| Ciao a tutti, volevo condividere questa mia storia ed ero molto deciso se piazzarla nella parte delle esperienze personali o in quella dei racconti. Ciò che leggerete è in massima parte un racconto autobiografico ma alcune parti sono per così dire romanzare per esigenze di racconto. Per rendere certi passaggi più comprensibili certe esperienze sono condensate in una sola scena temporale mentre magari furono il risultato di alcune giornate separate. Detto questo, ecco la prima parte:
Io ed Emma siamo sposati da quasi 22 anni, ma ci conosciamo ormai da più di trenta. La nostra storia si è evoluta gradualmente e senza strappi da una normale frequentazione al nostro quotidiano odierno. Abitando entrambi in una piccola cittadina toscana, conobbi Emma quando aveva circa diciotto anni. Quando la incontrai, era una ragazza più alta del normale (poco meno di uno e ottanta) con lineamenti del viso delicati e corti capelli mossi e rossocastani. Rispetto alle sue coetanee aveva una corporatura un poco più robusta e questo fatto la faceva sembrare anche più adulta. Nonostante la sua imponenza si muoveva con una eleganza sinuosa grazie anche alla sua costante frequentazione della piscina della nostra città. Era infatti una abile nuotatrice. Aveva appena finito il liceo ed era una studentessa universitaria con le idee molto chiare su quanto voleva ottenere nella vita. Io avevo diciassette anni ed ero il tipico ragazzo per bene di provincia, non bellissimo ma nemmeno brutto, applicato e brillante negli studi, con una normalissima vita sociale senza essere un guascone. La mia passione era lo sport in cui riuscivo naturalmente bene, senza però eccellere nemmeno nella mia disciplina favorita: il tennis. Come mi avrebbe rivelato qualche anno dopo proprio Emma, la mia caratteristica peculiare era la totale mancanza di ambizione. Pur avendo buone qualità intellettuali e atletiche infatti non avevo alcun piacere nel primeggiare o impormi. Ci conoscemmo proprio al circolo di tennis, grazie ad alcuni amici comuni. Dopo qualche tempo mi chiese se potessi darle qualche lezione per migliorare il suo gioco ed io ovviamente accettai, già praticamente conquistato da un fascino che non riuscivo a comprendere come non fosse percepito da tutti quanti conoscevano Emma. Iniziammo quindi a frequentarci da soli e fin da subito fu chiaro che il nostro era un rapporto asimmetrico: io ero già in adorante devozione di questa ragazza più grande e smaliziata di me, mentre Emma, perfettamente consapevole del suo ascendente nei miei confronti, si divertiva a concedersi e ritrarsi a suo piacimento. Tanto per intendersi Emma mi chiamava per fissare un'ora di tennis dopo di che io prenotavo e pagavo il campo, portavo racchette e palline e la aspettavo al circolo, dove a volte restavo da solo ad aspettarla inutilmente perché si dimenticava o prendeva altri impegni. Ma a me non importava, perché quando stavamo insieme mi sentivo in paradiso. Beninteso non eravamo in alcun modo legati sentimentalmente. Io non uscivo con altri ma lei aveva le sue normali esperienze con ragazzi più grandi o suoi coetanei universitari: e spesso mi metteva a parte dei suoi spasimanti e delle sue avventure adolescenziali. Intanto il nostro rapporto cresceva e oltre al tennis iniziarono i cinema, i concerti e le uscite in spiaggia. E fu proprio un pomeriggio in spiaggia quasi due anni dopo che ci condusse ad una svolta. Le nostre giornate al mare erano ricorrenti d'estate: la passavo a prendere con la mia auto, facevamo i quaranta chilometri per arrivare alla spiaggia più vicina, poi scendevamo sull'arenile lei in bikini e tshirt ed io carico con l'ombrellone, i teli e tutto l'occorrente per una giornata a spiaggia libera compreso un pranzo al sacco che io ovviamente compravo o preparavo per entrambi. Una volta preso posto nello spazio scelto da Emma, che preferiva angoli più appartati e isolati, sistemavo i teli, piantavo l'ombrellone e iniziavo a spalmare la crema solare sulle vellutate e sode spalle di Emma. In una di queste mattinate estive uscimmo dall'acqua dopo il bagno e ci andammo a stendere al sole. Appena disteso Emma mi