Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

LA TEDESCA

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view post Posted on 19/3/2024, 13:49     +1   -1
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Sottomesso anomalo. Più unico che raro

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CITAZIONE (Davide Sotto @ 17/3/2024, 21:00) 
Bella storia. Magari Herrin Karin coinvolge la cacciatrice di nazisti che pareva un tantino interessata alla Sua attitudine … attendo curioso … grazie Davide

Grazie a te. Per quanto riguarda il proseguimento... Vedremo :)
P.S. Appena puoi presentati nell'apposita sezione come da regolamento
 
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view post Posted on 19/3/2024, 20:27     +2   +1   -1
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Quindicesimo episodio

Janet Berenson, Samuel Friedman e Richard Goldman attendevano impazienti notizie da Karin. Guardavano febbrilmente l’ora e si rendevano conto che era passato troppo tempo
“ Qualcosa deve essere andato storto” sbottò alla fine Richard
“ Lo temo anch’io” rincarò Samuel. Janet invece rimaneva in silenzio quasi riflettendo sulla situazione e Richard le diede una leggera botta sulla spalla
“ Tu che ne pensi, Janet?” La ragazza sospirò
“ Vedi una palla di vetro qui dentro? No? E allora come faccio a saperlo?”
“ Scusa tanto. Era solo per conoscere il tuo parere” rispose Richard notevolmente offeso per le parole della sua collega. Janet però scosse la testa
“ Scusami Richard, non intendevo risponderti male. Stavo riflettendo e…”
“ E?” chiese Samuel incuriosito
“ Ma, non so, ho una mezza idea”
“ Ovvero?” Era sempre Samuel a sembrare il più curioso tra i due
“ Non credo che la Wieder ci stia fregando. Non la vedo come una da doppio gioco. Lei ha attirato Bauer con la scusa di dominarlo e naturalmente quel bastardo non vedeva l’ora e su questo credo che ci siano pochi dubbi visto che lei stessa ce lo ha confermato. Ora mi chiedo… E se lei aspettasse di fare quel gioco prima di consegnarcelo? La Wieder ha detto chiaramente che quel gioco che facevano la eccitava e quindi perché non immaginare che prima si diverta un po’ e poi gli dà il sonnifero e noi andiamo a prenderlo, lo impacchettiamo e lo portiamo davanti a un bel tribunale? Non dimentichiamoci che lei stessa ha detto che è disposta a sacrificarsi e di andarci a letto” Friedman osservò la sua compagna di lavoro. Sapeva che era intelligente e perspicace. E anche dannatamente carina. Se solo si fossero potuti vedere fuori dal lavoro… Lavoro poi… Quella era una missione. Ma tornando alle doti mentali di Janet, sia lui che Goldman conoscevano bene ormai Janet e ammiravano quelle doti. Sapeva capire la gente molto più di quanto loro due ne fossero capaci
“ Quindi, mi stai dicendo che secondo te quei due stanno giocando allo schiavo e alla padrona mentre noi stiamo qui infreddoliti e nervosi ad aspettare?” La giovane donna sorrise
“ Oh ragazzi, ma la conoscete la storia di Karin Wieder? Non ci risultano relazioni da quando lei è andata a Zurigo. E sono quindi 16 anni che non scopa” Samuel scoppiò a ridere
“ Avrà le ragnatele”
“ Beh, da quel punto di vista è probabile. E io cerco di mettermi al suo posto. Cosa farei? Obbligarlo a bere qualcosa appena lui ha fatto il suo ingresso a casa? Uhm, no, non lo farei. Col rischio che lui stia ancora un po’ sul chi vive e si insospettisca. Pertanto starei al gioco. Entrerei nel ruolo di padrona, lo sottometterei e poi… Beh dipende. A quel punto potrei obbligarlo a bere la bibita col sonnifero oppure ci andrei a letto se è vero che quel gioco mi fa perdere il lume della ragione. E quindi aspettiamo. Sperando che poi riesca a trovare una scusa per fargliela bere. Sapete, un conto è obbligarlo a stare in ginocchio che in un gioco del genere è concepibile e un altro è fargli bere qualcosa. Con che scusa?” I due uomini si guardarono. Samuel si toccò il mento per riflettere
“ Pertanto, secondo te potremmo aver fatto un buco nell’acqua?”
“ Temo di sì. Ce lo consegnerà, ne sono sicura ma forse prima vuole instaurare un rapporto di piena fiducia con lui. A quel punto gli potrà dare qualunque tipo di ordine, compreso quello apparentemente assurdo di bere qualcosa” Richard però non sembrava convinto
“ C’è una cosa che non comprendo. Ammesso e non concesso che le cose siano andate come dici tu, perché lei non si alza, prende due bicchieri di qualcosa, in una ci mette il sonnifero e poi torna da lui e bevono insieme?” Janet scosse la testa
“ Perché? Ricordate le parole della Wieder? Ha detto che secondo lei Bauer era cambiato e che voleva essere veramente uno schiavo. Ora, in una scena del genere presumo che debba essere lei a ordinare da bere al suo schiavo. Insomma, non si tratterebbe di una semplice scopata al termine della quale lei, da perfetta femmina sottomessa, si alza e porta da bere al suo stallone. No, in quel gioco lei deve essere servita e questo le precluderebbe la possibilità di fargli bere la bevanda col sonnifero” Samuel allargò le braccia
“ E allora che facciamo? Con questo ragionamento non potrà mai agire”
“ Lo farà, ne sono sicura. Ma prima deve cercare di togliere tutti i sospetti dalla mente di Bauer. Forse abbiamo sbagliato noi a chiederle di agire subito e lei giustamente ci sta andando coi piedi di piombo”
“ Oppure vuole solo farsi un paio di scopate dopo tanti anni” fece notare ironicamente ancora Samuel
“ Può darsi che si voglia togliere lo sfizio prima di agire. Ma è una donna intelligente e non dimentichiamoci che è un’attrice. Sa fingere e sa improvvisare. Dobbiamo solo attendere. E l’attesa fa parte del nostro lavoro” concluse Janet mentre sia Samuel che Richard la guardavano ammirati. Per entrambi lei era davvero speciale. Una ragazza del genere avrebbe potuto far perdere la testa a qualunque uomo.

