Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

La prova psicologica di Ludovica

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view post Posted on 15/11/2017, 19:11     +8   +1   -1

Maestro di Piedi

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PREMESSA

Il seguente racconto tratterà di alcuni incontri psicologi. Non sono ovviamente un esperto di psicologia e le sedute non seguiranno i canoni ufficiali, ma la storia è il frutto della mia fantasia e l'intento è semplicemente quello di ironizzare su alcuni aspetti tramite un racconto con tematiche fetish e femdom. Ogni omonimia e/o riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti sono puramente casuali.
Buona lettura :)


Una passione vergognosa

“Io mi sento sotto scacco, Lorenzo. Non so che mossa fare e come comportarmi. E questo, dopo otto anni di matrimonio mi lascia proprio l’amaro in bocca”.
Era stata Mariagrazia, detta Mary, a parlare. Era la moglie del signor Lorenzo Abate. Entrambi trentacinquenni, si erano sposati felici e spensierati all’età di 27 anni.
Il matrimonio era proceduto a gonfie vele fino al momento in cui Mary aveva scoperto uno dei più grandi segreti di suo marito Lorenzo: la sfrenata passione per i piedi delle donne e per alcuni giochi di ruolo, secondo cui la donna avrebbe dovuto dominare e sottomettere l’uomo durante alcuni giochi erotici.
Mary, una gran bella donna giovanile dai lunghi capelli mori, occhi castani, seconda taglia di seno e lato B nella norma, non aveva mai accettato di buon grado questa per lei assurda passione di suo marito, a cui aveva concesso un’unica e sola volta di baciarle e leccarle i suoi bellissimi ed affusolati piedi dal classicissimo numero 38.
Disgusto: era questo ciò che aveva provato quando la lingua di suo marito le aveva inumidito l’intera pianta del piede. Com’era possibile che un uomo desiderasse così tanto potersi gettare ai piedi di una donna ed adorarle le estremità con cui calpestava il pavimento ogni santo giorno? Quella mania gliel’avrebbe fatta passare, con le buone o con le cattive.

“Ma si può sapere di cosa diamine stai parlando?” chiese perplesso Lorenzo, un uomo occhialuto, non un quattrocchi stile secchione dal momento che gli occhiali gli donavano molto, alto quasi 1,80, moro, capelli cortissimi, con un po’ di barba e con un fisico piuttosto snello.
“Sto parlando dello shopping, Lorenzo, dello shopping!” disse Mary con tono acido.
“E cosa c’entrano gli scacchi, il matrimonio e l’amaro con lo shopping?” chiese Lorenzo, senza capire a che cosa alludesse sua moglie.
Mary serrò gli occhi, sbuffò e si mise seduta accanto a Lorenzo. Fece un sorriso spazientito e piuttosto sarcastico, gli mise una mano sulla coscia ed iniziò a parlargli come se si stesse rivolgendo ad un bambino delle elementari per fargli capire un qualcosa di molto complicato.
“Allora, tu lo sai, vero? Che le mogli amano farsi accompagnare a fare shopping dai maritini, vero?”.
“Vero” fece eco Lorenzo.
“Bene, perché io devo andare a comprare le scarpe. Vorrei che tu mi accompagnassi, ma dall’altro lato assolutamente no!”.
“Poco bipolare mi dicono” osservò Lorenzo ironicamente, alzando gli occhi verso il soffitto. “E qual è il problema che ti porta ad avere questa fortissima lotta interiore?”.
“Ma è ovvio, no?” esclamò Mary.
“No” fu la risposta laconica di Lorenzo.
“I piedi, Lorenzo, i piedi!” urlò lei.
Lorenzo si grattò la testa, continuando ad osservare sua moglie, ma non disse nulla, quindi fu lei a riprendere le redini del discorso.
“Te lo devo spiegare col cucchiaino?” disse Mary spazientita. “E va bene! Io lo so, me ne sono accorta, che ogni volta che mi accompagni a comprare le scarpe osservi di nascosto i piedi delle altre donne, e questa cosa non mi va proprio a genio!”.

Aveva fatto centro. Come tutti gli appassionati del genere, Lorenzo aveva il vizio di sbirciare i piedi delle donne mentre provavano le scarpe al negozio. Provò un sentimento di rabbia molto sincero nei confronti di sua moglie: gli aveva tassativamente proibito di toccarle i piedi, l’argomento dominazione era tabù, ed ora voleva privargli anche del diritto di guardare senza far nulla?
“Se solo tu aprissi di un po’ la tua mente e mi facessi, non dico sempre, ma occasionalmente, sfogare i miei impulsi, credo che sentirei molto meno il bisogno di sbirciare i piedi delle altre donne!” disse Lorenzo con tono alterato, sputando fuori ciò che lo opprimeva più di ogni altra cosa.
Mary scosse la testa.
“Sei assurdo” disse. “Invece di dire: - Hai ragione amore, oggi ti porto a fare shopping e non guarderò i piedi di nessuna -, ti metti ancora a piagnucolare perché desideri i piedi? Così mi costringi ad andare da sola. No, non mi sta bene! Lorenzo, noi dobbiamo parlare seriamente”.
“E parla, sentiamo cos’altro hai da dire”.
“Ti ricordi dell’amica di famiglia dei miei genitori, Marialuisa?” chiese Mary.
“No” rispose Lorenzo.
“E ti pareva!” commentò Mary.
“Boh, avrò qualche ricordo sbiadito, forse” disse vagamente Lorenzo, che cominciava a sentirsi molto annoiato.
“Sua figlia Ludovica, giovanissima, è laureata in psicologia. Non voglio che tu faccia una seduta ufficiale, una seduta vera e propria, ma voglio che tu ne parli con lei, così che ti possa consigliare come fare per diminuire questa eccessiva fame di piedi”.

Lorenzo scattò in piedi e fissò sua moglie incredulo.
“Ma sei impazzita? A che servirebbe tutto questo? Una psicologa non potrà mai smorzare il mio feticismo!”.
“Ma infatti non te lo deve smorzare” disse Mary. “Deve farti solo capire come gestire i tuoi bisogni. Ti ho preso appuntamento per stasera alle 19:30. Su questo bigliettino c’è scritto l’indirizzo”.
“Tu sei fuori” commentò Lorenzo, scuotendo la testa.
“Sei più fuori tu che ti basta intravedere un paio di piedi per sbavare come un cane” disse Mary con un tono velenoso. “Fatti aiutare da Ludovica se non vuoi che ti chieda il divorzio”.
Per Lorenzo fu come una pugnalata al cuore. Poteva capire che a Mary certe fantasie non piacessero, ma chiedere il divorzio addirittura pareva esagerato. Ma in fondo aveva intuito che era più una minaccia che una reale intenzione. Credeva che Ludovica potesse fare una magia e fargli smettere di provare attrazione per i piedi e per la sottomissione alla donna?
“Quanti anni ha questa Ludovica?” chiese Lorenzo.
“25 o 26 circa, forse 27” rispose Mary.
“E tu preferisci che io stia in compagnia di una venticinquenne o checchessia e non che io mi metta a guardare i piedi?” chiese incredulo Lorenzo. “Non ha senso”.
“Ha senso eccome, invece” spiegò sua moglie. “Io ho massima fiducia in Ludovica, so che persona è. Lei può solo aiutarti, e così smetterai finalmente di fissare i piedi alla gente. Tanto, se ci proverai con lei, il divorzio te lo chiederò comunque”.
“Ah” rispose lui.
“Eh” confermò lei.
“Ma io non ci voglio mica provare con lei” disse Lorenzo, quasi come per giustificarsi. “Sei tu che mi ci stai mandando”.
“Ed ora sotto scacco ci sei anche tu” disse Mary soddisfatta. “Un solo passo falso e me la pagherai”.
“E ti pareva!” sbottò Lorenzo.


Il primo incontro

“Amendola Ludovica” lesse Lorenzo, leggendo la targhetta del citofono. “Abita da sola?” pensò tra sé. “E soprattutto, perché non c’è nessuna targhetta con la dicitura ‘Dott.ssa’?”.
Lorenzo citofonò ed attese alcuni secondi.
“Chi è?” rispose una sensuale e giovane voce femminile.
“Lorenzo Abate. Il marito di Mariagrazia” rispose lui.
“Ah, certo! Ora le apro, si accomodi pure!” rispose Ludovica. “Salga al secondo piano!”.
Solo sentendo il tono della voce di Ludovica, Lorenzo aveva provato una strana eccitazione.
Mentre era in attesa davanti la porta d’ingresso, Lorenzo sperava solo che questa Ludovica fosse una ragazza bruttina. Ed infatti, non appena la porta si aprì, si ritrovò davanti ad una ragazza bellissima. Non particolarmente alta, Ludovica aveva lunghi capelli neri mossi raccolti in una coda, due occhioni scuri nascosti dietro un paio di occhiali particolari quasi da segretaria sexy dei porno, era truccata e vestita quasi elegante, ed ai piedi indossava un paio di sandali coi tacchi, che lasciavano intravedere alcune dita dei piedi ed ovviamente gli interi dorsi.
“Questa è una trappola vera e propria” fu il primissimo pensiero di Lorenzo non appena si trovò faccia a faccia con Ludovica. Lei aveva un’espressione sorridente, gentile ed ingenua, e per qualche assurdo motivo sembrava piuttosto nervosa.
“Buonasera!” lo accolse lei. “Si accomodi pure, entri”.
“È permesso?” disse Lorenzo, entrando in quella che sembrava una casa più che uno studio da psicologa.
“Entri, entri” ripeté Ludovica. “Mettiamoci comodi in salotto. Le posso offrire un caffè?”.
“No, grazie” rispose Lorenzo. “Dammi anche del tu”.
“Va bene, Lorenzo” disse Ludovica con un sorriso.
“Ma lavori in casa?” chiese curioso Lorenzo entrando in salotto, dove non c’era nessun lettino tipico da seduta psicologica; sembrava un normalissimo salotto da abitazione, con un tavolo al centro della stanza e due divani l’uno di fronte all’altro.
“Ehm, in realtà no” rispose Ludovica, leggermente a disagio. “Ho uno studio dove pratico, ma siccome sei il marito di una carissima amica, e non hai bisogno di sedute vere e proprie ma solo di due chiacchiere e magari consigli, mi sembrava sciocco farti venire allo studio e metterti in attesa. Non dovremo fare delle sedute canoniche, dobbiamo solo parlare e testare alcune cose. Qui in casa va più che bene”.
“Abiti da sola?” chiese Lorenzo, guardandosi intorno.
“Beh sì” rispose Ludovica. “Non ne potevo più di vivere coi miei, avevo bisogno dei miei spazi. E poi non sono fidanzata, quindi eccomi qui, sola”.

