti resistenza, pur non essendo feticista?».
«No, non opporrei resistenza» ammise Alessandro, il cui cuore prese ad accelerare e l’eccitazione a galoppare. L’idea di ricevere una masturbazione da Melissa mandò in tilt il suo sistema nervoso. «Mi sorprende però il fatto che tu voglia farmi venire».
«Ah, sì?» chiese Melissa. «Solo perché non te l’ho ancora data, non vuol dire che non mi dia soddisfazione vederti sborrare. Stasera mi sento ispirata. Ora svolta a destra».
Erano arrivati a pochi passi da casa di Melissa, quando la ragazza gli chiese di svoltare in un enorme parcheggio destinato ai clienti di una farmacia lì nei paraggi, che era aperto 24/7 e che a quell’ora era ovviamente deserto, essendo la farmacia chiusa.

«Spegni la macchina» gli ordinò Melissa, e Alessandro, col cuore ormai a mille e coi sensi appannati, la spense. «Caccialo fuori».
Deglutendo, col ritmo cardiaco ormai fuori controllo, Alessandro abbassò la zip e cacciò il suo pene eretto da fuori. Melissa lo scrutò per un po’ di tempo, ma non fece commenti. Glielo afferrò tra i piedi ed iniziò a muoverli su e giù, ma molto lentamente, provocandogli sensazioni davvero molto piacevoli.
«Perché pensavi che io fossi feticista?» chiese Alessandro, la cui voce era provata dall’affanno. «È tutta la serata che fai strane allusioni».
«Ora ti racconto un episodio» disse Melissa, decelerando sempre di più il movimento dei suoi piedi sul membro di Alessandro. «In autunno mi sono organizzata con un mio scopamico per scopare in macchina, di notte. Però sentivo terribilmente freddo, non avevo voglia di sfilar via le calze». Alessandro ascoltava rapito quella storia, mentre Melissa continuava con quel massaggio sul suo pene, rallentando però sempre di più i ritmi, fino addirittura a fermarsi in alcuni momenti, prima poi di ripartire, provocandogli sensazioni piacevoli ma al contempo fastidiose. «Decisi allora di romperle, di strapparle lì dov’è la figa, così lui infilò l’uccello direttamente in quella fessura, in modo da tenere le gambe belle calde. Dopo aver scopato però non avevo voglia di tornare a casa con le calze conciate in quel modo, così chiesi a lui di sbarazzarsene. Se mia madre avesse visto le calze con una rottura proprio lì, avrebbe capito tutto e mi avrebbe riempito di domande».
«Non avevi detto di avere freddo?» chiese Alessandro, che era carico di tensione per la pressione crescente che avvertiva ai livelli dei testicoli e del pene, che iniziavano a dare segnali di cedimento per un imminente orgasmo, che però tardava ad arrivare perché Melissa, dopo aver rallentato il movimento dei suoi piedi, si era fermata.
«Certo» disse Melissa, «ma un conto è andare da qui a casa senza calze, che sono pochi metri, un conto è stare il tempo di un’intera scopata a cosce nude al freddo. Ma non è questo quello che volevo dire. Il giorno dopo, chiesi al tizio se si fosse sbarazzato delle calze, fu una domanda retorica perché mi sembrava una cosa scontatissima, ma lui mi disse che non era riuscito. Se le era tenute come un souvenir».
«Sta… stai scherzando!» esclamò Alessandro.
«Per nulla proprio» disse Melissa. «Mi disse che gli piaceva molto il mio odore… all’inizio credevo si riferisse alla parte della figa. E invece no, ammise che annusava la parte dei piedi. Si è divertito abbastanza con quelle calze, per lui erano come un trofeo. Un piccolo pervertito. Mi sembra una cosa un po’ malata, ma a dire la verità scopa bene quindi non ho voluto infierire, poi non ha fatto del male a nessuno. Ogni tanto, quando ho delle calze vecchie che vorrei buttare in realtà le regalo a lui».

