Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

2020

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view post Posted on 12/11/2020, 15:54     +3   +1   -1
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Sottomesso anomalo. Più unico che raro

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Non so se ti interesserà il mio giudizio ma te lo do lo stesso.
Secondo me, hai perso un'occasione. Da appassionato di fantascienza sono sobbalzato quando ho letto dei telepati e l'ho trovata subito un'idea affascinante. Peccato ( per me) che poi tu sia ritornato alla solita descrizione di una sessione che come sai, a me non piace leggere. Praticamente, una sessione teletrasportata nel futuro, cosa che ho trovato del tutto inutile.
Ovviamente e giustamente ognuno scrive ciò che vuole e come vuole. Io però ho trovato appunto un'occasione persa con un'idea che poteva essere sfruttata in modo decisamente differente.
Naturalmente, se la storia dovesse evolversi in modo differente sarò pronto a correggere il tiro.
Inutile dire che non ho nulla da dire sulla scrittura. Hai un tuo stile ben preciso e i tuoi racconti si riconoscono subito. Ed è un pregio.
 
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view post Posted on 14/11/2020, 19:17     +1   -1

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Riprese il paddle e senza alcuna pietà iniziò a colpire lo schiavo sulle natiche. Colpi secchi e violenti. Ogni colpo sentivo l'ondata di dolore e la supplica dello schiavo mista al godimento sadico di Flavia.
Altre persone, nel frattempo, si erano avvicinate. Due mistress, di cui una almeno ottantenne. Stivali altissimi alla coscia, tacchi a spillo metallici di almeno otto centimetri. Viso con qualche ruga, rossetto di fuoco su labbra sottili. Mani leggermente maculate. La chirurgia rigenerativa e la medicina facevano miracoli, aiutavano ad arrivare pressoché in forma fino a 110 anni, ma dagli ottanta/novanta si iniziavano a vedere i segni del tempo. Unghie in tinta con il rossetto. Al suo fianco, uno schiavo molto più giovane di lei che temeva di...essere affidato a Flavia?!
La sua mistress invece era lì che godeva della vista pregustando il momento in cui l'avrebbe battuto personalmente o fatto colpire.
L'altra mistress era l'antitesi della bellezza, con un'espressione volgare e crudele. Viso schiacciato con piccoli occhi porcini sopra un naso camuso. Un corpo basso, tarchiato e sgraziato. Le scarpe invece erano strafighe. Una specie di décolleté argentee con laccetto alla caviglia, tacco dodici e suola sottile che non riuscivano a slanciare quelle tozze gambe senza forma armonica. Aveva tre schiavi che la seguivano in ginocchio.
Non avevano segni evidenti. Emanavano tranquillità e devozione.
Mi ritrovai immerso in una specie di orgia telepatica dove le suppliche ed i lamenti dello schiavo in gogna si mescolavano alla fragrante e bagnata eccitazione di Flavia e di Susan,la mistress anziana, al terrore del suo schiavo Tolya, al tranquillo divertimento di Adua, l'altra mistress. Mi ritrovai che in parte desideravo essere io in gogna, mentre mi guardavo il mio capitano gonfio, quasi a scoppiare, con tutte le vene in evidenza, dolorosamente privo del suo sfogo.
Proiettai, involontariamente, il mio pensiero sul suo aspetto ad Adua stessa che, semplicemente, fece l'equivalente telepatico di un sorrisino da persona navigata che conosce il mondo seguita da una scrollatina alle spalle.
Susan pregustava la severa punizione che avrebbe inflitto a Tolya per avermi detto il suo nome e non essersi definito solo come lo schiavo di mistress Susan.
Tolya tremava e la supplicava di punirlo di persona.

Flavia intanto si era infilata in vagina una pallina vibrante e l'aveva impostata su un ciclo di vibrazioni pseudocasuali per favorire il multiorgasmo.
Il sedere dello schiavo ormai era quasi spelato a sangue. Sentivo le lacrime cadergli a goccioloni dagli occhi, vedevo come lui vedeva il mondo, offuscato da esse. Urlava inutili suppliche mentre Flavia era ormai una fontana. All'improvviso Susan costrinse Tolya a titillarle la zona intima con la lingua, gli venne in bocca in poco tempo e ci rese partecipi del suo piacere. Io sentii il suo sapore non proprio fresco, fino a che non mi concentrai su Flavia, che iniziò ad inanellare un orgasmo dopo l'altro.
Si diresse con passo incerto verso di me. Estrasse la pallina vibrante davanti a me, la mise davanti ai miei occhi. Grondava dei suoi profumati umori, come la sua mano.
Obbedii al suo ordine e leccai mano e pallina. La mia erezione era dolorosissima e le dava un piacere enorme. Con la mano libera continuava a sfiorarmi pene e cappella. Ormai stavo per venire. La supplicai di smettere. Ma lei con innato sadismo continuava. Sudavo. Abbassai la testa e guardai la sua mano sulla mia asta turgida, con le vene gonfie più che mai.
All'improvviso mi fece inginocchiare con uno strattone al guinzaglio tirato verso il basso.
Mistress Susan non aveva gradito la mia sensazione sulla sua freschezza ed esigeva vendetta.
Venni condotto in ginocchio davanti ad un divanetto dove l'anziana mistress giaceva a gambe larghe, con la prugnetta che mostrava i segni del tempo.
"Leccala, falla godere ed assapora" fu l'ordine accompagnato da un colpo secco di paddle sulle mie natiche. Non ero mai stato colpito così forte, con cattiveria. La realtà virtuale che fino ad allora avevo usato non era per niente reale! E potevo smettere quando volevo.
Un senso di bruciore si diffuse sul mio sedere.
Visto che non ero stato abbastanza veloce a tuffarmi sullo stagionato frutto, seguirono altri colpi in rapida successione.
Il bruciore aumentò, così come il rossore, di cui vidi l'immagine attraverso gli occhi di Flavia.
Unico fatto positivo: in mezzo alle mie gambe si era avuto in parte un certo sgonfiamento.
Mi decisi e, vincendo il disgusto, iniziai a leccare in mezzo alle gambe di Susan. Flavia mi piantò un tacco a spillo in mezzo alle spalle, incitandomi a penetrare più a fondo con la mia lingua.
Ok, a me piacevano quelle più mature di me ma non quelle passate!
Cribbio, avevo proiettato!
Purtroppo la mia ironia non fu troppo gradita.
Flavia, incitata da Susan, mi prese le palle con la mano destra e diede una stretta decisa. Un terribile dolore mi esplose dentro il cervello. Una luce bianca che mi sembrò l'esplosione di una supernova! Naturalmente, involontariamente, resi partecipi tutti e per qualche secondo il mio cervello fu come isolato. Non avevo mai sentito tanto rumore come quel terribile silenzio.
Appena riuscii a riconnettere, sentii il godimento estremo di Susan e Flavia. Non feci in tempo a riavermi che una seconda ed ancora più terribile stretta mi venne somministrata.
Ero appena riuscito a riprendermi che mi resi conto del bagnato di Susan. Continuai a leccare ed a ripulire, cercando di evitare una terza dose, che comunque non mi fu risparmiata.
E Susan ebbe un altro orgasmo.

Finalmente venni trascinato via, mentre l'anziana mistress, ancora pesantemente ansimante, emetteva gli ultimi spasmi di piacere.

Avevo in bocca il sapore stantio di Susan. Credevo di aver raggiunto il punto peggiore della serata. Ed onestamente non mi stavo per niente divertendo.
Ma il pensiero che magari, sul finale, Flavia mi avrebbe regalato un po' di piacere mi frenava dall'usare la proiezione di sicurezza.

