Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

DA TEPPISTA A SCHIAVO, Alessio e Marzia

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xSightly
view post Posted on 6/10/2015, 19:48     +1   +1   -1




Fantastico.. Ti prego continualo
 
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8Dark8
view post Posted on 6/10/2015, 19:54     +1   +1   -1




DA TEPPISTA A SCHIAVO X


Quando chiusi la porta di casa gettai lo zaino a terra e restai immobile nel silenzio.
Non so che faccia avessi, ma quando mio padre mi venne vicino accendendo la luce dell'ingresso credo ebbe timore per me. Sentivo le sue mani sulle spalle, non lo stavo guardando e le parole che mi rivolgevano le sentivo a stento.
Lo scansai leggermente, nulla di forzato. Alzai una mano sul suo braccio e lo spostai di lato continuando a trascinare lo zaino senza dire niente. Aveva cucinato qualcosa che a me piaceva, petti di pollo impanati, ma il solo odore del cibo mi diede la nausea. Replicai di non sentirmi bene e giunto in camera chiusi la porta e restai di nuovo solo.
Il sedere mi faceva davvero male, ma ora era diventato un dolore di accompagnamento e non più una fitta capace di farmi piangere. Restava li, fermo in quel posto e non se ne andava. Un calore si spandeva internamente, ed avevo paura. Paura di andare in bagno a vedere cosa Marzia mi avesse fatto in termini medici.
Stavo tremando di nuovo, non sapevo nemmeno più se per paura o altro. Uscii fuori al balcone e restai con le braccia sulla ringhiera e gli occhi sbarrati a guardare le vie della città illuminate dal traffico. Le avevo messo le mani addosso, lo avevo fatto e lo avrei fatto ancora e ancora se solo fossi stato abbastanza uomo.
Nessuno avrebbe fatto passare liscia una cosa come quella, meritava lei una punizione esemplare, qualcosa che potesse vendicarmi. Sbattei il pugno sul piano della ringhiera e strinsi i denti non potendolo accettare. Invece io ero stato l'ennesimo vigliacco; l'avevo presa per il collo, ma non stavo nemmeno stringendo con forza, nonostante in quel momento avrei potuto uccidere qualcuno a mani nude.
Quella sua aria intoccabile era stata di nuovo più forte di me, come sempre; perché mi aveva incitato a colpirla?
Quel pensiero fu nuovo. Fino a quel momento mi limitavo a rivivere con vergogna gli eventi, ma certamente aveva senso chiederselo. L'ennesima umiliazione? Sapeva che non l'avrei sfiorata neanche dopo una cosa del genere e voleva dimostrarlo. Si, sicuramente era una cosa del genere, però sembrava sorpresa all'inizio della mia reazione.
Provai a contrarre i muscoli interni e sentii una sensazione strana, una specie di formicolio della zona violata, ed ebbi un tuffo al cuore sentendo il cazzo indurirsi.
No! No... perché succedeva così?! Entrai dentro e mi tolsi tutto, i jeans, i boxer sporchi di seme, la maglia, ed entrai in bagno come una furia aprendo l'acqua della doccia. Ci entrai anche se ancora gelida. Non sentivo niente sulla pelle, ero solo concentrato a farlo abbassare, ma non voleva saperne.
Mi fece quasi più schifo quella cosa che la mia intera condizione. Esasperato, scivolai a terra sul piano della doccia e restai schiena al muro mentre venivo bagnato dal tocco sempre più tiepido dell'acqua. Stetti li dentro tantissimo e quando decisi di uscire i polpastrelli della mani erano grinzosi.
Davanti il piccolo specchio appannato sopra il lavandino, alzai una mano e lo pulii per potermi specchiare. Che spettacolo ragazzi. Se mi avessero pestato di botte forse avrei avuto una faccia migliore. Ero pallido, intravedevo anche delle occhiaie (mai avute), i capelli davanti agli occhi e i segni delle unghie di Marzia ancora stampati sulle braccia, fianchi e schiena. Aveva affondato così tanto per tenermi, che notavo delle piccole ferite a mezzaluna incise nella carne e di nuovo restai a guardare con disgusto il pene sobbalzare a quel ricordo.
Io non ero in grado di darmi una spiegazione che non fosse spaventosa e improponibile. Mi era sempre piaciuto andare a letto con le ragazze, ma neppure una volta avevo mai pensato a qualcosa di omosessuale, NO! Io non centravo niente con quelle cose.
Ansimante di paura indossai nuovi boxer e un pantalone della tuta, restando a torso nudo sedendomi dolcemente sul letto. Faceva male ancora. Avevo tolto quella crema trasparente che mi aveva messo alla fine e che mi aveva dato uno strano senso di frescura. Ero pulito ora, ma mi sentivo ugualmente sporco dentro.
Steso sul letto ascoltai il suono di un SMS sul cellulare ancora dentro i pantaloni e nel cercarlo tirai fuori assieme a lui il fazzoletto usato per tenere la torta preparata da Marzia. Mi salì di nuovo un impeto di rabbia misto a imbarazzo e anche di perdita. Si esatto avete letto bene. Come quando perdi qualcosa di valore o ti viene rubato per strada da qualche bastardo. Quel senso di irreparabile mi scavava dentro, lasciandomi turbato e incazzato col mondo. Strinsi il fazzoletto e lo gettai fuori dal letto, leggendo il display del cellulare;

Ciao bello! Che fai? Ti sei fatto dare qualche calcio dalla tua Marzia? Baci <3



Angela.
Per un attimo, tutto l'odio che avevo lo spostai su di lei sbattendo il telefono sulle coperte come il pazzo esaurito che ero. Era colpa sua, la sua voce, i suoi movimenti, quel suo essere attratta da me e dalla mia condizione, il voler giocare senza avere mai limiti, tutto questo mi aveva portato a subire quello avevo passato! Poi, l'omino del cervello, anche se messo a dura prova, non so come riuscì a darmi qualche sberla e farmi calmare, mostrandomi l'unico colpevole.
Non le risposi. Non avevo la forza, né la voglia di raccontare nulla e mai e poi mai lo avrei fatto con nessuno. Quella cosa sarebbe morta con me.

Il suono della sveglia mi aprì gli occhi. Restai qualche minuto nel dormiveglia e la sola e unica immagine fu sempre e solo il volto di Marzia mentre mi teneva per i capelli.
Tirai su la schiena ignorando l'erezione perenne e con un po' di fatica ammisi che il sedere non faceva più tanto male e solo se contraevo i muscoli interni rimaneva qualche avvisaglia della penetrazione; - così quella era la vera Marzia... che stronza. Tanto brava a dare consigli e fare la maestra e poi in realtà era solo una fuori di testa, proprio come quel coglione del fratello. Sai che c'è? Sono contento! Contento di aver aperto gli occhi! tanto aveva già deciso di finire tutto, l'ha detto chiaramente. Ah si? Ti sei stancata di me? Beh anche io mi sono stancato di te e poi non sei neanche così bella come credi! Angela alla sua età sarà anche meglio! Vaffanculo!

Ero patetico lo so...
Strinsi i denti cercando di credere a quelle stronzate che stavo dicendo mentalmente, ed ad alzandomi presi a lavarmi e vestirmi. Feci una ricca anzi ricchissima colazione, salutai mio padre con una forte pacca sulla spalla e al suo chiedermi se stavo meglio gli risposi che non c'era stato mai giorno migliore (pensa te).
Tornai in stanza e preparai in fretta e furia lo zaino tirando fuori inavvertitamente il quaderno dove avevo scritto le mie considerazioni su Dorian Gray. Destino infame volle che quella busta con il corso di computer finì proprio li dentro e restai con il quaderno aperto a fissarla indispettito; - perché darsi così tanto da fare se voleva troncare? Merda, ma che le avevo fatto? Credevo andasse tutto bene e invece lei stava nascondendo qualcosa di così grave. Prima mi fa affezionare, mi fa credere di volermi seguire e cambiare e poi SBAM, mi chiude la porta in faccia... che stronza! CHE STRONZA!

Strinsi la busta, ma senza sgualcirla troppo e la lanciai sulla scrivania infilando ugualmente il quaderno dentro lo zaino con le altre cose e uscii in strada un po' zoppicante.

-O-



Quella mattina stetti tutto il tempo con i miei vecchi amici. Ascoltai le loro cazzate sull'essere tornato finalmente da loro, alcuni me la fecero pesare, altri si limitarono a fare i coglioni e scherzare. Stetti di nuovo con le solite ragazze, tra insinuazioni e qualche toccatina e in realtà cercai semplicemente di divertirmi.
All'entrata di scuola però, mi accorsi che qualcosa non andava.
Eravamo sotto la tettoia, la prima ora era iniziata e io me ne restavo con i ragazzi fuori a vedersi passare canne e sigarette, parlando di pallone e soldi. Ero seduto sul motorino di un tizio grassoccio e mi sentii solo. Fu una sensazione brutta, triste, come se non centrassi più niente in quel posto e l'idea che qualsiasi cazzata potessi fare non ci fosse più Marzia a darmele di santa ragione e dirmi come migliorare mi occupò la totalità della mente; - allora Ale ci stai?

- eh? Ah si...

- oh ma ancora non ti riprendi?! Sono un botto di soldi stavolta ok? Meglio di te non può pensarci nessuno

- no infatti...

Non sapevo nemmeno di che parlasse e parlavo senza guardarlo. Poi scesi dal motorino e mi avvia verso l'entrata; - dimentica quello che ho detto, ho da fare quel giorno...

- COME? Ma i soldi?!

- non me ne frega un cazzo...

Non lo dissi in tono arrabbiato e non mi girai nemmeno. Tenni soltanto lo zaino sulla spalla ed entrai a scuola salendo in classe dopo essermi scusato per il ritardo. C'era quella di Italiano, una vecchia tranquilla che non fece troppe storie. Mi sedetti al banco e ci restai leggendo il libro della materia finché non fu la ricreazione. Tre ore erano tante, ma non ebbi noia, né sentimenti di ribellione o voglia di fumare. Non sapevo più che caspita volevo.
Anche Sara si girò chiedendomi se fosse apposto. Non riuscì a guardarla in faccia. Volevo stare solo tra ragazzi, meglio se come me, pischelle quel momento era meglio evitarle. Non dico che ne avessi timore, questo no, ma mi vergognavo e stavo male.
Desistette dai suoi tentativi di parlare e mi alzai al suono della campana, scusandomi (incredibile ma lo feci davvero) e uscendo fuori verso il cortile. Con le mani in tasca camminai verso l'esterno, ma cambiai strada all'ultimo perché la tettoia non mi andava più. Ero diventato volubile come un bambino di tre anni cazzo. E bello tranquillo me ne andai dalla parte di quelli del primo e del secondo.
Oltre al campo di basket, quella zona confinava anche con il parcheggio riservato alle auto. Una recinzione metallica e arrugginita separava la zona scolastica da quella delle macchine, ed io superai tutti i gruppetti di ragazzi e me ne stetti vicino al muretto, dove c'era una specie di aiuola mal curata e qualche albero. Pace e tranquillità. Nessuno mi avrebbe rotto le palle li.
Ero assorto dai pensieri. Volevo cancellare Marzia, ma l'idea che all'ultima ora avessi il compito di filosofia non aiutò la cosa, visto che adesso non avevo più nessuno a cui mostrare il mio risultato; - ciao...

Girai la faccia trovando Mirco in piedi (io ero seduto sul rialzo dell'aiuola). Sorrideva, lo vedevo un po' diverso dal solito, ma comunque non gli ricambiai il saluto; - scusa, vuoi stare da solo? Se vuoi vado via...

- sta un po' dove ti pare...

In realtà, dentro di me volevo restasse; - va tutto bene?

- ...

Restai zitto a guardare i gruppi di ragazzi intenti a parlare, ridere, litigare; - hai chiamato Angela?

- eh? Ah si, certo... credevo te lo avesse detto in realtà, so che parlate tanto, me lo ha confidato lei

- ...

Non vedendo reazioni, fu lui stesso a continuare; - allora non saprai nemmeno che ci sono uscito ieri, dovevamo vederci la sera dopo cena, ma ha avuto un problema all'improvviso

- e un bamboccio come te i genitori lo fanno uscire di sera?

- no infatti... gli ho detto che non potevo e che al massimo sarei dovuto restare sotto casa. Pensavo non mi rispondesse più, invece ha detto che sarebbe venuta lei e che in macchina si poteva stare

Mi girai quasi sorpreso, ma conoscendo Angela mi venne spontaneo abbozzare un sorriso stupido, proprio come quello che aveva lui; - quando mi ha detto che non poteva più ho pensato che fosse tutto uno scherzo... un po' ne ero quasi contento a dirti la verità

- perché?

- beh, mi sarei evitato del tempo dentro l'aiuto con lei tanto per cominciare... che le avrei detto? A me non piace il calcio, non piacciono le auto, né le moto, non faccio sport e lei, insomma è una persona abbastanza sveglia no?

- immagino lo sia...

Non so perché, ma quella specie di chiacchierata mi stava facendo bene, avere uno sfigato così vicino annullava la mia presa a male in modo assai convincente; - è colpa mia se non siete potuti uscire, non sapevo a chi chiedere aiuto e c'era soltanto lei...

Sembrò sorpreso, ma lo notai solo con la coda dell'occhio; - ah si? Beh, allora sono contento che ti ha aiutato

- ...qual'è la volta che ti sei vergognato di più in vita tua?

Quella domanda mi rotolò fuori dalla bocca senza che me ne rendessi conto, ma non provai imbarazzo. Continuai a non guardarlo e mi godetti un po' di venticello che carezzò viso e capelli a entrambi; - c-come?

- non hai capito?

- la volta che più mi sono vergognato in vita mia? N-non lo so ci devo pensare

Divenne più rigido, ma ci stava pensando sul serio si vedeva chiaramente, poi inaspettatamente rise; - credo che quella con mia zia ha tenuto il primato per tanti anni... poi al primo posto adesso ci metterei la prima volta che mi hai fatto conoscere Angela

Addirittura aveva superato la zia che lo sculacciava? Quanto era strano quel soggetto; - non guardarmi così, dico sul serio... non sapevo che fare a casa sua, lei mi diceva fai questo e fai quello e io tremavo tutto. Per fortuna non ho avuto problemi li sotto, perché ero troppo impegnato a pensare ad altro

- a cosa?

- a lei no! Il momento in cui mi sarei sotterrato è stato quando ha smesso di muoversi e mi ha chiesto perché le toccassi i piedi. Credo che il cuore si sia fermato un paio di volte. Come facevo a spiegarglielo? Se lo avesse detto in giro? O a te? Sarei stato preso di mira tutti i giorni, la cosa si sarebbe sparsa per scuola e...

- ok, calmati ho capito...

Si stava agitando improvvisamente come a rivivere un vero incubo; - poi però... lei mi ha aiutato tanto. Se ne stava li, mi guardava con aria mezza sconvolta, ma sorrideva. Me ne ha dato uno per farmici giocare, lo so che è stupido, ma adesso riesco a parlarne con te. E se pure si venisse a sapere non ci baderei troppo. Lei si è divertita, me lo ha detto anche ieri di persona, ha detto che l'ho fatta sentire importante, capisci? Io quasi mi mettevo a piangere da lei e invece sono stato in grado di farla star bene, anche solo per poco... è già abbastanza per uno come me

- uno come te?

- so come sono. Ci provo qualche volta a cambiare, dico di fare questo o quello, magari mi alleno un po', ma non ho tutta questa volontà. Però con Angela un po' la cosa cambia? Mentre prendevamo un gelato ieri mi ha fatto sentire diverso, ma non in senso negativo

Chi l'avrebbe detto. Il coglione del primo aveva più palle di me. Se ne stava li a raccontare cose abbastanza assurde su di lui e le sue considerazioni e alla fine mi venne da ridere; - Angela fa questo effetto... falla divertire ok? Sennò ti ammazzo

Cercai di mettere un inflessione seria alla minaccia, ma il sorriso non se ne andò e lui la recepì come una cosa divertente; - non ci posso credere?! Guarda chi si sta leccando le ferite...

Quella voce mi gelò il sangue e attirò l'attenzione di Mirco che restò abbastanza sorpreso dal vedere seduto sopra la ringhiera alle nostre spalle il fratello di Marzia. Era sopraelevato rispetto a noi e ci fissava con quell'aria da pazzo che lo distingueva. Mi alzai con Mirco e continuando fissare quel tipo vestito sempre in quel modo eccentrico, notai che avesse paura, magari temeva avesse sentito i suoi discorsi; - mi sei calato terribilmente sai? Credevo fossi più un tipo come quelli laggiù o magari lo sei e vorresti provare qualcosa di diverso ogni tanto, la solita minestra stufa dopo un po'... oh, è così? Ho indovinato?

Continuai a fissarlo in cagnesco; - Mirco torna in classe

- m-ma...

- devo parlare un attimo con questo qui, in privato...

Fece un passo indietro, forse comprese che c'era un problema, ma non aggiunse altro, prendendosi il finto saluto affettuoso di Andrea, che poi tornò a guardarmi; - saggia scelta, il nostro piccolo feticista non deve sapere certe cose...

L'aveva sentito, merda; - se ne parli con qualcuno ti lascio steso per strada... che cazzo vuoi?

- quanta rabbia, si può sapere che ti ho fatto?

Nulla in effetti. A parte comparire come uno spettro nei momenti meno appropriati ancora non avevo un vero motivo per odiarlo, a parte quel look da signore delle tenebre; - non ho mai avuto bisogno di un motivo per farmi stare sulle palle qualcuno e tu non fai eccezione. Te lo ripeto, che vuoi?

Rise alzando le sopracciglia con fare divertito e con un piccolo saltello scese alla mia altezza. Suonò la campana e pian piano i ragazzi tornarono a scuola; - ho ragionato molto su di te questi giorni, sai a cosa sono giunto? Che Marzia è un po' stanca a causa tua... forse le porti via troppe energie, il suo è un lavoro complicato come saprai

- e tu ti impicci sempre di questo lavoro immagino

- sempre

Abbassò leggermente la testa, aveva le mani in tasca, ed ecco comparire quello sguardo da brividi uguale alla sorella, che stavolta si scontrò contro il mio; - penso che a quasi trent'anni possa fare a meno della tua preoccupazione... se è solo questo che dovevi dirmi puoi andartene

Si avvicinò di un passo, io restai fermo, ma tolsi le mani dai jeans e quando mi fu ad un passò scattai con un destro e Dio solo sa quanto volevo farlo.
Andai a vuoto.
Quel coglione si spostò di lato un attimo prima che potessi rifargli la faccia e in compenso trovai il suo ginocchio dentro l'addome. La vista se ne andò un attimo, abbassò la gamba e restai fermo a riprendere fiato; - Marzia è affare mio. Lo è sempre stata e sempre lo sarà, non puoi chiedermi questo...

