Cap. 2 - Interludio
Le reazioni che ebbe il professore, nelle ore che seguirono l'increscioso episodio occorso con la sua alunna furono molteplici e mutarono con il trascorrere delle ore: dapprima paranoia. In tutti i modi l'uomo tentò di scervellarsi su come sottrarsi al fato crudele che si era evidentemente accanito contro di lui, nelle squisite forme della bella e discinta Cristiana; poi autocommiserazione, quando si rese conto che non c'era modo, per lui, di sottrarsi ad un destino tanto beffardo ed infine disperazione al pensiero di quanti soldi ci avrebbe rimesso se lei avesse preteso che lui la pagasse per tutte le ore durante le quali egli si fosse trovato in presenza della sua sexy studentessa. Sarebbero stati, su per giù, 7000 euro al mese, volendo contare soltanto le ore di lezione scolastiche.
Nel suo turbino di nefaste elucubrazioni il professor Augusto, questo il nome dello sfortunato individuo, per tutto il tempo rimase a fissare il cellulare nel palmo della sua mano, in spasmodica attesa di ricevere la fatidica chiamata della sua ricattatrice, fino a tarda notte, fissando lo schermo, in un misto di terrore ed eccitazione al pensiero che, da un momento all'altro, egli potesse essere convocato al cospetto di quella diabolica tentatrice per concordare i termini di pagamento della sua estorsione. Infine mano a mano che trascorsero le ore, con sorpresa dello stesso Augusto, l'ansia si tramutò, più che in sollievo, in delusione visto che, per quella notte, il telefonò non squillò mai.
Il professore passò quindi la nottata completamente in bianco e quando la sveglia suonò i suoi occhi non si erano chiusi neanche per un istante ed erano vigili e sgranati come quando si era appena coricato a letto, solo molto più arrossati dalle venature dei capillari che erano affiorate ovunque sulla superficie del bulbo oculare.
Decise che avrebbe evitato di fare colazione, sentiva lo stomaco completamente chiuso e non aveva per niente appetito; guardandosi allo specchio, poi, realizzò quanto fosse pessima la sua cera. Aveva tutti i sintomi di una bruttissima sbornia, senza aver toccato un goccio di alcool: occhi rossi, occhiaie scavate, riflessi rallentati, colorito esangue, emicrania; tali erano le condizioni in cui l'aveva ridotto la dirompente sensualità di Cristiana, in neanche in un'ora che avevano trascorso insieme.
Persino il preside, più tardi al lavoro, che lo scorse a deambulare come un barbone per il corridoio e notò quanto fosse mal ridotto, quando gli chiese conto di quella condizione indecorosa, ci mancò poco che non lo obbligasse a mettersi in malattia “se si sente male se ne vada a casa no?!” gli aveva detto in malo modo ma Augusto non volendo rischiare di incorrere nell'ira di Cristiana, se lei avesse creduto che lui si era assentato per evitarla, preferì rimanere al lavoro e questo gli costò una bella lavata di capo da parte del suo dirigente, che non capiva perché l'insegnante fosse tanto evasivo nelle risposte e perché non volesse assolutamente tornare a casa, benché non fosse evidentemente in condizione di lavorare. “ci mancava il rimprovero da parte del capo! tutto merito di Cristiana ovviamente!” pensò amaramente il professore mentre, contrito, si congedava dal preside, eppure, ciò nonostante smaniava di vederla.
Infatti, se Augusto ripensava all'incontro che aveva avuto con lei, nell'intimità del suo studio, a come costei lo avesse dominato, calpestato, umiliato con tanta facilità e senza alcuna pietà. Se ripensava a tutto questo brividi di terrore gli correvano lungo la schiena ma allo stesso tempo veniva anche colto da un'eccitazione incontrollabile. Che femmina che era! Di donne così sexy e perfette raramente se ne vedevano in giro, persino in televisione o su internet Cristiana avrebbe spiccato per la sua straordinaria bellezza e sensualità! Poteva essere anche soltanto una ragazzina di 19 anni ma era dotata del fisico statuario di una venere mulatta in carne ed ossa e di un viso angelico, dolcissimo e malizioso, allo stesso tempo, che sarebbe stato capace di penetrare anche nei cuori più duri. Di certo una tale bellezza non aveva nulla da invidiare alle più grandi top model o volendo trovare un paragone più azzeccato: alle più grandi pornostar.