Quello che non avevo realizzato è che non era ancora finita.
"Sai cara, da qualche tempo dopo un orgasmo, mi viene voglia di pisciare. E vorrei proprio premiare il tuo schiavo, anche se non lo meriterebbe, vista la sua maleducazione.
In genere li educhi meglio."
"È la sua prima volta in assoluto. Ma non temere, dopo il tuo premio, verrà doverosamente punito. E se, come penso, non riuscirà a gradire ed a capire il valore del tuo dono, sarò ancora più severa."

Mi sembrava di essere in un teleimmersion, quando si provano le stesse sensazioni e si vive nei panni del protagonista della storia ma in qualche modo si sa che non è reale, anche perché ogni tanto potete cambiare angolo di visione cambiando personaggio od entrando nella visione globale.
Ero io ma ero talmente rintronato dall'esperienza che avevo obbedito agli ordini e mi ero sdraiato sull'apposito scasso nel pavimento.
Flavia mi legò mani e piedi e mi fissò la testa in una specie di morsa di cuoio in modo che non potessi muovermi.
Quando vidi Susan accovacciarsi sopra il mio viso bloccato e mi arrivò il comando di aprire la bocca in qualche modo sapevo cosa mi aspettava. Mi venne anche illustrato chiaramente cosa mi avrebbero fatto nel caso non avessi tenuto spalancata la bocca.
Solo l'idea mi faceva schifo. Fosse stata Flavia, forse sarebbe stato non dico eccitante, ma diverso, più sopportabile.

Flavia mi afferrò saldamente i testicoli: più aprivo la bocca, meno li spremeva.

Vidi il fiore avvizzito di Susan contrarsi ed un caldo fiotto di liquido denso, acido, acre e, mi sembrò, persino aromatizzato al Camembert si riversò nella mia bocca.
Inghiottii e mi sforzai di respingere i conati di vomito. Per fortuna la quantità era poca e finì presto.

Cercai di concentrarmi sul piacere di Susan e Flavia per evitare di rimettere anche il latte che avevo bevuto da neonato.
Le due mistress non ne furono molto contente: godevano del mio schifo e del mio dolore.
"Puliscimi con la lingua" ordinò Susan, mentre me la sbatteva in faccia.
Tirai fuori la lingua e ripassai quella prugna secca con grandi lappate, come quando da bambino leccavo la scodella del budino per ripulirla da ogni residuo di dolce.

Intanto tra le mie gambe c'era il festival dello squacquerone romagnolo.

Flavia non era particolarmente soddisfatta e neppure Susan.

Mi liberarono.
Pensai che fosse finita, invece venni legato ad una specie di cavalletto che mi costringeva a stare a quattro zampe con il sedere ben esposto, così come le piante dei piedi.
Susan continuava ad insistere che venissi fatto venire bene, svuotato fino all'ultima goccia e, poi, punito.

Flavia invece sottolineò caparbiamente che lei aveva più esperienza in fatto di novizi e che, se in linea di principio, era meglio far venire gli schiavi prima della punizione, in modo che avesse più mordente, nel mio caso, era meglio tenermi eccitato.

In seguito avrei appreso la vera preoccupazione di Flavia: soddisfatta la mia pulsione, avrei usato molto più facilmente l'uscita di sicurezza.

Susan infilò le mani tra le mie cosce ed ordinandomi di sollevare un po' il bacino, fece in modo che cazzo e palle uscissero da dietro, in pratica spuntavano dal sedere. Poi mi fece riadagiare e mi bloccò con una cinghia traversa alla parte bassa della schiena:"Così i nostri giochi non scappano".
Accompagnò il pensiero con una ghignatina mentale che non prometteva nulla di buono.
Però il sentirmi così a disposizione di una mistress matura da un lato aveva ricominciato ad eccitarmi.

Nel frattempo Adua osservava con distacco tutta la scena, sorseggiando un succo di frutta ghiacciato che le aveva portato uno dei suoi tre schiavi. Non l'avevo sentita molto partecipe. Ma ancora una volta rispose ai miei pensieri interrogativi con quell'alzatina di spalle ed il sorrisetto di chi ha visto tante volte lo stesso teleimmersion e ne conosce il finale.
Mentre Flavia prendeva un frustino con un quadratino di cuoio in punta e Susan una bacchetta di bambù, di nuovo cercai di chiedere ad Adua qualcosa, ma Flavia si intromise intimando a me di smettere di importunarla ed a lei, dato che non poteva chiederle di andarsene,di evitare qualunque comunicazione con me.
Flavia si posizionò davanti al mio viso e con movimenti sensuali iniziò ad accarezzarsi la vulva per poi inserire prima una e poi due dita, masturbandosi lentamente.
"Questa invece ti piace eh? Ti piacerebbe leccarla, vero?"
Io ero ipnotizzato. Era bella, liscia, depilata. Trasmetteva calore, accoglienza, rifugio. Un profumo di piacere che mai prima d'ora avevo così bramato.
La posizione in cui erano state messe le mie palle ed il mio cazzo rendevano dolorosa l'eccitazione che stava crescendo.
La risata di Flavia mi esplose nel cervello:"Non meriti neppure di annusare le dita, figurati leccarla!"
"Ma io..."
"ZITTO" mi esplose nel cervello a caratteri cubitali.
"Sei mio schiavo e non hai alcun diritto, solo il dovere di soffrire per il mio piacere! Avresti dovuto leccare con voluttà quella di Susan, invece di offenderla."
Con un movimento eccitante si infilò dentro la pallina vibrante e subito emise un piccolo mugolio di piacere.
"Adesso verrai punito, per il nostro esclusivo piacere. Poi, forse, se sarai bravo e resisterai, ti farò venire sulle scarpe per poi ripulirle con la lingua".
 
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view post Posted on 15/11/2020, 09:40     +1   -1

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Anche io amo la fantascienza. Per essere degna però penso che debba essere una scusa e un pretesto per affrontare temi contemporanei o piuttosto intimi alleggerendoli con un contesto non reale e intrigante. Questo racconto usa la scusa dell'evoluzione telepatica, condita con un po' di ironia sull'attuale pandemia, per parlare dell'incomunicabilità delle proprie pulsioni. Della distanza che a volte esiste fra le nostre pugnette e la realtà più prosaica specialmente se si va a pro. En passant ha toccato un'altra paranoia assurda di quando ero infante/adolescente e la mia mente malata faceva capolino... Io avevo veramente il terrore che qualcuno leggesse i miei pensieri.E infine la fichetta depilata della rossa a 2 centimetri dal viso me lo ha fatto pure venire duro. Il racconto mi piace.
 
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view post Posted on 15/11/2020, 12:57     +1   -1

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CITAZIONE (maxrox @ 15/11/2020, 09:40) 
Anche io amo la fantascienza. Per essere degna però penso che debba essere una scusa e un pretesto per affrontare temi contemporanei o piuttosto intimi alleggerendoli con un contesto non reale e intrigante. Questo racconto usa la scusa dell'evoluzione telepatica, condita con un po' di ironia sull'attuale pandemia, per parlare dell'incomunicabilità delle proprie pulsioni. Della distanza che a volte esiste fra le nostre pugnette e la realtà più prosaica specialmente se si va a pro. En passant ha toccato un'altra paranoia assurda di quando ero infante/adolescente e la mia mente malata faceva capolino... Io avevo veramente il terrore che qualcuno leggesse i miei pensieri.E infine la fichetta depilata della rossa a 2 centimetri dal viso me lo ha fatto pure venire duro. Il racconto mi piace.

Grazie.
Per inciso, anch'io da piccolo avevo quel terrore.
 