Karin e Manfred avevano appena fatto sesso in modo travolgente un’altra volta. Per entrambi era stato forse il sesso più bello della loro vita. Molto dipendeva naturalmente dalla loro voglia repressa. Se per Karin l’ultima volta si perdeva nella notte dei tempi, anche Manfred era in astinenza da un paio d’anni a causa della malattia di sua moglie. E in quel piccolo e sperduto villaggio dell’Uruguay era quasi impossibile trovare un’altra donna. Senza contare che lui era la figura di spicco di quella comunità e tradire la moglie che stava per morire l’avrebbe messo in cattiva luce con gli altri componenti di quel gruppo. Osservò la figura nuda della donna distesa accanto a lui e pensò che era ancora molto bella. Gli anni non avevano toccato minimamente quel corpo che tanto gli piaceva sedici anni prima. E naturalmente il fatto che lei fosse stata dominante tutta la serata aveva ampliato quel piacere. Si disse che quella di accettare in toto la sua dominazione era stata una scelta azzeccata. Si era sentito veramente sottomesso e la cosa gli era piaciuta come non mai. E anche in quel momento di pausa faceva fatica a distaccarsi da quel ruolo subordinato che aveva scelto. Attese quindi che Karin facesse la prima mossa ma nel frattempo pensava a quella situazione. Era indubbio che quel piacere che gli aveva provocato la dominazione di Karin in quella serata era stata nettamente maggiore a quella che aveva provato 16 anni prima quando la dominazione della donna era annacquata e lui non riusciva ad abbandonare del tutto la sua mentalità di uomo alfa. Ma quelli erano altri tempi. Karin Wieder era una donna piena di fantasia e lasciarle il pieno controllo della situazione era stato davvero intrigante. Pensò che se le cose fossero continuate in quel modo lui sarebbe davvero potuto diventare uno schiavo completo e non poté fare a meno di pensare che sarebbe stato meraviglioso abbandonarsi completamente a lei, servirla e obbedirle, vincendo le residue resistenze che ancora provava. Era nato con quelle fantasie anche se poi la vita l’aveva portato ad essere un uomo di potere, spietato e dominante. Ma adesso sentiva che poteva finalmente essere completamente sé stesso. Con una donna come Karin sarebbe stato facile. A lei piaceva quel ruolo di dominatrice. Non era stato difficile capirlo. Il desiderio sessuale di Karin era stato incredibile, segno che anche lei provava un gran piacere fisico e mentale calandosi nei panni della padrona. E il suo prossimo step sarebbe stato quello di diventare uno schiavo nel vero senso della parola e non solamente nei momenti che precedevano il sesso. Ormai sua moglie Lena era agli sgoccioli e ne aveva ancora per poco. Si sarebbe potuto rifare una vita proprio con Karin, sposandola e diventando il suo marito sottomesso. Sarebbe stato meraviglioso. Non più una serata di sesso ma una vita accanto alla sua padrona, proprio come nei suoi sogni adolescenziali. Sorrise pensando a quell’eventualità che non era poi così remota. Lei era libera e lui lo sarebbe stato tra poco e sarebbe stato quasi normale che in quella piccola comunità due persone del genere potessero trovarsi. E sarebbe stato per lui il paradiso. La donna intanto stava con gli occhi chiusi. In tutti quegli anni non aveva quasi mai pensato al sesso ma quando si era ritrovata di nuovo ad essere una dominatrice non aveva saputo rinunciarci. Anzi, lo aveva voluto con tutta sé stessa. Si leccò le labbra come se avesse appena assaporato una leccornia e poi guardò il suo amante/schiavo
“ Ho voglia di fumare, Manfred. Prendimi una sigaretta” gli ordinò. Non aveva nessuna intenzione di abbandonare quel ruolo. L’uomo scattò come una molla
“ Ai tuoi ordini, padrona” Si alzò e incurante della sua nudità andò a prendere due sigarette. Ne porse una alla donna che lo guardò severamente
“ Per chi sarebbe quell’altra sigaretta?”
“ Per me” rispose candidamente Bauer facendo però reagire la donna che si mise in ginocchio sul letto per poi schiaffeggiare per l’ennesima volta l’uomo che rimase perplesso
“ Non ti ho dato il permesso di fumare. Fino a che resterai qui tu sarai il mio schiavo e attenderai un mio ordine pure per andare in bagno” Ancora una volta Manfred respirò affannosamente. Aveva ragione lei. Lui non doveva permettersi. Chinò il capo
“ Ti chiedo scusa padrona, ancora non sono abituato ad accettare tutto quanto ma vedrai che imparerò. Ti ho ritrovata e non voglio perderti per niente al mondo” Karin si fece comunque accendere la sigaretta ed emanò una nuvola di fumo dalla sua bocca. Vide Manfred andare a posare la sigaretta che non gli aveva permesso di fumare e poi si sdraiò di nuovo sul letto. Era soddisfatta. Aveva ritrovato quelle sensazioni e le aveva amplificate. Si sentiva veramente una padrona. Pensò però che quello era il momento buono per compiere il suo dovere. Bauer intanto, come uno scolaretto impaurito, alzò la mano
“ Padrona, posso vestirmi? Dovrei andare a controllare mia moglie. Poverina, ha bisogno di me. Ma dopo, quando purtroppo lei non ci sarà più, io vorrei essere definitivamente il tuo schiavo, se tu me lo permetterai. E sarei uno schiavo vero, come ho dimostrato stasera. Hai visto? Non mentivo quando dicevo che non mi sarei più comportato come tanti anni fa” Karin fece un sorriso appena accennato
“ D’accordo, hai il permesso di vestirti” Doveva andare in cucina ed offrirgli la birra col sonnifero. Doveva farlo e stava per alzarsi quando Manfred però si inginocchiò di nuovo accanto a lei
“ Ci vedremo domani, padrona? Ti prometto che sarò ancor più sottomesso di oggi. Ho bisogno di te, mia padrona. Sono davvero un altro uomo” Un altro uomo… Come se certe cose potessero essere spazzate via da un colpo di spugna. Però… Dio, quanto aveva amato quella serata! Lo osservò e poi non seppe trattenersi
“ D’accordo, ci vedremo domani sera alla stessa ora. Ora va’” Bauer le baciò dolcemente i piedi e poi si alzò per uscire dalla casa. Karin si diede una forte botta in fronte
“ Che cazzo ho fatto? Che cazzo ho fatto?” ripeté quasi ossessivamente. E lo fece a voce alta. Scuoteva ripetutamente la testa. Era stata irresponsabile ma aveva agito d’istinto. Aveva voglia di provare almeno un’altra volta tutto ciò che aveva provato quella sera. Promise a sé stessa che il giorno seguente avrebbe dato il sonnifero a Bauer. Doveva farlo per dimostrare che essere tedeschi non significava essere assassini crudeli. Lei aveva un’anima e delle colpe da espiare per la sua origine. Si alzò, ancora completamente nuda e poi scoppiò in un pianto irrefrenabile.
 