Gravato dai suoi pensieri disfattisti, quel giorno Augusto rimase completamente assente già dalle prime ore di insegnamento ma quando sul finire della mattinata, ebbe lezione proprio nella classe di Cristiana, andò completamente in tilt. Mentre egli si avvicinava alla classe della sua ricattatrice aveva lo stato d'animo di un condannato a morte; per tutta la mattina aveva fantastico e ragionato su di lei. Dalla prima volta in cui l'uomo aveva posato gli occhi su quella sua procace studentessa la “piccola testa del professore”, quella che si trovava tra le sue gambe, ormai da lungo tempo sopita, tutto a un tratto, si era come risvegliata ed aveva completamente preso il controllo sulla sua “testa più grande”, così come su tutto il resto del suo corpo, offuscando la sua mente e compromettendo il suo raziocinio, così come tutte la altre sue funzioni vitali. Non riusciva a distogliersi dal pensiero di lei nemmeno per un istante. “Chissà come si è vestita Cristiana stamattina? Che scarpe avrà indossato? Come avrà acconciato i capelli?” fantasticava il professore. Di certo la ragazza ci teneva molto al suo look e guardarla frequentare le lezioni era come andare alle sfilate di moda tutti i giorni o in un night club, dipendeva dai punti di vista. Oltretutto la ragazza aveva certamente gusto per il fashion, quel genere di fashion appositamente studiato per farlo drizzare a tutti maschietti che si azzardassero a posare lo sguardo su di lei.
Eppure, pur sapendo che di lì a poco il professore avrebbe dato sfogo a tutte le sue più deplorevoli pulsioni voyueristiche nei confronti della sua alunna più bella ma anche più problematica, nonostante il sollazzo che sapeva gli avrebbe procurato la visione di cotanta sensualità; nonostante tutto, egli si sentiva estremamente depresso, perché sapeva bene che neanche avrebbe potuto guardarla Cristiana. Infatti, avrebbe dovuto cercare di evitare ad ogni costo che i suoi studenti intuissero delle sue pene d'amore per lei; non poteva assolutamente farsi sorprendere dal resto della classe a sbavare sul corpo conturbante di una sua alunna, di quasi 30 anni più giovane rispetto a lui. Impresa tutt'altro che semplice.
Per questo, prima di entrare in aula, aveva continuato a ripetersi che avrebbe tentato di ignorarla ad ogni costo. Sarebbe stato meglio se proprio non avesse mai guardato nella direzione di Cristiana neanche per un istante; nella speranza che lei fosse tanto clemente da non sputtannarlo davanti a tutti. Come una mantra aveva pregato lungo tutto il corridoio che lo conduceva fino alla quinta b, cercando di autoconvincersi che sarebbe riuscito a non sbirciare, a distogliersi dalla sua deplorevole perversione, almeno per quelle due misere ore. Dopotutto quella ragazza avrebbe potuto essere sua figlia, santo cielo!
Una volta entrato però, per quanto fosse forte il suo proposito, non lo era certamente abbastanza se rapportato con la sconvolgente carica erotica di Cristiana.
Purtroppo non sempre i nostri organi rispondono alla nostra volontà e non riuscendo ad aggiustare la sua visione periferica, il professore, appena entrato, la vide subito con la coda dell'occhio e il risultato fu che dovette voltarsi in fretta e furia per far finta di richiudere la porta alle sue spalle, Il reale intento di quel gesto, invece, era evitare che il resto degli studenti si accorgesse di quanto fosse rimasto sconvolto dall'emozione di scorgere vagamente la sagoma del corpo conturbante di Cristiana ,davanti a lui.
