Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

IL DIAVOLO SI CHIAMA SARA

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 7/7/2015, 16:21     +2   +1   -1

Professore/essa SM

Group:
Member
Posts:
469

Status:


Vi presento una storia che ha scritto per me il mio amico Davidmuscolo
Di recente avete avuto modo di apprezzare una sua storia e ci siamo chiesti se vi sarebbe piaciuta anche questa che è molto improntata sui miei gusti personali ..
Ora posto il primo capitolo e se vi piace continuo con il resto,ovviamente considerata che come tutte le storie di David ,anche questa ha una trama e un personaggio complicato ,quindi non aspettatevi l'azione subito dalle prime righe :)
detto questo:buona lettura

La cena era stata ottima. Da quanto tempo era che non mangiavo cosi' bene?
Probabilmente dall'ultima volta che mia sorella Daniela mi aveva invitato. Oh,
se fosse per lei io sarei potuto essere suo ospite tutti i giorni, a pranzo e
a cena, col rischio di farmi ingrassare diversi chili in pochi giorni. Per
lei, il nostro rapporto sembrava essersi fermato a venticinque anni prima,
quando lei, ad appena diciotto anni, comincio' a prendersi cura di me a causa
della mamma che lavorava tutto il giorno e probabilmente continuava a vedermi
ancora come il ragazzino di dieci anni e non come l'uomo di 35, affermato nel
lavoro e completamente indipendente. Mi alzai, convinto che la cena fosse
terminata dopo tutto quel ben di Dio che Daniela aveva portato in tavola, ma
lei mi guardo' storto

" Ma che fai, Stefanino, ti alzi? Ti ho preparato il dolce che piace a te, un
bel profitterol. Non mi dirai che sei sazio?" La guardai con un misto di amore
e di rimprovero

" Per favore, Daniela, io mi chiamo Stefano. Stefano, capito? Non Stefanino"

" Uffa! Per me sei sempre il mio fratellino. E non ti alzare che vado a
prendere il dolce dal frigo" Allargai le braccia in segno di resa, tra
l'ironia di mio cognato Gianluca e dei miei adorati nipoti, Mattia, il grande
di vent'anni e la piccolina Arianna di undici

" Dai, zio Stefano, pensa che almeno quando vieni a cena tu, la mamma tira
fuori il meglio di se stessa come cuoca" intervenne ironicamente Mattia

" E si. Quasi quasi ti invito piu' spesso" Fece eco mio cognato

" Sempre a lamentarti tu. Come se durante gli altri giorni vi faccio morire di
fame" Era stata mia sorella a parlare, portando uno splendido profitterol sul
tavolo "Piuttosto fai le porzioni e a Stefanino dai quella piu' grossa. Povero
fratellino mio non mangia mai niente di decente con quella vita d'inferno che
fa" Scoppiai a ridere mentre Gianluca finse di offendersi

" La facessi io la vita d'inferno che fa lui. Sempre circondato da belle
donne, con un sacco di tempo libero a disposizione. A proposito di tempo
libero, vai ancora in palestra?"

" Regolarmente." Risposi addentando con gusto il dolce preparato da Daniela
"Mi piace tenermi in forma. Faccio un po' di pugilato ed un bel po' di pesi.
Di solito, sto anche attento all'alimentazione, tranne quando vengo a cena da
voi" Stavolta fu Gianluca a mettersi a ridere

" Altrimenti, con questo ritmo e con queste cene, addio fisico palestrato"

" Lo volete il caffe', ragazzi?" intervenne di nuovo Daniela dopo che noi
avevamo spazzolato completamente il suo dolce fatto in casa

" Si Daniela, preparaci il caffe' e intanto io offro a Stefano quel liquore al
cioccolato che ho comprato durante la nostra ultima vacanza" rispose Gianluca.
Ci spostammo sul divano io e mio cognato, dopo che lui aveva preso dal mobile
bar il liquore di cui parlava e mentre la piccola e dolce Arianna quasi
sveniva dal sonno. Mattia invece, si mise a trafficare sul suo cellulare, come
ogni giovane della sua eta', con un'aria pero' un po' strana e addirittura
preoccupata. Pensai a qualche pena d'amore e mi alzai per andargli vicino.
Diamine, era il mio unico nipote maschio e sapevo per certo che lui mi adorava
e mi vedeva come un esempio da imitare

" Cosa c'e' Mattia? Qualche ragazza che ti fa soffrire? Se vuoi posso darti
qualche consiglio. Un po' di esperienza con le donne ce l'ho" Mattia si mise
il telefonino immediatamente nella tasca dei suoi jeans per toglierlo dalla
mia visuale, gesto che mi fece preoccupare ancor di piu'

" Ma no zio Stefano. Stavo solo messaggiando con i miei amici, niente di
preoccupante, stai tranquillo"

" Beh, comunque io sono sempre a disposizione per mio nipote"

" Lo so, grazie zio Stefano"

" Ad ogni modo, se dovesse essere una questione di ragazze, credimi, non ne
vale la pena. Con me hanno sempre sofferto loro" Dissi questa frase proprio
mentre mia sorella tornava con due tazzine fumanti di caffe'

" Ma bravo! Bei consigli che dai a tuo nipote. Come se noi donne fossimo solo
buone per quello. Capisci cosa intendo?"

" Capisco, capisco" risposi prendendo la tazzina di caffe'.

" A proposito di ragazze. Quand'e' che mi presenti una ragazza seria e metti
la testa a posto? Alla tua eta' dovresti essere gia' sposato con dei figli e
invece corri dietro a tutte le sottane che incontri. Che gusto ci proverai?"

" Quanto al gusto che ci provo, non farmi parlare. Sei mia sorella piu' grande
e non ce la faccio a parlare con te di certi argomenti. E per quanto riguarda
le sottane....Ma quale donna le porta ancora?"

" Io a volte le porto e non sono un residuato della prima guerra punica, per
tua norma. Mi sento ancora giovane e quando voglio so anche essere sexy. Ho
solo 43 anni, sai" L'abbracciai teneramente

" Tu sei la piu' bella sorella che esista. Solo per una come te potrei perdere
la testa. Purtroppo, hanno gettato lo stampino di donne simili. Adesso
vogliono solo divertirsi. Andare a cena, poi al pub o in discoteca, vogliono
essere prese con una macchina con i controfiocchi ed io mi adeguo. Do loro
quello che richiedono a patto che loro mi diano quello di cui ho bisogno. E'
un semplice scambio. A loro va bene, a me pure e quindi..."

" E quindi non mi farai mai diventare zia, ho capito"

" E chi lo sa? Tutto puo' succedere. Per adesso mi diverto, in futuro vedremo"
Continuavo a tenere abbracciata mia sorella, mentre mio nipote e mio cognato
ci osservavano divertiti. Sempre le solite schermaglie tra me e lei. Daniela
che non vedeva l'ora che mi formassi una famiglia ed io che invece, non ci
pensavo proprio. E chi me l'avrebbe fatto fare? Avevo veramente un nugolo di
belle ragazze pronte ad uscire con me, compresa qualche modella da urlo. Con
il mio lavoro come direttore del settore creativo di una grande azienda di
pubblicita', avevo modo di conoscere tanta bella gente ed il mio fisico
modellato dallo sport mi aiutava considerevolmente. Alto un metro e ottanta,
raramente trovavo delle femmine in grado di resistermi se volevo conquistarle.
Per di piu', i miei guadagni erano ottimi e questo era un altro componente che
mi avevano fatto diventare uno scapolo d'oro. Ma quando mi trovavo di fronte
mia sorella, tornavo ad essere Stefanino e, tutto sommato e malgrado le mie
finte arrabbiature, la cosa non mi dispiaceva affatto. Daniela si sottrasse
all'abbraccio con un po' di vergogna ed io raggiunsi mio cognato sul divano.
Era proprio una bella famiglia. Gianluca era un buon padre e un ottimo marito,
la piccola Arianna semplicemente deliziosa e Mattia un ragazzo a posto,
studioso ed educato, magari un po' fissato col telefonino che aveva ripreso di
nuovo in mano. Il classico squillo di un messaggio ricevuto lo fece pero'
quasi trasalire. Lesse quel messaggio e poi si rivolse ai suoi genitori

" Devo scendere. Ci vediamo quando rientro. Ciao zio Stefano"

" Non fare tardi, mi raccomando, altrimenti domani non ce la fai a svegliarti
per andare all'universita'" gli disse Daniela

" Uffa ma', non rompere. Ho vent'anni, non mi puoi assillare cosi'"

" E lascialo stare" intervenni comprendendo perfettamente le esigenze di mio
nipote

" Grazie zio. Diglielo un po' te che esagera"

" Lei esagera e lo sa bene, ma e' un comportamento normale da madre" aggiunsi
cercando di non inimicarmi mia sorella e di rimanere in equilibrio sul
difficile rapporto madre-figlio "Quindi, va, divertiti ma non farla stare in
pensiero"

" Ok zio Stefano. Ora devo proprio andare. Ciao a tutti" Mi alzai per dargli
una pacca sulle spalle

" E ricordati Mattia, per qualunque cosa io ci sono" Mattia mi sorrise e poi
si dileguo'. Lo sentii aprire la porta e richiuderla e poi udii i suoi passi
veloci sul pianerottolo prima e sulle scale poi. Mi rimisi seduto e mi accesi
una sigaretta, notando come uno strano silenzio fosse sceso in quella casa. Fu
ancora Daniela ad iniziare il discorso

" Mi preoccupa quel ragazzo, Stefano. Mi preoccupa seriamente" Il fatto stesso
che mi avesse chiamato Stefano e non Stefanino era di per se preoccupante.
Solo quando era molto seria riusciva a chiamarmi col mio nome di battesimo

" Non capisco. A me è sembrato normale. Certo, e' un ragazzo di vent'anni, con
tutte le problematiche di quell'eta' e sinceramente anche a me ha dato qualche
segnale, ma forse si e' solo preso una cotta per una ragazza" Mio cognato,
fino a quel momento in silenzio prese la parola

" Non e' proprio cosi'. Daniela, porta a letto Arianna che si e' addormentata
sul tavolo e io racconto a Stefano i motivi della nostra preoccupazione"

Adesso ero preoccupato veramente. Non lo ero quando mia sorella si lamentava,
ma Gianluca non era il tipo di preoccuparsi se non ci fosse stato un valido
motivo

" Ti ascolto" dissi laconicamente

" Mattia si comporta stranamente. Tanto per cominciare, ho scoperto che sono
otto mesi che non da piu' un esame, proprio da quando ha iniziato ad uscire
con il suo nuovo gruppo. Sta sempre su quel maledetto telefonino aspettando
messaggi e telefonate e poi, come hai potuto vedere, appena arriva quello che
aspetta, si precipita immediatamente"

" Questo e' abbastanza normale, considerando la sua eta'. Tu li conosci questi
ragazzi con cui esce?"

" Questa e' la prima stranezza. Sono tutti ragazzi che conosco, tutti di buona
famiglia e i loro genitori sono preoccupati come noi"

" Pensi che si possa drogare?"

" L'ho pensato, ma non vedo i classici sintomi"

" Neanche io, in effetti. E allora? A me sembra tutto normale" obiettai

" Ora ci arrivo. Ti ricordi quando Mattia e' stato ricoverato all'ospedale sei
mesi fa'?"

" Certo che me lo ricordo. Quando ha fatto l'incidente col motorino e si e'
fratturato il braccio"

" Non c'era stato nessun incidente. Si era picchiato con qualcuno e lui ci ha
pregato di dire a tutti che aveva avuto un incidente. Naturalmente, non ha mai
voluto dire con chi si fosse picchiato"

" Forse con qualcuno di questo gruppo. Sai se c'e' qualche ragazza? Forse sta
insieme a qualche tipa e l'ha difesa da quest'altro. O forse e' l'esatto
contrario e ha dato fastidio ad una ragazza che sta insieme ad un altro"

" E' quello che abbiamo pensato. Solo che erano giorni che tornava a casa
regolarmente pestato. Dopo la frattura del braccio ci siamo informati e
abbiamo scoperto che giorni prima un altro ragazzo di quel gruppo aveva avuto
lo stesso pestaggio, con tanto di braccio fratturato e che anche gli altri due
amici tornavano a casa regolarmente con gli occhi gonfi e pestati. Tu cosa ne
pensi?"

" Forse la mia idea di prima e' ancora valida, solo che evidentemente, non si
e' svolta all'interno dello stesso gruppo ma sono andati a rompere le scatole
a qualche ragazza di un'altra comitiva. La conosci la filosofia del branco,
no? Si e' piu' ripetuta una cosa del genere?"

" Non a quel livello, ma ogni tanto rientra col labbro gonfio o con l'occhio
nero" Mi sdraiai sul divano a pensare. Avevano ragione mia sorella e mio
cognato. La situazione era abbastanza complicata e mio nipote si era cacciato
in qualche guaio. Mia sorella, che nel frattempo era tornata nel salone, mi
guardo'

" E' una brutta situazione, vero? Non sappiamo come comportarci e con Mattia
e' impossibile parlarci" Mi misi vicino a lei e l'abbracciai

" Dai, vedrai che non e' niente di preoccupante. Rimango dell'idea che Mattia
e i suoi amici hanno dato fastidio a qualche ragazza e gli amici di questa
glie l'hanno fatta pagare e, appena li vedono, continuano a prenderli a botte.
Probabilmente, si tratta di un gruppo piu' numeroso e se ne approfittano. Sono
episodi di bullismo che esistono, purtroppo"

" Sara' come dici tu. Pero' bisogna farli smettere. Io non ce la faccio piu' a
vedere mio figlio che torna a casa pesto e sanguinante"

" Bisognerebbe avvertire la polizia. Forse dovreste parlare con gli altri
genitori"

" E non ci abbiamo pensato? Sono maggiorenni e devono farla loro la denuncia.
Noi non possiamo farci niente e i ragazzi sono troppo terrorizzati e appena si
parla di un'eventualita' simile si rinchiudono nel silenzio" Rimanemmo qualche
secondo anche noi in silenzio, mentre elaboravo le possibili soluzioni

" Avete parlato sempre di ragazzi. Non ci sono ragazze in questo gruppo?"

" Questa e' un'altra stranezza. Ce n'e' una ma non e' del quartiere e non la
conosco. Forse e' una compagna di universita', ma non so dirti altro" rispose
di nuovo mia sorella

" Perche' la consideri una stranezza?"

" Una ragazza in mezzo a quattro maschi? A me sembra strano. Ai miei tempi si
usciva in comitiva, con un sacco di maschi e di femmine. Non sarei mai uscita
da sola con quattro ragazzi"

" Beh, in effetti. L'hai vista? Ci hai mai parlato?"

" L'ho vista diverse volte, ma non sono mai riuscita ad affrontarci un
discorso. So che si chiama Sara e poco altro. E' carina, con un bel viso. Una
ragazza normalissima"

" Sentite. Voglio cercare di fare qualcosa. Non mi va proprio l'idea che mio
nipote venga picchiato e vi giuro che se scopro chi sono questi stronzi, li
mando io all'ospedale. Questa e' la volta buona che metto a frutto i miei
allenamenti di pugilato. Ma prima vorrei cercare di capire meglio. Sapete dove
si mettono Mattia e i suoi amici? Hanno un posto, che so, un muretto, un bar?"

" Si certo. Si mettono spesso seduti al bar in piazzetta, soprattutto adesso
che comincia a fare caldo. Poi non so. Verso mezzanotte se ne vanno in giro,
ma non chiedermi dove perche' non saprei dirtelo"

" Di solito a che ora ritorna a casa Mattia?"

" Verso l'una, l'una e mezza. Lo credo poi che il giorno dopo non ce la fa a
svegliarsi. Il venerdi' e il sabato poi fa mattina"

" Bene! Sono le undici e un quarto" feci guardando il mio Rolex d'acciaio
"Dovrei trovarli ancora al bar. Giusto?"

