| Quarto episodio
Luisa Furlan segue con lo sguardo la sua bella nipote che esce dal mio ufficio e poi volge di nuovo i suoi occhi verso di me “ Dove eravamo rimasti?” “ Mi stava dicendo che ci fu un problema nel mettere in pratica quell’idea. Di che problema si trattava?” le faccio invitandola a riprendere il discorso “ Ah gia’. Beh, l’idea poteva essere eccellente. Si prendevano ragazzi e ragazze ben dotati fisicamente e si facevano avvicinare allo sport in modo serio, facendo in modo che questi ragazzi si isolassero dal resto del mondo per pensare solamente allo sport e allo studio. Proprio come stava facendo Hitler in Germania. Il problema era che fu sbagliata la tempistica. Mancava appena un anno alle Olimpiadi. Troppo poco per formare un campione o una campionessa. Ma di questo ne parleremo dopo” “ E lei fu una delle prescelte, scommetto” “ Scommessa vinta, giovanotto. Lo sa quanto ero alta?” “ Non lo so esattamente ma si vede ancora adesso che lei doveva esserlo molto” “ E gia’. Ero un metro e 85. Adesso sono 5/6 centimetri in meno per colpa della vecchiaia. Ma considerando l’alternativa, sono grata al Signore di esserci arrivata in queste condizioni fisiche e mentali” “ In effetti, lei e’ lucidissima. Le rinnovo i miei complimenti. Ma andiamo avanti, per favore” “ Dicevo che fui scelta. Non certo per i miei meriti sportivi visto che non ne avevo, ma solo per il mio fisico. Oltre ad essere alta ero anche molto forte. Ero una campagnola abituata a sollevare legna ed a fare sforzi fisici che nessuna ragazza era in grado di fare e c’erano ben pochi maschi che avevano il coraggio di misurarsi con me. Lo sa che avevano timore anche di corteggiarmi? Malgrado la mia bellezza, commissario. Perche’ io ero bella davvero” “ Ah non lo metto in dubbio. Scommetto che assomigliava a sua nipote Michela” Luisa Furlan mi guarda con uno strano sorriso “ Le piace Michela, non e’ vero commissario? Me ne sono accorta subito da come la guardava” Scuoto la testa. Cavolo, ma cosa mi e’ passato per la mente di esternare il mio gradimento per quella donna? “ Ma no, cosa dice? Cioe’, e’ effettivamente una bella donna ma…. E poi sono nell’esercizio delle mie funzioni” “ Si, si, come no? Comunque, pure lei e’ notevolmente affascinante e scommetto che mia nipote non e’ insensibile al suo fascino, giovanotto. Ma lei non e’ una donna normale. Ci vuole altro per conquistarla e non basta un bel visetto o un bel fisico come lei possiede” “ Cosa intende dire?” “ Oh, lo scoprira’ al termine del mio racconto. E capira’ anche se lei, mio caro giovanotto, e’ adatto per una come Michela. Ora mi faccia proseguire il mio racconto. Dicevo che malgrado la mia bellezza, non avevo mai avuto un ragazzo ma sinceramente, la cosa mi lasciava del tutto indifferente. Stavo bene anche da sola. Avevo le giornate piene tra la scuola e i lavori di campagna che continuavo a svolgere e non avevo bisogno di un ragazzo. E cosi’, come le stavo dicendo, un giorno, durante un’esibizione degli avanguardisti del nostro liceo, fui notata da due tizi che non conoscevo e che mi dissero poi essere un funzionario del partito fascista e un altro uomo, forse un allenatore o qualcosa del genere. Di tutto il liceo, eravamo stati scelti io e un mio compagno, anche lui alto e robusto, naturalmente. Ci condussero in una stanza e ci dissero che eravamo stati scelti per servire la Patria in quanto noi saremmo stati i futuri olimpionici che avrebbero portato gloria e onore all’Italia. Ci chiesero se eravamo favorevoli a trasferirci a Roma dove avremmo continuato a studiare e dove ci saremmo preparati per le prossime Olimpiadi di Berlino e naturalmente accettammo. Parlarono con i miei genitori che furono favorevoli e dopo qualche giorno eravamo sopra un treno insieme ad un centinaio di ragazzi, la maggior parte maschi ma insieme a me c’erano anche una ventina di ragazze. Arrivati a Roma, ci misero in una struttura, una specie di collegio, insieme ad altri ragazzi provenienti da altre regioni e ci parlarono, chiedendoci quali fossero le nostre caratteristiche. Io dissi che ero forte fisicamente, grazie alla mia stazza e alle mie origini contadine che mi facevano svolgere attivita’ inusuali per una ragazza ma, a parte le esibizioni che facevo come avanguardista, non avevo mai praticato uno sport come agonista. Mi proposero di fare nuoto ma fino a quel momento non avevo mai