“Si è messa in prima fila, quella sciacquetta! quell'impudente! Come farò ora a non guardarla! È proprio davanti alla cattedra, per dio! Lei che aveva sempre occupato gli ultimi banchi, fino ad oggi...” pensava sempre più preoccupato l'uomo mentre si trascinava stancamente verso la sua sedia. Non avrebbe dovuto guardare ed invece Augusto ebbe modo di apprezzare, fin da subito e a pieno, la mise che la disinibita signorina aveva scelto di indossare per la lezione di oggi e di certo la vista di un outfit tanto provocante non riuscì a placare le crescenti paranoie del povero insegante. Se Cristiana avesse azzardato a vestirsi così nei giorni precedenti l'avrebbe redarguita o come minimo ammonita ma dopo l'incontro del giorno precedente, non poteva fiatare neppure un lamento.
Era la prima volta che le vedeva le gambe scoperte e nude; fino ad oggi infatti, Cristiana aveva sempre indossato pantaloni o quanto meno calze collant. A vederle, le gambe di Cristiana parevano talmente lisce e perfette da sembrare di gomma, tanto la pelle era tirata, lucida e soda. La minigonna inguinale che vestiva la ragazza, poi, era talmente corta che a soffermarsi con lo sguardo tra le cosce, si poteva intuire il colore delle sue mutandine. Il top coordinato con la gonna, era scollatissimo e le lasciava l'addome scolpito abbondantemente scoperto, rivelando un piercing a diamante ad impreziosire il piccolo, grazioso ombelico. Per finire quei deliziosi piedini, oggetto dei suoi desideri più inconfessabili, ora ancora più attraenti ai suoi occhi, dopo che lui aveva avuto il privilegio di baciarli e leccarli, anche se solo attraverso il cuoio delle calzature; in quel momento erano in bella mostra, a pochi centimetri da lui, cinti da preziosi sandali dorati completamenti aperti, con tacco a spillo da 12 cm, che mettevano in evidenza la sempre immacolata pedicure color rosa fluo. Ma era il viso la parte preferita del professore; da sempre lui aveva avuto un debole per le creole, perché oltre alla naturale bellezza esotica dei tratti, il valore aggiunto era dato da una nota di malizia nei modi e nelle espressioni che le rendeva ai suoi occhi ancora più irresistibili e Cristiana era una mulatta con a la M maiuscola. Una femmina alfa, senza alcun dubbio, generata per sedurre e accoppiarsi con i maschi più prestanti della specie. Come avrebbe potuto competere con lei, combattere con un essere che gli era così infinitamente superiore? Come avrebbe potuto resistere a quelle labbra morbidissime, imbellettate e luccicanti di lipgloss , senza implorare pietà? come sarebbe riuscito a non perdersi in quegli occhioni enormi da cartone animato giapponese, valorizzati da ciglia lunghissime, le cui iridi azzurre scintillavano alla luce del sole? come poteva non restare inebriato dalla fluenza e dall'aroma di quella chioma corvina, setosa ed allo stesso tempo selvaggia? Tutto di lei gridava femminilità, erotismo, sesso. Un uomo ordinario, un mediocre, un semplice professore di liceo come lui non aveva scampo dinanzi al fascino soverchiante di una bellezza di questo tipo.
Ai suoi occhi Cristiana, cominciava ad un assumere i tratti di una vera e propria divinità in carne ed ossa, l'incarnazione della ragazza dei suoi sogni, anzi molto meglio, visto che la sua immaginazione non si era mai spinta ad ardire tanta perfezione e tanta sensualità tutta insieme. In quei pochi passi che separavano l'uscio dalla cattedra, per quanto si fosse ripromesso di non farlo, le pupille impazzite del professore si erano posate involontariamente su di lei per qualche fugace istante e ciò era stato sufficiente affinché l'immagine di ogni più squisito dettaglio di quel corpo conturbante e di quel viso angelico rimanessero, indelebilmente, impressi nella sua memoria. Non aveva neanche fatto a tempo a sedersi e ad iniziare la lezione che già Augusto aveva percepito il battito del suo cuore accelerare in modo incontrollabile; il cervello dell'uomo, le cui funzioni razionali erano state rapidamente ottenebrate dal desiderio sessuale, aveva dato ordine di pompare tutto il sangue disponibile dalle zone periferiche del corpo verso l'apparato genitale e non c'era nulla che lui potesse fare per interrompere questo processo.