«D’accordo» disse Alessandro, il cui membro stava iniziando a perdere l’eccitazione per via del mancato contatto coi piedi di Melissa, che glieli aveva posizionati sulle cosce, immobili. «Ma ancora non capisco cosa c’entri tutto questo con me».
«Sei stato zitto quando Giada ha mostrato le sue scarpe» disse Melissa. «Sapevo che non ti aveva inviato nulla in privato. Tu ci speri sempre, ma Giada non ti si fila molto in chat. Pensavo fossi andato a segarti vedendo la sua foto».
«Ma tu sei fuori!» urlò Alessandro.
«E tra l’altro, ci sono dei contatti fasulli sui social che continuano a contattarmi, chiedendomi sempre cose inerenti al feticismo o alla dominazione femminile» continuò Melissa, senza dare segno di aver sentito Alessandro. «È una perversione molto comune, quindi mi sono detta, perché no? Ma se tu mi dici di no…».
«Ti dico di no» disse Alessandro, irritato.
«Bene, allora mi sono sbagliata» disse Melissa, ritirando a sé i piedi ed infilando le scarpe. «Ma su Giada so per certo di non sbagliarmi. Lo so che ti piace il suo bel visino, ma se cacciassi un po’ di dignità con la stessa efficienza con cui hai tirato fuori il cazzo stasera, sarebbe un grandissimo risultato».
«Che vuoi dire?» chiese Alessandro.
«Ricomponiti» gli ordinò Melissa.
«Cioè, tu stai dicendo che intendi lasciarmi in bianco? Dopo avermi promesso che mi avresti fatto venire?».
Melissa scoppiò a ridere.
«Sì, hai centrato il punto» disse Melissa. «È una delle mie perversioni. Lasciare in bianco un ragazzo che sta per venire lo adoro, mi eccita a dismisura. A voi piace la figa, il culo, le tette, i piedi, a me fa impazzire lasciare in bianco qualcuno che è sul punto di venire. Può darsi che una volta nel letto mi farò un dito pensando a quanto tu sia frustrato».
«Esci subito da questa macchina!» urlò Alessandro, ricomponendosi coi pantaloni.
Melissa continuò a ridere.
«Va bene, va bene» disse. «Sei sicuro di non volere le calze? Posso regalartele se vuoi, se non sei feticista, invece di annusare la parte dei piedi, annusi la zona della figa. Voglio farti un regalo, perché sei stato gentile con me, hai aspettato fuori al locale tutto quel tempo, sei stato gentile a farmi fumare in macchina, anche se non lo sopporti, lo sei stato quando sei andato a prendermi i popcorn, e sei stato gentile a riaccompagnarmi a casa, e soprattutto eri davvero un tesoro quando ti sei illuso che ti avrei fatto venire. Lì sei stato dolcissimo. Sei il mio sottone, mi piace tanto questa cosa. E sono sicura al cento per cento che una volta a casa ti segherai, quindi potrei farti un favore regalandoti le mie calze».
«Vattene» le intimò Alessandro, deluso e frustrato, arrabbiato come non mai in vita sua con Melissa.
Melissa diede un bacio sulla guancia di Alessandro ed uscì di macchina.
«Ma come sei permaloso» disse, tenendo la portiera della macchina aperta. «Sei il sottone anche di Giada, ma con lei non ti ribelli solo perché non te lo dice in faccia, ma fa tutto velatamente. E ce ne vuole per essere il sottone di Giada, perché lei stessa è una sottona».
«Vattene» ripeté Alessandro in tono pacato.
«Così però mi spezzi il cuore. Dolce notte cuore» disse Melissa, andandosene poi senza chiudere la portiera della macchina, costringendo quindi Alessandro a scendere dalla macchina per andare a richiuderla.

Edited by Flover 991 - 5/1/2021, 00:16
 
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view post Posted on 4/1/2021, 23:12     +1   +1   -1
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Bellissimo, bravo!
 
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view post Posted on 4/1/2021, 23:23     +1   +1   -1

Ho sconfitto i miei demoni... Sto aspettando gli altri

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Beh...il tuo modo di scrivere, è inconfondibile. Ottimo racconto, come sempre
Pearlage
 
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view post Posted on 5/1/2021, 12:08     +1   -1

Maestro di Piedi

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CITAZIONE (Red_Slave @ 4/1/2021, 23:12)
Bellissimo, bravo!

CITAZIONE (Pearlage! @ 4/1/2021, 23:23) 
Beh...il tuo modo di scrivere, è inconfondibile. Ottimo racconto, come sempre
Pearlage

❤️
 
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view post Posted on 5/1/2021, 12:24     +1   +1   -1
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Sempre belli i tuoi capolavori
 
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view post Posted on 6/1/2021, 09:45     +1   -1

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Grazie a tutti. Gentili 😊❤️
 
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view post Posted on 6/1/2021, 11:22     +1   +1   -1

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Stupendo !
 
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view post Posted on 8/1/2021, 10:15     +1   +1   -1

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Bentornato Flover. Finalmente. E naturalmente una lettura di livello superiore. Sei sempre uno dei migliori
 
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view post Posted on 8/1/2021, 14:55     +5   +1   -1

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Mi fanno molto piacere i vostri commenti. E mi fa piacere che, nonostante sia una storia concentrata molto più sulle psicologie dei personaggi che sulle pratiche fisiche, sia comunque una storia gradita.
Questo mi spinge a mettermi in gioco e cercare di migliorarmi.
Appena possibile seguiranno altri episodi :)

Edited by Flover 991 - 8/1/2021, 18:03
 
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view post Posted on 15/1/2021, 23:17     +5   +1   -1

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«Buona sega tesoro 🤪😏».
Così recitava l’ultimo messaggio che Melissa aveva inviato ad Alessandro, allegando una foto delle sue gambe con ancora indosso le calze mentre era sdraiata sul letto.
Alessandro ci aveva anche provato, ma la delusione di essere stato lasciato in bianco da Melissa ebbe la meglio sull’eccitazione e sulla necessità di eiaculare. Il suo organo sessuale rimase a riposo e il ragazzo si addormentò di malumore, con cattivi pensieri che fluttuavano nella sua mente ad intermittenza.
«Non hai commentato le scarpe di Giadina sul gruppo. Te le ha mostrate in privato, brutto pervertito?» rimbombava la voce di Melissa nelle sue orecchie.
Il sadismo di Melissa non aveva avuto eguali. Lei sapeva benissimo della sua cotta per Giada, ed aveva intuito che lei non gli aveva detto nulla.
Ma c’era una cosa che più di tutte aveva colpito Alessandro: Melissa aveva definito Giada come una sottona, cosa che a lui faceva davvero molto strano, perché Giada con lui si era sempre mostrata come una ragazza che sapeva farsi rispettare.
Cercò di non pensare a Giada al modo in cui aveva sempre pensato lui, ma cercò di inquadrarla dal punto di vista di altre persone, tra cui la stessa Melissa, ma il suo cervello sembrò incepparsi e smise di produrre ulteriori pensieri illogici.