nuotato. Sarei sicuramente affondata. Altro che Olimpiadi. Mi misero quindi sotto osservazione, come del resto tutti gli altri ragazzi che, come me, ancora non praticavano sport come agonisti e dopo un po’ mi chiesero se volevo praticare lancio del disco che secondo loro era lo sport piu’ adatto alle mie caratteristiche fisiche e atletiche. Io accettai. Non sapevo niente del lancio del disco ma soltanto l’idea di poter diventare una campionessa e portare gloria alla mia Patria mi faceva sentire orgogliosa” Siamo interrotti dal rientro della signora Michela che prima bussa lievemente alla porta del mio ufficio e poi si rimette seduta accanto alla sua bisnonna. Io mi schiarisco la voce “ E dunque, signora Luisa, lei fu scelta per partecipare alle Olimpiadi di Berlino. Cosa ci fu che non funziono’? Perche’ qualcosa non deve essere andato secondo i loro piani, giusto?” “ Esatto, commissario. Come le ho detto prima, non avevano calcolato un problema. La tempistica. Far diventare un campione in meno di un anno e’ praticamente impossibile. Personalmente poi, malgrado la mia forza fisica, non avevo le caratteristiche di una discobola” “ E perche’ non dirottarla verso un altro sport?” “ Perche’ non ce ne erano tanti a quell’epoca, soprattutto per noi ragazze. Nell’atletica, ad esempio oltre al lancio del disco avrei potuto tirare il giavellotto ma poco altro. Purtroppo, ancora non c’erano tutti quegli sport che adesso le donne possono fare e che sono basati soprattutto sulla forza fisica. Nessuno sport di lotta, niente sollevamento pesi. Se ci fossero stati, io adesso sarei una medaglia d’oro olimpica, mi creda” “ Non ho motivo di dubitarlo, signora. E quindi, non riusci’ a diventare un atleta, giusto?” “ Non esattamente. Prima di tutto, deve sapere che dopo qualche settimana ci fu una netta scrematura e diventammo una sessantina di ragazzi. Noi femmine eravamo rimaste appena una decina” “ Come mai questa scrematura?” “ Perche’ gli allenatori che ci visionarono si accorsero che c’era poco da fare con molti di noi. Mi ricordo che c’era un ragazzone che pensavano potesse diventare come Carnera visto il suo fisico possente ma che una volta salito sul ring si rivelo’ una frana” “ Insomma, la pura realta’ si scontro’ con la fantasia” “ Esatto. Quelli rimasti avevano pero’ buone prospettive. Eravamo tutti, maschi e femmine, ben strutturati fisicamente e molto forti. Ma torniamo a me. Insieme a pochi altri, in un anno riuscii comunque a diventare un atleta di un certo livello, malgrado quello che lei pensava, giovanotto. Il problema e’ che lanciare un disco non e’ solo una questione di forza fisica ma ci vuole anche una buona tecnica che non e’ possibile imparare di punto in bianco. Ma ciononostante, riuscii a fare i campionati italiani dove mi piazzai al settimo posto. Non male per una ragazza di appena diciotto anni che faceva quello sport da meno di un anno” “ Beh, un settimo posto in un campionato italiano significava comunque che lei era una buonissima atleta. Cosa le mancava per diventare una campionessa di primo piano?” “ Mi sta a sentire giovanotto? Glie l’ho detto prima. La tecnica e il tempo. Il poco tempo avuto a disposizione fino ad allora non mi aveva permesso di fare molto di piu’ ma sentivo i commenti dei miei allenatori che mi dicevano che avevo ottime prospettive. Le mie rotazioni, ad esempio, non erano perfette e non bastava la mia forza fisica. Avrei dovuto allenarmi molto di piu’ ma ero comunque sulla buona strada. Per le Olimpiadi di Berlino pero’, non c’era niente da fare. Nessuno di noi ci riusci’. Ad alcuni di noi comunque, chiesero se avessimo avuto voglia di proseguire. Con quell’andazzo, alle Olimpiadi del 1940 saremmo diventati campioni nel vero senso della parola” “ Olimpiadi che pero’ non ci furono a causa della guerra” “ E gia’. Ma allora non potevamo saperlo. Accettammo praticamente tutti. Eravamo delusi del fatto di non essere riusciti ad andare a Berlino ma eravamo tutti molto giovani e, come detto, con prospettive ottime. Io avevo appena compiuto diciotto anni ed avevo tutto il tempo possibile dinanzi a me” “ Cosa accadde, a quel punto?” “ Accadde che m’innamorai” “ Ed e’ l’uomo di cui s’innamoro’ la vittima?” “ Oh no, commissario. Lei e’ completamente fuori strada. Il mio amore non fu la vittima ma fu la persona per la quale io uccisi”
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