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view post Posted on 17/11/2020, 20:46     +1   +1   -1

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Lei e Susan si misero dietro di me.
"Ti arrosseremo quel bel sederino ancora troppo bianco, come antipasto. Poi ti puniremo."

"Dolorosamente", aggiunse Susan.

Iniziarono a colpirmi alternativamente, prima Flavia sull'esterno della natica destra con il frustino e poi Susan sull'esterno della sinistra con la canna.
Colpi secchi, rapidi ma non forti. Dopo qualche colpo, si scambiarono di posizione.
Finora faceva male ma non era doloroso.
Ricevetti una decina di colpetti.
Flavia comunicò a Susan che ero tutto suo e fece un passo indietro.
Al momento non avevo percepito molto godimento da parte di entrambe, almeno fino a questa specie di passaggio del testimone.

Susan sorrise e, caricato il braccio, lasciò partire un colpo di bacchetta che, dopo aver fatto fischiare l'aria, terminò la sua corsa precisamente sul retro del mio glande esposto. Avete presente la zona di transizione tra asta e cappella? Dove di solito nei teleimmersion la mistress attacca le mollette?
Mi esplose un bruciore terribile ed inarcai la schiena nel vano tentativo di sottrarre la parte colpita.
Ma la cinghia che mi attraversava la parte bassa della schiena era ben stretta e me lo impedì.
Non riuscii neppure a percepire l'ondata di piacere delle donne al mio dolore perché con una rapidità ed una precisione impressionante, Susan mi rifilò altri quattro colpi simili, tutti nello stesso posto.
Tra l'atroce dolore e la visione offuscata dai lucciconi agli occhi pensai che, d'altro canto, con sessant'anni di esperienza quell'abilità nel colpire era il minimo sindacale.
Le due mistress erano eccitate, bagnate come se avessero rotto le acque.
Le onde del loro piacere mi arrivavano come forti mareggiate.
I loro mugolii erano a discreti come un concerto di musica heavy metal.
"Adesso tocca a me, adesso tocca a me". A mo' di cantilena di bambina felice, Flavia inondò il cervello dei presenti.
Lei non aveva gli stessi anni di esperienza.
Ciò non le impedì di centrare perfettamente la mia cappella con il flessibile quadratino di cuoio del frustino.
I miei lucciconi divennero copiose lacrime ed implorai di smetterla.
Ormai le due mistress, complici anche le palle vibranti in vulva, inanellavano una serie di orgasmi impressionanti, tali da lasciare senza fiato persino me, che obnubilato dal dolore, sentivo il loro piacere penetrarmi potente nel cervello.
E questo contribuì ad ingrossare il mio affare tra le gambe.
"Guarda come gli piace, prima tentava di sottrarlo, adesso ci supplicherà di colpirlo ancora!" Persino nella comunicazione mentale sentivo delle convulsioni date dal divertimento.
"Passiamo alle palle, passiamo alle palle", continuava a ripetere, tra le risate, Susan.
"Ma certo, non vorrai trascurarle".
"Dai inizio io. Peccato non poterle colpire forte come vorrei" ed immediatamente mi diede una decina di rapidi colpi con la bacchetta.
Furono rapidissimi e non fortissimi, ma mi provocarono un dolore terribile, forse peggio di quello di prima.
"Oh, si,si,si, così. Penso che stasera batterò il mio record personale di orgasmi multipli.
Senti come urla e come gli brucia!".
"Non dirlo a me! Erano anni che un novellino non riusciva a darmi queste soddisfazioni. E resiste bene!"
"Se diventa tuo schiavo devi prestarmelo qualche volta".
"Vuoi dargli qualche colpettino sulle palle con il frustino?"
Questa volta invece di eccitarmi mi ero completamente ammosciato. Non vedevo l'ora che finisse. Anzi stavo pensando di usare la proiezione di sicurezza.
Nulla era come nei miei sogni.
La mistress figa, severa ma sensuale ed amorevole che mi torturava i capezzoli e mi faceva un lungo T&D per poi magari baciarmi e finire con una bella zompata io sotto e lei sopra non esisteva.
Flavia non era proprio il mio ideale di donna; all'inizio, mentre ero in piedi, mi aveva strizzato i capezzoli tra le unghie, titillato con onde dolci, cariche di promesse sottintese, non dico che poteva essere un buon succedaneo, ma almeno era stato eccitante.
Invece, finora, avevo ricevuto solo dolore ed umiliazione. L'unico vero piacere era stato all'inizio oppure il riflesso degli orgasmi delle mistress.
Un lieve sospetto si insinuò in me, soprattutto ripensando alla premessa iniziale: ero vittima di una subdola manipolazione?
Mi venne un'idea bislacca: iniziai a pensare alla proiezione di sicurezza ed a fare finta di scacciarla sostituendola con il ricordo delle unghie di Flavia sui capezzoli e della senso di eccitazione e sottomissione che mi aveva dato.
Gemendo:"Ti prego Flavia, le palle no, non resisto più. Puniscimi torturando i capezzoli e cercherò di essere più resistente lì"
"Ti prego? Ti prego?" Mi sentii esplodere nel cervello.
"La prego Padrona Flavia, questo deve essere il tuo modus pensandi", sottolineò la paffuta e rossa mistress.
Si avvicinò ed ancora ebbra di piacere, si leccò le labbra tinte di violaceo rossetto. Poi infilò la destra sotto il mio torace e raggiunse il mio capezzolo. Lo accarezzò delicata, facendolo rotolare un po' tra i polpastrelli.
"Ti piace, vero? Immagina cosa posso farti con le mie labbra su quel capezzolo. Leccarlo, succhiarlo, mordicchiartelo. Il tutto mentre sei legato, magari..." fece scorrere lo sguardo fino a fermarsi a qualcosa fuori della mia vista, e mi trasmise l'immagine.
"Si, magari a quella croce laggiù. E magari potrei anche farti passare la bua tra le gambe con una piccola cura a base di bacetti e leccatine lì in basso, che ne dici?"
"Quello sarebbe uno dei miei sogni, Padrona". Ci misi tutto il mio sentimento per accompagnarlo con un metaforico sospirone.
"Ah, adesso ti ricordi di chiamarmi Padrona! Quando vuoi convincermi a concederti il tuo piacere! Eh, no, mio caro, se lo vuoi devi meritarlo. E quel tuo darmi del tu va punito. Per il tuo bene, capisci? Prima ti convinci che io e te non siamo né saremo mai pari; che tu, come tutti gli uomini, sei un essere inferiore, che ragiona con quello che ha tra le gambe, noi donne siamo le tue dee, meglio è per tutti."
Si staccò da me e freddamente, con durezza, mi mise di fronte ad una scelta: potevo interrompere qui od andare avanti. Se avessi deciso per proseguire, prima di raggiungere quella croce avrei dovuto subire un'altra punizione. Poi, forse, se non avessi commesso altri errori, avremmo raggiunto la croce, dove mi avrebbe fatto un po' di T&D ed avrebbe coronato il mio sogno di venire sulle scarpe di una mistress e poi di essere costretto a ripulire con la lingua.

Devo confessarvi, amici del forum, che riflettei a lungo su quella proposta. Soprattutto alla luce di quanto avevo sofferto. E di quanto avrei sofferto ancora prima di raggiungere il piacere.
D'altronde in certe situazioni un millisecondo sembra un'eternità.
Gravemente, conscio di quanto sarebbe accaduto e di quanto avrei potuto pentirmi, diedi la mia risposta.
 
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view post Posted on 22/11/2020, 09:47     +1   -1

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Naturalmente la mia risposta fu un convinto si.

Ne dubitavate, forse?

