Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

Emma ed io. Una storia lunga una vita

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view post Posted on 9/2/2020, 00:07     +4   +1   -1
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Ciao a tutti,
volevo condividere questa mia storia ed ero molto deciso se piazzarla nella parte delle esperienze personali o in quella dei racconti. Ciò che leggerete è in massima parte un racconto autobiografico ma alcune parti sono per così dire romanzare per esigenze di racconto. Per rendere certi passaggi più comprensibili certe esperienze sono condensate in una sola scena temporale mentre magari furono il risultato di alcune giornate separate.
Detto questo, ecco la prima parte:

Io ed Emma siamo sposati da quasi 22 anni, ma ci conosciamo ormai da più di trenta. La nostra storia si è evoluta gradualmente e senza strappi da una normale frequentazione al nostro quotidiano odierno.
Abitando entrambi in una piccola cittadina toscana, conobbi Emma quando aveva circa diciotto anni. Quando la incontrai, era una ragazza più alta del normale (poco meno di uno e ottanta) con lineamenti del viso delicati e corti capelli mossi e rossocastani. Rispetto alle sue coetanee aveva una corporatura un poco più robusta e questo fatto la faceva sembrare anche più adulta. Nonostante la sua imponenza si muoveva con una eleganza sinuosa grazie anche alla sua costante frequentazione della piscina della nostra città. Era infatti una abile nuotatrice. Aveva appena finito il liceo ed era una studentessa universitaria con le idee molto chiare su quanto voleva ottenere nella vita. Io avevo diciassette anni ed ero il tipico ragazzo per bene di provincia, non bellissimo ma nemmeno brutto, applicato e brillante negli studi, con una normalissima vita sociale senza essere un guascone. La mia passione era lo sport in cui riuscivo naturalmente bene, senza però eccellere nemmeno nella mia disciplina favorita: il tennis. Come mi avrebbe rivelato qualche anno dopo proprio Emma, la mia caratteristica peculiare era la totale mancanza di ambizione. Pur avendo buone qualità intellettuali e atletiche infatti non avevo alcun piacere nel primeggiare o impormi.
Ci conoscemmo proprio al circolo di tennis, grazie ad alcuni amici comuni. Dopo qualche tempo mi chiese se potessi darle qualche lezione per migliorare il suo gioco ed io ovviamente accettai, già praticamente conquistato da un fascino che non riuscivo a comprendere come non fosse percepito da tutti quanti conoscevano Emma.
Iniziammo quindi a frequentarci da soli e fin da subito fu chiaro che il nostro era un rapporto asimmetrico: io ero già in adorante devozione di questa ragazza più grande e smaliziata di me, mentre Emma, perfettamente consapevole del suo ascendente nei miei confronti, si divertiva a concedersi e ritrarsi a suo piacimento.
Tanto per intendersi Emma mi chiamava per fissare un'ora di tennis dopo di che io prenotavo e pagavo il campo, portavo racchette e palline e la aspettavo al circolo, dove a volte restavo da solo ad aspettarla inutilmente perché si dimenticava o prendeva altri impegni. Ma a me non importava, perché quando stavamo insieme mi sentivo in paradiso. Beninteso non eravamo in alcun modo legati sentimentalmente. Io non uscivo con altri ma lei aveva le sue normali esperienze con ragazzi più grandi o suoi coetanei universitari: e spesso mi metteva a parte dei suoi spasimanti e delle sue avventure adolescenziali.
Intanto il nostro rapporto cresceva e oltre al tennis iniziarono i cinema, i concerti e le uscite in spiaggia. E fu proprio un pomeriggio in spiaggia quasi due anni dopo che ci condusse ad una svolta.
Le nostre giornate al mare erano ricorrenti d'estate: la passavo a prendere con la mia auto, facevamo i quaranta chilometri per arrivare alla spiaggia più vicina, poi scendevamo sull'arenile lei in bikini e tshirt ed io carico con l'ombrellone, i teli e tutto l'occorrente per una giornata a spiaggia libera compreso un pranzo al sacco che io ovviamente compravo o preparavo per entrambi.
Una volta preso posto nello spazio scelto da Emma, che preferiva angoli più appartati e isolati, sistemavo i teli, piantavo l'ombrellone e iniziavo a spalmare la crema solare sulle vellutate e sode spalle di Emma.
In una di queste mattinate estive uscimmo dall'acqua dopo il bagno e ci andammo a stendere al sole.
Appena disteso Emma mi chiese di andarle a prendere una bibita fredda al bar, che non era proprio vicinissimo.
- Ma fai in fretta, per favore, non voglio bermi una CocaCola calda, voglio che sia ancora bella fresca quando arrivi!
Neanche a dirlo mi incamminai verso il bar e feci tutto il tragitto di ritorno correndo sulla battigia sotto il sole cocente di luglio. Quando arrivai non notai che aveva spostato i teli in modo da avere i suoi piedi vicino alla mia testa. Le porsi la bibita e mi sdraiai come al solito.
Emma trasse un lungo sorso della cannuccia, sospirò profondamente e disse:
- Ebbravo servetto è davvero fresca: devi aver fatto una bella sudata...
- In effetti... - risposi un poco spiazzato dall'epiteto che mi aveva affibbiato.
- Credo che ti sia meritato un premio - rispese lei allungando un piede verso di me.
- Bacialo!- disse guardandomi dritto negli occhi.
Dopo un altro momento di smarrimento presi il suo piede tra le mani e lo baciai sulla pianta, mentre arrossivo vistosamente.
Lei abbassò il piede umido posandolo sulla sabbia, poi lo alzò di nuovo e intimò:
- Ora lecca via dal mio piede ogni singolo granello di sabbia!
Io mi guardai intorno in preda ad un sentimento che era un misto di eccitazione, umiliazione e imbarazzo poi avvicinai la bocca e iniziai a leccare via la sabbia dal piede di Emma.
Una erezione potente ed evidente come solo quelle di un diciannovenne alle prime esperienze non sfuggì allo sguardo di Emma che si aprì in una sincera risata.
- Lo sapevo! Ne ero certa... - furono le sue parole.
Proseguimmo la serata sulle panche di una sagra del pesce e poi con due birre in mano nella pineta.
Emma iniziò a parlare e fu, come poi sarebbe sempre stata, diretta e sincera.
- Vedi, Enzo, io ho una idea molto chiara di quello che sarà la mia vita: dopo la laurea, farò un corso di specializzazione e poi farò tutto ciò che serve per diventare una manager di successo. So che ci riuscirò perché sono capace e determinata. In questo scenario non c'è spazio per un rapporto serio e nemmeno per una famiglia tradizionale. Ma tu sei diverso, tu potresti essere quello di cui avrò bisogno. E cioè un amante fedele, un sostegno concreto ed un servo devoto...
Lasciò cadere le ultime due parole in un silenzio gelido come a soppesarne l'effetto poi riprese:
- Non ti posso promettere una passione ardente da parte mia, ma un affetto sincero e un rispetto profondo pur nella disparità di ruoli .
Quindi mi fissò negli occhi a sollecitare una mia risposta che arrivò inaspettata pure a me stesso.
- Emma io sono pronto a essere fin da ora tutto ciò che tu vorrai. Oppure a diventarlo se adesso non sono in grado di esserlo...
Nelle mie parole non c'era niente che fosse stato elaborato dal cervello, tutte quante erano sgorgate dal mio cuore come se si fosse rotta una diga immaginaria.
Riprese a parlare e disse allora:
- Enzino, so bene che quello che ti chiedo è molto difficile da accettare e voglio essere certa che tu abbia capito perfettamente di che genere di rapporto sto parlando: saremmo ufficialmente fidanzati o come vuoi chiamarci e poi sposati ma tu saresti soprattutto un servo pronto a soddisfare ogni mia necessita affettiva, prima di tutto,sessuale, ma anche materiale e pratica. Io so perfettamente di non volere un rapporto paritario, ma una relazione in cui il sono il centro, il motore e la mente. Capisci a cosa andresti incontro? Sei disposto ad accettare questa prospettiva, seriamente e magari per il resto dei tuoi giorni, rinunciando alle tue ambizioni e inclinazioni se questo fosse ciò che servirà a me?
- Certo che lo sono, Emma. Anzi in questo momento non c'è nient'altro che vorrei essere!
Fu allora che mi strinse, per la prima volta in maniera del tutto diversa dai caldi abbracci dell'amica, e mi bacio in bocca con un grande trasporto.
La serata finì sulla spiaggia dove Emma estrasse dalla sua borsa un preservativo e facemmo sesso, io per la prima volta, lei senz'altro no. Solo anni dopo mi resi conto che aveva programmato tutto calcolando perfettamente i tempi e i modi sicura del risultato che avrebbe ottenuto.