" Penso di si"

" Perfetto. Allora vi ringrazio della cena e scendo a dare un'occhiata. Vi
terro' informati" Abbracciai mia sorella e strinsi affettuosamente la mano a
Gianluca ma, mentre stavo per scendere, Daniela mi prese per il braccio

" Stai attento Stefanino, ho un brutto presentimento" Sorrisi tranquillo

" Lascia fare a me. Vedrai che ne verremo a capo"

Salutai di nuovo mia sorella e suo marito e scesi le scale di corsa. Avevo
parcheggiato la mia Mercedes proprio sotto casa ma avevo deciso di dare
un'occhiata a questi ragazzi e mi avviai a piedi verso la piazzetta, distante
meno di un chilometro. Respirai a pieni polmoni l'aria che si era fatta
frizzante pur essendo a maggio, riflettendo sulla situazione di mio nipote.
Non vedevo altre possibilita' se non quella prospettata poco prima, ovvero che
Mattia e i suoi amici si stavano scontrando ripetutamente con i componenti di
un altro gruppo e che avessero regolarmente la peggio. Intanto, cominciavo a
vedere in lontananza le luci del bar e affrettai la mia camminata e, dopo
pochi minuti, avevo ben visibile il gruppo di Mattia: quattro ragazzi ed una
ragazza seduti intorno ad un tavolino ed intorno altre persone che non mi
interessavano minimamente. Mentre mi avvicinavo ulteriormente, cercavo di
cogliere qualche anomalia, ma non riuscivo a trovare nulla. Mattia era di
spalle e non poteva vedermi e cominciavo ormai ad inquadrare perfettamente gli
altri. Sentivo la ragazza che parlava e potevo notare gli altri che
ascoltavano silenziosamente. Aveva un viso fresco, con poco trucco a parte un
lucidalabbra ed era effettivamente molto carina. Giunsi a portata di mio
nipote e gli diedi una pacca sulle spalle. Mattia si volto' e mi guardo' come
se fossi un fantasma

" Zio Stefano! Ma cosa ci fai qui'?"

" Avevo finito le sigarette e questo e' l'unico bar della zona aperto a
quest'ora" mentii

" Ah, bene" rispose tranquillizzandosi

" Non mi presenti i tuoi amici?" insistetti, notando un lieve disappunto sul
suo volto. Rimase qualche secondo in imbarazzo e ne approfitto' la ragazza,
alzandosi e dandomi la mano

" Faccio io le presentazioni. Io sono Sara e loro tre sono rispettivamente
Roberto, Valerio e Andrea" I tre ragazzi risposero all'unisono dicendo
"Piacere" e potei notare come avessero tutti e tre la faccia pulita da bravi
ragazzi. Due di loro, esattamente Roberto e Andrea, portavano dei segni sul
volto che al mio occhio esperto risultarono essere segni di pugni o comunque
di percosse, ribadendo in tal modo come all'interno di questo piccolo gruppo
ci fosse un segreto, ma il mio maggiore interesse era verso Sara. Era
veramente una bella ragazza, altro che carina come l'aveva definita mia
sorella, con una cascata di capelli castano scuri che le scendevano quasi fino
al sedere. Indossava un jeans molto aderente che le delineava il bacino
perfettamente e, incurante del fresco di quell'ora, una canotta nera che
metteva bene in mostra un bel seno, non enorme ma decisamente corposo. Notai
subito che aveva le spalle piuttosto ampie e pensai subito ad una ragazza che
facesse nuoto. Notai tre tatuaggi. Un delfino sul polso destro, una scritta in
caratteri cinesi sullo stesso braccio e un uccello rapace, probabilmente un
falco, che teneva sul dorso del piede destro, ben visibile a causa dei suoi
sandali aperti con un tacco di sette/otto centimetri. Era alta nella media,
probabilmente intorno al metro e sessantacinque, considerando che, malgrado i
suoi sandali, era ancora leggermente piu' bassa di me. Un look semplice,
tipico delle ragazze della sua eta' e quello che mi colpi' in lei fu piu' che
altro il sorriso col quale aveva fatto le presentazioni. Bello, senza dubbio,
con una dentatura bianca e perfetta, ma soprattutto sfrontato, di chi sa che
puo' avere tutto nella vita. Avevo avuto troppe ragazze belle nella mia vita
per non saper riconoscere subito un sorriso del genere. La sua stretta di mano
poi era conforme all'idea che mi ero fatto di lei. Era una stretta forte,
sicura che trovai forse poco femminile anche se piacevole. Dopo le
presentazioni mi lascio' la mano, senza distogliere lo sguardo su di me

" Mattia non mi aveva detto di avere uno zio giovane e affascinante" prosegui'
la ragazza, dandomi la dimostrazione che di sfrontato non aveva solo il
sorriso

" Oh per favore" mi schernii "Potrei essere vostro padre

" Forse. Pero' non lo sei, caro zio Stefano"

" Che fai? Mi prendi in giro?"

" Non sia mai. E cosa farai di bello dopo aver comprato le sigarette?"

" Me ne vado a casa. Domani devo andare a lavorare"

" E non ti andrebbe di farti un giretto con un gruppo di ragazzi piu' giovani?
Avevo deciso di andare a giocare a biliardo. Perche' non ti aggiungi a noi?"
La guardai in faccia. Ma cosa faceva? Ci provava con me? Spudoratamente
davanti ai suoi amici? Neanche io, pur essendo abituato a ragazze che non si
facevano pregare di venire a letto con me, avevo mai visto una tipa del
genere. Avevo conosciuto ragazzine che per fare una pubblicita' in televisione
me l'avrebbero data volentieri, ma questa non sembrava avere secondi fini, non
conoscendo nemmeno che tipo di lavoro facessi. Pero' mi faceva comodo una
richiesta del genere. Se volevo scoprire chi fossero quei bastardi che
picchiavano mio nipote e i suoi amici, quella era un occasione da non perdere.
Tuttavia, feci finta che la cosa non mi andava del tutto

" Oddio, mi farebbe piacere. Sai, sono molto bravo a biliardo. Pero' non
vorrei rompervi le scatole. Tu che ne dici Mattia?" Mio nipote mi guardo' in
modo strano. Era decisamente a disagio ed un po' lo comprendevo. Uno zio, pur
piuttosto giovane, in mezzo al suo gruppo, era qualcosa che avrebbe voluto
evitare

" Io non so, zio. Forse sarebbe meglio che tu...." Non termino' la frase. Sara
alzo' verso di lui il braccio con la mano aperta a dirgli chiaramente di fare
silenzio e poi intervenne

" Mattia e' contento, non ti preoccupare. Vai pure a comprare le sigarette.
Noi ti aspettiamo qui' e poi andremo a farci una partita a biliardo" Feci
quanto mi aveva detto. Ci sapeva fare la ragazza. Era evidente che doveva
avere un certo ascendente sui maschi del gruppo che forse, potevano essere
addirittura tutti cotti di lei per il modo in cui la guardavano e per come
accettavano le sue proposte senza minimamente interferire. Per esperienza,
sapevo perfettamente che i maschietti diventano dei coglioni timidi quando si
innamorano e il comportamento di quei ragazzi era molto timido e quasi
riverente. Comprai le sigarette che non mi servivano affatto e mi diressi
verso il gruppo. Si erano alzati tutti e mi stavano attendendo. Sara, ancora
lei, prese la parola

" Allora, voi quattro prendete la macchina di Andrea, mentre io vado con lo
zio Stefano" I quattro ragazzi, senza proferire parola si avviarono, ma a me
l'ironia di Sara cominciava a starmi sulle palle

" Senti ragazzina, non sono arrivato a 35 anni per farmi prendere per il culo
da te. Forse lo potrai fare con loro, ma non con me. Non sono tuo zio"

" Come sei suscettibile! Affascinante e suscettibile. Ok, vada per Stefano,
allora. L'hai parcheggiata lontana la tua auto?"

" Sotto casa di Mattia. Dai, incamminiamoci"

" Non ci penso neanche. Troppo lontano. Vacci tu a prenderla. Io ti aspetto
qui'" Stavo per replicare. Non ero certo il tipo da prendere ordini e
tantomeno da prenderli da una ragazza di una ventina d'anni, ma mi trattenni.
Avevo assoluto bisogno di scoprire cosa accadeva a mio nipote e di
interrompere quella serie di violenze perpetrate a lui e ai suoi amici e
litigare con Sara me l'avrebbe potuto impedire, pertanto, mitigando il mio
istinto che era quello di prenderla a ceffoni, le dissi di attendermi davanti
al bar. Dopo una decina di minuti ero di ritorno. Lei sgrano' gli occhi
aprendo lo sportello

" Giri con una Mercedes sotto il culo? Hai capito zio Stefano, oh pardon,
Stefano. Affascinante e con i soldi. Sei proprio un tipo da sposare"

" Mettiti in fila, ragazzina" le risposi con acidita'. Lei sorrise. Era
veramente un bel tipo e non solo per la sua avvenenza. Si vedeva chiaramente
che i suoi quattro amici pendevano direttamente dalle sue belle labbra. Quanto
a me, un pensierino ce l'avevo fatto appena vista. Il suo viso era
notevolmente bello, geometricamente perfetto, con il naso, la bocca e gli
occhi scurissimi delineati perfettamente nell'ovale del volto e il suo corpo
mi faceva venire l'acquolina in bocca. Ma.... Ma era troppo piccola per me.
Non me la sarei mai sentita di andare a letto o peggio, instaurare una
relazione con una ragazza che doveva essere appena maggiorenne. Senza
considerare che era un'amica di mio nipote che, probabilmente, aveva una cotta
per lei. Ma anche se avessi dovuto soprassedere a tutte queste cose, mi stava
antipatica. Troppo sicura di se stessa, troppo autoritaria ed ironica per
andar d'accordo con uno come me. E tutto questo, dopo neanche cinque minuti
che la conoscevo. Lei nel frattempo sali' e con fare sicuro, tiro' indietro il
sedile mettendo i suoi piedi sul cruscotto

" Togli le gambe." La rimproverai "Ascoltami bene Sara, in macchina mia le
regole le faccio io e quindi, per favore siediti in modo corretto"

" Hai una sigaretta? Si che ce le hai, le hai appena comprate" mi chiese
togliendo finalmente le sue gambe fasciate dal jeans dal mio cruscotto. Le
passai il pacchetto e l'accendino

" Accendine una anche per me e poi indicami la strada" le chiesi

" Segui la macchina di Andrea. Ma dimmi, che lavoro fa uno come te per
meritarsi una macchina simile?"

" Lavoro nel campo della pubblicita'"

" E cioe'?"

" Sono quello che crea le campagne pubblicitarie delle varie aziende. Mi
occupo sia del settore creativo, con l'invenzione degli slogan, ad esempio,
che cercare i personaggi giusti per quel tipo di campagna. Se mi serve una
ragazza per un prodotto casalingo, andro' alla ricerca di un tipo acqua e
sapone, se invece devo creare una campagna pubblicitaria per un profumo, mi
servira' una tipa piu' aggressiva. Capito il concetto?"

" E per fare stronzate simili ti riempiono di soldi?"

" Non mi riempiono di soldi. Non sono ricco. Ma mi danno uno stipendio di buon
livello e siccome mi piace godermi la vita, mi sono comprato una macchina del
genere. Tutto qui'"

" Figo. Ed io per quale tipo di campagna pubblicitaria sarei adatta?" Ci
pensai su, mentre seguivo la macchina dei quattro ragazzi

" A quella di una gomma da masticare. Ti vedo bene mentre la mastichi e dopo
crei una bolla per farla poi scoppiare" Si mise a ridere fragorosamente

" Mi piacerebbe. E poi dovrei venire a letto con te, ovviamente. Altrimenti
niente lavoro"

" Ma chi te le ha messe in testa queste idiozie? Si fanno provini seri per
ottenere un lavoro del genere. Ci sono agenzie di ottimo livello e ogni
ragazza che poi vedi in tv o sui cartelloni pubblicitari e' una professionista
che lavora sodo"

" Si, lo immagino che tipo di provini e che tipo di professioniste siano,
quelle. Ma non devi prenderla come un'offesa. A letto con te ci verrei gratis,
figuriamoci per un lavoro come quello di attrice pubblicitaria" Rimasi senza
parole. Quella ragazza mi stava facendo perdere il controllo. Era schietta e
senza peli sulla lingua e pertanto, mi metteva in grossa difficolta'. Senza
contare che si stava offrendo su un piatto d'argento ed era troppo carina per
non cominciare a pensare a quella eventualita'. Rigettai quel pensiero

" Non dire scemenze. Dimmi tu piuttosto. Cosa fai, studi?"

" Diciamo di si"

" Perche' diciamo? Studi oppure no?"

" Vado all'universita' e fingo di studiare. Sto al secondo anno di
giurisprudenza e forse prendero' la laurea per non stare a sentire i miei, ma
non faro' mai l'avvocato"

" E perche' mai? E' una professione meravigliosa che apre prospettive molto
interessanti anche nel campo della magistratura"

" Parli come mia madre. Non faro' l'avvocato e nessun altro tipo di lavoro
perche' non mi va di fare un cazzo. Semplice, no?" Rimasi ancora una volta
sconcertato

" E cosa vorresti fare nella vita?"

" Sposarmi uno con un sacco di soldi, togliergli tutto, lasciarlo e poi fare
il cazzo del mio comodo"

" Ma che modo e' di pensare ad un avvenire? E soprattutto, che modo e' di
parlare? Sei una bella ragazza e dovresti avere un linguaggio piu' consono"

" Perche' dico spesso <cazzo>? E' vero, ho sempre <cazzo> in bocca. Magari
vorresti che fosse il tuo? Dimmi la verita', ti piacerebbe?" Era veramente
troppo. Quella ragazza aveva il potere di farmi sentire a disagio. Per
fortuna, la macchina dinanzi a me si fermo' e parcheggio' e Sara mi disse di
fare altrettanto. Eravamo arrivati. Parcheggiai anch'io e scendemmo. Non
sapevo che avevo appena imboccato la strada del non ritorno.

Fine prima puntata
 
Top
belzebu975
view post Posted on 7/7/2015, 22:30     +1   -1




Molto molto interessante continua grazie
 
Top
Piedicista
view post Posted on 7/7/2015, 22:44     +1   -1




Mi piace molto come inizi, spero ci sia un seguito. I legamenti del mio polso sono ansiosi.
A buon intenditor ;)
 
Top
view post Posted on 7/7/2015, 23:20     +1   -1
Avatar

Cavaliere BDSM

Group:
Member
Posts:
558

Status:


cavoli complimenti davvero! hai talento!
 
Top
view post Posted on 8/7/2015, 08:48     +1   -1
Avatar

tappetino per signora

Group:
Member
Posts:
473
Location:
Cuneo

Status:


Wow....interessante!...scritto benissimo 👍
 
Top
view post Posted on 8/7/2015, 22:41     +1   -1
Avatar

Cavaliere BDSM

Group:
Member
Posts:
558

Status:


Spero che arrivi presto il seguito..a parte essere scritto davvero bene, è quasi "inquietante", soprattutto per l'ultima frase..e soprattutto perchè il protagonista non è un ragazzino sprovveduto, ma un adulto esperto e donnaiolo..com'è possibile che venga sottomesso da una ragazzina di 20 anni? molto intrigante!
 
Top
view post Posted on 9/7/2015, 18:35     +1   +1   -1

Professore/essa SM

Group:
Member
Posts:
469

Status:


ecco la seconda puntata...sono contento che per ora vi piaccia

Sara si mise in testa al nostro gruppetto e la seguimmo in fila indiana, io
dietro di lei e Mattia per ultimo, quasi a cercare di stare alla larga da me.
Entrammo.

La sala in questione era molto ampia, con una decina di biliardi quasi tutti
occupati. Sara si rivolse a Roberto, uno degli amici di mio nipote

" Vai a prendere uno dei due tavoli liberi. Svelto, prima che occupino anche
quello" Roberto si diresse verso il grosso bancone dietro il quale si trovava
un uomo calvo e piuttosto corpulento. Doveva essere lui il proprietario o
comunque il gestore. Guardai Sara un po' meravigliato, ma ormai nemmeno tanto

" I tuoi amici fanno sempre quello che tu dici loro senza mai controbattere?"

" Ti meraviglia? Si, fanno sempre quello che io dico loro" Era proprio da
prendere a schiaffi. Prima lei poi quei quattro coglioni che le facevano da
cavalieri serventi. Li osservai. Eppure, erano tutti dei bei ragazzi che
potevano avere ragazze anche molto carine senza nessun problema. Possibile che
si fossero cosi' rimbecilliti? La schiettezza di Sara era talmente abnorme che
cominciavo a pensare cose strane. Mi veniva in mente di tutto, che li avesse
sedotti ad esempio e che poi li tenesse sul filo del rasoio facendo di loro
una specie di prigionieri del sesso. Certo, rimaneva il mistero delle percosse
che era la cosa piu' importante da scoprire, ma anche questo mistero mi stava
intrigando. E soprattutto mi stava innervosendo nel vedere Mattia come un
ebete accondiscendente. Intanto, Roberto torno'

" Abbiamo il biliardo numero nove, Sara"

" Bene! Tu hai detto di essere un campione, vero?" Sara si era rivolta verso
di me sorridendo sardonicamente. Un campione non lo ero, ma me la cavavo,
anche se ormai da qualche anno non prendevo una stecca in mano, ma quel
sorriso mi stava mettendo in difficolta'

" Mi piacerebbe fare una partita con mio nipote" dissi, evitando di rispondere
alla sua domanda

" Mattia non gioca. Se vuoi giocare, fallo contro di me. Oppure te la stai
facendo sotto" Stavo cominciando ad incazzarmi sul serio

" E chi sei tu per sapere se lui vuole giocare o meno?"

