| Settimo episodio
Mi guardo intorno un po’ smarrito. Per quale cazzo di motivo non mi sono fatto rivalere? Mi prendo la testa con le mani. Perche’ mi piace tutto questo, e’ inutile negarlo a me stesso. Mi piace essere rinchiuso nel bagno? Oh no. Non si tratta del tipo di ordine che mi viene dato ma il modo in cui mi viene dato. Ovvio poi che costringermi a fare una cosa che mi da fastidio aumenta in modo considerevole questo strano piacere. Mi eccita quindi vedere la mia donna che mi domina in questo modo, padrona della situazione, sicura di se stessa. Oh, non eccitazione sessuale. Non sempre almeno e non in questo caso in quanto il fratellino e’ ancora a riposo. Eccitazione mentale, piacere mentale, lo chiamerei. Trovo una situazione del genere, dove lei si impone su di me, assolutamente inebriante e spiegare tutto esattamente e’ quasi impossibile. Rimane comunque il fatto che mia moglie mi ha chiuso in bagno anche se ancora penso che tra pochi minuti mi verra’ ad aprire, pretendendo le mie scuse che non mancheranno di certo. Forse non e’ neanche vero che uscira’ da casa. Ed invece, a smentire questi miei pensieri, sento la porta di casa sbattersi abbastanza violentemente. Forse mi vuol solo far credere di essere uscita. Mi affaccio alla piccola finestra che e’ proprio sopra il portone d’ingresso e devo solo attendere qualche secondo che la vedo. Altro che far finta, se ne e’ proprio andata di casa lasciandomi chiuso a chiave nel bagno. Si ferma un attimo, si sistema il vestito, si mette a tracolla la borsa e…… Cazzo, ma quel vestito e’ troppo scollato. Dalla mia posizione si vede il suo seno. Non tutto ovviamente ma si vede. A dir la verita’ si vedono le tette anche di due ragazze che passano in questo momento ma mi interessano quelle di M. che forse sono visibili solamente grazie alla posizione in cui mi trovo. Mi trovo a pensare che dovrei affacciarmi piu’ spesso considerando il panorama che viene offerto da quassu’. Ma no, ma che sto dicendo? Mica sono un guardone, io. Passato comunque il primo istante di piacere visivo, devo dire che la cosa mi da fastidio. E se altri facessero la stessa cosa? Non involontariamente come ho fatto io ma con il preciso scopo di rimirarsi le scollature delle belle donne che passano. Chissa’ se c’e’ qualcuno che davvero mette in atto una cosa del genere. La vedo comunque dirigersi verso la piazzetta, fulcro della vita di questa cittadina, proprio mentre si innalzano le note delle prime canzoni della band ospite della serata odierna, note che si protrarranno al massimo fino all’una di notte, termine che evidentemente il sindaco ha fissato per la musica ad alto volume. Lascio la finestra aperta ma rientro. E’ uscita per davvero senza di me. Mi guardo intorno e mi rendo conto che gli unici posti per sedermi sono il bidet e la tazza del water. Propendo per la prima, tornando di nuovo a riflettere sulla mia posizione, su questo mio assurdo desiderio di essere sottomesso a mia moglie. E non c’entra nemmeno la lotta di dominazione. Oh certo, mi piace ancora immensamente quando lei mi costringe alla resa facendomi urlare pieta’ ma il mio desiderio primario e’ riconoscere la sua autorita’ anche senza la lotta. Sono stato io ad innalzarla al ruolo di padrona e devo accettare ogni sua decisione. Anche questa. Ma ora devo far passare il tempo. Ed a proposito di tempo, il non sapere l’ora mi fa uscire di senno. Io campo d’ora. Guardo l’orologio innumerevoli volte ed ogni mia azione e’ scandita da un orario. E naturalmente, M. conosce benissimo questo mio piccolo tic e togliendomi orologio e telefonino mi costringe ad una sofferenza ben maggiore rispetto al fatto di essere rinchiuso in questo spazio angusto. D’altronde, cosa non conosciamo l’una dell’altro dopo tutti questi anni vissuti insieme? In compenso, mi fa compagnia la musica del gruppo che da casa mia si ascolta perfettamente e per fortuna si tratta di canzoni orecchiabili e ben cantate. Hanno un repertorio basato sulla musica da discoteca anni 70, quella storica che va dalla febbre del sabato sera agli Earth Wind & Fire, da Donna