| Quattordicesimo episodio
Karin Wieder alias Hanna Weitzel si rimirò allo specchio. Aveva indossato di nuovo quell’abito marrone che aveva messo durante la festa e aveva tirato di nuovo su i capelli. Prima di partire per il Sudamerica aveva fatto una tinta che glie li aveva restituiti come quando era giovane ovvero biondissimi e quel colore si addiceva alla sua personalità. Anche perché in fondo era già di suo una bionda naturale e aveva solo schiarito ulteriormente il colore dei suoi capelli. Poi preparò tutto quello di cui aveva bisogno compreso una bottiglia di birra con il sonnifero che avrebbe dovuto dare a Manfred. Si sentiva ovviamente agitata, vuoi per il fatto di incontrare l’uomo che tanti anni prima forse l’avrebbe uccisa per mantenere quel segreto e vuoi per il fatto che era ancora indecisa sul da farsi. Avrebbe cercato di dare il sonnifero subito all’uomo o prima avrebbe giocato con lui? Si sentiva accaldata al pensiero di averlo di nuovo ai suoi piedi e quella volta lo avrebbe avuto senza una dominazione dal basso come era accaduto a Berlino. Era inutile mentire a sé stessa. Le piaceva. Le era piaciuto fin dalla prima volta che aveva fatto quel gioco. Attese con pazienza che arrivassero le venti e quando le lancette del suo orologio l’avvertivano che l’orario era giunto, con puntualità teutonica Manfred alias Helmut suonò il campanello della sua abitazione. Con passo lento e con il cuore che aveva accelerato i suoi battiti andò ad aprire. Manfred era di nuovo in abiti civili con una giacca di velluto beige e un pantalone marrone sotto a una camicia dello stesso colore del pantalone portata senza cravatta. Si mise di lato per farlo entrare e appena la porta si chiuse l’uomo si inginocchiò “ Sono pronto, mia padrona” Karin sorrise. Quella scena di sottomissione contribuì a calmarla. Sembrava come se il tempo non fosse mai passato. Lo afferrò per un orecchio costringendolo ad alzarsi. Manfred non oppose resistenza “ Nudo” gli disse semplicemente e Manfred iniziò a togliersi gli indumenti e quando fu interamente nudo la donna poté appurare che la sua risposta erotica era sempre ottimale. Le bastava un ordine e lui aveva un’erezione e anche quella volta il membrò di Manfred era già sull’attenti “Ora di nuovo in ginocchio” gli ordinò lasciandolo sul pavimento e dirigendosi in cucina. Aveva già preparato tutto e prese un semplice utensile da cucina, esattamente un grosso cucchiaio di legno, per tornare da Manfred che era sempre nella stessa posizione. Lo fece alzare per poi farlo piegare e fargli mettere le mani sul muro. Quindi iniziò a martellare il suo sedere nudo con quel cucchiaio di legno. Uno, due, dieci volte fino ad arrivare a cinquanta. Bauer non fece uscire un lamento e del resto era alto e robusto ed era in grado di sopportare cose ben più pesanti e dolorose. Karin invece sembrava stizzita per l’imperturbabilità di Manfred e lo fece girare. Sentiva il desiderio di fargli male. In po’ per la rabbia repressa in tutti quegli anni e un po’ per percepire ancor di più la sua dominazione su di lui. Gli afferrò i testicoli stringendoglieli forte “ Ahi” urlò Manfred. “ Ah, adesso lo senti il dolore. Ho voglia di farti del male. Qualcosa in contrario?” “No. Tutto quello che vuoi padrona” fu la risposta dell’ex colonnello delle SS “ Davvero? Vedremo se alla fine sarai della stessa opinione” Aumentò la forza della sua presa e vide Manfred stringere i denti quindi con la mano libero lo schiaffeggiò, una, due dieci volte per poi perdere il conto. L’uomo respirava affannosamente e il pene era sempre sull’attenti e anche quella volta i suoi lamenti erano stati quasi inesistenti. Karin lo afferrò per il mento “ Ti piace fare lo schiavo, a quanto vedo” “ Sì padrona, mi piace. Vorrei stare sempre ai tuoi ordini” “ Ci starai. Voglio che adesso strisci come un verme. Obbedisci” La donna si allontanò e vide Manfred mettersi sdraiato sul pavimento e strisciare fino a raggiungerla. Gli mise un piede sopra la testa “E tu saresti il