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LA TEDESCA

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Davide Sebastiani
view post Posted on 2/4/2024, 17:14 by: Davide Sebastiani     +3   +1   -1
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Sottomesso anomalo. Più unico che raro

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Diciannovesimo episodio

Le prime luci dell’alba avevano invaso la piccola camera dove cercavano inutilmente di prendere sonno le due donne. La casa si trovava all’estrema periferia di Montevideo, quasi in aperta campagna. L’ideale per nascondere uno come Manfred Bauer per i due giorni necessari prima dell’arrivo della nave. In una delle altre due stanze, Richard sonnecchiava rumorosamente mentre nell’altra Samuel osservava Manfred che stava riaprendo gli occhi. Aveva ancora le manette dietro la schiena e in un primo momento cercò di liberarsi salvo poi rendersi conto che non poteva farlo. Si guardò intorno e finalmente notò un uomo a lui sconosciuto che lo osservava
“ Chi sei tu?” domandò a Samuel che sorrise
“ Sono uno di quelli che ti porterà all’impiccagione” Bauer fece una risata nervosa
“ Ma certo, sei uno di quelli che butta la sua vita per prendere quelli come me. Ma per farlo avete avuto bisogno di quella puttana” Samuel si alzò di scatto, prese la sua pistola e lo colpi con essa. Un rivolo di sangue scese dal labbro di Bauer
“ Modera i termini, bastardo” Richard e le due donne, sentiti i rumori, accorsero. Mentre Richard e Janet entrarono nella stanza, Karin rimase però fuori dalla porta nascondendosi quindi agli occhi di Bauer. La Berenson arrivò di corda spintonando Samuel
“ Che cazzo ti è preso? Vuoi metterti sullo stesso piano di questo maledetto? Non lo toccare più” Samuel allargò le braccia
“ Scusate, non so cosa mi è preso” disse tornando indietro e posando la pistola con la quale aveva colpito Bauer su un tavolo posto al centro della stanza
“ Ci penserà un tribunale” rincarò Janet “Non voglio che venga toccato. Se dovesse provare a fuggire gli spareremo ma altrimenti, fino a che sarà legato e impossibilitato a fare qualunque gesto, dovrà essere salvaguardato” Manfred osservò i tre sorridendo sadicamente
“ Scommetto che quella puttana vi ha raccontato tutto, quello che facevamo e quello che abbiamo fatto” Janet andò di fronte al nazista
“ Non sono problemi nostri. Se a te piace inginocchiarti dinanzi a una donna sono problemi tuoi”
“ Già, mi piace. Ma non con tutte le donne. Lo facevo con quella troia perché era tedesca, un’ariana e non l’avrei mai fatto con una sionista come te. Perché scommetto che tu sei sionista, una di quelli che vogliono portare quelli come me a un processo. Ma tanto lo sapete che sono processi che non hanno alcun significato. La Germania risorgerà più forte di prima” I tre si guardarono poi fu la solita Janet a replicare
“ Sai, mi sarebbe piaciuto vedere cosa ti faceva. Mi sarebbe piaciuto vederti in ginocchio a baciarle i piedi. Ma non perché abbia qualcosa contro chi ha certe fantasie ma perché tu meriteresti di essere schiavizzato a vita. Ma non per gioco o per stimolare la tua sessualità ma proprio in catene con la palla al piede. La gente come te non meriterebbe nemmeno un processo” Manfred guardò in direzione della porta e riuscì a intravvedere Karin che faceva capolino per vedere la scena
“ E tu Karin che fai? Non entri? Vieni a goderti la tua vittoria. Sei stata brava, puttana. Scommetto che ti sei sentita una grande attrice mentre sei soltanto una traditrice del tuo popolo. Hai tradito la Germania intera e non solamente me” Karin Wieder schiumò di rabbia ed entrò nella stanza e guardò Bauer. Le loro pupille azzurre si incrociarono
