Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

Sonia mi schiaccia come un verme

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Delicato.Autore
view post Posted on 24/7/2016, 22:55     +5   +1   -1




“Dovresti vergognarti, Luca!” disse Sonia. E infatti mi vergognavo come un ladro
“Ma cerca di capire…”
“Cosa c’è da capire? Ti sembra il modo di comportarti con mia sorella? Non hai nessun rispetto per lei! Entri in camera sua di nascosto e le annusi gli stivali!”
arrossii violentemente, sperando con tutto il cuore che nessuno nel palazzo avesse sentito quello che Sonia aveva appena detto
“Dovrei andare a dirle tutto!” esclamò
a quelle parole iniziai a sudare freddo.
“No!” la pregai “Per favore, Sonia… no…”
“Come no?” replicò lei furente “Il fidanzato di mia sorella le annusa le scarpe di nascosto e non dovrei dirle niente?”
Cominciai a piagnucolare, cosa che non la impietosì minimamente.
“È più forte di me…” dissi “Quell’odore mi fa impazzire…”
“Senti,” tagliò corto Sonia “se ti vedo fare una cosa del genere un’altra volta vado da Beatrice e glielo dico, hai capito?”
non risposi nemmeno. Mi limitai a guardarla terrorizzato, sapendo che sarebbe stata capacissima di mantenere la promessa.

Ma, come ho detto, era più forte di me.
Qualche giorno dopo mi ritrovai di nuovo a casa della mia ragazza, e a un certo punto lei mi disse che sarebbe uscita per qualche minuto per fare la spesa. I suoi non erano in casa, e neanche Sonia. Mi fiondai immediatamente in camera sua e… sì! Aveva lasciato lì gli stivali!
Mi buttai a terra così in fretta che mi feci male alle ginocchia, ma non ci feci caso. Infilai il naso in quegli stupendi stivali in pelle e iniziai a inspirare con tutta la forza che avevo.
Era bellissimo. Avrei tanto voluto che non finisse mai… chiusi gli occhi e immaginai di avere in faccia il piede di Beatrice. Lo avevo guardato di nascosto tante volte. Era un pochino sgraziato, con le caviglie non molto sottili, ma lo adoravo. Avrei dato qualsiasi cosa per annusarlo, magari dopo che era stato dentro quegli stivali.
Riaprii gli occhi.
Sonia era davanti a me, e sembrava molto molto arrabbiata.
Trasalii e lasciai cadere lo stivale che avevo in mano. Sonia indossava solo un accappatoio e un paio di infradito. Non era uscita affatto! Non l’avevo vista perché quando ero arrivato si stava facendo la doccia!
“Sonia, io…” provai a dire. Lei mi bloccò furente
“Tu cosa? Non ti avevo detto di piantarla con queste cose?”
“S… sì… mi spiace ma…”
“Ma cosa?” mi incalzò lei
“Per favore, non dirle niente.” la pregai giungendo le mani “Giuro che è l’ultima volta. Per favore…”
“E invece penso proprio che glielo dirò, brutto schifoso!” tuonò lei “Ti avevo avvertito!”.
Proprio in quel momento sentii la porta che si apriva. Era sicuramente Beatrice che rientrava.
Dunque era la fine. Sonia le avrebbe detto tutto e ci saremmo lasciati. Dopodiché, molto probabilmente, avrebbe rivelato la mia natura di feticista a tutti quelli che conoscevamo.
Sentii i suoi passi che si avvicinavano. In preda al terrore, presi una decisione irrazionale: mi nascosi sotto la scrivania.
Non sarebbe servito a nulla. Sonia le avrebbe detto tutto.
“Che ci fai qui?” sentii dire a una voce che apparteneva alla mia fidanzata
attesi con terrore la risposta di Sonia, che mi avrebbe condannato a morte.
Con mia grande sorpresa rispose:
“Avevo sentito un rumore.”
“Capito.” rispose distrattamente Beatrice “Ma Luca dov’è? È arrivato poco fa ma non lo vedo.”
Sonia si avvicinò a me. Temetti che volesse rivelare il mio nascondiglio, invece si sedette alla scrivania.
“Non lo so.” disse
poi fece una mossa inaspettata: si sfilò l’infradito e mise un piede nudo in mezzo alle mie gambe. Cominciò a spingere fino a farmi vedere le stelle. Ecco qual era il suo piano! Voleva che rivelassi io stesso la mia presenza a Beatrice urlando di dolore!
Dovevo resistere. Guardai il sorrisetto malizioso di Sonia.
“Piuttosto, tu stasera hai da fare?” chiese a sua sorella
“Perché?”
“Pensavo di andare al cinema… potreste venire anche tu e Luca…”
strinsi i denti. La stronza stava solo cercando di prendere tempo. Le palle mi stavano scoppiando ma dovevo resistere… resistere...
“Non lo so. Vediamo che vuole fare lui.” rispose Beatrice.
Sonia continuò a cercare pretesti per farla restare lì. Iniziavo anche a temere che si avvicinasse e mi vedesse in quella posizione sconveniente.
Non potei fare a meno di notare, nonostante il dolore, quanto era bello il piede che mi stava schiacciando le palle… piccolo e proporzionato come piace a me…
Le dita erano proprio sui miei testicoli, tanto che a un certo punto le bastò incurvarle per strizzarmeli come due acini d’uva. In quel momento temetti di non farcela ma con uno sforzo sovrumano riuscii a trattenermi.
Ogni tanto la mia aguzzina mi lanciava un’occhiata sadica a cui io rispondevo con uno sguardo che significava “Ti prego, lascia stare le mie palle, non ce la faccio più!”. Ovviamente vedermi soffrire in quel modo le faceva solo capire che ero sul punto di cedere e che bisognava insistere.
“Senti, io devo andare. Se vedi Luca dille di chiamarmi.” disse Beatrice alla fine.
Per fortuna andava di fretta. Ringraziai il cielo.
Quando sentii la porta di casa che si chiudeva, liberai finalmente l’urlo che avevo trattenuto fino a quel momento. Sonia tolse il piede dalle mie palle e mi guardò sprezzante.
“Ma che bravo…” commentò ironicamente “Non pensavo fossi così resistente.”
io mi accasciai a terra tenendo le mani sulle palle.
“Ti prego…” dissi quando finalmente riuscii a spiccicare di nuovo parola “non… dirglielo…”
Sonia si era alzata e stava già lasciando la stanza.
“Sonia…? Vero che non glielo dici? Sonia, ti prego!”.
Non mi rispose, non si girò nemmeno a guardarmi. Uscì dalla camera di Beatrice e scomparve alla mia vista.
 