Lorenzo si scrutò intorno, osservando le pareti. Ma quello che cercava con lo sguardo non lo trovò.
“Mettiti pure comodo su uno dei divani” lo invitò Ludovica, sempre leggermente a disagio.
Pensieroso e con un po’ d’ansia, Lorenzo si sedette su un divano, e subito dopo Ludovica si mise seduta sul divano di fronte al suo, con in mano un foglio ed una penna.
“Bene, Lorenzo” esordì Ludovica. “Quello che andremo ad affrontare è un argomento molto particolare, soprattutto perché non si tratta di una seduta vera e propria, ma dobbiamo solo parlarne e capire quanto sia forte il tuo desiderio. Dopodiché vedremo come prendere in mano la situazione”.
“Spero che tu non ti offenda, Ludovica” disse gentilmente Lorenzo, “ma credo che sia difficile prendere in mano la situazione. Che io sappia, e in tal caso, perdona la mia ignoranza, che non è possibile guarire dal feticismo nemmeno con una seduta vera e propria, figuriamoci a parlarne solo. Forse aumenterebbe solo il mio desiderio verso i piedi. In realtà sono venuto solo per non litigare ulteriormente con mia moglie, ma detto sinceramente, credo che questa sia semplicemente una perdita di tempo”.
Ludovica arrossì e tacque per qualche secondo.
“Non hai tutti i torti, Lorenzo” si decise a dire. “Ma è solo una chiacchierata informale. Non prenderò soldi come faccio per le sedute. È un piacere che sto facendo ad un’amica di mamma, tanto vale provarci. Non ti fidi di me?”.
Il tono fu quasi supplichevole. Lorenzo aveva pensato inizialmente di proporle di marinare la seduta, o meglio, la chiacchierata, ma come dire di no a quegli occhioni dolci?

“Va bene” decise. “Cominciamo!”.
“Ottimo!” esclamò Ludovica sorridendo. “Molto bene, la prima domanda sarà molto sciocca, ma devo fartela comunque. Perché proprio i piedi?”.
Lorenzo scosse la testa.
“Credevo di essere qui per diminuire la mia fame di piedi, non per capire perché mi piacciano i piedi” disse. “E credo, correggimi se sbaglio, che bisogni fare un’indagine molto accurata per capire il motivo. I piedi mi piacciono da quando ero un bambino, quindi si dovrebbe indagare molto a fondo. Cosa che secondo me avrebbe bisogno di molte sedute specifiche, non di due chiacchiere informali”.
Ludovica arrossì di nuovo.
“Lo so che non avresti mai potuto sapere il motivo esatto, preciso” disse, sempre a disagio. “Ma vorrei capire semplicemente cosa provi quando vedi i piedi femminili. C’è un meccanismo dentro di te che ti fa scattare qualcosa, che ti fa perdere i lumi della ragione e ti fa eccitare, ti succede questo, insomma… no?”.
Lorenzo inarcò le sopracciglia e scrollò le spalle, come per dire che era una cosa più che ovvia.
La ragazza sembrava molto impacciata. Era sicuramente neolaureata, sicuramente professava da pochissimo tempo, ed un argomento del genere non sembrava essere la sua specialità. E Mary credeva che Ludovica potesse aiutarlo? Contenta lei!

“Cerchiamo di capire un’altra cosa, allora” disse Ludovica, spazzando ogni pensiero dalla testa di Lorenzo. “Vorrei capire se questo desiderio così insistente è in te innato o se è legato ad una lunga astinenza. Da quanto tempo non metti le mani su due bei piedi, Lorenzo? Mi pare che tua moglie non ami troppo assecondare le tue voglie, giusto?”.
“Forse questa è una domanda più che azzeccata” osservò lui. “Se vogliamo tralasciare una mezza volta in cui… che imbarazzo, oddio!”.
“Ma stai tranquillo!” disse Ludovica. “Ascoltare i pazienti è il mio mestiere, non ti devi imbarazzare. E poi sono tenuta al segreto professionale. Racconta, dai!”.
“Mh, va beh” disse Lorenzo. “Dicevo, tralasciando quella mezza volta in cui ho leccato un piede di Mary un po’ di anni fa, sarà una vita che non metto le mani su due bei piedi. Sarò stato adolescente, con una delle prime fidanzatine. Ma è passato un sacco di tempo, è stato un episodio sporadico e poco degno di nota. Diciamo che non ho mai dato un vero e proprio sfogo a questo mio impulso”.
“Ecco, ecco, ecco…” commentò Ludovica, che sembrava molto pensierosa. “Ecco. Non hai mai avuto vero e proprio modo di sfogarti, di vivere questa cosa. E poi per tua moglie la cosa è un tabù, quindi di conseguenza è diventata una cosa proibita. Un po’ per la lunghissima astinenza, un po’ perché le cose proibite affascinano, i piedi per te sono diventati una vera e propria ossessione. Dovremmo capire, se avessi a disposizione tutti i giorni dei piedi con cui giocare: ti piacerebbero davvero così tanto, o le cose cambierebbero? Sfogandoti, gli istinti si placherebbero? Oppure, come si usa dire che l’appetito vien mangiando, vivendo questa tua passione ti aumenterebbe ancor di più la voglia?”.
“E questo è il dilemma” disse sconsolato Lorenzo. “Mia moglie non vuole assolutamente farmi provare, e non mi sono mai permesso di toccare i piedi di un’altra donna, quindi non lo saprò mai”.
“Perché non hai mai toccato i piedi di nessun’altra donna? Se tua moglie non vuole concederteli e se non ti fai dare i piedi da nessun’altra, allora vivrai sempre con questo desiderio che rimane insoddisfatto? È frustrante”.
“Non voglio tradirla” rispose semplicemente Lorenzo.

Ludovica si morse le labbra, e per qualche istante parve turbata, se non addirittura arrabbiata.
“Toccare i piedi di un’altra donna non significa farci sesso. I piedi non sono organi genitali” disse Ludovica con tono improvvisamente secco, irritato.
“Non c’entra nulla” cercò di spiegare Lorenzo. “Io coi piedi mi eccito, se gioco coi piedi il mio pene ottiene un’erezione e mi vien voglia di eiaculare, che sia tramite sesso o tramite masturbazione è indifferente, ma ottenere un orgasmo grazie a parti del corpo di un’altra donna, non so tu, ma io lo considero tradimento bello e buono. Non averci copulato è relativo”.
“Al limite potresti giocare coi piedi di un’altra donna, poi mantenere l’eccitazione ed andare a fare l’amore con tua moglie. Sarebbe lei a procurarti l’orgasmo, no?”.
“Non lo riterrei giusto” osservò Lorenzo. “Mi sarei eccitato grazie ad un’altra donna. Durante l’amplesso penserei ai piedi di quell’altra donna, ai giochi che abbiamo fatto insieme. No, non è questa la soluzione”.
“Giochi, hai detto, vero?” chiese Ludovica. “Approfitto e prendo la palla in balzo. Oltre ai piedi, cos’altro ti piace che esuli dal classico rapporto sessuale? Ti piacciono giochi legati al feticismo, ai piedi, a cose particolari del genere?”.
“Sì, mi piace che la donna mi faccia da padrona” spiegò Lorenzo. “Ovviamente, il prostrarsi ai piedi di una persona è come se fosse un atto di sottomissione. Non amo fruste, ceffoni, e così via. Non sono masochista. Amo più l’umiliazione psicologica collegata allo stare ai piedi di una donna. Il massimo sarebbe una donna che mi faccia stare ai suoi piedi e nel frattempo mi infligga umiliazioni psicologiche. Ma non ho mai provato, quindi non saprei. Dovrei provare per giudicare”.
“E dimmi, Lorenzo, questa tua voglia di sottometterti alla donna andrebbe a sostituire completamente un rapporto sessuale, fungerebbe da preliminare, o sarebbe un gioco a parte che vada su binari paralleli alla vita sessuale?”.
“La seconda e la terza, probabilmente” rispose Lorenzo. “Sarebbero ottimi preliminari, e credo che mi possano far affrontare il sesso con molta più eccitazione, con molto più vigore, con molto più desiderio. Ma potrebbero essere anche giochi fatti a parte. Come hai detto tu, le due cose potrebbero essere parallele. Potrei farle entrambe ma non farle coincidere. Non potrei mai rinunciare al sesso classico. Le due cose dovrebbero coesistere”.

