| Sono appena rientrato a casa dopo che, per tutto il tragitto, in auto, non ho fatto altro che pensare all'ora prima. Ogni volta che sterzavo, i capezzoli che sfregavano contro la camicia non solo non mi davano tregua, ma costringevano i miei pensieri a non staccarsi da Lei.
Una bella sofferenza... Molto piacevole.
Poi, appena entrato in casa, mi sono spogliato e, nudo, mi sono osservato allo specchio. La mappa dei segni che mi porto addosso mi rimanda ad ogni singolo minuto di quell'ora trascorsa insieme.
Qualcuno mi porta a reprimere un sorriso (le candele sputate con disarmante assiduità dal mio orifizio sono sono state un episodio quasi grottesco), qualcuno mi strappa un sospiro (il rossore sul petto, i peli mancanti nelle cosce, i morsi delle mollette sul busto, le natiche di un colore rosato intenso ma che mi bruciano a sedermi, i segni delle fruste); ne rimane una sensazione di completamento a cui, forse, è mancata una eccitazione che di solito accompagna le sessioni a cui mi sottopongo ma che, in questo caso, è stata soffocata dalla troppa emozione (può non crederci, ma in ascensore avevo il cuore che andava a mille e quando sono entrato nell'appartamento ero agitatissimo...).
Ecco, questo è il mio diario minimo che però mi porta a rivivere con tutti i sensi (l'olfatto per annusare il cuoio e il fumo della sigaretta), il tatto (per percorrere i punti in cui la pelle è sollevata e ripensare ai colpi inferti), la vista per sognare ad occhi aperti, l'udito (che mi riporta lo schioccare della frusta) e il gusto per tenere caro il sapore sublime dei Suoi piedi.
GRAZIE, PADRONA (lo dico anche ora perché prima l'ho detto poco...).
E' stata una bella esperienza e Lei è divina!
Siamo prossimi a Pasqua: quella di oggi è stata una bella sorpresa!
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