Una volta seduto, Augusto bofonchiò qualcosa di incomprensibile alla classe, fallendo miseramente nel tentativo di guadagnare l'attenzione degli studenti ma desistette subito; si sentiva senza forze perché ancora una volta la sua attenzione era completamente catturata dalla sensualità di Cristiana, che con la sua compagna di banco, per inciso la seconda ragazza più carina e popolare della classe, confabulavano in modo sospetto tra di loro. Le due giovani, dal momento in cui lui era entrato in classe lo avevano ignorato completamente e bisbigliavano e ridacchiavano mancandogli palesemente di rispetto, davanti a tutti. Cristiana stava mostrando all'amica qualcosa sul suo cellulare, probabilmente un video. Tutto ciò mandava ancora più in paranoia il povero Augusto. Chissà cosa le stava mostrando? quali segreti si stavano confidando? Riguardavano forse lui!? Certo che parlavano di lui! Anzi, più precisamente, si prendevano gioco di lui! Ne era sicuro. Figurarsi se quella sgualdrina si era lasciata sfuggire l'occasione di vantarsi con l'amica di aver facilmente sedotto e completamente soggiogato un uomo adulto di quasi 50 anni, per giunta il loro professore più temuto! Mentre pensava a tutto questo, senza rendersene conto, i suoi occhi sgranati ed iniettati di sangue si erano fissati su Cristiana, per più tempo di quanto egli avrebbe voluto; la fissava apertamente e ciò non era di certo sfuggito agli altri studenti. Solo Cristiana continuava ad ignorarlo e a parlottare con la sua compagna.
“tutto bene professore? Professore è qui con noi” qualche studente della classe richiamò la sua attenzione.
“che cosa? Si c-certo..” gracchiò Augusto e sembrava che fosse appena stato destato da un sogno che stava facendo ad occhi aperti. Imbarazzato cercò di darsi un contegno facendo finta di controllare il registro per distogliere lo sguardo dalle gambe di Cristiana ma la frittata ormai era fatta; con le sue stranezze aveva suscitato la curiosità e l'ilarità di tutta la classe. Sicuramente gli studenti avevano notato che c'era qualcosa di estremamente insolito nel comportamento del loro professore, quella mattina.
Le risate e il vociare aumentarono esponenzialmente di intensità ma Augusto, in quelle condizioni, non ce la poteva fare a combattere con 20 agguerriti adolescenti. Come diavolo avrebbe fatto a lavorare con un tale stato d'animo?!
“ragazzi, un po' di silenzio per favore!!” gridò all'indirizzo della classe e la sua voce assunse un il tono più di un lamento che di un ordine perentorio ed infatti la classe continuò ad ignorarlo.
La testa gli doleva da impazzire e tutto quel chiasso non gli giovava di certo ma che cosa avrebbe potuto fare, si sentiva le mani legate, qualsiasi cosa avesse potuto dire o fare avrebbe potuto suscitare la disapprovazione di Cristiana e sarebbe stato estremamente pericoloso rischiare di non compiacerla; neppure gli andava di interrogare, si sentiva troppo debole e gli sembrava di aver dimenticato tutte le nozioni che per decenni erano state oggetto dei suoi insegnamenti. Avrebbe potuto, eventualmente, fare un test a sorpresa ma, anche in questo, non era sicuro che Cristiana fosse d'accordo.