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view post Posted on 25/7/2016, 07:30     +1   -1
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Grande Delicato, i tuoi racconti sono sempre il top! Spero che questo sia solo l'inizio :D
 
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view post Posted on 25/7/2016, 11:56     +1   -1
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Come sempre grandissimo Delicato!!

Attendo che continui ;)
 
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view post Posted on 27/7/2016, 21:55     +1   -1

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ma questo è un teaser xD
 
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Delicato.Autore
view post Posted on 27/7/2016, 23:24     +2   +1   -1




Quando ho pubblicato questo racconto non pensavo che avrei scritto un seguito. Ma dal momento che avete apprezzato...

PARTE 2

Quella sera andammo al cinema. Io, Beatrice e Sonia, ma prima di andare passammo a prendere una sua amica.
Beatrice scese dalla macchina per andare a chiamarla e mi ritrovai da solo con Sonia.
Subito nell’abitacolo calò un silenzio imbarazzante. Fui io a romperlo quando dissi, con la bocca impastata:
“A proposito, Sonia, non ti ho più ringraziato per non aver… detto quella cosa a Beatrice.”
“Certo che devi ringraziarmi.” mi rispose lei. Al contrario della mia, la sua voce era limpida e squillante, sicura di sé “Ma non certo così. Devi dire…”
inghiottii un litro di saliva. Guardai verso Beatrice, che stava ancora aspettando la sua amica davanti al portone di casa sua.
“Ma Sonia,” dissi sudando freddo “Beatrice è qui a due passi. Ho i finestrini abbassati. Mi sent…”
lei mi interruppe con un’unica parola, pesante come un macigno:
“Subito.”
non avevo scelta. Cercando di tenere un volume di voce più basso possibile dissi:
“Sono un pervertito schifoso e devo ringraziare la signorina Sonia Vasile se ho ancora una ragazza.”
la stronza fu soddisfatta. Per qualche secondo restammo in silenzio. Forse la mia punizione per essere stato così imbecille da farmi sorprendere mentre annusavo gli stivali di Beatrice era finalmente finita
“Ah!” esclamò Sonia facendomi sobbalzare “Dimenticavo! Stasera ognuno paga il suo, vero?”
stava parlando della serata. Mi tranquillizzai.
“Sì, Sonia. Abbiamo sempre fatto così.” le risposi
“Il mio biglietto lo paghi tu. Dammi i soldi.” ordinò tenendomi la mano.
No, decisamente la mia punizione non era finita.
Rassegnato, tirai fuori il portafoglio e misi una banconota da venti euro nella sua mano. Lei non si mosse.
“Ancora? Ma Sonia, sono venti euro!”
“Muoviti o dico tutto a Beatrice.” rispose lei
Voi che avreste fatto? Tirai fuori un’altra banconota, questa da cinquanta euro, e gliela misi in mano
“Ora basta, dai, altrimenti non avrò soldi per pagare il mio biglietto.” dissi. Non credevo alle mie stesse parole: stavo usando un tono di scusa mentre le davo un quarto del mio stipendio!
Sonia fu comprensiva. Si mise in tasca i soldi che le avevo dato e da quel momento in poi non disse più nulla.

“Luca!” esclamò Michelle, l’amica di Beatrice “Che hai fatto al braccio?”
“Sono caduto.” mi giustificai io