Ludovica fissava Lorenzo con ammirazione.
“Coesistere, dici” commentò lei. “Beh, credo che sarebbe perfetta come cosa. Tutto quello che dici è molto interessante. E per quanto riguarda i giochi di sottomissione, tua moglie che dice? Con me ha parlato esclusivamente di piedi”.
Lorenzo scoppiò a ridere.
“Mary si scandalizza se le guardo i piedi, figuriamoci cosa direbbe se le proponessi di sottomettermi a lei e chiamarla padrona. E poi ti ripeto, le due cose sono collegate. Sento il bisogno di prostrarmi ai piedi di una mia eventuale padrona, così come sento il bisogno di sentirmi schiavo della donna a cui sto adorando i piedi”.
Ludovica si mantenne taciturna per un’altra manciata di secondi. Era come se stesse riflettendo duramente. Poi si decise a parlare.
“Lorenzo, tu ti fidi di me?” gli chiese nuovamente.
“Sì, mi fido” rispose.
“Molto bene. Allora adesso facciamo un piccolo esperimento. Una cosa che potrà sembrarti banale, scontata. Ma devo farlo perché ho bisogno di capire una cosa”.
“Va bene” annuì Lorenzo. “Di cosa si tratta?”.

Ludovica prese la penna, con cui non aveva scritto nemmeno una riga, col foglio che era rimasto totalmente bianco, e volontariamente la lasciò cadere per terra, vicino ad un suo piede.
“Ora, Lorenzo, mi faresti il favore di raccogliere la penna?” disse Ludovica. “Devi farlo molto lentamente. Come se ti trovassi in un video impostato col rallentatore”.
Lorenzo osservò Ludovica con sospetto.
“Perché devo fare una cosa del genere?” chiese.
“Devi farlo perché te l’ho chiesto io. Seppur informale, sono io che gestisco la seduta. Ed ora fai quello che ti ho detto. E ricorda, a rallentatore”.
Lorenzo deglutì. Si sentiva nervoso e sotto esame. Forse Ludovica aveva intenzione di cogliere al volo un suo minimo passo falso?
Molto lentamente, Lorenzo iniziò ad abbassarsi per raccogliere la penna, verso cui aveva teso la mano. Nel chinarsi, aveva lo sguardo fisso sul piede di Ludovica, che era a pochissimi centimetri dalla penna. Osservava il dorso del suo giovanissimo piede, impeccabile e liscio, osservava le due dita che fuoriuscivano dalla punta del sandalo, immaginò un’improbabile scena in cui si stava chinando per posare le labbra sul dorso di quel piede che desiderava tanto, per poi esclamare un “Obbedisco, padrona”.
Era a pochissimi centimetri dal piede di Ludovica, divenuto da un istante all’altro l’oggetto del suo desiderio, forse dal momento in cui Ludovica era passata da avere un tono dolce e comprensivo ad un tono rude e dominante. O forse erano solo sue fantasie, nella magia di quel momento, in cui era così vicino ad un piede come non lo era stato da secoli?
“Puoi raccogliere la penna e risalire, grazie!” esclamò una voce femminile molti km più in su.
Come guidato da una stranissima ed eccitante forza che gli faceva formicolare tutto il braccio fin su alla spalla, Lorenzo raccolse lentamente la penna, e cominciò a risalire, senza mai distaccare lo sguardo da quel piede, che ormai era ritenuto il piede perfetto.
Quando fu finalmente nella posizione d’inizio e fissò Ludovica, che sorrideva, negli occhi, Lorenzo si sentì ripiombare nella realtà, come se la magia di quel momento fosse scoppiata tanto velocemente quanto un palloncino. Il suo cuore batteva fortissimo, ed in corpo gli scorreva l’adrenalina. Si era sentito completamente sottomesso da Ludovica, in quelli che erano stati i secondi più felici degli ultimi otto anni.
Ma ora si guardavano di nuovo negli occhi, ed in lui scattò la consapevolezza di essere da una psicologa che doveva aiutarlo a lenire i suoi istinti, non da una donna a cui sottomettersi e prostrarsi ai piedi.
“Puoi porgermi la penna, grazie” disse Ludovica, sorridendo gentilmente.

Col respiro corto, col cuore ancora a mille e con una stranissima eccitazione, Lorenzo porse la penna a Ludovica, che prese e posò nuovamente vicino al foglio.
“Lorenzo, tu quanti anni hai?” gli chiese lei.
L’uomo, ancora un po’ imbambolato, rimase stupito da quell’improvvisa e così insolita domanda.
“35, ma perché?”.
“Sei giovanissimo, un bell’uomo e dai sani principi” osservò Ludovica. “Sono 35 anni che, eccetto un paio di episodi non degni di nota, soffochi questo tuo desiderio. E se ci riflettiamo, tu sei qui per inibire questo tuo desiderio, per quindi vivere il resto della tua vita con tua moglie senza mai dare sfogo alle tue fantasie. Come farai a sopprimere per sempre questo tuo desiderio? Per avvicinarti per una decina di secondi ad un piede ti sei quasi, scusa se te lo dico così brutalmente, completamente rincoglionito. Questo significa che il desiderio è alle stelle. Come fai per soddisfarti? Ti masturbi col materiale inerente ai piedi su internet?”.
Questa volta fu Lorenzo ad arrossire.
“Sì, è così” confermò.
“E tu sei disposto ad affrontare questa rinuncia?” gli chiese Ludovica con un’espressione poco convinta.
“Quando sei sposato… sei sempre obbligato a fare qualche sacrificio. Per il bene della vita coniugale”.
“E tua moglie?” chiese la ragazza. “Non può farne nemmeno uno di sacrificio?”.
Lorenzo non rispose. Ludovica aveva colto nel segno: lui avrebbe dovuto rinunciare per tutta la vita ai suoi desideri nascosti, si sarebbe dovuto far aiutare da una psicologa per diminuire il desiderio, e lei? Si sedeva comoda in poltrona e voleva dirigere l’intera orchestra.
“Bene, Lorenzo” disse Ludovica, dal momento che Lorenzo non si decideva a proferire parola. “Possiamo vederci dopodomani alla stessa ora, se ti va di continuare”.
“Sì, certo” disse Lorenzo. “Sai, all’inizio ero dubbioso. Ti avevo vista così giovane, dubbiosa, impacciata, e…” si guardò di nuovo intorno, osservando le pareti. “E poi l’ambiente mi era sembrato poco adatto, poco consono per una seduta psicologica”.
“Come già ti ho detto, queste sono sedute informali, sono semplici e pure chiacchierate” disse Ludovica accigliata. “Ma se preferisci farne una più ufficiale, sappi che risolveremmo ben poco e il lettino è molto più scomodo”.
Lorenzo continuava a guardarsi intorno.
“Suppongo che la laurea…” disse, ma Ludovica lo interruppe.
“Supponi bene, la laurea è affissa nello studio. Posso capire i tuoi dubbi, ma la mia giovane età non implica che io non sappia farci. Mi è bastato un piccolo esperimento di pochi secondi per mandarti letteralmente in bambola”.
Lorenzo sorrise.
“Ora ho piena fiducia in te” le disse. “Mi sono ricreduto. Ci vediamo dopodomani”.


La prova dei cinque sensi

“Accomodati, Lorenzo!” lo accolse Ludovica due sere dopo alla stessa ora. Era sempre impeccabile, con i capelli perfettamente identici alla volta precedente, un filo meno truccata ed un abbigliamento un po’ più sportivo, ma non si poteva dire che fosse in un abbigliamento tipicamente casalingo, eccetto per i piedi, che erano avvolti in un paio di ciabatte.
Lorenzo si mise seduto sul solito divano, in preda ad una strana eccitazione. Non aveva mai tradito sua moglie Mary, che si manteneva molto giovanile ed era una bellissima donna. E poi la cosa andava esattamente contro le sue etiche.
Tuttavia, trovarsi di fronte ad una ragazza così giovane, così bella, così sensuale, per confidarle le sue più intime pulsioni, a cui si era quasi simbolicamente prostrato ai piedi, gli faceva scorrere nel corpo una strana ed alterata dose di adrenalina. Sin dall’inizio aveva creduto che andare da Ludovica non gli avrebbe lenito gli impulsi, ma che anzi, glieli avrebbe aumentati. Ma forse era proprio per questo che aveva accettato così volentieri di ritornare da lei? Sperava che in fondo lei lo sottoponesse ad altri test anche solo per riprovare quella fantastica sensazione di ebbrezza?
Ma sapeva che tutto ciò era sbagliato. E se sua moglie avesse inteso, mandandolo da Ludovica, di testare anche la sua fedeltà? Era proprio giusto fidarsi al 100% di Ludovica.
“È l’unica che può aiutarmi davvero” pensò tra sé Lorenzo. “Nel bene o nel male, sarà lei a dare una svolta a questa situazione di merda che è bloccata da oltre otto anni”.