Mettetevi nei miei panni: prima festa femdom, finalmente corono il mio sogno, ormoni a mille, due mistress che giocano con me, inesperto allo stato puro. Voi cosa avreste fatto?

Immediatamente Susan si mise alla mia destra e Flavia alla mia sinistra. Pensavo che mi avrebbero colpito ancora sul sedere, invece...

Oh, ma lo sapete che i colpi di bacchetta e di frustino sulle piante dei piedi fanno un male cane? Beh, io fino a quella sera no.

E le due perfide ci diedero dentro come fabbri, scambiandosi persino gli strumenti.

L'unico pensiero che mi fece andare avanti era sempre quello: avrei realizzato il mio sogno. Solo il pensiero di essere legato a quella croce, di subire un lungo T&D, venire sui sandali con vertiginosi tacchi a spillo di Flavia ed essere costretto, magari a frustate da Susan a ripulirli mi galvanizzava.

Fa niente se lacrimavo dal dolore mentre le due godevano e ridevano come ossesse.

Poi all'improvviso, tutto finì.

Venni liberato e condotto alla croce. In piedi, tanto per gradire. Mentre gli altri due schiavi ci seguivano in ginocchio.
Le mistress erano felici e lo ero anch'io.

Venni legato bene alla croce, che mi costringeva a tenere le gambe large, anche se all'interno di esse, causa male terribile ai piedi, vi era la defaillance più totale.

La rossa paffutella Flavia si avvicinò ed abbassando leggermente la testa, iniziò a prendermi, tra le sue labbra rese morbide e cremose da un rossetto viola, il capezzolo.
Il calore di quelle labbra era stupendo. Così come la loro morbida perfezione. Se ci aggiungete anche il fatto che ora succhiava, ora titillava con la lingua, ora mordicchiava delicatamente coi denti...capirete perché giù in mezzo alle gambe stesse quasi arrivando l'ordine di alzabandiera.
Era davvero brava
Io emanavo onde di piacere.
Susan si unì alla festa l'altro mio capezzolo conobbe le sue sottili rossinfuocate labbra.
Qui non manifestò gli stessi sessant'anni di esperienza che aveva dimostrato nel colpirmi il glande con la canna di bambù.
Ma era piacevole lo stesso.
La mano ossuta e nervosa di Susan corse tra le mie gambe e lo prese in mano, facendolo diventare ancora più marmoreo.
Quante volte avevo sognato questo momento? Adesso mancava solo che lo guardasse e mi desse suo giudizio e...beh non ci crederete ma è proprio quello che in un certo senso accadde.
"No, no, dovrai proprio prestarmelo! Non avevo visto bene quanto fosse interessante! Questo qui, me lo lego al letto a gambe larghe e mi ci impalo sopra. E se osa venire prima di me o dentro di me lo batto fino a farlo diventare viola dai lividi."
Susan staccò la mano , Flavia si staccò dal capezzolo e la sua mano, calda e morbida sostituì quella dell'attempata mistress.
Lo accarezzò diverse volte, percorrendolo leggiadramente per tutta la sua lunghezza, chiudendo bene la mano sulla turgida cappella.
Io ansimavo come la locomotiva a vapore di 500 anni prima, immortalata dai fratelli Lumière.
Avevo anche le gambe molli.

Flavia si scostò di lato, senza mollare la presa.
A questo punto, Susan si tolse la minigonna in pelle e la lasciò cadere a terra. Le cosce sopra gli stivali, così come le natiche, erano magre, bianche, non toniche ma neppure da buttare per una donna di quell'età.
Si infilò le dita nella prugnetta e la sentì umida abbastanza. Si avvicinò e, constatato che con i tacchi eravamo quasi compatibili, me lo accolse per qualche centimetro.
Era calda ed umida. Il suo viso era vicino al mio. Il suo seno, piccolo ma evidenziato dal top premeva contro i miei capezzoli.
Fece entrare ed uscire la mia cappella più volte.
Era davvero eccitata e poi tentò un affondo.
Flavia non era particolarmente entusiasta della piega che aveva preso la situazione e lo manifestò apertamente.
Io ormai ero quasi sul punto di venire, al di là dei miei sogni più erotici.
Si, ok, Susan era più matura di quello che avevo sempre desiderato, ma la gnocca era ancora bella stretta, umida e calda. Avrebbe potuto essere mia nonna, ma di certo non lo dimostrava.
Ormai proiettavo al mondo la mia imminente esplosione, sentivo che iniziava a pulsare, ero talmente in estasi che non mi accorsi di quanto era avvenuto fino a che una morsa ferrea alla base dell'asta non bloccò tutto.
La gnocca di Susan aveva lasciato il posto alla mano cicciottella della mia padrona che mi aveva impedito di concludere.
La mia frustrazione generò in loro una scarica di piacere di cui venni reso partecipe. Insieme ad un "eh, no, schiavo, così è troppo facile. Devi supplicarci ancora un po' prima di venire".

Flavia sapientemente mi aveva bloccato ed ero riuscito ad emettere solo poche gocce del liquido di Cowper.

"Adesso godiamo noi!"
Fu questo il messaggio che arrivò.
Flavia si dedicò ai miei capezzoli, alternando sapientemente leccate e feroci morsi, tanto che qualche volta pensai me li avesse staccati. Era estremamente eccitante vedersi il capezzolo preso tra le violacee labbra, sentirne il calore, percepirne la rugosità della lingua, provare il candore dei denti che si stringeva sempre di più, tramutando il piacere in un dolore sempre più intenso che proseguiva, nonostante le mie suppliche telepatiche. Anzi, più supplicavo, più la morsa dei suoi denti diventava serrata.

Susan nel frattempo si divertiva con il mio capitano. Lo faceva indurire per poi regalarmi un violento e secco schiaffo sulla cappella.
Oppure, a sorpresa, una bella strizzata ai testicoli.
La reazione delle due mistress alle loro dolorose attenzioni era di scherno o di ilare divertimento.

Susan sparì con il suo schiavo mentre Flavia iniziò ad usare le unghie appuntite e rivestite di smalto viola sui capezzoli. Li titillava con le punte, li stringeva con esse fino a farmi piegare per quanto possibile e genere dal dolore. Ogni volta che proiettavo un' onda di dolore, rispondeva con una serie di onde di piacere.

Mi applicò delle pinzette legate da una catena metallica sottile.

Si avvicinò a me, mise il suo seno prorompente a schiacciarmi le pinze sui capezzoli, le sue labbra a sfioro sulle mie, con l'ordine di non azzardarmi a schiuderele.
In mezzo alle gambe mi doleva tanto era duro. Supplicai per venire sui suoi sandali. Lei sorrise.

Susan tornò. Il suo schiavo reggeva uno sgabello di legno scuro e seduta rotonda che posizionò, seguendo le indicazioni della sua padrona, esattamente davanti alle mie gambe.

Flavia ci appoggiò la gamba destra, la coscia piegata a novanta gradi. L'eccitante sandalo era a pochi centimetri dalla punta del mio capitone.

Susan versò sulla mia asta del tiepido e profumato olio di cocco ed iniziò a passare avanti ed indietro la sua ossuta mano.

"Adesso ti facciamo venire e poi lecchi tutto, altrimenti ti frustiamo" era il pensiero di entrambe, mentre Flavia agitava minacciosa il suo frustino da cavallerizza.

Io ormai ero alla stremo e mi lasciai andare, aspettandomi il fiotto liberatorio...che fu ancora una volta bloccato, questa volta dalla ferrea stretta di Susan.

Risate, mentre io rimanevo ancora una volta stupito e, è proprio il caso di dire, a bocca asciutta.

Questa volta fu il turno di Susan di appoggiare la suola dello stivale con tacco a spillo di metallo sullo sgabello.