Summer a Gloria Gaynor. Ascolto e canticchio anche tormentoni dell’epoca come Born to be alive, Rasputin, Kunf fu fighting, Ring my bell, Knock on wood, tutte canzoni che erano in voga quando andavo alle elementari o al massimo alle medie ma che conosco perfettamente in quanto hanno scritto una pagina importante nella storia della discomusic ed e’ piacevole riascoltarle dopo tanto tempo che non le sentivo piu’, anche se poi ho spostato i miei gusti musicali sul rock. Ma malgrado la musica, il tempo non passa. O forse passa e non lo so. E’ proprio questa sensazione che mi fa impazzire. Se M. voleva punirmi ci sta riuscendo in modo perfetto. E tutto sommato, credo proprio di meritare questa punizione. Ormai sono entrato nei panni del marito sottomesso dalla punta dei capelli alle unghia dei piedi ed anche i miei pensieri sono diversi rispetto a quando sono normale. E quindi vorrei dirle che sono uno stronzo, che non la merito ma che ho bisogno di lei, che sia dominante o che sia moglie normale. E soprattutto che non guardavo Elena con desiderio ma semplicemente perche’ noi maschi non ne possiamo fare a meno di voltarci verso una bella donna, proprio come accadde quella sera alla festa de noantri quando mi mise il muso per diverso tempo. Adesso comincio ad essere stanco e soprattutto ho caldo. Fa un caldo pazzesco e sto sudando come dopo una partita di calcetto. Beh, visto che sono in bagno, posso approfittarne. Mi spoglio e mi metto sotto la doccia per rinfrescarmi. Sto alcuni secondi sotto l’acqua e sento gia’ di stare meglio ma non sono fortunato. Ci siamo fatti la doccia in quattro ed in questa casa non ho lo scaldabagno a gas che mi elargisce quanta acqua calda io desideri ma un vecchio scaldabagno elettrico che a malapena riesce a soddisfare il bisogno di lavarsi di quattro persone, senza contare l’acqua calda che ho usato per lavare i piatti. E quindi, dopo pochi minuti l’acqua inizia a scendere fredda. Porco di quel giuda. D’accordo che volevo rinfrescarmi ma non ho intenzione di congelarmi. Esco dalla doccia, mi asciugo con l’asciugamano che ho appena messo pulito ma che sarebbe servito per lavare le mani e faccio un lago in bagno, tanto che devo usare lo stesso asciugamano per togliere quelle pozze vere e proprie che si sono create. Mi rimetto seduto, coi miei pensieri contorti. Ma chi me lo fa fare? Ho una moglie che amerebbe prendersi sempre cura di me se solo io volessi, che mi prepara il pranzo e la cena, che mi porta il caffe’ in salotto, che mi lava le mie cose, che mi stira le mie camicie, non perche’ il suo status di donna glie lo obbliga ma perche’ ama farlo. Ed invece l’ho convinta ad avere squarci di vita alternativi, a diventare l’esatto opposto di cio’ che era: una donna dominante. E pian piano ci ha preso sempre piu’ gusto, fino ad ammettere di amare tutto questo e di non farlo piu’ solamente per compiacermi, cosa che comunque mi fa un immenso piacere in quanto non e’ piu’ una dominazione dal basso come e’ stata per diverso tempo ma azioni che amiamo entrambi. E, credetemi, c’e’ un enorme differenza nell’approccio psicologico verso queste situazioni. E mi ripeto la domanda. Chi me lo fa fare? Me lo fa fare il piacere che trovo nel sottomettermi a lei, un piacere enormemente maggiore a quello di essere trattato come un re, anche in un caso come questo, atipico per il nostro modo di vedere la dominazione. O sarebbe meglio dire per il suo modo. Ha infatti appena infranto il primo comandamento del suo personale decalogo sulla dominazione: MAI NELLA VITA NORMALE. A dir la verita’ qualche altra volta si era appropriata dello status di padrona nella vita di tutti i giorni ma si era trattato di cose banali e fatte in modo giocoso. Un esempio? Io voglio andare al cinema a vedere il film X e lei propende per il film Y ed alla fine ridendo mi dice che e’ la mia padrona e decide lei il film. Banale perche’ l’avrei accontentata comunque come donna che amo anche senza essere la mia padrona. Mi distolgo da questi pensieri per ascoltare un celeberrimo brano di Barry White. Non sono male questi tipi. Si alternano