Mi tirai su pulendomi la bocca da un po' di saliva che era uscita fuori e restai a pochi centimetri dalla sua faccia; - quando io giungo a questo punto di solito quelli nella tua situazione rinunciano a vederla, raramente qualcuno desideroso di conoscermi continua ad andare da lei e tutti finiscono col pentirsene. Solo io so di cosa mia sorella ha bisogno e quello... non sei tu

Alzai di nuovo il pugno e lo vidi emularmi come ad uno specchio. Sferrai quel destro con maggiore precisione e attenzione e lo presi in pieno sul lato della faccia, un gancio che però mi ritrovai a subire anch'io. Spostai la faccia, lui no.
Sembrava avessi colpito un muro di gomma, invece io indietreggiai sputando a terra del sangue, mentre lui se la rideva massaggiandosi con le dita smaltate di nero; - contrariamente a quello che pensi di me io non sono cattivo, difendo solo il mio osso dagli altri cani, mi hai capito? La seduta che hai passato con Marzia è stata anche la tua ultima. Io ho molti metodi per ottenere quello che voglio e se vengo a scoprire che se tornato ancora da lei, tutto il tuo mondo ti crollerà addosso seppellendoti vivo...

Faceva male cazzo, davvero male. Non lo avevo visto arrivare quel pugno e nel mio ero certo avessi messo forza sufficiente a stendere un altro me stesso o quantomeno rompergli un dente o due. Invece non ero stato in grado di fargli nulla praticamente, a parte arrossare un po' la guancia, mentre io continuavo a tenermi lo zigomo e saggiando con la lingua il taglio interno della carne battuta sui denti.
Mentre lo fissavo stupito, il suo discorso improvvisamente accese una lampadina nel cervello che ebbe come risultato il farmi rivere ogni singolo istante con Marzia nel giro di pochi secondi; - con Marzia non mi ci sarei rivisto comunque... abbiamo finito

Sembrò sorpreso; - finito?

- mi ha detto che non aveva altro da dirmi... è stata molto brava a farmelo capire

- senti senti, potevi dirmelo subito invece di abbaiare a quel modo... allora è tutto risolto dolcezza. Mia sorella ha solo giocato d'anticipo, ed io che mi ero preparato così bene per te. Fa nulla, è stato un piacere ragazzo problematico

Mi stava ad un metro, rimise le mani in tasca ridendo di me, ma non appena tentò di voltarsi lo afferrai per la maglia spingendolo sulla ringhiera dalla quale era sceso che fece un gran casino; - stammi a sentire coglione! Di che cazzi parli? Giocare in anticipo?

Si lasciò tenere in quel modo e sbattere un po', fu strano in effetti; - ti ha detto cosa è successo a quello che c'era prima di te?

Mi bloccai. Avevo gli occhi iniettati di sangue, ma ero ancora capace di ascoltarlo; - credo che mia sorella due anni fa abbia imparato per la prima volta in vita sua una lezione da me... lei non è quello che pensi, ed io sarei disposto a qualsiasi cosa pur di non perderla

Non so quale fortuna mi lasciò il tempo di allontanarmi da lui, non appena sentii una “click” dietro le sue spalle e balzando indietro lo osservai con una mano sulla tasca anteriore dei jeans. Poteva avere qualsiasi cosa, un coltello o peggio e per un momento ebbi davvero paura, anche perché lui se ne stava con la testa china a guardare in basso, per metà coperta dai quei capelli assurdi; - grazie di avermi illuminato con le tue parole... non posso credere che tua sorella sia imparentata con un pazzo del genere e non mi frega un cazzo dei tuoi problemi. Io vedrò Marzia e scoprirò perché ha voluto troncare così di netto le sue sedute e né tu, né Gesù Cristo potrete impedirlo e ora vai a fare in culo fuori dalla mia scuola!

Lasciò stare quello che teneva nascosto dietro di se, si staccò dalla ringhiera e senza più guardarmi salì i tre scalini che congiungevano il cortile con il parcheggio, avviandosi senza dire altro, finché non scomparve oltre le auto.
Tutta la tensione del momento mi crollò addosso rendendo le gambe molli. In realtà avevo avuto paura cazzo, una vera paura. Aveva un attaccamento verso la sorella che non poteva dirsi normale, come niente in effetti quando c'era lei di mezzo. Cosa gli dicesse il cervello a quello li non lo sapevo, ma restai zitto a pensare; - cosa era successo due anni fa? Poteva darsi che Marzia avesse scelto di non vedermi più a causa di Andrea? Per non mettermi in pericolo? La prima volta che l'avevo sentita parlarci al telefono sembrava dimessa, e anche quando l'avevo trovata con lui nello studio il suo viso era preoccupato. Avevo dato la colpa alla febbre ma forse era altro! Dovevo sapere, dovevo assolutamente capire cosa cazzo sta succedendo!

Un rumore di passi veloci diretti nella mia direzione mi sollevò dai pensieri; - Tu, stai bene? Chi era quello?

Arrivò davanti a me il custode vecchio e goffo della scuola, seguito da Mirco abbastanza agitato; - quello chi?

- fai lo spiritoso quello con cui ti stavi picchiando

- penso che te lo sei sognato... ora devo entrare, vieni Mirco

Lasciai li quel vecchio chiamato sicuramente dal bamboccio ed entrammo a scuola; - perché non sei andato in classe?

- ci stavo andando, ma poi quello ti ha colpito e ho pensato...

- grazie

Continuai a salire le scale lasciandolo indietro perché si fermò sorpreso dalla mia risposta, ma ora non avevo tempo per lui, né per altro. Io avevo un compito da fare e quella bestia di satana mi aveva fatto saltare i primi venti minuti!

-O-



Sono ancora sul divano. Che ore saranno? Non ne ho la più pallida idea, ma so per certo che l'ultima visita è finita da parecchio.
Ricostruisco nella mente pervasa dal sonno gli ultimi momenti. I bicchieri di cristallo susseguirsi con il liquore che ho scelto per sciogliere questo malessere che mi accompagna da ieri. Che abbia esagerato? Non credo, sarebbe davvero patetico. Fingerò che un colpo di sonno mi ha portato a chiudere gli occhi.
Ho la testa pesante, i pensieri sono confusi, viaggiano nel tempo e si mescolano tra loro tirando fuori la caricatura della mi intera vita. Ed è come guardare un pessimo film dell'orrore.
Fra le varie immagini oniriche dei momenti che mi hanno resa ciò che sono, chissà perché ho scelto uno dei più lontani. Sono in quella piccola casa. L'intonaco è rovinato da chiazze di umidità, la poca mobilia ha il valore che potrebbe avere un secchio dell'immondizia e l'odore di tabacco stagna nell'aria, mentre osservo dalla finestra Andrea venire picchiato da mio padre. Ancora.
E' così piccolo che potrebbe spezzargli le ossa solo stringendogli il braccio; strano, riesco a vedere quella scena per intero, ogni dettaglio, ma il suo volto è opaco e sfigurato, al contrario delle sue mani grasse che si abbattono ancora e ancora sul viso di mio fratello. Mentre mi chiedo cosa mai stavolta avrà fatto, mi rispondo nello stesso momento che non c'era mai stato un presto per picchiarlo, bastava il bere.
Lo spinge dentro casa per non attirare troppo l'attenzione, anche se quella casa era praticamente isolata da tutto. Andrea sta piangendo, cerca di proteggersi, si chiude su se stesso ed io scappo via sulle scale, continuando a vederlo subire. Prego che smetta, ma non ho la forza di parlare, quell'uomo mi ha sempre spaventato.
Lo lascia a terra. Sta sanguinando e piange in silenzio. Ora gli sono vicina, gli alzo il viso pieno di lividi e lo poggio sulle mie gambe. Lo carezzo, gli dico che andrà tutto bene come ho sempre fatto e lui mi stringe forte continuando a piangere, finché si calma e si addormenta.
La nuova scena che decido di osservare non è distante dalla precedente che di qualche anno; una reazione di Andrea aveva scatenato nostro padre che spingendolo sul muro gli aveva rotto il naso, lasciando una scia scarlatta sulla parete. Lo colpisce senza pietà anche se è a terra quasi privo di sensi, mi frappongo e la sua mano si ferma. Non vuole toccarmi.
Lo vedo perdersi nei miei occhi con disgusto. Non mi ha mai considerato, non esistevo per lui e la mia sola vista lo ripugnava per qualche ragione; spero che sia finita, ma ancora non sapevo che quello sarebbe stato il giorno in cui la mia vita sarebbe per sempre cambiata.
Mi urla di colpirlo. Sentii ancora la paura scuotermi nel ventre sperando di aver frainteso. Ora sta ridendo, mi passa un bastone dalla legna per il camino e mi dice di picchiarlo con quello. Lo getto a terra. Aveva costretto nostra madre ad uccidersi pur di scappare dalle sue violenze e gli urlai addosso il mio disprezzo, ma restò distante. Se non lo avessi fatto io, ci avrebbe pensato lui e dopo avermi spinto via prese il bastone e tentò di colpire mio fratello. Lo bloccai piangendo. Temevo lo avrebbe ucciso e ne era capace. Quella bestia non aveva alcuna umanità, alcuna anima su cui poter far emergere emozioni.
Presi quel bastone mentre Andrea continuava fissarmi. Lo colpì una volta, poi una seconda e una terza cercando di non fargli troppo male, ma nostro padre pretese di più e lo avrebbe preteso quasi ogni giorno da ora in poi.
Quando uscì di casa sbattendo la porta, Andrea tossiva sangue ed io tremavo piangendo come una disperata. Lo gettai via e scivolai a terra con le gambe incapaci di sostenermi e fui raggiunta da una sua mano. Era così piccola.
Cercò di arrivare a me restando esanime a terra. Il suo respiro era stentato. Toccò la caviglia e preoccupata tornai da lui cercando di scusarmi. Come potevo farlo? Io non volevo fargli male, ma non avevo avuto scelta. Speravo lo capisse, ma non parlò, né più avanti lo avrebbe più fatto.
Crescemmo in una nuova violenza fatta di pietà e disprezzo. Nostro padre in poltrona e Andrea sotto di me che veniva preso a pugni. Quella bestia era capace di stare immobile ore a toccarsi mentre lo picchiavo e più ci mettevo impegno più sembrava non resistere, appagando la sua perversione più velocemente. Provai persino a concedermi a lui pur di farlo smettere di usarmi in quel modo, ma non era in grado né di capire, né di pensare a qualcosa che non fosse intrisa di sangue.
Con il tempo, Andrea rigettò verso il mondo esterno quel suo odio; speravo che un giorno fosse lui a picchiare me, quante volte lo costringevo all'angolo della stanza lontano dagli occhi di nostro padre pregandolo di fare lo stesso a me, di sfogarsi e di punirmi. Ma ricevevo sempre e solo pianti di paura e suppliche di lasciarlo in pace.
Le cure che offrivo a mio fratello svanirono, le mie carezze furono sostituite da pugni, i baci da calci e le parole da graffi e morsi. Alla fine quell'uomo era riuscito a farci odiare tra noi.
Non serviva più un suo ordine per farmi alzare le mani, bastava lo vedessi da solo per scattare e non lo risparmiavo neppure a letto. Quando la polizia venne in casa nostra e arrestò quella bestia, le cicatrici sulle nostre anime erano solchi così profondi da non poter essere ricuciti in nessuna maniera.
Finimmo in una casa famiglia. Tentai di stare lontana da Andrea, desideravo solo essere lasciata sola, invece puntualmente lui veniva a cercarmi e senza mai dire una parola mi offriva il suo corpo. Quella fu l'età in cui tramutai la rabbia in piacere carnale. Con l'adolescenza alle porte e l'ampliarsi degli stimoli del corpo, nacque in me la natura distorta di un appagamento fin troppo simile a quello di mio padre. Sangue chiama sangue del resto... una parte di me sapeva quanto fosse insano, l'anima gridava di fermarmi, di non accettare quelle richieste silenti di dolore, ma quando vedevo Andrea spogliarsi e mostrare la pelle segnata dai miei soprusi, il demone che c'era in me scendeva nelle viscere a tirare le fila di una lussuria distorta e ricadevo in quel delirio.
Giungono delle persone in visita alla casa famiglia. Una coppia. Sembrano brave persone, io sono distante da tutti i ragazzi, Andrea invece si avvicinai per primo e lo osservo con stupore e paura ricevere una carezza dalla donna e lui cadere in ginocchio e abbracciarle le gambe. Gli sguardi sorpresi diventano molteplici, qualcuno interviene ad allontanarlo e si scusa con i visitatori. La coppia tornerà altre due volte e infine lo vedrò allontanarsi tenendo per mano quella donna che l'aveva scelto.
Restai sola, senza più nessuno e riuscii per la prima volta a piangere dopo così tanti anni. Qualcuno ora correva contro di me, mi girai di scatto e fui raggiunta da mio fratello che mi strinse sui fianchi affondando il viso nella pancia e gridò. Gridò di non separarci, di non portarlo via da me, il tutto davanti a quella coppia sconosciuta che sarebbe successivamente diventata anche la mia famiglia.
Per un attimo ho una sensazione piacevole nel cuore. Il ricordo della mia nuova casa è sereno e la vicinanza di Andrea si fa più stretta. Mi cerca, ed io non voglio più fargli del male. Trattengo dentro di me quel desiderio, mi nego il piacere che mi ha accompagnato ogni notte e ciò mi porta involontariamente ad allontanarmi. Non c'è altra soluzione. Quando lui è vicino, il mio demone si sveglia ed io non avrò sempre la forza per fermarmi.
Ignorandolo metto in salvo la mia anima, ma anziché uccidere il suo corpo, gli uccido lentamente lo spirito. Mentre mi affaccio ad una maturità insperata ed affogo me stessa nei libri, Andrea punta la sua rotta nell'attirare la mia attenzione. Diventa poco a poco ciò che ogni madre o padre temono nel profondo per i loro figli e le mie parole non avranno mai più effetto.
Vorrei fermarmi dal ricordare a questo punto, ma questo sonno ha deciso di spaccarmi il cuore e nella mia stanza quella mattina di dieci anni fa, Andrea tenterà di avermi con la forza. Nessuno in casa, pochi vicini nelle ville adiacenti, ma ad ogni modo non avrei urlato. Perché mai avrei dovuto farlo? Era tutto li quello che voleva? Tanti anni sprecati in strada a far danni semplicemente per sfogare un suo complesso sessuale? Come sembra frivola la questione oggi.
Gettata sul letto dal suo goffo tentativo di prendermi restai così, senza forze per difendermi. Non provando nulla che potesse palesarsi sul mio viso come rinnego o accettazione. Per me, la sua azione non valeva il tempo che stavo perdendo. Nudo sopra di me mi urla qualcosa, vorrebbe che parlassi, che lo tornassi a degnare di quelle attenzioni che gli avevo sempre strappato con la forza facendolo sentire ai miei occhi importante. Arriva a supplicarmi col viso sul mio petto di permettergli di farlo. Vuole fare l'amore con me.
Lo accolgo, sento il suo sesso prendersi una verginità altrimenti inutile, ma nel perderla non riesco a provare alcuna emozione. Prosegue il suo amplesso lentamente, cerca di capire, di sentirmi, ma non può, semplicemente perché non c'è niente da sentire.
Prima ancora di raggiungere il suo piacere Andrea scivola via, non mi guarda neppure negli occhi, mentre io osservo i suoi che sono spenti, diversi da come li avevo sempre visti. Quell'espressione lo segue nel rivestirsi fino a lasciare la mia stanza e non tornare più in quella casa.
Finalmente riesco ad aprire gli occhi.
La testa continua ad essere pesante e mentre osservo il bicchiere con un terzo del liquido scuro ancora dentro, noto che fuori e notte. L'orologio sopra l'entrata della sala segna le 19:49.
Non sono affatto riposata, mi sento anzi quasi più stanca e nell'alzarmi decido di sciacquarmi il viso. Passo davanti la stanza e per un attimo mi sembra di rivedere Alessio uscire di corsa oltraggiato dalle mie azioni.
Speravo che almeno lui avesse la forza necessaria per colpirmi, per fermarmi. Non è stato così.
Non volevo finisse in quel modo, ed essendo onesta con me stessa posso affermarlo senza remore, ma spero accetti comunque di frequentare quel corso. Ho perso la testa a quella mancanza di autocontrollo. Sarei dovuta rimanere distaccata, rilassarmi e pensare che quella era comunque la nostra ultima visita e lasciarlo tornare alla sua vita.
Sono stata una stupida... ma pentirsi non serve a niente e non l'ho mai fatto.
Sono in ascensore che mi sembra ci mette un'eternità ad arrivare al piano terra quella sera. L'alcool che ho in corpo dovrebbe essere smaltito tra qualche ora, ed il tragitto fino a casa mi darà sollievo.
Esco dal palazzo, una folata abbastanza fresca da farmi socchiudere gli occhi mi sveglia maggiormente, mi avviò sul marciapiede e passo davanti ad un ombra a cui non avevo dato importanza; - hai lavorato fino a tardi?

I miei tacchi si fermano, il viso si gira verso quella voce che credevo di non risentire mai più e lo trovo li, poggiato con le mani nella felpa e lo zaino a terra.

-O-



Finalmente cazzo! Avevo paura che non fosse andata a lavoro quel venerdì e invece si era solo attardata. Cosa provavo nel rivedere Marzia? Non lo sapevo di preciso, un misto tra: (quanto vorrei ricambiarti il piacere) e (mi sei mancata). Stivaletto nero poco sopra le caviglie, calze scure, minigonna e giacca scura con un foulard rosso come la camicetta. I suoi occhi sembrano assai sorpresi e rimane a fissarmi tornando poi con la solita apatica espressione; - saresti uno sciocco a volerti vendicare qui in strada, non gettare al vento...

- smettila, non ti farei mai del male

L'avevo interrotta, ed era bello! Una sensazione bellissima. Mi staccai dal muro alzando lo zaino davanti a me andandole davanti; - perché sei venuto?

Attesi a risponderle, prendendo il quaderno con gli appunti del suo libro e dandoglielo nella mano; - non lascio niente in sospeso con te, me lo hai insegnato. Ieri non ho avuto modo di dartelo, sono le venti righe delle mie considerazioni su Dorian Gray, dentro ci sono anche i soldi della seduta

Sorrise; - ...è tutto?

Tutto? Che faccia tosta, si comportava come se non fosse successo niente! Mi dava sui nervi da impazzire; - guardami dritto negli occhi e dimmi con assoluta sincerità che quello che hai fatto ieri, ogni cosa, anche quei discorsi sulla nostra ultima sessione, non dipendono da tuo fratello

Avete presente qualcuno colpito sul vivo? Avevo fatto centro e lo sapevo ancor prima che aprisse bocca. Divenne più seria, ed una contrazione delle labbra precedette la sua voce mandandomi un segnale preciso; - Andrea non centra

- alla faccia della sincerità... predichi bene e razzoli male?

- il tuo tono non mi piace...