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view post Posted on 20/3/2024, 14:22     +1   -1

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La prima cosa che mi viene in mente leggendo questo racconto è la differenza di sensazioni tra Karin e le altre tue eroine. Questa mi sembra più realistica, più combattuta tra il piacere che le dà la dominazione e la realtà. Lei piange, ha paura, non è insomma una super eroina. E mi piace molto. Per quanto riguarda la trama, è come al solito superba,degna di un film. Anche io penso che ci sarà qualche sviluppo con Janet. Quest'ultima ha le capacità per essere una dom. È curiosa, intelligente e sottilmente dominante. In ogni caso, racconto straordinario.
 
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view post Posted on 20/3/2024, 15:19     +1   -1
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Già chissà che colpo di scena ha preparato o sta preparando Davide...
 
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view post Posted on 21/3/2024, 17:14     +1   -1
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CITAZIONE (Max085 @ 20/3/2024, 14:22)
La prima cosa che mi viene in mente leggendo questo racconto è la differenza di sensazioni tra Karin e le altre tue eroine. Questa mi sembra più realistica, più combattuta tra il piacere che le dà la dominazione e la realtà. Lei piange, ha paura, non è insomma una super eroina. E mi piace molto. Per quanto riguarda la trama, è come al solito superba,degna di un film. Anche io penso che ci sarà qualche sviluppo con Janet. Quest'ultima ha le capacità per essere una dom. È curiosa, intelligente e sottilmente dominante. In ogni caso, racconto straordinario.

Ottima analisi. Karin in effetti è più realistica rispetto a tante altre donne protagoniste dei miei racconti. E grazie oviamente per i complimenti. Per quanto riguarda invece gli sviluppi futuri... Non dico niente :D
CITAZIONE (Angiolo Benvenuti @ 20/3/2024, 15:19)
Già chissà che colpo di scena ha preparato o sta preparando Davide...

Non spoilero altrimenti vi perdete il piacere della lettura. Qualcosa succederà ma... Vedrete. Anzi, leggerete :)
 
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view post Posted on 22/3/2024, 15:58     +3   +1   -1
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Sedicesimo episodio

Il furgoncino era ormai da oltre due ore parcheggiato in modo anonimo poco fuori da Paso Bonilla, sulla strada che da Tacuarembo portava al piccolo centro dell’entroterra uruguayano e i tre componenti del piccolo gruppo di cacciatori di nazisti attendeva, sempre più con maggiore ansia, notizie da Karin Wieder. Samuel Friedman sembrò aver perso la pazienza
“ Basta! Quella maledetta tedesca ci ha presi per il culo. Secondo me ha raccontato tutto al suo… schiavo. Non dovevamo fidarci” Janet Berenson scosse la testa
“ Calmati Samuel. Karin odia Bauer, non gli permetterebbe mai di fuggire raccontandogli la verità”
“ E tu come fai a saperlo? Istinto femminile?”
“ No, semplice ragionamento. Lei, come noi del resto, è convinta che sia stato Bauer a uccidere sua sorella. Il fatto che lei ci abbia confessato di quello strano gioco che facevano, non fa altro che avvalorare quest’ipotesi. E’ ovvio che lui abbia tolto di mezzo una delle due persone che conoscevano il suo segretuccio”
“ E come faceva a saperlo? Non credo che Helga Wieder sia andata da Bauer dicendogli in faccia che sua sorella le aveva raccontato tutto”
“ Andiamo Samuel, se io avessi una sorella le confiderei anche quante volte vado in bagno. Il rapporto tra sorelle è diverso di quello tra fratelli. E’ un rapporto più intimo, a volte quasi morboso che difficilmente si riscontra tra due fratelli. Voi uomini siete più… Meno cerebrali. E quindi era ovvio che c’erano molte possibilità che Karin avesse confessato tutto a Helga. Bauer non è stupido. Ha capito subito che Helga poteva essere un pericolo e l’ha tolta di mezzo. Tutto molto semplice”
“ Tutto molto semplice? Bah, io so solo che stasera ce lo avrebbe dovuto far trovare impacchettato e non lo ha fatto” Janet stava per replicare quando i tre agenti sentirono un rumore provenire dalla radio. Era la voce di Karin. Janet prese subito quella chiamata
“ Karin, finalmente. Cosa diavolo è successo?”
“ Io… Non ho avuto l’opportunità. Avrei voluto ma… Non potevo esagerare, mi capite?” La voce della donna denotava chiaramente difficoltà nell’esprimere le proprie sensazioni e Janet cercò di metterla a proprio agio. Era importante nella riuscita del piano
“ Miss Wieder, si calmi, la sento agitata. Mi racconti” le disse infatti
“ Ecco, vede, miss Berenson, io ho voluto prima instaurare una certa fiducia in lui. Manfred non era del tutto convinto della storiella che gli ho raccontato e dovevo…”
“ La comprendo. La prego, prosegua”
“ Io… Insomma, ho pensato che per avere la sua piena fiducia sarebbe stato meglio che io diventassi di nuovo una dominatrice. E così ho fatto. Ma poi non ho trovato la scusa per fargli bere la bevanda col sonnifero. Doveva andare via perché sua moglie stava da sola e ha un cancro. Quella donna ha pochi mesi di vita e non potevo insistere. Se lo avessi fatto, lui avrebbe potuto dubitare” Janet guardò i suoi due compagni alzando il pollice della mano destra
“ Ok, ha fatto bene. Lo rivedrà domani?”
“ Sì miss Berenson. Abbiamo già preso un nuovo appuntamento per domani”
“ Perfetto. Pensa che domani ci riuscirà a dargli il sonnifero?”
“ Io penso di sì. Lo spero almeno. Manfred è un uomo estremamente intelligente e di carattere sospettoso. Devo agire in modo da fargli abbandonare del tutto i sospetti e se lui mi vede come padrona, è più debole”
“ Capisco, miss Wieder. Più lui si sente schiavo e più e fragile psicologicamente. Credo che il suo ragionamento sia giusto. Perfetto allora, tutto è rimandato a domani”
“ Sì, a domani” Karin sospese la comunicazione. Aveva mentito. Lei voleva di nuovo uno schiavo tutto per lei. Almeno per un’altra sera. Era questa l’unica verità.