famigerato colonnello che fa tremare tutti? Sei patetico, non è vero che lo sei?” “ Sì padrona, sono un uomo patetico” Karin lo afferrò per i capelli e lo schiaffeggiò con forza nuovamente per poi dargli un calcio proprio sui testicoli. Manfred stavolta urlò dal dolore “ Cosa c’è? Non ti va bene quello che ti faccio?” “ No, va bene. Va bene tutto quello che decidi” La voce di Manfred era lievissima e stava riprendendo fiato dopo quel dolore intenso. Anche Karin però respirava affannosamente. Era eccitata. Non le capitava da una vita. Per sedici anni non aveva avuto rapporti e la sua vita sessuale era completamente nulla. Adesso però il suo corpo di femmina fremeva e il suo desiderio era al livello massimo. Pensò al sonnifero dentro quella bottiglia di birra ma subito dopo escluse quel pensiero dalla sua mente. < Dopo> ripeteva a sé stessa, < Glie la faccio bere dopo>. Aveva programmato tutto, aveva anche detto a sé stessa che mai e poi mai avrebbe fatto sesso con colui che si era macchiato di orrendi delitti e forse anche dell’omicidio di sua sorella ma non resisteva. Lo fece mettere in ginocchio e poi si tolse il vestitino che aveva indosso. Con leggiadria slacciò il reggicalze e si tolse anche la giarrettiera e infine gli slip che indossava. Prese la nuca di Manfred e la mise sulla sua vagina. Chiuse gli occhi fremendo al solo pensiero e quando l’uomo iniziò ad inserire la sua lingua all’interno del suo sesso, sussultò di piacere “ Dammi piacere, schiavo. Fai godere la tua padrona, te lo ordino” Il suo orgasmo arrivò quasi immediatamente e fu un orgasmo inaudito, qualcosa che non aveva mai provato. Molto dipendeva dal lungo tempo trascorso senza provare piacere. Non aveva mai fatto nemmeno autoerotismo perché non era nella sua mentalità e pertanto era logico che provasse molto desiderio. Ma quel desiderio insolito e inaudito dipendeva anche dalla situazione. Essere una padrona le era sempre piaciuto, fin dalla prima volta che Manfred glie lo chiese per movimentare il sesso. Ma quella volta, per la prima volta nella sua vita, sapeva che stava dominando per davvero. Sentiva che Manfred era veramente il suo schiavo e che avrebbe potuto farci quello che voleva. Tolse la testa dell’uomo e si appoggiò al muro per riprendere fiato mentre l’uomo la guardava con desiderio e col membro sempre più turgido. Aveva fatto sesso con centinaia di donne nella sua vita. Alcune, poche in realtà, consapevoli e tutte le altre le aveva prese con la forza durante la guerra. Se una donna gli piaceva, se la prendeva. Ma quello che provava con Karin quando era il suo schiavo non lo aveva mai provato. E in quel momento il suo desiderio era al parossismo. Forse perché per la prima volta nella sua vita sentiva che c’era un alone di realismo che tanti anni prima mancava. Vedeva Karin veramente come la sua padrona e un po’ era sconvolto da questa scoperta perché aveva sempre immaginato la dominazione come un gioco prima del sesso. Karin nel frattempo si era leggermente calmata dopo essere arrivata all’orgasmo e si rivestì con calma dando ogni tanto un’occhiata al suo schiavo che aspettava suoi ordini. Cosa fargli? Non era una professionista e non aveva mai letto niente in proposito e per lei la dominazione era qualche frustata, qualche leccata di piede e dare ordini. Non aveva idea di come fosse invece molto più articolata e complessa. Ma quello che sapeva le bastava ed era pur sempre una donna intelligente, un’artista che poteva far funzionare la sua fantasia. Sorrise mentre alcuni pensieri le stavano venendo in mente per poi guardarlo “ Prendimi una sigaretta” l’ordine era stato secco e Manfred provò un piacere inspiegabile nel sentire la voce della donna così autoritaria. A disagio per la sua nudità e per il suo pene eretto, espletò l’ordine di quella che ormai considerava a tutti gli effetti la sua padrona. Karin vide il gesto servile dell’uomo. Si era rimesso in ginocchio di fronte a lei aspettando un suo ordine. Dio, quanto le piaceva quella sensazione! E