" Domandaglielo. Anzi, lo faccio io. Mattia, vuoi giocare contro tuo zio?"
Vidi per un attimo lo sguardo di mio nipote cercare quello della ragazza,
quasi come se stesse cercando delle risposte che da solo non avrebbe saputo
darmi e poi si rivolse verso di me

" Veramente no, Sara. Io non gioco. Mi dispiace zio" Aveva parlato con un filo
di voce. Possibile che tutto quello che dicesse Sara andasse bene? Andai verso
di lui e lo presi per un braccio

" Vieni Mattia, allontaniamoci un po'. Devo assolutamente parlarti"

" No zio. Non devo dirti niente" Sara ci guardo' sorridente

" Vai Mattia. Tuo zio vuole parlarti. Magari saranno cose da uomini. Quanto a
te, Stefano, io intanto faccio dei tiri di prova in attesa che tu ti degni di
giocare contro una ragazza. Se ne hai le palle" Come d'incanto, appena la
ragazza aveva terminato di parlare, mio nipote si lascio' trascinare lontano
da Sara e dagli altri ragazzi e, appena fummo abbastanza lontani, lo
apostrofai

" Ma insomma Mattia. Ma che cazzo avete tutti e quattro? Sembrate cagnolini
che scodinzolano aspettando una carezza della loro padrona. Degli altri tre
m'interessa fino ad un certo punto, ma tu sei mio nipote e non riesco a
sopportare che tu faccia tutto quello che lei ti dice. Ma che razza di uomo
sei? Possibile che ti sia preso una cotta cosi' grande da non farti vedere in
che modo ti comporti? Se tutti e quattro vi siete innamorati di Sara,
mettetela alle strette e ditele chi di voi debba essere il prescelto e se non
fossi tu, chi se ne frega. E' vero, è carina, molto carina, direi che e'
proprio una bella fighetta, ma ce ne sono in abbondanza di tipe del genere. Tu
sei un bel ragazzo, non dovresti avere problemi in tal senso. E poi e' troppo
sboccata. Insomma, questa e' l'idea che mi sono fatta, se non e' cosi'
spiegami cosa sta accadendo perche' mi sta dando fastidio vedere come ti
comporti al suo cospetto" Avevo parlato tutto d'un fiato e Mattia mi aveva
ascoltato senza interrompermi a testa bassa, poi alzo' la testa e mi fisso'
negli occhi

" Se ti da fastidio il mio comportamento, non so che farci. Anzi, sai che ti
dico? Che e' meglio che te ne vada zio Stefano" Lo presi di nuovo per un
braccio

" Ma come ti permetti di rivolgerti a me in questo modo. Se sono venuto con
voi e' perche' ti voglio bene e voglio scoprire i motivi del tuo
comportamento, non perche' voglio trascorrere una serata con dei ragazzi poco
piu' che adolescenti. Tua madre mi ha detto tutto, mi ha detto che ci sono dei
ragazzi che regolarmente te le danno di santa ragione e io voglio sapere chi
sono" Mattia indietreggio' di qualche metro, mentre il suo volto cambiava
espressione. Sembrava quasi che stesse per piangere. Quel ragazzo era
terrorizzato

" Vattene zio Stefano, vattene per favore. Lo dico anche per te. Ti prego" Lo
abbracciai teneramente

" Chi cazzo ti ha terrorizzato in questa maniera? Mattia, devi confidarti con
me"

" E' meglio che rientriamo. Finiamo questa maledetta serata e poi non
intrometterti piu' nella mia vita privata. Sono abbastanza grande da sapermela
cavare da solo" S'incammino' verso i suoi amici ed io lo seguii
malinconicamente. Non ero riuscito a sapere nulla se non che mio nipote era
letteralmente terrorizzato da qualcuno. Sara intanto era chinata sul biliardo
con la stecca in mano. Sembrava saperci fare, almeno considerando la sua
postura e la presa sulla stecca. Si volto' verso di me e poi si mise seduta
sul bordo del biliardo

" Allora? Finito il consiglio di famiglia?" Feci cenno di si e lei prosegui'
"E allora facciamoci questa partita"

" D'accordo, facciamoci sta benedetta partita" acconsentii

" Cosa ci giochiamo?"

" Ma cosa vuoi giocarti! Non mi sembra il caso" ribattei. Lei si alzo' e venne
vicinissima a me, a pochi centimetri. La sua bocca era pericolosamente vicina
alla mia e il suo profumo era intenso e inebriante

" Non hai le palle, vero? Hai paura di perdere con una ragazza" Mi allontanai
per non stare troppo vicino a lei. Quella ragazza era una diavolessa
tentatrice ed io non avevo alcuna intenzione di cadere nella sua rete, ma non
potevo neanche farle credere che mi mancasse il coraggio di scommettere
qualcosa sulla mia abilita' di giocatore di biliardo

" D'accordo. Se questo e' quello che vuoi, giochiamoci qualcosa"

" Perfetto! Ho un'idea, allora. Chi vince potra' chiedere qualsiasi cosa a chi
perde"

" Mi sembra una stronzata"

" Tranquillo! Non intendevo soldi o cose del genere. Parlo di azioni, di
gesti. Se dovessi vincere te, potrai chiedermi qualunque cosa, anche di
portarmi a letto ed io potro' fare altrettanto. Credo che ti obbligherei a
portarmi in giro sulla tua Mercedes per tutta la notte. Che ne dici?" Rimasi
interdetto. Da una parte mi dicevo che non avrei potuto perdere contro una
ragazzina, ma se avessi perso? Cosa poteva chiedermi quella pazza? Non credevo
ad un giro in macchina, ma non potevo tirarmi indietro ed accettai.
Sicuramente avrei vinto io e non sarebbe sorto alcun problema

" Ok. A cosa vuoi giocare?"

" All'americana. Ci sai giocare?"

" E' il gioco che preferisco" Presi anch'io una stecca, ne coprii la punta col
gesso e poi misi il triangolo a circondare le palle. Quindi, le feci cenno con
la mano che le avrei concesso la sbocciata. Sara sboccio', senza mandare
alcuna palla in buca e quindi tocco' a me. Chiamai la palla numero sette in
buca d'angolo e ce la mandai. Sara sorrise

" Bene! Le tue sono dal due all'otto e le mie dal nove al quindici" Poi si
rivolse ad Andrea "Vai a prendere due birre e falle mettere sul conto.
Paghera' chi perde" Ancora una volta, il ragazzo si alzo' e fece quanto Sara
gli aveva ordinato, senza obiettare alcunche'. Quella ragazza sembrava avere
un potere enorme nei confronti di tutti e quattro i ragazzi e questo mi faceva
innervosire. Io ero sempre stato abituato a trattare le donne dall'alto in
basso, le avevo fatte innamorare e le avevo lasciate quando mi avevano
stancato. Non ero un maschilista vero e proprio, ma volevo essere io ad avere
in mano la situazione e soprattutto il predominio con l'altro sesso. Ma
intanto, la partita, dopo il mio brillante avvio, si stava per mettere male.
Sara era molto brava ed ogni palla che mandava in buca l'accompagnava con un
sorriso di scherno nei miei confronti. Una dietro l'altra, le sua palle
finivano regolarmente nelle buche da lei indicate e si ritrovo' con l'ultima
palla mentre a me ne mancavano ancora tre. Non potei fare a meno di ammettere
che lei fosse di un altro pianeta, rispetto a me. Forse la mia mancanza di
allenamento avevano acuito questa differenza tra di noi, ma sicuramente era
piu' brava di me, riuscendo a fare colpi che non appartenevano al mio bagaglio
di giocatore di biliardo. Sara osservo' la posizione della sua ultima palla,
bevve un altro sorso di birra e poi si rivolse ai suoi amici

" Osservate come zio Stefano perde la partita. La uno di calcio al centro" La
osservavo, ammaliato e nello stesso tempo infastidito da quella sua sicurezza.
La palla gialla, quella contrassegnata dal numero uno, colpita dal pallino
bianco con maestria da Sara, lentamente si accomodo' nella buca centrale.
Aveva vinto la partita

" Ok, devo dire che sei veramente brava" ammisi " Sono pronto a pagare la
scommessa. Dove vuoi andare?" Lei mi guardo' col suo stramaledetto sorriso

" Intanto, comincia col pagare il tavolo e le birre. E' quello il primo passo
che spetta al perdente. Noi ti aspettiamo fuori"

Pagai il conto. Avrei voluto pagare cento volte quella misera cifra ma non
aver perso con Sara. Ed invece si era dimostrata superiore a me. Nettamente. E
non ci stavo proprio a perdere con una ragazzina di quasi la meta' dei miei
anni. Tutto quanto mi aveva innervosito non poco, senza considerare il mistero
che incombeva su mio nipote. Uscii dalla sala da biliardo con la speranza che
Sara volesse veramente essere scarrozzata da una parte all'altra della citta'
e non avesse altre brutte idee in testa. Ma purtroppo, il mio sesto senso non
mi ingannava. Sia lei che i quattro ragazzi si erano allontanati di diversi
metri e si erano piazzati nel parcheggio antistante la sala, dove avevamo
lasciato le nostre auto. Si era fatta ormai mezzanotte e mezza e non c'era
nessuno in giro, a parte noi. Sara mi fece cenno con il braccio di
raggiungerla. Da lontano, potei notare come il suo corpo fosse decisamente
armonioso e strutturato molto bene. Se non fosse stato per quelle spalle
troppo larghe da nuotatrice, lo avrei potuto definire perfetto, almeno
all'apparenza. Non mi piacevano infatti le donne troppo sportive e preferivo
quelle con le curve piu' armoniose oppure quelle longilinee sul tipo delle
modelle, ma a parte i miei gusti personali era veramente una gran bella
ragazza. Stronza, ma decisamente attraente. Mi avviai in quella direzione e
Sara mi accolse col suo solito sorriso ironico. Mi venne di nuovo vicinissima.
Potevo sentire il suo respiro in quel modo. Mi prese la giacca con la sua mano
destra

" Sei pronto a pagare il tuo debito?"

" Ok. Dimmi dove vuoi andare e ti ci portero'"

" Voglio andare a casa tua" Mi allontanai da lei

" No Sara, avevi detto che se avessi vinto avresti voluto soltanto fare una
passeggiata" Lei si riavvicino' prendendomi le mani tra le sue. Ormai avevamo
le nostre bocche ad un centimetro

" Ho cambiato idea" disse semplicemente e poi sentii le sue labbra. Erano
calde, dolcissime e mi piacevano. Molto piu' di tutte le altre donne che avevo
avuto. Erano vive e piene di desiderio. La sua lingua esplorava sapientemente
la mia bocca e per qualche secondo mi abbandonai a quel bacio ma poi mi resi
conto che non potevo. Lei era troppo piccola per me e c'era mio nipote a
guardarmi. Non potevo proprio. Le diedi una leggera spinta e l'allontanai

" E' sbagliato, Sara. Me ne vado a casa"

" Non fare lo stronzo. Lo so che ti piaccio. Pensi che non mi sia resa conto
che avevi gia' il cazzo dritto. Oooops ho detto di nuovo cazzo"

" Ma che razza di ragazza sei? Hai un linguaggio da scaricatore di porto e
stai cercando di circuirmi davanti a tutti i tuoi amici. Sfogati con loro se
proprio non riesci a tenerti le mutandine indosso" sbottai

" E chi ti dice che abbia le mutandine? Senti Stefano piantiamola. Hai fatto
la figura dell'uomo per bene che non se la sente di andare con la Lolita di
turno, ma adesso e' giunto il momento che tu ti arrendi all'evidenza. Io
voglio scopare con te e tu non vedi l'ora di farlo con me, percio' basta!
Prendi le chiavi della macchina e andiamo a casa tua" La guardai con rabbia

" Adesso basta lo dico io. Tu non mi dai ordini, e' chiaro? Non sono uno dei
tuoi amici che tratti come fantocci. Vattene con loro e non mi rompere piu'"
Cercai le chiavi della mia macchina nella tasca dei pantaloni e tolsi
l'antifurto per potermene andare al piu' presto quando sentii la voce di Sara

" Tu non vai da nessuna parte, brutto figlio di puttana. Tu mi hai rifiutata?
Tu non hai nemmeno la piu' pallida idea di cosa hai fatto. Nessuno puo'
rifiutarmi. Io ti faro' pagare caro quest'affronto. Ti giuro che ti faro'
piangere sangue. Non volevo farlo con te. Non volevo essere con te come sono
stata con loro, ma adesso tu la pagherai" Mi voltai. Aveva alzato il tono
della voce ed il suo sorriso era scomparso. Ora aveva un ghigno che mi fece
quasi rabbrividire e i suoi occhi sembravano spiritati. Osservai anche i
quattro ragazzi che fino a quel momento erano stati in silenzio. Sembravano
preoccupati, molto preoccupati. No anzi, erano impauriti. Che diavolo stava
succedendo? Stavo pensando se rispondere ed eventualmente cosa dire a Sara,
quando lei mi precedette. Si rivolse prima a me

" Scommetto che era tutta una finzione la tua. Volevi stare con noi per
scoprire cosa succede a tuo nipote, vero? Ora lo scoprirai perche' prima di
riprendermela con te lo faro' con lui. Osserva cosa succede al tuo adorato
Mattia" Volto' la testa e guardo' in direzione dei ragazzi " Mattia, vieni
immediatamente qui'" Mio nipote la guardo' terrorizzato

" Ti prego Sara, non ho fatto niente" Sembrava implorarla ed io non capivo
cosa stava accadendo. Perche' Mattia non si faceva risentire e non la mandava
a quel paese?

" Ti ho detto di venire qui'" ripete' la ragazza con tono deciso. Stavolta era
un ordine vero e proprio e non una richiesta fatta con tono deciso come aveva
fatto fino ad allora. Mattia, a malincuore, le obbedi', facendo un passo alla
volta, molto lentamente. Sembrava che stesse andando al patibolo ed io lo
osservavo piu' incazzato che mai, ma quasi ipnotizzato dall'evolversi di
quella strana situazione. Sara si era messa con le mani sui fianchi,
attendendo che mio nipote arrivasse davanti a lei ed appena gli fu di fronte
gli afferro' il polso con la sua mano sinistra e con la destra lo colpi' con
un manrovescio terribile

" Lo sai che non mi piace ripetere lo stesso ordine per due volte" Disse a mio
nipote tranquillamente, mentre la testa di Mattia si era girata come quella di
un pupazzo dopo quello sganassone e mentre una grossa ferita si era aperta sul
suo labbro superiore. Tra la mia meraviglia, il ragazzo si mise a piangere
come un bambino

" Per favore Sara, ti prego, non picchiarmi" Pazzesco! Non potevo credere ai
miei occhi. Non poteva essere vero quello che stavo ascoltando. Mi avvicinai a
loro. Avevo intenzione di gettarmi addosso a quella pazza e di prenderla a
sberle e solo il timore di una denuncia per violenza nei confronti di una
giovane donna mi trattenne. Guardai mio nipote con disappunto

" Che cazzo fai Mattia? Ribellati! Come puoi accettare una cosa simile?
Prendila tu a sberle questa puttanella" Sara si volse verso di me

" Pagherai anche per avermi chiamata puttanella, stronzo" Poi guardo' di nuovo
Mattia, sorrise e lo schiaffeggio' nuovamente con violenza quindi, con il
braccio che teneva il polso del ragazzo, effettuo' una lieve torsione.
Stavolta Mattia urlo' dal dolore e Sara lo costrinse in poco tempo ad
inginocchiarsi di fronte a lei

" Hai capito adesso perche' questo cazzone di tuo nipote e gli altri tre
cazzoni tornano a casa pesti? Perche' prendono un sacco di botte da me" Era
troppo! Non capivo perche' Mattia e gli altri ragazzi non si ribellavano, non
capivo perche' accettavano persino le percosse da parte di una ragazza. Cosa
c'era sotto? Decisi di intervenire io stesso. Al diavolo un'eventuale
denuncia. Mi avvicinai a Sara e le presi il braccio col quale stava
costringendo Mattia in ginocchio nel tentativo di toglierlo e di liberare mio
nipote. Credevo che la cosa fosse di una facilita' estrema e non forzai la
presa, ma mi accorsi che non riuscivo a farle aprire quella presa. Non era
possibile. Ero forte e robusto, allenato e soprattutto maschio, non potevo
trovare tutte quelle difficolta'. Nel frattempo, Sara si era voltata verso di
me sorridendo