Ludovica si sedette di fronte a Lorenzo, esattamente come la volta precedente. Gli offrì qualcosa da bere e poi si fece seria.
“Com’è andata con tua moglie?” gli chiese. “Avete fatto l’amore?”.
Lorenzo arrossì leggermente. Solitamente non era per nulla abituato a parlare così esplicitamente della sua vita sessuale. Sentiva come se la sua privacy più intima venisse violata.
“Sì” rispose laconicamente. Ludovica parve pensierosa.
“Bene, avete fatto l’amore” commentò. “Ottimo, ottimo. Ed è stato come sempre? Soddisfacente? Eri totalmente concentrato su di lei? Racconta un po’ le sensazioni”.
“Fisicamente è stato molto soddisfacente, sì” disse Lorenzo.
“Fisicamente soddisfacente, okay” annotò a voce Ludovica. “E mentalmente, invece?”.
Lorenzo sospirò.
“Mentalmente ero un po’ distaccato” spiegò lui. “Ero come distratto, preso da una strana sensazione che mi estraniava dal contesto in cui mi trovavo”.
“E questa cosa non ti era mai capitata?” chiese Ludovica.
“No” rispose. “Solitamente penso a lei, a noi due. A volte me la immagino dominante, altre volte penso ai suoi piedi, ma non mi sono mai sentito così estraniato da lei mentre facevo l’amore con lei. Ora che ci penso, questa cosa mi fa un po’ paura”.
“A cosa pensavi, Lorenzo? Cerca di sforzarti e di dirmelo. È molto importante” insistette Ludovica.
“Beh, io… è imbarazzante” disse Lorenzo, stropicciandosi gli occhi con le mani.
“Non devi sentirti in imbarazzo” lo rassicurò Ludovica. “Io sono qui per aiutarti, cerca di essere sciolto, rilassato. Cosa ti distraeva durante il rapporto con tua moglie?”.
“I piedi” disse Lorenzo, evitando di guardare Ludovica negli occhi. “Sempre i piedi”.
“I piedi” fece eco lei. “Pensavi a dei piedi in generale, o pensavi ai miei piedi?”.
Lorenzo sgranò gli occhi e fissò Ludovica, che sorrise.
“Direi che ho colto nel segno” disse. “E non ne sono stupita. Dopo averti fatto avvicinare così tanto al mio piede, è una cosa più che naturale. Quindi, Lorenzo, tu attualmente provi attrazione nei confronti dei miei piedi? Li desideri?”.

Al sentir pronunciare quelle parole, Lorenzo avvertì un accenno di erezione provenire dai pantaloni.
“Ludovica, ascolta… io sono un uomo sposato, non posso desiderare i piedi di un’altra donna” disse lui, cercando di tenere il più lontano possibile la tentazione di ammettere che la cosa era vera e che non desiderava altro che implorarle di prostrarsi ai suoi piedi e supplicarla di renderlo suo schiavo.
“Lorenzo, ascoltami tu” disse Ludovica. “Noi non siamo qui per decidere cosa sia giusto e cosa non lo sia. Noi siamo qui per capire cos’è ciò che realmente desideri. Ed io ti ho chiesto se desideri i miei piedi, e ti chiedo cortesemente di rispondere con sincerità”.
“Sì” si decise ad ammettere Lorenzo, sentendosi ardere all’interno. “Da quando mi hai fatto raccogliere quella penna, li desidero intensamente, e mentre facevo l’amore con mia moglie pensavo ai tuoi piedi. Te l’avevo detto, questo non mi aiuterà a venirne fuori, mi farà anzi solo impazzire di desiderio!”.
“Taci” intimò Ludovica. “Evitiamo di dare conclusioni affrettate, per favore. Lasciami lavorare per gradi. Voglio che tu risponda alle mie domande con precisione, non voglio che tu ci faccia un commento o un’analisi”.
Ci fu una pausa tra i due. Gli unici rumori che si sentivano erano i respiri affannosi di Lorenzo.
“Gradisci un bicchiere d’acqua?” gli chiese Ludovica, ma Lorenzo rifiutò.
“Perfetto” convenne lei. “Ora ti faccio un’altra domanda, ma ovviamente non pretendo una risposta certa e precisa, però ci provo: tu desideri i miei piedi a causa della tua forte astinenza? Se tua moglie te li concedesse, li desidereresti lo stesso? Oppure, in tal caso, te ne fregherebbe meno di zero dei miei piedi e di quelli di qualsiasi altra donna?”.
Lorenzo fece una risata ironica.
“Questa è proprio una bellissima domanda” osservò. “Non potrò mai saperlo, perché…”.
“Perché se tua moglie non te li concede tu non puoi trarre conclusioni, chiaro” completò Ludovica per lui.

“Analizziamo un po’ la cosa” propose Ludovica, dopo una pausa di una decina di secondi. “E ti chiedo, come sempre, di essere sincero. Cosa ti piacerebbe fare coi miei piedi? Non porti limiti, descrivimi per filo e per segno i tuoi desideri, anche se fossero i più sporchi e perversi che tu abbia mai avuto. Scrivilo tutto su un foglio, forse scrivendolo e non parlando a voce la cosa ti può risultare più semplice”.
Lorenzo ci pensò per qualche minuto, poi gli venne l’ispirazione e mise nero su bianco. Poi porse il foglio a Ludovica, che lesse tre o quattro volte l’intero testo che aveva scritto Lorenzo.
“Interessante” commentò infine lei. “Non capisco perché una donna come Mary sia così restia a soddisfarti. Certo, la cosa può sembrare strana, assurda, ma insomma, non siamo più all’età della pietra. Non sareste certo la prima coppia a giocare su certi temi. Ed invece lei no, vuole rischiare. E che rischi”.
“Rischiare lei?” chiese Lorenzo, che evidentemente non aveva capito a cosa alludesse Ludovica. “Cosa dovrebbe rischiare lei?”.
Ludovica inarcò le sopracciglia.
“Forse molto presto lo capirai” gli disse lei. “Però ora ti devo dare un avvertimento”.
“Che tipo di avvertimento?” chiese Lorenzo, che iniziò a sentirsi nervoso.
“Ti fidi di me?” gli ripeté per la terza volta.
“Sì, ovvio, altrimenti non sarei qui ora” disse lui.
“Benissimo. Allora, quando avremo finito i nostri incontri, ovviamente parleremo con tua moglie per analizzare i tuoi eventuali progressi. Tu dovrai sempre acconsentire a quello che dirò, dovrai annuire e sorridere, dovrai fidarti ciecamente di me”.
Lorenzo la fissò.
“Non capisco” disse, confuso. “A cosa servirà una cosa del genere?”.
“Hai detto che ti fidi di me” gli ricordò Ludovica. “Ora, visto che il tempo stringe, le domande le farei io, se non ti dispiace. A fine chiacchierata, per non dire seduta, se avrai dubbi potrai chiedermi tutto quello che desideri. D’accordo?”.
“Perfettamente” acconsentì Lorenzo.

“Molto bene!” esclamò soddisfatta Ludovica. “Ora inizieremo con la prova dei cinque sensi. Un senso alla volta, naturalmente. Altrimenti rischieresti di tornare a casa con le mutande piene di sperma”.
“Che prova?” chiese Lorenzo. “La prova dei cinque sensi? E cos’è?”.
“È un mio personalissimo esperimento” disse Ludovica. “Voglio testare un po’ di cose. Fidati di me, so come muovermi”.
Ludovica si alzò dal divano ed andò in camera sua. Tornò dopo una trentina di secondi. Aveva con sé un PC portatile ed un cavo HDMI.


La prova della vista

“Stasera inizieremo con la prova della vista” gli spiegò Ludovica. “Collegherò il PC alla TV e guarderemo insieme un video su YouTube”.
“Che cosa?!” esclamò incredulo Lorenzo. “Un video su YouTube? E per quale motivo?”.
Ludovica sorrise sarcasticamente.
“Chi era che faceva domande durante le prove?” gli chiese. “Le domande le farai alla fine, se vorrai. Per ora fai esattamente ciò che ti dico”.
Ludovica perse qualche minuto per collegare i vari fili, accendere la TV ed andare finalmente su YouTube.
“Molto bene” disse. “La prova della vista consiste in questo: devi osservare due tizi. Uno dei due fa delle magie, l’altro spiega il trucco. È un video molto interessante, quando l’ho visto per la prima volta sono rimasta senza parole”.
E senza parole era rimasto anche Lorenzo, che non disse praticamente nulla.
“Dai, Lorenzo, non fare quella faccia” disse teneramente Ludovica. “Questa prova ci aiuterà a capire molte cose. Fidati di me”.
Era l’unica cosa rimasta da fare, fidarsi di lei. Lorenzo non riusciva ad immaginare minimamente come guardare un video di due prestigiatori potesse essergli di aiuto, ma se lo diceva lei…
Ludovica scelse il video e lo mise in pausa.
“Ti dico io quando cliccare su play” gli indicò lei. Si allontanò di nuovo, per poi tornare nuovamente in salotto con una sedia, che posizionò tra i due divani.
“Ora io e te guarderemo il video seduti accanto, sullo stesso divano” gli disse. Poi sfilò entrambi i piedi dalle ciabatte e li poggiò sulla sedia, accavallandone uno sopra l’altro. Per Lorenzo fu un colpo al cuore. Come aveva già immaginato e fantasticato, i piedi di Ludovica erano mozzafiato. Arcuati, affusolati, con dita regolari… forse era il forte desiderio a farglieli sembrare perfetti, forse lo erano per davvero, ma l’unica certezza era che quella vista lo aveva imbambolato di nuovo, provando così una stranissima sensazione, come era successo esattamente due sere prima.