quell’uomo… Il boia di Stettino responsabile della deportazione e della morte di migliaia di polacchi era un fantoccio nelle sue mani “Alzati” gli ordinò dopo aver fatto uscire dalla bocca una nuvola di fumo “ Ai tuoi ordini, padrona” “ Ho fame, schiavo. Voglio che tu mi prepari la cena e poi naturalmente dovrai servirmi” Stavolta l’uomo rimase esterrefatto, con la bocca aperta e gli occhi spalancati “ Co…Cosa?” Karin si alzò di scatto dalla poltrona dove nel frattempo si era seduta e colpì con l’ennesimo schiaffo Manfred “ Ti ho dato un ordine. Hai detto che stavolta saresti stato davvero uno schiavo. Ci hai già ripensato? Se è così vattene” Bauer scosse la testa “ No, non è per quello. Io… Ti vorrei obbedire sul serio, padrona. E’ meraviglioso stare ai tuoi ordini e sentirmi veramente uno schiavo. E’ solo che… Io non sono capace di cucinare” Karin scoppiò a ridere “ Sei proprio del tutto inutile. Ti guiderò io ma farai tutto tu. Ti farò preparare per due ma non ho ancora deciso se e in che modalità mangerai” Manfred chinò il capo e Karin si avviò verso la cucina seguita dall’uomo. Si sedette e, dopo aver spento la sigaretta iniziò a dirigerlo facendo in modo che una cena decente potesse essere messa sul tavolo. Manfred era euforico. Anche se guidato dalla donna era riuscito a preparare la cena per la sua padrona. I testicoli però erano piuttosto indolenziti per la quasi perenne erezione. Era più forte di lui. Vivere quella situazione era per lui un toccasana per la sua virilità. Spostò da perfetto gentiluomo la sedia per far sedere la sua padrona che aveva ormai superato il nervosismo iniziale e cominciava a trovarsi perfettamente a suo agio. Sentiva che Manfred era diverso dall’uomo che conosceva tanti anni prima. Almeno dal punto di vista della sottomissione. Mai e poi mai avrebbe fatto da sguattero e invece in quel momento era un perfetto schiavo domestico. L’uomo infatti le portò il cibo a tavola “ Ecco a te padrona. E’ un onore poterti servire” Karin non disse nulla. Il suo sguardo non lasciava trapelare i suoi pensieri e attese la mossa di Manfred che, sempre rimanendo completamente nudo e col pene sull’attenti, mise anche la sua porzione sul tavolo sedendosi poi di fronte a lei. Era ciò che lei attendeva. Si alzò e poi guardò il suo schiavo “ Alzati!! Gli ordinò e l’uomo naturalmente obbedì. Si sentiva stranamente a disagio di fronte a lei mentre aspettava che lei facesse la prima mossa. E la mossa arrivò a sorpresa per Manfred che si prese l’ennesimo schiaffo da Karin che poi, come prima, gli afferrò i testicoli con la mano facendo urlare di dolore l’ex colonnello “ Oddio, ti prego padrona, fa male” Sempre stringendo Karin si avvicinò fino a toccare col suo naso la punta del naso di Manfred “ Pezzo d’idiota. Ti ho detto che puoi sederti al mio tavolo? Ti ho dato il permesso di farlo?” “ Io… Io… No, credevo…” Karin strinse ancor di più. Il dolore era davvero intenso per l’uomo che prima serrò i denti e poi si morse il labbro inferiore “ Tu non devi pensare. Tu devi obbedire a me, alla tua padrona e non sei degno di mangiare al mio stesso tavolo” Lasciò finalmente i testicoli di Manfred che poté così rifiatare “Adesso mettiti sotto il tavolo in ginocchio” Manfred la osservò. Sentiva che doveva obbedirle “ Sì padrona, ai tuoi ordini” Bauer si inginocchiò prima ai piedi della donna e quindi si mise sotto il tavolo mentre Karin era di nuovo eccitata per ciò che stava vivendo e aveva praticamente dimenticato il motivo per il quale lei si trovava in quel posto. Afferrò il piatto che Manfred aveva preparato per sé stesso e poi ne gettò il contenuto sotto il tavolo “ Ecco, quello è il tuo posto per mangiare. Come un cane che mangia ai piedi della sua padrona. E come i cani puoi usare solo la bocca visto che non hanno le mani. Voglio che il pavimento sia lucido e pertanto dopo aver mangiato lo leccherai. Chiaro?” “ Sì padrona, chiaro” rispose Bauer che iniziò a mangiare usando semplicemente la bocca mentre Karin, mangiava con tutta