continua
 
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view post Posted on 9/2/2020, 07:34     +1   -1

Professore/essa SM

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Stupendo
 
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view post Posted on 9/2/2020, 09:21     +1   -1

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Bellissimo
 
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view post Posted on 9/2/2020, 10:11     +1   -1

Maestro di Piedi

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Aspettiamo il seguito. Tanto più che si tratta di una storia autobiografica
 
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view post Posted on 9/2/2020, 21:54     +2   +1   -1
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Seconda parte
Quel giorno ci mettemmo insieme, come si diceva allora. Facevamo coppia in maniera piuttosto ordinaria come tanti nostri amici. Avevamo una nostra vita sessuale e sociale come una normale coppietta di fidanzati. Non ci volle molto però ai nostri amici per notare come il nostro fosse un rapporto asimmetrico. Io ricoprivo di delicatezze e attenzioni Emma mentre lei non mi risparmiava frecciatine, canzonature e provocazioni. Ma a Lei piaceva così ed io di riflesso mi prestavo volentieri.
Velocemente trascorsero gli anni dello studio universitario di Emma che finì il corso di studi con il massimo dei voti ed arrivò quasi alla fine pure il mio. Emma aveva scelto il mio corso di laurea con un duplice criterio. Voleva un compagno che non la facesse sfigurare in pubblico, una volta sposati, ma che avesse un lavoro non troppo impegnativo. Avrei infatti avuto bisogno di tempo libero per svolgere bene il mio compito di servo personale. Mi sarei laureato in economia aziendale.
Una volta che si fu laureata, come da programma, scelse un corso di perfezionamento negli Stati Uniti: se ne sarebbe andata per un anno a Stanford University in California ed io nello stesso lasso di tempo avrei terminato il mio corso di laurea.
Quando mi comunicò questa sua decisione fu una volta ancora molto diretta e sincera con me:
- Enzo io ho ventiquattro anni e una vita sessuale regolare con te. Non posso prometterti di essere casta fino al mio ritorno. Capisco che tu abbia anche tu le tue esigenze, ma comunque, mi faresti molto felice se tu non scopassi con nessun'altra per questo periodo.
Ancora una volta la mia risposta fu istintiva e spontanea:
- Emma ti prometto che non farò sesso con nessuna: per me esisti solo tu!
- Ecco adesso parto più tranquilla! - concluse lei.
Ovviamente io mantenni la promessa fatta!

Quell'anno così stimolante cambiò e non poco il carattere di Emma.
Soprattutto a Stanford conobbe Barbara, una ragazza siciliana anche lei ricercatrice universitaria, tanto alternativa quanto disinibita. Divennero amiche inseparabili e condivisero molte esperienze della quali, ancora oggi, non conosco tutti i dettagli.
Ciò che è certo è che la Emma che rientrò dagli Stati Uniti era una donna ormai matura, smaliziata, sempre più consapevole del suo fascino e del suo potere su di me.
Per parte mia trascorsi dodici mesi affogato nello studio soprattutto per scacciare il pensiero ricorrente che la nuova Emma "americana" non mi volesse più nella sua vita. Mi laureai anche io con il massimo dei voti ma rifiutai la proposta del mio professore di fargli da assistente. Non era quella la strada che Emma aveva in mente per me.