Klara Hegering sembrava un fiume in piena mentre faceva colazione con la sua nuova amica
“ Hanna, ho parlato con mio marito per il tuo lavoro. Mi ha assicurato che non ci saranno problemi e che avrai presto un lavoro che ti permetta di stare tranquilla economicamente. A breve farai un colloquio e vedranno quale potrà essere l’attività giusta per te”
“ Non so davvero come ringraziarti”
“ Oh, ma non devi. Per me è un piacere. Piuttosto…”
“ Piuttosto?”
“ Stai pensando anche a qualche incontro galante? Qui ci sono almeno una decina di uomini da soli e tu sei ancora in grado di rifarti una vita. Che ne dici se fra qualche giorno organizzo una festicciola? Magari chiamando gli scapoli più appetibili” Hanna/Karin scrollò le spalle
“ Mah! Ormai ho fatto l’abitudine a stare da sola” Klara la osservò
“ Non ti manca?” Karin sgranò i suoi occhi azzurri
“ Ma cosa dici? Non ci ho mai pensato”
“ Oh no, non volevo dire che poteva mancarti… No, non mi permetterei mai. Intendevo un uomo che si prenda cura di te” Karin abbassò lo sguardo abbozzando un sorriso. Un uomo che si prendesse cura di lei? In parte sì ma dalla sera precedente, da quando aveva riallacciato la relazione con Manfred aveva capito che ciò che le mancava veramente era invece un uomo che si sottomettesse completamente a lei. Uno come Manfred Bauer che era stato uno schiavo perfetto. E se?... No, non poteva pensare a una cosa del genere. Non poteva instaurare una relazione con l’uomo che probabilmente aveva ucciso sua sorella oltre ad avere sulla coscienza migliaia di morti. Eppure non poteva negare a sé stessa che i momenti trascorsi la sera precedente erano stati meravigliosi ed eroticamente intensissimi. Sarebbe mai riuscita a portare avanti una relazione normale dopo aver riprovato quelle sensazioni? Scrollò le spalle. In fondo, se lei avesse giocato le carte giuste, quella sera sarebbe stata lontana da Paso Bonilla ed entro pochi giorni sarebbe stata di nuovo negli Stati Uniti. E lì… Beh, perché no? Gli americani sembravano essere molto aperti mentalmente rispetto agli europei. Forse non alla luce del giorno ma di sicuro non si facevano scrupoli di fare cose contrarie alla morale del tempo, sia pure in modo nascosto. O forse nel suo paese. Le mancava tantissimo la Germania. Avrebbe dovuto decidere quale avrebbe dovuto essere la sua meta alla fine di quella storia e non escludeva di tornare nel suo paese d’origine
“ Sai Klara” rispose la Wieder dopo la lunga riflessione “Sono stata per tanto tempo da sola e ho imparato a non dover sottostare a un uomo. Alla mia età non so se saprei riuscire ad essere la moglie modello che qualunque uomo vorrebbe accanto”
“ Ma perché Hanna? In fondo sei ancora giovane e potresti rifarti una vita. E sei anche molto attraente e il compito di noi donne è servire un uomo, non trovi?”
“ Già, il nostro compito è servire un uomo” ripeté Karin pensando però diametralmente l’opposto. No, il compito di una donna forse non era quello che per millenni aveva svolto. Forse una donna poteva essere quello che lei era stata la sera precedente con Manfred, una padrona assoluta con il maschio dipendente in tutto e per tutto. Bastava trovare l’uomo giusto e forse ce ne erano più di quanti lei stessa avrebbe potuto immaginare.
Klara sorrise alla risposta della sua amica e le due donne si alzarono. Karin la abbracciò forte. Probabilmente, era l’ultima volta che la vedeva e le dispiaceva tantissimo. In Klara aveva trovato una vera amica. Non era d’accordo con la sua visione politica. Il nazismo non avrebbe dovuto rinascere sia pure attraverso altre forme meno violente. Ciò che aveva letto, le azioni vergognose commesse durante la guerra, non su un campo di battaglia ma nei confronti di civili, bambini, donne, vecchi, l’aveva fatta vergognare di essere tedesca ed era per questo che lei si trovava lì, per dimostrare che lei era diversa, che molti tedeschi erano stati delle vittime come milioni di altri esseri umani. Si avviò verso la sua abitazione. Aveva ancora mezza giornata per prepararsi all’incontro con Manfred.
 
