| Dodicesimo episodio
Il sopraggiungere di mia figlia interrompe la monotonia della situazione. Mi guarda un po’ stupita ben sapendo del mio odio viscerale di trascorrere le ore sotto al sole, soprattutto adesso che dovrebbe essere il momento piu’ caldo della giornata ma non dice niente, per fortuna. Si avvicina comunque a noi per chiedere qualcosa alla madre quando spalanca gli occhi “ Ma’, che mi hai fregato il costume?” Ecco spiegato l’arcano. L’avevo visto indosso a mia figlia. M. non si scompone. Era ovvio che la ragazza se ne accorgesse e si e’ forse preparata la risposta “ Si tesoro. Stamattina l’ho visto e me lo sono provato per vedere se mi stava. Mi sembrava che mi stesse bene e me lo sono lasciato. Ti dispiace?” Mia figlia aggrotta la fronte “ Alzati un po’. Fammi vedere” le dice invitandola ad alzarsi. M. lo fa con civetteria e nostra figlia sorride “Ammazza che figa mia madre col costume mio. Ti sta benissimo. Per me te lo puoi anche prendere tanto ce ne ho tanti. Se papa’ te lo fa mettere cosi’ striminzito……” “ Ma si, papa’ non e’ antico come credi” “ Con me si, pero’ ” “ Ma se ti concedo tutto” intervengo “ C’hai pure questo coraggio? Hai sempre da ridire su quello che indosso” si fa risentire lei che pero’ vuole evitare una polemica inutile e non prosegue. In effetti, un po’ ha ragione ma credo di essere un padre moderno, tutto sommato. Chi permetterebbe alla propria figlia di dormire insieme al suo ragazzo nella propria casa? Sta comunque per andarsene quando ritorna indietro “Ma chi e’ quella Barbie che da ieri vi sta appiccicata come una gomma da masticare?” Io e M. ridacchiamo “ Barbie?” chiede comunque mia moglie “ Ma si. Le manca solo Big Jim invece di quel tipo che le sta accanto e poi la metto sullo scaffale insieme alle bambole di quando ero piccola” Brutta vipera. Tutta sua madre “ E’ una mia vecchia amica” cerco di tagliar corto “ Perche’ c’ha gli anni tuoi? Mi sembrava molto piu’ piccola” “ Grazie per il complimento ma e’ forse addirittura piu’ grande di me” “ Ah! Sembrava di meno. Cacchio, se li porta bene” conclude mia figlia forse per non ferire troppo il mio amor proprio gia’ ampiamente lesionato dopo una frase del genere. Vedo comunque M. prendere per un braccio nostra figlia ed allontanarsi di qualche metro. Mah! Sicuramente saranno cose da donna. Tornano dopo cinque minuti e mi sembra di vedere un cenno d’assenso tra le due. Ancora pochi minuti e poi i due ragazzi se ne vanno. Ritorniamo a stare da soli io e M. . Barbie….. Cioe’ Elena e suo marito sono andati via, forse al bar a pranzare e adesso il sole picchia forte. Vorrei farmi almeno un bagno ma come fare per farglielo capire? Ma si! Congiungo le mani e faccio la mossa del tuffo. Lei mi guarda di sottecchi e poi mi spara un < No> categorico. Sono sfinito eppure continuo ad essere mentalmente eccitato. Trovo uno strano, assurdo, incredibile piacere in tutto questo. Non nel soffrire ma nell’obbedirle. La sofferenza puo’ essere considerata come un danno collaterale ma sapere di dover dipendere in ogni cosa da mia moglie, dalla donna che io stesso ho eletto come mia padrona, mi regala sensazioni incredibilmente piacevoli, di benessere mentale. Mah! Se ci fossero ancora i manicomi e qualcuno mi ci portasse gli darebbero un paio di matti come resto. L’arrivo di un messaggino sul telefonino di mia moglie rompe il silenzio di quel momento ed i miei pensieri contorti. Osservo mentre lei lo guarda e poi lo riposa sospirando “ Uffa! Ho quasi finito il credito. Devo fare una ricarica” dice a se stessa piu’ che a me. Poi sorride grattandosi il mento “No, TU devi andarmi a fare la ricarica. Prendi dieci euro dal mio portafogli” mi ordina. Ormai non mi chiedo nemmeno se sia giusto o no. Anzi, sono felice di poterla servire. Mal che vada, mi servira’ per togliermi dal sole cocente. Cerco nella sua borsa e trovo