“ Tu non sei la Germania. Quelli come te sono stati la rovina del nostro popolo. Per quelli come te sono morti milioni di ragazzi, quasi un’intera generazione di giovani che avete mandato a morire in ogni parte del mondo. Per cosa? Per la supremazia del nostro popolo? No, per le vostre manie di grandezza e di potere. Avete mandato a morire sette milioni di tedeschi, avete ucciso venti milioni di russi, sei milioni di ebrei. Voi non siete esseri umani, siete bestie. No, le bestie uccidono soltanto per sopravvivere. Voi siete molto peggio” Ancora una volta Manfred Bauer fece una risata maligna
“ Puoi aggiungere alle vittime quella troia di tua sorella. L’ho fatta uccidere io. Ero sicuro che le avevi confessato il nostro segreto. E avrei ucciso anche te se ti avessi trovata” Karin guardò quell’uomo. Si malediceva per averci fatto sesso, per averlo accolto dentro di sé, per avergli donato tutto quel piacere che lo aveva addirittura mandato fuori di testa
“ Tu, brutto bastardo” gli disse avventandosi contro di lui ma prontamente bloccata da Richard “Tu… Lo sapevo che eri stato tu. Che c’entrava Helga? Non avrebbe mai parlato…” Piangeva a dirotto al ricordo di sua sorella. Non aveva nemmeno potuto assistere al suo funerale per paura di essere scoperta. Anche Samuel andò a dare una mano al suo collega in quanto Karin continuava a divincolarsi
“ Si calmi miss Wieder. Quel bastardo non merita nemmeno il suo odio. Lei ha dimostrato che non tutti i tedeschi erano nazisti aiutandoci a catturare uno di loro. Le deve bastare questo” Karin si calmò, continuando però a piangere e i due uomini l’accompagnarono lontano da Bauer per poi lasciarla quando era ormai quasi fuori dalla stanza. Manfred invece continuava a sorridere. Sembrava non essere preoccupato per la sua sorte. O forse non gli interessava. Ormai lo avevano catturato e non gli avrebbero torto un capello
“ Sai puttana, pensavo che la morte di tua sorella ti avrebbe spinta a uscir fuori dal tuo nascondiglio e invece non l’hai fatto. Avrei dovuto ammazzarti prima, quando avevo capito che c’era qualcosa che non andava nel nostro rapporto. E invece non l’ho fatto. Chi sbaglia paga” La donna si guardò intorno. Lo aveva sempre saputo che era stato lui ad uccidere Helga anche se aveva cercato di non crederci. Richard, Samuel e Janet erano vicino a Manfred, quasi per toglierlo dalla sua visuale. Piangeva e rivedeva il dolce volto di Helga, morta senza aver fatto nulla. Perché? E poi la risposta le parve fin troppo semplice. Per colpa di quell’uomo. No, non era un uomo, era il diavolo in persona. Si guardò intorno affranta e poi la vide. Vide la pistola che Samuel aveva posato sul tavolo dopo aver colpito Bauer. Si avvicinò lentamente e poi l’afferrò e la strinse forte. Di fronte a sé aveva i tre cacciatori di nazisti che le davano le spalle e poi l’uomo che si era macchiato dell’omicidio di sua sorella e di migliaia di altre persone. Sospirò alcuni istanti e quando vide che Janet si era scansata capì che quello era il momento giusto. Adesso aveva la visuale dell’ex colonnello completamente libera. La sua mano agì come se fosse avulsa dal resto del corpo e il suo indice premette il grilletto. Manfred Bauer sussultò e il suo sangue si sparse per buona parte della stanza andando a colpire anche i tre cacciatori di nazisti che urlarono simultaneamente. Richard si girò e spianò la sua pistola verso Karin