Augusto decise per una terza opzione, fece un bel respiro e cercò di darsi un tono, prima di rivolgersi nuovamente alla classe: “ragazzi, scusate, oggi non sto bene, perciò leggete la lezione a pagina 34 e fate gli esercizi indicati, non ci sarà valutazione su questo e in qualsiasi momento potete venire a chiedermi spiegazioni ma in silenzio, per cortesia ” tentò di scandire le parole per sembrare il più autorevole possibile ma, a lui stesso, la sua voce parve solo una patetica supplica. Tutto il contrario di quello che avrebbe voluto. Sarebbe stato opportuno condire “l'ordine” con qualche minaccia, giusto per tenere alta la soglia di attenzione degli studenti ma anche in questo caso Cristiana era un forte deterrente ed infatti desistette; lo teneva veramente per le palle, come lei stessa aveva così esplicitamente rimarcato il giorno precedente, durante il loro famigerato colloquio. Augusto continuava a non perdeva di vista Cristiana nel timore che d'un tratto cominciasse ad umiliarlo davanti a tutti. Nel frattempo, approfittando della “latitanza” del loro insegante, serpeggiava un'aria di insubordinazione in aula; i ragazzi più diligenti avevano fatto quanto meno il gesto di tirare fuori i libri dagli zaini ma la maggior parte di loro continuava a fare baccano o a infischiarsene delle sue richieste.
Cristiana e la sua compagna di banco più di altri, non avevano neppure aperto i loro libri e continuavano con i loro pettegolezzi e le loro sghignazzate, in totale spregio della sua autorità. Spesso le due alzavano gli occhi su di lui, per poi scoppiare a ridere sotto i baffi con le loro acute risatine immature.
Era una battaglia persa, tanto valeva lasciare che la classe facesse quello che voleva. Augusto, quel giorno, non aveva certo la forza di imporsi sui quegli scalmanati, era già troppo impegnato a tenere sotto controllo Cristiana e l'erezione che gli pulsava in mezzo alle gambe; ogni risatina, ogni minimo movimento o cenno della ragazza corrispondeva ad un sussulto della sua turgida erezione.
Benché Cristiana non facesse il minimo cenno di rivolgere la sua attenzione verso il suo insegnante, al contrario, la concentrazione del professore continuava ad essere sempre più attratta dalla sua sexy studentessa; anche perché lei, subdolamente continuava a scavallare e riaccavallare le gambe, distraendolo. Augusto era sicuro che lei lo facesse apposta, che Cristiana, ora che era venuta a conoscenza del feticismo per i piedi del suo insegnante, si beasse a provocarlo. Ella aveva, perfino, scalzato alcuni lacci dal tallone di uno dei suoi preziosi sandaletti dorati e aveva cominciato a dondolarlo dalla punta del suo grazioso piedino, sbattendo la tomaia della calzatura contro la morbida pianta; pratica conosciuta dagli appassionati del fetish come dangling. Lo faceva di proposito, Augusto ne era certo. Ma proprio per questo, il professore non riusciva a distogliere il suo sguardo da quel magnifico, succulento piedino e da quelle graziose unghie laccate di rosa. D'un tratto, mentre la guardava complottare con la sua compagna e deriderlo a distanza, con crescente orrore la vide alzarsi e venire verso di lui. Si avvicinava con l'incedere sinuoso e lo sguardo glaciale e penetrante di una pantera. Augusto ne fu atterrito. Mentre la provocante ragazza si avvicinava, la gradazione di rosso del viso di quel poveraccio cominciarono a digradare sui toni più estremi del rosso e del violaceo e quando le fu accanto l'espressione di Augusto si era aggravata a tal punto da sembrare che stesse osservando un fantasma. Persino il cazzo gli si ammosciò parzialmente, tanto si era innervosito, come se il suo membro avesse voluto gettare la spugna, sapendo di nulla potere contro la schiacciante superiorità della vagina di Cristiana. La ragazza, tutta sorridente, gli porse il libro degli esercizi e glielo aprì davanti, posandolo sulla cattedra, avvicinandosi in questo modo con il decoltè pericolosamente al viso del povero professore. Un'ondata del suo profumo lo travolse violentemente, rinvigorendo immediatamente la tempra del suo cazzetto. L'uomo quindi volse lo sguardo sul libro davanti a lui per evitare di perdere il controllo. Cristiana si chinò ulteriormente e col dito medio ben disteso, nel volgare gesto che tutti conoscono, passò sotto alle lettere scritte trasversalmente tra le due pagine aperte del testo, come se volesse sottolinearle “vede qui?” gli disse con la sua vocina carina e zuccherosa.