il suo portafogli. Dovro’ consegnarglielo o prendere solamente dieci euro? Di solito, nessuno di noi due mette le mani nel portafoglio dell’altro ma ho ricevuto un ordine preciso e meglio attenersi a quello. Sfilo una banconota da dieci e faccio capire a mia moglie che sono pronto e che posso andare ma lei mi richiama “Aspetta, non così di fretta” Ritorno vicino a lei senza capire cosa abbia in mente. Lei prende per l’ennesima volta il telefonino in mano, fa scorrere qualcosa col suo dito e poi mi guarda facendomi segno di chinarmi verso di lei “ Allora, hai dieci minuti di tempo per farmi la ricarica e tornare a partire……” Attende qualche istante e poi, come uno starter provetto mi da il via “A partire da adesso” Per un istante rimango di sasso e faccio in tempo a sentire che mi dice “Ancora qui’?” e poi scatto. Dieci minuti non sono tanti ma dovrei farcela. Ho pero’ un attimo di indecisione. Dove la faccio la ricarica? Ah si, dal tabaccaio dove stamattina le ho comperato le sigarette. Vado con passo deciso e dopo poco sono gia’ in vista del tabaccaio. Se non trovo gente, dovrei farcela tranquillamente. Sto per entrare quando……. Oh cazzo! Non conosco il numero di telefono di mia moglie. Non conosco nessun numero a parte quello mio e di mia figlia. M. l’avra’ cambiato almeno tre volte ed ormai si memorizzano sul telefonino che io non ho. Se torno indietro non faccio in tempo e comunque dovrei parlare con mia moglie, cosa che in questo istante lei non sembra gradire molto. Ci sono! Il bar principale della spiaggia. Non e’ lontanissimo da dove mi trovo e forse trovo la soluzione al mio problema se riesco a trovare mia figlia. La cerco con lo sguardo ma non la trovo. In compenso vedo il suo ragazzo e mi precipito da lui. Devo essere allucinato perche’ appena mi vede si mette paura “ Che e’ successo?” Per il momento niente ma temo che potrebbe accadere qualcosa se non faccio in tempo a fare questa maledetta ricarica “ Niente” gli rispondo comunque “Hai per caso il numero di telefono di M?” Lui mi guarda un po’ stranito “ Sicuro che non e’ successo niente?” “ No tranquillo. Ce l’hai il numero o no?” Lui aggrotta la fronte ed intanto passano i secondi. Con calma olimpica prende il suo telefonino, cerca il numero e poi mi sorride “ Eccolo! Memorizzalo” Si, e con cosa? Dove la trovo una penna? Dentro il bar. Mi conoscono e non me la negheranno. Non gli rispondo nemmeno, entro nel bar, chiedo se per cortesia hanno una penna e me la danno. Afferro un tovagliolino di carta e mi precipito di nuovo dal mio futuro genero che deve avermi preso per uno a cui il caldo ha dato alla testa. Gli chiedo ancora una volta di farmi vedere il numero galeotto e me lo scrivo sul tovagliolo e poi gli do la penna “ Fammi un favore. Restituiscila alla cassa del bar” gli dico lasciandolo li’ con un palmo di naso. Temo che la sua enorme stima nei miei confronti sia miseramente scesa. Adesso mi metto a correre, cosa non facile con le ciabattine che ho ai piedi. Devo fare in tempo altrimenti la mia padrona non me la perdona. Mi ha dato dieci minuti di tempo quando ne erano sufficienti anche un paio di meno, segno che non vuole punirmi per forza. Il tabaccaio lo raggiungo in men che non si dica. Per fortuna, questa cittadina e’ raccolta e si puo’ trovare di tutto in poche centinaia di metri. Oh no, prima di me c’e’ una signora anziana che deve giocare al superenalotto. Sono fottuto. Ormai, non ce la posso fare piu’. Aspetto pazientemente che la vecchia si giochi la pensione regalandola allo Stato e poi faccio la ricarica snocciolando il numero e l’operatore per poi tornare indietro. Per evitare poi rammarichi, vado ugualmente a passo veloce nella strada di ritorno. Chissa’, vuoi vedere che sono fortunato come stamattina ed il tempo e’ trascorso meno velocemente di quanto io abbia immaginato? Non mi rimane che sperare.