- ah no? Beh, non sei più la padrona di un bel niente adesso e ti parlo come mi pare!

Una coppia sentì forte e chiaro e si girò a guardarci incuriosita. Me ne fregò qualcosa? ZERO. Tenevo la faccia cattiva puntata sulla preda e l'avrei messa alle strette, l'avevo giurato su me stesso. Strinse la mano sul quaderno; - la tua fata turchina mi sta appresso da un paio di giorni e questo bel ricordo lo devo a lui, hai presente?

Le girai la faccia e mostrai la guancia con il livido e perse la sua aria da dura venendo un passo in avanti, ma io indietreggiai prima che potesse toccarmi. Fu un gesto istintivo, ma che la colpì particolarmente perché restò con la mano protesa, ritraendola lentamente; - quando è accaduto?

- oggi. Quel cretino si pensa tanto furbo. Si è presentato a scuola e ha iniziato a dire un sacco di cose strane lo sai? Ne vuoi sentire una? Ad esempio che tu sei affare suo, che si deve prendere cura di te, che io dovevo sparire dalla tua vita e un discorso sui cani che francamente non ho capito...

A braccia conserte la guardai brutto, vedendola pensare a qualcosa che evidentemente le dava assai noia; - ha fatto altro?

- ci siamo presi un pochino, lui ha colpito me, io ho colpito lui, ma sai com'è: qualcuno ieri mi ha aperto il sedere e non ero in perfetta forma. Quando l'ho attaccato alla ringhiera...

- c-che hai fatto?

Aveva balbettato?! Oddio non ci credevo, l'avevo sconvolta; - Alessio, non devi avvicinarti a lui chiaro? Adesso dovrebbe già sapere che tu non centri più nulla con me e...

- non sa proprio un bel niente

Rimisi le mani in tasca e mi avvicinai di nuovo avendola ad un passo; - gli ho detto che mi hai liquidato e in effetti se stava andando, ma poi ha aggiunto un sacco di stronzate su un qualche incidente a qualcuno che stava con te due anni fa e ho collegato che forse avevi agito per tutelarmi da lui... così l'ho sbattuto per bene, gridandogli in faccia che sarei rimasto con te finché non mi avresti cacciato via a calci nel culo

Quel teatrino sulla strada finì con lei che si avviò scuotendo la testa parlando da sola. Farfugliava qualcosa sicuramente di spiacevole, ed il soggetto ero io, che me ne restai fermo sospirando; - allora? Forza seguimi...

- eh?

Si fermò ad una decina di metri con una mano sul fianco abbastanza indispettita; - portami a casa. Non è molto distante...

CRISTO. Mi stava invitando a casa sua?! Per un attimo mi tremarono le gambe dalla gioia, ma no! Fermai l'entusiasmo immediatamente. Io ero stato violentato, dovevo essere incazzato, quindi restai fermo; - non hai risposto alla mia domanda...

- ...ho interrotto il nostro lavoro perché sei un idiota incapace di controllarsi e perché... Andrea è la persona più pericolosa che tu potresti conoscere nella vita

Bingo! Avevo vinto io. Il resto non importava più, fanculo al mondo.
Sciolsi un po' la mia faccia contrariata e iniziai a camminare verso di lei, che sospirando si avviò al mio fianco, facendo strada.

Con le mani in tasca e lo zaino sulla spalla, percorsi il tragitto dal suo studio al palazzo dove abitava in una quindicina di minuti, non di più. Praticamente aveva casa bottega, niente male.
Restammo in silenzio tutto il tempo, lei guardava avanti, con la sua solita aria fiera, ed io invece facevo a turni tra il marciapiede e le sue gambe; - puoi smetterla di guardarmi, siamo in pubblico

- n-non ti stavo guardando!

Bugiardo. Mi aveva beccato in pieno e con aria un po' insolente scostai il viso fissando in aria. Bofonchiò di nuovo qualcosa, si vedeva che era una situazione imprevista e che non era a suo agio, mentre io tutto sommato mi stavo quasi divertendo a vederla così; - come mai così tardi? Avevi del lavoro arretrato?

Arrivammo davanti ad un bel portone in ghisa con intarsi dorati. Era un'estensione del quartiere del suo studio, quindi ero circondato da condomini piuttosto lussuosi. Non mi rispose, ed io non parlai più finché, un po' agitato, non salimmo in ascensore. Era piccolo, un abitacolo dove tre persone già sarebbero state strette e restai attaccato alla specchiera, lasciandola premere il bottone del sesto piano.
La guardavo dalle spalle e non provavo odio. Mi mancava sul serio e la cosa mi dava veramente fastidio. Ero pronto a passare sopra a quello che mi aveva fatto? Così, come un colpo di spugna? La testa diceva di no, ma il cuore... beh, voleva dire la sua.
Uscimmo e puntammo a sinistra, interno 45 e quando infilò le chiavi nella serratura il cuore prese a battere fortissimo. Entrò, accese la luce e poggiò la giacca da qualche parte che non vidi perché io restai sull'uscio; - posso sul serio?

- sarei tentata di lasciarti li per come mi hai risposto prima...

Vedevo il piccolo ingresso dell'abitazione, spoglio, senza alcuna mobilia, se non un poggia abiti con alcuni indumenti appesi alle varie braccia. Una porta a doppia anta era chiusa e forse dava su un salottino, mentre lei era sparita nel corridoio parlandomi da li, per poi ricomparire dopo la mia attesa; - entra stupido...

Stupido mi stava bene. Varcai l'uscio e chiusi la porta godendomi il buon profumo che c'era nell'abitazione. Camminai senza più vederla e mi ritrovai davanti un angolo dal quale intravedevo la porta di una probabile cucina e quella chiusa di una camera sulla sinistra. Si accese la luce del salotto, girai l'angolo e compresi che la cucina era un tempo divisa in due stanze separate, ora unificate. Ora avanti a me c'era l'ennesima stanza, ma dalla porta aperta scorsi un letto, IL SUO LETTO. O mamma, mi bloccai un attimo scuotendo la testa e girandola alla mia destra, ancora fermo ammirai il salottino e Marzia che camminava da una parte ad un'altra tenendo fra le mani un gran numero di fogli e cartelline.
Era arredata in modo moderno, tutto tendente al bianco e all'arancio, con qualche tocco di mogano. Le plafoniere in vetro schiarivano il soffitto di una luce calda e sulla parete davanti l'ingresso per capirci, c'era un mobile TV attrezzato, con davanti un tappeto molto elegante, con un divano ed una poltrona. Diversi quadri alle pareti, per lo più di ritratti astratti, davano movimento al tutto, poi, un bel tavolo a quattro posti, qualche lampada stravagante, una pianta ed una porta finestra che dava su un balcone; - Marzia, ma che fai?

- non aspettavo visite, scusa la confusione...

Restai sorpreso di quel pensiero, vedendola poggiare i fascicoli dentro uno scatolone e poi sollevarlo con un po' troppo slancio, finendo per perdere un l'equilibrio e trovando me a reggere la scatola con le mani sulle sue braccia; - non serve... dico sul serio

Ci guardammo un istante, fu bello come sempre. Sembrò calmarsi, forse non era abituata a ricevere ospiti, ma era impossibile pensarlo, perché una come lei doveva avere fiumi di amici. Poggiammo quella scatola davanti a noi e si sedette al tavolo accavallando le gambe; - hai davvero una bella casa... vedessi la mia, è la metà di questa e fa schifo da far paura. Capirai, due uomini soli è già tanto che...

- come stai?

- eh?

- ...

Il suo interessamento ci impiegò un po' per essere compreso, ma si stava riferendo al mio sedere e subito divenni teso, schiarendo la gola senza più guardarla; - come lo hai lasciato...

- se così fosse dubito che riusciresti a muoverti così bene...

Ma guarda che stronza, faceva pure la simpatica; - sto bene, pensi di avermi inflitto chissà quale colpo mortale? In prigione succede tutti i giorni e non mi pare ci siano gli orsetti del cuore li dentro no?

- immagino di no...

- infatti! Mi sono fatto un sacco di domande per colpa tua, magari sono mezzo gay e non lo sapevo, chissà. Fatto sta che posso accettarlo, non c'è problema

Non era vero assolutamente. Avevo una paura fottuta di quello che avevo provato e del perché continuava a venirmi duro anche ora che ne parlavo, ma lei mi fissò un po' basita e rise sommessamente abbassando gli occhi; - così saresti omosessuale? Perché lo pensi?

- beh, si capisce no? Insomma... ti ficcano una cosa li e ci vieni pure, solo i gay fanno così

- che stupidaggine

Feci un passo avanti perché il suo sorriso un po' stentato sentivo mi facesse bene; - ti ho solo stimolato la prostata premendo maggiormente in quel punto. Se toccata nel modo giusto l'eiaculazione può avvenire anche senza il diretto sollecito del sesso, non centra nulla quello che dici...

- e come spieghi che mi è...

Preso in contropiede e non volendo passare da stupido, provai a dirle il perché allora tornavo ad eccitarmi pensandoci, ma poi pensai che non fosse una buona idea; - cosa?

- niente, lascia stare

- ti ecciti nel ripensare a ieri?

- ...

Alzò un sopracciglio e invertì l'ordine delle gambe; - non sei omosessuale. Te lo avrei detto altrimenti. Abbiamo condiviso un momento molto intenso, puoi recepirlo in modi differenti, ed ho comunque associato quella violenza ad un tuo orgasmo, pertanto dubito potresti trovare l'evento del tutto negativo

- ah, allora ti devo ringraziare, scusa tanto se ti tengo il broncio per avermi inculato a sangue!

Sbottai esasperato dalla vergogna. Usava tutti termini distaccati e superiori per dire le cose come stavano: me lo aveva messo al culo e mi era piaciuto, basta, non c'era altro.
Presi la sedia libera del tavolo e mi sedetti anche io abbastanza contrariato. Restammo in silenzio per un bel po', ognuno pensando ai propri affari, poi fui io a tornare sull'argomento iniziale; - perché tuo fratello ha menzionato una persona della tua vita di due anni fa?

Guardò avanti e si scostò qualche punta di capelli dal viso, legandoli in una coda per stare più comoda; - ...sono quello che sono da sempre, ma solo nel periodo universitario mi sono avvicinata alla dominazione verso il prossimo, intesa nel senso commerciale del termine. Mentre crescevo, nel corso degli anni, ho lasciato sulla mia strada molte persone con più problemi di quanti ne avessi risolti, rischiando spesso di finire io stessa nei guai con la giustizia. Poi trovai una mia dimensione, completai gli studi e la parvenza di una vita normale mi diede la motivazione necessaria per mettere da parte certe abitudini. Poi venne da me quell'uomo. Era una persona molto educata e affabile, un padre di famiglia con una moglie che lo aveva ridotto sul lastrico, privato di tutto e per giunta che continuava a picchiarlo sfogandosi delle sue stesse mancanze. Il classico esempio di una volontà insulsa

Ascoltavo con attenzione ogni parola, volevo davvero capire il filo conduttore di tutta quella storia e senza fiatare annuii con la testa; - decisi di aiutarlo, in modo simile a come ho fatto con te. Contrariamente a quanto potrebbe sembrarti, lui non traeva alcun piacere dall'essere maltrattato, provavo solo risentimento, che tuttavia i suoi freni inibitori bloccavano internamente somatizzando e annullando il suo ego. Restò con me del tempo, finché l'ombra di quella donna fu sostituita pazientemente con la mia. Riuscì a prendere in mano la situazione, il lavoro. Trovò una casa ed anche se i suoi occhi mi mostrarono sempre e soltanto disprezzo, ciò che a me importava era la sua condizione

- … e cosa accadde dopo?

- Andrea venne a sapere di questa persona e di cosa io facessi con lui

- come è possibile? E' un veggente?

- no, glielo dissi io

Cosa? Perché fare una cosa così stupida se sapeva che Andrea era pazzo di gelosia, ed era chiaro che lo fosse, per quanto la cosa facesse schifo; - Andrea trovò questa persona, tentò di intimidirlo. Lui non era una persona forte nella vita e quel poco che ero riuscita ad infondergli bastava solo per tenerlo a galla. Il suo attaccamento a me, lo portò a reagire. Fu ritrovato diversi giorni più tardi in uno scantinato. Ricevetti l'ubicazione della sua posizione proprio da mio fratello. Quando lo vidi, compresi immediatamente che non ci fosse nulla che io potessi più fare...

Quel discorso mi aveva un po' agitato. Si ok, sapevo fare a cazzotti e conoscevo un po' di gente, ma qua stavamo parlando di rapimenti; - c-che gli aveva fatto?

- probabilmente non mangiava da giorni, legato con delle catene al pavimento nel buio più assoluto e non so come era terrorizzato da me

- da te?!

- non appena tentai di avvinarmi, le sue grida di terrore mi spaventarono. Era come regresso mentalmente ad uno stadio infantile e mentre piangeva tentava di allontanarsi strattonando i morsi che lo tenevano fermo. Ricordo ancora i suoi occhi piangere senza un motivo che potessi comprendere... chiamai la polizia e finì in un istituto di igiene mentale. E' attualmente un mio paziente. Ogni tanto facciamo qualche passo avanti, ma non credo avrà mai più le stesse facoltà di prima

Porca troia. Che cosa poteva aver fatto Andrea a quel tizio? Si poteva leggere quella domanda sulla mia faccia abbastanza perplessa; - hai mai pensato di far rinchiudere quel demente Marzia?

- ho aiutato nelle indagini come ho potuto, ma Andrea ne era estraneo totalmente... quando mi ha contattato quella volta in studio stavo cercando di guadagnare tempo per risolvere la questione con te nel modo più veloce possibile, ma nonostante tutto sei riuscito a mandare a monte ogni sforzo...

Si risentì della mia iniziativa e strinse le mani in pugni sulle gambe con una faccia nervosa; - e tu ci stai? Ti fai condizionare la vita da quello li senza dire niente? Perché lo fai? La Marzia che ho conosciuto gli farebbe mangiare le palle con un calcio...

Mi alzai stanco di quell'espressione. Come si poteva accettare quella prigione? Marzia non era una sua proprietà, non poteva decidere lui cosa potesse fare o chi vedere o per quanto. Mi montò su una tale rabbia che dovetti mordermi la lingua; - non potresti capire...

- perché sono stupido?

- no, perché è qualcosa che non può essere spiegato con le parole e se esiste un modo io non lo conosco. Andrea è parte di me, sono io che l'ho reso quello che è... e ne poterò per sempre il peso

Un discorso così nichilista ed espresso con quell'aria rassegnata sul viso di una persona che la vita sapeva stravolgertela, diede il colpo finale al tutto; - io capisco solo che una come te non può aver fatto niente per meritarsi un trattamento del genere, anche se avessi sfondato tutti i sederi di questa città del cazzo!

Alzò finalmente gli occhi e mi trovò con le braccia conserte; - prima che vada...

Girai i tacchi, afferrai lo zaino e ne estrassi un foglio volante chiuso fra due libri e rapidamente glielo misi davanti; - ...fatto oggi. Ho convinto la prof a correggermelo dopo le lezioni. La stronza ha cambiato tutte le domande, ma alla fine ho preso il primo 8 della mia vita e siccome ti appartiene volevo dartelo

Toccò quel foglio con due dita e a conti fatti abbastanza sorpresa fissò quel bel numero otto sottolineato, poi mi avviai senza aspettarla; - non ho finito di parlare...

- io si

Mi seguì di gettò nel corridoio e all'ingresso mi bloccò allungando una mano sbattendomi al muro; - non stiamo giocando lo capisci? Lo hai provocato, gli hai detto che sei ancora con me e verrà a cercarti se non trovo il modo di sistemare la cosa!

- ti direi di togliermi le mani di dosso se non mi fossero mancate...

- ...

Presa dall'impeto aveva agito d'istinto, ma ora ritrasse la mano quasi colpevole; - tu approvi quello che fa per te?

- cosa?

- approvi le sue azioni?

- come potrei?

Le sorrisi e mi staccai dalla parete sporgendomi fino a darle un piccolo bacio sulla guancia; - allora qualcuno deve farglielo capire

La lasciai indietro vedendo la sua espressione farsi seria di colpo, per poi alzare una mano e sferrare uno schiaffo nella mia direzione che andando indietro con la testa evitai; - non ti azzardare a uscire...

- non sei più la padrona di nessuno, te l'ho già detto... ma se sistemo la faccenda spero seriamente che tu voglia tornare ad esserlo

Girai la maniglia, indossai meglio lo zaino ed uscii guardandola restare in piedi con una faccia a metà tra la rabbia più nera mista a preoccupazione e con quell'immagine mi avviai per scale niente affatto convinto del coraggio che ero riuscito a tirar fuori.

Continua...

Edited by 8Dark8 - 6/10/2015, 21:22
 
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slaveone1
view post Posted on 6/10/2015, 20:33     +1   +1   -1




bravo complimenti ed ora lo schiavo torna teppista per poter vivere da schiavo affascinante
 
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8Dark8
view post Posted on 6/10/2015, 20:38     +1   +1   -1




Grazie Slave!

L'età giovane e l'amore danno tanta forza e coraggio, ma la vita non sempre è come nei film xD

Un saluto, Dark
 
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xSightly
view post Posted on 7/10/2015, 14:11     +1   -1




É fantastico.. A quando il proseguimento?
 
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8Dark8
view post Posted on 7/10/2015, 14:31     +1   -1




Se la febbre mi molla un attimo anche stasera xD grazie Sigh!

Un saluto
 
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view post Posted on 7/10/2015, 14:40     +1   -1
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Cavaliere BDSM

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molto intrigante. attendiamo e ti ringraziamo
 
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8Dark8
view post Posted on 7/10/2015, 14:49     +1   -1




Grazie a voi!

Un saluto :D
 
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view post Posted on 8/10/2015, 19:52     +2   +1   -1
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Sottomesso anomalo. Più unico che raro

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Avevo letto gli ultimi due capitoli alcuni giorni fa ma l'avevo fatto di corsa e volevo rileggerlo con attenzione, per cercare di capire alcune sfumature che mi erano sfuggite. Devo dire che i soliti complimenti non bastano. E' una lettura che va ben oltre la storiella di dominazione, con approfondimenti psicologici che mi fanno pensare che tu non sia uno sprovveduto in materia. Ma è tutto il racconto che è intrigante, con una caratterizzazione dei personaggi esemplare, sia quelli principali che quelli secondari, e dialoghi molto ben strutturati, dialoghi che si diversificano a seconda del personaggio parlante e quindi strafottente quando è Alessio a parlare e pacato con stralci di cultura quando invece è Marzia a farlo. La storia è poi abbastanza plausibile e verosimile e, da capitolino doc, riconosco anche le ambientazioni che hai citato.
Che altro dire? Che si può parlare di certi argomenti senza farlo in modo banale e volutamente pruriginoso cercando invece un'eccitazione mentale che in certi frangenti è decisamente elevata.
Complimentoni
 
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8Dark8
view post Posted on 8/10/2015, 20:00     +1   +1   -1




Ti giuro mi hai commosso T_T Non so che dire... grazie davvero.