“Clicca pure su play!” esclamò Ludovica, che sembrava non essersi accorta che lo sguardo di Lorenzo si era ipnotizzato sui suoi piedi.
Lorenzo cliccò ed il video partì. C’erano due ragazzi che mostravano alcuni giochi di prestigio, ma l’attenzione di Lorenzo era attirata da tutt’altro. Osservava quelli che erano diventati gli oggetti del suo desiderio, i piedi di Ludovica. La ragazza iniziò a massaggiarsi l’alluce sinistro con l’alluce destro, poi invertì la posizione e fece la cosa opposta. Poi afferrò un alluce tra le prime due dita dell’altro piede, per poi cambiare totalmente posizione e poggiare il piede destro sul suo ginocchio sinistro, mettendo in bella mostra la pianta del piede. Quanto avrebbe desiderato Lorenzo affondare il naso sotto quella pianta!
Le cose proseguirono per una manciata di minuti su quest’onda. Fino al momento in cui Ludovica non levò i piedi dalla sedia, lasciando che gli occhi di Lorenzo osservassero la sedia ormai rimasta vuota.
“Simpatico questo video, vero?” chiese Ludovica, sorridendo. “Io amo questi tipi di spettacolo”.
“Già, pure io” commentò Lorenzo, che in realtà stava pensando allo spettacolo, se così si poteva definire, che aveva avuto luogo sulla sedia e che aveva avuto per protagonisti i piedi di Ludovica.
“Potresti sederti vicino al tavolo, per piacere?” gli chiese Ludovica, alzandosi ed infilando le ciabatte.
Perplesso, e memore del fatto che non doveva fare domande, Lorenzo si mise seduto vicino al tavolo.
Ludovica gli si avvicinò e poggiò sul tavolo due fogli protocollo ed una penna.
“Ora ti assegno un compitino” gli disse. “Scrivi le soluzioni di tutti i trucchi sul foglio che ho poggiato sulla sinistra”.
Lorenzo si sentì come colpito da un fulmine. Lo sapeva che ci sarebbe stato sotto un trabocchetto, e lui c’era cascato come una pera.
Rimase ammutolito e non mosse un dito.
“Lorenzo… allora?” lo incitò Ludovica. “Ci muoviamo?”.
“Ehm” disse lui, a disagio. “Io… io non li ricordo”.
“Ma come?” chiese lei, dispiaciuta. Prese il foglio poggiato sulla sinistra e lo levò via dal tavolo. “Allora facciamo così, vuoi descrivere sul foglio rimasto sul tavolo, alla tua destra, per filo e per segno ogni movimento che ho fatto coi miei piedi? Sono sicura che non te ne sarai perso neanche uno”.

Un secondo fulmine, ancora più potente di quello precedente, colpì per l’ennesima volta il petto di Lorenzo.
“Hai ragione, scusami” disse Lorenzo. “Non avrei dovuto fissarti i piedi”.
“No, no” lo consolò lei. “Non devi scusarti. Ricordati che la nostra è una semplice chiacchierata informale, non prenderai un brutto voto e non otterrai una sculacciata. O forse la sculacciata ti farebbe piacere?”.
Lorenzo sgranò gli occhi. Dove voleva arrivare Ludovica?
La ragazza rise di cuore.
“Stavo scherzando!” gli disse. “Ora però, dico sul serio, scrivi sul foglio tutti i movimenti che ho fatto con i miei piedi, vediamo se i movimenti dei miei piedi sono stati per te più interessanti del video dei prestigiatori”.
Seppur riluttante, Lorenzo annotò su carta tutti i movimenti che Ludovica aveva fatto coi piedi.
La ragazza lesse ciò che aveva scritto Lorenzo e rimase stupita.
“Ma allora hai scannerizzato a memoria ciò che ho fatto coi miei piedi. Sei un fenomeno!” gli disse.
Lorenzo si sentì piuttosto umiliato.
“Torniamo seri” disse poi Ludovica. “Devo purtroppo comunicarti che hai fallito il primo test. Sei stato bocciato”.
Lorenzo fece un’espressione sconsolata.
“È tutto inutile” osservò lui. “Non si possono eliminare certi desideri, e tu da psicologa lo sai meglio di me. Queste non sono nemmeno sedute canoniche, a che serve tutto questo? A farmi desiderare i tuoi piedi, alienarmi mentre faccio l’amore con mia moglie e peggiorare tutta la situazione? Per me i nostri incontri finiscono qui”.
“No!” urlò Ludovica. “Hai detto che ti fidi di me, e ti devi fidare ora! Rimangono altre quattro prove. Se non superi le prossime due, ti prometto che le ultime due non te le faccio affrontare. Però hai promesso di fidarti e quindi torni venerdì alla stessa ora. Sono stata chiara?”.

CONTINUA...

Edited by Flover 991 - 15/11/2017, 21:43
 
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Zulway
view post Posted on 15/11/2017, 20:01     +1   +1   -1




Molto carino , vediamo come continuaa
 
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view post Posted on 15/11/2017, 20:28     +1   +1   -1
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Ma che bravo il nostro Flover! Bello davvero questo nuovo racconto. Impeccabile lo stile, si legge che è una meraviglia. E se io, quando leggo, non vedo l'ora di andare avanti, significa che mi sta prendendo davvero e mi incuriosisce sapere dove la nostra bella Ludovica vuole andare a parare. Se il prosieguo sarà dello stesso valore, direi che hai fatto proprio centro.

P.S. Mi avete rotto con tutte queste psicologhe belle e provocanti. ;) Ma solo io quando sono andato a fare delle sedute ho trovato un tizio di una certa età che ascoltava solamente? Mamma mia quanti soldi buttati.
 
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view post Posted on 15/11/2017, 20:36     +1   -1

Maestro di Piedi

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Grazie per i commenti :)
Ma poi, il fatto bello è che questa psicologa così attraente è stata scelta da sua moglie in persona :D
 
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view post Posted on 15/11/2017, 22:16     +1   +1   -1
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Complimenti sinceri! Bravissimo come sempre ;)
 
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view post Posted on 16/11/2017, 14:58     +1   +1   -1
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Maestro di Piedi

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Un'idea geniale! Ludovica avrà di cosa divertirsi :lol: Davvero vengono le crisi di astinenza?!?! 😂
 
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view post Posted on 16/11/2017, 21:58     +4   +1   -1

Maestro di Piedi

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La prova del tatto

Venerdì alle 19:30, puntuale come sempre, Lorenzo citofonò a Ludovica, che come al solito lo accolse calorosamente. Questa volta era in tuta prettamente casalinga, aveva i capelli sciolti ed indossava un paio di scarpe da ginnastica.
“Ciao Lorenzo” gli disse. “Mi porti novità?”.
“Tutto come sempre” rispose lui, quasi sconsolato. “Io sono confuso, Ludovica”.
“Confuso in che senso?” chiese lei. “Spiegati”.
“All’inizio si era detto che avremmo dovuto parlarne della mia passione, in modo che tu potessi darmi dei consigli su come abbassare il mio desiderio. Ed invece abbiamo iniziato a fare delle strane prove che altro non hanno fatto che aumentare il mio desiderio. Siamo sicuri che sia la cosa giusta da fare?”.
“Lorenzo, per quanto mi risulti, ancora non abbiamo terminato i nostri incontri” disse Ludovica. “Ho bisogno prima di testare alcune cose, e poi potrò darti il mio giudizio finale”.
Lorenzo non rispose, ma si limitò a fissare l’attraente ragazza.
“Accomodiamoci” propose lei, “e dimmi un po’: desideri ancora fortemente i piedi di tua moglie?”.
Lorenzo ci rifletté su. Effettivamente negli ultimi cinque giorni il desiderio di giocare coi piedi di sua moglie era notevolmente calato.
“Devo essere sincero, ultimamente non li desidero come un tempo” ammise.
“Mh, ottimo, no?” osservò Ludovica. “Almeno i piedi di tua moglie stiamo cominciando a rimuoverli dalla tua mente. Però il problema è uno: hai smesso di desiderare i suoi ed ora hai l’ossessione per i miei, giusto?”.
Lorenzo avvampò.
“Dai, Lorenzo, sia con la prova della penna che con quella della vista hai ampiamente dimostrato di avere un debole per i miei piedi”.
“Sì, poi smetto di desiderare i tuoi e desidererò di nuovo quelli di mia moglie, o peggio, quelli di un’altra” sbuffò Lorenzo. “È inutile, potrò cambiare la donna su cui fantastico, ma non potrò mai rimuovere l’oggetto dei miei desideri dalla mia mente. Non smetteranno mai di piacermi”.

“Uff” sbuffò Ludovica. “Va bene, basta con le chiacchiere. Stasera faremo la prova del tatto”.
“In cosa consiste la prova del tatto?” chiese Lorenzo, col cuore in gola. Sapeva che al 99,99% dei casi avrebbe avuto la possibilità di toccare i piedi di Ludovica. Ma dove si sarebbe celato questa volta l’inganno?
“E in cosa vuoi che consista?” rispose Ludovica. “Tra un po’ mi sfilerò scarpe e calzini e poggerò i piedi sul divano, accanto a te. Io ti offrirò la possibilità di toccarli come e quanto vuoi. Devo però farti una piccola premessa: quando parlai con tua moglie, lei mi fece capire che non avrebbe minimamente gradito se tu in questi incontri avessi dovuto anche solo sfiorarmi i piedi”.
“Ah” disse Lorenzo. “E quindi, che devo fare?”.
“I tuoi principi etici e morali ti proibirebbero di toccarmi i piedi” osservò Ludovica. “Tuttavia, tua moglie non ha il diritto né le competenze per decidere in che modo svolgere un nostro incontro. Noi non siamo burattini nelle sue mani. Occhio non vede, cuore non duole. Quando avrò poggiato i piedi sul divano tu me li toccherai, e dal modo in cui li toccherai capirò molte cose”.
“Dal modo in cui li toccherò?” chiese Lorenzo. “In che senso?”.
“Potresti solo sfiorarli” spiegò Ludovica, “oppure potresti tastarli. Potresti massaggiarli! Unico appunto, eviterei un contatto diretto coi genitali”.