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view post Posted on 22/3/2024, 16:53     +1   -1
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Vedremo se questa volta riuscirà
 
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view post Posted on 23/3/2024, 14:13     +1   +1   -1
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CITAZIONE (Angiolo Benvenuti @ 22/3/2024, 16:53) 
Vedremo se questa volta riuscirà

Vedremo... E vedremo soprattutto cosa succederà in seguito. Ci avviamo ormai verso la conclusione e mancano pochi episodi.
 
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view post Posted on 23/3/2024, 17:40     +1   -1

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Secondo me stai forzando troppo sulla sicurezza di Janet per non immaginare che succederà qualcosa con lei. Ancora non so come ma secondo me avrà qualcosa a che fare con il tema della dominazione oltre che della trama. Dai, datti una mossa perché sono curioso di vedere come finirà 😂😂
 
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view post Posted on 26/3/2024, 14:27     +1   +1   -1
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CITAZIONE (Max085 @ 23/3/2024, 17:40) 
Secondo me stai forzando troppo sulla sicurezza di Janet per non immaginare che succederà qualcosa con lei. Ancora non so come ma secondo me avrà qualcosa a che fare con il tema della dominazione oltre che della trama. Dai, datti una mossa perché sono curioso di vedere come finirà 😂😂

Manca ormai poco. Stasera nuovo episodio. Comunque, sì, in effetti ho forzato un po' la mano nel descrivere Janet come potenziale dominatrice. Se ci rifletti, è più dominante lei di quanto lo sia Karin. janet lo è nella vita quotidiana, nel lavoro e nei rapporti con gli uomini mentre Karin relega la dominazione nella camera da letto. Per lei è soltanto un modo per eccitarsi. Le piace ma per il resto è una femmina di quei tempi, forse anche un po' sottomessa e difficilmente riuscirebbe a prendere il potere nei confronti di un altro uomo. Almeno queste sono le psicologie che ho voluto dare ai personaggi femminili sperando di essere riuscito a farlo perché mai come in questo racconto i personaggi sono sfaccettati e non sono bianchi o neri, buoni o cattivi. Persino Manfred che è un criminale nazista ha slanci di normalità, quella normalità che più avanti sarà chiamata "La banalità del male" da Hannah Arendt nel suo libro su Adolf Eichmann. Ed è proprio su quest'ultima figura che ho preso spunto per questa storia.
 
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view post Posted on 26/3/2024, 15:28     +1   -1

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Davide Sebastiani … citazione mirata che quadra sulla iconografia e clima a cui hai dato vita nel tuo racconto. Complimenti …
 
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CITAZIONE (Davide Sotto @ 26/3/2024, 15:28) 
Davide Sebastiani … citazione mirata che quadra sulla iconografia e clima a cui hai dato vita nel tuo racconto. Complimenti …

Grazie. E complimenti a chi ha saputo vedere le similitudini.
 
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mannaggia a te Davide Sebastiani, ho letto due tuoi racconti di un po’ di anni fa (storia d altri tempi e quello la cui protagonista è sciarada) e mi hanno tenuto incollato allo smartphone per due sere fino alle 3 del mattino, con tutti gli annessi e connessi. A parte gli scherzi (ma è vero) rinnovo i complimenti e anche questo “La tedesca” ha una capacità di coinvolgere che sfiora quello del mio preferito “la ragazza di williamsburg “
 
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view post Posted on 26/3/2024, 16:43     +1   +1   -1
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CITAZIONE (delianziano @ 26/3/2024, 16:13) 
mannaggia a te Davide Sebastiani, ho letto due tuoi racconti di un po’ di anni fa (storia d altri tempi e quello la cui protagonista è sciarada) e mi hanno tenuto incollato allo smartphone per due sere fino alle 3 del mattino, con tutti gli annessi e connessi. A parte gli scherzi (ma è vero) rinnovo i complimenti e anche questo “La tedesca” ha una capacità di coinvolgere che sfiora quello del mio preferito “la ragazza di williamsburg “

Ti ringrazio tantissimo perché sono proprio feedback come questi che mi spingono a continuare ad inventare nuove storie. Cerco sempre delle trame particolari. A volte ci riesco e altre volte no. Forse mi sbaglio io ma credo che un racconto di dominazione debba avere una storia che coinvolga al di là delle scene BDSM. Voglio dire che scrivere
Alle 8 mi ha fatto questo
Alle 8 e tre quarti mi ha fatto quest'altro, non fa per me. Le scene di dominazione andrebbero inserite all'interno del tessuto narrativo. Va beh, questa è semplicemente la mia opinione ma rimane il fatto che coinvolgere un lettore fino a tarda notte è una sensazione meravigliosa. Anche se un po' mi dispiace per il tuo sonno perduto. :)
 