La frustrazione di Alessandro durò per alcuni giorni. Il suo cervello era un pendolo che oscillava tra l’indifferenza di Giada e il trattamento che gli aveva riservato Melissa. Si sentiva umiliato e ferito nell’orgoglio.
L’occasione per un nuovo confronto con le due ragazze si presentò qualche sera dopo, a ridosso delle vacanze di Natale.
«Domani è il compleanno di Tony» scrisse Melissa sul gruppo di WhatsApp tra lei, Alessandro, Giada e Riccardo, che era rimasto deserto dalla serata in cui erano andati al cinema. «Desidera offrirci qualcosa, ci vediamo domani sera al bar in piazza alle 20:30 circa?».
«Splendido! 😍» rispose Riccardo.
Né Alessandro né Giada furono molto tempestivi nel rispondere.
Il ragazzo ci rimuginò per qualche minuto, poi decise di scrivere a Giada in privato.
«Ehi. Tu che fai, ci vai al compleanno di Tony?».
«Boh» rispose freddamente e laconicamente Giada, cosa che fece torcere le budella ad Alessandro.
«Dai, andiamo» le propose Alessandro. «Mi scoccio senza di te».
«😂» fu la risposta di Giada.
«Che c’è da ridere?» rispose piccato Alessandro.
«Niente 😅».
«Allora mi fai sapere?» insistette Alessandro.
«Mah, ok. Verrò».
«Bene! 😃» rispose entusiasta Alessandro. «Posso passare per casa tua prima di andare al bar?».
«Perché?» chiese Giada.
Altra risposta del cavolo, pensò Alessandro.
«Desidero raccontarti una cosa prima di andare alla festa».
«Boh, va beh, vieni pure» disse Giada, e questa fu la sua ultima risposta.

Tony era uno dei membri del gruppo della selva. Aveva sempre raccontato storie molto buffe, e Melissa lo aveva sempre trovato molto divertente. Alessandro invece lo trovava irritante. Aveva il sospetto che Tony fosse addirittura un nome falso, adottato per non rivelare la sua identità sui social, ma non era quella la sua principale preoccupazione. Desiderava confidare a Giada quello che era successo con Melissa.
Beh, non proprio tutto, ma Giada doveva sapere che Melissa l’aveva quasi fatto venire. Cosa sperava di incuterle? Gelosia? Inquietudine?
Erano le 19:30 quando Alessandro citofonò a casa di Giada.
Fu invitato a salire, e con una certa dose di adrenalina in corpo corse verso casa di Giada, che quando aprì la porta era ancora in tuta.
«Sei molto in anticipo» fu il benvenuto di Giada, che si voltò e tornò dentro.
«Spero non ti dispiaccia» rispose Alessandro, un po’ indispettito.
«Entra» lo invitò Giada con una certa mancanza di entusiasmo.
«Permesso» disse Alessandro.
Seguì Giada ed andarono in salotto, dove c’era una ragazza che sapeva essere un’amica di Giada, ma che non aveva mai visto dal vivo.

«Ale, lei è Kessi, una mia amica. Kessi, lui è Alessandro, un amico di Melissa e gli altri» furono le presentazioni di Giada.
«Tanto piacere!» disse Alessandro, avvicinandosi.
Kessi, che era seduta vicino al tavolo, rimase immobile a fissare Alessandro, studiandolo.
Era una ragazza molto graziosa, aveva i capelli neri corvini raccolti in una coda, un bellissimo paio di occhi azzurri, un paio di labbra carnose, aveva sul volto una forte dose di trucco ed aveva indosso dei vestiti firmati.
«Io vado a fare una doccia» annunciò Giada, lasciando soli Alessandro e Kessi, lui con una certa sensazione di disagio, lei invece sembrava solo un po’ annoiata.
«Non ti sembra un po’ freddina Giada?» chiese Alessandro a Kessi.
«A me sembra normalissima» rispose Kessi, che finalmente parlò in presenza di Alessandro. «È con te che ce l’ha».
Alessandro sgranò gli occhi.
«E perché ce l’ha con me? Cosa le ho fatto?» chiese inorridito.
«Voi uomini a volte mancate di tatto» disse Kessi con una scrollata di spalle. «Qualche sera fa siete andati al cinema con Melissa, e Giada mi ha detto che hai accompagnato solo Melissa a casa, a lei l’hai fatta tornare a piedi, nonostante facesse molto freddo. C’è rimasta molto male».
«Ma cosa?!» urlò Alessandro, tremando tutto. «Io avevo proposto di dare un passaggio a tutti, ma lei ha rifiutato e ha detto che voleva tornare a piedi!».
«Sei tanto ingenuo, Alessandro» disse Kessi senza scomporsi. «Giada voleva che tu insistessi, palese no? Invece l’hai lasciata andar via senza battere ciglio. Non è così che ci si comporta con una donna.
«Comunque» riprese poi Kessi, dopo qualche istante di pausa, «io conosco Melissa. Non siamo amiche, ma la conosco bene. A volte può essere cattiva, ma recita bene la sua parte. E per dirla tutta, non so davvero come faccia ancora a reggersi in piedi l’amicizia tra voi quattro. A parer mio vi frequentate solo perché non sapete cos’altro fare».
Alessandro fissò perplesso Kessi, perché non capiva dove volesse arrivare. Ma dentro di sé sorrise. Se Giada era rimasta infastidita dal fatto che lui aveva dato uno strappo a Melissa e non a lei, molto probabilmente era gelosa.