“E come hai fatto a ridurti in quel modo cadendo? Hai un livido lungo almeno mezzo metro!”
riuscii ad evadere la sua domanda, per fortuna. Mentre le riaccompagnavo a casa non affrontammo più l’argomento.
Non ero caduto, in effetti.
Il fatto è che Sonia, quando va al cinema, ha l’abitudine di togliersi le scarpe. Erano le stesse infradito che aveva addosso quando era uscita dalla doccia quel pomeriggio.
E purtroppo per me quelle infradito avevano una particolarità: avevano impressa l’impronta del piedino di Sonia.
Un piedino perfetto, forse il più bello che avessi mai visto. Molto ma molto più bello di quello di Beatrice! Ed era lì: perfettamente impresso, come una fotografia, sul plantare di quelle infradito.
Persi completamente la testa. Arrivai persino a pensare che forse potevo toccarle in qualche modo. Magari chinandomi per cercare qualcosa, mi sarebbe bastato persino poterle sfiorare con la punta del dito. Ma che diavolo stavo pensando? Quelle erano le ultime ciabatte al mondo su cui avrei dovuto fantasticare!
Andai in bagno per buttarmi un po’ di acqua gelata sulla faccia e togliermi dalla mente quell’idea malata.
Ad un tratto sentii la porta che si apriva alle mie spalle.
“Occupato.” dissi. Ma quando mi voltai mi trovai davanti Sonia.
“Che c’è?” domandai.
Era arrabbiatissima.
“Pensi che non me ne sia accorta?” disse
“Di che cosa?”
“Non fare l’idiota! gridò lei furente “Ho visto come guardavi le mie scarpe! Pensavo di avertelo fatto passare quel vizio dopo quello che è successo oggi!”
divenni bianco come un lenzuolo. Idiota! Quanto ero stato idiota! È già abbastanza pericoloso mettersi a fissare le scarpe di una qualsiasi ragazza, di questi tempi, dovevo fissare proprio le sue?
“Sonia, non so di cosa tu stia parlando.” provai a mentire.
Non la convinsi. Mi arrivò un ceffone che mi fece girare la testa da un lato
“E non vuoi neanche ammetterlo!” gridò Sonia prendendomi a pugni sul petto “Stronzo! Stronzo! Stronzo! Lurido pervertito!”
dopodiché prese un cestino dell’immondizia, fortunatamente vuoto, che trovò lì vicino, e cominciò a picchiarmi con quello.
“Ahi! Mi fai male!” gridai, tentando invano di difendermi col braccio
“Sei uno schifoso! Una merda! Un verme! Non meriti nemmeno di esistere!”
mi accucciai a terra piagnucolando. Lei mi guardò con disprezzo
“Quanto mi fai schifo… fai più schifo tu dei cessi che sono in questo bagno!” disse.
Poi si tolse le scarpe e, con mia grande sorpresa, cominciò a lavarle nel lavandino in cui mi stavo lavando la faccia fino a poco prima.
“Che schifo! Magari mentre mi sono distratta le hai toccate… magari ci hai infilato il naso dentro. Blea! Magari ci hai messo dentro anche il tuo coso!” disse strofinando bene le sue infradito e riempiendole di sapone. Provai a farla ragionare:
“Ma Sonia, come facevo a metterci dentro…?”
“STA ZITTO!” urlò lei. Mi tirò una di quelle scarpe, bagnandomi tutto “Tu non ti devi permettere di parlare in mia presenza, è chiaro? Sei solo una merda schifosa!”.
Abbassai la testa e rimasi in silenzio, mentre Sonia finiva di lavare e poi di asciugare le sue ciabatte. Non so se mi faceva più paura il fatto che potesse sputtanarmi con sua sorella o il suo modo di fare.
 
