| Decimo episodio
Karin Wieder sentiva la musica uscire dalla radio. Era musica strana, mai sentita prima. Forse musica del posto, sudamericana, allegra e spensierata. Niente a che vedere con le ballate malinconiche e tristi dei suoi connazionali e della musica degli americani più variegata. Spense quella musica e armeggiò con la radio. Le avevano insegnato ad usarla ma era ancora impacciata. Finalmente sentì gracchiare l’apparecchio riuscendo a collegarsi “ Mi sentite? Sono Karin, mi sentite?” “ La sentiamo perfettamente miss Wieder. Come è andato il suo primo giorno a Paso Bonilla?” Era la voce calda e perfettamente modulata di Janet ad averle risposto “ Bene. Ho fatto amicizia con una donna del posto, una certa Klara Hegering. Mi sembra una brava donna” “ Quella che lei definisce una brava donna è probabilmente una fautrice del nazismo che intende instaurare il quarto reich” “ Il quarto reich?” “ Esattamente. Il terzo era quello del non compianto Adolf e loro vorrebbero riproporlo in modo più moderno” “ Io… Io intendevo dire che…” Karin si sentì come colta in fallo “ Non si preoccupi, ho capito cosa intendeva dire. Piuttosto, mi dica, come le è sembrato il posto?” “ Molto calmo e tranquillo. In realtà ho visto solo donne. A parte i locali. Di uomini tedeschi nemmeno l’ombra” “ Vanno a lavorare e rientrano nelle loro abitazioni nel pomeriggio inoltrato. Come le dissi a suo tempo, alcuni ricchi tedeschi hanno aperto delle fabbriche in Sudamerica proprio per dare l’opportunità a chi ha scelto di vivere lì di lavorare. E’ un lavoro onesto e normale. Le riunioni le fanno abitualmente di sera e dubito che la potranno invitare visto che di solito sono riservate agli uomini” “ Capisco miss Berenson. Comunque Klara mi ha detto che a giorni organizzeranno una festa per darmi il benvenuto nella comunità” “ Perfetto. Era quello che aspettavamo. Sicuramente durante la festa sarà presente anche Bauer” Karin sospirò nervosamente “ Oh mio Dio, se ci penso mi sento male” “ Cerchi di stare tranquilla. Al massimo potrà farle alcune domande sul perché lei è giunta fino lì ma non si spingerà oltre” “ Come fa ad esserne così sicura?” chiese ancora Karin e Janet percepì il suo nervosismo. Doveva tranquillizzarla “ Perché deve tenere un profilo basso. Non ha alcuna convenienza ad agire in modo violento. Forse potrà dubitare perché è scaltro, perché è abituato a non fidarsi del prossimo ma non agirà violentemente contro di lei, miss Wieder” “ Speriamo che sia come dice lei. Ah, domani verrò a Tacuarembo per comprare qualcosa. Ho solo due cambi visto che buona parte della valigia era occupata dalla radio. E mi serve della biancheria pulita” “ No, non può venire a Tacuarembo. Un viaggio dopo due giorni di permanenza potrebbe risultare sospetto” “ E’ stata Klara a propormelo dicendo che anche lei appena arrivata ha fatto la stessa cosa. E io ho accettato” Karin sentì del parlottio e poi di nuovo la voce di Janet “ Ok, se è stata Klara a proporglielo direi che è perfetto” “ Benissimo allora. Ah senta miss Berenson, crede che sia il caso di raccontare la mia versione a Klara? Potrebbe essere una buona cosa. Noi donne siamo abituate a raccontarci cose e avvenimenti del passato ed essere troppo chiusa potrebbe essere negativo per il mio personaggio” Ancora un leggero parlottio. Era evidente che accanto a Janet ci fossero anche gli altri due uomini “ Sì, la storia che deve raccontare l’ha imparata e quindi può farlo. Faccia attenzione a non dire cose che possano mettere in crisi la sua identità” “ Non mi tradirò. In fondo è più o meno ciò che mi è accaduto realmente” concluse Karin spegnendo poi la radio trasmittente e mettendo di nuovo la musica. Si sedette su una poltrona e si accese una sigaretta. Stava cominciando ad entrare nel ruolo ma era ancora molto agitata soprattutto quando pensava al suo probabile incontro con Manfred. Come si sarebbe comportato? Beh, Klara le aveva detto che era sua intenzione organizzare la festa di benvenuto fra due giorni e quindi lo avrebbe saputo ben presto. E sospirò chiudendo gli occhi. Non sarebbe stato facile per entrambi.