calma comodamente seduta. Ma la sua mente andava quasi in ebollizione. Non era ancora del tutto soddisfatta e cercò di pensare a qualcosa di ancor più umiliante. Più gli dava ordini e più lei si stava eccitando tanto che sentiva il bisogno di toccarsi. L’orgasmo avuto prima con il cunnilingus non aveva certo placato le sue sensazioni. Osservò il cibo che lei aveva gettato per terra e le venne l’idea che reputò perfetta. Schiacciò con il piede destro parte di quel cibo e poi, tirando leggermente dietro la sedia per osservare meglio Manfred, gli mise il piede vicino alla bocca “ Lecca!” Guardò Bauer titubante. Aveva forse esagerato? L’uomo infatti quasi non credeva a ciò che le sue orecchie avevano sentito. Non aveva mai pensato a una cosa del genere. Per una frazione di secondo rimase interdetto poi però avvicinò la lingua alla scarpa. Sentiva che doveva farlo e si rendeva conto che tutto era molto più soddisfacente rispetto a tanti anni prima quando quasi guidava Karin. Ora tutto gli sembrava quasi reale e la sua eccitazione, fisica e mentale, era di gran lunga maggiore. Era questo ciò che cercava? Forse sì. Anzi, più passava il tempo e più pensava che aveva fatto la scelta giusta. Abbandonarsi completamente a Karin, alla sua padrona, era la situazione più erotica che avesse mai provato in vita sua. Sedici anni prima era diverso. Aveva delle responsabilità e inconsciamente non poteva ammettere che lui, un colonnello delle S.S., potesse davvero sottomettersi a una donna. Ed ecco perché aveva sempre voluto scindere i momenti di dominazione da quelli della vita reale. Perché in quel modo poteva dire a sé stesso che in fondo quello che faceva era parte integrante del sesso. Ma era molto di più. Era sempre inerente alla sfera sessuale e la sua eccitazione lo stava a dimostrare ma sentirsi veramente uno schiavo era qualcosa di travolgente e di sconvolgente. Sospirò e continuò a leccare i rimasugli del suo cibo dalla suola della sua padrona tra lo sguardo incredulo di Karin che quasi non credeva ai suoi occhi. Lo stava facendo, stava leccando la suola della sua scarpa. Ormai non aveva più dubbi ed era sicura che Manfred fosse diverso e che era veramente il suo schiavo e quella consapevolezza del potere che aveva nei suoi confronti era afrodisiaca tanto che non riuscì più a controllarsi e iniziò a toccarsi il seno e a far scivolare la mano sulla sua vagina. Prima due dita, poi tre, con un crescendo di piacere sempre maggiore. Lo voleva. Voleva quel cazzo che era ancora incredibilmente eretto da diverso tempo. Lo afferrò per un braccio e quasi lo trascinò verso la sua camera da letto per poi spingerlo sul letto. Lo voleva. O meglio, voleva un maschio. O lui o un altro non faceva differenza. Tanti anni senza sesso. Troppi per placare la sua sete con un solo orgasmo. Si spogliò rapidamente e poi si sdraiò su Manfred che aspettava quel momento da troppo tempo. Cercò di baciare la donna che però si ritrasse “ Non provare più a baciarmi. Mi servi solo per darmi piacere e non per amoreggiare come due fidanzatini. Sei il mio schiavo, ricordatelo” L’ex colonnello non si scompose. Trovava quasi giusto ciò che la sua padrona le aveva appena detto anche se avrebbe pagato qualsiasi cosa per assaggiare quella bocca così invitante ma si stava rendendo conto che non doveva osare troppo. Era già tanto quello che lei gli stava regalando. Sentì il suo membro scivolare dentro la vagina di lei e chiuse gli occhi. Il pene era scivolato quasi da solo, tanta era l’eccitazione di Karin che era completamente bagnata, Anche la donna fece lo stesso gesto e sospirò soddisfatta mentre iniziò a muoversi sopra di lui. Era questa la giusta posizione. Le sembrava di dominare anche nel sesso e questo le fece assaporare ancor di più quella penetrazione. Mise le mani di Manfred sopra i suoi seni fino ad arrivare all’orgasmo in tempi brevissimi. Ma la sera era ancora all’inizio e lei già sapeva che non si sarebbe fermata lì.
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