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view post Posted on 28/7/2016, 12:26     +1   -1

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troppa modestia ...sai che quello che scrivi ci piace ! :)
 
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view post Posted on 30/7/2016, 14:49     +1   +1   -1




PARTE 3

“Tanti auguri a te! Tanti auguri a te!” cantavano le persone intorno a me.
Sì, era il mio compleanno. Lo stavamo festeggiando a casa di Beatrice.
Erano passati mesi da quando Sonia mi aveva picchiato nel bagno di un cinema. Per tutto quel tempo ero riuscito a evitare che Beatrice sapesse cosa facevo con le sue scarpe.
“C’è un ultimo regalo!” disse una voce dall’altro lato della stanza “C’è scritto ‘Sonia’ sulla busta.”
“Oh, Sonia! Non dovevi!” dissi io cercandola con lo sguardo, mentre mi porgevano un pacchetto largo e sottile. Poteva essere un libro ma era troppo grosso. Forse un vinile?
Lo aprii per scoprirlo, e appena vidi cos’era ci misi una mano sopra per nasconderlo.
“Cos’è?” mi chiese Beatrice, che stava seduta davanti a me “Perché lo nascondi?”
“È… è una cosa nostra!” risposi imbarazzato
“Un segreto?” commentò una ragazza.
Era Michelle. Mi accorsi che stava allungando il collo sopra la mia spalla e mi affrettai a infilarmi in tasca quell’affare.
Per fortuna che la giacca che indossavo aveva le tasche profonde, o non ci sarei mai riuscito. Già così era difficilissimo, tutta la carta da regalo sporgeva dalla tasca.
“Ora scusate ma devo andare in bagno.” dissi con fare sbrigativo “È da quando abbiamo cominciato coi regali che la sto tenendo!”
“Aspetta!” mi disse qualcuno mentre mi allontanavo “Vogliamo vedere il regalo di Sonia!”.
Lo ignorai e per fortuna lui non insistette.