Lorenzo fissò Ludovica negli occhi.
“Non credo che tu mi abbia fatto venire qui per soddisfare le mie voglie” contestò.
“Non intendo soddisfare le tue voglie” lo rassicurò Ludovica. “Voglio solo testare alcune cose. Che poi questi esperimenti ti portano a toccare i miei piedi, è un dettaglio del tutto irrilevante. Ora tolgo le scarpe, ed in base a ciò che ti deciderai a fare, ti dirò se avrai superato o meno la prova. Anzi: ora che ci penso, toglimele tu. Io ora poggerò i piedi sul divano e tu mi sfilerai scarpe e calzini”.
Ludovica si alzò, prese la sedia su cui in precedenza aveva poggiato i piedi nudi, ci si sedette su e con nonchalance poggiò i piedi con ancora indosso le scarpe accanto a Lorenzo, che nel ritrovarseli di nuovo a pochi centimetri di distanza ebbe un sussulto. Sentì che il cuore iniziava a battere forte e deglutì.
“Siamo proprio sicuri che devo toccarti i piedi?” chiese Lorenzo col cuore in gola.
“Durante le prove non sei autorizzato a fare domande” disse Ludovica con un tono molto autoritario. “Ed ora devi togliermi le scarpe e i calzini e devi toccarmi i piedi. Te lo ordino io”.
Lorenzo la scrutò per bene. Sarebbe stato molto più facile lasciarsi andare se lui non fosse stato sposato e se Ludovica fosse stata la donna da cui si sarebbe andato a sottomettere. Sì, perché lui desiderava con tutto cuore prostrarsi al cospetto di Ludovica e dichiararsi come suo schiavo. Ma tutto ciò era assolutamente sbagliato. Ludovica lo stava solo mettendo alla prova, e fino a quel momento le cose erano andate piuttosto male. Cosa avrebbe detto Ludovica alla fine a Mary? “A Lorenzo basta vedere un piede per perdere i lumi della ragione”. E sarebbero andati dritti da un bel divorzista.

“Lorenzo, non ho tutta la serata. Ti muovi, per cortesia?” disse Ludovica, facendolo destare dal torpore.
“Ehm, sì, scusami” sussurrò lui.
Stava per compiere un’azione molto delicata: quello di togliere di persona le scarpe ad una bella donna era sempre stato uno dei suoi desideri più celati.
Afferrò tra le mani la scarpa destra di Ludovica, deglutì, e prese a scioglierle i lacci. Dopodiché le allargò la scarpa ed iniziò delicatamente a sfilarla, facendo uscire totalmente fuori il piede avvolto da un calzino nero.
“Puoi tenerla tra le mani per un po’, se ti va” disse Ludovica, con un’espressione sorridente e soddisfatta.
“Tra le mani?” chiese Lorenzo con un tremito.
“Sì, tra le mani” ripeté Ludovica. “Vedo che mantieni la mia scarpa come se fosse un trofeo. Questa è pur sempre la prova del tatto, no?”.
“Sì, ma…” cercò di protestare debolmente Lorenzo.
“Ma, cosa? Ma, nulla” disse Ludovica. “Non essere inibito”.
Stando a così poca distanza dal piede di Ludovica, che era stato appena sfilato da una scarpa che aveva probabilmente indossato per tutta la giornata, Lorenzo cominciava a sentire un leggero aroma diffondersi intorno a lui. Fissò dapprima il suo piede, poi nuovamente la sua scarpa.
Come guidato da una forza esterna al suo corpo, il braccio di Lorenzo si mosse ed avvicinò la scarpa al suo stesso volto. Non infilò il naso all’interno della scarpa, ma l’aveva posizionata comunque molto vicina, in tal modo che potesse sentire, anche se di poco, l’odore che ne scaturiva.
“Oh, scusami, mi dispiace” disse Ludovica, come se si fosse sentita improvvisamente ispirata. “Ho messo le scarpe stamattina presto, sicuramente non odoreranno di lavanda. Puzzano troppo? Io avevo pensato solo alla prova del tatto per oggi, non quella dell’olfatto”.

Lorenzo guardò Ludovica con espressione incredula. Ma che stronza che era! Lei sapeva perfettamente che lui amava quell’odore, e che anzi, avrebbe annusato i suoi piedi per l’intera serata, e questo non gli avrebbe procurato altro che piacere intenso.
“Ora credo sia il momento di togliere l’altra” incitò Ludovica.
E così Lorenzo ripeté lo stesso identico movimento con la scarpa sinistra di Ludovica. Questa volta la avvicinò ancora di più al naso, come se volesse dimostrarle che l’odore non era per lui un problema, ma anzi, solo un piacere.
“Sfilami i calzini, Lorenzo” disse Ludovica. “So che desideri farlo”.
Ormai preso da un’eccitazione fortissima, che gli aveva fatto perdere totalmente il controllo, Lorenzo sfilò con foga i calzini di Ludovica, se li portò entrambi al naso ed inspirò con massima energia.
E fu subito paradiso! Ormai aveva abbattuto la barriera di ogni minimo tabù. Non gliene importava che molto probabilmente stava perdendo la dignità di fronte ad una ragazzina, si stava eccitando grazie all’odore dei piedi di un’altra donna, e che stava provando le esatte contrarie sensazioni che avrebbe dovuto provare, ovvero quelle di diminuire i suoi istinti. Ora, in quella stanza, esistevano solo lui, Ludovica ed i suoi fantastici piedi.

Infine poggiò i calzini sul divano, e finalmente poté mettere le mani sull’oggetto dei suoi desideri: i piedi di quell’affascinante ragazza, che gli aveva ormai stregato la mente.
I piedi di Ludovica, dalle unghie che quella sera erano smaltate di nero, erano leggermente arrossati e molto caldi, ovviamente perché appena fuoriusciti da un paio di scarpe dopo un’intera giornata.
Prese a massaggiarle i piedi con un movimento delicato e circolare con le dita.
Poi Lorenzo posizionò un piede molto vicino al suo volto ed osservò la pianta: possibile che una parte del corpo così insolita e così distante dagli organi genitali gli procurasse così tanta eccitazione, desiderio, adrenalina?
Sapeva in cuor suo che quello era il suo momento: ora o mai più. Affondò il viso sotto il piede di Ludovica e fu subito oblio. Iniziò a sniffare, inebriandosi più che poteva di quel fantastico odore che ormai non era più solo un lieve aroma proveniente da un paio di scarpe, ma era un autentico profumo di un piede bellissimo, giovanile e sensuale, sicuramente pulito ma allo stesso tempo vissuto di un’intera giornata.
Lorenzo annusò ed annusò ancora, poi iniziò a baciare la pianta, le dita, i dorsi, i fianchi, i talloni, e poi di nuovo la pianta, per poi continuare ad annusare ben bene.
La sua erezione aveva raggiunto il culmine massimo, e la ragione l’aveva ormai da un pezzo abbandonato.
Poggiò delicatamente per terra i piedi di Ludovica, per poi prostrarsi ad essi, poggiando la sua testa sui suoi dorsi.
“Rendimi tuo schiavo, Ludovica. Ti prego” supplicò.
“Vuoi essere il mio schiavo?” gli chiese lei. “È questo ciò che desideri?”.
“Sì, lo desidero” sussurrò tremolante Lorenzo.
“Bene, accetto” rispose Ludovica. “Ora la tua padrona ti ordina di alzarti, di sederti sul divano e di guardarmi negli occhi”.

Lorenzo rimase spaesato sentendosi dire quelle parole, tuttavia si alzò e si mise a sedere.
Ludovica aveva un’espressione insolitamente alterata. Forse Lorenzo si era spinto troppo in là? Ma non era stata lei a dargli carta bianca?
“Lorenzo, secondo te com’è andata questa prova del tatto?” gli chiese lei. “So che ti è piaciuta molto… a giudicare almeno da come hai annusato e baciato i miei piedi e soprattutto dal rigonfiamento che proviene dai tuoi pantaloni. Ma non voglio sapere quanto ti sia piaciuta questa prova. Voglio che tu mi dica, secondo te, se hai superato o meno la prova”.
“Io…” disse Lorenzo, incerto. “Ho fallito? Ho sbagliato in qualcosa?”.
“Se hai fallito?” incalzò Ludovica. “Lorenzo, sei andato malissimo!”.
La magia di quei minuti precedenti era ormai svanita. Quella bolla di calore era stata spazzata via da una corrente molto gelida.
“Cosa ho sbagliato?” chiese Lorenzo, che era molto mortificato. “Non avrei dovuto toccarti i piedi? Consisteva in quello la prova?”.
“No, Lorenzo” spiegò Ludovica. “Non è quello. Il problema è alle basi. Io ti avevo parlato della prova del tatto. Non della prova dell’olfatto. Dovevi solo toccare i miei piedi, non anche annusarli. Tu invece hai mescolato le due prove, quando io non ne avevo fatto richiesta. Questo vuol dire che tu hai estrema difficoltà a domare i tuoi impulsi. La prova del tatto è quindi non superata. Ed automaticamente hai fallito anche con la prova dell’olfatto, perché l’hai fatta inconsapevolmente quando non ti è stata richiesta. Credo che sarà molto difficile domare i tuoi impulsi. E questa cosa non piacerà per nulla a tua moglie”.
“Quindi” disse Lorenzo, contando sulle dita, “mi rimangono solo altre due prove, ma ne ho fallite già tre, giusto?”.
“Esattamente” rispose Ludovica. “Quella dell’udito e quella del gusto”.
“Che ovviamente non farò, come mi avevi promesso, vero?” chiese Lorenzo.
“No, che invece farai lo stesso” si impose Ludovica.


La prova del gusto

Lunedì, ore 18:00.
“Amore?” disse Mary. “Mi ha chiamato Ludovica. Ha detto che stasera devi sostenere un test, il test conclusivo. Ha detto che quando sosterrai questo test dovrò essere presente anche io”.
“Ah” rispose laconico Lorenzo. “Va bene”.
Aveva un’espressione funerea ed era molto pallido.
“Che hai, amore?” chiese la donna. “Sei teso? Stai tranquillo, andrà tutto bene! Dopo questo test, finalmente riuscirai a porre un freno a questi tuoi impulsi!”.
“Sono tranquillissimo, amore” rispose Lorenzo con una tetra ironia.