Il bar in piazza presentava una sala interna piuttosto grande, con vari tavolini e delle scale che conducevano al piano superiore, dove spesso venivano date feste con musica ad alto volume, quasi stile discoteca.
Quando Alessandro e Giada furono arrivati, Melissa era già in sala interna, al pianterreno. Insieme a lei c’erano Riccardo, Tony, e giusto un altro paio di ragazzi che appartenevano all’ormai congelato gruppo della selva: erano i più grandi di età, ragazzi sui 30 anni circa. C’era un’unica altra ragazza, che sembrava piuttosto giovane d’età, sui 18 massimo 19 anni, mora, molto snella, con forme toniche ma piccole, il tutto incorniciato da un viso molto seducente. Il suo corpo era ben proporzionato ed aveva un paio di gambe da paura. Alessandro non conosceva quella ragazza, che non apparteneva al gruppo della selva. Indossava una maglietta nera scollata, una minigonna, un paio di calze nere e un paio di stivali, sempre neri. Era molto truccata e sembrava darsi molte arie.
Giada era vestita grosso modo come la serata in cui erano andati al cinema, cose che invece non si poteva dire di Melissa. Anche lei, come la ragazza sconosciuta, era vestita tutta di nero, di gran lunga più elegante rispetto a qualche serata prima, quando i suoi abbinamenti erano del tutto bizzarri. Era vestita tutta di nero, con una minigonna molto corta e un paio di scarpe col tacco.

«Non mi hai risposto più in chat» esordì ironicamente Melissa non appena vide Alessandro. «Ci sono rimasta malissimo. Ora mettiti in ginocchio e chiedimi scusa».
«Ma sei pazza?» disse Alessandro, arrossendo. Si voltò incerto verso Giada, che mostrava un’espressione risentita.
Melissa scoppiò a ridere.
«Sto scherzando! Ma è possibile che prendi sempre tutto sul serio? Però qualcosina per farti perdonare potresti farlo». Estrasse dalla borsetta il solito pacchetto di sigarette, ne mise una in bocca. «Accendi la sigaretta» gli disse, porgendogli l’accendino.
«Cosa?» sobbalzò Alessandro.
«Accendimi la sigaretta» ripeté Melissa, alzando giusto un po’ la voce. «Non fare il sordo, perché sordo non sei».
«E dai, Ale» intervenne Tony con tono scherzoso. «Fai il galantuomo!».

Un po’ imbronciato, Alessandro afferrò l’accendino ed accese la sigaretta di Melissa.
«Ed ora tienimi il posacenere mentre fumo» disse Melissa, guardando Alessandro negli occhi, facendo fuoriuscire una boccata di fumo.
«Ma comunque non si potrebbe fumare in un locale» osservò Alessandro.
«Appunto. Non si potrebbe. Ma io lo faccio senza problemi» disse Melissa. «Il posacenere».
«Fattelo tenere da Riccardo» rimandò Alessandro, che iniziava a sentirsi irritato.
«Riccardo, tienimi il posacenere mentre fumo» disse Melissa con semplicità, sbuffando.
«Con piacere, tesoro!» fu la scontatissima risposta di Riccardo, che prese il posacenere e lo tese verso Melissa.
«E ti sembra questo il modo di tenere un posacenere?» disse la ragazza sconosciuta con una vocina sottile. «Devi stare in ginocchio, no?».
«Non esageriamo, Vero» disse Giada a sorpresa. Alessandro si voltò verso Giada, per poi fissare nuovamente la ragazza sconosciuta: aveva la netta impressione che in realtà le due ragazze si conoscessero.
«Lascialo decidere a lui» disse la ragazza sconosciuta. «Riccardo, per te è un’esagerazione inginocchiarti ad una ragazza così bella come Melissa e tenerle il posacenere mentre fuma?».
«Assolutamente no!» esclamò Riccardo, inginocchiandosi all’istante al cospetto di Melissa.
«Riccardo, alzati per favore» disse Giada. «Sul serio, non farti trattare così».
«Riccardo è un galantuomo come pochi» disse a sorpresa uno degli amici di Tony, il più grande del gruppo.
«Galantuomo, d’accordo» assentì Giada, «ma mettersi in ridicolo è un altro conto!».
«Perché mettersi in ridicolo?» chiese Tony. «È un gesto carino. Certo, molto reverenziale, ma non ci vedo nulla di male».
«Sei gelosa Giadina, dici la verità» disse il maggiore dei ragazzi.
Giada avvampò.
«Smettila» disse con tono minaccioso. «Gelosa di Riccardo? Ma per favore!».
Tutti i presenti si voltarono verso Giada, e tutti con la sorpresa dipinta sul volto.
«Sì okay Giada, stavo scherzando. Rilassati».
Il volto di Giada divenne porpora, e sembrava emanare calore, ma la ragazza non aggiunse altro.

Seguirono lunghi attimi di silenzio imbarazzante, e la tensione era palpabile all’interno di quella sala, dove si respirava aria pesante.
Riccardo rimase tuttavia impassibile, immobile e in ginocchio, senza aver dato il minimo cenno di aver sentito il disprezzo di Giada.
«Però ora vogliamo la prova del nove» disse improvvisamente la ragazza sconosciuta, rompendo così quell’irreale silenzio. «Riccardo, faresti anche da poggiapiedi a Melissa?».
Riccardo guardò negli occhi la ragazza e assentì. La ragazza sorrise malignamente.
«Stenditi sul pavimento. Con la pancia sotto».
«No!» urlò Giada. «Riccardo, non farlo. Ti prego. E tu Veronica» disse poi, rivolgendosi alla ragazza, «dacci un taglio!».
«Riccardo, fallo» incalzò Veronica. «Non stare a sentire Giada, non vedi come ti tratta?».
«Come lo tratto io? Lo state trattando letteralmente da zerbino e sarei io quella che lo tratta male?» perse le staffe Giada.
«Ma a lui piace, vero Riccardo?» canzonò Veronica. «Su, stenditi».
«Se lo fai, me ne vado. Giuro» disse Giada.
«Ce ne faremo una ragione» disse Veronica con una scrollata di spalle. «Riccardo, per terra».
Riccardo poggiò il posacenere sul tavolino e si stese per terra, sotto lo sguardo stupito dei ragazzi, disgustato di Giada, ammaliato di Veronica.
Melissa gli poggiò i piedi sul culo, premendo coi tacchi sui glutei, gradualmente sempre più forte.
Giada si voltò e se ne andò via, camminando a passo svelto.
 