Flavia versò altro olio di cocco e poi inizio a distribuirlo lentamente lungo tutta l'asta. Faceva scorrere la mano dalla base alla cappella, che veniva ben compressa nelle dita chiuse, poi la girava e tornava indietro.

Alla fine insistette soprattutto sulla punta. Posizionava le unghie della mano chiusa nel classico gesto del "che vuoi" proprio sulla base del glande e poi la stringeva retraendola.
A volte semplicemente passava la punta dell'unghia dell'indice sulla cappella,insistendo bene esattamente sull'uretra. Questo creava sia un piacere che un fastidio.

Ormai avevo le palle veramente piene da scoppiare ed iniziava ad essere abbastanza doloroso questo continuo essere bloccato. Ma mi piaceva. Dopo due o tre volte era come se avessi un orgasmo, ma senza eiaculazione.

La gamba a novanta gradi di Susan, protetta dallo stivale alto fino alla coscia, con la punta di esso appena sotto il mio pene duro contribuiva al mio stato.

Susan iniziò a passare le mani lungo tutto lo stivale, accarezzandolo, con fare sensuale e proiettando il suo desiderio di vedermi in ginocchio a lucidarlo con la lingua.

Io ormai ogni volta che Flavia allontanava la mano prima del momento cruciale, cercavo inutilmente di mantenere il contatto spingendo il bacino nel vano tentativo di procacciarmi quell'ultimo tocco che mi avrebbe permesso di esplodere.

Ad un certo istante, Flavia cambiò strategia e prese a fare scorrere solo un dito, la parte inferiore dell'indice, sopra la parte superiore dell'asta e della cappella, ortogonalmente al mio capitano. Come se indice e pene formassero una croce.
Ad un certo punto sentii le pulsazioni preorgasmiche ed il suo dito leggero che toccava la cappella per poi staccarsi non appena emesso il primo fiotto, che cadde sullo stivale di Susan.
Rimasi frustrato: orgasmo rovinato!
Spinsi ancora fuori qualche goccia e poi niente.
"La prego Padrona, la prego, non lo faccia, mi tocchi con tutta la mano, mi sprema tutto fuori, mi faccia urlare di piacere per lei!"
Lo urlai con tutta la potenza del mio encefalo, se così si può dire.
Una serie di risate, mentre Susan e Flavia andavano a turno con piccoli tocchi, il minimo per farmi emettere un fiotto e poi lasciavano lì.
"Lo vuoi davvero? Vuoi davvero urlare per me? Oh, adesso soffrirai per me, trasformerò il tuo piacere in dolore".

Susan che sapeva cosa sarebbe accaduto iniziò ad eccitarsi.
Flavia iniziò una veloce sega che prendeva tutta l'asta, chiudendosi bene con il palmo sulla cappella.

Finalmente! Finalmente!

Venni svuotato delle ultime gocce e guardai come la tomaia dello stivale di Susan fosse ormai bianco latte anziché nero.
Sentii anche un dolore atroce ai capezzoli. Susan aveva strappato le pinzette tirando la catenella.

"Adesso leccherai tutto, fino all'ultima goccia" era la frase che Susan faceva riecheggiare nella mia mente, tenendomi eccitato.

Intanto il movimento di Flavia iniziava a diventare fastidioso. Io in genere quando mi dedicavo ad atti di autoerotismo, una volta svuotato, mi fermavo. Invece Flavia ci diede dentro ancora di più, con la stessa foga ed abilità con la quale una prostituta cerca di fare venire in fretta il cliente riottoso a terminare nel più breve tempo possibile.

Quello che provavo non era dolore, ma un fastidio enorme. Iniziai ad agitarmi, per quanto possibile, dato che ero legato alla croce, ed a cercare di divincolarmi.
Flavia mise la sinistra aperta sul mio stomaco e cercò di tenermi il più possibile fermo.
Io supplicavo e le due godevano. Poi, finalmente, la mano morbida e paffutella della rossa, smise di farmi effetto. Insistette nell'opera ancora qualche istante, poi si staccò da me.

Le due mistress commentavano l'un l'altra circa la robusta quantità di sperma con cui avevo ricoperto lo stivale di Susan e sentii quanto sarebbe stato piacevole farmi ingoiare tutto.

Mi liberarono e mi costrinsero in ginocchio, le mani legate dietro la schiena. Flavia era sul mio fianco sinistro, frustino alzato pronto a colpirmi nel caso non avessi ottemperato all'ordine di Susan, che stava di fronte a me, con la gamba destra, quella che calzava lo stivale da ripulire più avanzata rispetto alla sinistra.
Non avevo mai assaggiato il mio seme. Flavia mi spinse verso la punta dello stivale con il tacco a spillo dei suoi sandali, che premeva, senza alcuna pietà, tra le mie scapole. Tre colpi di frustino nella parte bassa della schiena e sulle natiche, tre sferzate brucianti, date con forza vinsero la mia resistenza e finii con le labbra tra lo sperma sullo stivale.
L'idea di leccare ed inghiottire mi faceva schifo, il poco liquido che era penetrato tra le labbra era appiccicoso, freddo e non aveva un buon sapore, anzi.
Gli ordini mentali di leccare vennero simultaneamente, assieme a diversi colpi di frustino dato da entrambe.
Tirai fuori la lingua e ripulii il tutto, mentre le mie due padrone smisero di eccitarsi solo quando alla fine il sapore non mi fece più schifo.

Susan sollevava la gamba, la rigirava per vedere se qualche gocciolina macchiasse ancora lo stivale e, nel caso, me la indicava con la punta del frustino ed io la leccavo.
Venni forzato a spompinare anche il tacco a spillo.

Se devo essere sincero, il tutto mi era anche piaciuto.

All'improvviso Flavia mi liberò le mani, mi tolse il collare e mi ordinò di andare in bagno a ripulirmi un po'.
Era finita.
Non ero più suo schiavo.
Al ritorno avremmo parlato della mia esperienza e del mio futuro con lei, se ero interessato.

Dirigendomi verso i bagni, passai accanto al bancone del bar, dove vidi Adua appollaiata su uno sgabello con uno dei tre schiavi in piedi che le massaggiava le spalle e gli altri due accovacciati a terra che le adoravano a bacetti le gambe.

Mi vide, riflesso nello specchio dietro il bancone, ed incrociò il mio sguardo. Percepii in mezzo alle varie proiezioni un'immagine strana, che lì per lì non compresi.

Le feci un cenno di saluto e guadagnai la porta del bagno.
 
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view post Posted on 1/12/2020, 22:17     +1   +1   -1

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Una volta in bagno, la prima cosa che feci fu sciacquarmi abbondantemente faccia e bocca.
Poi tutto quel T&D mi aveva stimolato anche una voglia di orinare, cui diedi retta.

Feci tutto questo meccanicamente, compreso un' ispezione per controllare quali segni avessi sul corpo. A parte diverse striature sul pene ed i capezzoli molto doloranti con diverse microferite non mi sembrava di essere conciato male.

Mi perseguitava l'immagine sfocata del messaggio di Adua.

Era qualcosa che avevo visto diversi anni fa,ma non riuscivo a capire. Forse avevo equivocato.

Ritornai in sala, ripassai davanti al bar, dove Adua, di proposito, mi ignorò.
Trovai, sedute su un divanetto, Susan e Flavia che, nel frattempo, si erano scambiate gli schiavi, che erano in ginocchio ai loro piedi.

Flavia mi fece cenno di avvicinarmi. Mi sedetti accanto a lei. Mi sembrò di percepire un lieve moto di stizza, ma forse era la mia impressione.