Klara Hegering era una donna brillante e colta e Karin aveva subito trovato parecchie cose in comune con lei. La passione per il teatro, tanto per cominciare. Avevano chiacchierato molto sull’autobus durante il viaggio di andata fino a Tacuarembo ma sempre di discorsi che non riguardavano loro due. Avevano disquisito di moda, di musica e di cinema e Karin si era resa conto che Klara aveva gusti molto simili ai suoi. Del resto, l’età era simile visto che Klara aveva appena compiuto cinquant’anni. Si astenne però da ogni discorso riguardante suo marito e la politica. Chissà chi era Klaus Hegering? Un semplice simpatizzante nazista che voleva instaurare il quarto reich, come le aveva detto Janet? Oppure era anche lui un criminale di guerra? Difficile pensare alla seconda ipotesi. Se fosse stato così, anche lui sarebbe stato sul libro nero di quel gruppo che l’aveva assoldata. Scese dal pullman, le donne fecero le compere come due vecchie amiche. Klara le aveva consigliato un bell’abito marrone per la sera seguente quando ci sarebbe stata la festicciola in suo onore. Avevano fatto un breve spuntino a mezzogiorno e nel primo pomeriggio avevano ripreso il pullman che le avrebbe portate di nuovo a Paso Bonilla. Appena sedute, Karin alias Hanna pensò che fosse giunto il momento di confidarsi. O almeno di fare quella finta confessione come le aveva consigliato Janet. Doveva fare attenzione ma lei era un’attrice e sapeva come recitare. Guardò Klara e sospirò “ Ho trascorso una bella giornata con te, Klara” “ Anch’io cara. Vedrai che ti troverai bene qui. Certo, non è Berlino ma c’è molta pace e tranquillità” “ Io… Io non… Oh mio Dio Klara, ho bisogno di sfogarmi con qualcuno” Klara le fece un sorriso rassicurante “ Non sei obbligata ma se può farti stare bene, puoi confidarti con me” “ Io sono dovuta scappare. Ero… Sono stata l’amante di un pezzo grosso, molto grosso. Gli alleati volevano processarmi e i miei connazionali… Loro mi guardavano schifati. La Germania era ridotta in macerie e per molti la colpa era anche mia perché avevo condiviso il letto con lui. Ma io l’amavo, Klara” Con abilità consumata, come se si trovasse su un palcoscenico, Karin iniziò a piangere e Klara le porse un fazzoletto per asciugare quelle lacrime “ I nostri connazionali adesso sono confusi e vorrebbero gettarsi alle spalle il passato. Ma è solo un momento transitorio. La Germania diventerà più forte di prima e allora tutti quelli che ti hanno disprezzata saliranno sul carro dei vincitori” “ E’ per questo che sono qui. Per sentirmi di nuovo una tedesca e non una puttana” Klara l’abbracciò “ Questo è il nuovo inizio. Qui sei tra amici, tra gente che ti rispetta e che ti ammira e soprattutto non ti giudica. Hai amato un eroe e dovresti esserne fiera” Karin chiuse gli occhi mentre Klara proseguiva nel suo abbraccio. Aveva ragione Janet, quella era gente pericolosa, gente che avrebbe voluto di nuovo imporre la supremazia ariana sul resto del mondo. Klara era dolce, comprensiva e si era prodigata per lei fin dal primo momento che l’aveva vista ma anche lei era una nazista. Probabilmente non aveva colpe particolari, non aveva ucciso nessuno ma condivideva quell’idea aberrante. Aberrante? E se lei avesse tradito quegli ebrei? In fondo, cosa aveva da spartire con quei tre? In un certo senso si sentiva più simile a Klara che alla Berenson. Beh, se li avesse traditi l’avrebbero uccisa. C’erano due infiltrati e lei non sapeva chi fossero. No, da escludere. E comunque Manfred Bauer meritava di andare sotto processo. Un conto era essere un soldato, fare il proprio dovere per la propria Patria e un altro era macchiarsi di omicidi assolutamente inutili come quelli perpetrati da Manfred nei confronti dei civili. Quell’uomo era una bestia e meritava una condanna esemplare.
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