Stavolta, mia moglie non e’ al sole a leggere bensi’ sotto l’ombrellone di coloro che si trovano dinanzi a noi in prima fila leggermente spostati sulla destra, intenta a chiacchierare. Ci conosciamo appena e si tratta di una coppia piuttosto anziana con la quale ci siamo scontrati proprio nell’ultimo torneo di burraco. Coppia tosta, bravi, ma con la quale siamo usciti vincitori. Altro che quelle pippe di Elena e Marcello! Appena mi vede mia moglie saluta la signora, viene vicino a me, osserva il display del telefonino che teneva in mano e poi allarga le braccia apparentemente dispiaciuta “ Fuori tempo massimo” Chiudo gli occhi e scuoto la testa affranto mentre lei si guarda intorno. Cosa sta elaborando quella mente diabolica? Sembra che le si sia accesa la lampadina perche’ dopo qualche istante sorride, prende dalla sua borsa le sigarette e l’accendino e mi prende per un braccio “Andiamo” mi dice e questo mi basta per seguirla in silenzio come un cane bastonato. Se potessi parlare le spiegherei le difficolta’ che ho avuto, del fatto che avrei pagato di tasca mia per ottemperare perfettamente al suo ordine ma se apro bocca faccio peggio. Non si e’ messa il copricostume, segno che non vuole uscire dalla spiaggia ed infatti costeggiamo il muretto che la delimita, superiamo il campo di beach volley dove alcuni ragazzi stanno giocando e si mette seduta proprio sul muretto rivolta verso la spiaggia all’altezza dei giochi per bambini, dove alcuni pargoli si danno da fare sulle due altalene e sugli scivoli. Siamo in un punto piuttosto isolato ed il motivo per cui ha scelto questo posto e’ facilmente intuibile. Possiamo finalmente parlare senza sussurrare, cosa che a me, mezzo sordo come sono, facilita di gran lunga l’ascolto. Beh, ho detto una fesseria. E’ la mia padrona che puo’ parlare visto che a me non e’ concesso. Mi metto di fronte a lei con gli occhi chini mentre lei rimane in silenzio. Si accende una sigaretta ed io provo a guardarla. Alzo il dito per chiedere il permesso di parlare ma lei scuote la testa “ Non voglio sentire scuse. Ti vedo dispiaciuto e questo significa che hai provato a fare il compito che ti avevo assegnato senza riuscirci. Non m’interessa se hai avuto problemi e se di fronte a te c’erano cento persone in fila. Tu devi fare quello che io ti ordino e se non ci riesci, scatta la punizione. Ne convieni?” Muovo la testa avanti e indietro. Ormai, sono un’altra persona ed il Davide che gli altri conoscono e’ ormai un pallido ricordo. Ora sono uno schiavo. No, mi correggo. Non mi reputo uno schiavo. Non ho le catene ai polsi ma sono semplicemente un marito sottomesso ai voleri della propria moglie padrona. La guardo con ammirazione. Oggi poi mi sembra bellissima con quel costume che mette in risalto le sue forme ma non fidatevi del mio giudizio che vale quanto il due di bastoni quando la briscola e’ spade. Quando mia moglie veste i panni della mia padrona, la mente e gli occhi mi si offuscano. Quel che e’ certo e’ che mi sento a disagio mentre mi fissa senza parlare. Finalmente, dopo avermi scrutato per bene, prosegue “Bene, mi fa piacere che anche tu ritenga una punizione assolutamente necessaria per non essere riuscito a soddisfarmi. Dimmi Davide, il campionato e’ cominciato, vero?” Cosa? No, il calcio no! Non puo’ toccarmelo. Abbiamo una regola tra di noi che dice che quando ci sono partite che mi interessano, soprattutto il sabato sera che e’ il momento che dedichiamo al femdom, io glie lo faccia presente, essendo lei completamente a digiuno di calcio. E quindi, quando ci vediamo a pranzo io