Mi fiondai in bagno e come previsto trovai Sonia ad aspettarmi.
Aveva le braccia incrociate e l’espressione, a differenza della mia, calmissima.
“Sonia!” esclamai indignato “Quando finirà questa storia?”
“Quando mi stancherò e dirò tutto a mia sorella.” disse lei semplicemente.
Quella risposta mi trapassò il cuore come una lama di ghiaccio. Purtroppo era vero.
“Sono mesi che mi tormenti! Ora per poco non hai fatto vedere queste a tutti i miei amici!”
le mostrai le foto che avevo trovato nel suo “regalo”. Il soggetto era sempre lo stesso: io in ginocchio sul pavimento, con il naso dentro gli stivali di Beatrice.
“Non ti piacciono?” mi chiese Sonia “Te le ho fatte un mesetto fa. Le conservavo apposta per oggi.”
Sfogliai quelle foto. Ogni tanto ripetevo con aria lamentosa:
“Perché? Perché?”
“E tu perché continui a annusare le scarpe a mia sorella? Te l’ho detto di piantarla!” mi disse lei con aria inquisitoria.
Non sapevo cosa rispondere. Era vero. Nella mia condizione era da imbecilli continuare a annusare gli stivali della mia ragazza di nascosto. Ma non potevo farci niente.
“Ti prego, smettila di tormentarmi.” la implorai sostenendo a fatica il suo sguardo glaciale
“Perché? Tu per me conti meno della merda che c’è in quel water.” mi rispose lei “Cosa me ne frega se soffri?”
chinai la testa. Mi sarei voluto gettare ai suoi piedi in lacrime, chiedendole di avere pietà di me. Sapevo che non sarebbe servito a niente, però. Forse l’avrebbe solo fatta arrabbiare.
“Sai,” disse in tono malizioso “non puoi restare chiuso qui per sempre. E quando uscirai tutti vorranno vedere cos’hai in tasca. Cosa pensi di fare?”
Non ci avevo ancora pensato ma purtroppo aveva ragione. Cosa potevo fare? L’unica era distruggere quelle foto.
Sonia mi lesse nel pensiero, evidentemente, perché mi disse:
“Non pensare di buttarle nel water. Lo intaserebbero.”
rimasi a guardare il suo “regalo” per qualche secondo prima di capire che non avevo altra scelta
“Le devo mangiare.” dissi parlando più a me che a lei
“Lo so.” mi rispose Sonia “Per questo le ho fatte stampare sul cartoncino spesso.”
mi guardò con aria sadica. Purtroppo la mia unica scelta era fare quello che diceva lei.
Mi misi in bocca la prima foto e cominciai a succhiare per ammorbidirla. Nel frattempo contai le altre e scoprii che ce n’erano almeno una decina.
Mentre compivo questa operazione Sonia non mi staccava gli occhi di dosso, aveva l’aria di divertirsi un mondo.
Cercavo di non ricambiare il suo sguardo ma era impossibile: era come una calamita.
Finalmente riuscii a inghiottire tutta la prima foto.
“Ce ne sono altre undici.” mi ricordò Sonia “Non vorrai mica che le vedano?”
non so da cosa dipendesse il saporaccio che sentivo in bocca, se dall’inchiostro o dal cartoncino, ma era orribile. Mi sarei almeno voluto aiutare con l’acqua ma tra me e il lavandino c’era Sonia. Se ci fosse stata una tigre siberiana avrei avuto meno paura.
“Un momento…” dissi ad un tratto “Hai detto che le hai fatte stampare? Quindi il fotografo le ha viste?”
Sonia mi sorrise maliziosamente.
“Può darsi…” rispose.
Tremando a quella prospettiva, mi misi in bocca una foto in cui baciavo la punta dello stivale di Beatrice e ripresi a succhiarla davanti allo sguardo divertito di Sonia.
 
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view post Posted on 30/7/2016, 20:14     +1   -1

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sempre accattivante
 
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Delicato.Autore
view post Posted on 15/8/2016, 14:34     +1   -1




PARTE 4

“Per un pervertito schifoso come te sarà un gioco da ragazzi.” aveva detto Sonia affidandomi quel compito.
Dal modo in cui mi guardava avevo capito che o facevo quello che mi diceva o potevo scordarmi di avere una ragazza e così le obbedii.
E poi, dopotutto, si trattava solo di pulire la sua stanza. Avevo fatto molto di peggio nella vita.
“Girati.” mi ordinò
“Perché?” chiesi istintivamente. Mi beccai un ceffone in pieno volto e capii che era meglio non fare altre domande.
“Mani dietro la schiena.” ordinò Sonia. Dopodiché sentii qualcosa che me le bloccava. Probabilmente del nastro adesivo.
“Ma che fai? Così non potrò usare la scopa e lo straccio!” protestai
“E infatti non devi usarli.” spiegò lei con la sua solita flemma.
Mi voltò verso di lei e disse:
“Apri la bocca.”
vidi che aveva in mano un pennello da imbianchino. Capii subito dove voleva andare a parare.
“No, Sonia! Questo è troppo!” esclamai.
Come se neanche mi avesse sentito, Sonia mi infilò in bocca il manico di quel pennello.
Quindi uscii, lasciandomi in quella posizione ridicola. Ritornò poco dopo portando con sé uno spazzolino da denti e un bicchiere pieno d’acqua.
“Ovviamente dopo aver spazzato dovrai passare lo straccio.” mi disse.
A quel punto mi accorsi che lo spazzolino che aveva in mano era il mio e che il bicchiere era pieno d’acqua e sapone.
Presi a scuotere la testa mugugnando. Non potevo fare quello che mi chiedeva! Era troppo!
“Fai come ti pare.” disse Sonia “Ma se il pavimento non è così pulito da potercisi specchiare al mio ritorno, considerati single.”
mi diede un paio di schiaffetti sulla guancia prima di lasciare la stanza.
Sentii la porta di casa che si chiudeva e capii che, come al solito, non avevo scelta.