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view post Posted on 17/1/2021, 16:39     +1   +1   -1
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Bellissimo racconto, complimenti! Non vedo l’ora di leggere il seguito.
 
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view post Posted on 18/1/2021, 17:59     +4   +1   -1
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Sottomesso anomalo. Più unico che raro

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Confesso di avere un debole per Flover. Mi piace il suo modo di scrivere anche quando, come in questo caso, non riesco a immedesimarmi nei personaggi considerando purtroppo la mia età da matusa e le pratiche diverse dalle mie preferite. Perché mi piace Flover? Perché la lettura è scorrevole, i personaggi ben delineati e la storia credibile. Si, qualche esagerazione ( il tipo che si sdraia col posacenere in mano davanti a tutti) ma tutto sommato sono scene che rientrano quasi nella sfera della normalità.
E quindi, ogni suo racconto per me è imperdibile e mi regala minuti di buona lettura. Compreso questo.
 
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view post Posted on 24/1/2021, 11:15     +4   +1   -1

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«Giada, torna qui!».
A differenza della serata in cui erano andati al cinema, Alessandro era corso da Giada, non lasciandola scappar via.
«Cosa vuoi?» gli chiese bruscamente Giada, voltandosi: era piuttosto rossa in volto.
«Non andare via, dai» supplicò Alessandro. «Mi scoccio di stare con loro senza di te, fammi compagnia».
Giada scrutò in maniera torva Alessandro. La sua espressione era così rigida che sembrava aver appena inghiottito un limone molto aspro.
«E tu hai bisogno di loro per poter stare con me?» gli chiese infine.
«Eh?» fece Alessandro, perplesso. «Scusami, ma in che senso?».
«No niente, lascia stare» disse Giada, voltandosi e facendo per andarsene.
Alessandro la anticipò e le bloccò il polso con la sua mano.
«Hai capito male» le disse. «È semplicemente il compleanno di Tony, perciò stiamo con loro, altrimenti potevamo anche uscircene».
Alessandro mollò il polso di Giada, che rimase ferma.
«Torniamo in sala» le propose. «Senza di te non ci vado».
«E non ci andare!» urlò Giada. «Ah no giusto, c’è Melissa».
Alessandro inarcò le sopracciglia.
«Ecco qual è il tuo problema. Melissa».
«Chiaro!» esclamò Giada. «Tutti questi teatrini stanno iniziando a darmi sui nervi. E anche tu, che le sbavi dietro, e non ho paura a dirtelo in faccia».

Alessandro tacque. Pensò a quello che gli aveva detto Melissa qualche sera prima: «Sei il sottone anche di Giada, ma con lei non ti ribelli solo perché non te lo dice in faccia, ma fa tutto velatamente. E ce ne vuole per essere il sottone di Giada, perché lei stessa è una sottona».
Giada gli sembrava tutt’altro che sottona quando parlava con lui, eppure ebbe la sinistra e sgradevole sensazione che se ne fosse andata dalla sala perché si sentiva a disagio dinanzi a Melissa e Veronica per un qualche ragione che andava al di là del trattamento che avevano riservato a Riccardo.
Il ragazzo doveva aver taciuto davvero a lungo, e sicuramente doveva avere un’espressione molto rigida sul volto, perché Giada lo guardò sorpresa.
«Che ti prende?» gli chiese. «Ti sei offeso?». La ragazza, con stupore di Alessandro, inspiegabilmente rise.
«No, no» disse Alessandro distrattamente. «Torniamo dai ragazzi?».
«E va bene» acconsentì Giada.

I due ragazzi tornarono nella sala interna del bar, dove gli si parò una scena insolita davanti agli occhi: Riccardo era seduto sul divano, proprio accanto a Melissa, alla cui sinistra era seduta Veronica.
Riccardo sembrava essersi ritrovato lì per caso, ed aveva un’espressione annoiata stampata sul volto. Melissa stava smanettando col cellulare, e Veronica seguì con sguardo fisso Alessandro e Giada mentre si avvicinavano: le brillarono gli occhi malignamente non appena li vide.
«Sono tornati Romeo e Giulietta!» esclamò.
Tony e i suoi amici si voltarono, e Melissa alzò gli occhi dal suo cellulare.
«Si torna a giocare» continuò Veronica, alzandosi. «Riccardo, sai cosa devi fare».
«Riccardo, non osare alzare quel culo dal divano o ti faccio nero, te lo giuro» disse Giada a sorpresa.
«Ma come sei aggressiva, Giada» disse Veronica sarcasticamente. «Questo povero Riccardo lo stai trattando proprio come un rottame. Non è il tuo zerbino, sai?».
Giada rise sprezzante.
«È il mio zerbino, certo… ma poi è Melissa che se lo mette letteralmente sotto i piedi» disse Giada.
«Melissa gioca» disse Veronica. «Al contrario di te, Giada».