Pochi giorni dopo il suo rientro Emma mi comunicò che aveva ricevuto una offerta molto importante da una grossa azienda del norditalia. Mi comunicò anche che l'aveva accettata e che si sarebbe trasferita un mese dopo.
- Tu verrai con me, vero?
Mi chiese, fissandomi negli occhi.
- Ma certo, tesoro.
Risposi.
Da allora in poi tutte le decisioni sul nostro futuro seguirono lo stesso schema. Emma mi sottoponeva una scelta indicandomi molto chiaramente la sua idea. Io potevo approvare o esporre la mia idea contrario, in ogni caso l'ultima parola era sempre la sua. In verità in non pochi casi il mio parere la portò a cambiare la decisione ma sarebbe stata comunque sempre lei a prendere la decisione finale.
Fu così che ci trasferimmo e andammo a vivere insieme.
Affittammo da principio in piccolo appartamento, giusto quello che potevamo permetterci con il suo unico stipendio. Ovviamente io mi occupai da solo, prima del suo arrivo, del trasloco delle nostre cose (tutte le sue e solo alcune delle mie...) dalla nostra vecchia cittadina.
La prima volta che Emma entrò nel nostro bilocale si sedette sull'unica poltrona che avevamo e mi chiamò.
- Vieni Enzo siediti a terra davanti a me. Anzi, meglio, mettiti in ginocchio... vedi questo è un punto di partenza per noi. Non tanto perché io ti prometto che presto guadagnerò molti soldi e potremmo lasciare questo buco schifoso. Tutto questo - disse indicandomi la stanza - è del tutto provvisorio.
Il vero punto di partenza riguarda la nostra vita di coppia e ciò che ti dirò in merito non è affatto provvisorio o passeggero...
Tanto per iniziare questo sarà il nostro status ordinario: io comodamente seduta o sdraiata e tu in ginocchio ai miei piedi. Oh ci saranno i momenti in cui ti vorrò accanto a me ad abbracciarmi ma sarò io ad indicartelo. Questa è la tua condizione normale.
Poi ci sono i lavori di casa: ovviamente spettano in tutto e per tutto a te. Pulire, lavare, stirare e preparare i pasti sono una tua responsabilità. Non mi interessa sapere i tempi ed i modi che utilizzerai ma io giudicherò i risultati. E mi aspetto niente di meno della perfezione. Igiene, pulizia ed ordine sono lo standard che pretendo. Se non dovessi riscontrarli ti punirò come meriti sopratutto per farti imparare. So bene che i primi tempi saranno duri per te non conoscendo il lavoro che dovrai svolgere, ma sarò ugualmente inflessibile nelle punizioni perché credo che questo sia il metodo più efficace per educarti. Tutto questo vale adesso che non hai un lavoro. Ma varrà ugualmente quando troverai un impiego. Perché tu dovrai ovviamente lavorare visto che non posso certo presentare in pubblico un compagno nullafacente. E' tutto chiaro?
- Si, amore. - risposi appena prima di ricevere un poderoso ceffone.
- Non così, Enzo. Quando ti impartisco degli ordini o delle istruzioni non solo "il tuo amore". Dovrai chiamarmi Signora!
- Si, Signora! -
- Ripetilo ancora! - disse mollandomi un secondo schiaffo
- Si, mia Signora!
- Ecco, così! Bravo servetto. Adesso toglimi le scarpe, i jeans e gli slip!
Poi prese la mia testa e la spinse verso la sua fica già bagnata dall'eccitazione. La leccai fino a farle raggiungere un rapido orgasmo già fortemente stimolato dalla situazione di dominio che esercitava su di me.
Non avendo niente da mangiare in casa dovetti scendere a cercare una pizza da asporto che consumammo sul piccolo tavolinetto della zona giorno. Ovviamente Emma era seduta sulla poltrona ed io ebbi il permesso di mangiare seduto in terra.
Mentre ero fuori Emma aveva ispezionato l'arredamento che avevo traslocato nella zona notte. Nella camera avevo montato solo il letto a una piazza e mezza che proveniva dalla vecchia camera di Emma poiché non avevamo un letto matrimoniale.
Dopo aver mangiato la pizza, Emma mi chiamo in camera e mi fece segno di sedermi sul letto accanto a lei.
- Amore, sai bene che io sono abituata a dormire in questo letto e che domani dovrò presentarmi al lavoro fresca e riposata per fare buona impressione. Quindi non possiamo dormire insieme in questo letto, non credi?
- Si, Em... - non avevo ancora finito la frase che il terzo schiaffo mi arrossava il viso.
- Si, mia Signora. Chiedo scusa, mia Signora.
- Ecco potresti dormire sulla poltrona in salotto ma per questa prima sera ti voglio qui con me.
Organizzati per dormire per terra a fianco a me!
Fu così che passai la prima notte di convivenza con la mia compagna in terra a fianco del suo letto.
Continua
 
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view post Posted on 9/2/2020, 22:50     +1   -1

Professore/essa SM

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Un sogno una compagna cosi.
 