“FANCULO” c'era scritto tra le due pagine in stampatello maiuscolo.
la sua voce dolce come il miele, da sembrare ancora fanciullesca, gli penetrò nell'animo accarezzando le sue sinapsi e per un momento Augusto non riuscì a resistere alla tentazione di volgere, ancora una volta, fugacemente la sua attenzione allo stupendo viso e alla bocca carnosa di Cristiana ma fu solo per meno di un istante perché da così vicino la sensualità di Cristiana gli faceva male come ricevere un pugno nello stomaco.
Augusto tornò a guardare il libro davanti a se e l'insulto a lui dedicato, scritto trasversalmente tra le pagine aperte, rimanendo fisso su di esso e sulla manina ingioiellata di Cristiana che continuava a mostrargli il dito medio poggiato sul libro, con la lunga unghia appuntita, laccata rosa fluo.
“ora mi darà un dieci e voglio che si alzi in piedi e lo dica a tutta la classe. Io andrò a sedermi al mio posto e dopo quando sarò seduta lei si alzerà in piedi ed annuncerà a tutta la classe che, per come ho risolto brillantemente tutti gli esercizi, e che per quanto sono stata brava merito un dieci.”
Cristiana aveva il sorriso dello stregatto mentre impartiva gli ordini al suo nuovo schiavetto ma Augusto non poteva vederlo perché per nulla al mondo si azzardò a voltarsi “v-va bene.” rispose strozzato e come un automa prese il registro scrivendo 10 all'altezza del cognome di Cristiana, nella casella della giornata odierna. Stava tradendo la sua deontologia professionale ma quel gesto, per quanto riprovevole, non gli procurò il minimo rimorso se significava allentare, anche solo per un istante, la stretta del guinzaglio che Cristiana gli serrava violentemente intorno ai testicoli.
Ben altre preoccupazioni lo tormentavano, prima di tutto se si fosse alzato come lei gli aveva appena richiesto il suo pene durissimo, per quanto modesto si sarebbe certamente notato attraverso i pantaloni di fresco lana. Augusto avrebbe voluto supplicarla di concedergli di rimanere seduto ma che cosa sarebbe successo se qualche altro studente lo avesse sentito? E poi si sentiva un nodo in gola che gli causava grande difficoltà ad esprimersi; la presenza ravvicinata di Cristiana, il suo sublime profumo lo avevano paralizzato.
La ragazza ancheggiando come una professionista si congedò dal professore per ritornare al suo posto e la visione di quel culo sublime, con la tipica forma a mandolino, caratteristica, molto apprezzata da tutti gli uomini, lo fece sospirare di frustrazione e di desiderio e rimanere a bocca aperta. “o mio dio, guarda che culo che ha!!!” gridava il professore nella sua testa, alla vista di quel culetto sodo ed invitante ma ovviamente dalla sua bocca non uscì alcun suono.
Cristiana non appena seduta si affrettò subito a confidare qualcosa all'orecchio della sua compagna di banco ed entrambe scoppiarono a ridere sguaiatamente fissando i loro occhi su di lui; quando entrambe si furono calmate, visto che Augusto continuava a titubare, Cristiana gli fece l'occhiolino e con una cenno della mano, con il palmo rivolto verso l'alto, fece cenno al professore di alzarsi.
Augusto era come un pugile all'angolo, non sapeva cosa fare ma come al solito sentiva ormai il bisogno più che il dovere di ottemperare ad ogni richiesta di quella sadica puttanella. Si alzò in piedi. Un bozzetto all'altezza dell'inguine era evidente, fortunatamente era talmente piccolo che sperava che i ragazzi non se ne accorgessero ma ancora una volta una volta Cristiana e l'amica scoppiarono a ridere, indicandolo, grazie a dio, in modo piuttosto discreto.