Tony e gli altri ragazzi si accorsero che l’atmosfera era diventata troppo bollente, e si intromisero loro per smorzare un po’ quel calore.
«Vero, Melissa è un pezzo di pane. Vero, Melissa?» chiese Tony, facendole cadere addosso di proposito la bibita dal suo bicchiere.
«Ma sei scemo?» disse Melissa, guardandolo torva. Ma in realtà sorrise, il che fece pensare ad Alessandro che la ragazza l’aveva presa con filosofia.
«Scusami!» disse Tony. «Ora sei tutta bagnata… dovrai togliere la maglietta, c’è bisogno che la si asciughi».
«Tony ha ragione» assentì uno dei suoi amici. «Via questa maglietta!».
Melissa non se lo fece ripetere ulteriori volte. Si alzò e tolse la sua maglietta, lanciandola addosso a Riccardo. Lo sguardo di tutti i presenti nella sala si spostò sulle sue tette, coperte da un sexy reggiseno nero. I ragazzi più grandi fischiarono d’ammirazione.
«Non eccitatevi troppo» disse Melissa. «Soprattutto tu, Ale» disse poi rivolta ad Alessandro, facendogli l’occhiolino.
«Dai, rimetti la maglia» si affrettò a dire Tony, «non prendere freddo».
«Freddo?» rise Melissa. «In questa sala ci sono i riscaldamenti a palla. Anzi, quasi quasi sto meglio così». Prese una bottiglia di vino che era poggiata sul tavolino e ne bevve una gran sorsata.

«Melissa…» disse Alessandro, «ma sei ubriaca? Per questo senti caldo?».
Melissa fissò Alessandro e fece una risata piuttosto enigmatica.
«Sì, l’alcol aiuta» ammise. «Ma non ti farò palpare le mie tette».
Veronica scoppiò a ridere.
«A volte sei proprio una bastarda dentro!» disse, non smettendo di ridere.
«Ma non è vero» disse Melissa, interrompendosi per bere un’altra sorsata di vino. «L’altra sera gli ho toccato il cazzo coi piedi, anche se non l’ho fatto venire, e poi gli ho inviato anche una foto sexy per fargli fare una sega e farlo venire. Sono stata un angioletto».
Il colore del viso di Alessandro passò da quello consueto ad un rosso papavero ad una velocità superiore di quella della luce.
«Fetish» commentò Tony.
Giada si voltò e si diresse verso l’uscita per la seconda volta in quella serata, ed Alessandro non ebbe la forza di correrle dietro.
«Non sono feticista» ripeté Alessandro. «E non mi sono segato guardando la tua foto, Melissa».
«Dicono tutti così!» fece l’amico di Tony.
«Io gli credo» disse Melissa a sorpresa, su cui si spostarono gli sguardi di tutti. «Alessandro è molto sincero ed è anche orgoglioso. Ma ormai» aggiunse, con un lampo maligno nei suoi occhi, «Giada è andata via, quindi è inutile che tu l’abbia detto».
«Detto cosa?!» chiese Alessandro furente.
«Detto che non ti sei segato guardando la mia foto» disse Melissa con semplicità. «A nessuno di noi importa veramente, è a lei che dovresti dirlo».
«Ma perché» chiese Tony, guardando Alessandro, «ti piace Giada?».
«È cotto» disse Melissa, bevendo un’altra sorsata di vino. Ormai il suo volto era diventato porpora.
«E perché hai detto davanti a Giada che gli hai fatto una sega coi piedi se sai che gli piace?» chiese Tony, piuttosto sorpreso.
«Perché Melissa non è un angioletto» intervenne Veronica. «In realtà è un diavoletto».
«Molto divertente» disse Alessandro, molto seccato.

«Il pane a chi non ha i denti» disse Tony, riferendosi ad Alessandro. «Se Melissa me lo avesse toccato coi piedi sarei stato felice».
«Posso sempre farlo, tesoro» disse Melissa. Sfilò una scarpa ed alzò una gamba, puntando il piede in direzione di Tony. «Avvicinati». Tony le si avvicinò e Melissa gli tastò il pene con la pianta del piede. «Ora però voglio qualcosa in cambio».
«Qualunque cosa lei ordini, principessa!» disse Tony adulante.
«Palpami le tette, se me le palpi giuro che ti faccio venire seduta stante».
«Ah che sacrificio che gli hai chiesto!» disse Veronica divertita. «È uno sforzo immane, Tony non accetterà mai di toccarti le tette».
«Ops» disse Tony, poggiando una mano sul seno di Melissa, che gemette.
«Andiamo di sopra» disse Melissa, alzandosi. «Devi scartare il tuo regalo di compleanno da parte mia».
«A tra poco, ragazzi» disse Tony ai suoi amici. «Vado a scartare un attimo il mio regalo».
«Mi raccomando, scartalo per bene» disse il più grande dei suoi amici, che poi aggiunse, rivolto al suo amico: «Che dici, andiamo a fumare una sigaretta?».
Il suo amico annuì e i due uscirono dalla sala, dove vi erano rimasti solo Alessandro, Veronica e Riccardo.
Alessandro fece per andarsene, ma Veronica si alzò di scatto e gli afferrò la mano.
«Non hai nulla da offrire ad una ragazza?» gli chiese.
 
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view post Posted on 26/1/2021, 13:16     +2   +1   -1

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«Cosa dovrei offrirti?» chiese Alessandro a Veronica, guardandola con un briciolo di stupore dipinto sul suo volto.
«Cosa vorresti offrirle?» disse Riccardo a sorpresa. Alessandro si voltò di scatto verso di lui, che era rimasto seduto sul divanetto. «Te la sta offrendo su un piatto d’argento, dimenticati di Giada e volta pagina. E Veronica è una gran figa».
Alessandro non riuscì a proferire parola. Riccardo non era mai stato un ragazzo di molte parole, e la maggior parte delle volte che aveva parlato coi membri del gruppo della selva, l’aveva fatto per adulare qualche ragazza.
«Frena un po’ quella linguetta, giovanotto» disse Veronica, guardando Riccardo con un ghigno maligno.
«Altrimenti che fai? Mi sculacci?» provocò Riccardo, sempre con la massima incredulità di Alessandro.
«Vuoi essere sculacciato da me, brutto pervertito?» disse Veronica. «Non ti è bastato farti piantare i tacchi di Melissa nelle chiappe?».
«Certo che mi farei sculacciare da te» ammise Riccardo, «ma è palese che tu voglia sculacciare Alessandro, e lo invidio».
«Un calcio nelle palle posso rimediartelo lo stesso, se vuoi. Alzati e fammi vedere se continui a fare lo sbruffone» disse Veronica con la sua voce acuta.
«Ehm, finiamola qui» intervenne Alessandro, annusando il pericolo nell’aria. Afferrò la mano di Veronica e la trascinò su per le scale, al piano superiore della sala interna del bar.