Non ho fatto scuole letterarie o altro, anzi co la scuola ci ho sempre un pò litigato xD è stata di certo l'influenza della persona che ho accanto a farmi evolvere e rendermi capace di esprimere in maniera apprezzabile quello che altrimenti sarebbe rimasto solo un film o un cortometraggio nella mia testa, pertanto divido queste bellissime cose che hai scritto anche con lei :)

Che atro posso dire? Spero vorrai continuare a leggere la storia fino alla sua conclusione.

Un saluto, Dark

Edited by 8Dark8 - 8/10/2015, 21:49
 
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8Dark8
view post Posted on 9/10/2015, 00:16     +1   -1




DA TEPPISTA A SCHIAVO XI



Scesi le scale a piedi, piano dopo piano, per poi uscire fuori all'aria fresca e restare qualche momento a respirare profondamente. Era un bel cazzo di problema pensai.
Si, potevo fare anche il fico con Marzia, ma a parte riprendermi qualche rivincita sul fatto che non potesse più darmi ordini, non sapevo come fare per aiutarla.
Andrea era davvero un pazzo se era arrivato al punto di fare una cosa del genere al tipo che stava in cura da sua sorella prima di me, ma questa situazione fece schizzare alle stelle anche rabbia e adrenalina, convincendomi a trovare una soluzione.
Ero così preso dai pensieri che non feci nemmeno caso alla macchina che mi si era affiancata; una polo nera, abbastanza ben tenuta e coi finestrini posteriore oscurati. Ci volle il suono del clacson per farmi sobbalzare e girare. Un tizio anonimo, giacca da pochi spiccioli, capello rasato e occhiale da nerd. Avrà avuto una trentina d'anni o giù di li e si beccò la mia richiesta di spiegazioni con molta poca pazienza, vedendo aprire lo sportello dietro e restare di sasso; - sei parecchio lontano da casa tua ragazzo problematico... per di più tutto solo

La faccia da culo di Andrea si materializzò aprendo l'anta dell'auto. Non scese, restò li seduto con una gamba fuori ed una dentro, a fissarmi con uno sguardo che non era certo dei più invitanti. Cazzo, ok, volevo risolvere la questione con quel coglione, ma non così presto! Non avevo ancora nessuna idea in mente, se non quella di pestarci e vedere chi la spuntava, ma il ricordo di cosa tenesse dietro la schiena a scuola non prometteva nulla di positivo; - ti faccio il culo qua sotto da tua sorella o aspetti dopo scuola come i bravi ragazzi?

- ci sarà tempo per quello, adesso voglio farti vedere una cosa... sali

Salire a bordo di un'auto per andare chissà dove con quello li? Si ero coraggioso, ma non fino a quel punto e dopo avergli riso in faccia e detto che se voleva sapeva dove trovarmi, ripresi a camminare; - aspetta! Dico sul serio, aspetta... se non vieni con me potrei restarci male e non vorrei dovermi rifare con quel tuo amico

Mi sbloccai all'istante girandomi sconcertato; - com'è che si chiamava? Marco?

- Mirco...

- esatto! Mirco, ce l'avevo sulla punta della lingua...

Iniziai a vedere rosso e tornai suoi miei passi frenato dallo stesso Andrea che a quel punto scese sorridente, portando stupidamente le mani avanti come se avesse paura; - frena, aspetta un secondo prima di partire in quarta. Ho detto che potrebbe succedergli qualcosa di male, non che gli è già successa...

- che cazzo centra lui con questa storia?

- lui? Beh, dopo attente riflessioni ho capito che sei un gigante dal cuore tenero, un paladino dei deboli e così mi sono preparato a dovere, sai no? In caso tu ti rifiutassi di venire con me

Mi tremarono le mani; - che cosa gli hai fatto?

- io? Nulla giuro! Non l'ho sfiorato con un dito parola mia... però, sono abbastanza sicuro che vorrebbe andar via dalla mia ospitalità. I ragazzi della sua generazione sono più maleducati di...

- figlio di puttana, hai la merda nella testa?! Mi stai prendendo per il culo?!

Tolse quel finto sorriso con cui faceva la commedia e rimontò in macchina; - potresti chiamare la tua amica per sapere se sto scherzando...

Angela?! Mi preso un colpo, tirai fuori il cellulare e immediatamente la chiamai davanti a lui sbiancando visibilmente. Uno squillo, due squilli e poi tre, quattro e proprio mentre stavo per bestemmiare finalmente rispose;

- Alessio, ciao!
- Angela, stai bene?!
- Si perché? Non urlare al telefono così!

Stava bene grazie a Dio;

- Angela sai qualcosa di Mirco?
- Mirco? Beh, dovevamo vederci questo pomeriggio, ma il tuo caro amichetto mi ha dato buca. Incredibile vero? Ho preso un bidone da uno del primo...
- Cazzo!
- Che c'è? Che ho detto?
- Quando dovevate vedervi di preciso?
- Intorno alle 16:00 sempre al solito posto. Ho provato a chiamarlo, ma il suo telefono squilla a vuoto... mi stai mettendo un po' di paura però.
- …
- Alessio?
- Angela se puoi stasera non uscire, va tutto bene però stattene a casa ok? Fallo per me, poi ti spiego
- ...
- Figlio di puttana che cazzo hai fatto...
- Ale? Pronto?!

Troncai la telefonata girandomi di scatto verso lo sportello, ma Andrea era già seduto dall'altra parte e mi guardava con un sorriso; - abbiamo tutta la notte, ma il tuo amico non credo... ci muoviamo?

Non avevo scelta. Dovevo mantenere il sangue freddo, perché morire per mano di quel tipo non mi andava proprio e neppure finire in ospedale. Buttai lo zaino fra me e lui e quando chiusi la macchina, il tizio alla guida partì mestamente verso l'incrocio più avanti.
C'era un odore strano nell'auto. Una specie di mentolo o comunque qualcosa alla menta, ed era abbastanza fastidioso. Guardavo le mie gambe cercando di capire come diamine le cose fossero precipitate a quel modo, coinvolgendo pure quel poveraccio e la cosa mi ribollì il sangue; - non pensarci dai... non stavo scherzando, non gli ho fatto ancora niente

- se per te rapire qualcuno non è niente, stai messo peggio di quanto credessi...

- ah si? Forse hai ragione tutto sommato

Sospirai cercando di restare calmo. Andrea era serafico e scriveva qualcosa sul cellulare con occhi apatici; - dove stiamo andando?

- lo vedrai presto...

- voglio saperlo ora

Smise di scrivere e mi guardò, da sotto quel ciuffo azzurro, si era persino truccato gli occhi per l'occasione; - te lo dirò, ma prima dimmi perché sei andato da Marzia...

Eccola li, la domanda che ero sicuro prima o poi mi avrebbe fatto. Era geloso, non so perché ma lo sapevo; - volevo togliermi qualche dubbio se ci eri o ci facevi

- soddisfatte le tue domande?

- ...

- ti ha parlato di me?

- si

- quanto?

- abbastanza da capire che sei un fottuto malato di mente e che due anni fa hai rapito un uomo

Alzò le sopracciglia, sembrò sorpreso e poi rise in modo sciocco alzando le spalle; - ti ha detto solo di quell'avanzo della società?

- ti sembra poco?

- quindi tu non sai un bel niente...

Si adagiò di più allo schienale, alzò le gambe e poggiò i piedi sul sedile del guidatore ridendo sotto i baffi; - te lo ripeto, dove stiamo andando?

- desidero farti conoscere mia sorella

Ma di che cazzo parlava? Non ci stavo capendo niente; - non fare quella faccia, pensi forse che Marzia sia quella che hai visto ieri? O Stasera? O da quando l'hai vista la prima volta?

- sei patetico... puoi provare a convincermi di quello che vuoi, io considero tutte le cose che dici come merda. Semplice no? Faresti di tutto per provare ad allontanarmi o allontanare chiunque da lei, anche inventarti una montagna di cazzate!

Alzai un po' la voce, ma lui non si scompose. Restò a guardare fuori dal finestrino senza darmi peso; - allora non parlerò... lo vedrai con i tuoi occhi

Riprese a scrivere sul telefonino, ed io ignorai diverse chiamate di Angela spegnendo il cellulare.
Cosa volesse intendere o cosa cercasse di farmi vedere non ne avevo idea, ma la cosa mi inquietò un po'. Non potevo certo dire di conoscere Marzia, ma cosa poteva esserci di così strano da voler addirittura essere mostrato da suo fratello a me. Se aveva un minimo di logica doveva essere qualcosa di scandaloso, il posto dove aveva imparato a fare la padrona magari, oppure qualcuno che le aveva insegnato ogni cosa. Mi lasciai andare ad un mare di congetture inutili, allontanandoci sempre più dai posti che conoscevo, fino ad entrare sulla superstrada e superare addirittura un casello a pedaggio.
Quel silenzio era tombale, ed il viaggio durò circa un oretta, uscendo in una zona collinare di cui mi sfuggì persino il nome. Non c'era illuminazione né prima, né dopo aver intrapreso una strada secondaria. Ogni tanto si incontravano auto nella direzione contraria, ma nel tragitto né contai meno di una trentina, finché non giungemmo nei pressi di un'enorme spiazzo nel quale ci fermammo, in mezzo a molte altre vetture; - fine della corsa

Andrea si stirò la schiena. Feci caso meglio ai suoi vestiti, jeans strappati pieni di legacci penzolanti, ed una felpa totalmente nera, né più, né meno.
Scesi anche io sentendo l'agitazione montare nello stomaco e quando fui fuori, l'aria fredda della notte mi strappò un brivido. Intorno a me c'era il deserto. Lontano sulla statale riuscivo a distinguere le luci della città tingere il cielo di arancio, ma li, l'unica luce erano i grossi fari di un edificio distante meno di cinquecento metri, che si stagliava unico e solo dopo il parcheggio.
Riuscivo a distinguere un suono di bassi provenire da li. Probabilmente era un qualche locale a tema, perché mentre mi avvicinavo, seguendo la fata turchina, presi a notare sempre più gente accalcata in gruppi prima della fila vera e propria che culminava sulla scalinata precedendo l'entrata.
In alto, scritto a caratteri corsivi a neon svettava il nome del locale notturno; - ...Afterdark?

- non dirmi che lo conosci

Con le mani in tasca fissai un po' la gente intorno a me evitando di rispondere l'ovvietà che non fossi mai stato li prima d'ora; il genere ricordava un po' il Mucca Assassina, bande di tizi strani se ne stavano in branchi a fumare e parlare. Ragazzi e ragazze si equivalevano di numero e per lo più vestivano di nero. Gambe scosciate, minigonne, calze strappate, borchie, capigliature assurde e stronzate del genere, mi convinsero sempre più di star entrando dentro un covo di coglioni proprio come quello che avevo davanti; - seguimi, sei con i VIP stasera, saltiamo la fila...

VIP? Che culo, pensai scuotendo la testa, mentre la musica si faceva sempre più pressante e il chiasso aumentava ad ogni passo. Salimmo le scale, squadrati da chi invece aveva davanti a sé ancora tanto tempo in coda e dopo che Andrea ebbe fatto un cenno ai due ENORMI buttafuori di colore, uno di loro, con una bruttissima cicatrice in mezzo alla faccia, tolse la catena che bloccava la via e ci lasciò entrare.



Oltrepassato l'ingresso, attraversammo un lungo corridoio illuminato soltanto da neon UV, passando in mezzo a diverse coppie di ragazzi intente a baciarsi e fare roba, poi salimmo ancora una breve rampa e si aprì a me una bolgia umana come mai ne avevo viste.
Pugni alzati e intenti ad urlare le note distopiche di una singola postazione DJ al centro di un'arena circolare, centinaia di ragazzi ballavano su delle note che trovai semplicemente impossibili da seguire. Sembrava più un raduno di pazzi esaltati più che una discoteca e le miriadi di luci e specchi sulle pareti nere, riflettevano continuamente laser ed effetti ottici che si infrangevano sulla coltre di fumo sparsa dalla macchina posta sul soffitto a cupola.
Restai impietrito a guardare in basso.
Eravamo rialzati di un piano rispetto tutti gli altri e la confusione era tale che dovetti reggermi un attimo alla ringhiera per un breve giramento di testa.
Era un Rave? Forse lo era, ma quel tizio allucinante che suonava e cantava in una gabbia innalzato sopra a tutti di almeno otto o nove metri, in qualche modo riuscì ad affascinarmi. Non riuscivo nemmeno a distinguerlo in mezzo alla nebbia colorata dalle luci stroboscopiche, ma la voce arrivava potente, carica di una rabbia impressionante. Fui afferrato per un polso e quando trovai Andrea a farmi cenno di seguirlo subito lo ritrassi facendolo ridere.
Scendemmo piano le scale, incrociando gente che andava e veniva; alcuni fermi alla circonferenza più esterna dell'arena e tra spinte e occhiatacce mi ritrovai immerso sempre più in quell'ordalia di anime impazzite.
Anche se faticai a non perderlo di vista, intruppare una ragazza ebbe come effetto quello di ritrovarmi le sue labbra piantate sulle mie, ed il suo sorriso ad incitarmi a scatenarmi. Aveva gli occhi completamente bianchi a causa di lenti a contatto colorate, capelli forse biondi rasati ai lati e tirati all'indietro, con addosso degli inutili shorts ed un reggiseno in lattice. La spostai e ne spostai altre simili durante tutto il tragitto, nonché ragazzi, che era evidente non si facessero problemi a toccare e provare a fermarmi. Ero sul punto di iniziare una rissa clamorosa, ma ancora una volta, la mia guida comparve da dietro e mi spinse bruscamente verso un uscita laterale, aprendola con la suola dello stivale.
La musica era ancora fortissima e rimbombava in quel nuovo ambiente del tutto simile ai precedenti, ma per lo meno dotato di una parvenza di illuminazione; - ti piace?

- è una vera merda...

- si, sono d'accordo

Pensavo di farlo incazzare dicendo così, invece fu più furbo e alzò le spalle continuando a camminare verso un nuovo corridoio; - quelli vengono qui per cercare quello che cercano tutti gli altri. Il fatto di vestirsi a quel modo secondo le loro teste li fa sembrare diversi... sciocco no?

- ...

- però, ogni tanto tra loro si trova qualche diamante grezzo alla ricerca di qualcosa che conti davvero e a noi questo interessa

Entrambi avevamo le mani in tasca e entrambi osservammo un gruppo di tre ragazze camminare nella direzione contraria. Ci squadrarono, prima a lui, poi a me e tirarono dritte; - noi?

- io, noi, loro... che importa? Siamo tutti qui per la testa cosa

- la vuoi piantare di darti tante arie? Mi dai sui nervi...

Entrammo in un'altra porta tagliafuoco, dietro la quale c'erano due rampe di scale, una conduceva verso un piano in alto, l'altra proseguiva in basso. Indovinate quale prendemmo?
Scalino dopo scalino, con le luci industriali ad accompagnarci e il sottofondo di quel concerto alle spalle, scendemmo di due piani. Faceva più freddo li sotto e lo spazio era assai ridotto, finché non comparve davanti a noi un'ultima porta metallica con una luce rossa accesa sopra; - che c'è li dietro?

- quello che volevo farti vedere mi sembra ovvio...

- centra con Marzia?

- potremmo quasi dire che li dentro c'è mia sorella...

Ebbi una strana sensazione nel guardarlo negli occhi, ed un brivido mi freddò la schiena. In realtà volevo solo andarmene, trovare Mirco e scappare a gambe levate e tornare con tutti gli amici che avevo per sfondarlo di botte. Ma ormai ero li e quando dopo aver suonato un campanello si aprì uno spioncino, la serratura scattò e fui libero di seguirlo oltre la soglia; - ben venuto nel mio mondo...

Quasi stentai a capire dove cazzo fossi finito.
Qualcuno di grosso richiuse la porta dietro le mie spalle, ma io quasi non me ne accorsi, mentre i miei occhi cercavano di abituarsi a quella luce rossastra che tingeva ogni cosa di un cupo cremisi artificiale. Era una stanza enorme, una sorta di atrio comunicante con altre sale più piccole e diversi corridoi si snodavano in sentieri sempre più cupi. Notai altre scale scendere verso recessi su cui cercai di non soffermarmi, perché le urla che provenivano già a quel piano riuscivano di poco a sovrastare la musica Ambient che gli alto parlarti negli angoli sparavano a palla.
C'erano persone, tante, forse una decina, tutte donne, tutte praticamente nude.
Al centro della sala legato ad un dei pali metallico disponibili, era legato forse un uomo o comunque un ragazzo, che ormai esanime continuava ad essere frustato da una singola donna, la quale poi spargeva il sangue intriso sull'arma facendolo piovere sulla folla.
Le gambe mi cedettero un attimo, ed il respiro si bloccò quando una dopo l'altra quelle depravate si voltarono tutte verso di me e per la prima volta ringraziai Dio che Andrea fosse con me. Ad un suo cenno della mano infatti, quelle folli tornarono a massacrare a turni quel disgraziato; - c-che significa?

Balbettai non riuscendo a staccare gli occhi da quello scempio; la ferocia con cui quei demoni lo stavano torturando non era comprensibile, ma sui loro volti non c'era alcun compiacimento, neppure divertimento. Perché lo stavano facendo?
Una serie di lamenti attirò la mia attenzione verso le scale alla mia destra poco oltre Andrea. Qualcuno aveva implorato forse? Di certo non potevo essermi sbagliato, ma decifrare che il suono provenisse dalle scale era invece assai difficile, perché in quella cacofonia confusa, anche i pensieri facevano fatica ad essere recepiti; - seguimi...

Non mi ero neppure accorto di essere arrivato a toccare la parete con la schiena e al sollecito di Andrea mi mossi tenendomi sempre vicino alla parete fino a che non dovetti scendere ancora quelle maledette scale.
Era un incubo. Non riuscivo neanche a vedere bene dove mettere i piedi per colpa di quella luce così assurda, e ad ogni nuovo grido sobbalzavo come un bambino.
Quello che mi stava davanti invece, avreste dovuto vedere come si divertiva. Era calmissimo, padrone di sé fino in fondo e quando fummo al piano di sotto davanti ad un lungo corridoio, passammo davanti a numerose stanze senza porta, con solo una tendina di velluto nero a coprire cosa accadesse dietro.
Andrea era avanti a me di qualche metro; mi attardai un secondo nel riconoscere il pavimento bagnato da un qualche liquido oleoso, eppure l'odore che c'era nell'aria stranamente non era sgradevole. Ricordava un po' l'incenso, una miscela dolciastra abbastanza inusuale.
Una delle tendine si aprì proprio nel momento in cui decisi di ripartire e qualcuno si schiantò addosso a me, cadendo a terra e quasi trascinandomi con lui.
Era un uomo bassetto e grassottello con pochi capelli. I suoi occhi erano spaventati e mi guardava tremando. Era nudo e fu impossibile non notare i segni delle bruciature che qualcuno gli aveva fatto sul petto e sulla schiena, come pure e graffi che gli aprivano la pelle fino a farlo sanguinare.
Mi mossi per aiutarlo tendendo la mano, ma il polso fu stretto dolcemente da due mani inaspettate, che precedettero la comparsa di una ragazza non più grande di me, anch'essa completamente nuda e sporca di sangue.
Dopo aver bloccato la mia mano, lei si chinò sull'uomo in silenzio e salita sopra di lui per cavalcarlo lo baciò con passione riuscendo a calmarlo, poi si alzò, gli aprì la tendina e lui strisciò dentro sorridente.
MA CHE CAZZO STAVO GUARDANDO?! Indietreggiai dalla ragazza che neppure mi degnò di uno sguardo e con occhi stanchi rientrò dentro scomparendo alla vista; - a volte succede... chi viene qui, non sempre sa cosa vuole e ci mette un po' per capirlo

- siete dei pazzi! Avete rapito tutti quelli che stanno in questo mattatoio?!