Mi accarezzò dolcemente il viso, passando indice e medio uniti sulla mia guancia.
"Ti è piaciuta l'esperienza? Pensa a quanto potrebbe essere più interessante e quanto potremmo divertirci anche di più se fossi mio schiavo, senza tanti problemi".
"In che senso?"
"Vivresti con me, nella mia villetta nell'agro romano, non avresti alcun problema di segni, non avresti nessun'altra preoccupazione che servirmi. Avrai una stanzetta tutta tua con una brandina ed un comodino. Indosserai la cintura di castità, controllerò la tua sessualità e vivresti per il mio piacere, proprio come gli altri. Ti dovrò addestrare ad essere un ottimo schiavo e, lo ammetto, all'inizio sarà molto dura. Per te soprattutto. Sei molto indipendente e poco ginarchico e questo non va bene. Ad esempio, in questo momento non dovresti essere seduto qui di fianco a me, ma in ginocchio. Ma sei molto giovane oltre che molto intelligente, vedrai che tra una settimana sarai già quasi perfetto. Ho una certa reputazione sull'addestramento dei miei schiavi. Tutte le mie amiche a cui li ho prestati o con cui ho fatto scambi non si sono mai lamentate. Anzi, a volte sono i loro che mi deludono".
Faticavo a capire. Ma come, dovevo andare a vivere con lei, con altri uomini, anzi no, come Flavia rimarcò, altri schiavi e schiave e non solo di più la mia vita, i miei amici?
"Ti può sembrare strano, ma alla fine vedrai che ti piacerà. Puoi sempre provare e se non ti piace, apri il dispositivo di sicurezza e te ne vai. Anzi, aspetta un attimo".
Si mise a frugare nella borsetta ed estrasse una gabbietta di lucido acciaio. Sembrava ridicolmente piccola per contenere il mio arnese.
La apri con la sua chiave mentale.
Mi chiese di prenderla e di settare la mia chiave mentale per aprirla, poi di provare ad indossarla, per vedere come mi stava.
Obiettai che mi sembrava piccola.
"Deve comprimere per evitare ancora più dolore durante le erezioni notturne e per farti sentire sempre ben costretto ed appartenente a me."
Si avvicinò ancora, sentivo il suo pensiero carico di miele e promesse.
"Anche stasera eri restio a provare e poi ti sei divertito. Vale la stessa cosa: la indossi, diventi mio schiavo, quando ne ho voglia andiamo via dalla festa, ti porto a casa mia ed iniziamo il tuo addestramento e la tua nuova vita. Sarai libero di andartene quando vuoi: al massimo sarai un liberto. Cosa di cui a te non importerà perché se molli subito durante l'addestramento vuol dire che questa vita non è adatta a te."
In effetti, si poteva fare. Una settimana, dico ai miei che mi faccio una settimana di vacanza a Roma con un' amica. E potevo divertirmi, proprio come questa sera.

All'improvviso capii cosa mi aveva trasmesso Adua. Era l'immagine di una dionea, detta anche venere acchiappamosche.

Ripensai proprio a quella sera. A come era iniziata. A come era finita. Alle parole iniziali di Flavia.

"Mi piacerebbe davvero Flavia. Ma così su due piedi è davvero difficile decidere per una cosa così definitiva. Io pensavo che si sarebbe potuto iniziare in modo soft, magari qualche fine settimana vengo da te, si prova insieme, nel frattempo vado avanti nella mia vita e vedo se davvero sono tagliato per il rapporto così totale che mi proponi".
"Sei sicuro? E come potresti sapere che saresti un ottimo schiavo e che ti piacerebbe appartenere totalmente a me se lo faresti solo a tempo?Finché non provi sul serio non puoi saperlo. "
"Ma porterei la cintura sempre, così tu sapresti che sono tuo. E con Telnet potremo stare in contatto. E poi ogni fine settimana o ogni due, come vuoi, io sarei da te e vivrei come mi dici tu".
Si avvicinò ancora di più. Mi afferrò saldamente il mento con la sua mano morbida, paffuta ma non per questo di meno ferrea stretta.
Mi costrinse a girare il volto verso di lei. Mi sfiorò le labbra con quelle sue carnose e violacee. Il fresco profumo del suo alito era inebriante.
"Sei così giovane, bello, attraente. Eppure non hai una ragazza. E tu lo sai perché. Tu vuoi una donna. Tu vuoi una padrona. Quanto ti sei sentito te stesso, quanto ti sei sentito realizzato questa sera? Quanto ti è piaciuto? Scommetto che non avevi mai goduto come questa sera. Quanto ti piaceva chiamarmi Padrona!"
Occhi negli occhi. Bellissimi i suoi. Invitanti, aperti, sinceri.
Oh, per un attimo stavo per cascarci!

Le tolsi la mano dal mento ed allontanai il volto.
"Mi spiace Flavia, ma non sono ancora pronto per una cosa del genere. Sono stato benissimo con te e Susan.Vorrei rifarlo, magari alla prossima festa. Oppure dovunque tu vorrai e quando lo vorrai. Ma questa sera finisce qui". Feci per alzarmi ed andarmene. Ma lei fu altrettanto lesta a scostarsi, alzarsi, ed a puntarmi un metaforico dito contro.

Il viso cangiò in una maschera di duro disprezzo, così come il suo pensiero.
"Sei solo un finto schiavo che vuol comandare dal basso. Ti metti tu a disposizione? Quando vuoi? E non solo pretendi anche che io dedichi il mio tempo a te! Oh, ma solo quando lo decide il signor schiavo, naturalmente! E forse vuoi decidere anche come, quando, perché ed in che modo è per quanto tempo essere punito! Ed ogni volta che ci vediamo, secondo i tuoi desideri, mi dici anche quali perversioni vuoi soddisfare e quanti orgasmi vuoi avere?
Ti ho già spiegato che nel free non funziona così. Sei uno schiavo totalmente al servizio della padrona. Appartieni a lei, in tutto e per tutto. Che ti può fare tutto quello che vuole, persino cederti ad altre. Peccato. Eri promettente. Quando ci rivedremo ancora non rivolgermi neppure un pensiero di sfuggita, a meno che tu non venga in ginocchio a supplicarmi di accettare la chiave di una cintura di castità. E ti garantisco che dovrai essere molto, ma molto convincente e preparato a subire una severa rieducazione. Vattene".
Susan mi rivolse lo stesso disprezzo. E così diverse mistress presenti. Beh, diverse è un eufemismo. Direi quasi la maggioranza!

Non male come mia prima serata in uno dei più rinomati eventi femdom. Ero riuscito ad alienarmi gran parte di una piccola comunità. Eppure ero convinto di non aver fatto nulla di male.
Però, visto che ero in ballo e che ero a Londra, perché non approfittarne per una pinta e due chiacchiere? Inoltre avevo alcune cosucce da chiarire.

E così mi diressi al bar dove ebbi diverse ed importanti lezioni di vita.
 
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view post Posted on 7/12/2020, 16:33     +1   +1   -1

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La prima, oltre che la più importante, è che dovetti rinunciare ad assaggiare un'originale pinta londinese.
In quella festa femdom erano banditi gli alcolici. Cosa che non trovai del tutto inappropriata.

La seconda è che un sorriso sincero trasforma il volto delle persone, abbellendolo: Adua quando mi vide arrivare oltre a manifestare un certo sollievo, me ne diede una dimostrazione pratica.

La terza era invece un'ulteriore conferma: l'apparenza inganna.

Ma andiamo con ordine.

Chiesi il permesso di sedermi accanto a lei e, non appena il barista si avvicinò, ordinai una pinta.
E qui ebbi appunto la mia prima lezione, tra l'ilarità generale.
Facendo appello a tutto il mio autocontrollo e con la massima dignità e serietà possibile, chiesi un latteementa con doppia menta, mescolato, non agitato.
Beh, qualche risata ancora la strappai.