Non era per niente facile. Dopo soli cinque minuti mi faceva già male la schiena. Perché… perché mi ero fatto incastrare in quel modo? Quando ebbi spazzato tutto il pavimento, sputai il pennello da imbianchino in un angolo della stanza e presi in bocca il mio spazzolino da denti.
Perché mi piacevano i piedi di Beatrice, ecco perché. Mi piacevano così tanto da rischiare un ricatto come quello pur di annusarlo. E mi piacevano anche quelli di Sonia, per quanta fatica mi costasse ammetterlo. Anzi… mi piacevano più di quelli della sorella! Che razza di coglione…! Lei mi torturava da mesi, tutte le volte che mi vedeva, e io sognavo di stare ai suoi piedi, leccandoglieli come un cane.
All’improvviso suonò il campanello. Lì per lì ebbi un tuffo al cuore ma a pensarci bene non avevo nulla di cui preoccuparmi, tanto la porta era chiusa e io non sarei certo andato ad aprire. Non sarebbe entrato nessuno.
“Luca! Ma che stai facendo?” sentii dire a una voce poco dopo.
Nessuno a cui Beatrice non avesse fatto una copia delle chiavi l’estate precedente, come per esempio Michelle…
Mi voltai. Era in piedi davanti a me e mi aveva visto mentre pulivo il pavimento col mio spazzolino da denti. Non c’era più niente da fare.
“Che stai facendo?” mi chiese di nuovo, stavolta ridendo.
Si avvicinò a me e mi sfilò lo spazzolino dalla bocca perché potessi rispondere.
“È stata Sonia.” dissi istintivamente.
“Sonia?!?” ripeté lei incredula “E perché?”.
Abbassai la testa, troppo imbarazzato per risponderle.
Lei mi ricacciò in bocca lo spazzolino e, così in fretta che quasi non me ne resi conto, mi scattò una foto col cellulare.
“Allora? Me lo dici o devo far vedere questa foto a tutti?”.
Sudavo freddo. Aveva detto davvero quello che avevo sentito?
“Sbrigati perché se ci penso ancora un po’ mi accorgo che qualunque cosa tu possa raccontarmi non sarà divertente quanto raccontare in giro quello che ho visto.
Ci pensai per un secondo che mi sembrò eterno: quanto si capiva di quello che stavo facendo da quella foto? Ero in ginocchio, con le braccia bloccate dal nastro adesivo e uno spazzolino in bocca, poteva essere qualunque cosa.
Se Michelle avesse raccontato a tutti di che si trattava, però, sarebbe stata dura inventare una spiegazione più convincente della sua.
Sputai lo spazzolino, e poi il rospo.
“Sonia mi sta ricattando.” dissi “Mi ha sorpreso a…”.
Non ce la facevo… non potevo confessarle cos’era successo…
“A fare cosa?” chiese Michelle. Mi sembrava quasi di vedere le sue orecchie che si allargavano per accogliere meglio la mia confessione. Non stava più nella pelle.
“A annusare le scarpe di Beatrice.” dissi finalmente. Lo sguardo fisso sul pavimento per non incontrare quello di Michelle.
La ragazza scoppiò a ridere.
“Che cosa? Stai scherzando?” disse sforzandosi di non cadere per terra per le troppe risate.
“No.” risposi io avvilito come non mai “È così”.
Michelle si piegò di fronte a me e mi mise un dito sotto il mento, costringendomi a guardarla.
“Ridillo.” ordinò.
“Stavo annusando le scarpe di Beatrice.” dissi.
Michelle ricominciò a ridere.
“Ti piacciono i suoi piedi?” mi chiese.
“Mi piacciono in generale… quelli delle ragazze.” precisai.
“Anche i miei? Annusali.” disse Michelle mostrandomi i suoi piedi attraverso i sandali che indossava.
In realtà non mi piacevano molto. Michelle portava almeno un 40 di scarpe. Capii che se non volevo giocarmi la reputazione, però, mi conveniva collaborare.
Michelle alzò le dita del piede destro. Io mi piegai e infilai il naso tra le sue dita e il plantare della scarpa. Inspirai quell’odore che avevo tante volte desiderato… ma mai avrei pensato di annusare in una situazione come quella.
“Bellissimo!” esclamò Michelle “Davvero bellissimo!”.
“Ti prego, Michelle, non dire in giro questa storia!” la implorai.
“Certo che no!” mi disse lei con un tono rassicurante che di rassicurante non aveva niente “È troppo divertente! A proposito… non hai un lavoro da finire tu?”.
Senza darmi il tempo di rispondere mi ricacciò lo spazzolino in bocca e poi, indicando il pavimento, ordinò:
“Pulisci, schiavo!”.
Obbedii con un groppo alla gola. Avevo tanto sperato che nessuno mi vedesse mentre svolgevo quel lavoro, invece mi ritrovai a svolgerlo con una spettatrice che non la piantò neanche per un secondo di commentare quello che vedeva. Fece anche un sacco di fotografie, e io non potevo oppormi.
Quando finalmente finii, Michelle mi disse:
“È stato uno spasso! Devi venire a farlo anche a casa mia!”.
La guardai con un’espressione supplichevole dipinta sul volto. Lei aggiunse:
“Altrimenti lo sai cosa succede, no?”.
“Oh, no… anche lei…” pensai. Michelle riprese a tormentarmi.
“A proposito” mi chiese “quello è il tuo spazzolino?”.
Annuii. Lei me lo sfilò di bocca e disse:
“Allora devi darti una bella lavata ai denti!”.
Me lo infilò in bocca dalla parte delle setole e mi costrinse a tenercelo per un bel po’, ridendo come una matta della mia espressione schifata.
 