" Ti meraviglia, stronzone? Te l'avevo detto che non hai nemmeno la piu'
pallida idea di cosa hai fatto" Mi meravigliava? Ero praticamente sconvolto.
Le afferrai la mano con tutte e due le mie, ma la situazione non cambiava. Non
riuscivo a fare nulla se non a farla ridere di piu'. Indietreggiai di qualche
metro guardandomi le mani con nervosismo, mentre Mattia ormai era in preda ad
una crisi di pianto vera e propria. Pregava Sara di smetterla, che lui non
aveva fatto nulla e che l'idea di aggregarsi a loro era stata mia e che non
aveva mai detto niente a nessuno. Malgrado tutto quello che stavo osservando e
che stavo vivendo sulla mia pelle, ancora non riuscivo a comprendere bene.
Perche' non ero riuscito a farla smettere? Forse le avevo preso la mano nel
modo sbagliato, ma perche' Sara era cosi' sicura di se stessa? Mi guardai
intorno cercando una risposta che non potevo trovare, anche se ormai era tutto
evidente. Lei intanto mollo' la presa su Mattia

" Alzati, cazzone" gli ordino' e mio nipote, ancora piangente, le obbedi' ma
appena lo fece, Sara si giro' su se stessa e, con uno stile inappuntabile,
forse di karate o forse di qualche altra arte marziale, lo colpi' in pieno
petto con un calcio mandandolo diversi metri lontano a sbattere contro una
delle macchine parcheggiate. Corsi verso di lui. Era sofferente ma sveglio e
gli poggiai il mio braccio sotto la sua testa per sollevarla

" Oddio santo, Mattia, come stai? Rispondimi, ti prego" Lui mi guardo' con
quello sguardo dolce che conoscevo perfettamente

" Vattene, zio Stefano. Vattene! Forse sei ancora in tempo. Chiedi perdono a
Sara e forse lei ti lascera' andare e la tua vita non diventera' un inferno
come la nostra" Una rabbia enorme s'impadroni' di me. Posai con delicatezza la
testa di Mattia sull'asfalto e mi diressi verso Sara. Non m'importava piu' che
lei fosse una ragazza. Faceva karate? Bene, io facevo pugilato ed ero un uomo.
Mi avvicinavo a lei pensando solo che volevo farle del male, volevo farla
piangere come aveva fatto lei con mio nipote ma, quando mi trovai a poco meno
di un metro da lei, tutta la mia baldanza si sgretolo'. Lei mi attendeva con
le mani sui fianchi e col suo sorriso ironico

" Ancora non hai capito un cazzo, vero zio Stefano? Beh, e' giunto il momento
che tu mi conosca" Tolse le sue mani dai fianchi e avanzo' verso si me. Non
sapevo come affrontarla. Se fosse stato un uomo l'avrei preso a pugni ma, lei
era una ragazza, una bellissima ragazza. L'avrei affrontata solamente con la
mia forza fisica stando attento a non incappare in qualche colpo del suo
karate. Sara mi lascio' fare e ci prendemmo le mani incrociando le nostre
dita, come nel piu' classico dei combattimenti di lotta libera. Pensai che, a
quel punto, tutto sarebbe stato semplice, dimenticandomi di come non fossi
riuscito a farle perdere la presa su Mattia pochi secondi prima. Intendevo
stringerle le dita piegando i miei polsi e farle provare dolore,
costringendola ad inginocchiarsi ed iniziai a stringere, ma Sara non recedeva
di un millimetro e, soprattutto, quel suo maledetto sorriso non accennava a
diminuire. Cominciai a spingere, mettendoci tutta la mia forza, ma le sue
braccia rimanevano nella stessa posizione

" Cominci a capire, zio Stefano? Cominci a capire che io sono molto piu' forte
di te? Il tuo cervellino ha compreso quali sono le mie potenzialita'? No?
Bene! Ora te ne faro' vedere una minima parte" Il suo sorriso scomparve ed
inizio' a far leva. Cominciavo a capire. La sua forza era incredibile. Cercai
di indietreggiare per offrirle piu' resistenza, ma le sue dita si erano
strette a tenaglia sulle mie ed iniziavo a sentire un dolore incredibile. Mi
dicevo che non era possibile, che non poteva essere reale quello che stavo
vivendo, ma il dolore che Sara mi faceva provare era vero, intenso e non mi
raccapezzavo. Scivolavo pian piano a terra, costretto dalla sua morsa e non
potevo fare nulla. Mi ritrovai in ginocchio al suo cospetto e Sara mi lascio
la mano sinistra, quella che lei teneva con la sua destra, mentre con l'altra
continuava a fare pressione costringendomi in quella posizione. Aumento' la
sua pressione e dovetti arcuare la mia schiena non riuscendo in alcun modo a
contrastarla. Dopo qualche secondo che mi parve eterno, la sua presa sembro'
allentarsi ed io cercai di approfittarne per rialzarmi ma, appena provai a
farlo, la sua mano ricomincio' a stringere come prima

" In ginocchio, cazzone e bacia i miei piedi"

" Vaffanculo" le dissi facendo leva sul mio orgoglio e per tutta risposta mi
arrivo' uno schiaffo tremendo dato con la sua mano libera che non mi fece fare
un capitombolo soltanto perche' lei continuava a tenermi fermo con l'altra sua
mano, mano che improvvisamente si strinse ancora piu' a tenaglia sulla mia
facendomi urlare dal dolore. Ormai, la mia mente era completamente offuscata,
l'impossibilita' di fare qualsiasi movimento era psicologicamente
insopportabile, cosi' come era insopportabile l'idea che una ragazza che
pesava almeno venticinque chili meno di me potesse essere in grado di fare
tutto questo. Eppure, ci riusciva con una facilita' disarmante, a dispetto di
ogni logica

" Ora aumento pian piano la mia pressione fino a spezzarti il braccio, a meno
che tu mi dirai che sei pronto a baciare i miei piedi. Ti conviene sbrigarti
ad accettare" La sua voce era calma, sempre intrisa di quell'ironia che aveva
abbandonato solo nel momento in cui l'avevo rifiutata. Oh Dio, fossi potuto
tornare indietro nel tempo! Avrei fatto l'amore con lei tutta la notte, avrei
dato un calcio a tutte le remore che avevo avuto ed invece ero li', in
ginocchio ai suoi piedi, ancora incapace di credere a quello che stavo
vivendo. Come aveva detto, inizio' a stringere ancora di piu'. Lottavo con
tutte le mie forze, ma ero incapace di alimentare una qualsiasi opposizione
malgrado mi aiutassi anche con la mia mano libera ed il dolore era sempre piu'
consistente. Il braccio cominciava a girarsi e mi resi conto che non potevo
fare nulla. Urlai

" Lo faro', Sara, lo faro'. Ti bacero' i piedi, ma basta, ti prego"

" Lo vedi cazzone? Era soltanto una questione di tempo. Comunque, per te io
sono <signorina Sara>. Non trovi giusto che tu mi porti il rispetto che
merito?" Ero stordito, ma per interrompere quel dolore avrei fatto qualsiasi
cosa

" Bacero' i suoi piedi, signorina Sara, ma per favore, basta" Il mio orgoglio
era ormai del tutto scomparso. Per la prima volta nella mia vita, mi arrendevo
completamente. Non l'avevo fatto mai, sia nella vita di tutti i giorni,
lottando con accanimento per arrivare ad avere un buon lavoro ed un ottimo
stipendio, sia con le donne, riuscendo sempre a conquistare quella che io
volevo avere, sia nello sport. Avevo perso a volte, ma sempre con l'onore
delle armi e sempre con la voglia di rivincita, ma quella ragazza mi aveva
annullato completamente in pochi secondi. La sua superiorita' era stata
talmente schiacciante che non avrei potuto fare a meno di ammetterlo con me
stesso. Sarei voluto essere il piu' lontano possibile da quel sorriso
sardonico e da quelle mani d'acciaio. Come poteva una ventenne avere una
potenza del genere? Una ragazza filiforme, non magra ma tutt'altro che grossa?
Era una cosa inspiegabile. Le sue spalle leggermente piu' larghe del normale
non bastavano a fornire una spiegazione plausibile. Ma non era certo quello il
momento di cercare di capire. Aspettavo che Sara accettasse le mie scuse e la
mia sottomissione. Solo questo contava. La osservavo dal basso in alto, con lo
sguardo implorante e finalmente lei fermo' la sua pressione, pur rimanendo
sempre con la sua mano stretta intorno alla mia. Una mano piccola, molto
femminile ma che sembrava non avere limiti di potenza. Da quel momento, il
dolore inizio' ad essere piu' sopportabile e Sara mi afferro' per i capelli
costringendomi a guardarla di nuovo

" Ma che bravo, zio Stefano. Lo vedi che con le buone maniere si ottiene
tutto? Ed ora slaccia la mia scarpina destra e bacia il piede" Con l'unica
mano a mia disposizione, riuscii a slacciarle il sandalo ed iniziai a baciarle
il piede. Che umiliazione! Mi sembrava assurdo che proprio io stessi facendo
una cosa del genere, ma purtroppo non era finita. Dopo averle baciato ogni
piu' piccola parte del suo piede, passai all'altro sandalo, credendo di aver
terminato, ma lei mise il suo piede nudo completamente sulla mia faccia

" Oh no mio caro. Ancora non sono soddisfatta. Succhia per bene tutte le dita,
altrimenti....." Accompagno' l'ultima parola aumentando la sua pressione sulla
mia mano e sentii il braccio che si torceva in modo innaturale. Urlai di nuovo
dal dolore

" Lo faccio signorina Sara, lo faccio. Per favore....." Afferrai di nuovo il
suo piede e succhiai le sue dita come lei mi aveva ordinato e il braccio
torno' ad avere una posizione quasi naturale. Ripetei l'operazione con l'altro
piede e poi rimasi in trepidante attesa. Ed ora? Mi avrebbe lasciato andare?
Sembrava proprio di si perche' finalmente lei mi lascio' e mi ordino' di
alzarmi, cosa che feci con grande fatica, massaggiandomi il braccio
indolenzito e le dita della mano completamente intorpidite. Non sapevo cosa
fare mentre lei si avvicino', come sembrava fosse una sua abitudine, a
pochissimi centimetri da me

" Sei sconvolto, povero Stefano? Pensa a quanto sei stronzo. In questo momento
potevamo stare a rotolarci sul tuo letto a farci una magnifica scopata ed
invece mi hai costretta a scoprire il mio piccolo segreto. Che te ne pare? Sei
sconvolto, vero? Oh certo, scommetto che ti domandi come sia possibile che una
ragazza di diciannove anni come me possa avere una forza fisica nettamente
superiore a quella di uno stallone come te. Eppure e' cosi', mio caro. E non
solo. Sono abilissima nelle arti marziali, come hai potuto notare dal modo in
cui ho colpito il tuo nipotino. Povero Mattia. Pero' non preoccuparti per lui,
l'ho appena toccato e posso garantirti che non subira' conseguenze. Fino a che
loro faranno tutto quanto io ordino, non li ammazzero' di botte. Pero' e' un
vero peccato che tu mi abbia rifiutata. Non puoi capire quanto tu mi attizzi e
non e' detto che prima o poi io ti scopi, ma prima io faro' diventare la tua
vita un inferno" Mi prese dietro al collo e mi spinse contro le sue labbra.
Dio che idiota ero stato. Ancora una volta il bacio mi era piaciuto
immensamente ed aveva pienamente ragione. Se non mi fossi fatto tutti quegli
scrupoli, adesso staremmo a fare sesso e avrei trascorso tutto un'altro tipo
di serata

" Hai ragione Sara, ricominciamo daccapo. Hai ragione tu, ti desidero e sono
stato uno stronzo. Ma era solo una questione di differenza di eta' e temevo di
fare uno sgarbo a questi ragazzi, ma in realta' tu mi piaci immensamente" Le
avevo detto la verita', ma avevo anche la speranza di terminare quest'incubo
ma sentii la sua mano stringersi sul retro del mio collo e di nuovo un dolore
tremendo avviluppare l'intero mio corpo

" Troppo tardi, cazzone. Ora ti riempio di botte. Per prima cosa ti avevo
detto di rivolgerti a me chiamandomi <signorina Sara>. Non l'hai fatto e
questa e' gia' una bella scusa per dartele di santa ragione. Ma forse ti avrei
picchiato lo stesso. Lo sai? Mi piace tanto picchiare i maschi, vedere la
meraviglia sul loro volto e distruggere completamente il loro orgoglio. Mi
eccita. Ci trovo lo stesso piacere di una bella scopata. Oh scusa se continuo
ad essere sboccata, ma proprio non ci riesco ad essere la signorina per bene
che tanto piacerebbe a te e ai miei genitori" Mi lascio' il collo, ma proprio
mentre si stava mettendo in posa, uno dei ragazzi, piu' precisamente Roberto,
la fermo'

" Signorina Sara, sta uscendo gente dalla sala biliardo" Lei si fermo' e gli
accarezzo' il viso

" Bravo Roberto. Tu rimani qui' con Mattia e guarda se ha bisogno di aiuto. Vi
verremo a riprendere dopo. Tu Andrea, prendi la macchina e portiamo il nostro
amico al cimitero della macchine. Li' non mi rompera' il cazzo nessuno.
Valerio, vieni con me" Sara mi spinse con violenza dentro la macchina e monto'
accanto a me. Mi mise il braccio intorno al collo

" Se provi a fare lo stronzo ed a cercare di scappare, sei finito. Non vorrai
togliermi il divertimento, vero?" Parlava col tono intriso di ironia e col
sorriso sulle labbra, ma ero certo che dicesse sul serio

" Non provero' a scappare" dissi semplicemente, mentre la mia mente cercava di
elaborare qualche possibile spiegazione a quello che mi era accaduto ed a
quello che stavo andando incontro. Mi aveva promesso un sacco di botte ed ero
ormai certo che l'avrebbe fatto o che comunque, ci avrebbe provato. Mi dicevo
che adesso che conoscevo il suo valore, avrei potuto affrontarla meglio e che
avrei venduto cara la pelle. Il mio orgoglio stava riaffiorando del tutto,
anche se rimaneva il mistero di come potesse aver sviluppato una forza del
genere

" Bravo, zio Stefano, anche perche' altrimenti dovrei riprendermela con
Mattia"

" No, per favore" la implorai "Lui non c'entra niente. E' un bravo ragazzo"

" Ma che zio amorevole! Ma lui e' mio, cosi' come lo sono questi due e quello
che fa compagnia a tuo nipote. Tutti e quattro sono miei. Ci vado a letto
quando voglio, li picchio quando ne ho voglia e soprattutto, pretendo che loro
facciano tutto quello che io ordino. E obbediscono, sai. Sono proprio quattro
bravi ragazzi, servizievoli e accondiscendenti"

" Ci va anche a letto? Con tutti e quattro intendo?" Scoppio' a ridere

" E ti meraviglia? Hanno vent'anni e dovranno pur scopare ogni tanto. E
siccome a me piace tanto fare sesso, li accontento. Ovviamente, loro possono
farlo solo con me e io invece posso andare con chi mi pare. E' la legge del
piu' forte, anzi, della piu' forte ed io lo sono piu' di loro quattro messi
insieme. A proposito, Mattia e' in gamba sotto questo punto di vista. Puoi
stare tranquillo" No, non mi meravigliava piu' niente ormai. Sara li aveva
schiavizzati, fisicamente, psicologicamente e forse sessualmente. Nessuno di
loro avrebbe avuto il coraggio di denunciarla. Come avrebbero potuto? Col
rischio di farsi deridere da tutti. Senza contare che Sara poteva sempre
negare ogni addebito e sostenere che era tutto falso. Era una ragazza e
avrebbero creduto a lei. Per non parlare della paura che ormai nutrivano nei
suoi confronti e del terrore di una sua eventuale vendetta. Paura del tutto
giustificata, paura che anch'io ormai nutrivo nei suoi confronti. Ma intanto,
sembravamo arrivati alla resa dei conti. La macchina si era fermata in uno
spiazzo desolato a fianco ad un cimitero delle macchine. Un cancello dipinto
di verde legato con un lucchetto ed una catena di ferro ci divideva
dall'interno di quel campo dove erano ammassati relitti di vetture. Sara, con
uno spintone, mi fece uscire dalla macchina di Andrea. Il posto era veramente
isolato e sentivo il cuore iniziare a battermi forte. Cosa voleva fare con me?
Non credevo che volesse uccidermi, ma era comunque il posto ideale per fare di
tutto, compreso riempirmi di botte come aveva promesso. Forse ancora non mi
rendevo conto completamente in che razza di situazione mi ero messo nel
rifiutarla, ma l'avrei scoperto entro pochi minuti
 
Top
view post Posted on 11/7/2015, 15:45     +1   -1
Avatar

Cavaliere BDSM

Group:
Member
Posts:
558

Status:


Ho letto tutte le puntate sul sito, scusa ma non ce la facevo a resistere :D e la faccia ce avevo alla fine era questa: :woot:
Complimenti, bellissimo! pur non essendoci traccia delle fantasie che piacciono a me, come hand over mouth, bavagli vari e annusamento piedi puzzolenti, mi è piaciuto molto, l'ho letto infatti non con eccitazione, ma con il piacere con il quale si può leggere un buon thriller :) mi ha tenuto inchiodato allo schermo fino alla fine!
Però come ho già scritto lo trovo, appunto, troppo inquietante, sembra un film horror, troppo senza speranza per il povero protagonista :D

Se ti va, se hai tempo, voglia ecc, non scrivresti anche un finale "alternativo", con il protagonista che riesce finalmente a liberarsi e magari a uccidere la troietta? :D
Cmq ancora tanti complimenti!
 
