| Il BAR DELL'UNIVERSITÀ
Sono le 8 di un tranquillo lunedì mattina, lavoro in un bar vicino all'università, e come ogni bar, abbiamo i nostri clienti fissi, quelli che appena li vedi aprire la porta, gli prepari quello che ti chiedono abitualmente, penso sia una soddisfazione reciproca, cliente /barista, si instaura un certo tipo di fiducia. Da qualche giorno, posso dire di "essermi guadagnata" una cliente, una bellissima ragazza mora che studia all'università. Il suo orario é 8,15, caffè macchiato e brioche integrale al miele, ha i tratti mediterranei, davvero molto bella e simpatica, é un piacere servire clienti come lei devo dire. La vedo fuori dalla vetrina, jeans appena sopra la caviglia, scarpe Adidas, calzini corti neri, una piccola cavigliera, un dolcevita rosa con sopra un giubbottino in jeans. Nell'attimo in cui entra, io sto posando sul bancone il suo caffè e la sua brioche. -Buongior... - Guarda me, guarda il banco. -Nooo! Ma sei un tesoro! Ma in 3 giorni hai già memorizzato tutto? - La guardo strafelice, arrossisco. -Sono contenta tu abbia apprezzato... Mi è andata bene che hai preso il solito! - Mi guarda con aria compiaciuta e solare. -Che carina... Te sei Carole vero? Ho sentito che ti chiamavano così ieri - -Esattamente, In persona, e te? - -Io sono Giulia, studio qua e a dir la verità lavoro pure qui vicino. Domani ci sei? A che ora inizi? - Osservo il tuo viso, i tuoi capelli, le mani molto curate e ti rispondo. -Domani alle 8 sono qua- Vedo il tuo viso rattristirsi, mi guardi coi tuoi occhioni neri : -Cattiva.. Io domani lavoro, passerò da qui un po prima.. Alle 7,30, e chi me lo fa il caffè? Io lo voglio fatto da te, uffa! - Rifletto un attimo, guardo te, le mani e la tazzina... -Te lo farò io- ti dico seria. -Ma se inizi alle 8- mi dici senza capire. -Bhe.. Si, ma potrei venire anche un po prima.. Tranquilla che sarebbero contenti anche i miei colleghi - dico per sdrammatizzare un po, e non farti sentire in "colpa". -Aspetta.. Tu ti sveglieresti prima, e lavoreresti di più solo per servirmi la colazione? - Sentire la parola "servirmi" uscire dalla tua bocca, mi da un brivido , e sembra che anche a te faccia piacere tutta questa disponibilità e spirito di sacrificio che ho nei tuoi confronti. -Perché ti da fastidio? Ti imbarazza? Altrimenti ci vediamo per metà mattinata - Mi osservi meticolosamente, mi stai studiando, stai analizzando i miei comportamenti e le mie parole, infatti la tua risposta è una doccia fredda. Nella tua testa stanno frullando mille pensieri, questo mio estremo servilismo, non riesci ancora a comprenderlo, ma fa risvegliare quel tuo lato dominante che cerchi di tenere a bada, probabilmente hai trovato una "vittima ideale" e vuoi divertirti a metterla in difficoltà. -Assolutamente.. Anzi, mi sorprende il fatto che tu abbia tentennato nel decidere se venire prima o meno. O forse non mi merito queste tue piccole attenzioni, piccola Carolina? - Storpi il mio nome, in maniera quasi dolce e provocatoria. -No Giulia! Scusa scusa scusa! Sorry! - ti dico unendo le mani come se pregasi con un visino tenero. Con uno sguardo furbo mi scruti attentamente.. - Mmm quanta fatica con te.. Però sei tenera, quindi ti perdono. - Prendi un fazzolettino, ti pulisci le labbra, vedi che ho gli occhi su di te. Guardandomi negli occhi lo lasci cadere a terra. -Ops! A domani Carolina... E vai a letto presto.. Domani levataccia - mi mandi un bacio, mentre ti incammini verso l'uscita... Io ti guardo incantata mentre raccolgo il fazzoletto con su l'impronta della tua Adidas. -A domani Giulia - rispondo una volta uscita, con mille idee confuse in testa.
