| Secondo episodio
Andrea intanto, continua a guidare per raggiungere il luogo dove incontreremo i nostri vecchi compagni di liceo ma ha ascoltato tutto. D’altronde, non ho segreti con lui come lui non ne ha per me “ Ancora problemi con il negozio?” mi chiede dopo qualche istante di silenzio “ Problemi infiniti, amico mio. Mio padre, che riposi in pace, mi ha lasciato in eredita’ un negozio di calzature con quattro scarpe ed un mare di debiti a causa del suo vizio del gioco” “ Questo lo so ma visto che da un po’ di tempo non ne parlavi piu’, speravo che fossi riuscito a risanare un po’ la situazione” “ Non te ne parlo perche’ mi sembra inutile affliggerti con i miei problemi visto che pure tu hai i tuoi ma mi sembra di lottare contro i mulini a vento. Sto sempre a pagare i debiti e questi diminuiscono di una sciocchezza a causa degli interessi” “ Ma scusa Fabrizio, perche’ non ti arrendi? Lascia stare tutto, chiudi il negozio e dichiari fallimento” Sorrido e non e’ un sorriso di gioia “ Perche’ i debiti mio padre non ce l’aveva solo con le ditte fornitrici ma anche con gente pericolosa. E a quelli non glie ne frega un cazzo che mio padre e’ morto. Quelli i soldi li vogliono da me. Mio padre giocava e scommetteva in posti dove non era lecito scommettere, mica alle sale giochi di adesso dove tutto e’ legale. E se anche dichiarassi fallimento, quelli i soldi continuerebbero a volerli. Almeno con il negozio posso rimuovermi. Pur con la crisi riesco a fare degli incassi accettabili ma non quanto basterebbe per cancellare quei maledetti debiti” “ Capisco” “ Gia’. Non e’ solo per il ricordo di mio padre che mi sono messo in mezzo a questo casino. Fosse dipeso da me, dopo la laurea avrei cercato un lavoro adatto a quel pezzo di carta che mi ero guadagnato ed invece prima lui si e’ ammalato e sono dovuto andare io a lavorare al negozio e poi…. Beh, lo sai come e’ andata a finire” “ Siamo sfortunati, amico mio” fa con filosofia Andrea “ E poi c’ho il problema di Sabrina” riprendo dopo alcuni secondi “ Io non la capisco proprio tua moglie. Era cosi’ carina da ragazza e guarda come si e’ andata a ridurre. Senti, se ti confesso una cosa, t’incazzi?” Lo guardo con tenerezza “ Mi vuoi confessare dopo vent’anni che tu avevi una cotta per lei?” Stavolta e’ lui a guardarmi in modo strano “ Lo sapevi?” “ Smettila di fissarmi e pensa a guidare. Ci voglio arrivare sano alla festa. Comunque si che lo sapevo. Lo sapevamo tutti” gli rispondo. In realta’, me lo disse un certo Carlo, un amico comune, ma non feci caso piu’ di tanto alla notizia . Non per scarsa amicizia ma perche’ pensavo che con Sabrina lui non avesse possibilita’ essendo cotta di me. Ed anche perche’ lui si stava buttando a corpo morto su Manuela. Pessima idea di entrambi “ E non mi hai mai detto niente?” mi domanda dopo qualche secondo “ Cosa mai avrei dovuto dirti? Con lei non ti eri mai dichiarato. Piuttosto, perché mi hai lasciato campo libero?” “ Perche’ eri il mio migliore amico e sembravi cosi’ preso. E poi non avevo possibilita’ visto che lei sembrava innamorata pazza di te. E poi anche perche’ avevo conosciuto Manuela. E comunque io certe cose agli amici non le faccio” Abbraccio Andrea “ Tu si che sei un vero amico” “ Piano con gli abbracci mentre guido se no andiamo a sbattere davvero” replica lui sorridendo “ Si, forse e’ meglio. Il fatto e’ che forse non eravamo veramente innamorati. A quell’eta’ i sentimenti si confondono. Io non avevo nemmeno diciannove anni, lei diciassette e non sapevamo cosa fosse l’amore. Ci piacevamo e ci volevamo bene ma l’amore e’ un’altra cosa. Il problema e’ che te ne accorgi soltanto dopo” “ Quanto sei filosofo stasera. Pero’ adesso basta con i pensieri tristi. Stasera ci si diverte” “ Magari trombando con la Mastrangeli o con la Tozzi” E non lo dico solo per battuta. Ho un grandissimo bisogno di fare l’amore, di abbracciare una femmina che mi faccia sentire maschio “ Magari. Sempre se nel frattempo non sono diventate dei cessi” “ Tutto puo’ succedere” Andrea annuisce, forse pensando proprio a mia moglie Sabrina “ Scommetto che con Maria Giulia non e’ successo ed e’ piu’ bella di vent’anni fa’” replico “ Su di lei non accetto scommesse. Era la perfezione fatta femmina” Annuisco a mia volta. Di gran lunga la piu’ bella e sensuale della classe. Un corpo strepitoso che lei amava mettere in mostra senza falsi pudori ed un viso perfetto incorniciato da lunghi capelli neri che spesso portava raccolti con una coda, due fari abbaglianti, per dirla come il vecchio Mal, al posto degli occhi, azzurri come un lago di montagna ed una bocca perfetta che lei non lesinava a rendere ancora piu’ appetibile dipingendola di rosso fragola. E poi quei movimenti quasi ipnotici che sembravano paralizzare l’attenzione di ogni ragazzo della scuola. Eh si, bella da togliere il fiato ma con un grosso, enorme, gigantesco difetto, almeno ai miei occhi.