Top
teachme
view post Posted on 11/7/2015, 17:31     +1   -1




bellissima storia. potrebbe venirci bene anche un breve romanzo illustrato. hai una scrittura pulita che rende facile immedesimarsi nella storia
 
Top
view post Posted on 11/7/2015, 22:34     +1   -1

Professore/essa SM

Group:
Member
Posts:
469

Status:


ragazzi come ho già detto la storia non è mia (o meglio , è stata scritta per me ma purtroppo non sono io l'autore)
quindi i vostri complimenti vanno girati a David...
trovo spettacolare il fatto che Sara sia rimasta antipatica a molti lettori, vuol dire che è descritta molto bene!!
ti capisco se non hai potuto aspettare e hai letto tutto insieme..
a breve posterò anche un altro capitolo per chi lo aspetta qui sul forum

a proposito...ho trovato molto scortese il fatto di avermi prevaricato per postare un link senza nemmeno una parola di presentazione o apprezzamento da parte di Lukaz...ma vabbè
 
Top
view post Posted on 17/7/2015, 13:10     +1   -1

Professore/essa SM

Group:
Member
Posts:
469

Status:


ecco il terzo capitolo ...posterò anche il seguito se interessa ancora ..



Dopo avermi fatto scendere dalla vettura, scese anche Sara, con calma e
tranquillita'. Pensai per qualche secondo di fuggire, di darmela a gambe il
piu' velocemente possibile e ci rinunciai solo per amore nei confronti di
Mattia. Immaginai che tipo di vendetta avrebbe potuto avere nei confronti di
mio nipote e rinunciai a quell'eventualita'. Lei intanto, sempre con molta
calma, si posiziono' davanti al cancello chiuso. Cosa aveva intenzione di
fare? Come aveva intenzione di entrare in quel luogo fermamente serrato da un
grosso lucchetto e da una catena che doveva pesare diversi chili? Tutto avrei
immaginato tranne quello che poi fece. Ordino' ad uno dei ragazzi di toglierle
il sandalo destro e poi.... Roba da non credere! Mi stropicciai gli occhi ma
era tutto vero. Sara aveva sferrato un calcio con una violenza inaudita e la
catena col lucchetto erano saltati di botto. La guardai impressionato e
terrorizzato. Un calcio del genere mi avrebbe ammazzato sul colpo. Il mio
orgoglio, che dentro la macchina era riapparso almeno in parte, evaporo' del
tutto

" Che cosa vuole farmi, signorina Sara? La prego" piagnucolai

" Ma guardalo il cazzone! Adesso te la stai facendo sotto, vero? Mi piace
veder tremare i maschi, te l'ho detto. Mi stai facendo bagnare le mutandine.
Dopo saro' costretta a scoparmi un paio dei ragazzi. Ma intanto entra!" Mi
prese il braccio e mi fece entrare in quel luogo. Percorremmo una cinquantina
di metri tra vetture di tutti i tipi e poi si fermo' appena ci trovammo in una
spiazzo abbastanza largo

" E' giunto il momento, zio Stefano. Tu fai quello che vuoi, difenditi se lo
ritieni opportuno oppure subisci senza alzare le mani. Io non cambiero' il mio
comportamento di una virgola. Dimmi, quanti giorni d'ospedale vuoi fare?
Quindici ti bastano? Consideralo un riposino, delle ferie supplementari"
Indietreggiai impaurito. Come se non bastasse tutto quello che le avevo visto
fare, la sua sicurezza mi impressionava. Balbettai qualcosa, ma lei si
avvicinava. Non potevo scappare e sarebbe stato inutile se non peggio. Decisi
di vender cara la pelle, pregando Dio che Sara non mi facesse arrivare un
calcio come quello che aveva rotto il lucchetto e mi misi in posizione di
boxe, con la guardia sinistra. Lei finse un paio di attacchi sorridendo,
facendomi indietreggiare ulteriormente fino a farmi quasi inciampare. Poi,
assaggio' la mia guardia con un calcetto. Lo parai e cercai a mia volta di
attaccare. Non sapevo usare bene i piedi e fui costretto ad avvicinarmi per
cercare di portare qualche jab che Sara paro' con estrema facilita'. Non si
metteva nemmeno in posa di combattimento e teneva le braccia lungo il corpo,
come faceva a suo tempo Cassius Clay, salvo poi muovere quelle braccia a
velocita' supersonica per parare i miei colpi. Tentai un montante che Sara
evito' con una torsione del busto e poi tentai la sorte con un diretto. Sara
stavolta non si accontento' di parare o evitare il mio pugno ma lo blocco' a
mano aperta, mano che poi si strinse inesorabile sul mio pugno. Urlai dal
dolore. La sua forza era incredibile e le era bastata quella semplice mossa
per stroncare ogni mia velleita'. Mi lascio' la mano ma non feci in tempo ad
indietreggiare in quanto mi colpi' con un manrovescio, come aveva fatto
all'uscita del biliardo. La violenza fu tale che quasi mi alzai da terra e
ricaddi un paio di metri piu' dietro. Non era logico, non poteva essere
normale una cosa del genere ma stava avvenendo. Sara si avvicino' col suo
solito ghigno

" Dai caro, alzati bello. Ti ho appena sfiorato. Mica ti arrenderai cosi'
presto?" Non sapevo cosa fare. Arrendermi? Magari! Provai a commuoverla

" Lei e' troppo forte per me, signorina Sara. Mi arrendo. Faro' tutto quello
che lei vuole" Per tutta risposta ebbi una risata e poi un calcio al costato

" Ma davvero? E te ne rendi conto solo adesso che sono troppo forte per te? Me
ne sbatto i coglioni che ti arrendi, io continuero' a picchiarti" Mi alzo' per
il bavero della giacca e poi mi diede un'altra sberla gigantesca. Dio, quanto
facevano male quegli schiaffi. Facevano male sia nel corpo che nel morale ed
erano umilianti e dolorosi. Arrendermi non era servito a nulla e dovevo
decidere il da farsi. Se fossi rimasto passivo, avrebbe continuato
imperterrita a picchiarmi e scelsi l'attacco. Mi alzai come una furia e cercai
di caricarla a testa bassa. Era straordinariamente forte ma forse era
vulnerabile e se fossi riuscito a colpirla, la lotta avrebbe potuto prendere
una piega a me favorevole. Ma non riuscii a prenderla. Era velocissima, quasi
un fulmine e si scanso' per poi colpirmi con un calcio all'altezza dello
stomaco. Mi piegai in due e sprofondai nell'abisso. I susseguenti calci e
pugni non li vidi nemmeno partire, tanta era la sua velocita'. Prima alla
testa, poi al costato, poi ancora in viso, alle gambe e di nuovo al volto. Mi
sembrava di avere di fronte a me almeno dieci persone che mi picchiavano
ferocemente ed invece c'era soltanto una ragazzina di 19 anni. Danzava intorno
a me, mi colpiva due o tre volte contemporaneamente senza trovare alcuna
resistenza, poi si ritraeva sorridendo compiaciuta per poi ricominciare.
Quanto duro' il tutto? Non piu' di cinque minuti, anche se a me sembrarono
eterni. Ero ormai ridotto allo stremo. Ero a terra, accucciato, impaurito,
piangente e soprattutto sanguinante da ogni parte. Mi venne vicino e mi prese
per un braccio trascinandomi verso alcune vetture, poste una sopra l'altra.
Non faceva nessuna fatica a trasportarmi e mi sembrava quasi di scivolare su
una lastra di ghiaccio, trattato come un bambino che fa i capricci e punta i
piedi e che viene portato via a forza dai genitori. Mi lascio' il braccio e si
mise di fronte alla pila di autovetture, inquadro' la seconda partendo dal
basso e quindi sferro' un pugno tremendo alla carcassa di quella macchina
colpendone la portiera e sfondandola completamente. Cristo santo! Non era
possibile. Malgrado tutto quello che avevo subito, ancora credevo che ci fosse
qualcosa d'impossibile per quella ragazza che, non contenta, afferro' cio' che
era rimasto di quella portiera divergendola dal resto della carrozzeria. Si
avvicino' di nuovo a me sorridente con il suo trofeo

" Hai visto tesoro? Hai visto di cosa sono capace? Puoi ritenerti fortunato di
come ti ho conciato. Pensa se ti avessi colpito con la stessa violenza con cui
l'ho fatto con quella macchina. Chissa', forse ho trovato il lavoro del mio
futuro. Mi mettero' a fare la sfasciacarrozze. Potrei sfondarle a forza di
calci e pugni, perche' no? Sono cosi' delicate che si aprono in due sotto le
mie mani" Termino' la frase scoppiando a ridere. Una risata lugubre per le mie
orecchie che riecheggio' in quel luogo isolato e che mi fece venire i brividi.
Era pazza! Strisciai ai suoi piedi con la poca forza che mi era rimasta

" Mi lasci andare, la prego. Mi ha punito abbastanza"

" Te ne vuoi andare? Non ti piace la mia compagnia? Ma questa e' un'offesa.
Una ragazza non puo' sopportare affronti simili. Ci vuole tatto con una donna,
non ti pare stronzone? Hai bisogno di imparare a rispettare una ragazza. No
mio caro, ancora non ho finito con te" Oddio no! E adesso cos'altro aveva
intenzione di farmi? Mi sentivo male e non ce l'avrei fatta a subire altre
percosse. Lei invece, tra il mio completo sbigottimento, improvviso' uno
spogliarello, iniziando a togliersi i suoi jeans aderentissimi e mettendo ben
in mostra il suo sederino che, malgrado la gravita' del momento, trovai
adorabile e perfettamente proporzionato, a malapena coperto dal suo perizoma.
Si tiro' giu' anche il perizoma, scoprendo le sue parti intime senza alcun
tipo di vergogna

" Vieni qui!" mi ordino' ed io, strascinandomi pesantemente le obbedii. Lei
prosegui' "Ora mi lecchi il culo per bene. Voglio sentire la tua lingua
pulirmi del tutto. Oh, mi dispiace se potrai trovare qualcosa ma sai, sono una
ragazza molto pulita e mi sono fatta la doccia sia stamattina che nel
pomeriggio dopo i miei allenamenti, ma sono trascorse diverse ore. Forse
potrai trovarci dei rimasugli" Chinai la testa ed iniziai a leccarle il buco
dell'ano. Cercai di vincere le forze di stomaco che mi attanagliavano e
proseguii, ma quando le usci' un peto, mi scansai d'istinto. Non feci in tempo
ad allontanarmi che lei si volto' e mi afferro'per la gola

" Brutto coglione. Quando io scorreggio tu devi respirare a pieni polmoni, ti
devi inebriare come se respirassi aria di montagna, intesi?"

" Si signorina Sara, intesi" piagnucolai. La sua mano sulla mia gola era
troppo pericolosa per poter fare qualsiasi obiezione. Con quella forza
pazzesca che si ritrovava avrebbe potuto spezzare il mio collo come se fosse
di carta pesta

" Molto bene. Ho proprio voglia di scorreggiare di nuovo. Inchinati dietro al
mio culo e respira profondamente" Lo feci, umiliato da quella ragazza,
incapace ancora di capire come tutto fosse possibile e respirai il suo peto
che stavolta le usci' rumoroso facendo vibrare la mia faccia e facendomi
scoppiare poi in un pianto a dirotto. Non piangevo cosi' da quando ero
bambino, non ricordavo nemmeno quando fosse accaduta l'ultima volta, ma
singhiozzavo senza ritegno. Sara mi guardo' con disprezzo

" Guarda il vero uomo, quello che non deve chiedere mai. Sei patetico. Un po'
d'orgoglio dai, non si piange davanti ad una ragazza. Oh, ma forse tu
appartieni a quelli che piangono per un nonnulla. Hai pianto per una
scorreggia, cosa farai quando ti spezzero' il braccio?" Smisi di singhiozzare.
Voleva spezzarmi il braccio? Oddio no. Non ero in grado di difendermi da lei
ne' di scappare, non potevo fare nulla. Mi inginocchiai di fronte a lei mentre
si tirava su il suo jeans

" Per favore, signorina Sara, non lo faccia"

" Uh quante storie per un braccio. Si riaggiustera' vedrai. Ma sai, spezzare
un braccio e' il mio marchio di fabbrica. Come Zorro, ce l'hai presente? Lui
incideva la zeta ed io spezzo un braccio. L'ho fatto con tuo nipote e con gli
altri ragazzi, vuoi che non lo faccia con te? Oppure vuoi che ti spezzi
qualche altra cosa? Magari una gamba. Ma no, ti consiglio il braccio e ti
faccio anche un favore. Ti spezzo quello sinistro cosi' con il destro potrai
mangiare e fare quello che vuoi. Anche una bella sega pensando alla scopata
mancata con me" Non provai nemmeno a scappare. Mi afferro' il polso della mano
sinistra e sentii di nuovo un dolore immenso, come se non fosse bastato tutto
cio' che avevo subito, mentre lei sembrava che neanche si sforzasse. Si
rivolse ad Andrea

" Prendi al cazzone il pacchetto di sigarette e portamene una" Andrea venne
vicino a me ed esploro' l'interno della mia giacca traendone fuori le
sigarette e l'accendino, ne mise una in bocca a Sara e glie l'accese. La
ragazza si rivolse poi a me "Finisco questa sigaretta in santa pace e poi
<crac>, ti spezzo il braccio. Adoro sentire il rumore delle ossa che si
spezzano. Mi fa sentire un brivido....Mmmmm, e' veramente eccitante" Era
pazza! Pazza ma tremendamente ed incredibilmente forte. Mi teneva il polso con
la sua mano sinistra e mi causava un dolore immane, mentre con la destra
fumava tranquillamente, per non parlare di cio' che aveva dato ampia
dimostrazione poco prima. Doveva essere sicuramente una campionessa di qualche
arte marziale con una velocita' straordinaria ed un'efficacia senza pari.
Impossibile qualsiasi difesa contro di lei. Aspettavo che finisse di fumare,
tremando e piangendo come un bambino, ma con la speranza che volesse solo
incutermi paura e che non avesse veramente intenzione di fare quello che aveva
minacciato ma, appena termino' di fumare, schiaccio' la sigaretta con il suo
sandalo destro e poi, con nonchalance, fece scendere un colpo col taglio della
mano sul mio braccio. Urlai e poi mi rotolai sul terreno, tenendomi il braccio
sinistro con la mano destra. Il dolore era tremendo, ma ancor di piu' mi
faceva senso vedere quel braccio penzoloni. Lo aveva rotto. Come mi aveva
promesso e minacciato. Mi sentivo svenire per quel dolore lancinante che mi
entrava nel cervello come uno spillone, ma cercai di rimanere lucido. Mi
dicevo che tutto era terminato e che fra poco loro se ne sarebbero andati. No,
non era terminato. Sara ordino' ai due ragazzi di tirarmi su e loro le
obbedirono

" Prendete il portafogli a questo idiota. Togliete tutti i soldi e gettatelo a
terra" Mentre uno dei due espletava l'ordine, lei si avvicino' a me "In questo
modo tu potrai dire che e' stata una rapina. Se invece tu dovessi accusarmi,
io prima me la riprendero' con Mattia e poi con te. Sai cosa vi accadra',
vero?" Accennai di si con la testa e fu l'ultima cosa che feci. Mi afferro'
per i capelli e vidi la sua mano alzarsi a taglio verso di me. Un altro colpo
di karate sul mio collo e per me fu buio totale.

Quando mi risvegliai, vidi sopra di me la faccia di un uomo e vedevo tutto
intorno a me che si muoveva

" Che e' successo?" biascicai

" Non si sforzi signore. E' stato vittima di un'aggressione e la stiamo
portando all'ospedale"

" Come avete fatto a trovarmi?"