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view post Posted on 13/2/2020, 21:54     +2   +1   -1
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Fin dal principio la nostra routine familiare si articolò attorno ad alcune consuetudini. Emma, pur non disdegnando i colpi di testa e le follie istintive, è per natura una persona abitudinaria come lo sono probabilmente tutte le persone che pianificano il proprio futuro. Il primo modello che prese forma fu quello della colazione. Il primo giorno di lavoro di Emma impostai una piccola sveglia mezz'ora prima di quando avrebbe dovuto alzarsi dal letto mia moglie. Mi destai dal giaciglio sul pavimento sul quale dormivo e senza far rumore e andai in cucina a preparare la colazione: caffè nero e due fette biscottate con la marmellata di ciliegia. Poi, all'ora giusta, ritornai in camera, appoggiai il vassoio sul cartone che utilizzavamo come comodino e iniziai a massaggiare dolcemente i piedi di Emma per svegliarla. Emma aprì lentamente gli occhi assaporando l'aroma di caffè nell'aria e mi sorrise invitandomi a baciare i suoi piedi.
- Ebbravo servetto! - ormai avrete capito che quella era l'espressione con cui mi gratificava quando avevo lavorato bene - Passami la colazione e continua a massaggiarmi i piedi.
Consumò tutto quanto con gusto e poi mi fece segno di avvicinarmi in ginocchio ai lati del letto. Mi cinse le spalle con un braccio e inizio a sussurrarmi in un orecchio mentre l'altra mano si avvicinava al mio cazzo in piena erezione.
- Testina di Cazzo, a me piace la marmellata di fragole.... - sussurrò stringendomi le palle fino a farmi emettere un gemito!
- Ci lavoreremo, amore. Hai avuto un'ottima iniziativa che potrebbe diventare la prima nostra abitudine familiare. Domattina farai meglio!
L'indomani, procuratomi la marmellata di fragole, riproposi lo stesso rito. E ancora una volta Emma mi chiamo a sé e mi sussurro all'orecchio stritolando le mie palle con le mani:
- Testina di Cazzo ho pensato che a questa colazione manca un bel giornale fresco fresco: farei veramente una bella figura se mi presentassi al lavoro già perfettamente informata su tutti i fatti del giorno. Provvederai domani!
- Si, mia Signora! - risposi con la formula corretta che ormai era la mia pavloviana reazione.
Il giorno dopo la mia sveglia fu anticipata di venti minuti per andare ad acquistati i giornali del giorno che dopo un'altro paio di strizzate di coglioni imparai essere Corrierone e IlSole 24 ore.
Sempre a forza ti strapazzate di palle imparai che Emma preferiva il pane tostato (ed i miei testicoli ricordano bene adesso il giusto livello di tostatura...) alle fette biscottate, che il caffè doveva essere quello espresso del bar sotto casa e che era ben gradito anche uno yoghurt alla Vaniglia. Ad ogni step ben calibrato e stabilizzato ad onor del vero ricevevo, la sera successiva, una gratificazione sessuale: una bella scopata se Emma ne aveva voglia o il permesso di farmi una sega annusandole i piedi.
Circa un mese dopo la procedura colazione mi sembrava ben oliata e con una sveglia anticipata di un'ora riuscivo abbastanza comodamente ad organizzare tutto con la piena soddisfazione di mia moglie. Ero dunque tranquillo in quella mattina febbraio quando risveglia Emma con la consueta adorazione dei piedi. Lei ancora prima di aprire gli occhi mollò una forte e prolungata scorreggia.
Dopo di che sempre con gli occhi socchiusi, sussurrò:
- Cosa stai aspettando, servetto: metti la testa sotto le coperte e annusa l'odore della mia scorreggia!
Anzi metti la faccia fra le mie chiappe, svelto! E mollò una seconda flatulenza proprio sul mio viso, accompagnandola con una sonora risata di soddisfazione.
- Era già un po' che ci pensavo servetto. Esci di lì sotto e vieni qua in ginocchio!
Mi avvicinai gattonando ed Emma mi annusò la faccia rumorosamente:
- Puzzi della mia merda! - disse iniziando a masturbarsi in preda una feroce eccitazione - vieni a leccarmi la fica Facciadimmerda...
Pochi secondi di stimolazione orale e raggiunse un orgasmo potente e prolungato, mentre il mio cazzo teso all'inverosimile reclamava lo stesso sfogo.
- Ebbravo servetto, stasera a cena nel riparliamo - disse alzandosi e recandosi in bagno per prepararsi per la giornata.
Trascorsi quell'intera giornata in un turbinio di sentimenti contrastanti. Da una parte la profonda umiliazione per un trattamento che mi pareva così degradante, dall'altra la sincera gioia per lo stato di eccitazione che aveva provocato in Emma. Eppure poco a poco trovai senza sforzo la risposta dentro di me: ancora una volta Emma mi aveva spiazzato alzando l'asticella della mia devozione ed io dovevo farmi trovare pronto e all'altezza della situazione. Avrei ingollato ancora un pezzetto del mio orgoglio sacrificandolo sull'altare della soddisfazione della mia Signora.
Quella sera a cena fu Emma ad entrare nell'argomento:
- Allora servetto, come ti sei sentito stamani quando ti ho scureggiato in faccia? mi chiese come sempre senza giri di parole, fissandomi negli occhi.
- Sinceramente ci sono rimasto male! risposi altrettanto direttamente, ma abbassando lo sguardo - Ma oggi ci ho pensato molto e ho accettato il fatto. Se ci saranno delle prossime volte ingoierò il rospo e farò finta che sia successo niente...
- Testina di Cazzo, allora non capisci niente! - sentenziò mollandomi un ceffone - E' proprio la tua umiliazione ed il tuo dispiacere l'elemento di massima eccitazione per me. Se tu facessi finta di niente non avrebbe più senso il gesto. Quello che mi arrapa è proprio il potere di poterti imporre un trattamento così umiliante e sapere che il tuo amore per me te lo farà sopportare pur riconoscendo la degradazione cui ogni volta ti sottopporrò. Il tuo rossore di vergogna e il tuo sguardo basso sono la parte più eccitante. E ovviamente le prese di culo che non ti lesinerò per godermi pienamente questo esercizio di predominio mentale e psicologico. Non voglio dominare un vegetale: cerco in te la devozione di una mente sveglia, e tu intellettualmente sei brillante, che comprende in pieno la mia supremazia. Che sopporta e sceglie di sottomettersi conscio delle conseguenze delle mie e delle sue azioni. Mi sono spiegata?
- Si, mia Signora!
- Ecco allora ogni volta che ti farò l'onore di scorreggiare sulla tua faccia mi ringrazierai dell'onore ricevuto. Scegli tu la formula da utilizzare. Ah, dimenticavo nell'intimità da ora in poi non ti chiamerò più "Servetto" ma "Facciadimmerda", contento?
- Si, mia Signora, come preferisci mia Signora! risposi mentre due lacrime mi rigavano il viso.
Emma si avvicino a me, lecco avidamente le mie lacrime sussurrando:
- Vieni a letto, Facciadimmerda, scopiamo!

Continua
 
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Virgilio1994
view post Posted on 14/2/2020, 08:44     +1   -1




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view post Posted on 14/2/2020, 12:22     +1   -1

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Waoww una padrona scorrregiona
Che figata.
 