le dico < stasera c’e’ la Roma> oppure < stasera c’e’ una partita che mi voglio vedere> che puo’ essere una sfida tra due grandi oppure una partita che ha un significato particolare per la classifica. A quel punto, mia moglie sa che fino alla fine della partita lei deve continuare ad essere una moglie normale e pertanto, mentre io me ne sto in salotto a vedere la partita, lei ne approfitta per indossare una di quelle cosine in lattice che mi fanno impazzire e per truccarsi, per riapparire come padrona quando spengo la televisione. Si, lo so che si tratta di una dominazione dal basso ma e’ il nostro modo di divertirci che lascia intatti i miei spazi. Qua in vacanza invece, non avendo la pay per view, me ne sono andato a vedere le partite della prima giornata di campionato in una sala scommesse. Non e’ il massimo, con tutti quei commenti che odio, ma meglio di niente. E adesso cosa vuol fare? Rimango con gli occhi sbarrati e lei deve riprendermi “ Ti ho fatto una domanda, Davide. E’ cominciato o no il campionato? Mi sembra di si perche’ sabato e domenica scorsi ti sei dileguato lasciandomi sola in spiaggia e poi la sera ho dovuto attendere che tu facessi i tuoi comodi prima di uscire da casa” Annuisco. Si, era andata cosi’. Lei accenna ad un sorriso che non ha niente di tenero “Bene! Considerando che probabilmente non hai disobbedito di tua volonta’ ma che sei stato solo tanto inetto da far tardi, la mia punizione sara’ adeguata. Pertanto, ti concedero’ di vedere la tua tanto amata Roma ma non potrai vedere nessun’altra partita” Sono veramente smarrito. Togliermi di vedere una partita senza sentire prima se e’ di notevole importanza, e’ una novita’ assoluta. La guardo ed e’ come se la vedessi la prima volta. Lei si e’ rifatta seria e prosegue “Un solo commento, uno solo e non vedrai nemmeno la Roma” Scuoto prima la testa alzando le mani all’altezza del petto nel tentativo di farle capire che ho recepito benissimo e che non mi azzardero’ ad obiettare alcunche’ e stavolta il suo sorriso e’ di assoluto compiacimento. Tira un’ultima boccata alla sua sigaretta e poi me la porge “ Gettala e torna immediatamente qua” mi ordina indicandomi uno di quei contenitori per la raccolta delle sigarette. Le obbedisco in una frazione di secondo e torno dinanzi a lei che si e’ nel frattempo alzata. Mi viene vicino, a pochissimi centimetri dal mio volto ed istintivamente chino la testa “Con questo, spero che tu abbia compreso definitivamente che non tollero una disobbedienza da parte tua e tanto meno un’azione fatta male. Ti devi ficcare nella scatola cranica che devi fare quello che io ti dico, quando te lo dico e come te lo dico. Quello che piace a te ormai non conta piu’ niente. E devi essermi pure grato per non essere stata troppo cattiva nei tuoi confronti” Chiedo il permesso di parlare e stavolta lei me lo concede “ Grazie padrona di non essere stata troppo severa nei miei confronti. Grazie infinite” le dico. Ed il bello e’ che lo penso davvero e veramente sono contento di essermela cavata a buon mercato anche se lei ha appena contravvenuto al quarto comandamento: MAI UNA PUNIZIONE DEVE VERTERE SULLE PARTITE DI CALCIO. Mentre torniamo indietro, mi avverte che devo di nuovo mettermi seduto sul suo lettino a fianco a lei senza dire una sola parola e senza potermi alzare. Chino per l’ennesima volta la testa e dico un < si padrona> mentalmente. La mia mente ora e’ sgombra da qualunque altro pensiero che non sia quello di obbedire e rispettare la donna che mi cammina a fianco.
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