" Una telefonata anonima alla polizia che ci ha avvertiti. Probabilmente i
suoi aggressori hanno avuto un briciolo di compassione"

" Che ora e'?" chiesi, impossibilitato ad alzare il braccio dove avevo
l'orologio

" Le quattro e venti minuti di mattina" rispose l'uomo. Era un paramedico che
mi stava portando con la lettiga dentro l'autoambulanza. Dovevo essere stato
svenuto per circa tre ore. L'uomo, aiutato da un suo collega, mi sistemo'
all'interno della vettura medica che parti' immediatamente. Ripensai a tutto
quello che mi era successo e, ancora una volta, mi venne da piangere. Avevo
dolore dappertutto, ma piangevo soprattutto per l'umiliazione subita. Sara si
era divertita a picchiarmi ed a umiliarmi in modo totale uccidendo tutte le
sicurezze che avevo nella mia vita e riducendomi ad un essere frignante e
pauroso. Alla vista del mio stato mentale, il paramedico si alzo' da dove era
seduto e venne vicino a me

" Si calmi ora, e' tutto finito. L'hanno conciata per le feste ma e' sano e
salvo"

" Sento dolore in tutto il corpo" mi lamentai

" Di rotto dovrebbe avere solo il braccio, stia tranquillo. Ora le faccio
un'iniezione di antidolorifico insieme ad un calmante. L'aiutera' a riposare.
Provi anche a dormire, se ci riesce" Sentii l'ago infilarsi nella mia carne
dopodiche' chiusi gli occhi nel tentativo di prendere sonno. Per alcuni minuti
non ci riuscii anche a causa dei forti dolori ma poi il calmante e
l'antidolorifico dovettero cominciare a fare effetto e mi abbandonai
finalmente al sonno.

La dolce e rassicurante faccia di mia sorella Daniela fu la prima cosa che
vidi al mio risveglio. Mi teneva la mano come quando ero piccolo ed appena
vide i miei occhi aprirsi si chino' su di me e mi bacio' dolcemente sulla
guancia

" Come stai Stefanino? Ce la fai a parlare?"

" Tutto sommato sto bene. Ma tu cosa ci fai qui'? Chi ti ha avvertita?" Le
risposi parlando a voce bassa. I dolori erano intensi, la testa mi faceva male
e riuscivo a malapena a muovermi. Daniela se ne accorse

" Stai calmo, amore, non agitarti. Non avevi documenti. Devono averteli
rubati. Ma per fortuna ti hanno lasciato il telefonino e l'infermiere che ti
ha portato all'ospedale ha avuto il buon senso di chiamare col tuo telefonino
l'ultimo numero che tu hai fatto. Evidentemente, deve essere stata la
telefonata che mi hai fatto ieri sera per avvertirmi che stavi per arrivare.
La cena con me, ti ricordi?"

" Mi ricordo, stai tranquilla. Non sono rincoglionito"

" Dio ti ringrazio. Non puoi capire che paura che ci e' presa stamattina
quando quell'infermiere mi ha telefonato. E' successo pure a te, vero? Quello
che e' successo a Mattia intendo" Guardai Daniela con tenerezza. E adesso cosa
le dicevo? Come potevo raccontarle quello che era successo?

" Ma no, di cosa parli. Stavo per montare in macchina dopo aver trascorso la
serata con Mattia e i suoi amici, quando mi hanno aggredito in quattro"

" E perche' allora ti hanno portato in quel posto isolato? E perche' ti hanno
rubato solo il portafoglio senza nemmeno toccare l'orologio che vale cento
volte di piu'? Senza contare che non ti hanno toccato nemmeno la macchina.
Stefanino, non me la racconti giusta e nemmeno il poliziotto qui' di fuori ne
e' convinto. Non e' possibile che durante un'aggressione tu subisca lo stesso
danno di mio figlio. Ti prego, dimmi cosa e' veramente accaduto?" Gia'! Il mio
rolex. L'orologio non era stato toccato e una rapina era quantomeno anomala,
ma avevo deciso che sarei andato fino in fondo con quella storiella. Ci
avessero creduto o meno non era importante per me. La cosa essenziale era che
non avrei messo a repentaglio Mattia. E nemmeno me stesso. Avevo una paura
folle solo a rincontrare quella ragazza e mi chiedevo come potesse andare
avanti mio nipote. Lui e i suoi amici erano letteralmente schiavi di Sara e
non vedevo spiragli di luce in quella situazione. Ma intanto dovevo rispondere
a Daniela

" Probabilmente hanno pensato che fosse un falso e la macchina ha l'antifurto
satellitare. Sarebbe stato troppo pericoloso per loro. Volevano solo i soldi.
Non c'e' altro. Le tue supposizioni sono completamente sbagliate"

" Ma perche' ti hanno portato in quel punto isolato?"

" Per darmi una lezione. Ho reagito, ne ho picchiati un paio e mi hanno voluto
sistemare. Tutto qui'" Daniela sospiro'. Era evidente che non credeva ad una
parola di quello che le avevo detto e le vidi spuntare una lacrima. L'arrivo
del medico salvo' entrambi da quell'imbarazzo. Era un tipo sulla cinquantina,
alto e magro, con i capelli sale e pepe piuttosto folti. Si presento'

" Buongiorno. Sono il dottor Mauro Cristiani, l'ortopedico. Lei e' Stefano
Rigoni, non e' vero?"

" Si, esatto" risposi laconicamente

" Bene signor Rigoni. Ora le faremo tutti gli accertamenti del caso. Le faro'
fare una T.A.C. alla testa piu' che altro per precauzione e poi provvederemo a
sistemare il suo braccio nella speranza che non ci siano legamenti rotti.
Vedra' che tornera' tutto come prima. In che modo glie l'hanno spezzato? Cosa
hanno usato quei teppisti?" Lo guardai accennando un lieve sorriso che il
medico non fu in grado di capire. E cosa avrei potuto dirgli? Che una bella
ragazza di 19 anni mi aveva massacrato di botte e poi mi aveva spezzato il
braccio con un colpo di karate?

" Non lo so, dottore. E' tutto confuso. Forse dovevo essere gia' svenuto"
mentii

" Gia', forse e' cosi'"

" Potro' fare ancora pugilato quando saro' guarito?" Gli chiesi ansioso

" Per fare sport e soprattutto un tipo di sport come il pugilato ci vorra' un
bel po' di tempo e molta pazienza. Ma vediamo prima in cosa consiste la
frattura e dopo ne riparleremo"

Fui fortunato. Si trattava di una frattura semplice del radio che non aveva
toccato ne' legamenti e nemmeno tendini. Mi ingessarono il braccio sinistro e
dopo due giorni ero a casa. O meglio, a casa di mia sorella che si prese
carico di ospitarmi, visto che da solo potevo fare ben poco. Vi rimasi per
dodici giorni, esattamente per il tempo di togliere il gesso e di ritornare a
casa mia. Durante quei giorni mia sorella mi chiese piu' volte di dirle cosa
era veramente accaduto, ma io continuai a raccontarle la mia storiella, la
stessa storiella che raccontai alla polizia. Feci una denuncia contro quattro
ignoti, ma mi resi conto perfettamente che nemmeno la polizia credeva a cio'
che dicevo. Evidentemente, il mancato furto del rolex dava adito a questi
sospetti e lo stesso poliziotto che si trovava all'ospedale e che m'interrogo'
per primo, mi chiese se avevo timore di qualche cosa. Ma io ero un cittadino
modello e dovettero per forza credere a cio' che avevo raccontato loro.
Ovviamente, ben piu' particolare fu il rapporto con mio nipote. Appena ci
trovavamo da soli, discutevamo su Sara e su come poter uscire da quella
soluzione, ma non potevamo trovare una soluzione a quell'incubo. Lui era
naturalmente molto piu' impaurito di me e mi prego' di non prendere
iniziative. Povero Mattia! Io avevo dovuto subire quella pazza per una
semplice serata mentre lui la subiva da ben otto mesi. Mi racconto' alcuni
particolari agghiaccianti, di come lei fosse in grado di picchiarli
contemporaneamente a tutti e quattro, di come li puniva, delle umiliazioni a
cui li sottoponeva, ma anche di come lei faceva sesso con loro e di come lui
aveva imparato a non discutere nessun ordine. Tutto sommato, cosi' facendo era
riuscito a limitare di molto i danni. Sara non sembrava tanto interessata a
picchiarli, avendo dimostrato ampiamente di cosa fosse in grado di fare, ma le
piaceva soprattutto il lato umiliante ed io ne avevo avuto ampia dimostrazione
quando ad esempio, mi aveva costretto a respirare la puzza dei suoi peti. Si
divertiva cosi' e nessuno poteva fermarla. Gli chiesi naturalmente come fosse
possibile che una ragazza giovanissima potesse avere una simile forza senza
nemmeno essere molto muscolosa, ma Mattia alzo' le spalle. Non sapeva come, ma
sapeva soltanto che i risultati erano quelli ed erano risultati strabilianti.
Si, lo sapevo anch'io.

Tornato a casa mia, tornai anche a lavorare. Avevo lasciato un sacco di lavoro
indietro e, in fondo, il lavoro mi mancava. Dovevo fare soltanto saltuari
controlli per verificare che l'osso si saldasse definitivamente e l'ortopedico
mi assicuro' che entro qualche mese avrei anche potuto riprendere i miei
allenamenti, dopo pero' diverso tempo di riabilitazione.

Ripresi percio' ad andare in ufficio in quanto, pur con le complicazioni che
il mio braccio mi dava, avevo anche ripreso a guidare. Tra le tante cose che
avevo lasciato in sospeso ce n'era soprattutto una che mi stava molto a cuore.
Era da tanto tempo che stavo col fiato sul collo ad un nuovo cliente,
un'importante azienda che ci aveva chiesto di creare una campagna
pubblicitaria su misura per il suo prodotto e finalmente ero riuscito a
trovare quella che ritenevo potesse essere l'idea giusta. I giorni di forzato
stop mi avevano, se non altro, aiutato a concentrarmi su questo probabile
cliente e su cio' che lui desiderava. Il giorno stesso che rientrai al lavoro,
telefonai al responsabile del settore pubblicita' di quell'azienda elencando a
grandi linee l'idea che avevo in mente, idea che dovette piacergli in quanto
mi diede l'opportunita' di prendere un appuntamento con lui e con sua moglie
che era la sua collaboratrice, per tre giorni dopo. E quel giorno mi preparai
scrupolosamente i bozzetti, aiutato dai miei collaboratori ed alle 16 in punto
entrarono i due. L'uomo era un sessantenne molto giovanile, il classico
manager, mentre la moglie era notevolmente piu' giovane, forse una
quarantenne, comunque in gran forma, bionda, col classico tailleur grigio che
non le stonava affatto. Con loro avevo soltanto parlato al telefono e dapprima
facemmo le presentazioni e quindi venne il momento della stesura della mia
idea che li lascio' molto soddisfatti. Prima della firma, mancava soltanto il
classico tocco finale e su questo potevo considerarmi un maestro: la cena e
fare in modo che, oltre all'idea vera e propria, potessero considerare anche
il resto molto piacevole, a cominciare proprio dalla mia persona, la mia
affabilita', la mia simpatia e, nell'insieme, il mio savoir faire. Mentre i
miei collaboratori uscivano dal mio ufficio, invitai quindi la coppia in uno
dei piu' prestigiosi ristoranti della citta'. Stavo per prendere l'accordo per
l'ora in cui sarei dovuto andarli a prendere quando il telefono interno
squillo'. Era Vanessa, la mia segretaria

" Dottor Rigoni, sta entrando la sua fidanzata. Ho provato a dirle che lei era
impegnato, ma non mi ha nemmeno ascoltato"

" La mia fidanzata? Ma io non....." Mi bloccai. Come una furia fece il suo
ingresso Sara e credo che in quel momento il mio cuore si fosse messo a
battere all'impazzata e non certo per la sua bellezza. Oh, lei era
semplicemente deliziosa, con una mini di jeans che metteva in mostra le sue
gambe veramente molto belle, toniche ed allenate, come avevo avuto, purtroppo
per me, modo di assaggiare, alla quale aveva abbinato un semplice toppino blu
e, ai piedi, delle semplici scarpe da ginnastica. Il suo viso era pulito, con
pochissimo trucco a parte, come la volta scorsa, un bel lucidalabbra e i suoi
capelli erano sciolti. Una mise adattissima ad una ragazza della sua eta'.
Malgrado la definissi molto carina, non era comunque la sua bellezza a farmi
battere fortemente il cuore, bensi' la paura. La vidi avanzare verso di me,
incurante dei miei due ospiti e la paura si impadroni' letteralmente di me.
Avevo ancora in mente e davanti agli occhi quello che mi aveva fatto, la sua
forza straordinaria, la sua bravura che avevo riscontrato solo in certi film
d'azione e che invece lei mi aveva fatto assaggiare sulla mia pelle, la sua
velocita' nell'esecuzione dei colpi, tutte cose che messe insieme la rendevano
praticamente invincibile. Rimasi di sasso, incapace di fare il piu' piccolo
dei movimenti, pregando soltanto il Signore che non volesse picchiarmi di
nuovo. Continuava ad avanzare verso di me, mettendo in mostra un sorriso a 32
denti. Chiusi gli occhi, ma Sara prese invece le mie mani stringendole
lievemente tra le sue per poi lasciarle dopo pochi secondi e per buttarmi le
braccia al collo dandomi un casto ma invitante bacio sulle labbra

" Tesoro, quanto mi sei mancato. Chi sono questi due?" Rimasi un momento
interdetto. Cosa era tutta quella pagliacciata? Non sapevo come comportarmi e
Sara mi venne in aiuto "Allora amore, non presenti la tua fidanzata a questi
signori?" La mia fidanzata? Quella era il mio incubo, altro che fidanzata.
Cercai di stare al suo gioco. Cosa aveva in mente lo sapeva solo Dio

" Questi signori sono due probabili clienti, Sara" dissi cercando di rimanere
calmo "Lui e' il dottor Davide Francini e la signora e' sua moglie Claudia"

" Molto piacere, io sono Sara, la fidanzata di Stefano. Non vi ha raccontato
niente di me?"

" Veramente no, signorina" rispose cortesemente Claudia Francini"

" Oh che antipatico che sei Stefano. Non so come faccia ad amarti. Va beh,
c'e' poco da dire. Stiamo insieme di nascosto da quattro anni, da quando ne
avevo 15, ma solo da pochi mesi il nostro amore e' alla luce del sole" Oh mio
Dio, ma cosa aveva intenzione di fare quella pazza? Mi stava facendo passare
per uno che si metteva con le ragazzine. Il dottor Francini e sua moglie mi
guardarono infatti in modo strano e Sara prosegui' "Quindi non vi ha detto
come mi ha rimorchiata? Mi aveva promesso di farmi fare una campagna
pubblicitaria per una gomma da masticare ed io avevo solo quindici anni, ero
cosi' ingenua e ci sono stata. Lei non l'avrebbe fatto signora? Con un
bell'uomo come il mio Stefano?" Di male in peggio. Ero sull'orlo di una crisi
di nervi. I miei due ospiti sorrisero nervosamente, desiderosi di andarsene al
piu' presto possibile ed io cercai di trovare una via d'uscita a quella
situazione che stava mettendo in grande imbarazzo sia me che i miei due ospiti

" Signori, forse e' meglio che vi lasci ai vostri impegni. Passero' a
prendervi alle 19.30 in punto al vostro albergo" Davide Francini mi osservo'
alzando un sopracciglio. Era evidente che la sua stima nei miei confronti era
scesa di parecchio. Per non parlare di sua moglie poi. Un uomo di oltre
trent'anni che si metteva con una quindicenne non doveva essere proprio il
massimo, anche se adesso Sara era maggiorenne. Pure due moralisti mi dovevano
capitare. L'uomo mi strinse la mano

" Si, forse è meglio che noi andiamo, dottor Rigoni. La lascio alla sua ehm...
giovane fidanzata. A stasera"

" A stasera" ribadii salutando anche la moglie. Dio, mi sarei messo la testa
sotto un mattone per la vergogna. I due intanto, salutarono anche Sara ed
uscirono dal mio ufficio piuttosto sollevati. Mi ritrovai da solo con Sara,
come nel peggiore dei miei incubi. Avevo pensato che tutto fosse terminato con
la lezione durissima che mi aveva dato, con quel pestaggio che avrei ricordato
per il resto della mia vita ed invece era di nuovo di fronte a me, addirittura
nel mio ufficio, ostentando il suo solito sorriso beffardo. Ero terrorizzato.
Cos'altro avrebbe potuto farmi?
 
Top
view post Posted on 23/7/2015, 15:25     +1   -1
Avatar

Sottomesso anomalo. Più unico che raro

Group:
Moderatori
Posts:
9,537
Location:
ROMA

Status:


Beh, visto che il mio amico Mephistofele 84 non si decide a postare il quarto episodio, lo faccio io, sperando di farvi cosa gradita

Quarto episodio

Sara era dunque di nuovo di fronte a me. Non eravamo in un luogo buio ed
appartato di notte bensi' nel mio luminoso ufficio, ma questo mi rassicurava
ben poco. Mi schiarii la voce

" Che cosa vuoi fare, Sara? Per l'amor di Dio, dimmi cosa vuoi e lasciami in
pace, te ne prego" Lei si avvicino' a me, prese le mie mani, si sollevo' sulla
punta dei piedi e mi bacio' di nuovo sulle labbra

" Te l'ho gia' detto che mi attizzi un casino? Peccato che tu continui a fare
lo stronzo. Davanti agli altri ti concedo di relazionarti con me in modo
normale, almeno fino a quando io te lo concedero', ma quando siamo soli devi
portarmi rispetto. Cosa ti avevo detto? Che dovevi chiamarmi signorina Sara,
non e' vero?"