“ragazzi” si schiarì la voce. Era sempre più rosso e sudava come un maiale; sentiva il cuore che gli andava a mille. “ragazzi!” ribadì, aumentando il tono della sua voce.
Ben presto più di uno studente rivolse l'attenzione su di lui; alcuni di loro bisbigliavano e ridacchiavano e sicuramente il povero professore e il suo ridicolo, piccolo pene turgido erano l'oggetto del loro scherno. Se anche solo uno studente di quella classe aveva stima di lui fino al giorno precedente, ora era sicuro di averla persa. Deglutì amaro e continuò: “volevo annunciare alla classe che, sebbene prima avesse detto che i compiti di oggi non sarebbero stati oggetto di valutazione, la vostra compagna Cristiana ha risolto gli esercizi assegnati in modo così brillante e in così breve tempo che mi sono sentito in dovere di darle un dieci.” disse il professore e mentre parlava era palese l'imbarazzo. “ah pipparolo!” qualcuno gridò dal fondo della classe e tutta la classe scoppiò a ridere ma Augusto non era certo di aver sentito bene, era talmente sconvolto che non capiva se fosse reale o solo frutto della sua immaginazione.
“va bene ragazzi, ora tornate pure a svolgere i vostri esercizi” il professore fece orecchie da mercante, troppo debole e stanco per prendere provvedimenti nei confronti di coloro che lo stavano schernendo ed ovviamente il sarcasmo e lo scherno aumentarono ulteriormente di intensità tra i componenti della classe, tanto che la voce del professore neppure riusciva a sentirsi, coperta com'era da tutto quel frastuono.
Era veramente una situazione disperata ma proprio quando Augusto pensava che non avrebbe potuto andare peggio di così fece irruzione nella classe il preside, sicuramente richiamato dalla confusione proveniente dall'interno dell'aula.
“che diavolo sta succedendo qui? Ma siamo impazziti” tuonò il direttore ancora sull'uscio.
“e lei professore! Mi meraviglio di lei! Devo supporre che non sia in grado di svolgere il suo lavoro? Già l'ho ripresa questa mattina! ha una faccia che sembra un drogato ed ora questo?! non mi costringa a prendere provvedimenti! Esigo immediatamente di sapere che cosa sta succedendo!” pretese il dirigente scolastico indignato per il disordine che regnava in quell'aula.
Augusto si lasciò cadere sulla sedia nel disperato tentativo di nascondere il cavallo dei pantaloni e il bozzetto che da questi trapelava allo sguardo furente del preside, prima di provare a discolparsi; stava ancora tentando di trovare una giustificazione plausibile quando, con suo grande stupore, fu Cristiana a prendere la parola, alzandosi in piedi, salvandolo in corner.
“signor preside il professore non si sentiva molto bene questa mattina, ha fatto le ore piccole ieri sera e alla sua età non ha retto lo sforzo, vede che faccia che ha stamattina, poverino. Ci ha detto che non era in grado di fare lezione, perciò ha chiesto alla classe gentilmente di leggerci da soli la lezione sul libro, mentre lui riposava.” rispose la ragazza indirizzando un ditino accusatorio nei confronti del suo insegnante, parlando con il tono di voce più innocente e mieloso di cui era capace, sbattendo le lunghe ciglia, come una cerbiatta, all'indirizzo del suo preside.
“Va bene, grazie signorina, si sieda pure” rispose sorridente il preside a Cristiana e poi rivolgendosi nuovamente al suo sottoposto riassunse un'espressione accigliata di rimprovero. “E' vero professore?” gli chiese bruscamente.
Normalmente Augusto avrebbe smentito e preso provvedimenti nei confronti di una sua studentessa tanto impudente ma non poteva certo contraddire Cristiana. Non aveva altra scelta se non confermare la storia della sua alunna.
“s-si signor preside” si limitò a rispondere il professore, abbassando lo sguardo, mortalmente imbarazzato.