chiese di andarle a prendere una bibita fredda al bar, che non era proprio vicinissimo. - Ma fai in fretta, per favore, non voglio bermi una CocaCola calda, voglio che sia ancora bella fresca quando arrivi! Neanche a dirlo mi incamminai verso il bar e feci tutto il tragitto di ritorno correndo sulla battigia sotto il sole cocente di luglio. Quando arrivai non notai che aveva spostato i teli in modo da avere i suoi piedi vicino alla mia testa. Le porsi la bibita e mi sdraiai come al solito. Emma trasse un lungo sorso della cannuccia, sospirò profondamente e disse: - Ebbravo servetto è davvero fresca: devi aver fatto una bella sudata... - In effetti... - risposi un poco spiazzato dall'epiteto che mi aveva affibbiato. - Credo che ti sia meritato un premio - rispese lei allungando un piede verso di me. - Bacialo!- disse guardandomi dritto negli occhi. Dopo un altro momento di smarrimento presi il suo piede tra le mani e lo baciai sulla pianta, mentre arrossivo vistosamente. Lei abbassò il piede umido posandolo sulla sabbia, poi lo alzò di nuovo e intimò: - Ora lecca via dal mio piede ogni singolo granello di sabbia! Io mi guardai intorno in preda ad un sentimento che era un misto di eccitazione, umiliazione e imbarazzo poi avvicinai la bocca e iniziai a leccare via la sabbia dal piede di Emma. Una erezione potente ed evidente come solo quelle di un diciannovenne alle prime esperienze non sfuggì allo sguardo di Emma che si aprì in una sincera risata. - Lo sapevo! Ne ero certa... - furono le sue parole. Proseguimmo la serata sulle panche di una sagra del pesce e poi con due birre in mano nella pineta. Emma iniziò a parlare e fu, come poi sarebbe sempre stata, diretta e sincera. - Vedi, Enzo, io ho una idea molto chiara di quello che sarà la mia vita: dopo la laurea, farò un corso di specializzazione e poi farò tutto ciò che serve per diventare una manager di successo. So che ci riuscirò perché sono capace e determinata. In questo scenario non c'è spazio per un rapporto serio e nemmeno per una famiglia tradizionale. Ma tu sei diverso, tu potresti essere quello di cui avrò bisogno. E cioè un amante fedele, un sostegno concreto ed un servo devoto... Lasciò cadere le ultime due parole in un silenzio gelido come a soppesarne l'effetto poi riprese: - Non ti posso promettere una passione ardente da parte mia, ma un affetto sincero e un rispetto profondo pur nella disparità di ruoli . Quindi mi fissò negli occhi a sollecitare una mia risposta che arrivò inaspettata pure a me stesso. - Emma io sono pronto a essere fin da ora tutto ciò che tu vorrai. Oppure a diventarlo se adesso non sono in grado di esserlo... Nelle mie parole non c'era niente che fosse stato elaborato dal cervello, tutte quante erano sgorgate dal mio cuore come se si fosse rotta una diga immaginaria. Riprese a parlare e disse allora: - Enzino, so bene che quello che ti chiedo è molto difficile da accettare e voglio essere certa che tu abbia capito perfettamente di che genere di rapporto sto parlando: saremmo ufficialmente fidanzati o come vuoi chiamarci e poi sposati ma tu saresti soprattutto un servo pronto a soddisfare ogni mia necessita affettiva, prima di tutto,sessuale, ma anche materiale e pratica. Io so perfettamente di non volere un rapporto paritario, ma una relazione in cui il sono il centro, il motore e la mente. Capisci a cosa andresti incontro? Sei disposto ad accettare questa prospettiva, seriamente e magari per il resto dei tuoi giorni, rinunciando alle tue ambizioni e inclinazioni se questo fosse ciò che servirà a me? - Certo che lo sono, Emma. Anzi in questo momento non c'è nient'altro che vorrei essere! Fu allora che mi strinse, per la prima volta in maniera del tutto diversa dai caldi abbracci dell'amica, e mi bacio in bocca con un grande trasporto. La serata finì sulla spiaggia dove Emma estrasse dalla sua borsa un preservativo e facemmo sesso, io per la prima volta, lei senz'altro no. Solo anni dopo mi resi conto che aveva programmato tutto calcolando perfettamente i tempi e i modi sicura del risultato che avrebbe ottenuto.
continua
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