" Si ma...."

" Nessun ma" disse semplicemente e poi sentii di nuovo la spaventosa potenza
delle sue mani che in breve tempo mi costrinsero ad andare in ginocchio ai
suoi piedi e poi uno schiaffo tremendo. Il mio incubo non era terminato. La
guardai implorante

" Che cosa vuole signorina Sara? Che cosa vuole da me?"

" Intanto le tue scuse. Sono doverose, non credi?"

" Le chiedo scusa, signorina Sara. La prego, mi lasci"

" Come vedi, sto facendo forza soprattutto sul tuo braccio destro, per non
danneggiarti ulteriormente quello sinistro, quello che ti ho spezzato. Non
puoi proprio lamentarti di come mi sto comportando con te. Ho avuto dei
riguardi che forse non ti meritavi. Ma cambiamo discorso. Ho sentito che vai a
cena con quei due. Bene, ci vengo anch'io. Mi accompagni a casa a mettermi
qualcosa di decente e poi li andiamo a prendere. Non sei contento?" Contento?
Mi casco' il mondo addosso. Provai a replicare

" Ma lei non puo'...." Mossa sbagliata. La sua presa sulla mia mano si fece
piu' forte e faticai per non urlare

" Cosa io non posso? Io posso tutto, tesoro. Ancora non l'hai capito che tu
fai tutto quello che io ti dico di fare. Se ti ordino di saltellare con un
piede tu lo fai, se ti dico di strisciare per terra tu fai anche questo. Anzi,
e' una buona idea. Striscia per tutto questo bell'ufficio e poi chiedimi se ti
do l'onore di venire a cena con te, altrimenti...." Sentii la sua mano
stringere ancor di piu' la mia. Non era possibile! Non poteva essere cosi'
forte. Stavo per urlare dal dolore, ma lei improvvisamente mi lascio'

" Striscia, cazzone, altrimenti mi fai incazzare per davvero" Le obbedii
terrorizzato. Non volevo passare un'altra serata come quella che avevo
trascorso l'altra volta per nessuna cifra al mondo e iniziai a strisciare per
il mio ufficio fino a ritornare ai suoi piedi

" Vuole venire a cena con me, signorina Sara? Per favore. Ne sarei veramente
onorato" Le chiesi al termine di quegli interminabili momenti"

" Ma certo che vengo, tesoro. Che fidanzata sarei se ti lascio da solo con
quella bella coppia. Secondo me quelli amano i giochi erotici. Glie lo
vogliamo proporre un bel gioco a quattro? Io penso che lei ci stia. Gli piaci
e non vede l'ora di prendere il tuo cazzo in bocca. A dir la verita',
piacerebbe anche a me, ma non so se mi togliero' questo sfizio per il momento.
Quanto al vecchio....Beh, l'hai visto come guardava le mie gambe. Ci mancava
solo che mi chiedesse di toccarle"

" Che cosa vuole da me?" le richiesi ancora inginocchiato ed in preda al
terrore. Terrore per il suo strapotere fisico, ma anche perche' non sapevo
dove volesse arrivare. La mia vita, la mia bella vita, fatta di donne, uscite
serali e amicizie importanti non tollerava una presenza come quella di Sara,
una ragazza pazza dotata di una forza enorme e sicuramente con tendenze
psicopatiche dominanti. Ma come fermarla? Questo era il grosso dilemma. Lei
intanto mi sorrise

" Cosa voglio da te? Esattamente non lo so. Voglio divertirmi, voglio giocare
e ho deciso che tu diventerai il mio bambolotto preferito. Ne ho gia' quattro
di bambolotti, ma tu sei diverso, sei eccitante, piu' maturo. Loro sono
quattro ragazzini pronti ad esaudire ogni mio desiderio ed e' molto arrapante.
Non puoi capire quanto mi attizzi vederli impauriti di fronte a me. Non hai
nemmeno la piu' pallida idea di cosa faccio far loro. Ma non essere geloso
perche' ho deciso di dedicarmi anche a te" Mi fece alzare e poi prese la mia
testa da dietro il collo e mi spinse con delicatezza verso di lei. Stavolta il
bacio fu vero e mi resi conto che mi stavo eccitando. Mi piaceva Sara, mi
piaceva veramente tanto, anche se ero stato con donne molto piu' affascinanti
e ricambiai quel bacio con passione. Forse poteva essere una mossa giusta. Al
termine del bacio lei si ritrasse

" Se scopi come baci sei eccezionale. A proposito, fammelo vedere"

" Cosa?"

" Ti ho detto di farmi vedere il cazzo. Cosa c'e', ti vergogni?" Rimasi di
sasso

" Ma puo' entrare qualcuno" obiettai e per tutta risposta mi arrivo' un nuovo
ceffone che mi fece cadere per terra e mi fece andare la guancia in fiamme

" Ti ho gia' detto che i miei ordini non si discutono. Togliti i pantaloni"

Mi rialzai e le obbedii. Slacciai la cinta e feci cadere giu' i pantaloni

" Anche i boxer?"

" Ma certo, tesoro. E come lo vedo il tuo bel cazzetto se ti tieni i boxer?"
Feci quanto mi disse, neanche tanto sconvolto. Ormai avevo capito che
qualunque cosa poteva uscire da quella bocca. Malgrado lo schiaffo intanto,
avevo ancora un'erezione consistente, frutto del bacio precedente e Sara
sorrise avvicinandosi

" Mmmmm Mi stai facendo venire voglia. E' proprio un cazzo di livello
superiore, come il suo proprietario. Ce l'hai pure dritto, povero caro. Quindi
ti piaccio?"

" Lei e' molto bella"

" Che bel complimento! Dai rivestiti altrimenti ti salto addosso e ti
violento. Ti piacerebbe essere violentato?"

" Da una ragazza bellissima come lei, si. Potrebbe essere un gioco molto
erotico e con la sua forza lo potrebbe rendere molto reale"

" Ancora un bel complimento. Va a finire che ci credo. Oh, lo so di essere
bella. Per essere perfetta mi mancano almeno cinque centimetri di altezza, ma
non posso proprio lamentarmi. Il problema e' che mi sta venendo il dubbio che
i tuoi complimenti siano un po' interessati. Ma non fa niente. Ora ho voglia
di fumare, dammi una sigaretta!"

" Veramente qui' dentro non si fuma" Troppo tardi. La frase mi era uscita
spontanea. Cercai di correre ai ripari "Cioe', intendevo dire che di solito
qui'...." Presi nervosamente dalla tasca interna della giacca il mio
pacchetto, ma ormai lei era dinanzi a me. Misi le mani davanti al viso in modo
istintivo. Inutilmente. Lei mi prese per il collo con il suo braccio
trascinandomi per alcuni metri. Cercavo di togliermi quel braccio dal mio
collo ma sembrava d'acciaio. Quella ragazza sembrava non essere umana, ma
intanto cominciavo a tossire per mancanza di aria e il cervello addirittura
annebbiarsi. In quel momento credevo che mi avrebbe ucciso, ma per mia fortuna
Sara allento' la presa, non tanto da permettermi di liberarmi ma abbastanza
per ricominciare a respirare normalmente

" Lo sai che sei piu' coglione di quanto immaginavo? Ti ho appena detto che tu
devi fare qualunque cosa io ti ordino e che fai? Obietti? Ma allora hai deciso
di farmi divertire maggiormente. Ma si, forse e' cosi. Intanto, iniziamo a
dare le altre direttive. Ti vieto di fumare, cosi' quando ti bacio non mi
sembra di leccare un posacenere e se hai un solo neurone in testa sai che ti
conviene obbedirmi" Si fermo' alcuni secondi e poi prosegui' "Va beh, diciamo
che ti vieto di fumare in mia presenza. Non vorrei che mi diventassi troppo
nervoso" Tirai un sospiro di sollievo, se si puo' chiamare cosi' in quella
situazione particolare, con la mia testa saldamente stretta dal suo braccio
bionico, ma non sarei potuto stare senza fumare, soprattutto con i miei nervi
a pezzi per quella paradossale situazione. Contemporaneamente, decise di
lasciarmi completamente e si diresse verso la mia poltrona girevole
mettendocisi seduta e mise le sue gambe sopra il tavolino, mostrandomi
generosamente le sue parti intime. Non portava alcun tipo di mutandine

" Che c'e? Sorpreso? Te l'avevo detto che avrei anche potuto non indossare
niente sotto. Ora dammi quella cazzo di sigaretta" Raccolsi il pacchetto che
mi era caduto per terra e ne estrassi una sigaretta che le porsi e poi glie
l'accesi. Aspiro' un paio di boccate e quindi si rivolse di nuovo a me

" Mentre fumo, massaggiami per benino i piedi. Baciali in ogni piu' piccolo
anfratto" Feci quanto mi aveva ordinato. Cosa potevo fare? Potevo chiamare la
sicurezza, ad esempio. Avevamo un paio di vigilantes che facevano servizio al
di fuori del portone, tutto adibito ad uffici di una certa importanza. Ma come
avrei fatto davanti a lei? Ma soprattutto, come avrei potuto giustificare il
tutto? Sarei diventato lo zimbello di tutti gli altri, a cominciare dal
proprietario dell'agenzia che aveva un certo riguardo nei mie confronti, fino
a tutti gli altri dipendenti che mi vedevano come una persona da imitare. E
quei due vigilantes sarebbero stati in grado di fermare Sara? Mi veniva il
dubbio che per fermarla ci sarebbe voluto l'esercito. Sembrava possedere la
forza di una decina di uomini adulti e muscolosi. Pazzesco!!! O forse era la
mia paura di lei ad ingigantirne le qualita'. Di certo, era molto piu' forte
di me, anche se la cosa continuava ad essere fuori da ogni logica. Comunque,
non mi azzardai a contraddirla. Le tolsi le scarpe da ginnastica, le
massaggiai quei piedini deliziosi eppure cosi' letali ed infine glie li
baciai, fino a quando lei non mi interruppe

" Bravo, Stefano. Senti un po'. Ma quella bellona che sta di fuori dal tuo
ufficio e che non mi voleva far entrare, chi cazzo e'?"

" E' Vanessa, la mia segretaria"

" Bene!" fece lei e mi passo' il telefono che tenevo sulla scrivania " Adesso
chiamala" Mi alzai e stavo per spingere il numero che mi avrebbe messo in
comunicazione con lei quando Sara si alzo' da sopra la mia poltrona per
sedersi direttamente sulla scrivania, sempre con le sue belle gambe nella mia
direzione. In un batter d'occhio, le avvolse intorno al mio collo ancora
indolenzito per la ferrea presa di prima ed ancora una volta sentii tutta la
sua forza e la sua abilita'. Mi aveva intrappolato tra le sue gambe

" E no, Stefano. Non cosi', altrimenti che gusto c'e'. La chiami e continui a
baciarmi i piedi e se ti azzardi a dire semplicemente una parola io ti stacco
la testa dal collo. Pensi che non ne sia capace?" Oh mio Dio! Ma cosa voleva?
Perche' non mi lasciava in pace? Non potevo fare nulla. Mi sembrava che la mia
testa stesse per scoppiare. Le sue gambe erano ancora piu' potenti delle sue
braccia e, per darmi un'ulteriore dimostrazione della sua forza, mi sollevo'
addirittura dal terreno semplicemente alzando le sue gambe tra le quali c'era
sempre la mia testa. Si sollevo' addirittura dalla scrivania aiutandosi con le
sue braccia, dimostrando un'efficienza ginnica assolutamente degna di una
campionessa olimpica. Ma ormai per me era troppo. Troppe umiliazioni tutte
insieme. Troppo! Scoppiai in un pianto dirotto. Mi sentivo cosi' debole, cosi'
completamente nelle mani di un'altra persona, mentre Sara rideva. Rideva di
gusto, assaporando la mia inferiorita' e cercando la mia completa
sottomissione

" Lo faccio, signorina Sara. Faccio quello che lei vuole. Mi lasci andare, mi
sta strozzando. Cosi' mi uccide" Mi lascio' andare e caddi rovinosamente per
terra e, solo per miracolo, non andai a cozzare con la mia testa sulla mia
scrivania. Lei, con un balzo, atterro' proprio di fianco a me e afferro' di
nuovo il mio collo, tenendomi in questo modo piegato e quindi mi trascino' per
il mio ufficio fino alla finestra. Non provai nemmeno a contrastarla. Sapevo
che era perfettamente inutile. Apri' la finestra

" Sai quanto ci metto a prenderti per le palle ed a buttarti giu'? Esattamente
due secondi. E poi diro' che ti sei suicidato, magari per amore mio. Chi non
mi crederebbe? Chi potrebbe credere che sono stata io? Io, una ragazzetta di
diciannove anni e tu un uomo con un fisicaccio della Madonna. Non avrei
remore, credimi. Dicono che sono pazza e forse lo sono davvero, anche se io mi
sento solamente una ragazza che vuole giocare, approfittandosi della sua forza
e della sua bravura. Sta a te a non farlo diventare un gioco mortale. Ora io
ti lascio e poi farai quello che ti ho detto prima. Chiamerai quella stronza
della tua segretaria e vedremo che faccia fara' quando entra e ti vede che mi
stai baciando i piedi. L'alternativa e' la finestra. Cosa scegli?"

" La chiamo, la chiamo" risposi in preda al terrore

" Molto bene. Lo vedi che quando vuoi riesci ad essere disponibile? A
proposito, te la sei scopata quella?"

" Si" balbettai, troppo terrorizzato per mentirle

" Ci avrei scommesso. Ora vieni, mettiamoci in posizione" Si rimise seduta
sulla mia poltrona con le gambe sulla scrivania

" Cosa devo dirle? A Vanessa, intendo"

" Chiedile di portarmi un caffe'. Un caffe' per la tua fidanzata. Ribadiscilo"

Presi il telefono, attesi qualche secondo che finissi di singhiozzare e poi mi
feci coraggio

" Vanessa, per favore, potresti portare un caffe' per la mia fidanzata?
Grazie"

Non attesi risposta e riattaccai. La mia breve relazione con Vanessa risaliva
all'anno scorso, ma mi ero reso conto che lei era ancora infatuata di me. Lo
vedevo da come mal digeriva ogni presenza femminile al mio fianco e di come,
quando eravamo soli, ammiccava. In presenza di altri invece, era
irreprensibile ed ero <il dottor Rigoni>. Continuai a baciare i piedi di Sara
anche quando entro' finalmente Vanessa. Non mi voltai, cercando di evitare lo
sguardo della mia segretaria, ma la mia vergogna raggiunse ugualmente il picco
massimo. Non mi ero mai sentito cosi' ed in quel momento avrei voluto morire.
La voce di Vanessa intanto, riecheggio' nel mio ufficio

" Ma cosa diavolo sta succedendo? Stefano, cioe', dottor Rigoni, ma che gioco
e' mai questo?" Non ebbi il coraggio di risponderle, ma in compenso c'era Sara

" Entra Vanessa e portami il caffe'. Ecco brava, posalo sulla scrivania. Ma
che faccia stai facendo? Con te non lo faceva? Non ti baciava i piedi?
Peccato, non puoi capire quanto e' rilassante e a Stefano piace tantissimo
baciarmi i piedi. Oh, non soltanto i piedi, se e' per questo. Vero tesoro?"
Scossi la testa su e giu' per affermare quanto Sara diceva ma non ebbi il
coraggio di proferire parola. Vanessa poso' il caffe' sulla scrivania, mi
diede uno sguardo di disgusto e poi si dileguo'. Ero fritto. Fritto e
impanato. L'avrebbe raccontato alle altre impiegate e la faccenda sarebbe
andata a finire alle orecchie dei miei collaboratori e forse anche a quelle
del titolare dell'agenzia. La mia vita sarebbe stata rovinata per sempre.
Dovevo trovare un modo per risolvere al piu' presto la situazione. Non potevo
andare avanti in quel modo. Odiavo Sara e quello che mi stava facendo. Odiavo
tutto di lei. Odiavo la sua forza, la sua bravura nelle arti marziali, il suo
sorriso, la sua sicumera, quella bocca che diceva parolacce una appresso
all'altra, ma soprattutto odiavo la sua bellezza e quello strano fascino che
possedeva e che, malgrado tutto, me la stavano facendo desiderare come forse
non avevo desiderato mai nessun'altra donna nella mia vita. Ed ora mi si
prospettava una sera con lei e con i clienti che potevano dare un'ulteriore
sterzata alla mia carriera in salita. Sarebbe stato cosi' anche al termine di
quella serata o la mia vita sarebbe virata definitivamente verso il piu'
profondo degli incubi?