Cercando di pensare basso:"Almeno potevi farmela vedere mentre si chiudeva sulla mosca, anziché da sola. Ci ho messo un po' a capire cosa fosse. Tra parentesi, come potevi sapere che conoscessi quella pianta?"

Se possibile il suo sorriso divenne ancora più smagliante.
"Non lo sapevo. Ma è andata bene. Alla fine ci saresti arrivato anche senza l'aiuto. Sembri intelligente."
"Non so se sarei riuscito a scansare il trappolone. Devo dire che Flavia è estremamente convincente."
Mentre rideva in modo cristallino, il suo viso si trasformava completamente.
Non aveva più l'espressione volgare e crudele, pur non divenendo bella.
"Trappolone è una immagine grossa. Lei in fondo è stata onesta con te fin dall'inizio e ti ha spiegato perfettamente come funziona. Sei tu che ottenebrato dal tuo arnese ben gonfio non hai voluto capire."
"Tu? Sembri diversa dalle altre. I tuoi schiavi non hanno gabbietta e non sono pieni di segni. Non sembri neppure interessata a quelli nuovi, come me".
"Tu non sei il mio tipo. Ed io non sono il tuo. L'hai espresso chiaramente prima."
Arrossisco. Lo so che noi telepatici siamo condizionati, fin da piccoli, a non offenderci per i pensieri altrui su di noi. Le parole puoi non dirle, i pensieri non puoi fermarli. E nel raggio di pochi metri tutti sentono tutto.
Ma mi è spiaciuto lo stesso. Soprattutto alla luce di quanto appena accaduto.
Incredibile, scuote la testa e sorride ancora.
"Ci sono abituata. E c'è gentaglia che pensa anche peggio di te. Giudicano l'apparenza e non la sostanza. Non cercano i miei pensieri. Meglio così."
Fa una pausa. I suoi schiavi, senza alcun ordine, si scambiano di posizione. Quello che prende il posto del collega che le massaggiava le spalle, prima di mettersi all'opera, va dal barista e gli chiede un altro piattino di marshmallow alla brace.
"Come hai pensato tu, io qui sono atipica. A dirla tutta non sono neppure mistress. Come vedi non sono propriamente una modella, ma mi piacciono molto gli uomini belli, gentili, carini e premurosi. Mi piace che impazziscano per me e mi coccolino."
Sorride.
"Quando ci vuole qualche sculacciata, qualche colpo di frustino o qualche colpetto di spazzola sulle natiche lo devo dare anch'io. Non provo piacere, ma talvolta loro se lo aspettano, se non eseguono bene. Perché vedi, il nostro è un rapporto di mutuo scambio. A me piace tanto scopare ma ogni volta era un dramma. Spesso mi trovavo il cafone di turno o quello che aveva voglia di svuotarsi e basta. E lo faceva sembrare quasi che mi avesse fatto un favore. Poi per caso un'amica mi ha trascinato in uno di questi eventi. Tutti pronti e servizievoli. Ho scoperto uomini che si eccitano a fare servitù domestica. Per me era il paradiso: non solo ero servirà e riverita, non solo all'improvviso mi ritrovavo in casa maggiordomi e cameriere, ma anche uomini belli gentili ed intelligenti che considerano, se richiesto, parte del loro compito procurarmi piacere. A qualcuno di loro in realtà non piace avere contatti fisici con me e quindi certe cosucce a loro le chiedo raramente. Bisogna cercare di accontentare tutti."
Sorride.
"E vivono tutti in casa tua, tutto il tempo?"
Altra risata.
"Cielo, no. Solo lui", indica con un cenno quello che le sta massaggiando le spalle, "vive con me, sia perché è quello a cui piace di più fare sesso, sia perché non ha altri impegni familiari. E poi ho una casa piccola. Gli altri miei schiavi vengono saltuariamente a farmi le pulizie, a stirare, a cucinare. Ad esempio lui è un provetto pasticcere."
Indica genericamente verso uno dei due in basso ed io non capisco a quale dei due si riferisca.
"Grazie a lui ho messo almeno 2 chili. E pensa che non è telepatico. Una fatica, ma ne vale la pena".

Lì per lì devo dirvi la verità non feci caso più di tanto a quella frase.

"Ragazzi, adesso basta. Andate a farvi un giretto, prendetevi da bere qualcosa."
I tre immediatamente si alzano e si dividono.
Il portatore di marshmallow nonché massaggia spalle di turno si allontana di pochi metri, si siede al bar ed ordina un caffè freddo. Non smetterà mai di tenerci d'occhio.
Gli altri due si allontanano.

Mi prende per mano. Le sue mani sono fredde ma sudaticce.
Mi conduce ad un divanetto a due posti, dove lei si siede e mi trascina con sé, strattonandomi il braccio.
Accavalla le gambe, scoprendo porzioni di cosce grassoccie e tozze. Però devo dire che le scarpe color argento che indossa sono davvero belle, con quel bellissimo tacco a spillo. Mi chiedo come deve essere provarlo sui capezzoli.
Si avvicina con un fare un po' civettuolo.
"Non pensi che meriti una ricompensa per averti salvato?"
La guardo terrorizzato: a me con questa viene duro solo se mi piazza i tacchi sui capezzoli. Intendiamoci, non che non volessi accontentarla, è che proprio se una non mi piace sotto non funziona.
"Tranquillo, non ti chiedo di scopare. Anche se come hai pensato, se ti torturassi i capezzoli con i tacchi, o magari con le dita, o delle pinzette, potresti anche soddisfarmi. No," sospira, " ho visto che sei un abile linguista. Mettiti in ginocchio!"
L'ordine arriva inaspettato.
"Pensavo non fossi una mistress", sorrido.
"Pensavo ti piacesse fare lo schiavo ed obbedire. O devo convincerti in altro modo" e così dicendo mi prende un capezzolo tra le dita e stringe forte fino a farmi urlare.
Senza mollarlo tira indietro il braccio e mi costringe a scendere dal divano in ginocchio.
Finalmente lo lascia.
"Ti si è indurito lì sotto. Forse potrei cambiare idea sul costringerti a scoparmi. Per ora iniziamo con una bella dose di sesso orale. In fondo in parte me lo devi".
Allarga le cosce grassoccie.
La sua mano accompagna, tirandomi gentilmente i capelli, la mia bocca al suo sesso.
È bella e depilata e sa di fresco. Non ha bisogno di dirmi nulla.
Mi metto all'opera. Mi piace troppo leccarla e ci do dentro come ho fatto prima per accontentare Susan.
Adua mi circonda il torso con le gambe e mi piazza i tacchi a spillo sulla schiena.
Man mano che il suo piacere aumenta, i suoi tacchi mi strinano la schiena, cosa che mi fa eccitare ancora di più .
All'improvviso si irrigidisce tutta, mi conficca i tacchi a spillo appena sotto le scatole, mi branca la testa a due mani attirandomi ancora più a sé e viene copiosamente, innaffiandomi il volto con i suoi succhi.
Vengo subissato dai suoi pensieri di piacere.
Su suo ordine lecco ancora, fino a che lei stessa non mi allontana.
Si passa la lingua, voluttuosa, sulle labbra.
"Lì sotto è bello duro e carico. Non ti hanno svuotato a sufficienza prima?"
Ahia, ho capito.
"Dai sdraiati che è un peccato lasciare andare sprecato tutto quel bendidio. Non ti preoccupare ché ci penso io a fartelo stare bello duro."
Si allontana un attimo:"Non ti ammosciare che vado a prendere qualcosa per divertirci ancora di più. Pensa a Flavia, pensa a chi vuoi, ma non lasciarlo andare giù.Torno subito."