Durante il viaggio verso casa di Ludovica, Mary era invasa da una strana eccitazione. Sembrava di ottimo umore, come se fosse sicura al 100% di ricevere solamente belle notizie. Lorenzo, al contrario, sembrava molto nervoso e di pessimo umore.
Alle 19:30, puntuale come sempre, Lorenzo citofonò ed entrambi i coniugi furono accolti da Ludovica, che quella sera era vestita molto elegantemente.
Dopo i soliti convenevoli, durante i quali Mary e Ludovica sembravano avere confidenza ed intesa, i tre si accomodarono sui divani che erano stati luogo dei precedenti incontro tra Lorenzo e Ludovica.
La ragazza era seduta sul suo solito divano, di fronte a lei erano posizionati, l’uno accanto all’altra, marito e moglie.
“Allora, giovane ma in gamba dottoressa!” disse allegramente Mary. “Sono davvero molto fiduciosa, sono in preda ad una fortissima euforia. In cosa consiste questa prova? Sono davvero impaziente!”.
“È una prova molto breve e semplice” spiegò Ludovica con un sorriso. “Si chiama la prova del gusto, e vi vedrà entrambi protagonisti”.
“Sul serio?” chiese Mary. “E di cosa si tratta?”.
Ludovica fece una strana smorfia di nervosismo.
“Purtroppo richiederà anche a te un piccolo sacrificio” disse Ludovica, “ma durerà pochi secondi. Servirà per farmi capire se effettivamente c’è stato un ridimensionamento di questi suoi impulsi. Però la cosa deve essere testata insieme a sua moglie”.
Ludovica guardò prima Lorenzo, poi nuovamente Mary.
“Ora, Mary, ti chiedo la cortesia di poggiare un piede nudo sulla sedia qui accanto” le disse Ludovica.
“Un piede nudo sulla sedia?” chiese Mary con un tono indecifrabile.
“Esatto, un piede nudo sulla sedia” disse Ludovica. “Lorenzo dovrà leccarti la pianta del piede. Ed in base al modo in cui darà la questa leccata, potrò dare il giudizio finale”.
Mary sembrava spiazzata.
“E da una leccata di piede si può capire tutto questo?” chiese.
“Così potrò capire quanto Lorenzo sarà preso” spiegò la ragazza. “Se la cosa gli sarà indifferente, se sarà preso, o se sarà addirittura disgustato”.
“Va bene” disse Mary. “Ma che sia l’ultima volta che Lorenzo mi lecchi un piede”.

Detto questo, sfilò una scarpa e mise il piede sulla sedia.
“Perfetto” disse Ludovica. “Lorenzo, lecca il piede di tua moglie”.
Col massimo dell’imbarazzo ed un po’ arrossito, Lorenzo avvicinò il volto al piede nudo di sua moglie, quello che era stato per anni l’oggetto del suo desiderio. L’aroma che ne proveniva era poco marcato, sicuramente molto meno di quelli di Ludovica del venerdì precedente.
Lorenzo poggiò la lingua sul tallone del piede di Mary, per poi strisciarla lungo tutta la pianta, fino alle dita.
Il sapore era molto acre, sicuramente non il massimo della piacevolezza, ma evidentemente il contesto non era quello degli ottimali: sapeva che, in qualunque modo fosse finita la cosa, quella era l’ultima volta in cui aveva potuto leccare un piede di sua moglie, e trovarsi di fronte a Ludovica di certo non gli fu di aiuto.
“Ottimo” disse Ludovica, spazzando via ogni pensiero di Lorenzo. “Mary, puoi metterti la scarpa”.
La ragazza sorrise, rifletté per qualche istante e poi si decise a parlare.
“Ho notato un certo disgusto nell’espressione di Lorenzo” iniziò a spiegare, “e la cosa mi ha perfettamente stupito. Credevo che si lasciasse andare, invece c’è stato addirittura disgusto”.
Mary sembrava spaesata.
“Perché sembri così tanto stupita?” chiese.
“Perché il feticismo non può scomparire” disse Ludovica. “Bisogna solo imparare a conviverci. In una situazione normale, Lorenzo avrebbe gradito di molto leccarti i piedi. Invece ne è rimasto disgustato, Mary”.
Mary sembrò irritata per qualche motivo.
“Bene, non tiriamola per le lunghe” tagliò corto. “L’hai detto stesso tu a cosa porta tutto questo: disgusto. Ora scopriamo pure le carte”.
Ludovica fece un sorriso diabolico.
“Molto bene!” disse, con un tono sinistramente allegro. “Lorenzo, tua moglie mi ha chiesto di scoprire le carte. Io sono un avvocato, e noi siamo qui per iniziare a parlare della vostra separazione”.


Inversione ad U

“Quindi” disse Lorenzo, contando sulle dita, “mi rimangono solo altre due prove, ma ne ho fallite già tre, giusto?”.
“Esattamente” rispose Ludovica. “Quella dell’udito e quella del gusto”.
“Che ovviamente non farò, come mi avevi promesso, vero?” chiese Lorenzo.
“No, che invece farai lo stesso” si impose Ludovica.
“Sto iniziando a spazientirmi, Ludovica” disse Lorenzo, cambiando improvvisamente espressione e tono di voce. “In cosa consisterà questa prova dell’udito? Mi benderai gli occhi, poi batterai le mani e i piedi ed io devo capire quand’è che hai battuto i piedi? E per quella del gusto, che farai? Spalmerai la marmellata sotto i tuoi piedi, io dovrò leccare e capire che gusto è? Ti prego, Ludovica, non offendere la mia intelligenza, l’ho capito che sono solo cazzate!”.
Ludovica arrossì così tanto da sembrare un peperone rosso.
“Cazzate?!” disse, come se si fosse sentita ferita nell’orgoglio. “Eppure, pochi minuti fa, quando avevi affondato il naso sotto i miei piedi, non sembravi essere della stessa idea”.
“Ludovica, l’ho capito dal primo momento che tu in realtà non sei una psicologa, tanto vale ammetterlo!” esclamò Lorenzo. “Sei la figlia di un’amica di mia moglie, non hai uno studio, non si vede lo straccio di una laurea affissa alla parete, e a quanto pare non sai nemmeno come funziona una seduta con uno psicologo. Avrai sicuramente architettato questo teatrino con mia moglie, in modo che tu possa dirmi davanti a lei che devo dominare i miei impulsi altrimenti rischio di perderla, e che la colpa sarà stata solamente mia, e cazzate su cazzate ancora! Ammettilo che non sei una psicologa, così evitiamo di perdere tempo con finti test che non stanno né in cielo né in terra!”.

Ludovica continuava ad essere rossa in volto e tremava.
“Finti test” ripeté lei, mantenendo un tono insolitamente fermo. “E perché hai accettato di sostenerli, se avevi il sospetto che fossero finti?”.
“Per lo stesso motivo per cui ho accettato di incontrarti” disse Lorenzo. “Per far tacere mia moglie, e per farle smettere di nominare il divorzio”.
“Sì, e per mettere finalmente il naso sotto i piedi di una ragazza!” disse Ludovica.
“Ah, allora lo ammetti che era tutta una cosa fasulla e che non sei una psicologa?” chiese furbamente Lorenzo, cambiando discorso.
“Certo che non sono una psicologa” rispose Ludovica. “Infatti sono un avvocato”.
Lorenzo si sentì crollare il mondo addosso. All’inizio aveva creduto che il tutto fosse una recita per fargli capire quanto fosse sbagliato il desiderio per i piedi femminili, e quanto fosse importante domare gli impulsi per far sì che la cosa non creasse problemi per il matrimonio e per il benessere della vita di coppia.
Ma ora, venendo a conoscere la vera professione di Ludovica, Lorenzo cominciò ad avere il sospetto che fosse tutta una trappola architettata da sua moglie.
“Esatto” rispose lei, sorridendo. “Tua moglie è troppo intelligente, davvero. Ha architettato questo piano insieme a me per mollarti e per far ricadere la colpa su di te. Lasciarti perché sei un feticista che sa domare i propri impulsi è un conto. Lasciarti perché ti sei eccitato ai piedi di un’altra donna è tutt’altra storia”.
“Mia moglie vuole lasciarmi perché sono feticista?” chiese Lorenzo con sgomento. “Lei non vuole darmi i suoi piedi, ma io nemmeno insisto! Quindi, dov’è il problema?”.
Ludovica scoppiò a ridere.
“Ma quanto sei ingenuo! Secondo te è davvero quello il motivo? Non saresti mai capace di capire dove va a parare la mente di una donna. Sia per le cose geniali che per le cose stupide. E lei ha chiesto proprio a me di seguirla con la pratica del divorzio”.

Lorenzo mise le mani ai fianchi e fissò furibondo la ragazza.
“Siete due iene!” urlò. “Io me ne vado, è stato un piacere”.
“Tu rimani fermo qui!” disse Ludovica. “Visto che ora giochiamo a carte scoperte, possiamo dedicarci già da ora al test dell’udito. E non si tratta di sbattere le mani e i piedi, come avevi pensato tu. Qui si tratta di ascoltare per filo e per segno quello che ho da dirti. E sono certa che non mancheranno le umiliazioni psicologiche”.
“Ma che cazzo facciamo a fare questo test se ormai so che sei un’impostore?” chiese urlando Lorenzo, sputando saliva dappertutto.
“Dobbiamo continuare questa farsa fino alla fine” disse Ludovica. “Lorenzo, non sei nelle condizioni di andartene via così, non coi piani che tua moglie ha in serbo per te. Ti conviene rimanere, ascoltare ciò che ho da dirti e collaborare. Sono un avvocato, so quello che dico. Ti fidi di me?”.
“No!” urlò Lorenzo. “No che non mi fido!”.
“Peggio per te” disse Ludovica. “Però ormai mi devi ascoltare, altrimenti andrà tutto peggio di quanto tu possa immaginare”.