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view post Posted on 14/2/2020, 19:53     +2   +1   -1
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Il primo mese di vita nuova era scappato via veloce fino al primo stipendio di Emma. Le spese dell'affitto e della vita quotidiana non lasciarono molto a nostra disposizione e fummo d'accordo nel destinare tutto il residuo al nuovo guardaroba di Emma. Se voleva proporsi efficacemente non poteva essere sciatta o poco elegante. Ma già al secondo mese, anche grazie allo straordinario che faceva per mettersi in mostra, avanzò qualche lira da poter gestire.
La sera in cui riscosse il suo secondo stipendio Emma mi fece sedere sul letto al suo fianco e mi mostrò uno strano catalogo di mobili da montare.
- Enzo, dobbiamo fare una scelta: con i soldi che abbiamo non riusciamo a comprare sia il letto matrimoniale che il divano. Lo so che dormire per terra non è certo comodo ma a me piacerebbe più di tutto avere un nostro angolino dove accoccolarci dopo cena quando ancora ho la forza di godermi la tua compagnia. Tu che ne pensi? Vorrei lasciare a te la decisione.
In realtà non era una situazione inedita o strana. La sua non era una pervicace prevaricazione nei miei confronti. Mi aveva promesso rispetto e quando non c'erano ragioni valide per farlo non mi escludeva dai processi decisionali.
- Emma, credo che tu abbia ragione. Anche a me pare preferibile prenderci un divano per goderci insieme le ore in cui siamo svegli. Peraltro mi sono abituato al mio giaciglio e a parte un poco di mal di schiena non ho più grossi problemi, anche se mi piacerebbe dormire con te, ovviamente.
- OK allora è deciso! Questi sono i soldi domani vai all'IKEA e compra il divano.
Il giorno successivo mi feci a piedi, la macchina serviva a Emma per andare al lavoro, i cinque chilometri per arrivare al negozio e mi portai via in una resistente busta blu il piccolo divano a tre posti che ci potevamo permettere. Con frequenti soste arrivai al nostro bilocale al terzo piano e quindi montai il divanetto. Avrebbe dovuto essere un tre posti, ma in realtà io stesso non avrei potuto stendermi completamente se non poggiando la testa o i talloni su uno dei braccioli. Figuriamoci Emma che era qualche centimetro più alta di me!
La aspettai fremente al suo ritorno e quando vide il divanetto rimase un attimo interdetta, poi disse:
- Grazie Enzino, vedremo di farcelo bastare!
A cena parlammo del divano o meglio Emma mi mise a parte delle sue decisioni:
- Enzo, da stasera potresti dormire sul divanetto che sarà piccolo, ma è sempre meglio del pavimento. Però io non voglio rinunciare alla tua presenza con me. Continuerai a dormire in terra, d'accordo?
Io annuì col capo senza dire nulla.
In realtà io non avevo nemmeno preso in considerazione l'idea di allontanarmi da Emma la notte anche se avrei potuto stare più comodo. Oramai ero più realista del re.
- Sei un vero tesoro, amore mio. - mi disse baciandomi sulla bocca.
Dopo cena, Emma accese il televisore è andò a coricarsi sul divano, mentre io sparecchiavo e lavavo i piatti come tutte le sere.
- Quando hai finito, vieni con me sul divano. - mi disse.
E così feci. Lei ripiegò le sue lunghe gambe e lasciò uno spazio per sedermi, poi riallungo i piedi sulle mie ginocchia e mi fece un cenno con la testa. Io capì subito e iniziai a massaggiarle i piedi che non aveva ancora lavato dopo una lunga giornata di lavoro. Poi ne alzò uno verso il mio viso.
- Annusa, facciadimmerda! Sii sincero, puzza vero?
- Si mia Signora (ormai non sbagliavo più...)
- Ma a te piace l'odore dei miei piedi, non è vero?
- Insomma.... - mi lasciai sfuggire aspettandomi un immediato ceffone.
E invece mi diede solo un buffetto sulla guancia col piede, dicendo:
- Ti assicuro, facciadimmerda, che questo afrore diventerà un profumo per te, su inizia a masturbarti...
Notai solo allora che la sua mano si muoveva già ritmicamente tra le sue gambe. Godemmo entrambi molto velocemente e lei chiosò:
- Facciadimmerda credo che ci affezioneremo a questo orribile divanetto svedese...
Una sera Emma tornò raggiante e prima ancora di togliersi il cappotto disse:
- Enzino, ti ho trovato un lavoro!
A cena mi spiegò nel dettaglio: avrei fatto l'autista per il mercato del pesce partendo alle due di notte per arrivare in Liguria e tornare per le cinque a consegnare il pesce fresco.
- E' perfetto, Enzo. Tornerai in tempo per la mia colazione ed avrai tutta la giornata per le faccende di casa! Certo la paga non è gran cosa, ma aiuterà! Non sei contento?
In un istante mi passarono davanti agli occhi gli anni di studio, l'esame di maturità e la laurea conseguita a pieni voti ma scacciai via il pensiero come si fa con le mosche, muovendo una mano davanti agli occhi.
- Ma certo che sono contento, amore. Quei pochi soldi ci faranno molto comodo e poi uscire un po' di casa mi farà bene.