- rapiti? Salti un po' troppo velocemente alle conclusioni ragazzo problematico...

Rise indicandomi di nuovo la via; - qui dentro quelli come noi possono essere se stessi, ma non abbiamo necessità di rapire nessuno, beh, non sempre almeno. Essi si offrono a noi spontaneamente

- s-spontaneamente?

- significa di loro iniziativa

Prendendomi per il culo, strinsi i denti cercando di guardarmi intorno per non perdermi qualora fossi dovuto scappare; - dov'è Mirco?

- è un ospite, trattato con tutti i riguardi non preoccuparti, lo vedrai presto è da questa parte

- cosa cazzo centra Marzia con questa roba? Ho capito che sai quello che fa oltre il proprio lavoro, pensi che mi importi sapere che è stata qui qualche volta?

In effetti un po' mi aveva spiazzato, ma avevo subito anche io qualcuna di quelle pratiche e potevo benissimo parare la coscienza dicendo che il fine giustificava i mezzi; - Marzia ha gestito questo posto per parecchio tempo, poi ha mollato... chissà perché

- gestiva questa merda? N-non ci credo

- sarebbe così strano? Sono sicuro tu ti sia chiesto dove è diventata quello che è oggi, dove ha appreso tutti quei segreti che ti piacciono tanto...

- quindi è qui che...

- ...no

Rise di nuovo. Mi stava solo confondendo ed era bravo nel farlo, facendomi fermare e sbottare sul perché diavolo lo stessi seguendo, proprio arrivando davanti un una porta metallica chiusa; - hai avuto il coraggio di sfidarmi apertamente e non mi era mai successo, ho pensato di premiarti mostrandoti l'anima di mia sorella e dietro quella porta potrai vederla in tutto il suo splendore... non sono solito fare regali, ma gradirei tu lo accettassi

Ora era serio. Alla luce rossastra del corridoio, distante da me qualche metro, metteva davvero i brividi e quel coraggio di cui parlava adesso facevo fatica a trovarlo, circondato da grida e lamenti; - vuoi vederla?

Volevo? Non sapevo che dire. Cosa diamine c'era dietro quella porta? Mi avrebbe fatto vedere l'anima di Marzia? Ma che senso aveva?
Feci un passo avanti trovando il suo sorriso più schifoso e quando girò la maniglia, tutto quello visto fino ad ora, venne cancellato da un nuovo livello di follia; - vieni entra, non ti succederà niente per il momento...

Alla sua spinta leggera non ebbi la forza per rispondere né con i pugni, né con le parole. Era una stanza di venti metri quadrati, completamente spoglia; l'oscurità regnava quasi incontrastata e solo al centro di essa spiccava una singola luce abbastanza forte, per lo meno di tipo normale; sotto di essa, tenuto legato per i polsi ad una vecchia sedia di legno massiccio, riconobbi Mirco completamente nudo, bendato e con in bocca qualcosa simile al morso che Marzia aveva usato con me diverse volte per non farmi parlare.
Non aveva segni di ferite o percosse, ma sembrava stesse dormendo e solo avvicinandomi con gli occhi sbarrati dallo stupore notai che fosse seduto su ciò che dalla sedia sporgeva proprio al centro sparendo dentro di lui. Il cazzo era legato alla base e nonostante tutto, restava dritto e pulsante, bagnato in maniera quasi eccessiva, con le vene ingrossate e le palle ormai scure. Perdeva saliva dalla bocca e lentamente colava sul petto magro e senza muscoli, dando ancora di più la sensazione di totale abbandono; - MIRCO?! Che cazzo gli hai fatto?!

Mi avvicinai a lui di corsa, ma dall'oscurità attorno a me qualcosa fendette l'aria legandosi alla mia caviglia tirando e facendomi cadere a terra. Non mi feci nulla, ma seguii con gli occhi quel lungo intreccio di cuoio annerito riconoscendo certamente una qualche frusta, tipo quella dei domatori e sentendo alcuni passi precedere la comparsa di una ragazza.
Mentre arrotolava quell'arma, ed io tornavo in piedi, mi fu concesso di guardarla in viso giunta sotto la luce. Era giovane, ma l'età non l'avrei saputa definire, forse a metà fra me e Andrea. Anche lei aveva i capelli rasati ai lati del cranio e teneva la chioma divisa in una riga precisa che scendeva invece più lunga ai lati del viso magro e sottile.
Quasi non aveva sopraccigli, niente trucco, se non un po' di ombretto sulla fine degli occhi e vestiva da maschio; bermuda mimetici, anfibi, una maglietta a righe nere e bianche, ed un chiodo di pelle. Era magra, praticamente il seno era inesistente, ma in compenso quel toppino metteva in risalto degli addominali pronunciati, ed un sedere bello sodo; - lei è Risa e si è presa cura del tuo cucciolo da quando è arrivato, ha un debole per gli animali come lui sai? Ne ha sempre desiderato uno da crescere, ma non è stata fortunata fino ad oggi, gli sono morti tutti

- pezzo di merda, non gli avevi fatto niente eh?!

- eh? Mi prendi per un bugiardo? Io non mento mai, ragazzo problematico... io l'ho solo portato qui, le mie mani non si sono mai poggiate su di lui, neanche un secondo

Tornai a guardare quella tizia stramba. Aveva gettato a terra la frusta e ora se ne stava in silenzio vicino a Mirco con le mani in tasca; - Alessio, voglio che ora osservi... non so cosa tu abbia visto o subito con mia sorella, ma ti garantisco che quello non centra niente con lei, nel modo più assoluto

Non sapevo più cosa fare? Potevo partire e tentare di prenderlo a pugni, ma proprio mentre pensavo questo, la ragazza tirò fuori dalla tasca interna del giubbotto un coltello ricurvo e lo puntò alla gola di Mirco; - sei un po' troppo prevedibile oggi, picchiarmi non sarebbe una grande idea, perché ammesso e non concesso che tu ci riesca, ogni persona di questo posto ti darebbe la caccia per avere un pezzo di te e sono bravi, molto bravi, a strappare pezzi di carne posso giurartelo... senza contare che ammazzeresti questo cucciolo e faresti soffrire Risa. No, Ascolta quel poco di cervello che hai e stai buono, d'accordo?

Desistetti e sciolsi lo sguardo di sfida verso di lui sputando a terra; - ottimo! Adesso, lascerai che Risa ti mostri qualcosa...

- ...

- potrebbe anche piacerti infondo... se ti ho capito un pochino, sei più simile a me di quel che credi e la cosa mi esalta abbastanza! Vuoi sostituirmi, prendere il mio posto con Marzia, mi sta bene! Provaci! Ma ci sono dei requisiti da soddisfare e non uscirai da qui finché non li avrai ottenuti tutti...

- sei pazzo...

Sorrise scomparendo nel buio alle sue spalle andandosi a sedersi su un qualche rialzo o tavolo o sedia che ci fosse in quell'angolo, mentre io restai in piedi a fissare quella tipa dallo sguardo malato sbottonarsi i bermuda e rimanere senza veli dalla vita in giù.

-O-


Afterdark, diverse ore prima

Risa si sedette su quella sedia in direzione contraria a chi la occupava, in modo da avere il viso di Mirco proprio davanti al suo. In quelle ore che aveva potuto conoscerlo, lo aveva portato al suo limite in pochissimo tempo, grazie a quella predisposizione naturale all'asservimento. I feticisti, specialmente se giovani come in quel caso, erano una categoria semplice, e lui era ancora lontano dall'egocentrismo che invece aveva sempre trovato nei soggetti più adulti.
Dopo poche insistenze e senza ricorrere a violenze non necessarie, gli aveva estorto i suoi baci; baci privi di passione, baci che non trasmettevano alcun piacere, se non quello derivato dallo sfregamento delle labbra umide e della lingua che aveva occupato la sua bocca ore intere. Dopo aver messo al sicuro la possibilità che un qualsiasi orgasmo potesse complicare i suoi sforzi, lei lo aveva dominato con la bocca; semplicemente con quella era riuscita a provocargli le sperate contrazioni nel basso ventre, sinonimo di un lavoro ben fatto.
Si era dedicata poi al sedere. Morbido, puro, proprio la tipologia di carne che ci si aspetterebbe da una ragazza di buona famiglia e che le agevolò di molto l'opera lenta e continua di penetrazioni di ogni sorta di oggetto, sempre più grande, al fine di accogliere qualcosa che potesse premere in modo duraturo sugli organi interni del suo apparato.
Aveva fatto storie, tentò di sottrarsi, ma per tenerlo buono non dovette fare altro che metterlo in condizioni di pensare ad altro, ed infilare la sua faccia dentro gli anfibi sudati fu di certo un ottima trovata. Mentre faceva del suo meglio, prendendosi dimestichezza di quel corpo, fra gemiti e suppliche, Risa si domandò più volte per quale ragione Andrea l'avesse scomodata per quel servizio. Avrebbe potuto farlo fare a moltissime altre. Le quali probabilmente si sarebbero ammazzate fra loro pur di mettere le mani su quella cavia, invece il padrone della baracca l'aveva selezionata specificatamente, con la promessa che le avrebbe poi concesso un dono davvero particolare.
Cosa fosse, non era dato saperlo. L'unica fregatura era che non potesse usare la sua forza, né quella violenza con cui sarebbe arrivata allo stesso punto in metà del tempo.
Quando affondò la lingua in quello sfintere ormai dilatato e scese nell'intestino saggiando la carne ammorbidita, dovette riconoscere un certo piacere. Toccò con la lingua la prostata con forza sufficiente a farlo ansimare e sbavare sul pavimento, finché non fu in grado di comandare perfettamente il suo orgasmo, comunque prigioniero dei lacci stretti alla base del pene.
Gocciolava e pulsava di sangue rinchiuso nelle arterie, ma tutto era sotto controllo; poteva metterlo seduto sulla sedia. Si era scordata di bendarlo, il che avrebbe reso più semplice il convincerlo a farsi impalare sul fallo esposto al centro del piano. Quelle storie la fecero presto spazientire, ma il pugno che si era alzato per chiudergli la bocca si bloccò rammentando gli ordini ricevuti.
Con riluttanza lo tenne alzato davanti la sedia e scesa in ginocchio lo ingoiò facendolo strillare quel tanto da darle un minimo di soddisfazione. La fortuna di avere una lingua come la sua poteva avere diversi utilizzi, uno dei più semplici era proprio quello, correndo lungo quella carne indurita avvolgendo la testa del pene in quella sua spira umida e calda e poi con la punta aprire le labbra del sesso, penetrando sempre più a fondo.
La resistenza di Mirco durò qualche minuto, poco prima che gli spasmi dei suoi orgasmi tornassero a fargli scoppiare le vene e a quel punto, tra stupide richieste di pietà, fu infine spinto li sopra e lentamente lo accolse interamente.
Legò i polsi alla sedia e lo guardò contorcersi. Non era un brutto spettacolo dopo tutto. Ci fosse stata una donna sarebbe stato meglio, ma comunque non cambiava poi molto. Fosse dipeso da lei a quel punto avrebbe preso dei fili elettrici e dopo aver inserito aghi metallici nei punti di maggiore sensibilità, l'avrebbe lasciato qualche ora a godersi la corrente. Invece non poteva.
Con un nuovo sospiro andò nel buio e tornò con una sedia sulla quale si sedette a specchio con lui. Aveva paura, ma non riusciva a nascondere la sua vera anima. Si tolse di nuovo gli anfibi, stavolta entrambi assieme i calzini, poi allungò una gamba davanti alla faccia, ed attese quello che era ovvio sarebbe successo.
Il pene sobbalzò ed il naso finì in pezzo all'alluce e il secondo dito, assieme alle labbra che si poggiarono delicatamente sulla pianta. Era sudati, provati dalla giornata in quelle scarpe logore, ma ciò ampliò solamente l'espressione di piacere che si stampò sul viso di Mirco. Ad un primo piede si aggiunse presto il secondo e si alternarono in questo modo finché non ebbe le gambe stanche. Non gli permise mai di tirare fuori la lingua. Ogni volta che ci provava lei li allontanava costringendolo ad esporsi e quindi muovere il bacino occupato dall'oggetto. Soffriva, tentava di parlare, ma subito Risa glieli rimetteva davanti e tutto ricominciava daccapo.
Quando scese sul pene stringendolo fra i piedi, Mirco era già ad un passo da quel limite annunciato. Il suo lavoro era quasi finito e lentamente prese a masturbarlo lavandosi le estremità con quel fiume di umori trasparenti che il pene continuava a buttare fuori.
I vari orgasmi si susseguirono fino al punto in cui anche le lacrime finirono e restarono solo gemiti sommessi. Quando si alzò riponendo la sedia, Mirco era una mina pronta ad esplodere, ma non era ancora sufficiente; Andrea era stato chiaro, doveva renderlo suo, doveva fare in modo che quel ragazzino non potesse più pensare ad altro che a lei. Mai aveva ricercato una cosa simile, lei che a prescindere non avrebbe potuto apprezzare quel trattamento poiché interessata a tutt'altro; ma lo avrebbe fatto.
Quando un sms fece vibrare nel buio il suo cellulare, Risa riaprì gli occhi adagiata con il viso sulla spalla di Mirco. I loro sessi uniti in un immobile amplesso durato ore, terminò in quel momento, lasciando alzare la ragazza che guardò un attimo il suo lavoro. Mirco stava tremando, difficile dire da quando. I testicoli erano ritratti dentro la sacca in un estremo tentativo di poter mandare su quel seme ormai coagulato e non appena si staccò da lui, incurante del fallo prese a dimenarsi cercando di riaverla in qualche modo. Andò a leggere l'sms. Stavano arrivando e Andrea voleva sapere come procedeva la situazione.
Rispose telegrafica come sempre. Aveva caldo.
Si avvicinò di nuovo a quel corpo dalla mente sempre più persa e con poca voglia prese un anfibio e lo pose a distanza di qualche centimetro dal suo naso vedendo gli occhi spenti di Mirco illuminarsi un istante e tentare di annusare sporgendosi con la testa. Per lei, poteva bastare.

-O-



Restai testimone di una crudeltà di di gran lunga superiore a quella che avevo subito io da parte di Marzia. Quella puttana non aveva alcun rispetto per la salute di Mirco, lo vedevo chiaramente da come ignorava i segnali del suo corpo, proseguendo a scoparlo prima lentamente, poi veloce. Provai ad avvicinarmi, ma si girò puntando il coltello alla gola, nonostante lui strillava e dimenava la testa.
Lei lo abbracciò più forte e rincarò la dose leccandogli le labbra, le orecchie e il collo, graffiando leggermente il petto e schiacciando fra le dita i capezzoli.
Non volevo restare a guardare, ma non riuscivo a distogliere lo sguardo; - Risa...

Si fermò. Come il comando di un padrone indiscusso, dalle tenebre Andrea ricambiava il suo sguardo; - sii te stessa, non preoccuparti più

Te stessa? La risposta alla mia perplessità fu data quando sgranai gli occhi vedendola aprire la bocca e mordere la base del collo, facendo strillare Mirco di dolore. Il morso fu così forte che notai dei rivoli di sangue scendere sul petto e le unghie graffiare la schiena scavando la carne; - smettila! Bastarda di una troia giuro che...

- ti agiti per così poco? E quando la vedrai colpirlo con un bastone? O a pugni? Continuerai ad insultarla restando immobile a guardare? Ammettilo che è un bello spettacolo... lo vedo come la guardi

- c-che?

- non vorresti mai che ti fosse riservato un trattamento del genere, eppure provi piacere a vederlo fatto al tuo amico, queste sono le fondamenta della razza umana. Quanti di noi ridono nel vedere qualcuno farsi del male? Quanti si eccitano se un uomo o una donna vengono umiliati, picchiati o stuprati? Noi riusciamo a toccare quel granello di divinità che abbiamo dentro soltanto quando siamo in comunione con la nostra vera natura, noi siamo bestie, le peggiori che il creato ha finora partorito dalla sua mente perversa e tu sei esattamente questo...

Guardai quell'oscurità scosso in maniera profonda.
Era vero? Provavo eccitazione a guardare Mirco in quello stato? L'erezione che avevo nei jeans ne era una prova tangibile, ma potevano essere mille circostanze; la nudità della ragazza ad esempio! Scacciai quelle insinuazioni, ma un grido di Mirco, ed un nuovo morso di quel demonio, lo fece sanguinare da una spalla, mentre i testicoli cercavano di muoversi e contrarsi sotto di lei; - non c'è niente di male... tu sei soltanto più vero di tutta quella feccia che appesta il mondo la fuori. Hai riconosciuto mia sorella come padrona, hai sofferto, hai goduto del suo tempo e puoi capire perfettamente il perché se adesso dicessi a Risa di togliersi, quel ragazzino striscerebbe ai suoi piedi pur di averne ancora. Questo è esattamente il cuore di Marzia

- ...Marzia?

Uno schiocco delle dita fece si che Risa si alzasse da Mirco e dopo aver fatto un passo indietro, come un orrido presagio, lui tento di muoversi ignorando qualsiasi dolore, arrivando addirittura ad alzare e abbassare il bacino pur di sfiorare con la punta del pene il ventre dell'aguzzina; - no... Marzia non è come te. In ogni cosa che ha fatto a me, lei ha cercato di costruire qualcosa! Sapeva premiarmi, sapeva punirmi, ma tutto era improntato comunque in una crescita, non in una distruzione come quella zoccola sta facendo! Si ce l'ho con te! Ascoltami bene pezzo di merda, preferisco farlo morire piuttosto che lasciarlo vivere coi traumi che gli state facendo e giuro su Dio che appena metto le mani su di lei io...