Il mio amico Andrea approfitta di un semaforo rosso e si volta a guardarmi “ Ancora non mi hai risposto, Te la ricordi o no Maria Giulia?” mi chiede sorridendomi “ E chi e’ quel ragazzo della scuola che potrebbe dimenticarsela?” faccio “Bona come il pane” “ Si, bona senz’altro. Peccato che fosse pure pazza, antipatica, strafottente, voleva comandare su tutto e su tutti e soprattutto era maledettamente in gamba con le arti marziali. Quella se ti prende per vivo ti lascia per morto. Te lo ricordi come ridusse quei due?” E come posso dimenticarlo? Mi sembra che fosse il giorno seguente alla festa delle donne, forse il 9 o il 10 di marzo e che si trattasse di una specie di fidanzato che lei aveva mollato per mettersi con un tipo che aveva incontrato proprio durante la festa delle donne. Il suo ex moroso era venuto, spalleggiato dal fratello, per discutere con lei. Beh, diciamo pure per offenderla. Evidentemente, non la conosceva bene. Appena pronuncio’ la parola <puttana> infatti, Maria Giulia scateno’ un tale inferno che, a confronto, quello scatenato da < Il gladiatore> era un oasi di pace e tranquillita’. Maria Giulia divenne una belva e dimostro’ a tutta la scuola di che pasta fosse fatta e quali fossero le sue capacita’ con le arti marziali riempiendo di botte quei due senza che nessuno osasse intervenire. E non solo. Li costrinse poi ad inginocchiarsi ai suoi piedi, a farseli baciare e naturalmente a chiedere pieta’ tra l’ilarita’ idiota di tutti noi. Il problema fu che dopo pochi giorni tocco’ proprio al sottoscritto di dover saggiare le sue capacita’ e fu una tragedia. Per me, ovviamente. E altrettanto ovviamente, e’ questo il motivo per cui non me la potro’ mai dimenticare, oltre alla sua travolgente bellezza. Accadde proprio un paio di settimane dopo, durante la festa per il suo diciottesimo compleanno che organizzo’ nella sua abitazione. Oddio, parlare di abitazione e’ riduttivo. E si perche’ la Ferri era anche schifosamente abbiente, a riprova che la fortuna e’ tutt’altro che cieca e bussa sempre alle stesse porte. In effetti, si trattava di una bella villa situata nella zona nord di Roma con tanto di giardino e piscina che ospito’ tutti gli invitati per quella mega festa che fu la sua entrata nella maggiore eta’. Quasi un anno piu’ piccola di tutti noi. Almeno di eta’ perche’ per il resto ci sovrastava tutti nettamente. Eravamo ormai al termine della festa quando me ne stavo per andare. L’andai a salutare e a rinnovarle gli auguri quando mi chiese se potevo attendere che andassero via anche gli altri invitati in quanto doveva farmi vedere una cosa, senza capire cosa volesse realmente. Tanto per cominciare, era strano che mi desse confidenza in quanto, fino a quel momento, pur stando nella stessa classe da ben cinque anni, era pure troppo se ci salutavamo. Ad ogni modo, chiesi ad Andrea che era venuto alla festa con la mia macchina di rimediare un passaggio con qualcun altro e attesi che andassero via tutti con il cuore in gola. Maria Giulia mi metteva soggezione, sia con la sua stratosferica bellezza che col suo modo di fare autoritario e non riuscivo proprio a comprendere cosa volesse da me. Mi porto’ in una camera, chiuse la porta a chiave e, tra il mio sbigottimento piu’ totale, venne poi di fronte a me. Era bella, maledettamente bella, con il suo solito abbigliamento fatto apposta per stimolare le fantasie maschili e quando si avvicino’ per baciarmi non potevo rifiutare. Come avrei potuto? E fu un bacio meraviglioso. La sua bocca aveva un sapore particolare, intrigante. Tutto in lei era intrigante e sensuale. Ma poi quelle parole “ Voglio che tu diventi il mio ragazzo” Il suo ragazzo? In pochi secondi mi passarono in mente tutte le scene che la riguardavano tra cui il