Di su l’ambiente era piuttosto buio e silenzioso, ed Alessandro non vide Melissa e Tony, che sospettò fossero chiusi in bagno o comunque in una stanza più appartata.
Alessandro e Veronica si misero seduti su un divanetto molto comodo.
«Non c’è niente da fare» commentò Veronica d’un tratto, «voi maschietti siete dei gran pervertiti».
«Mm» mugolò Alessandro con tono inespressivo, non sapendo minimamente cosa dire o cosa fare. Sapeva solo di essere in una delle serate più strane della sua vita, e la sensazione che provava era così strana che quasi credette di essere piombato in un incubo.
«Racconta un po’» disse poi Veronica, guardando Alessandro con un certo interesse, guardandolo così intensamente che sembrava voler vedere al di là dei suoi occhi. «Quindi Melissa te l’ha schiacciato coi piedi? Te l’ha fatto venire duro? Non ho mica capito bene!».
«Ehm, direi che c’è poco da capire» si affrettò a dire Alessandro, a disagio. «Me l’ha toccato ma poi ha tolto subito i piedi, non mi ha fatto venire, e io ripeto per l’ennesima volta che a me i piedi non interessano».
«Sì, sì, tranquillo» disse Veronica, «la mia era pura curiosità. Quindi» mise una sua gamba sulla coscia di Alessandro, toccandogli l’inguine con la caviglia, «se ti toccano così ti ecciti o no?».

La risposta fu immediata. Il membro di Alessandro ebbe un risveglio improvviso al contatto con la gamba di Veronica, cosa che a lei non passò inosservata.
«Ti stai arrapando» disse lei piano e con voce molto sensuale. «Cosa vorresti che ti facessi?».
«Ehm» sussurrò Alessandro, col cuore che iniziò ad accelerare, la sudorazione che aumentava sempre di più, complice l’ambiente molto caldo, e con l’eccitazione che galoppava.
«Hai mai scopato in pubblico, Ale?» buttò lì Veronica come se niente fosse.
Tolse via la sua maglietta, mettendo di fuori le sue piccole tette coperte dal reggiseno.
«Ti piacciono le tette piccole?» chiese Veronica ad Alessandro. «Sono belle sode, o preferisci quelle gigantesche come quelle di Giada o Melissa?».
La salivazione di Alessandro si bloccò istantaneamente. Giada e Melissa erano sicuramente le due ragazze che gli facevano più sesso in assoluto, ma c’era da dire che Veronica non aveva nulla da invidiare a loro due, e forse il suo più provocante viso rispetto a quello di Giada aiutò di molto a rendere l’erezione di Alessandro molto potente.
Veronica fece una risatina.
«Sei molto imbranato, Ale». Gli tolse i piedi di dosso. «Forse è per questo che ti piace così tanto Giada?».

Furono Melissa e Tony a togliere l’imbarazzo di rispondere ad Alessandro. Erano usciti da una stanza non troppo lontana dal divanetto su cui erano seduti lui e Veronica. Melissa era visibilmente scompigliata e brilla. Aveva il reggiseno tutto scomposto, la qual cosa suggerì ad Alessandro che Tony aveva molto probabilmente toccato le sue tette, e camminava scalza, tenendo le scarpe in mano. Le sue calze erano piene di macchie di sperma fresco.
Melissa crollò letteralmente sul divanetto accanto ad Alessandro, che guardò la scena con un pizzico d’invidia e di disgusto.
«Che pasticcio che ha combinato Tony» commentò come se nulla fosse, poggiando le scarpe sul pavimento. «Mi ha sporcato tutte le calze. Ma ne è valsa la pena, il suo cazzo era durissimo, è stato divertente segarlo fino a farlo venire».
«Non avevi detto che ti piaceva lasciare in bianco i ragazzi?» chiese Alessandro con un tono di voce rammaricato.
Melissa scoppiò a ridere, e gli diede una carezza che era fin troppo forte per essere una semplice carezza: era uno schiaffo vero e proprio.
«Sei così dolce, Ale» gli disse. «Forse è per questo che Giadina se ne approfitta».
«Ma Giadina cosa?!» urlò Alessandro, infuriato.
«Non ti incazzare, cuore» rimandò Melissa, sfilandosi prima la minigonna e poi le calze lerce, restando solo in reggiseno e mutandine, cosa che ammutolì Alessandro, che provava sensazioni miste tra frustrazione, eccitazione ed invidia. Melissa aveva un fisico perfetto, e non gli era mai andato giù il fatto che lei l’avesse sfiorato dal farlo venire, salvo poi impedirglielo all’ultimo momento.