- A proposito, te ne avrei parlato io: stai diventando flaccido tesoro mio. Vorrei che tu andassi almeno a correre per mantenerti in forma.
- Come vuoi, Emma, da domani vado al parco a correre.
Le giornate diventarono più pesanti per me, ma in effetti la compagnia di colleghi semplici ma cordiali migliorò sensibilmente la mia vita sociale e il lavoro di carico e scarico rimise in moto il mio corpo che in effetti aveva bisogno di ritrovare movimento e attività. Partivo da casa poco prima delle due e rientravo alle cinque e mezza con i giornali del mattino ma purtroppo non con il caffè che mi costringeva a scendere di nuovo al bar alle sette meno un quarto. Come promesso a Emma andavo per di più a correre due volte alla settimana nel tempo che mi restava dai lavori di casa che via via diventavo più bravo e più veloce a svolgere.
Arrivò il mio primo stipendio e la decisione di cosa farne aveva occupato la mia mente almeno per una settimana. Avevo deciso che almeno una parte servisse per ritornare a giocare a tennis. Il mio corpo rinvigorito reclamava quello sfogo agonistico in cui ero anche bravino. Così con la busta paga sul tavolo entrai nel discorso dopo cena mentre lavavo i piatti.
- Sai Emma, vorrei parlare dei soldi del mio stipendio...
- Ecco bravo, mi ero dimenticato di dirtelo: stamani mi sono abbonata alla palestra vicino alla nostra sede. Ci andrò nella pausa pranzo vorrei dare un po' di tono ai glutei e alle cosce: non vorrei che mi venisse la cellulite...
Riuscì per miracolo a non mettermi a piangere e Emma non si accorse di nulla solo perché le davo le spalle. Ma più che per il mio progetto andato in fumo era il pensiero di immaginarla in quell'ambiente circondata da giovani e muscolosi uomini pieni di testosterone.
Dopo cena coi sistemammo come sempre sul divano, poi lei tolse i piedi dal mio grembo si sedette e mi prese il viso tra le mani e mi disse:
- Non preoccuparti, tesoro. E' solo per te che voglio essere bella e tonica. Oltre che per il mio lavoro: sai un bell'aspetto è sempre il miglior biglietto da visita. Ti ho promesso rispetto e lo avrai sempre.
Quella sera non solo finì con una dolcissima notte di sesso ma mi lasciò pure dormire accanto a lei.
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view post Posted on 16/2/2020, 17:05     +2   +1   -1
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Da quel giorno decidemmo di dedicare il sabato mattina al Jogging. Dopo la cerimonia della colazione indossavamo tuta e scarpe da ginnastica ed andavamo a correre nel parco felici e riconoscenti per quel momento di serenità.
Poi una volta tornati a casa Emma si sedeva sul divano, mi faceva inginocchiare ai suoi piedi e mi porgeva le sue gambe. Io le levavo le scarpe e dopo aver annusato profondamente l'acuto odore dei suoi piedi sudati iniziavo a massaggiarli e a leccarli con tutto l'amore che ero in grado di esprimere.
- Facciadimmerda sei uno splendido leccapiedi - mi ripeteva masturbandosi davanti a me.
Arrivò dicembre, ormai più di sei mesi dopo l'inizio della nostra vita condivisa, e quindi il Natale.
Decidemmo che ognuno di noi avrebbe impiegato la tredicesima per fare un regalo all'altro. Io le presi un paio di stivaletti di pelle alla caviglia che lei si era provata in un negozio qualche tempo prima ma che erano troppo costosi in quel momento. Li scelsi perché ero sicuro che gli piacessero ma soprattutto perché quando li aveva indossati avevo provato una assurda eccitazione sessuale. Mi pareva che fossero l'accessorio perfetto per darle una autorità e una predominanza assoluta su di me e su tutto il mondo che la circondava. Scartando il pacchetto Emma sorrise con uno sguardo complice: aveva già previsto tutto e questo suo totale controllo su di me anche in sua assenza la rendeva soddisfatta e compiaciuta.
Il mio regalo consisteva in una busta di carta che aprì curioso e senza alcuna idea di cosa potesse contenere. Dentro c'era il biglietto da visita di un circolo di tennis vicino a casa ed una tessera di socio valida per un anno. Ancora una volta aveva letto dentro la mia testa come in un libro aperto!
Scoperto e stupefatto scoppiai in un pianto dirotto. Emma mi prese per mano e mi disse:
- Su non piangere femminuccia! Vieni voglio provare i miei nuovi stivaletti da padrona!
Si sedette sul divano e mi asciugo le lacrime con le piante dei piedi. Io li baciai e gli calzai gli stivaletti, lasciando che si alzasse in piedi.
Guardarla dall'alto in basso ginocchioni com'ero, ancora più alta e possente per i tacchi degli stivaletti, fu una visione quasi estatica.
- Ti piaccio facciadimmerda con i miei nuovi stivaletti? Lo sai a cosa servono alle padrone come me? In realtà hanno tanti utilizzi ma uno dei migliori è quello di schiacciare le palle dei loro schiavi! Su mettile in fuori!
Istintivamente obbedii immediatamente e lei mi schiacciò i coglioni come avrebbe fatto con un mozzicone di sigaretta.
Io ripresi a piangere, questa volta per il dolore e per l'umiliazione che non mi aspettavo.