Il preside fece un bel respiro prima di parlare: “lei è pagato per fare lezione professore, non per bighellonare mentre i suoi studenti apprendono le nozioni, che lei dovrebbe spiegare, dai libri di testo. Che non succeda mai più!” rispose adirato il dirigente scolastico ma prima di andarsene aggiunse: “sappia che la aspetto nel mio ufficio, al termine dell'orario di lezione per discutere del suo comportamento inaccettabile di oggi che le costerà un'ammonizione scritta. Ci sono tanti bravi professori disoccupati e se lei non ha voglia di svolgere il suo lavoro, sono certo che troveremo qualcuno più volenteroso di lei!” e detto questo si allontanò senza aggiungere altro. Ovviamente la sfuriata del preside nei confronti dell'odiato professore suscitò grande ilarità di tutta la classe.
Il professore si fece forza e cominciò a spiegare ma
Finalmente terminarono le ore di lezione e al trillo della campanella gli studenti uscirono dall'aula come un fiume in piena senza neppure attendere che il professore concludesse la sua sconclusionata lezione; compresa Cristiana che se ne andò senza degnarlo di uno sguardo come tutti gli altri, contornata da amici ed amiche che si congratulavano apertamente con lei per aver messo al suo posto il professore, infischiandosene che lui fosse proprio davanti a loro e che li potesse sentire.
Augusto era distrutto, presentava sintomi sempre più gravi quali tachicardia, nausea, emicrania, capogiro; aveva bisogno di tornare a casa prima possibile; era talmente in preda al malessere che persino si dimenticò di recarsi nell'ufficio del preside. L'uomo era completamente nel pallone e non si reggeva in piedi, gli tremavano letteralmente le ginocchia, attanagliato da un capogiro che permaneva e si intensificava mentre ripensava a come Cristiana lo avesse deriso, umiliato a come lo stesse rovinando da ogni punto vista, senza il minimo sforzo. Sempre più spesso prendeva forma nel cervello dell'uomo una certezza: non aveva la minima possibilità di scampo da Cristiana, non aveva armi contro di lei, era infinitamente più forte, più determinata, più lucida, in definitiva superiore. Era come essersi imbattuti in una devastante calamità naturale: un uragano o uno tsunami, non vi era possibilità di salvezza.
Allora se il pericolo era così grande, perché diavolo non riusciva a disfarsi di quella tremenda, continua erezione che non gli consentiva di ragionare, che non gli consentiva di distogliersi neanche per un istante dal pensiero della sua carnefice.
Doveva masturbarsi e doveva farlo prima possibile, forse dopo avrebbe ragionato più chiaramente una volta placata quella costante sensazione di frustrazione sessuale.
Arrivato a casa, Augusto, corse in bagno come se dovesse rimettere o avesse delle coliche intestinali ma il suo bisogno era molto diverso. Dopo ore di erezione continuata i testicoli gli dolevano e il capogiro era sempre più pressante. Si inginocchiò davanti al water sollevò la tavoletta ed in fretta e furia, si calò i pantaloni per poi finalmente masturbarsi per ben tre volte di fila, cosa che non gli capitava dai tempi delle medie, riversando eiaculazione dopo eiaculazione il suo seme dentro al gabinetto, mentre immagini della sua totale disfatta per mano della bella Cristiana si riproducevano a ripetizione nella sua mente. Il giusto posto dove depositare il suo patrimonio genetico, pensò amaramente Augusto, guardando la tazza del water, una volta che ebbe concluso. Soltanto allora riuscì a riacquisire un minimo di lucidità e di sollievo ma durò pochissimo visto che, proprio in quel momento, quando ancora aveva i pantaloni calati e neppure aveva avuto il tempo di ripulirsi, il suo cellullare cominciò a squillare e con crescente preoccupazione l'uomo vide dal display che era il suo preside che lo stava chiamando, solo allora si ricordò della convocazione del capo, della quale si era completamente scordato. Il sollievo si tramutò in un senso di ineluttabilità, gli eventi continuavano a precipitare con una rapidità incontrollabile ma il professore non sapeva che quelle erano soltanto avvisaglie di una ben più drammatica catastrofe che, di lì a poco, avrebbe sconvolto completamente la sua vita.