SECONDA PARTE
Ore 5,45. La sveglia suona , non sono abituata a svegliarmi a quest'ora. Ma non so perché ieri ho deciso così. Perché volessi a tutti costi servire quella ragazza. Mi preparo, vado al bar, vedo lo stupore dei colleghi vedermi li a quell'ora, ma non ho voglia di dare spiegazioni. Guardo con trepidazione l'orologio, 7, 20...10 minuti e arriverà Giulia. 7,30: agitazione, ogni cliente penso sia lei. Non arriva, 7,45, 8, 8,30...non arriverà mai, penso, assalita da una tristezza indefinita. Verso le 10, 30 suona il telefono del bar. Ho una consegna da fare, mezza naturale, caffè macchiato, brioche al miele. Fantastico che potrebbe essere lei, ma torno subito in me. È impossibile. Salgo al terzo piano come mi è stato indicato, la porta è aperta, entro. -Permesso- Faccio due passi e vedo lei, bellissima dietro la scrivania, le Adidas sono di fianco ai suoi piedi, avvolti da dei calzini bianchi oggi. -Ciao tesorino! - -Giulia?? Ma... - rimango imbambolata, felice di vederla, allo stesso tempo un pochettino arrabbiata. -Cosa vuoi dirmi? Non dovevi venire alle 7,30 bla bla bla.. Giusto? - Annuisco. -No non sono venuta, non avevo voglia di svegliarmi presto, e tu? A che ora sei andata? - -7,30 Giulia... Come eravamo rimaste d'accordo- -Bene, questo ti fa onore, sei stata di parola... Obbediente. Brava Carole. Non sei felice che ho potuto riposare un po di più? - -S... Si quello si- -Mamma mia che tenerezza.. Ti adoro, per questo ti dico cosa mi è successo, era un trabocchetto per vedere se eri felice per me - Rimango un po sbalordita e ascolto. Mi racconti che ti si era rotto il gancino della cavigliera, sei andata a sistemarlo, e tra una cosa e un'altra hai fatto tardi. Con uno sguardo infantile, mi racconti che il gancio rotto ti graffiava la caviglia e me la mostri. Ti guardo con aria dispiaciuta, ma non so cosa dire in quell'istante. Ma ci pensi te, che con un tono dolce mi chiami : -Carolina... Mi dai un bacino sulla bua così torno a lavorare? E scusami davvero per stamattina - Addolcita dalle scuse, non posso che dirti di sì, sarebbe come dire di no a una bambina. -Certo tesoro.. Non ti preoccupare, vediamo cosa ti sei fatta - Mi inginocchio, prendo in mano un piede, lo alzo, e osservo la caviglia, ma non vedo niente, mentre cerco, il graffio, le mani massaggiano il tuo piede,ha la forma perfetta, affusolato con dita lunghe. Mi guardi dall'alto, più che rilassata sei concentrata su di me.. Gli occhi fissi nei miei. -Carole - -Si dimmi- rispondo. -Non verrò più al bar - -Ma come?? - rimango come paralizzata Hai uno sguardo fiero, come chi ha centrato l'obbiettivo. Approffitando del mio attimo di debolezza, appoggi le tue dita sul mio naso e labbra. In quel momento non reagisco, devo capire il motivo per cui non potrò più vederti. -Da oggi.... - parli con grandi pause. -Da oggi, la colazione me la porterai tu qua direttamente, sei una brava ragazza, e la tua indole è questa, voglio farti sentire bene. - Strofini il piede con forza sul naso, e infili un dito tra le mie labbra. Mi guardi in modo deciso. -Sbaglio?- Rimango immobile mentre ti sfili il calzino. Accavalli la gamba, mi mostri il tuo piede nudo, smaltato di nero, con un anellino al dito. Mi guardi sorridendo.... -Non sbaglio.. Dai su- Questa frase è come un via libera, per prostrarmi ai tuoi piedi, baciarli con devozione, inizio a leccarli con passione, tra le dita, giocando con l'anellino, e insalivando le piante. Te pure non ti tiri indietro, anzi, appoggi i piedi sulla scrivania incrociando le gambe.. E mi ordini di leccarteli in quella posizione. Hanno un sapore buonissimo, così morbidi e belli, il tuo sguardo sempre presente e severo. -Stop- Ritrai I piedi verso di te. -Ora torna al bar- -Si... Si Giulia- dico con tono triste, vorrei rimanere lì. -Dimmi la verità, ne è valsa la pena svegliarsi così presto? - -Assolutamente sì Giulia- -Ottimo... Ne ero sicura. - Ci salutiamo, mi concedi di baciare un'ultima volta i tuoi piedi e mi congedi. -Carole- -Si Giulia - -Sei una barista bravissima, ma anche come leccapiedi sei fantastica - Mi saluti con un occhiolino, l'ultima frase mi riempie di orgoglio e "autostima" facendomi tornare al lavoro straeccitata, col desiderio di sottomettermi a te, con l'odore e il sapore dei tuoi piedi nel cervello.
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