Lei mise un dito sotto il mio mento e alzò il mio viso fino ad incrociare il suo sguardo.
- Adesso almeno piangi per qualcosa, femminuccia. Non mi piacciono le donnicciole e di sicuro non ne voglio una al mio fianco per la vita. Impara a comportarti da uomo, che non succeda mai più!
La mano che reggeva il mio mento si trasformo in uno schiaffo, dopo di che aggiunse:
- Adesso esci e fai un giro fino a quando non ti sarai calmato. Torna quando sarai di nuovo padrone di te stesso.
Da allora passò molto tempo prima che mi ricapitasse di versare qualche lacrima in sua presenza.
Qualche settimana dopo ci trovammo nel mezzo di un periodo burrascoso. In azienda da Emma si doveva decidere una importante nomina di assistente del direttore responsabile delle vendite nazionali. Emma per giocarsi al meglio le sue carte lavorava sempre fino a tardi accumulando stress e stanchezza fisica. Poi una sera rientrò prima del solito, infuriata. Senza nemmeno salutarmi si tolse il tailleur, le calze e la camicetta e rimase con il suo completino di pizzo bianco addosso. Mi chiamò con un tono che non ammetteva repliche e mi fece inginocchiare.
- Lo sai, facciammerda, chi è la nuova assistente di Pancozzi?No? Te lo dico io: quella cretina di Sabrina! Lo sai perché lo stronzo si è scelto quella troia? Perché a differenza mia ha accettato di farsi un weekend con lui a Cortina, quella troia! E lo sai chi è la stupida che invece gli ha detto di no? Io! Sono io quella stupida!
Mentre parlava mi girava intorno come in lingerie sbraitando e imprecando
- Quindi di chi è la colpa se l'obiettivo per il quale mi sono sbattuta in questi mesi è sfumato? Tua, soltanto Tua, e della stupida che sono! Facciadimmerda ho rifiutato l'invito per non mancarti di rispetto!Magari scopava pure bene Pancozzi, di sicuro meglio di te che hai un cazzetto appena normale!
Detto questo mi mollò due ceffoni in sequenza, ma non essendo ancora contenta mi scalciò violentemente nei fianchi.
- Oooh non può bastare questo... io rinuncio ad un incarico così prestigioso e tu la passi liscia con due colpetti.... alzati in piedi Facciadimmerda, spogliati nudo e allarga le gambe. Ora mi chiedi scusa per essere la causa del mio fallimento e mi implori di darti un calcio nelle palle per farti perdonare, forza, implorami!E già che ci sei ti scusi di avere il cazzo piccolo...
Mi alzai in piedi e iniziai a spogliarmi con la massima lentezza sperando che qualche istante in più le facesse cambiare idea ma la mia esitazione non faceva che aumentare la sua furia.
- Sbrigati cretino, ogni secondo in più che ci metti è un calcio in più che ti beccherai....
Non stava scherzando ed ormai l'avevo perfettamente capito.
- Ti prego mia Signora, sfoga la tua rabbia su di me che sono la causa dei tuoi guai, prendimi a calci nelle palle per placare la tua furia! Dissi non riuscendo a dire niente circa la mia dotazione sessuale non eccezionale ma nemmeno così deludente.
A quel punto Emma mi mollo tre violenti calci all'inguine: i primi due per la foga mi colpirono più nell'internocoscia che nei testicoli ma il terzo arrivò pesantemente nei coglioni, lasciandomi piegato in due in terra e senza fiato. Con tutte le mie forze trattenni un gemito di dolore e le lacrime che sentivo salirmi agli occhi memore delle parole di Emma.
Lei si rifugiò in bagno e si fece una lunga doccia calda dopo la quale mi chiamò accanto a lei sul letto.
- Ti fa molto male? mi chiese sinceramente preoccupata.
- Abbastanza... - risposi - ma sinceramente sono molto più dispiaciuto della tua mancata nomina.
Emma mi abbracciò e disse: Scusami, non è colpa tua! Avevo solo bisogno di sfogarmi perché se lo avessi fatto in azienda mi avrebbero licenziata. Tu mi servi anche per questo: dovrai essere capace di fare il parafulmine per ogni mio stress e incazzatura! Ce ne saranno altre, è inevitabile....
- Lo so, amore mio. E sono pronto: se è questo che ti serve lo avrai da me tutte le volte che ne avrai bisogno. Ma vorrei dirti due parole...
- Parla, ti ascolto...
- Ma davvero avresti voluto ottenere quel posto allargando le gambe? Davvero è questa la considerazione che hai di te stessa? Io sono certo che otterrai tutto quello che vuoi grazie alla tua competenza, alla tua bravura e alla tua feroce determinazione. Ci metterai più tempo di quello che sarebbe giusto, ma poi nessuno potrà toglierti ciò che ti sei meritata!
Questa volta era Emma ad avere le lacrime sulle guance.
- Ti amo, Enzo - bisbigliò - non potevo scegliere un compagno migliore di te. Anche se il tuo cazzetto è proprio il minimo sindacale.... disse per cambiare in risata il suo pianto sommesso.
Solo qualche settimana dopo la assistente Sabrina combinò un grosso guaio che costò all'azienda di Emma due grosse commesse ed il responsabile direttore delle vendite fu congedato. Il suo successore impiego dieci minuti per scegliere la sua assistente: Emma.
Continua
 