«Vai a chiamare Riccardo, Ale» ordinò Melissa.
«Perché non ci vai tu?» rispose piccato Alessandro.
«Perché ho deciso che devi essere tu ad andarci, e ci andrai. Forza, muoviti».
«Col cazzo» disse Alessandro, che nonostante la serata stesse prendendo una piega tutt’altro che piacevole, il suo pene era ancora in erezione, sia per il recente contatto con Veronica, sia per la visuale del corpo perfetto di Melissa.
Melissa diede un altro schiaffo sulla guancia di Alessandro, questa volta leggermente più forte della precedente. Il ragazzo rimase impietrito, Veronica rise, mentre Tony cercò di calmare le acque.
«Dai, fate i bravi».
«Con te sono stata fin troppo brava, tesoro» disse Melissa. «Alessandro è il mio sottone e deve obbedire. E guardatelo com’è eccitato, ora il cazzo gli rompe i pantaloni». Rise, insieme a Veronica, della sua stessa battuta. «Ora vai a chiamare Riccardo, ho bisogno che qualcuno vada a buttare le mie calze. E se non lo vai a chiamare te le lancio addosso».
«A proposito, sai che prima Riccardo mi ha risposto molto male?» disse Veronica. «È stato molto sfacciato».
«Chi, Riccardo?» chiese Melissa incredula. «Ma come cazzo osa quell’altro leccapiedi? Ale, ti ho detto di andare a chiamare Riccardo!».

Ma Alessandro non ebbe nemmeno il tempo di controbattere o di indignarsi: Riccardo, che evidentemente aveva sentito Melissa dal piano di sotto, era salito a controllare.
«Dimmi tutto, tesoro».
«Veronica ha detto che le hai risposto male. È vero, Riccardo?» gli chiese Melissa con sguardo serio.
«Non mi sarei mai permesso» smentì Riccardo. «Ho solo detto che è una gran figa, lei mi ha detto di tenere la lingua a freno, e io le ho chiesto se no che fai, mi sculacci?».
Melissa si alzò, e a piedi nudi camminò fino a dove si trovava Riccardo.
«Togli gli occhiali» gli ordinò. Riccardo obbedì a mani basse.
«No!» urlò Alessandro, ben consapevole di quello che stava per succedere.
«Fatti gli affari tuoi» gli intimò Melissa, che si voltò di nuovo verso Riccardo e gli diede un ceffone molto forte sul viso.
«Ora metti gli occhiali e vai a baciare le punte delle scarpe di Veronica. E chiedile anche scusa».
«Riccardo, non farlo» disse Alessandro, alzandosi.
«Alessandro, non fare la Giada» disse Melissa.
Riccardo obbedì per l’ennesima volta all’ordine di Melissa. Andò vicino a Veronica, si inginocchiò, poggiò le labbra sulle punte delle scarpe, gliele baciò e le chiese scusa.

«Non credere che chiedere scusa basti» disse Veronica, alzandosi. La scena, pensò Alessandro, era abbastanza patetica: Riccardo era piuttosto alto, mentre Veronica era bassina, ma ciò nonostante, sembrava che fosse lui a guardare Veronica dal basso verso l’alto. «Melissa, siediti».
Melissa guardò interrogativa Veronica, e così fece pure Tony, che ormai aveva rinunciato a dire la sua; sembrava solo incuriosito di sapere dove sarebbero andati a parare. «Fidati di me» incalzò Veronica con un sorrisetto per nulla benevolo.
Melissa si andò a sedere sul divanetto, apparentemente incuriosita.
«Riccardo, infila le scarpe a Melissa» gli ordinò Veronica.
Riccardo obbedì silenziosamente. Sembrava che il suo momento di gloria di ribellione fosse già finito, come un breve fuoco di paglia. Era tornato il consueto Riccardo docile, che avrebbe fatto qualunque cosa gli fosse stato ordinato da una donna. In una scena che ricordò di molto Cenerentola, quello stranissimo ma in fondo educatissimo ragazzo infilò entrambe le scarpe a Melissa.
«Ora mettiti steso per terra». Riccardo non se lo fece ripetere due volte. «E non togliere gli occhiali». Veronica si chinò e gli sputò in faccia, bagnandogli leggermente gli occhiali. «Ed ora, Melissa, premigli un tacco sul cazzo. Inizia leggermente e vai giù sempre più forte. Peccato che io non abbia i tacchi» disse, un po’ risentita.
«Se vuoi posso prestarti le scarpe» propose Melissa con aria complice.
«No, no» disse Veronica con semplicità, «approfitto per godermi lo spettacolo».
«Se a te va bene» disse Melissa, e con la velocità della luce, mise il tacco sul pene di Riccardo ed iniziò a premere.
«Non una parola, non osare frignare!» gli ordinò Veronica. «Ed ora, mentre tu ti becchi la tua meritatissima punizione, osserva cosa Alessandro può offrire ad una ragazza, al contrario di te».
E senza esitare un istante, Veronica poggiò le sue labbra su quelle di Alessandro, baciandolo.
 
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view post Posted on 26/1/2021, 17:27     +1   -1

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CITAZIONE (Davide Sebastiani @ 18/1/2021, 17:59) 
Confesso di avere un debole per Flover. Mi piace il suo modo di scrivere anche quando, come in questo caso, non riesco a immedesimarmi nei personaggi considerando purtroppo la mia età da matusa e le pratiche diverse dalle mie preferite. Perché mi piace Flover? Perché la lettura è scorrevole, i personaggi ben delineati e la storia credibile. Si, qualche esagerazione ( il tipo che si sdraia col posacenere in mano davanti a tutti) ma tutto sommato sono scene che rientrano quasi nella sfera della normalità.
E quindi, ogni suo racconto per me è imperdibile e mi regala minuti di buona lettura. Compreso questo.

Chi mi conosce sa che questo è il mio scopo. Cercare di regalare una lettura piacevole anche a chi non sia in linea con le mie fantasie, quindi dando più importanti ai fattori psicologici e alla trama.
In quanto alle esagerazioni, ce ne saranno :)
 
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