Un battito di mani immotivato e fuori luogo prese l'attenzione anche di Risa che tornò a voltarsi anche lei verso il buio giù in fondo. Si mosse qualcosa e poi dei passi precedettero la ricomparsa di chi si era goduto quello spettacolo in disparte e nell'avvicinarsi scese la lampo della felpa fino ad arrivare ad un metro da me. Ci guardammo negli occhi, ognuno con una luce differente, ma entrambi consapevoli che un cenno dell'altro avrebbe fatto scattare quella lotta fra cani che tanto desiderava; - vuoi vedere cosa ha costruito mia sorella? Il suo più alto capolavoro?

Cercai di rimanere concentrato ed ignorarlo, ma quando lo vidi denudarsi lentamente e mostrarsi a torso nudo, persi quella maschera di serietà e lasciai spazio allo sgomento.
Se mi avessero detto che su un corpo umano potevano essere lasciate così tante tracce di violenza, avrei preso per assurdo l'argomento, ma fissando quelle cicatrici sovrapporsi quasi in ogni centimetri del petto, dell'addome, delle braccia, delle spalle, ed il reticolato geografico che compariva sulla schiena, non seppi più cosa dire.
Una ferita tra tutte mi lasciava perplesso, ed era una bruciatura sulla pelle poco sotto l'addome, nella parte destra del corpo e sembrava in modo spaventoso una lettera M, ed era davvero difficile sbagliarsi.
Anche Risa sembrò sorpresa. Forse non aveva mai visto Andrea nudo, anche se tra loro sembrava esserci molta intesa, fatto rimase che lui continuò a fissarmi facendo un passo avanti ed io uno indietro; - Marzia potrà dedicarsi qualche tempo con un suo giocattolo, potrà cambiarti la vita una settimana, un mese forse, ma a me ha dedicato la sua intera vita! Sono io la sua creazione migliore! E non c'è nulla che possa cambiare il passato...

Fece per allungare una mano verso di me, non so per fare cosa, ma io mi ritrassi disgustato, fissando quel corpo martoriato. No! Non poteva averlo fatto Marzia quello scempio! Perché accanirsi in quel modo? Non aveva senso e poi contro il suo stesso fratello. Marzia sapeva essere spaventosa a volte, ma non era una squilibrata, lei era bellissima, intelligente... gentile; - t-ti stai inventando cazzate! Tu non...

Si mosse così rapidamente che oltre a chiudere gli occhi non riuscii a fare. Mi arrivò uno schiaffo col dorso della mano da destra a sinistra e subito dopo venni afferrato per il collo e sbattuto contro la parete. Il cervello fu folgorato dal ricordo indelebile di quando Marzia mi aveva colpito davanti la libreria e quando tornai a guardare avanti trovai Andrea con il suo stesso identico sguardo; - io non mento mai: è una lezione semplice da apprendere quando hai una sorella come lei. E ora che hai capito, sai che per diventare come me, passeremo molto tempo insieme. Io non so costruire nulla è vero, ma in compenso... con queste mani posso distruggere chiunque

Stavo tremando sul serio?! Non riuscivo a staccarmi dal muro, né a muovere le braccia o le gambe, ero paralizzato; - per ora, l'osso rimane a me...

Ascoltai quell'ultima frase prima di sentire di nuovo il “click” dietro la sua schiena e vedere un aggeggio nero lucido estratto con rapidità e schiantato sul mio collo, prima che una scarica elettrica mi folgorasse e nel giro di un istante spegnesse i miei sensi.

Continua...
 
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xSightly
view post Posted on 9/10/2015, 14:24     +1   +1   -1




Sempre più intrigante.. Adoro questo racconto
 
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8Dark8
view post Posted on 12/10/2015, 19:19     +1   -1




DA TEPPISTA A SCHIAVO XII



- ok, io riprovo un'ultima volta e se quello scemo non mi risponde giuro che non cerco più!

Stesa sul letto, afferrai per l'ennesima volta il cellulare e spulciai fra le chiamate recenti trovando il numero di Mirco. Squillava.
Essere presa per il sedere da uno del primo anno, ma come ero finita così? Non si spiegava, ma forse un po' era anche colpa mia me. Magari lo avevo spaventato con tutte quelle domande quando siamo usciti, però mi era sembrato sincero quando gli avevo chiesto se volesse fare quelle cose con me qualche altra volta.
Chiusi la chiamata e tornai sdraiata a fissare il soffitto della mia stanza. La TV quella mattina mandava le solite scemenze di ogni sabato, ed io stavo perdendo ore di prezioso sonno per quello li. Angela, stai facendo pena a te stessa.
Una gamba fuori dal lenzuolo e una sotto. Una magliettina leggera e i soliti shorts. Fissavo il mio corpo e quello che sentivo lo conoscevo fin troppo bene.
Se le cose fossero andate come previsto, ieri me lo sarei portato a casa e qualche voglia l'avrei tolta, invece è da quando Alessio è stato qui che continuo solo a toccarmi quando ho un momento libero. Proprio come adesso.
Mi osservo il piede nudo che sporge un poco dal letto e ne muovo le dita per fare la stupida. Mi torna subito alla mente come Mirco se lo fosse attaccato alla faccia mentre mi scopava; la lingua che passava fra le dita e poi sulla pianta, era un misto di solletico e piacere che sembrava avere un filo diretto in mezzo alle gambe.
Era assurdo quello che mi aveva detto su sua zia. Quando a quella gelateria gli avevo detto se voleva provare ad annusare anche le mie di scarpe, c'è mancato poco che gli prendesse fuoco la faccia. Dio quanto era carino! Se avessi avuto un fratellino lo avrei voluto così; mingherlino, capello spettinato e quella faccia da sempliciotto.
Ecco che le fantasie corrono e devo fermarmi, ma non ci riesco. Ovvio che non potevo essere sua zia, ma se gli interessava il discorso potevo essere quel che voleva, una cugina più grande, una sorella maggiore, a me bastava che venisse qua a rifare quella cosa. Basta! C'era troppo entusiasmo nella mente e guarda come è finita! Io qui come la scema di turno a toccarmi mentre lo immagino col pisello fra i piedi. Già, perché non l'ho fatto l'ultima volta? Magari ero troppo sorpresa. Pensavo che avessi passato i cazzi di quanti erano stati con me dappertutto, ma i piedi proprio non ci avevo mai pensato. Ero curiosa di sentire com'era e non potevo.
Le dita passarono sotto l'intimo e iniziai a sentire davvero qualcosa. Toccai il clitoride per qualche minuto, poi esasperata tolsi tutto e restai mezza nuda a rigirarmi per mettermi dentro due dita, che presto divennero tre e poi quattro. Ero in ginocchio, piegata completamente in avanti e con la faccia affondata nelle coperte. Pensai ad Alessio, a quella scemenza che mi aveva detto sull'eccitarsi prendendo schiaffi e non appena figurai qualcosa del genere scoppiai in un orgasmo bellissimo ma che durò solo qualche istante, forse un minuto.
Ansimante restai così, sbavando un po' sul letto e subito mi prese l'esasperazione di come fossi ridotta. In quella settimana avevo sentito cose talmente assurde che ammetto mi avessero un po' lavato il cervello e alzandomi barcollante, feci scorrere davanti le immagini di chi potessi chiamare in sostituzione di quei due piantagrane; - Angela? Io sto uscendo posso entrare?

- UN ATTIMO!

Accidenti, era Sandra! Ma non poteva evitare di litigare col ragazzo gli ultimi giorni e lasciarmi l'appartamento ancora un po'? Figuriamoci! Afferrai al volo gli shorts e rossa in viso mi sistemai un attimo sedendomi in tempo per vederla entrare; - che stavi facendo?

- dormivo...

- ok... allora sicura non ti serve altro?

- no, vai tranquilla i soldi della spesa te li ho dati no?

- si, ma stasera cucini tu che io non ho voglia intesi?

Le feci un cenno sbadigliando per finta, coprendo la mano unta dei miei umori e la salutai restando sola. Avevo sempre trovato il mio profumo gradevole e non lo dicevo per vantarmi. Era dolciastro e mentre annusavo divertita la mano, scossi la testa dandoci un taglio, per poi andare in bagno e catapultarmi nella doccia.

Stavo asciugando i capelli quando improvvisamente ripensai al tono con cui Alessio mi aveva chiamato venerdì sera. C'era un inflessione strana, come se qualcosa non andasse e in sottofondo avevo sentito distintamente qualcun'altro parlare.
Perché mi aveva chiesto di Mirco? Lui che poi aveva sempre confermato quanto gli stesse antipatico. Mi sfuggiva qualcosa, dovevo togliermi quella brutta sensazione e ora che la mente era più fredda potevo pensare lucidamente, prendere il telefono dopo essere tornata in camera a vestirmi e fare il suo numero.
Staccato.
Lui aveva lezione il sabato, possibile che era rimasto a casa a dormire fino a tardi? Un mese fa l'avrei detto più che probabile, ma da quando era cambiato... insomma, sarebbe suonato strano anche a voi no?
Erano circa le undici. Tra rassettare e fare colazione feci diversi tentativi, ed ogni volta quel presentimento negativo aumentava un po' di più, arrivando a pranzo con praticamente zero appetito.
Alle 13:00 nessuno che non avesse fatto l'alba in giro per strada poteva essere ancora a letto e anche questo sapevo che non poteva più farlo. Mi domandai anche perché ci tenessi tanto. Magari aveva soltanto perso il cellulare o glielo avranno fregato... ma quei tentativi di rassicurarmi da sola finirono solo per agitarmi di più; - ...Angela se puoi stasera non uscire, va tutto bene però stattene a casa ok? Fallo per me, poi ti spiego

Non sarei uscita comunque venerdì, ero stanca. Ma Alessio non avrebbe detto quella cosa senza un motivo preciso, ed io non ero stupida fino a quel punto. Sembrava preoccupato, quasi spaventato a dire la verità e per quanto mi arrovellai il cervello non trovai nessun modo per poterlo rintracciare; - figlio di puttana che cazzo hai fatto?

No... era successo qualcosa. Ne ero certa. E mentre mi alzavo da tavola, pensai innervosita che non sapevo neppure dove Alessio abitasse di preciso. Anche volendo non potevo controllare se stava bene, nemmeno fossi la sua ragazza! Mi sentii stupida, ed ero combattuta sul fare la figura di quella sentimentale e mostrare magari sentimenti un po' troppo espliciti, oppure fregarmene e lasciar correre.
Guardando le lancette dell'orologio segnare le 13:48, alla fine presi una decisione. Infilai jeans e scarpe e mettendo a tacere la menefreghista che era in me, uscii di casa diretta nell'unico anello di congiunzione che conoscevo con Alessio.

-O-



Sto battendo sulla tastiera da stamattina, ed ho rifatto questa pratica cinque volte.
Ho pensato ingenuamente che il lavoro mi avrebbe distratto e invece qua ogni cosa mi ricorda quello stupido.
Sposto la tastiera e mi appoggio con il viso sulle braccia ancora una volta, come la bambina che sono. Ma stavolta non c'è niente di sbagliato nell'essere preoccupata, lo sarei per chiunque in questa situazione. Conosco mio fratello e conosco Alessio e tra i due so perfettamente chi potrebbe avere la meglio, sia psicologicamente che fisicamente; - beh, non sei più la padrona di un bel niente adesso e ti parlo come mi pare!

Anche le pulci hanno la voce a quanto pare.
Dicendo quella frase ha tentato di ferirmi in qualche modo, pensando a qualche legame che ancora mi teneva alla nostra condizione originale. Sciocco, ma uno sciocco che almeno ha saputo dimostrare carattere nell'aspettarmi li sotto finché non fossi scesa.
Quante cose ignorava. Sembrava aver superato persino il mio ultimo attacco e lo aveva fatto quasi a testa alta, in un lasso di tempo davvero lodevole. Credevo ne avrebbe risentito il suo carattere prima di tutto e l'abbassare la cresta di certo non gli avrebbe fatto male. Erano poche le probabilità di un inversione di rotta per la quale sarebbe tornato a sguazzare in quello stagno di inutilità nel quale l'avevo trovato.
Sembro serena di come sia andata...
Mi tirò su con la schiena e sospirando guardo fuori il sole alto di un pomeriggio appena iniziato e di nuovo rifletto togliendomi gli occhiali dal viso; - non sei più la padrona di nessuno, te l'ho già detto... ma se sistemo la faccenda spero seriamente che tu voglia tornare ad esserlo

Che buffo immaginare l'impossibile.
Andrea che per magia scompare dalla mia vita e con lui il mio intero passato. Poter ricominciare emotivamente, spezzare quella catena di dolore che ogni volta trascina giù la mia vita riportandomi daccapo. E tutto questo sarebbe giunto dal prode scudiero armato solo di una spada smussata e tanta voglia di stupirmi. Mi ritrovai a ridere in modo amaro, poggiando la testa allo schienale della poltroncina, chiudendo gli occhi.
Andrea non sarebbe scomparso e al massimo potevo sperare che Alessio non si cacciasse in qualche situazione dalla quale sarebbe stato difficile uscire. Qualcun'altra al mio posto forse l'avrebbe fermato, avrebbe chiamato l'ennesima volta la polizia, per dire cosa? Di tenere d'occhio qualcuno che non aveva neppure una fissa dimora? Se però le cose fossero andate male... cosa avrei fatto in quel caso?
Non feci nulla due anni fa, non avrei fatto nulla neppure stavolta.
Che pessima sensazione. Lo stomaco si è stretto improvvisamente. Il corpo è sempre più onesto dei sentimenti è proprio vero.
Potevo meritarmi di credere che un incontro fra quei due potesse risolvere qualcosa? Quello che avevo detto ad Alessio era vero, Andrea non poteva essere curato con metodi convenzionali. Quella domenica provai a dedicarmi a lui, cucinare, parlare e stare del tempo insieme, leggendo nei suoi occhi l'unico vero desiderio che non potevo e non volevo assolvere.
Aveva finto sorrisi, aveva finto benessere, ma il suo linguaggio del corpo tradiva il nervosismo dello starmi accanto, il bramare ciecamente quanto aveva sempre ricercato in ogni sua conoscenza. Quando giunse la sera di quel giorno, invero mi trovai sollevata a restare sola. Questo perché ogni volta che lo guardavo, leggevo nei suoi occhi la stessa paura e lo stessa speranza di quando eravamo bambini; dell'essere per me lo strumento per provare qualcosa.
Alzai gli occhi verso l'ingresso dopo aver sentito il citofono suonare. Provai un battito in più, abbastanza certa che fosse Alessio che veniva ad informarmi di un suo strampalato piano per aiutarmi e che io puntualmente avrei bocciato.
Attesi seduta, scacciando quel frivolo disagio e quando finalmente, dopo diversi minuti, trillò il campanello, non seppi restare al mio posto come al solito, andando ad aprire con passo sostenuto.
Immaginerete la mia sorpresa quando alla luce dell'ingresso, sull'uscio mi trovai davanti una ragazzina bionda con la frangetta. Mi arrivava all'altezza del seno, le mani dietro la schiena, lo sguardo altrettanto sorpreso intento a squadrarmi e nel complesso assai graziosa.

-O-



Accidenti, ora capivo perché Alessio stava appresso a questa tizia.
Sandalo con tacco dodici, niente calze, minigonna dai toni scuri e camicia bianca scollata, ed un fisico praticamente perfetto, tanto che rimasi come una stupida senza sapere che dire. Ci avevo messo un casino a ritrovare il palazzo giusto, leggendomi tutte le targhe in ottone di tutti gli interni e in quel maledetto quartiere sembrava ci lavorassero soltanto avvocati e medici!
Infine l'avevo trovata, l'unica targa con su scritto Marzia e che recitava inciso il mestiere di psicologa, insomma, quante altre potevano essercene? Continuai a fissarle quel viso sottile e delicato, ma anche quegli occhi di ghiaccio che continuavano a scrutarmi, certamente domandandosi cosa cavolo volessi. Il fatto era che anche la sua statura mi metteva un po' soggezione, era altissima con quei tacchi, praticamente quasi quanto Alessio; - posso aiutarti?

- s-si... sto cercando Marzia

Mi uscì una specie di miagolio da vera idiota e cercai di schiarire la gola, vedendola alzare un sopracciglio con fare dubbioso; - sono io, ma oggi lo studio è chiuso come scritto sugli orari...

Fece per rientrare in modo anche abbastanza scortese e subito mi si sciolse la lingua; - senti non è che per caso sai dov'è Alessio?

Si bloccò all'istante e tornò a guardarmi con attenzione; - m-mi chiamo Angela, scusami se mi presento qui, ma non sapevo a chi altro rivolgermi, sono un'amica di Alessio, non so se ti ha parlato...

- lo ha fatto. Più volte

Cavolo. Potevo mettermi un giacchetto per il gelo che mi arrivò da quella voce, dico sul serio; - molto piacere allora... come ti dicevo da ieri non riesco a rintracciarlo, non so dove abita e lo so che è sciocco ma ho un brutto presentimento e...

- entra

Oh ma lo faceva apposta a interrompermi? Si scostò leggermente dall'entrata e mestamente le passai davanti continuando ad osservarla richiudere la porta. Era davvero bellissima. Associandola a qualcuno, forse mi venne naturale farlo con la protagonista del film “Il Diavolo veste Prada” non so se avete presente, la tipa che inizia da sfigata e poi si trasforma in quel strafiga sempre in tiro e che fa carriera. Ecco, mi sembrava di avercela davanti, solamente che Marzia era con gli occhi azzurri.
Restò davanti alla porta, mani sui fianchi; - gradisci qualcosa da bere?

Prese a camminare verso quello che poi scoprì essere un bellissimo salotto. Era un ambiente davvero bello e subito inquadrai il divano dove Alessio sicuramente stava durante le loro sedute, la poltrona dove stava lei e la libreria davanti la quale era stato schiaffeggiato; - non hai capito?

- ah! Si scusa, stavo...

- pensando? A cosa?

- e-ecco io...

Ma che mi prendeva accidenti? Io ero li per sapere di Alessio, non per fantasticare come al mio solito, anche se era davvero difficile con lei poggiata col sedere al fianco della poltrona a fissarmi; - ho l'impressione che tu sappia un gran numero di cose sul mio conto...

- potrei dire lo stesso...

Sorrisi, lei anche; - cosa ti ha fatto preoccupare tanto da venire qui da me?

- ieri sera ho ricevuto una telefonata molto strana da parte di Alessio. Era parecchio agitato e mi ha chiesto di Mirco, un ragazzo che...

- so chi è, vai avanti

- ...dovevo vedermi con questo ragazzo ieri pomeriggio, ma non si è presentato ed era una cosa un po' strana conoscendolo. A quel punto Alessio si è sicuramente girato a parlare con qualcuno e non era un amico ne sono certa! Da allora non l'ho più sentito e sto provando da ieri a chiamare sia lui che Mirco ma non rispondono

Se prima avevo la sua attenzione adesso ero certa di averla sorpresa, poiché alzando i sopraccigli subito si spostò verso la scrivania vicino le finestre del salottino. Prese il cellulare e compose un numero già in memoria, lasciandomi da sola vicino verso il divano;

si, sono io buongiorno, spero di non disturbarla. La ringrazio. Ero rimasta d'accordo con Alessio in un certo modo, ma sto provando a chiamarlo da parecchio, ha per caso dimenticato il telefono a casa? Capisco. Non è rientrato da ieri... e questo messaggio di avviso quando l'ha ricevuto? D'accordo, ho capito, la ringrazio di nuovo della disponibilità. Arrivederci



Quando poggiò il cellulare davanti al PC, la sua espressione mi parve contrariata; - chi era?