Non voglio deluderla e quindi penso a quello che mi era capitato prima, a quanto era gnocca Flavia, a quanto mi piacerebbe trovarne una come Adua ma bella come Flavia. Oddio, andrebbe bene anche una Susan.

Quando torna dopo neppure un minuto ha in mano una barra di metallo fornita di due anelli di cuoio inanellato all'estremità.
Velocemente me la applica alle caviglie.
"Prova a chiudere le gambe".
Provo ma la barra me lo impedisce. Mi sento ancora più eccitato, così esposto e vulnerabile.
Lei lo ha sentito.
"Lo sapevo che ti sarebbe piaciuto".
Si infila due dita nella gnocca, avendo cura di farmi vedere bene l'operazione è di farlo in modo oscenamente eccitante.
Escono traslucide dei suoi umori. Me le passa sull'asta, che poi afferra saldamente. Mi masturba per sincerarsi che sia dura più che mai.
Mi piace non poter chiudere le gambe per oppormi.

Si mette a a cavalcioni su di me e inizia una smorzacandela da manuale.

Lo spettacolo di quei tronchi al posto delle gambe, con quelle caviglie racchiuse nel laccetto di quelle scarpe argentate estremamente eleganti è stranamente eccitante. La sua gnocca calda e morbida, si limita ad accogliere la cappella e il primo centimetro di asta, per poi, mentre lei si rialza facendo forza sulle gambe ed evidenziando i polpacci tesi, rilasciarla con una piacevole carezza delle labbra esterne.
Dentro e fuori, dentro e fuori.
Le sue ondate di piacere eccitano sempre di più anche me.
Le chiedo di aumentare il ritmo. Lei mi pinza i capezzoli tra indice e pollice. Lì strizza e li torce, senza alcuna pietà. So che non le piace, lo fa solo perché così mi eccita di più.
Lei si sta godendo tutto il mio articolo in pelle naturale per il piacere intimo delle signore.
Lo accoglie tutto, lasciandosi cadere con il suo bacino, fino a quando incontra il mio, in modo violento. Oppure per qualche volta ritorna ad accoglierlo solo per pochi centimetri.
Il ritmo aumenta. Io non riesco più a trattenermi. Lei lo sa. Si lascia cadere sul mio bacino e poi muove il suo avanti ed indietro senza perdere il contatto tra la nostra pelle. È una specie di moto oscillatorio che contribuisce a strizzatelo con la sua parte più interna.
"Non ancora, non ancora, non ancora" mi esplode il suo urlo nel cervello.
Io purtroppo non resisto ed iniziò ad avere un orgasmo esplosivo ed ad inondarla in modo irrefrenabile.
Lei si inarca un po', ma non gode quanto voleva.
"Cazzo, coglione, ti avevo detto non ancora!" Lo pensa davvero forte. Ed in modo enorme. Soprattutto la seconda parola.
"Dieci secondi in più, bastavano solo dieci miseri secondi in più"
"Dieci secondi in certe situazioni sono un'eternità. Non è colpa mia se sei bravissima ad eccitare gli uomini in quel modo!"
Mi regala una strizzata ai capezzoli veramente cattiva.
Però lì sotto si interrompe il processo di ammosciamento e ritorna un certo indurimento.
Lei si muove, prova a recuperare un po', ma nulla. Ormai l'attimo è perso, non riesce ad esplodere come avrebbe voluto.

Si rialza. Mi libera.

"Peccato, proprio sul finale! A volte vorrei davvero essere una mistress sadica come la tua amica Flavia. Almeno, visto che mi hai negato il piacere vaginale, mi prenderei un bel po' di piacere cerebrale legandoti e frustandoti a sangue per punirti."

Sono mortificato, lei lo sa, ma ha anche tutte le ragioni per essere infuriata.

Sbuffa.

"All'inferno, almeno offrimi qualcosa da bere".
"Ok, vado ad ordinare. Cosa preferisci?"

"Non penso che da questa festa si riesca a ricavarne ancora granché. Se sei d'accordo io andrei da un' altra parte a mangiare ed a bere qualcosa di serio. Ti avviso che ho la navetta per Milano tra tre ore. Tu? Fai il fine settimana a Londra?"

Annuii.

In effetti, non solo non sapendo come sarebbe andata la serata,ma non avendo mai visto Londra, avevo prenotato un B&B fino a domenica mattina.

Dopo il mio cenno di assenso: "Volevo andare direttamente alla stazione e prendere qualcosa lì data l'ora."

"Non c'è problema. Ti accompagno volentieri. Anch'io ho un po' di fame. E poi vorrei una bella pinta di birra. Anche due, magari. Ma...ed i tuoi accompagnatori?"

Mi guarda come si guarda un idiota totale.
"Secondo te? Che faccio li abbandono per strada? Andiamo tutti insieme. O volevi una cena romantica a due?"
Scoppia di nuovo a ridere allegra.
"Dai va, vai a rivestirti, che io li recupero e ci si vede qui fuori."
 
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view post Posted on 7/12/2020, 16:39     +1   +1   -1
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Bello piace anche a me!
Ma che lavoro fa el dottor Casa? Sei giornalista o scrittori? Mi avete incuriosito.
CITAZIONE (Vtx @ 29/10/2020, 15:18) 
Detto da uno che campa con quello che scrive, direi che è un bel complimento. Grazie!
 
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view post Posted on 7/12/2020, 16:41     +1   +1   -1

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CITAZIONE (Miss Musa @ 7/12/2020, 16:39) 
Bello piace anche a me!
Ma che lavoro fa el dottor Casa? Sei giornalista o scrittori? Mi avete incuriosito.

Scrive bugiardini per le case farmaceutiche.
 
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view post Posted on 7/12/2020, 17:18     +1   +1   -1
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CITAZIONE (Vtx @ 7/12/2020, 16:41) 
Scrive bugiardini per le case farmaceutiche.
 
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view post Posted on 7/12/2020, 17:31     +1   -1
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Che cos'è lo switch? È fantasia, intuizione, decisione e velocità d'esecuzione.

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CITAZIONE (Miss Musa @ 7/12/2020, 16:39) 
Bello piace anche a me!
Ma che lavoro fa el dottor Casa? Sei giornalista o scrittori? Mi avete incuriosito.

musetta mia, se me lo chiederai in sessione (o anche in un'altra situazione, chissà...) - con quello sguardo dolce e gli occhi profondi incorniciati da sopracciglia che sembrano disegnate da Milo Manara, e con le orecchie che spuntano tra i capelli come piccoli animaletti rosa - dubito che riuscirò a non risponderti.
Intanto ti soffio un bacio proprio lì, dietro l'orecchio, da adagiare dentro la fossetta dell'antelice, accanto al delizioso neo che nessuno ha mai notato.

Edited by Dr. House - 7/12/2020, 17:48
 
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CITAZIONE (Miss Musa @ 7/12/2020, 17:18) 
Le mie letture preferite, insieme all elenco degli eccipienti sulle confezioni di snack

Ma non ci sono eccipienti negli snack. Solo cose sane.
 
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Kirk
view post Posted on 7/12/2020, 20:38     +1   -1




CITAZIONE (falcos @ 24/10/2020, 16:17) 
Che cavolata

Molto bello. Ovviamente solo a lui non è piaciuto.
-1
 
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view post Posted on 7/12/2020, 23:02     +1   +1   -1

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CITAZIONE (Kirk @ 7/12/2020, 20:38) 
Molto bello. Ovviamente solo a lui non è piaciuto.
-1

Grazie.
 
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