pestaggio di quei due, il modo in cui si comportava in classe con chiunque, ovvero con autorita’ , pensando di essere un essere superiore nei nostri confronti, sempre sprezzante ed ironica ed ovviamente senza che qualcuno avesse il coraggio di farglielo notare. Anche prima del pestaggio dei due ragazzi infatti, Maria Giulia ci aveva dato ampie dimostrazioni di essere in grado di stendere chiunque avesse osato andarle contro ed anche uno come me che non era mai passato da vigliacco, aveva un certo timore nel rapportarsi con lei. Per fortuna, fino a quel momento i nostri rapporti erano stati quasi inesistenti, malgrado, come detto, fossimo nella stessa classe ma con altri, sia ragazzi che ragazze, non si faceva problemi di ordinare e pretendere di essere obbedita. E malgrado questo suo atteggiamento, o forse proprio per questo, aveva un codazzo di ragazzi, sia maschi che femmine, pronti a fare qualunque cosa pur di far parte del suo gruppo ristretto di adoratori. A dir la verita’, sembrava quasi che fossero gli altri a cercare la sua dominazione piu’ che lei ad imporla, quasi come se riconoscessero in Maria Giulia una superiorita’ ed un carisma tali da potersi permettere qualsiasi comportamento, ma rimaneva il fatto che quelli li trattava veramente come schiavetti sempre pronti ai suoi ordini. Gli altri, coloro che non facevano la fila per essere nelle sue grazie, per lei non esistevano. Io ero appunto tra gli altri e tantissimo fu il mio stupore nel sentire quella frase. Dopo quel bacio, che era comunque gia’ molto strano, credevo che volesse semplicemente scopare, che volesse togliersi uno sfizio, visto che ero comunque considerato un ragazzo carino e simpatico e ad una bellissima ragazza come Maria Giulia non si dice di no. Per qualunque maschio, sarebbe stata la chicca della propria vita, il gradino piu’ alto di ogni desiderio maschile, una di quelle cose che racconti in eterno agli amici ed il cui ricordo ti accompagnera’ per tutta la vita. Ma diventare il suo ragazzo no. Come avrei potuto essere il ragazzo di una tipa che voleva comandare sempre lei, che voleva decidere tutto lei e che soprattutto aveva i mezzi fisici per farsi obbedire. Solo il tono con cui mi aveva fatto quella richiesta diceva tutto. Che poi, chiamarla richiesta era un eufemismo visto che aveva dato l’impressione di essere un vero e proprio ordine. E se un giorno si fosse arrabbiata? Avrei dovuto tremare di lei ed inginocchiarmi ai suoi piedi per chiederle perdono, cosi’ come erano stati costretti quei due, altrimenti mi avrebbe picchiato? No, la mia ragazza avrebbe dovuto essere dolce, remissiva ed innamorata. Una come Sabrina che mi faceva il filo ormai da un bel po’. Certo, paragonarla a Maria Giulia era improponibile. Qualunque ragazza non poteva essere paragonata a lei. Ma non si vive mica di sola bellezza. E quindi, dopo quel bacio e dopo quella dichiarazione, rimasi sconcertato “ Vuoi che io sia il tuo ragazzo?” ripetei quasi come un ebete “ Esatto. Senti io…..” “ No Maria Giulia, ascolta tu” la interruppi . E gia’ il semplice fatto di interromperla poteva essere considerato un atto di coraggio. Cercai comunque un tono accondiscendente che non la facesse arrabbiare“Tu sei bellissima, la piu’ bella ragazza che io conosca ma io non sono in grado di essere il tuo ragazzo” “ Cosa significa? E allora perche’ hai accettato il mio bacio?” Avevo poco piu’ di diciotto anni e pur se ero abbastanza sveglio con le ragazze avevo ancora qualche ingenuita’ e le dissi cosa pensavo. Grosso errore. Dal coraggio dimostrato stavo scivolando verso la totale incoscienza “ Perche’ pensavo che volessi scopare. Fare sesso insomma. Se vuoi, io ci sto. Ma diventare proprio il tuo ragazzo non fa per me. Tu sei abituata a comandare