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Diciassettesimo episodio

Manfred Bauer guardava sua moglie con occhi compassionevoli. Lena si stava spegnendo pian piano e ormai era questione di poche settimane. Il cancro non rilasciava prigionieri. Non quello che aveva sua moglie. Guardò il dottor Wilhelm Bender mentre teneva la mano a sua moglie
“ Dottore, dovrei parlarle”
“ Certo, Herr Goldbrunner”
“ Mi attenda due minuti, per favore” I due minuti servivano affinché i sedativi per Lena cominciassero a fare effetto. Ne passarono in effetti tre e finalmente la donna era sedata e i suoi dolori atroci erano messi momentaneamente in disparte. Lasciò lentamente la mano della donna e si avviò verso l’ingresso dove il dottor Bender lo attendeva
“ Mi dica Herr Goldbrunner”
“ Dottor Bender, io non ce la faccio più a vederla soffrire. E’ inutile, è puro accanimento. Non potremmo… Lei mi capisce vero?”
“ Sì, la capisco. Lei vorrebbe l’eutanasia e sinceramente da medico non sono d’accordo ma da essere umano la comprendo. E’ sicuro?”
“ Sono sicurissimo. Lei può alleviare la sofferenza di mia moglie?” Il dottor Bender annuì
“ Credo di poterlo fare”
“ E allora lo faccia, la prego. Il più presto possibile. Non è giusto che Lena continui a soffrire in questo modo” Il medico sospirò grattandosi la testa. Non era facile per un medico prendere una decisione del genere ma Goldbrunner era un pezzo grosso della comunità e non aveva voglia di andargli contro. Chissà chi era stato durante la guerra ma di sicuro non era stato un soldatino della Wehrmacht. Ma non erano problemi suoi. Quello che contava era che in fondo non aveva tutti i torti. Le medicine che dava a Lena erano ormai semplici palliativi e la donna soffriva le pene dell’inferno. Alla fine annuì
“ Domani sera. E sua moglie smetterà di soffrire”
“ La ringrazio dottore. Saprò ricompensarla” I due si scambiarono una virile stretta di mano dopodiché Bauer lo guardò uscire. Si mise alla finestra e si rese conto che il medico era ormai scomparso dalla visuale e che nessun altro girava per la strada, come del resto era consuetudine a quell’ora. A meno che non ci fosse qualche riunione tra camerati. Lì a Paso Bonilla solo alcuni conoscevano il suo passato ma molti sapevano che era stato un pezzo grosso e spesso i suoi compatrioti lo volevano come oratore per ricordare la potenza del terzo reich che, come la fenice, volevano far risorgere dalle ceneri. Il quarto reich era qualcosa di più di una semplice idea. Era qualcosa che poteva davvero nascere. Poi però guardò l’ora. Era in ritardo di dieci minuti e la sua padrona lo avrebbe punito. E si eccitò al pensiero. Uscì dalla sua abitazione facendo attenzione a non farsi notare e percorse quelle poche centinaia di metri che lo separavano dalla casa di Karin. Già, Karin. Perché si trovava a Paso Bonilla? Cercava di ragionare a mente fredda e la cosa continuava a sembrargli piuttosto strana. Possibile che gli alleati la stessero cercando soltanto perché era stata la sua amante? Era piuttosto anomalo ma non del tutto peregrina quell’ipotesi. Tutti quelli che erano stati vicini ai cosiddetti < criminali di guerra> erano stati ricercati e quando erano stati catturati erano dovuti passare sotto le forche caudine di un processo ma le donne… Le donne no. Gli alleati sapevano benissimo che le donne dei nazisti spesso erano figure marginali. Ce ne erano state alcune catturate e processate ma erano state parte attiva, come le coordinatrici dei campi di concentramento, ad esempio. Ma man mano che si avvicinava, tutti quei pensieri si affievolirono fino a scomparire del tutto quando, dopo aver suonato, Karin venne ad aprirgli. E rimase senza parole. Karin aveva fatto ricorso a tutto il suo sex appeal. Aveva indosso soltanto un bustino semitrasparente con delle splendide calze di seta fermate da un reggicalze e scarpe col tacco. Una visione straordinaria che lo fece deglutire nervosamente soprattutto quando la donna gli ordinò di mettersi in ginocchio per poi girargli intorno come una leonessa con la sua preda
“ Hai quindici minuti di ritardo, schiavo. Pensi che io sia la tua fidanzatina che deve aspettare il suo uomo che torna dal lavoro?”
“ Oh no padrona, ho dovuto attendere che Lena si addormentasse. Altrimenti non mi sarei permesso di farti attendere” Karin sapeva che probabilmente era vero ma era un’ottima scusa per poterlo punire e quindi di aumentare il suo potere
“ Non mi interessano le tue scuse. Mi dispiace per quella donna ma avresti dovuto calcolare meglio gli orari per non far attendere la tua padrona. Subirai pertanto la giusta punizione. Non credi?”
“ Sì padrona, è colpa mia e merito di essere punito”
“ Allora comincia a spogliarti” gli ordinò andando in cucina per prendere quella che per lei era la perfetta sostituzione di un frustino ovvero una paletta di legno. Quando tornò Bauer era completamente nudo e con il pene sull’attenti. Era incredibile la risposta erotica che quell’uomo aveva mentre lei lo dominava. Lo fece mettere in posizione e poi, come la sera precedente, lo colpì innumerevoli volte sul suo sedere fino a vederlo striato di rosso. Lo fece girare e gli andò di fronte sorridendo. Vedeva Manfred con gli occhi bassi, incapace di sostenere il suo sguardo e si sentì potente come non mai. Poi gli afferrò i testicoli
“ Aahh” urlò Bauer. Era doloroso. Le palettate sul sedere gli avevano fatto male ma la mano della sua padrona sui testicoli era insopportabile. Eppure non si mosse. Solo il suo viso testimoniava il dolore. Faceva smorfie e si mordeva il labbro inferiore
“ Cosa c’è Manfred? Fa male?”