- suo padre, il padre di Alessio

- ah! E che ha detto?!

Non mi rispose. Continuava a guardare fisso davanti a lei mettendomi sempre più agitazione. Feci per chiederlo di nuovo, ma mi precedette; - è da ieri che non lo vede. Non è rientrato a casa stanotte. Ha inviato un sms per avvertire che sarebbe rimasto fuori e basta...

Aveva avvertito? Allora andava tutto bene? Avevo fatto solo la figura della scema a preoccuparmi? Beh, sinceramente non ne ero pentita, avevo conosciuto la famosa psicologa con lo schiaffo facile, anche se a vederla così sembrava più che normale; - mi sono agitata per nulla e sono piombata qui senza avvertire, mi prenderai per una stupida... scusami

Incrociò le braccia, ignorando le mie parole. Non che mi fregasse più di tanto, però iniziava a darmi un po' fastidio essere trattata a quel modo, praticamente non esistevo; “ho capito, ce l'hai con me per aver fatto quelle cose con Alessio... sono venuta qui solo perché temevo gli fosse successo qualcosa, non per altro, vado via subito”.

- è più che plausibile che qualcosa gli sia accaduto

Mi fermai dopo aver fatto qualche passo verso l'ingresso; - la tua chiamata, quando l'hai ricevuta?

- mi ha chiamato intorno alle 9 e mezza credo...

- anche suo padre ha ricevuto in quell'orario il suo messaggio. Facendo due più due mi sembra abbastanza ovvio che non si sia andato a divertire con gli amici...

Altrimenti lo avrebbe riempito di botte, aggiunsi io senza ironia. Prendendo atto che una nuova agitazione mi stava facendo tornare davanti a lei; - oddio, che stai dicendo?! Che può essere successo?

- ...

- se sai qualcosa dimmelo avanti!

Mi guardava fissa negli occhi e picchiettava le dita sul braccio con fare nervoso, poi improvvisamente il silenzio fu interrotto dal classico suono di un messaggio, che fece girare entrambe verso la sua scrivania; - è lui?!

Domandai frettolosamente, ma non la seguii andare a prendere il telefono, almeno finché la sua espressione seria non venne distrutta quasi dallo sconcerto; - Marzia?

- ...

Osservava il display e restava zitta. Non so se fosse un'immagine o un testo, ma ci stava mettendo tanto, troppo per non spaventarmi e quando gettò il telefono sulla scrivania la guardai con stupore perdere la sua aria serafica e sedersi di scatto sulla poltroncina, portandosi una mano sulla bocca; - s-senti mi stai un po' spaventando...

- credevo non sarebbe successo di nuovo... ci avevo voluto credere nonostante la testa mi diceva quanto fosse ovvio

Prese a parlare da sola. Era evidente che la cosa che aveva visto o letto l'avesse colpita e ora morivo dalla voglia di sapere che cavolo stava succedendo; - spiegami tutto per favore, non ci sto capendo niente, vedo solo te li seduta che parli...

- è colpa mia sai? Indirettamente e direttamente quello che gli è successo è solo e soltanto colpa mia. Se non avessi esagerato con lui, se non lo avessi lasciato attaccare a me, se fossi rimasta me stessa invece di farmi trasportare ogni volta, adesso io non mi sentirei così...

- tu non ti...eh? Marzia, ma chi se ne frega di te?! Dimmi che cazzo è successo ad Alessio una buona volta!

Oddio, le avevo davvero sbroccato in quel modo?! Non la conoscevo affatto e l'avevo offesa e se ora mi avesse sbattuto la porta in faccia?! Invece Marzia restò in silenzio, poggiandosi sulla scrivania coi gomiti quasi non mi avesse nemmeno sentita; - vattene a casa...

- c-come?

- esci da questo ufficio e non farti più rivedere

Accidenti, l'avevo fatta incazzare; - a-aspetta, ti chiedo scusa, ho risposto d'istinto

- Alessio è con qualcuno con cui nessuno può parlare, non saprei cosa fare nemmeno volendo

Sapeva con chi stava Alessio? Ma perché faceva così? Non riuscivo più a capire se la cosa gli importasse oppure no; - vedo che la cosa ti ha sconvolto eh... ma te ne frega qualcosa di lui almeno?

- ...dovrebbe?

Restai attonita, vedendola alzarsi lentamente con occhi diversi, occhi che fino a quel momento non avevo notato, occhi vuoti, forse stanchi e io me ne stavo li a stringere i denti come la scema che ero anziché mandarla a quel paese; - dove si trova?

- in un posto chiamato Afterdark...

L'After? Che strano, conoscevo quel nome, ci andava spesso un tipo con cui ero uscita circa un annetto fa; a sentir lui era il posto dei sogni se volevi sballarti e provare qualsiasi cosa; - dimmi solo se è stato rapito o qualcosa del genere...

- ...si

Ebbi una fitta nel petto, più per vedere quel menefreghismo eccezionale che per lo choc di quella rivelazione; - perfetto. Io chiamo la polizia, tu fa come ti pare tanto vedo che ci riesci benissimo...

- non puoi”

- cosa? Ma tu da che parte stai?!

- se chiamassi le forze dell'ordine non rivedresti più Alessio... è semplice da capire no?

Prese il cellulare abbandonato contro alcune cartelline e camminò fino a portarmelo, lasciandolo nella mia mano;

il cavaliere che hai mandato contro di me è caduto da cavallo. Vuoi fare da spettatrice alla sua sconfitta? Certo che non vuoi, io ti conosco. Avverti la polizia e prima di finire in galera lo apro in due come un maiale. Non sei venuta due anni fa facendo impazzire di dolore quel poveraccio, mi aspetto di vedere il cuore di questo ragazzo problematico spaccarsi in mille pezzi. Ciao Marzia



Quando terminai di leggere quell'orrore, quasi mi cadde dalle mani il cellulare, restituendolo sgomenta alla sua proprietaria che socchiuse gli occhi; - c-che facciamo?! Dobbiamo aiutarlo, forse con lui c'è anche Mirco!

- vai a casa ora

Feci un passo indietro più per il disgusto che per altro; - n-non vuoi fare nulla per lui?

- ...

- Alessio non faceva che parlare di te! Gli piacevi cazzo! E' cambiato come mai ho visto cambiare qualcuno in vita mia per te e grazie a te e ora che ha davvero bisogno lo lasci nella merda?! Chi farebbe una cosa del genere?!

- ...io

Lasciò scivolare la mano con cui si teneva un fianco e si sedette sul divano davanti a me, accavallando le gambe; - io non ho obblighi verso di lui. Quando è venuto da me gli ho detto fin da subito chi ero, cosa facevo e come lo facevo. Questa situazione non sarebbe mai accaduta se mi avesse lasciato interrompere ogni cosa, invece di fare l'eroe per aiutarmi. Io non nutro alcun obbligo verso nessuno...

Misi le mani in tasca e mi avviai. Non potevo sopportare un simile ragionamento, ma anche se mi sforzai, sotto l'arco dell'ingresso dovetti voltarmi un'ultima volta; - io non so un bel niente di cosa volesse fare per te, ma già il fatto stesso che ci abbia provato merita da parte di chiunque rispetto, specialmente da parte tua! Andrò li, ma quando l'avrò trovato, a costo di farmi odiare per tutta la vita farò in modo che lui non abbia più niente a che fare con te! Perché tu non te lo meriti proprio uno così...

Dall'agitazione mi vennero gli occhi lucidi. Ero così arrabbiata che le avrei tirato una scarpa, ma non ebbi il coraggio. Scappai verso la porta ed aprendola scomparvi dalla sua vista odiandola come mai mi era capitato con qualcuno.

-O-



- Non sbattere la porta... come non detto

Era uscita dall'ufficio come una furia. Però, c'era da dire che aveva un bel carattere quella ragazzina. Finalmente un po' di quiete.
Poggiò maggiormente la testa sullo schienale del divano, ma non mi rilasso, non ci riesco. Sento i muscoli delle spalle e del collo che sono contratti dal nervoso, eppure cerco di godermi ugualmente il silenzio.
Io non avevo obblighi e poi per cosa? Per uno stupido ragazzino con una cotta? Lo avevo avvisato in tutti i modi di non mettersi contro Andrea, lo avevo fatto e rifatto, ed ero stata ignorata. Avevo fatto anche più di ciò che dovevo, invitandolo persino a casa pur di farlo desistere, giocando sull'emotività del momento, ma non c'era stato verso. Era un treno in corsa lanciato sulle rotaie, ma purtroppo per lui queste conducevano soltanto in un dirupo.
Strinsi le mani un attimo, rilassandole subito dopo. Sono fredde.
Chiudendo gli occhi potevo quasi vederla. Un bagliore, una fievole candela immersa nel buio. Un mio desiderio, forse uno degli ultimi che ancora osavo tenere in vita. A differenza degli altri, questo non era mai stato spento da niente e nessuno. Il poter essere diversa.
Pensai a quella ragazza che aveva urlato quelle scemenze prima di uscire. I suoi occhi erano così pieni di rabbia, ogni suo gesto sapeva esprimerla con sincerità liberando i suoi sentimenti di un qualcosa in bilico tra affetto e amore verso Alessio.
Io non riuscivo a provarlo e non ci sarei mai riuscita. In me c'era qualcosa che si era rotto molti anni prima, come un vecchio orologio crocifisso alla parete, costretto a segnare sempre la stessa ora.
Quella speranza che avevo emise un timido brillio, mostrandomi alcuni dei momenti passati con Alessio, alcuni pessimi, altri anche peggiori e altri gradevoli... poi ce n'era uno invece, che purtroppo riuscì a strappare al buio che avevo dentro una porzione dell'anima. Era sciocco, senza alcun senso concreto, ma solo il suo sorriso mentre assaggiava il primo morso della crostata che avevo fatto per lui.
Apro gli occhi chinandomi avanti, lasciando che i capelli scendano pesanti ai lati del viso e sulle spalle. Rivivo anche con gli occhi aperti quella voglia di essere apprezzata per qualcosa di differente, di semplice, quasi ridicolo. I suoi apprezzamenti sono goffi, potrebbero quasi irritarmi, invece non lo fanno e anzi continuano a mettermi a disagio, spingendomi a sedermi al suo fianco e poco a poco rilassarmi.
Quella ragazzina si farà ammazzare in quel posto.
D'accordo. E' la mia attenzione che hai provato tutti questi anni ad attirare Andrea e posso concedertela un'ultima volta; dopodiché, finiremo le nostre storie proprio come sono iniziare, liberando il mondo dai suoi avanzi.

-O-



Brutta stronza! Non potevo ancora crederci e mentre scendevo le scale del suo palazzo non riuscivo a togliermi quel senso di oppressione provato con lei. Era stata brava a far cambiare Alessio? Boh, sinceramente non lo sapevo più. Lui stava bene anche prima del suo intervento, magari ignorava alcune cose, ma se ora rischiava la vita per colpa sua era ovvio farsi quella domanda!
Ferma sullo spiazzo davanti al marciapiede con alle spalle il pesante portone, presi il cellulare cercando l'indirizzo preciso del locale, per poi trasferirlo sul GPS e scoprire che distava più o meno quanto quel viaggetto improvvisato con Alessio a Velletri.
Quando feci un passo avanti in direzione della fermata dell'autobus, mi sentii afferrare per il cappuccio della felpa, girandomi all'istante, inciampando e finendo con la faccia in mezzo a due tette perfette.
Oddio che figura di merda?! Era lei! Era scesa dall'ufficio! Mi scansai immediatamente scusandomi più e più volte, ma lei non ci badò neppure. Indossò un paio di occhiali da sole dall'aria costosa e mi disse semplicemente di seguirla; - a-aspetta, dove stiamo andando?!

- a tirare fuori dai guai Alessio

- ma tu hai detto...

- lo so cosa ho detto. Ora sta zitta. La macchina non è distante

Ero dietro di lei che camminava con un passo andante che dovetti in qualche modo raggiungere per non essere lasciata indietro. Cosa le aveva fatto cambiare idea? Non importava, ero davvero felice di non andarci da sola e l'unica soluzione che mi era venuta in mente prima di vederla era stata quella di chiamare qualche amico. Ma chi avrebbe risposto? Poi di sabato! Dovevano tutti prepararsi per la sera; - puoi andare più veloce?

Scacciai quei pensieri stupidi e imbronciata cercai di fare falcate ancora più rapide, solo per poi arrestarmi vedendola tirare fuori dalla borsa un mazzo di chiavi, ed accedere le luci di una stupenda auto parcheggiata all'angolo di una traversa.
Era una Mercedes nera decapottabile, ora con il tettuccio alzato e restai un attimo ad ammirarla perché era davvero una macchina bellissima, con tutto che a me non fregava niente di auto. Mi fece segno di entrare, accomodandosi per prima sul sedile del guidatore e dopo un attimo di esitazione aprii lo sportello; - grazie...

- mettiti la cintura e reggiti, dobbiamo arrivare li e tirarlo fuori prima del tramonto

Cercai di chiedere il motivo, ma dopo aver premuto il tasto dell'accensione, Marzia partì a razzo facendo sterzare bruscamente una macchina che arrivava nella direzione contraria. Fui sbattuta sullo sportello, mentre lei tagliava follemente l'intero incrocio, arrivando nella corsia prescelta; - ahi! Ho sbattuto la testa! Guidi come i pazzi accidenti!

Ingranò una nuova marcia e premette di più sull'acceleratore, schivando di pochissimo alcune auto davanti a lei, che dopo pochi secondi furono sullo specchietto retrovisore a imprecargli contro; - non servirà a niente correre se poi ci ammazziamo per arrivare...

Constatai tenendomi alla maniglia sopra il sedile, dopo l'ennesimo sorpasso ed il passare col rosso appena scattato ad un semaforo; - non so chi troveremo ad aspettarci, so solo che oggi è il giorno peggiore che poteva scegliere per finire li dentro...

- p-perché? E' solo una discoteca...

- quella è soltanto la faccia di copertura dell'Afterdark, un modo per unire affari e interessi. Si, in alcuni giorni e nei fine settimana molti ragazzi vanno li a ballare, ma quello che avviene sotto nei sotterranei non potrebbe essere più distante...

Giungemmo all'imbocco dell'autostrada e mi guardai intorno nell'abitacolo immacolato. La mia macchina sembrava quella di una bambina di tre anni, con peluche e scemenze varie attaccate ovunque, invece li non c'era un grammo di polvere, né CD per la musica, né pennette USB volanti, non un cuscino o un insignificante porta fortuna allo specchietto, sembrava più un auto aziendale ed era abbastanza triste secondo me; - perché Alessio e Mirco sono stati portati li?

- non posso esserne sicura, ma il tuo amico credo sia stato usato come ostaggio qualora Alessio si fosse rifiutato di seguirlo

Volevo sapere di chi diamine stava parlando. Mi mancava il soggetto di tutta quella storia; - ti basta sapere che è una persona con gravi problemi, instabile e pericolosa

- gli avrà fatto del male? Oh no...

Continuò a guardare fisso la strada. Si vedeva che stava pensando a qualcosa che le occupava la mente; - posso chiederti una cosa?

- no

No? Mi aspettavo un silenzio assenso o una risposta affermativa, invece mi spiazzò chiudendomi la bocca. Ero contenta fosse venuta con me e mi stesse accompagnando, ma volevo almeno capire chi fossero i cattivi, però me ne restai zitta lasciandola in pace.
Fu un viaggio terribile, mai avuta tanta paura e soprattutto disagio. Marzia non aprì più bocca, almeno fino a quando non tirò il freno a mano e spense la macchina togliendo la cintura; - dammi il tuo numero...

- c-cosa? Perché?

- fallo e basta

Dio che nervi che faceva venire! Elencai i numeri con faccia nervosa e se li salvò uscendo dall'auto, ma quando anche io tentai di farlo mi gelò; - resta in macchina, se non ricevi alcuna chiamata prima della sera chiama la polizia

- COSA? Io non resto qui!

Mi guardò male, anzi malissimo, ma non me ne fregava proprio niente e chiudendo lo sportello la raggiunsi; - che c'è? Vuoi picchiare anche me perché non faccio quello che dici?

La guardai sfida, ma avevo anche un po' paura perché sapevo dai racconti di Alessio quanto Marzia fosse imprevedibile. Sembrò lievemente sorpresa, scuotendo poi la testa e riprendendo a camminare verso l'edificio che ci stava proprio di fronte dopo un lungo tratto di viale deserto. L'avevo convinta? Era stato semplice dopotutto; - c-che facciamo allora?

- chiusi la bocca tanto per cominciare, da quando saremo dentro fiata il meno possibile

- ok...

Ci rimasi un po' male e continuai a seguirla in silenzio fino a superare la breve scalinata che precedeva l'entrata del locale, ovviamente chiuso; - e ora?

Parlai con un filo di voce, ma lei tirò fuori dalla borsa un piccolo mazzo di chiavi e davanti al mio sguardo basito aprì le varie serrature. Come poteva essere?! Aveva le chiavi di quel locale? Cosa mi stava tenendo nascosto?
Fece segno di entrare e subito richiuse delicatamente, trovandomi abbastanza perplessa a fissarla; - potresti spiegarmi perché hai le chiavi del posto dove dici che sono stati rapiti quei due!

Sussurrai, ma l'agitazione era tale che mi espressi quasi avessi un attacco di panico; - qualche tempo fa ho gestito una parte di questo posto...

- quale parte?

- quella che non vorresti mai vedere

Mi camminò davanti spargendo il suo profumo come un qualche agente segreto dei film, ma quando restai sola mi sbrigai a raggiungerla accodandomi per la paura. Mi ero suggestionata al punto che guardavo con sospetto qualsiasi cosa, dal guardaroba, alle lampade a neon dalle forme più strane che si incontravano per tutto quel corridoio dipinto di nero. Spinse le porte alla fine, ed entrò per prima in un'enorme stanza circolare con una piattaforma al centro. Il sole filtrava dai vetri del soffitto a volta e quel silenzio che ci aveva seguiti fin li iniziava ad essere davvero pesante; - mi dici tu quando posso avere paura

- ...si

La mia battuta per sdrammatizzare evidentemente fu presa sul serio e la cosa mi lasciò un brivido lungo la schiena, seguendola scendere le scalette e toccare il piano sottostante, poi da li dirigersi con sicurezza verso una delle uscite laterali chiuse anch'esse a chiave.
Nuovo giro di mazzo e nuova serratura aperta senza difficoltà, ritrovandosi in un altro corridoio praticamente al buio completo. Non sapendo come muovermi, ascoltai i tacchi di Marzia allontanarsi sempre di più sparendo in quell'oscurità, poi non sentii più niente. Ebbi un nodo alla gola e non riuscii nemmeno a chiamarla per paura di fare rumore e avvertire qualcuno della nostra presenza. Mossi un passo indietro tornando nel piccolo alone di luce che la porta alle mie spalle emanava e quasi mi si fermò il cuore quando venni presa per mano e trascinata con poco garbo da lei; - ma in che guaio mi ero messa accidenti! E se questa pazza era d'accordo con il rapimento? Oh no, mi avrebbe fatto del male: sarei finita venduta a qualcuno per soldi!