La vera prova del gusto

Ludovica fece un sorriso diabolico.
“Molto bene!” disse, con un tono sinistramente allegro. “Lorenzo, tua moglie mi ha chiesto di scoprire le carte. Io sono un avvocato, e noi siamo qui per iniziare a parlare della vostra separazione”.
“Ma c’è un piccolo cambiamento di programma: io seguirò Lorenzo”.
Mary assunse un’espressione scioccata.
“Che cosa stai dicendo?” urlò. “Cos’è, uno scherzo?”.
Ludovica rise, mentre Lorenzo fissava la scena con apprensione.
“E perché, quello che hai architettato fino ad ora cos’è? Non è uno scherzo, ed anche di cattivo gusto?”.
“Eravamo d’accordo perché tu mi liberassi da questo feticista!” urlò Mary.
“Torniamo un po’ indietro nel tempo” disse Ludovica. “Lorenzo, venerdì scorso ti ho detto che Mary è una donna intelligente. Ovviamente ero ironica, non lo è per nulla. Visto che si scopa un altro… ops, sarebbe dovuto rimanere un segreto, ma mi è sfuggito, mi dispiace… mi potrai perdonare, Mary? Ehm, dicevo, Lorenzo, visto che lei si scopa un altro e si voleva liberare di te, ha architettato questo sciocco piano, cercando di indurti ai miei piedi, in modo da farti stare, almeno secondo lei, nel torto più marcio e chiederti il divorzio ed ottenere chissà quali agevolazioni. Ma siccome voleva indurti in inganno, e soprattutto, lei ti tradisce, ho deciso di aiutare te a sbarazzarti di lei. È questa la vera prova del gusto, liberarsi di una iena del genere. E poi per lei il malato era il feticista!


La prova dell’udito

Il venerdì precedente.
Affannato e livido di rabbia, Lorenzo fissava Ludovica.
“E quindi voi due credete di avermi incastrato, non è così?” chiese.
“È una cosa che crede tua moglie” disse Ludovica. “Ora, Lorenzo, faremo la prova dell’udito. Quindi tu mi ascolterai per filo e per segno e non mi interromperai, hai capito?”.
I sentimenti di Lorenzo non erano per nulla cambiati, tuttavia annuì e si limitò a fissare Ludovica.
“Lorenzo, è molto doloroso ciò che ti sto per dire, ma devo farlo” esordì lei.
“Senti, risparmiati i sentimentalismi, per piacere!” disse Lorenzo.
“Ti ho detto che non mi devi interrompere, e non farlo, altrimenti qui faremo notte!” urlò la ragazza. “Dicevo: tua moglie ti tradisce”.
Lorenzo scattò in piedi e fissò la ragazza, tremante.
“Cosa?!” urlò.
“Siediti, Lorenzo” disse Ludovica. “Tua moglie ha un altro, ma ovviamente non vuole essere lei a lasciarti per un altro. Non vuole che si crei uno scandalo intorno a lei. E poi vuole le agevolazioni. Quindi ha ideato il teatrino della psicologa, in modo che lei, per testare le tue pulsioni, ti inducesse a cedere a qualche provocazione della presunta psicologa e quindi buttarsi ai suoi piedi. Per lei quindi sarebbe stato molto più semplice chiederti il divorzio perché ti eri lasciato andare coi piedi di un’altra donna, per giunta una ragazza più giovane di te. Ma tua moglie, scusami se te lo dico, è molto stupida. Non conosce nulla né di giurisprudenza né di psicologia. La cosa che vuole fare non sta né in cielo né in terra. Quando mi ha proposto la cosa ho accettato, anzi, ho fatto solo finta di accettare. Le sue proposte mi hanno letteralmente turbata, allora ho deciso che avrei aiutato te. Sempre che ti faccia piacere. Se vuoi, seguirò te durante le pratiche di separazione, e ti libererai di quella megera. Accetti il mio aiuto, Lorenzo? Io ti consiglio assolutamente di sì”.

Lorenzo era incredulo. Era davvero arrivata a tanto la sua Mary?
“Cosa intendi fare?” chiese Lorenzo.
“Tu dovrai collaborare” spiegò Ludovica. “Fingeremo che dovremo affrontare l’ultima prova, quella del gusto, con la sua collaborazione. Ti farò leccare un suo piede. Già abbiamo progettato tutto: secondo i nostri piani, dovrei dirle che tu sei ancora troppo preso dal feticismo, e quindi lei da lì inizierebbe ad inveirti contro, definendoti un malato senza speranze da cui si vuole separare, per poi scoprire le carte. Vedi quant’è stupida? Invece io le dirò che sei rimasto disgustato dal suo piede. Questo la spiazzerà: potrebbe benissimo esserne contenta e non volerti più chiedere la separazione. Ma il tuo feticismo è solo una scusa: lei ti vuole lasciare per un altro, ma vuole far ricadere la colpa su di te. Te lo chiedo ufficialmente. Accetti il mio aiuto, Lorenzo?”.

FINE

PS: questa storia è dedicata a tutte le persone che mi hanno detto: "Ti piacciono i piedi? Sei malato, fatti curare, fatti vedere da uno bravo" :)
 
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Zulway
view post Posted on 16/11/2017, 22:37     +1   +1   -1




Bella la falsa psicologa , una tipa tostaaa 😂😂
 
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view post Posted on 17/11/2017, 02:02     +2   +1   -1

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Beh che dire, sono felice di essere il protagonista. 😂
 
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piedilove
view post Posted on 17/11/2017, 08:30     +1   +1   -1




Bellissima storia un po’ irreale dal punto di vista giuridico visto che Ludovica per quello che ha fatto non potrebbe prendere le parti ne dell’uno ne dell’altro però magari è riuscita a riconciliarli
 
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view post Posted on 17/11/2017, 08:56     +1   +1   -1

Maestro di Piedi

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CITAZIONE (piedilove @ 17/11/2017, 08:30) 
Bellissima storia un po’ irreale dal punto di vista giuridico visto che Ludovica per quello che ha fatto non potrebbe prendere le parti ne dell’uno ne dell’altro però magari è riuscita a riconciliarli

È più che altro una storia assurda che non mira alla riconciliazione, ma è un attacco a tutte quelle persone che, pur essendo ignoranti, ti danno del malato perché hai gusti sessuali diversi, quando poi loro fanno anche di peggio.
È questo il messaggio che la storia intende trasmettere :)
Poi naturalmente non sono un esperto né di psicologia né di giurisprudenza, quindi ho scritto tutto secondo una mia fantasia.
Ma spero che il messaggio sia chiaro lo stesso 😂
 
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Maxslave2 la vendetta
view post Posted on 17/11/2017, 09:12     +1   +1   -1




Bel racconto. Scritto bene con sorpresa finale anche se irreale anche per me da un punto di vista legale ma non sono esperto. Quello che conta è che e' stata una piacevolissima lettura.
 
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view post Posted on 17/11/2017, 10:16     +1   +1   -1

Maestro di Piedi

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Mi fa piacere che, nonostante sia una situazione irreale, la lettura sia piaciuta a prescindere.
Grazie per i vostri pareri :)
 
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view post Posted on 17/11/2017, 11:57     +1   +1   -1
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È irreale ma porta con sè tante verità...a partire dall'incomunicabilità di coppia per quanto riguarda il sesso, vissuta in prima persona devo dire pure per colpa mia, e soprattutto i pregiudizi...non che Mary fosse tenuta a compiacerlo, anche se in una coppia sarebbe bello ci si venisse incontro capisco che certe cose possano proprio non piacere, ma i giudizi sono orrendi, specie se tra marito e moglie. Irreale magari da un punto di vista giuridico, è possibile, non me ne intendo, ma realizzino per il resto, ho sentito parecchi uomini in questo limbo a livello di matrimonio! Meglio parlarne prima di sposarsi...
 
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view post Posted on 17/11/2017, 12:09     +1   -1

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CITAZIONE (Lee91 @ 17/11/2017, 11:57) 
È irreale ma porta con sè tante verità...a partire dall'incomunicabilità di coppia per quanto riguarda il sesso, vissuta in prima persona devo dire pure per colpa mia, e soprattutto i pregiudizi...non che Mary fosse tenuta a compiacerlo, anche se in una coppia sarebbe bello ci si venisse incontro capisco che certe cose possano proprio non piacere, ma i giudizi sono orrendi, specie se tra marito e moglie. Irreale magari da un punto di vista giuridico, è possibile, non me ne intendo, ma realizzino per il resto, ho sentito parecchi uomini in questo limbo a livello di matrimonio! Meglio parlarne prima di sposarsi...

A parte la non comunicazione tra i coniugi, che è parte della causa della rottura e della praticamente assente complicità, qui si parla anche del bue che dà del cornuto all'asino.
La moglie fa tante storie per un semplice feticismo, ma i suoi scheletri nell'armadio sono ben peggiori.
Ne ho conosciute tante di persone così, pronte a prendere in giro o giudicare come malati chi ha gusti sessuali del genere, e poi loro magari nascondono cose ben peggiori.
Che poi il racconto da un vero e proprio punto di vista legale sia inverosimile, questo è anche vero.
Ma l'importante è che la lettura sia stata in sé gradevole e scorrevole e che questo messaggio sia stato trapelato :)
 
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22 replies since 15/11/2017, 19:11   11537 views
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