“ Posa la pistola, subito” le intimò mentre Karin si guardava quell’arma in stato confusionale. Non aveva mai preso una pistola in mano sua e tremava senza rendersi conto esattamente di ciò che stava accadendo e soprattutto di ciò che aveva appena fatto. Le sembrava di sognare, quasi incapace di ragionare in modo coerente. Janet intanto si fece avanti
“ Posa anche tu la pistola Richard” gli ordinò
“ Mettiti al riparo Janet”
“ Ho detto di posare la pistola. Ci penso io” Poi rivolta verso la Wieder “Karin, adesso si calmi e mi dia la pistola. Me la consegni lentamente e non le succederà nulla” Karin continuava a piangere
“ Mia sorella non c’entrava niente. E’ morta per colpa mia”
“ No, lei non c’entra niente. Bauer era un animale. E’ lui che l’ha fatta uccidere”
“ L’ha fatto perché io mi sono prestata a fare certe cose con lui”
“ Lei non ha colpe Karin. Ora lentamente mi dia la pistola. Me la passi prendendola per la canna. Così, brava” Con gesti meccanici Karin consegnò la pistola ancora fumante a Janet e subito dopo i due uomini le furono addosso e la bloccarono. Samuel osservò i suoi due compagni
“ Cazzo, cazzo, cazzo! Che coglione sono stato. Ho lasciato la pistola sul tavolino. Non potevo immaginare che la tedesca potesse prenderla e sparare a Bauer” Janet gli andò vicino
“ La tedesca ha un nome e si chiama Karin. Ora calmiamoci. Ha ucciso Bauer e non è una grossa perdita. Ha solo anticipato i tempi perché l’avrebbero impiccato”
“ Dobbiamo consegnarla alle autorità” Janet sorrise ironicamente
“ Quali autorità? Quelle uruguayane? Quelli la mettono dentro e buttano la chiave. E gli americani non possono fare nulla visto che non è un’azione che si è svolta entro i confini statunitensi e tanto meno un crimine commesso nei confronti di un cittadino americano. No, non la lasceremo marcire in una prigione uruguayana”
“ Janet, Non possiamo far finta di niente” insistette Samuel “Questa donna ha ucciso un altro essere umano” Janet si avvicinò a Samuel puntandogli il dito indice sul petto
“ Un essere umano? Tu consideravi Manfred Bauer alla stregua di un essere umano? Karin ha compiuto un atto di giustizia. Pertanto noi la riporteremo negli Stati Uniti e manterremo la nostra promessa. Le faremo avere un documento vero e lei sarà libera di gestire la sua vita come meglio crede”
“ Ma…”
“ Nessun ma Samuel. Faremo così” Samuel chinò la testa. Non riusciva mai a contrapporsi a Janet e forse anche stavolta la ragazza aveva ragione. Manfred Bauer aveva avuto ciò che si meritava. La giovane donna si avvicinò poi a Karin ancora tenuta ferma da Richard e si rivolse quindi a quest’ultimo “Lasciala Richard” L’uomo obbedì e Janet abbracciò Karin “E’ finita! Quel bastardo ha avuto quello che si meritava. Sua sorella adesso riposerà in pace” Karin, sempre continuando a piangere ricambiò l’abbraccio di Janet che poi si rivolse si suoi due compagni “Scaviamo una fossa e mettiamocelo dentro. Anche una bestia merita una sepoltura”
“ E poi Janet?”
“ Continueremo con il piano originale con una piccola variante. Bauer ha tentato la fuga e siamo stati costretti a sparargli. Non ci saranno conseguenze. Aspetteremo la nave come era nei programmi e torneremo negli Stati Uniti. Il nostro lavoro è finito. Manfred Bauer è stato giustiziato” I due uomini annuirono con il capo. Era evidente come entrambi avessero una fiducia illimitata nelle doti della ragazza e, pur non essendoci un vero capo nel terzetto, le avevano riconosciuto il comando. La missione era stata comunque completata. Manfred Bauer, il boia di Stettino aveva avuto ciò che si meritava. Ed era quello che più contava.
 
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