Sara mi ordino' di rimetterle le scarpe e poi si alzo'. Nel frattempo, aveva
bevuto il caffe', si era fumata un'altra delle mie sigarette ed erano
trascorsi almeno altri dieci minuti durante i quali mi aveva obbligato a
baciarle i piedi in modo continuato. Si alzo' dalla mia poltrona e mi venne
vicino

" Andiamo adesso, non vorrei fare tardi al nostro primo appuntamento. Sai,
quello dell'altra volta non lo considero. Quello consideriamolo soltanto il
giorno della nostra conoscenza" Mi prese la mia mano destra tra la sua,
intrecciandola come se fossimo due veri fidanzati ed uscimmo dal mio ufficio.
Vanessa era seduta al suo posto con la faccia sconvolta per cio' che aveva
visto. Sapevo che me l'avrebbe fatta pagare e che l'indomani sarei stato sulla
bocca di tutti come il feticista dei piedi, quello che forse ama prostrarsi ai
piedi della sua donna. Io che nella mia vita non mi ero mai inchinato nemmeno
in chiesa. Ma Sara non era ancora contenta. Appena passammo davanti alla mia
segretaria, sfodero' il suo migliore sorriso

" Ciao Vanessa. O forse dovrei dire addio. Non so perche' ma ho la sensazione
che difficilmente ci rivedremo. Ma stai tranquilla. A Stefano ci penso io"
Terminato di parlare con Vanessa, si giro' verso di me, mi prese il mento con
la sua mano in segno di possesso e mi bacio' di nuovo, mentre mise l'altra
mano addirittura sul mio sedere. Termino' di baciarmi e mi riprese la mano,
salutando Vanessa che schiumava rabbia, forse per me o forse per il modo in
cui Sara l'aveva trattata. Mi chiese dove avevo la macchina e ci dirigemmo al
parcheggio sotterraneo dove abitualmente lasciavo la mia Mercedes. Ero in
completo silenzio, non sapendo assolutamente cosa dire e cosa fare e montammo
sulla mia auto. Sara mi diede le direttive per arrivare a casa sua e mise,
proprio come la volta scorsa, le gambe sul parabrezza. Mi guardo' ironizzando

" Che fai? Non mi rimproveri stavolta? Non mi ordini di togliere le mie gambe?
Non mi dici che dentro la tua macchina le regole le fai tu?" Avrei avuto
voglia di prenderla a calci nel culo, di spaccarle quelle belle labbra
sorridenti, ma avevo paura persino di aprire bocca

" E' cambiata la situazione, signorina Sara"

" Ma bravo! Stai cominciando ad imparare. Dillo allora che io posso fare il
cazzo del comodo mio e che se tu apri bocca io ti pesto come l'uva"

" E' cosi'" risposi sempre piu' umiliato

" Ti ho detto di dire che io faccio il cazzo del mio comodo e che tu fai
quello che io ti dico altrimenti ti spezzo gambe e braccia. Dillo, cazzone"
Deglutii nervosamente e con il groppo in gola dissi quanto Sara si voleva far
sentir dire

" Lei puo' fare qualunque cosa e se mi azzardo a dire qualcosa, lei mi
picchia"

" Bravo, cazzone! Lo vedi che non e' poi cosi' complicato. In fondo, e' la
pure e semplice verita'. Tu sei il mio pupazzo, che fa anche rima con cazzo.
Non lo trovi divertente?" La guardai. Era volgare, antipatica, completamente
pazza ed esaltata, eppure non potevo fare a meno di trovarla in qualche modo
affascinante. I suoi modi erano praticamente unici e quando mi baciava sentivo
il desiderio salirmi alle stelle. Ma avrei pagato qualsiasi cosa purche'
quello che stavo vivendo fosse l'ultimo istante in cui me la trovavo di
fronte. Mi feci coraggio e le chiesi finalmente quello che mi stava a cuore

" Come fa ad essere cosi' forte? E' pazzesco solo immaginare un uomo con
quella forza e lei e' soltanto......" Scoppio' a ridere

" Una ragazza? Sai, ci sono cose che non mi piace confessare. Diciamo che e'
un mio segreto. Quello che tu devi sapere e' che sono molto, ma molto piu'
forte di te. Questo e' cio' che deve contare per te"

Arrivai finalmente a casa sua. Si trattava di un quartiere non lontano da casa
di mia sorella, non proprio una zona residenziale ma con bei palazzi
abbastanza nuovi che mi facevano pensare come i genitori di Sara dovessero
essere gente con un buon lavoro e con stipendi piuttosto dignitosi. Lei volto'
il suo bel viso dalla mia parte

" Ti aspetto tra un'ora, tesoro. Vedi di non farmi attendere. Lo dico per te.
Ogni minuto che aspetto e' uno schiaffo che ti mollo, E tu non vuoi essere
picchiato, non e' vero?" Guardai l'orologio. Erano le 18.10

" No, signorina Sara. Alle 19.10 saro' in questo punto ad attenderla"

" Bravo! Ah, dimenticavo. Domani mattina licenzi Vanessa. Non voglio piu'
vederla" Trasalii

" Come sarebbe a dire licenziare Vanessa. Lei e' importante, e'......" Non
finii la frase. La sua mano sinistra si impossesso' del mio collo e poi con
violenza mi spinse la testa contro il volante, lasciandomi in quella posizione
mentre il clacson comincio' a suonare spinto dalla mia faccia

" Mi deludi, Stefano. Avevo appena detto che cominciavi a capire e invece ti
metti di nuovo a contestare i miei ordini. Domani andrai in ufficio e
licenzierai quella troiona e la prossima segretaria sara' vecchia e racchia.
Se la ritrovo al suo posto io ti riempio di botte. Lo sai che quello che dico
mantengo. Intesi?" Non riuscivo nemmeno a parlare con la mia bocca sul
volante, spinto da quella mano dalla forza mostruosa, mentre lei sembrava
completamente a proprio agio, malgrado il rumore assordante del clacson.
Mugolai qualcosa di indefinibile

" Ah, povero tesoro. Non riesci a parlare. Ti lascio ma prima ti avverto. Se
sento ancora qualche scusa ti mando la testa a sbattere contro il finestrino e
vediamo quale delle due resiste meglio, la testa o il vetro del finestrino"
Allento' la presa permettendomi di tornare nella mia posizione originale, ma
aveva sempre saldamente le sue dita sul mio collo. Tremavo di paura

" Va bene, la licenzio" dissi laconicamente. Sara accenno' un sorriso
sbarazzino, lascio' il mio collo e con grande agilita' si mise seduta sopra di
me, con il suo viso rivolto verso il mio viso. Mi bacio' di nuovo

" Bravo! Cosi' mi piaci. Ubbidiente e accondiscendente. Te l'ho detto, mio
caro, sei il mio pupazzo ed un pupazzo si muove solo se chi tiene i fili glie
ne da l'opportunita'" Sempre con grande agilita' quasi da contorsionista,
approfittando anche del fatto che io guidavo come d'abitudine con il sedile
piuttosto lontano dai pedali lasciando quindi un notevole spazio, si rigiro',
mettendosi praticamente seduta su di me. Mise poi le sue mani sul volante
sollevando il suo sedere all'altezza della mia faccia

" Ho voglia di scorreggiare. Respira tutto, fino all'ultimo senza scansarti.
Se trattieni il fiato me ne accorgo e sono guai seri per te" Lo fece,
naturalmente, approfittando del fatto che non portava abbigliamento intimo,
incurante del passaggio di alcune persone. Mi disse di non muoversi in quanto
non aveva finito e lo rifece ed io dovetti respirare tutto quel puzzo
nauseabondo, mentre il rumore dilanio' il silenzio che si era creato in modo
quasi irreale. Quando termino' si rimise agilmente al posto accanto al
guidatore e poi apri' la portiera scendendo dall'auto. Mi invio' un bacio con
la mano sorridendo come se fosse una normale ragazzina della sua eta'

" Sono gia' trascorsi alcuni minuti. Ti conviene affrettarti. Ricordati. Per
ogni minuto di ritardo ci sara' uno schiaffo. Speriamo che tu abbia un sacco
di tempo di ritardo" Malgrado questa minaccia, non ce la feci a partire subito
e mi lasciai andare allo sconforto, mettendomi le mani sulla testa e piangendo
sommessamente. Perche' proprio a me? Quello era un incubo. Ma poi guardai
sullo specchietto retrovisore la mia faccia e le labbra gonfie per la botta
data sul volante e mi resi conto tristemente che quella era la realta'. La mia
triste realta'.

Dovetti in effetti sbrigarmi. La mia casa distava almeno venti minuti da
quella di Sara e dovevo farmi una doccia e cambiarmi. Mi misi il mio vestito
migliore, un completo firmato di color grigio antracite fatto su misura che mi
era costato un occhio della testa, soldi ben spesi visto che quell'abito era
stato testimone di alcuni miei grandi successi lavorativi. Ma, mentre mi
recavo a prendere Sara prima di andare poi dai Francini, mi chiedevo cosa
avesse in mente quella pazza. Pregavo Dio che non volesse almeno interferire
nel mio lavoro, anche se costringermi a licenziare Vanessa non era certo un
buon auspicio. Mi chiedevo anche in che modo si sarebbe presentata. Era capace
di venire con una minigonna scandalosa o chissa', vestita da punk o da emo.
Non mi avrebbe meravigliato nulla e gia' pregustavo una pessima figura davanti
ai miei clienti in quel ristorante di lusso dove ero conosciuto e stimato.
Arrivai nel punto prestabilito due minuti prima dell'appuntamento, infrangendo
alcuni articoli del codice stradale ma rassicurato che almeno la minaccia dei
ceffoni Sara non l'avrebbe messa in pratica. Forse. Almeno non con quella
scusa. Scesi dalla macchina per fumarmi una sigaretta, consapevole che dopo,
davanti a lei, non mi sarebbe stato permesso, ma l'attesa duro' solo alcuni
secondi e poi la vidi uscire dal suo portone. Le mie pessimistiche previsioni
sul suo abbigliamento non si erano avverate. Quella che stavo osservando
meravigliato e con gli occhi fuori dalle orbite era una ragazza semplicemente
deliziosa. Di piu'. Era una bellissima giovane donna vestita perfettamente per
l'occasione. Indossava un abitino senza maniche nero che le arrivava
castamente al ginocchio abbellito da una cintura color oro in vita ed un copri
spalle nero leggero e semitrasparente, calze velate ed un paio di pumps in
raso altissime con il tacco in ferro tinto in oro per riprendere la cintura.
Dovevano essere le classiche tacco 12 che fanno sudar freddo qualunque
maschio. Aveva poi tirato su i suoi lunghi capelli e sfoggiava due bellissimi
quanto lunghi orecchini con il cerchio e si era truccata un po' di piu'
rispetto alle altre due volte che l'avevo vista, con un rossetto rosso e del
fondotinta. Aveva toccato leggermente anche gli occhi, delineandoli
perfettamente. Una collana di perle semi rigida completava il quadro. E che
quadro! Gettai la sigaretta lontano e lei si avvicino' a me con movenze quasi
felpate e feline. Dio santo, quella non poteva essere la ragazza pazza e
sadica dotata di forza mostruosa, quella era una gran bella ragazza che non
aveva nulla da invidiare alle modelle che frequentavo e che sceglievo
regolarmente per le mie campagne pubblicitarie. Con quei tacchi, arrivava
ormai quasi alla mia altezza e sorrise di gusto vedendomi con la bocca aperta
ad ammirarla

" Ma che sguardo! Allora ti piaccio veramente"

" E' stupenda" ammisi sinceramente

" Si, non c'e' male. Avevo questa cosina dentro l'armadio che avevo indossato
un paio di mesi fa' al matrimonio di una mia cugina e ho deciso di sfruttarla.
Sai, non vorrei farti fare una brutta figura. Quelli con cui andiamo a cena
dovrebbero essere due pezzi grossi, non e' vero?"

" Si, in effetti" Faticavo a trovare le parole e rispondevo quasi a
monosillabi. Eppure, ero abituato alle donne molto belle, sapevo come
comportarmi con loro, ma Sara riusciva a mettermi in imbarazzo, qualunque cosa
facesse. Mi venne ancora piu' vicino, con la sua bocca rossa a pochi
millimetri dalla mia. Dio, che idiota a non andarci a letto la volta scorsa.
Forse, se non l'avessi palesemente rifiutata, con me si sarebbe comportata
normalmente e non avrebbe tirato fuori il suo lato sadico. Gli piacevo e se ci
fossi stato, lei avrebbe anche potuto evitare tutto cio' che poi mi aveva
fatto. Ma ormai era troppo tardi. Dovevo soltanto sperare che si stancasse di
fare la dominatrice forzuta e che desse maggior risalto al suo essere femmina.
Intanto, mi prese la cravatta e me la sistemo'

" Anche tu non sei affatto male, tesoro. Fatichero' molto a non saltarti
addosso e scoparti fino all'esaurimento delle tue forze" Ecco fatto! La sua
sboccataggine aveva rovinato quell'atmosfera molto particolare e sensuale. Non
riusciva ad essere una ragazza normale, come se il diavolo si fosse
impossessato della sua anima facendole tirare fuori il peggio di se stessa. O
forse era proprio lei la diavolessa? Evitai di cercare una risposta a questo
quesito e montai in macchina, dopo averle aperto la portiera e aver permesso
la sua entrata. Quando si mise seduta, il vestito che prima le arrivava al
ginocchio era diventato decisamente piu' corto e, mentre guidavo, non potevo
fare a meno di ammirarle le gambe belle e tornite, non lunghe come quelle
delle modelle ma decisamente proporzionate, Nessuno avrebbe potuto dire che
quelle gambe possedevano una forza straordinaria, tale da permetterle di
spaccare un lucchetto di ferro con un calcio. Ed anche le sue braccia....Erano
certo molto toniche, da sportiva praticante, ma come potevano avere tutta
quella potenza? Quale segreto aveva Sara che le permetteva di fare quelle
imprese straordinarie? Lo avrei mai scoperto? In fondo, che importanza aveva
scoprirlo? Quello che contava, proprio come aveva sostenuto lei poche ore
prima, era che lei riusciva a fare cose strabilianti. Dovevo accettarlo, senza
stare a pormi ogni volta la stessa domanda. Anche lei stava stranamente in
silenzio, fumando una sigaretta. Di solito, almeno per quanto io potevo
conoscerla, era un fiume in piena, sempre pronta a provocarmi ed a giocare con
me al suo gioco perverso, ma quella volta sembrava immersa nei suoi pensieri

" Cosa c'e', signorina Sara? Come mai questo silenzio?" Non mi veniva
spontaneo darle del lei e cercavo di misurare bene le parole

" Stavo pensando ad un sacco di cose"

" A cosa, se posso permettermi?"

" A questa serata, ad esempio. Non so se e' la serata adatta al mio modo di
trascorrere qualche ora di divertimento"

" Potrebbe essere un'ottima serata, invece. Un buon ristorante, una piacevole
compagnia...." Lei mi guardo' sfoderando di nuovo il suo sorriso ironico che
non prometteva nulla di buono

" Vedremo, anche se sono convinta che il mio divertimento preferito sia quello
di giocare con il mio pupazzo. E tu lo sai chi e' il mio pupazzo? Lo sai chi
e' il maschietto che mi diverto a fargli fare un sacco di cose che detesta?"
Un brivido mi percorse la schiena. Volevo affrontare un discorso serio, magari
con la speranza che trascorrere una bella serata la potesse convincere che
comportarsi normalmente poteva essere molto gradevole. Ed invece....Girai la
testa in silenzio. Inutilmente. Sara mise il suo braccio sopra la mia spalla

" Allora? Sto aspettando che tu mi dica il nome del mio pupazzo, del cazzone
che fa esattamente ogni cosa io gli ordino" Respirai profondamente. Ormai il
mio orgoglio non esisteva piu'

" Sono io signorina Sara. Sono io il suo pupazzo" Evidentemente, l'abito non
faceva il monaco e pur vestita e truccata come una strafiga di primo livello,
rimaneva una pazza sadica e scorreggiona. Mi stavo rendendo conto che il mio
incubo era ben lontano dalla conclusione.
 
Top
view post Posted on 23/7/2015, 18:12     +1   -1

Professore/essa SM

Group:
Member
Posts:
469

Status:


hai fatto benissimo ..mi ero scordato xD
 
Top
PaoloJSB
view post Posted on 23/7/2015, 20:55     +1   -1




Bellissime storie !! Complimenti !!
 
Top
45 replies since 7/7/2015, 16:21   32625 views
  Share