in due, una voce maschile ed una femminile ed ho l’impressione che stiano cantando su una base registrata in quanto gli arrangiamenti sembrano quelli originali ma dalla mia posizione non posso vederli per sincerarmene. Smetto di pensare alla musica e cerco di fare un astruso calcolo per capire che ore sono. Mia moglie mi ha rinchiuso in bagno che dovevano essere le 21. Si, perche’ quella e’ l’ora in cui di solito inizia il grande concerto della band ospite della nostra citta’ e mentre osservavo M. dalla finestra e’ partita la prima canzone. Quante ne avranno cantate? Forse una trentina e calcolando tre minuti a canzone dovrei aver trascorso un’ora e mezza. Oh no, dovrebbero essere le 22.30. Troppo tardi per sperare ancora che si possa trattare di un gioco ma troppo presto per liberarmi se ha davvero voglia di punirmi come sembra. E se la media fosse di quattro minuti invece che di tre? Significherebbe che sono trascorse due ore e la situazione cambierebbe appena mentre a me sembra di esserci da due giorni dentro questo cazzo di bagno. Ormai ho esaurito tutti i pensieri che riguardano questa strana situazione e nemmeno la musica riesce piu’ a farmi compagnia. Cerco di pensare al lavoro, al calcio ma niente e mi metto a passeggiare avanti e indietro come un leone in gabbia. Mi affaccio di nuovo alla finestra. Malgrado la vicinanza alla piazzetta principale dove girano migliaia di persone, la via e’ pressoche’ deserta a parte la gelateria che pero’ scarseggia di clienti. Poverino, mi ha sempre fatto pena il proprietario. Tutte le gelaterie della citta’ sono stracolme di gente e questo ha un cliente ogni morto di papa malgrado il suo gelato non sia peggiore degli altri. E’ proprio vero che ci vuole culo nella vita. Due scooter passano rombando e dopo qualche istante si ferma una macchina dalla quale esce una mamma molto giovane che va dietro alla vettura, apre il portabagagli, ne trae fuori un passeggino dopodiche’ afferra un bambinello di un paio d’anni che dorme placidamente e lo lega nel passeggino. E’ una bionda niente male con due belle gambe lasciate generosamente scoperte grazie ad un pantaloncino corto e da quassu’ posso ammirare anche il suo seno prosperoso. Oh cavolo, ci risiamo! Ancora non mi e’ bastata la lezione? E’ che mi piacciono le donne e non posso fare a meno di ammirarle e non c’entra niente l’amore che provo per mia moglie e addirittura la devozione per lei quando si tramuta nella mia padrona. Distolgo comunque lo sguardo quasi con un senso di colpa mentre la macchina va via, forse a parcheggiare, mentre la giovane mamma spinge il passeggino verso la gelateria e si mette seduta all’esterno. E poi la vedo. Mia moglie intendo. Ha appena girato l’angolo proveniente dalla piazza e si sta dirigendo verso casa. Ci siamo. Forse il mio incubo sta per terminare e non vedo l’ora che questo accada perche’ non ce la faccio proprio piu’. Mi allontano immediatamente dalla finestra e mi metto seduto sul bidet in attesa, pensando a quello che devo fare appena la vedo. Ho deciso. Mi inginocchiero’ ai suoi piedi e le chiedero’ scusa. E’ cosi’ che un marito sottomesso deve comportarsi. Quasi conto i secondi che mi separano dalla liberazione. A causa del rumore della musica non sento le chiavi nella serratura ma sento la porta richiudersi ed il ticchettio dei suoi passi. Ecco, il rumore e’ vicinissimo ma poi lo sento allontanarsi fino a ridiventare silenzio assoluto. No, ecco altri rumori. Sono indistinti, mi sembrano delle conversazioni ed immagino che si tratti della televisione. Ma cosa sta facendo? Si mette a vedere la televisione senza venirmi a liberare? Attendo pazientemente. Altri interminabili minuti che non riesco a quantificare e poi non ce la faccio piu’ “ M. vieni ad aprirmi, per favore. Ti prego” urlo. Anche con la televisione accesa mi deve aver sentito. Mica e’ una villa questo appartamento. Per un po’ non sento nulla, a parte il rumore della televisione ma poi di nuovo il ticchettio che si ferma proprio dinanzi al bagno e quindi finalmente il rumore della chiave che si inserisce nella