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nonsocosamettere
view post Posted on 15/8/2016, 15:36     +1   -1




Spettacolare non vedo l'ora del continuo.
 
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view post Posted on 15/8/2016, 16:13     +1   -1
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Molto bello, aspettiamo che continui
 
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roosters
view post Posted on 16/8/2016, 22:24     +1   -1




molto bello
 
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view post Posted on 18/8/2016, 20:51     +1   +1   -1




PARTE 5

Andai a casa di Michelle il giorno dopo.
“Oh! Chi si vede!” esclamò lei aprendomi la porta.
“Ciao, Michelle.” dissi mogio “Sono qui per…”.
“Ah-ah… Ti sei dimenticato come devi dirlo?” mi interruppe lei.
Arrossii violentemente e, con la coda dell’occhio, controllai che non ci fosse nessuno a portata d’orecchio.
“Sono Luca lo schiavo. Sono venuto a pulire la stanza della mia padrona Michelle con il mio spazzolino da denti.” dissi tutto d’un fiato.
Michelle soffocò una risata.
“Fantastico! Davvero fantastico!” esclamò “Dai, entra”.
Per andare in camera sua attraversammo il soggiorno, dove incontrammo sua madre.
Io mi sforzai di mantenere un atteggiamento normale ma ad un tratto Michelle disse:
“Ciao, mamma! Lui è Luca. È il mio schiavo, sai? Fa tutto quello che gli dico perché ha paura che dica in giro che gli piacciono i piedi”.
Mi si congelò il sangue. L’aveva detto davvero.
“Gli piacciono i piedi?” chiese la madre di Michelle.
“Sì ma non bisogna dirlo in giro. In cambio lui fa tutto quello che gli diciamo.” spiegò sua figlia.
Guardai Michelle con gli occhi sbarrati, come se questo potesse servire a farle sentire quello che stavo pensando, ovvero: “Che stai dicendo? Non dirglielo!”.
“Allora dopo mandamelo! Ho proprio voglia di un massaggio!” disse la donna.
Michelle mi trascinò in camera sua.
“Che cazzo fai? Avevi detto che…” gridai, ma Michelle mi zittì tappandomi la bocca.
“Sssh…” mi fece “Mamma è una che non chiacchiera troppo in giro. Però le servirebbe davvero un massaggio ai piedi. Da quando papà è morto non glieli fa più nessuno e alla sua età…”.
Infilò una mano nella borsa che portavo a tracolla e ne estrasse il mio spazzolino. Mi liberò la bocca per il tempo necessario a infilarcelo dentro.
“Ora girati perché devo legarti.” mi spiegò “Poi mettiti a fare il tuo lavoro senza fare altre storie”.