“ Sì padrona, tantissimo”
“ Pensi che mi possa interessare il fatto che tu stia soffrendo?” La donna aumentò addirittura la stretta e ancora una volta l’ex colonnello lasciò uscire un urlo strozzato
“ Io… Non lo so, padrona” rispose poi l’uomo
“ Vedi schiavo, più tu soffri e più io trovo soddisfazione. Cosa ti fa pensare questo?”
“ Non lo so, non lo so” rispose Manfred quasi incapace di formulare un pensiero. Karin invece era incredibilmente calma. Sapeva di avere la situazione sotto controllo
“ Oh, non ci arriva lui, poverino. Beh te lo spiego io. Significa che tu hai il dovere di soddisfarmi. Non lo credi?”
“ Io… Sì padrona, vorrei soddisfarti”
“ E allora devi soffrire. E’ un ragionamento logico e pure tu ci puoi arrivare. Quindi, mio caro schiavo, se aumento la pressione tu soffrirai maggiormente e io sarò più soddisfatta, se invece la diminuisco tu ti rilasserai ma io… Beh io non sarò soddisfatta. Cosa scegli?” Manfred osservò la donna. Era diversa da quella che aveva conosciuto lui tanti anni prima. Era più consapevole, era… Era la sua padrona e lui aveva il dovere di soddisfarla
“ Stringi padrona, fammi male se questo ti può dare soddisfazione” Karin fece un respiro profondo. Era incredibile quel potere. Sì, lo aveva anche tanti anni prima ma era lampante come la situazione in realtà fosse diversa. A Berlino il suo era un potere fittizio mentre adesso sapeva che era vero e che Manfred avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei. Presa quasi da quel raptus di potere aumentò la pressione e Bauer credette di dover svenire da un momento all’altro ma poi lei si rese conto che non doveva esagerare e lo rilasciò. Che strana sensazione! Lo doveva consegnare a persone che lo avrebbero processato e condannato a morte e lei si stava preoccupando della sua incolumità. Ma in quel momento non aveva voglia di pensare a ciò che sarebbe accaduto in seguito. Voleva soltanto dominarlo. Lo afferrò per un orecchio trascinandolo con sé fino in cucina
“ Sai quello che devi fare?”
“ Devo prepararti la cena, padrona”
“ E allora comincia a darti da fare. Sarò costretta a guidarti io visto che tu sei incapace di preparare qualcosa di decente per la tua padrona” Si mise seduta impartendo ordini secchi che non sempre Manfred riusciva a recepire per la sua totale incapacità di muoversi in ambito domestico e a ogni sbaglio si alzava sempre più innervosita
“ Sei un idiota totale. Non sei nemmeno capace di servire la tua padrona” gli disse piena di rabbia. Ed era assurdo quel livore. Era completamente immedesimata in quel gioco da dover pensare che lui non fosse adeguato a lei. E la stessa cosa pensava Manfred. Era arrabbiato con sé stesso per la sua inettitudine e si riprometteva di imparare ad essere un vero schiavo domestico perché lui voleva davvero servire la sua padrona. Si inginocchiò infatti ai piedi di Karin
“ Perdonami padrona. Sono un inetto ma ti prometto che se tu mi accetterai come schiavo io imparerò. Sarò quello che tu vorrai” Malgrado le scuse, Karin lo tempestò di sonori ceffoni che Bauer accettò ovviamente senza reagire. Venne poi il momento in cui l’uomo dovette servire la sua padrona. Era in imbarazzo totale, col pene sempre eretto e con l’eccitazione mentale sempre più alle stelle. Memore di quanto era accaduto la sera precedente, dopo aver portato i cibi a tavola e averle riempito il bicchiere con il vino, si mise in ginocchio sotto il tavolo. Era quello il suo posto dinanzi alla sua padrona. Attese poi che Karin gettasse il cibo per terra pronto a ingerirlo e naturalmente la donna non aspettava che quello. Lo guardava mentre con le mani dietro la schiena cercava di mangiare e non poté fare a meno di pensare che quella situazione era nello stesso tempo comica per chi la vedeva dal di fuori senza comprendere i meccanismi psicologici che si celavano all’interno di quel gioco, e altamente erotica per chi invece, come lei e Manfred, la viveva realmente. Mangiava lentamente e osservava il suo schiavo pensando nel frattempo a cosa fargli in seguito. Ancora una volta con le scarpe schiacciò il cibo per poi fargli leccare le suole sporche di quel cibo. Manfred leccava avidamente. La sua mente era del tutto vuota in quel momento. Gli unici suoi pensieri erano quelli di essere pronto ad obbedire alla sua padrona e ogni volta che lo faceva la sua eccitazione, fisica e mentale, aumentava considerevolmente. Che idiota era stato tanti anni prima! Sì, aveva trascorso bei momenti insieme a Karin ma solo quando aveva deciso di abbandonarsi completamente a lei quei momenti erano diventati straordinari. Dal canto suo, Karin continuava ad osservarlo sempre più eccitata. Aveva ancora del cibo dentro il piatto ma non ce la faceva più a resistere. Sospirò profondamente
“ Basta! Adesso seguimi” gli disse e ancora una volta Manfred accolse con piacere quegli ordini brevi e secchi
“ Sì, mia padrona” disse uscendo da sotto il tavolo e seguendo la sua padrona che si dirigeva verso la camera da letto. La ammirava, con quell’abbigliamento intimo, le uniche cose che indossava, che lasciava ben poco all’immaginazione. Karin aveva infatti deciso di puntare anche sul suo sex appeal che, abbinato alla dominazione, era diventato un cocktail esplosivo per Bauer. La desiderava come mai aveva desiderato qualcosa in vita sua ma non toccava a lui prendere iniziative e doveva attendere le mosse di Karin che, arrivata in camera, si denudò quasi completamente lasciandosi soltanto il bustino ormai slacciato. Lo afferrò per i capelli