serratura. Dio, quanto volevo questo momento. La vedo entrare. Sembra sorridente e cio’ mi fa pensare che deve aver sbollito la rabbia. Avanza verso di me e poi improvvisamente vedo che alza il suo braccio per far partire un ceffone violentissimo. Non me l’aspettavo. Mi ha colto completamente di sorpresa e mi fa addirittura perdere l’equilibrio. Non cado solo perche’ il bagno e’ piccolo e riesco a mettere le mani addosso al muro. E per di piu’ mi ha fatto sentire un male boia. Cavolo! Non si puo’ dire che abbia le manine delicate. Non mi da tempo nemmeno di meravigliarmi che mi afferra per il mento sbattendomi verso il muro “ Ti avevo ordinato di non parlare e non te lo ripetero’ piu’. La tua voce mi da fastidio e non voglio sentire lamentele e scuse del cavolo. E ti avevo detto che saresti rimasto qua’ dentro fino a che io decida di fartici rimanere. E’ chiaro o devo fartelo capire con le cattive? Oppure vuoi essere punito in misura ancora maggiore?” Che faccio? Le rispondo? Preferisco tacere e muovo ritmicamente la mia testa ancora saldamente nella sua mano per farle capire che e’ stata chiara. Anzi, chiarissima. Mi lascia e fa marcia indietro verso l’uscita richiudendomi di nuovo a chiave. Perche’ non ho reagito? Perche’ non le ho detto che questo gioco non lo accetto piu? Perche’ non posso farlo, accidenti a me. Ed il fatto che non si tratti di un gioco in preparazione del sesso mi rende il tutto ancora piu’ eccitante perche’ lo sento reale. Ma cosa ho nel cervello? Perche’ uno schiaffo dato in quella maniera brutale mi eccita? E stavolta non ha eccitato solamente la mia mente ma il mio fratellino ha preso la rincorsa ed ha scalato la montagna ergendosi prepotentemente…… all’interno dei miei slip. Mi massaggio la guancia sinistra che sembra andare in fiamme e l’unica cosa che riesco a pensare e’ che io amo con tutto me stesso una donna che si faccia valere in questo modo. Basta, mi sono arreso a me stesso. Io sono fatto cosi’, sono nato cosi’ ed e’ inutile che mi ponga migliaia di domande alle quali dare una risposta e’ impossibile. Mi fanno ridere quelli che parlano di queste cose adducendo presunti traumi infantili. Ma di cosa parlano? Io ho avuto un’infanzia felice, due genitori meravigliosi che si amavano e che mi hanno amato in modo totale, una sorella che stravede per me e che pensa che io sia una divinita’ scesa in terra, amici per la pelle che mi hanno voluto bene. Ma quali traumi! Io sono quello che sono e….. ne sono fiero, accettandomi per quello che sono. Mi siedo e attendo pazientemente che la mia padrona mi venga a liberare. Oh beh, padrona……. Non amo particolarmente questa parola. Per me non e’ una padrona ma semplicemente la persona che comanda. Non so se riuscite a comprendere la differenza ma per me e’ sostanziale. Mi piace il termine < moglie dominante> perche’ per me lei e’ esattamente questo in situazioni del genere. Che poi, in questi casi io la chiami <padrona> c’entra poco. Quel termine mi serve per calarmi meglio all’interno del personaggio in quanto e’ estremamente complicato farlo quando si ha anche un rapporto normale con la stessa donna. Comincio anche ad avere una terribile sete e non mi va di bere l’acqua del rubinetto, cosi’ come mi e’ stato consigliato. Mi rimetto seduto proprio quando sento di nuovo il ticchettio dei suoi passi, l’inconfondibile rumore della chiave che entra nella serratura e finalmente vedo la porta che si apre. Era ora. E spero che stavolta mi faccia uscire per davvero. Mia moglie fa il suo ingresso nel bagno e muove il suo dito indice facendomi cenno di uscire “ A letto” mi ordina seccamente. Lascio stare i miei propositi di inginocchiarmi per chiederle scusa ed esco a capo chino dal bagno mentre lei vi entra, forse per struccarsi. Vado in cucina dove mi scolo almeno mezzo litro d’acqua e poi vado nella mia camera, accendo il ventilatore, la piccola luce dell’abat-jour, mi spoglio e mi sdraio sul letto come lei mi ha ordinato. Non passa molto quando fa il suo ingresso. E’ a piedi nudi ed ha in mano l’abito e le scarpe che indossava e le posa su una sedia ed ha messo