su tutti, incuti timore con la tue abilita’ e…. Insomma, hai capito, no? Non fa per me tremare di fronte ad una ragazza. Anche se e’ bella come te” Fece un respiro profondo e poi si giro’ per uscire “ Sei una merda Fabrizio. Non hai capito un cazzo. E ringrazia Dio che non ti riduca a pezzi” Io la raggiunsi, le afferrai il braccio e la guardai negli occhi “ Sinceramente non capisco. Pensavo che fossi abituata ad avere ragazzi piu’ grandi. Pero’ se volevi che io diventassi il tuo ragazzo, significa che ti piaccio. E siccome anche tu mi piaci tantissimo, non ci sarebbe niente di male se io e te….. Insomma, se facessimo sesso senza doverci mettere insieme per forza” Ecco, quello fu l’errore ancora piu’ grande. Si volto’ verso di me e mi guardo’ quasi con odio. Sicuramente con rabbia. Tanta rabbia. E far arrabbiare una con le doti di Maria Giulia non era proprio da ragazzi sani di mente “ Con chi cazzo ti pensi di stare a parlare? Con una puttana per caso? Toglimi quella mano. Non mi toccare” Ed invece rimasi ancorato al suo braccio. Terzo e definitivo errore che la fece mettere in azione. Lei si giro’ su se stessa e mi catapulto’ sopra di lei, con una elegante mossa di judo. Atterrai dolorosamente rialzandomi pero’ ancora completamente integro ma invece di maledirmi per la mia stupidita’ e chiederle scusa mi usci’ dalla bocca un . Non lo avevo pensato ma fu spontaneo. Spontaneo e idiota. Lo sapevo che era pericolosa eppure avevo reagito come se fosse una ragazza normale. E lei tutto era tranne che normale. Ma ormai la frittata era fatta e Maria Giulia si era incazzata e avanzava verso di me. In un lampo, mi vennero in mente le scene del pestaggio dei due fratelli, di tantissime altre volte in cui si dilettava a dimostrare che lei era la piu’ forte, la piu’ brava e capii il guaio in cui mi ero cacciato. Provai a fuggire ma andai a cozzare contro la sua gamba tesa che mi colpi’ proprio allo stomaco e che mi fece piegare in due. Appena una manciata di secondi e mi aveva gia’ neutralizzato. Ero in suo potere. Un altro calcio dato con estrema maestria stavolta al volto e caddi come una pera cotta ai suoi piedi. Lei si chino’ e mi afferro’ per i capelli e chiuse l’altra mano a mo’ di pugno. In quel momento, forse per la prima ed unica volta nella mia vita, ebbi paura per la mia vita. Si, ebbi piu’ terrore in quell’istante che quando, anni dopo, i creditori di mio padre vennero a cercarmi per dirmi che i debiti che lui, allora ancora vivo ma ricoverato all’ospedale, aveva nei loro confronti, li avrei dovuti estinguere io. Maria Giulia pero’ non fece altro. Mi lascio’ e si avvio’ verso la porta “ Non meriti nemmeno di baciare i miei piedi, coglione” Rimasi li’ per un po’, dopodiche’ cercai un bagno per lavarmi e cercare di nascondere l’occhio nero e la ferita al labbro che mi aveva causato. Inutilmente. Per fortuna, riuscii a sgattaiolare fuori dalla villa e ad andarmene senza incontrare nessuno degli altri invitati che erano ormai andati tutti via. Rimasi tutta la notte agitato, pensando che Maria Giulia mi avrebbe fatto pagare anche in seguito per quello che era accaduto ma mi sbagliai. Lei continuo’ a non rivolgermi la parola come aveva fatto fino ad allora ed io feci altrettanto. L’occhio nero e la ferita al labbro che io addussi ad un urto notturno contro una porta, scomparvero dopo qualche giorno, la ferita al mio animo e la paura che io ebbi nei suoi confronti, durarono un bel po’ di piu’, almeno fino al termine della maturita’, quando Maria Giulia usci’ definitivamente dalla mia vita dopo cinque anni di liceo vissuti a stretto contatto. Ecco a cosa alludevo quando parlavo di quel suo grosso, enorme, maestoso e gigantesco difetto.
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