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Virgilio1994
view post Posted on 16/2/2020, 17:29     +1   -1




bhe Emma si è dimostrata per quella che è una donna competente
 
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view post Posted on 16/2/2020, 18:02     +1   -1

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Emma donna in carriera
 
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view post Posted on 21/2/2020, 07:51     +3   +1   -1
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La nostra vita scorreva tranquilla, lo stipendio di Emma era già molto cresciuto, ci eravamo comprati un vero letto matrimoniale ed io già da un po' dormivo comodamente con lei. Potevamo permetterci qualche pizza fuori, un cinema e persino qualche concerto o serata a teatro, ma quello che ci mancava era una vita sociale. I miei colleghi del mercato del pesce non potevano essere il target di Emma che era molto selettiva e i miei rapporti extralavoro con loro si esaurivano in qualche sporadica partita di calcetto , sport che non mi divertiva granché. Al circolo del tennis per il momento non avendo compagni fissi di gioco mi divertivo con i tornei sociali che però non sono l'occasione migliore per farsi nuovi amici. I colleghi di Emma erano tutti molto più anziani di noi, tutti con una famiglia alle spalle e spesso con qualche giovanissima amante da mantenere a quanto mi riferiva mia moglie e pertanto nessuno sembrava a tiro per condividere le nostre esperienze di vita.
Ci pensò come sempre Emma a trovare uno sbocco. In palestra aveva conosciuto una ragazza di un paio d'anni più grande di lei con la quale aveva fatto amicizia. Vittoria, così si chiamava, a detta di Emma era molto intelligente e simpatica e fra le due era nata una naturale empatia.
Il tutto si concretizzò in un invito a cena.
Armati di due bottiglie di Barbaresco ci presentammo al cancello della villetta di periferia dell'indirizzo che Vittoria aveva dato a Emma.
Suonammo e ci venne ad aprire un splendida ragazza o signora al momento non sapevo giudicare, slanciata e tonica, vestita con un paio di jeans attillati e una camicia bianca con il bavero alzato. Grazie al caminetto in cui ardeva un fuoco vispo la casa era calda e accogliente, magari non proprio ordinata ma i tanti oggetti che la riempivano trasudavano buongusto e curiosità. Ebbi immediata la percezione che l'opinione che Emma aveva espresso di Vittoria fosse ancora una volta esatta.
- Ciao io mi chiamo Vittoria... - mi disse porgendomi la mano - tu devi essere Facciadimmerda se non sbaglio! - continuò scoppiando in una fragorosa risata e ammiccando a Emma.
- Brutta stronza! - sbottò fingendo di arrabbiarsi Emma - avevamo detto di andarci piano, strega che non sei altro. E le diede un buffetto sulla spalla. Poi le due si abbracciarono e si baciarono sulle guance ridendo di gusto del mio sconcerto e del mio improvviso rossore.
- Enzo io ho bisogno di una amica vera, una a cui dire tutto... - si giustificò Emma.
Il ghiaccio era rotto e la cena filò via liscia e piacevole con i normali discorsi di chi inizia a conoscersi: che lavoro fai, quali studi hai fatto, quali sono le tue passioni, cosa c'è da fare in questa città di bello e così via. Vittoria si rivelò una persona colta, garbata e una brillante conversatrice oltre che una valente fotografa freelance.
Sparecchiata insieme la tavola, ci accomodammo davanti al caminetto acceso e la serata cambiò tono.
- Amore, preparaci qualcosa da bere... - disse Emma indicandomi il mobile bar.
Mentre prendevo due bicchieri e ci versato due dita di Porto, le due signore si mettevano in libertà togliendosi le scarpe.
- Grazie tesoro, siediti e fammi un bel massaggio ai piedi - mi disse mia moglie.
Ingollai il mio imbarazzo ed iniziai il consueto trattamento serale ai piedi di Emma, senza tralasciare i baci e le annusate che le riservavo ogni sera a casa nostra, mentre Vittoria mi guardava con aria attenta e incuriosita. Fu lei a rompere il silenzio:
- Emma mi aveva parlato di questa vostra abitudine e di come la facesse sentire amata e adorata. Adesso comincio a capire di cosa stesse parlando. Mi piacerebbe sapere Enzo, cosa provi tu in questo momento.
- Mi sento fortunato, Vittoria. Ho la fortuna di poter dare piacere e sollievo alla persona che amo. E se il modo migliore per farlo è quello di umiliarmi per lei sono pienamente disposto a farlo. E sono riconoscente verso Emma dell'onore che mi fa a concedermi questi momenti.
- Il punto è proprio questo, Vittoria - intervenne Emma - l'umiliazione: vedere un uomo brillante e capace accettare una umiliazione per amore mio mi regala un senso di potenza e di gratificazione che arriva direttamente ai centri del piacere sessuale. Sapere di aver la possibilità di manipolarlo e spingerlo a qualsiasi sacrificio per me è fantastico. E non basta sapere di poterlo fare, ma occorre farlo materialmente, occorre materializzarlo in pratiche concrete.
Non mi basta sapere che posso fargli leccare i miei piedi, devo sentire fisicamente la sua lingua scorrere sulla mia pelle e devo sentire i suoi polmoni che si riempiono dell'odore dei miei piedi. Puzza per tutto il mondo forse, ma incenso per le sue narici e per il suo cervello!
I nostri visi erano tutti rossi per motivi differenti: di eccitazione sessuale per Emma, di vergogna il mio e di curiosa invidia per Vittoria che non esitò a dire: Mi piacerebbe provare, Emma...
Per una volta mia moglie parve spiazzata e dopo averci pensato disse:
- Ma certo, perché no! Facciademmerda fai quello che ti ordina Vittoria...
- Vieni Enzo, leccami i piedi e massaggiali... - confermò Vittoria.
Mi voltai verso Emma e lei mi fece un segno di assenso con la testa e allora presi nelle mani i lunghi e affusolati piedi di Vittoria. Erano morbidi e profumati. Iniziai a massaggiarli e a baciarli ma i miei movimenti non erano fluidi, qualcosa si inceppava. La vergogna mi attanagliava e allora poggiai delicatamente i piedi a terra e mi alzai.
- Scusatemi, non ci riesco - dissi - e me ne andai in bagno.
La serata finì con un silenzio imbarazzato e con veloci saluti sotto il porticato.
Nel viaggio di ritorno a casa non ci dicemmo una parola e restammo muti l'uno con l'altra fino al giorno dopo.
Al ritorno da lavoro Emma mi convocò in camera e mi fece inginocchiare con il solito gesto d'imperio poi attaccò:
- Enzo ci ho pensato molto ed ho capito perché ti sei rifiutato ieri sera di leccare i piedi di Vittoria. Ho intuito che tu lo sentissi come un tradimento nei miei confronti e questo, devo dirti la verità, mi lusinga pure. Ma nella sostanza delle cose hai disubbidito ad un mio espresso ordine e questo è inaccettabile e deve essere punito. Hai creduto di avere più discernimento della tua padrona e in più mi hai fatto apparire debole agli occhi della mia amica. Adesso chiamerai Vittoria, ti scuserai con lei ammettendo il tuo errore e le comunicherai una punizione per te stesso. Poi andremo da Lei e farai con passione quanto avresti dovuto fare ieri sera. Quindi compose il numero di telefono e mi passò Vittoria.
- Pronto Vittoria, ciao sono En.... Facciadimmerda. Vorrei scusarmi per te per non aver adorato tuoi piedi ieri sera. Non avrei dovuto disobbedire a te e alla mia padrona Emma. Sono pronto a subire la giusta punizione che reputo essere di cinque calci nelle palle, e a portare a compimento la mia funzione di servo leccapiedi.
- D'accordo Facciadimmerda, vi aspetto per le dieci - rispose con freddezza e senza sorpresa Vittoria, che evidentemente era già stata avvisata da Emma.
Una volta arrivati Emma mi disse di spogliarmi nudo e di assumere la posizione della punizione in piedi a gambe larghe. Dopo di che, Vittoria si posiziono alle mie spalle e senza che la vedessi mi assestò cinque calci nelle palle in rapida sequenza con forza crescente. Dopo di che andò a sedersi su una poltrona nuda dalla vita in giù.
Io ero rimasto in piedi ma piegato in due dal dolore e Emma mi prese per i capelli è mi rimise in posizione eretta. Si parò davanti a me e disse:
- Hai pagato il debito con Vittoria, ma c'è sempre l'offesa che hai fatto a me. Hai sbagliato per troppo amore e per questo la punizione sarà mite: un solo calcio nelle palle.
Detto questo mi sferrò un calcio poderoso nei testicoli. Indossava gli stivaletti che le avevo regalato io. Caddi in ginocchio ed Emma di nuovo mi prese per i capelli conducendomi gatton gattoni ai piedi di Vittoria e disse:
- Bacia i piedi che ti hanno inferto tutto questo dolore! E dopo che li ebbi baciati, si sedette letteralmente sulla mia schiena e spinse la mia bocca verso il sesso già completamente bagnato della sua amica.
- Adesso finisci il lavoro e falla godere, facciadimmerda!
Continua
 
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view post Posted on 21/2/2020, 09:31     +1   -1
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Maestro di Piedi

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Accidenti che storia meravigliosa :)... in quale percentuale sono fatti realmente accaduti..?
 
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