“ Lecca!” una sola parola, un verbo coniugato all’imperativo e Manfred si rese conto che stava quasi per venirsene. Doveva resistere anche se era maledettamente complicato riuscirci. Ma doveva farlo per lei, per la sua padrona. La sua lingua iniziò a muoversi sul clitoride di Karin che era uscito completamente fuori. Si sentì quasi in imbarazzo. Doveva leccare solo il clitoride oppure far entrare la sua lingua anche nella vagina? Decise per la prima ipotesi sperando che lei non avesse da ridire e Karin in effetti sembrò gradire moltissimo arrivando all’orgasmo in tempi ridottissimi. Karin respirò affannosamente. L’orgasmo clitorideo era differente da quello vaginale. Non sapeva definire se fosse migliore o peggiore ma sapeva che era diverso. Era più focalizzato, più centralizzato rispetto a quello vaginale che invadeva tutto il corpo. Ma era forse più intenso. Manfred la guardava e pensò di aver fatto un buon lavoro considerando come Karin aveva accolto quell’orgasmo. La donna si sedette sul letto per riprendersi “Vai a prendermi una sigaretta, schiavo” gli ordinò non appena si fu ripresa da quell’ondata di piacere intenso
“ Subito padrona” Dopo pochi secondi Karin stava fumando beatamente ma di nuovo concentrata sul da farsi. Non era ancora giunto il momento del sonnifero. Oh no, non ancora. Voleva sfruttare ancora Manfred per il suo piacere. Diede alcune boccate alla sua sigaretta e poi guardò Bauer che continuava ad osservarla in religioso silenzio e naturalmente in ginocchio. Poi quell’idea… No, forse avrebbe esagerato. Però quell’idea era esaltante, troppo esaltante per non farlo
“ Apri la bocca” Manfred obbedì senza domandarsi il motivo di quell’ordine. Cosa aveva intenzione di fare la sua padrona? Quando vide cha lei mise la sigaretta all’altezza della sua bocca, quasi non credeva ai suoi occhi. E quando la cenere scese all’interno di essa, rimase inebetito, completamente esterrefatto. Ma non si mosse. Se la sua padrona voleva usarlo come portacenere, ne aveva tutto il diritto. Aprì ancor di più la bocca per far capire a Karin che aveva accettato anche quello. E infatti la donna se ne rese conto. Era fantastico quello che stava vivendo e se aveva ancora qualche dubbio sul cambiamento di Manfred, ora non ne aveva più. Lui era veramente il suo schiavo. Fece scendere di nuovo la cenere all’interno della bocca dell’uomo e continuava ad osservarlo. Come era possibile che un uomo del genere, un uomo così sottomesso, si fosse macchiato di orrendi crimini? Non doveva farsi fuorviare da ciò che stava vivendo ma era impossibile non pensare che si trattava dello stesso uomo che le aveva messo le mani addosso, lo stesso uomo che forse l’avrebbe uccisa e che forse aveva sulla coscienza sua sorella Helga. Spense la sigaretta all’interno del posacenere e si alzò. Manfred era sempre inginocchiato e lei era ancora mezza nuda, con le sue parti intime in bella mostra dopo che aveva ordinato all’uomo di leccarle il clitoride. Non ci dovette pensare molto. Gli diede le spalle e si curvò leggermente
“ Leccami il culo schiavo” Ancora una volta Manfred rimase di stucco. Erano tutte cose che non aveva mai fatto. Sedici anni prima Karin si limitava a dargli alcune sculacciate, un po’ di schiaffi che lui sentiva relativamente considerando il suo fisico atletico e poco altro. Era come se adesso lei stesse dando fondo a tutta la sua creatività. Quasi come se in quegli anni avesse avuto altre esperienze. E perché no? Non era certo l’unico uomo ad avere certi desideri e in fondo lui sapeva ben poco di come lei avesse trascorso quegli anni. Tutto poteva essere ma quello che contava era che ora c’era lui a farle da schiavo. Allargò dolcemente le natiche della donna e poi la sua lingua penetrò nel buchino posteriore di Karin. Prima solo la parte iniziale della lingua e poi sempre più a fondo. Karin non aveva mai provato quella sensazione. Era esaltante sia dal punto di vista sessuale che da quello psicologico. Lei era la padrona assoluta di quell’uomo tanto temuto. Riusciva a malapena a connettere e dovette toccarsi i seni mentre Manfred andava sempre più a fondo. Poi le mani si spostarono sulla vagina. Voleva sentire un piacere doppio e iniziò a penetrarsi con due dita. Ansimava sempre di più. Era un piacere che pervadeva tutto il suo corpo e che la stava facendo tremare. Arrivò quasi subito all’orgasmo e fu qualcosa di assolutamente impensabile e di grandioso. Si spostò e appoggiò le mani sul muro. Era incredibilmente soddisfatta ma non era ancora del tutto sazia malgrado quell’orgasmo eccezionale. Si sdraiò quindi sul letto mentre Bauer la osservava. Era felice nel vederla così soddisfatta
“ Ti ho soddisfatta, padrona?” le chiese infatti quasi come un bambino che cercava il plauso dei propri genitori dopo un’azione compiuta bene. La donna invece non gli rispose, proprio per negargli quella piccola gioia
“ Vieni qui. Non ho finito con te. Sei il mio giocattolo sessuale”
“ Sono felice di esserlo, padrona” disse l’uomo salendo anche lui sul letto per ottemperare all’ordine ricevuto. Karin lo fece sdraiare. Il pene era ancora eretto malgrado fosse trascorso un bel po’ di tempo e la donna gli montò sopra. Manfred assisteva a quei gesti pregustando il momento. Poi sentì il meraviglioso calore della vagina di Karin. Quel momento valeva tutto quello che aveva subito e l’avrebbe rifatto sempre, ogni volta possibile perché quel piacere era qualcosa alla quale non avrebbe potuto rinunciare e si rese conto che forse, dopo tanti anni che la conosceva, si era innamorato di lei senza rendersi conto di non amare Karin ma ciò che lei rappresentava per lui.
 
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