una comoda e larga t-shirt bianca con dei graziosi topolini mentre io sto, come il mio solito, in slip. Si, gli slip. I boxer li odio. Si siede sul letto e mi guarda “ Spegni il ventilatore. E ringrazia Dio che tra un po’ torneranno anche i ragazzi altrimenti dormiresti sul pavimento” Oh no. Senza ventilatore come faccio? Soffro terribilmente il caldo e mentre nella mia casa di Roma ho il condizionatore d’aria, qui mi arrangio con un ventilatore che comunque mi permette di non sudare come all’inferno. So che lei non lo ama non soffrendo il caldo come purtroppo capita a me ma lo ha sempre tollerato per farmi un favore. La guardo cercando un pizzico di compassione “ Ma…… Ma…..” Sono frastornato e non riesco a dire una frase di senso compiuto. E’ tutto cosi’ strano e anomalo per le nostre abitudini. Lei pero’ mi guarda storto. Si alza, fa il giro del letto e mi afferra per un braccio in modo violento facendomi cadere dal letto “ In piedi” mi ordina. Le obbedisco e lei mi prende per il mento. Stringe. Stringe forte e mi trascina verso il muro con una buona dose di violenza “Stai ancora pensando che sia un gioco? Beh, toglitelo dalla mente. Mi hai stancata. Mi sono stancata di fare tutto quello che vuoi. <vorrei che mi facessi questo, vorrei che non mi facessi quest’altro. Le punizioni si ma devono durare poco e non devono riguardare cio’ che mi piace. La partita non me la puoi togliere. Il computer mi raccomando no. Mi devi fare qualche mossa di judo perché mi eccita e mi viene duro. E mi raccomando di vestirti sexy, possibilmente in lattice, perche’ per me una padrona deve vestirsi in quel modo. E poi alla fine dobbiamo fare l’amore perche’ ne ho bisogno> . No caro mio, non va piu’ bene. Adesso si cambia. Non si fa quello che tu vuoi ma quello che voglio io e quando lo voglio io e non solo prima di fare sesso come piace a te. E te lo fai andar bene. Se ti comporti come dico io te la cavi senza tanti danni ma se sbagli io te la faccio pagare amaramente. E’ chiaro o mi devo spiegare in qualche altra maniera?” Oh mio Dio. Non l’ho mai vista in questo modo. Non sembra lei. E’……. E’ tutto terribilmente reale e mi sembra quasi di avere dei brividi per tutto il corpo. Adesso si che sono sconvolto davvero. Ho sognato spesso come sarebbe stata una dominazione vera e non un gioco sensuale ed eccomi servito. Il risultato? Il risultato e’ che chino la testa. Non so quanto durera’ e soprattutto quanto posso durare io ma i miei propositi di ribellione sono andati a puttane. Le riconosco l’autorita’ ed aspetto che lei, la mia padrona, mi lasci. Lo fa dopo avermi lasciato sulla faccia il segno delle sue unghia per poi guardarmi soddisfatta “ Allora Davide? Come si dice?” “ Si padrona” rispondo quasi in trance con gli occhi bassi. Mi allontano quel metro che mi serve per spegnere il ventilatore e torno dinanzi a lei “ Molto bene. Vediamo un po’. Hai aperto bocca per parlare senza il mio permesso. Anzi, per balbettare. Questo merita comunque una punizione. Lo sai vero?” Annuisco. E’ vero, le ho disobbedito e sono tremendamente dispiaciuto. Vedo mia moglie che riflette un po’ poi guarda l’abat-jour accesa, sorride e quindi prosegue “Se ti picchio e’ possibile che ti possa piacere e tu converrai con me che una punizione deve essere una privazione e non un piacere. Il telefonino e l’orologio gia’ te li ho tolti, alcune cose con i ragazzi tra i piedi non posso fartele e quindi per punizione ho deciso che spegnerai immediatamente la luce. Senza luce e senza ventilatore non credo che prenderai sonno tanto facilmente e questa sara’ la tua punizione. Scommetto che la prossima volta ci penserai due volte prima di fare una cosa senza il mio permesso. Ora a letto” E adesso come faccio senza luce? Ho bisogno di leggere uno stralcio di qualcosa per prendere sonno quando, come in questo caso, non ho la televisione a farmi da sonnifero. E questo lei lo sa perfettamente. Ma non dico una parola. Lei mi ha dato un ordine e devo obbedire. Mi metto sul letto e spengo la luce. Non sara’ una notte breve.
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