Michelle non stava più nella pelle. Saltellava battendo le mani come una bambina.
“Dai! Dai!” esclamò “Fai quella cosa!”.
Rassegnato, mi chinai a terra e cominciai a strofinare il pavimento col mio spazzolino. Michelle esultò.
“Sì! Non vedevo l’ora! Un uomo che fa una cosa simile per me! Non mi sembra vero!”.
Si fiondò sul letto con un salto per poco non sfondò le molle del materasso. Si mise comoda, a pancia in giù col mento appoggiato alle mani per godersi lo spettacolo.
“Ah, schiavo, li vedi questi?”.
Indicò qualcosa alle sue spalle. Erano i suoi piedi, che teneva sollevati in modo che da quella posizione potessi vederne le piante.
“Se fai un buon lavoro te li faccio annusare.” mi promise.
Come ho detto, i piedi di Michelle non mi facevano impazzire. Però erano pur sempre i piedi di una bella ragazza…
Mi misi all’opera, deciso a non deluderla. Dopotutto pulendo la camera di Sonia avevo maturato una certa esperienza.
“Sei proprio ridicolo.” disse Michelle “Dovresti vederti! Anzi, aspetta…”.
Sentii l’inconfondibile “clic” di una macchina fotografica. Mi girai verso Michelle e vidi che aveva in mano il telefonino.
“Ti piace?” disse mostrandomi lo schermo.
Guardai la foto. Michelle aveva ragione, sembravo un idiota. A differenza della foto che mi aveva scattato il giorno prima, quella mi inquadrava a figura intera, intento a pulire per terra. Si vedevano anche le mani legate dietro la schiena e, siccome ero stato ripreso di profilo, non c’era dubbio su chi fosse il soggetto di quella foto.
Sapere quella foto nelle mani di Michelle mi fece saltare il cuore in gola. La guardai negli occhi e scoprii che stava ridendo.
“Potresti darmi un pugno e strapparmi il telefono di mano.” disse “Ops… sei legato, è vero!” rise sotto i baffi “Povero, povero Luca…” mi prese per il naso costringendomi a muovere la testa a destra e a sinistra “In balia di due ragazze cattive!”.
Rise ancora. Io abbassai la testa.
“Beh?” disse Michelle alzando la voce “Sbaglio o hai un lavoro da fare? Se non hai ricominciato al mio tre questa foto fa il giro del mondo! Uno… due…”.
Il “tre” venne sostituito da una risata delle sue, perché mi ero fiondato a terra in maniera comica, pronto a ricominciare la mia opera di pulizia.
Ci misi due ore, al termine delle quali Michelle venne a controllare se ero stato bravo.
“Sì…” disse con l’aria di intendere “potevi fare molto di più”. Mi tolse lo spazzolino da denti dalla bocca e disse: “Puoi annusarmi i piedi per cinque minuti”.
“Grazie, Michelle.” risposi io. Mi morsi subito la lingua. Stavo ringraziando una ragazza che mi aveva ricattato e schiavizzato, e che nemmeno mi piaceva, solo perché mi concedeva di annusarle i piedi per cinque minuti?
Michelle sorrise e mi porse le piante dei piedi.
Mi avvicinai ad esse eccitato. Mi facevo schifo da solo… sapevo che sarebbe stato molto più dignitoso rifiutare quel premio da parte mia ma non potevo farci nulla…
Quando il mio naso fu in mezzo alle sue dita, però, Michelle esclamò:
“Un momento ma… sono le quattro? Io devo andare a yoga!”.
Mi tolse letteralmente i piedi da sotto il naso e cominciò a vestirsi in tutta fretta.
“Michelle!” le urlai mentre lasciava la stanza “Sono ancora legato, Michelle!”.
Lei si voltò verso di me e disse con noncuranza:
“Chiedi alla mamma di slegarti. Mi aveva chiesto di prestarti a lei per un massaggio, no?”.
 
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view post Posted on 20/8/2016, 10:09     +1   -1

Professore/essa SM

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interessante ...
 
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nonsocosamettere
view post Posted on 20/8/2016, 23:14     +1   -1




Capolavoro, non lasciarlo a metà perfavore!
 
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24 replies since 24/7/2016, 22:55   18677 views
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