Mentre procedevo alla cieca guidata da Marzia, con la mente occupata da ogni pensiero terribile che potessi fare, al suo arrestarsi le andai dolcemente addosso, sentendo aprire un nuova porta e finalmente tornare a vedere. Eravamo sul pianerottolo di una scalinata che procedeva verso su e verso giù. Fece per mollare la presa, ma io la continuai a stringere scacciando le cazzate pensate poco prima; - p-posso?

- ...

Mi degnò di uno sguardo. Futile e puerile, ma non mi scacciò e a me bastava questo. Avevo davvero paura e volente o nolente lei riusciva a darmi un punto fermo da cui attingere forza. Scendemmo per mano due piani e la luce delle finestre divenne sempre più tenue fino a farsi solo un'unica penombra, per poi terminare il nostro viaggio davanti ad un breve corridoio interrato, ed una spessa porta di ferro. A differenza di tutto il resto che era spento e senza vita, la luce rossa posta sopra a quell'entrata funzionava, gettando un chiarore cremisi su tutta la zona; - p-perché è accesa? Cosa c'è li dietro?

- non hai da temere. A meno che io non abbia frainteso, li dentro non troveremo nessuno, almeno per qualche altra ora

- n-non hai risposto però...

- questo è un luogo di ritrovo per sadici. Capisci?

Come potevo capire? Quella frase a parte mettermi ancora più ansia non diceva assolutamente niente; - intendi che vengono qui e pagano per...

- no

Stavo per dire scopare, sapevo che esistevano posti così, girando in rete per curiosità ne ridemmo con le amiche, ma evidentemente aveva già capito quanto fossi in errore; - li dentro non ci va gente con l'interesse di guadagnare soldi. Li ci vanno per fare del male e per godere di questo. Prima che me ne andassi c'erano regole ferree da seguire, ma ora... so che tutto è diventato soltanto un mattatoio dove degli sciocchi vengono a mendicare delle punizioni e finiscono all'ospedale con cicatrici indelebili sul corpo e cervello. Ora capisci?

Stavo tremando. Non volevo più sentire quelle cose, ed il fatto che lei ne parlasse con quella calma mi gelava il sangue. Come poteva esserci un posto così? Erano pazzi; - resta qui. Se non mi vedi tornare entro una decina di minuti vattene...

Si girò stanca della mia esitazione e infilò la chiave dentro la serratura girandola, graffiando il metallo dell'ingranaggio usurato facendo eco nel silenzio. Quando spinse la porta però, le afferrai di nuovo la mano facendola voltare; - ...non fare scherzi ok?

Scostai lo sguardo imbarazzata, perché le stavo praticamente attaccata al sedere, ma lei sciolse quell'espressione dubbiosa e finì di aprire mostrandomi l'interno. Davanti ai miei occhi basiti, non appena ebbi messo piede li dentro mi ritrovai in una specie di universo parallelo e da incubo in cui tutto era tinto di rosso. Le plafoniere sul soffitto emanavano costantemente quella luce avvilente che si scontrava con una calma irreale, mostrandomi diversi pali metallici affissi in mezzo a quella sala.
Non c'era nessuno. Il che era un bene; - p-perché il rosso?

- oltre a richiamare il sangue, il contrasto di quelle luci e l'oscurità dona l'atmosfera congeniale per saziare gli appetiti di chi vieni qui...

- fa paura...

- è studiata in modo da agire anche inconsciamente, il che hai appena confermato che funziona

Camminammo verso uno dei corridoi che si diramavano e compresi sempre più quanto fosse ampio quel locale. Dalla sala principale infatti, a nord, come a sud ad est e ovest seguivano sentieri angusti, fatti di camere più o meno grandi e l'odore dolciastro che si sentiva dava quasi alla testa; - sai già dove andare?

- questo posto si divide in tre aree distinte: questa dove siamo noi è l'Asylum, spesso qui si faceva conoscenza con i nuovi arrivati, ci si intratteneva scegliendo fino a che punto potersi spingere. Sotto di noi c'è il Sanitarium per chi era disposto a concedersi e nel piano ancora sotto ci sono le Carceri

- c-carceri? Intendi prigioni?

Mi venne l'ennesimo crampo allo stomaco seguendola davanti ad una rampa di scale che puntava ai piani inferiori; - quando c'ero io la supervisione di quella zona era la mia priorità. I consueti limiti che venivano imposti nelle altre sezioni, li smettevano di contare, non c'erano e chi vi veniva rinchiuso ne era consapevole...

I sussurri di Marzia si bloccarono all'unisono con il mio cuore, quando sentimmo dei passi salire dalle scale. Non credevo di poter provare tanta paura tutta in una volta e se non ci fosse stata lei a tirarmi contro una rientranza del muro sarei rimasta impietrita li davanti.
Tornai capace di intendere dopo aver sbattuto leggermente la testa alla parete. Ero in uno spazio strettissimo, con la mano di Marzia che stringeva sulla bocca lasciando solo il naso libero per respirare, ed il suo corpo premeva forte contro il mio. Aveva una forza notevole e mi stava letteralmente stritolando il viso, ma al tempo stesso non potei non far caso alla sua gamba tesa fra le mie, ed il suo seno poggiato tra la mia faccia e il muro; - oddio togliti accidenti! Stai premendo troppo forte li sotto! Oh no, no...

Tentai di urlarle nella mente quelle suppliche, ma non le ricevette, restando ad ascoltare chi ormai era giunto sul nostro stesso livello. So che la situazione era quello che era, che la paura di essere scoperte mi terrorizzava, ma c'era solo una cosa che poteva mitigare quell'effetto, ed era la sua coscia contro la mia rosa. Io non ero lesbica sia ben chiaro, era capitato di giocare qualche volta con una o due amiche, ma nulla di che. Ero solo molto sensibile.
I passi degli sconosciuti si confondevano col mio respiro, ed evidentemente strinsi le gambe per allontanarla, ma fraintendendo e pensando che potessi fare rumore, lei mi strinse più forte accostandosi completamente, togliendo la mano dalla bocca e piantandoci per intero le sue tette. In quell'esatto momento, qualcuno passò davanti a noi, con Marzia di spalle a tentare di renderci invisibili. Io ero partita per una tangente pericolosa e alla fine mi adagiai completamente sul seno smettendo persino di respirare; - sono andati...

- ...

Mi parlò all'orecchio, ma aggravò solo la situazione, perché li sotto mi ero bagnata completamente e quando si scostò un po' per farmi respirare, restò anche a guardarmi attardarmi col viso sul suo petto; - che stai facendo?

Oddio, che stavo facendo?! Mi morsi il labbro inferiore e la scostai io con un gesto poco garbato, cercando di fare meno rumore possibile; - c-chi sono quei due?

Svagai alla grande, anzi alla grandissima, visto che Marzia sorvolò sull'accaduto; - in gergo li chiamiamo Ghoul

- Ghoul?

- mi aspettavo di trovarne. Sono persone che pur di restare in questo posto hanno sacrificato vita privata, affetti e lavoro, spesso col risultato di restare completamente estraniati dal mondo... a loro è concesso di osservare e talvolta prendere parte a qualche incontro. Ma non sapevo ora fungessero anche da guardie

Nascosta dalla rientranza, mi affacciai maggiormente guardandoli parlare. Non li distinguevo bene, notavo solo che indossavano qualcosa di strano, di nero e sembravano più che altro nudi. Stavano ad una decina di metri; nelle mani stringevano dei manganelli, ed erano entrambi calvi. Bisbigliarono qualcosa poi, uno di loro lasciò l'altro da solo avviandosi verso l'entrata sparendo dalla vista; - vado a scoprire dove sono i ragazzi. Restai qui

Sgranai gli occhi vedendola allontanarsi da me, ed avviarsi con passo fin troppo sicuro verso quell'uomo alto e secco fermo in mezzo al corridoio. Che voleva fare?! Lo conosceva? Poteva parlarci? Tutte domande che vennero risolte dal piede di Marzia che senza esitazione scattò da dietro l'uomo colpendolo proprio in mezzo alle palle.
Prima ancora che potesse urlare, dopo aver lasciato cadere l'arma, questi fu sbattuto con violenza contro la parete e colpito più e più volte nello stomaco col ginocchio, continuando a strangolarlo alla gola con un gomito ed una mano sulla bocca. Fu uno spettacolo semplicemente assurdo.
Ma chi diamine era quella li? Nessuna donna avrebbe avuto quella prontezza senza un qualche genere di addestramento militare e mentre pensavo a questo, vidi quel poveraccio cadere a terra, raggiunto dalla scarpa di Marzia che affondò sul collo tra tacco e suola togliendogli il respiro. Parlò poco, non riuscivo a sentire bene. Ci impiegò molto poco in verità, ed il tutto si risolse con una pressione crescente sulla gola finché il tizio smise di muoversi; - Cristo l'aveva ammazzato a sangue freddo! Oh cazzo, Cazzo! No, non ti avvicinare...

Quando tornò da me si spostò i capelli all'indietro e probabilmente notò le mie gambe tremolanti; - non può più farti nulla smettila...

Pensava avessi paura di quello li! A me era lei a dare i brividi; - l-lo hai ucciso?!

- certo che no... è soltanto svenuto

Lo aveva infilato in una delle stanze limitrofe e non potevo esserne certa, ma preferii crederle; - ce ne sono altri in giro dobbiamo sbrigarci, ma c'è un problema... il tuo amico è al piano di sotto, Alessio invece nelle Carceri

- oh no! Ma hai detto che è il posto peggiore!

Guardò la tromba delle scale vicino a noi e tese l'orecchio ad ascoltare nuovi passi tornare indietro sulla strada percorsa; - sta tornando. Seguimi...

Scendemmo rapidamente quella rampa e toccato lo spiazzo finale mi guardai intorno, ritrovando la stessa luce rossastra, un corridoio davanti a noi e due laterali; - v-vai da Alessio...

Non riuscivo a credere di averlo detto e neppure Marzia credo, perché si girò sorpresa; - h-hai detto che non c'è tempo e non voglio nemmeno sapere cosa succede dopo il tramonto... Mirco è qui, lo trovo io e poi con lui scappo via e ti aspetto alla macchina ok?

Tremante dissi quello stupido piano in fretta e furia, ma ricevere una specie di carezza sulla guancia mi sorprese abbastanza; - vai a sinistra e poi percorri tutta la strada. Non entrare mai in nessuna delle tendine che vedi e se senti un rumore nasconditi e aspetta che passi. La stanza che ti interessa ha una porta di ferro

Feci un gesto di assenso ripetendo mentalmente i vari consigli, poi la fissai allontanarsi e per un attimo tutto il mio slancio finì nella mano che si mosse verso di lei, ma senza chiamarla.

-O-



- ok Angela stai calma, sei in un covo di pazzi schizzati, devi solo essere invisibile e andrà tutto bene. Fa che Mirco stia bene! Li dentro poteva essergli successo di tutto... e se lo avessi trovato in fin di vita? O magari picchiato a sangue! No, calmati, pensa ad altro...


E per altro il cervello al momento non trovò soluzione se non mandarmi l'immagine di quando poco prima Marzia mi aveva sbattuto le tette in faccia e schiacciata contro il muro. Camminavo barcollante nel corridoio e passavo davanti a quelle cuccette coperte da un lenzuolo di velluto nero. Ero rasente alla parete quando in quella appena superata mi si gelò il sangue sentendo un qualche rumore. Immobile senza nemmeno respirare, fissavo avanti a me sperando di aver sentito male, ma al riaffiacciarsi di quel tintinnio scattai dalla paura correndo fino ad un bivio al quale mi fermai. Accidenti, Marzia non aveva parlato di bivi! Non volevo perdermi li sotto accidenti!
Guardai una via e poi l'altra praticamente identiche, una con più cuccette, l'altra meno. Feci mente locale; - sono venuta da li, poi ho girato l'angolo e ho corso fin qui. Se ora prendo questo sentiero finirò per andare dalla parte di Marzia ed è sicuramente sbagliato! Devo andare qua!

Non appena ebbi avuto quella rivelazione, sgranando gli occhi vidi qualcuno muoversi proprio da quella parte, gettandomi addosso al muro con il cuore a mille. Mi aveva visto?! Era un altro di quelli messi a sorvegliare le cose, oh no! Restai ferma sul posto cercando di sentire ogni minimo rumore e non ci volle tanto prima di riconoscere un suono di passi trascinati. Non so in che modo violai me stessa per farmi muovere le gambe praticamente pietrificate e senza pensare entrai in una delle cuccette coprendomi dietro il velluto nero, tappandomi la bocca con entrambe le mani.
Era li davanti. Chiusi gli occhi pregando Dio che non avesse capito.
I secondi mi sembrarono giorni, mentre aspettavo di sapere il mio destino e finalmente riprese a camminare ed io a respirare.
Attesi ancora parecchio prima di avere anche solo il coraggio di mettere il naso fuori. Nessuno in vista. Mi defilai fuori e presi a seguire il corridoio che avevo scelto, che si dimostrò molto più lungo del previsto e alla fine mi comparve davanti la fine della strada, ed una singola porta di ferro; - ce l'ho fatta! Non posso crederci! E se fosse chiusa a chiave?

Oh no. In quel momento il panico montò di nuovo, avvicinandomi passo dopo passo alla maniglia arrugginita. Era congelata. In effetti li sotto faceva davvero freddo. Provai a spingerla verso il basso e si aprì. La mia buona azione stava a cuore a qualcuno in cielo, pensai aprendo sempre di più la porta cercando di farla cigolare il meno possibile.
Notai una luce all'interno, miracolosamente bianca. Era una specie di faro puntato dal soffitto al pavimento in modo da creare un cerchio perfetto ben visibile, un alone di penombra attorno e il buio completo ai lati della stanza. Singolare, ma non quanto il trovarmi davanti proprio Mirco inginocchiato a terra completamente nudo.
Sbiancai. Entrando accostai la porta senza chiuderla, correndo da lui, parlando solo dopo averlo toccato. Era freddo poverino. Non sembrava avere ferite visibili; - Mirco! Mi senti? Ma che ti hanno fatto? Riesci a parlare? Dobbiamo scappare, ecco metti questa è calda...

Mi tolsi la felpa velocemente e gliela poggiai sulle spalle, ma qualcosa non andava. Non era addormentato, ma era come se lo fosse; i suoi occhi fissavano a terra, aveva le labbra secche e delle profonde occhiaie. Quando lo mossi per provare a vestirlo restai a fissargli in mezzo alle gambe il pene in erezione e pulsante stretto da alcuni elastici, uno dei quali stringeva le palle un modo davvero eccessivo; - Mirco? Ti prego rispondimi...



Gli parlai ancora scuotendolo un poco, ma nulla. Non mi guardava, non rispondeva e non dava segni per cui potessi riconoscere una qualche volontà; - puoi tentare quanto vuoi ma è inutile...

Sobbalzai alzandomi di scatto nel sentire una voce femminile nel buio; - ...è rotto ormai

- c-chi sei?

Mentre il cuore mi galoppava in petto sperando di vedere comparire Marzia dalla porta in ogni momento, una sagoma si mosse lentamente, comparendo interamente alle spalle di Mirco. Strinsi gli occhi per carpirne i dettagli, ma di quella ragazza nemmeno venticinquenne fu abbastanza facile soffermarsi sul fatto che fosse mezza nuda.
Mi stava a un paio di metri, ora perfettamente sotto la luce della stanza; nonostante il freddo, indossava solamente un canottiera a righe nere e bianche e sotto un tanga nero, calzando due spessi anfibi abbastanza vissuti. Prima del suo viso, mi corse l'occhio sul frustino che teneva in mano, adagiandolo sulla spalla come fosse un qualche fucile; - non hai bisogno di un nome. Non mi sembra che Andrea ti abbia menzionata fra le possibilità. Pertanto non ho alcun ordine da rispettare

Aveva due occhi che mettevano i brividi. Un leggero trucco bluastro al lati e sotto le palpebre come se fosse colato, ma non sembrava curarsene. Era seria, poco più alta di me, con un fisico decisamente magro, specialmente sul seno, forse una seconda scarsa, ma non avrei detto che fosse brutta, più che altro poco curata. Scese con gli occhi su Mirco e stringendogli forte i capelli lo strattonò facendolo gemere e poi lo gettò a terra, poggiandogli uno stivale davanti la faccia; - ferma! Gli fai male così!

- ma di che parli? Non vedi che gli piace?

Sgranai gli occhi quando lo vidi alzare la faccia e senza alcuna espressione poggiare le labbra sulla calzatura e iniziare a baciarla; - abbiamo passato così tanto tempo insieme che credo abbia finito per affezionarsi, a volte gridava sua madre... poi ha smesso di parlare

Tolsi la mano dalla bocca per lo stupore e mi rivolsi direttamente a Mirco con un tono di paura mista a rabbia, ma per quanto provai non si voltò mai nemmeno una volta, facendosi poi calpestare la faccia da quella stronza; - te l'ho detto, so fare il mio lavoro e con tipi mansueti come lui non è stato nemmeno divertente... vedi li sotto?

Indicò con disprezzo in mezzo alle sue gambe, dopo averlo alzato bruscamente in ginocchio; - non ti chiedi perché continua a restare così?

- s-sei pazza!

Colse quell'offesa in modo peggiore di come mi aspettassi, perché perse quella sua faccia apatica e sbarrando gli occhi mi corse incontro mollandomi uno schiaffo fortissimo. Restai impietrita. Nessuno mi aveva mai colpito a quel modo e mentre il rossore si spandeva sulla guancia strinsi di denti tremando con occhi lucidi. Credevo non avrebbe osato rifarlo e invece al mio silenzio mi afferrò per i capelli trascinandomi contro la mia volontà verso la parete e mi ci schiacciò contro. Provai a ribellarmi, ma il ricevere le sue labbra sulle mie mi spiazzò completamente. Tentai di mantenere le labbra serrate, di sottrarmi, eppure le bastò stringermi il seno per farmi urlare e liberare la strada alla sua lingua che scivolò nella gola come un serpente. La guardavo con occhi disperati e lei ricambiava ricercando quella sensazione, ma c'era qualcosa di strano. Ammetto che avevo baciato tante, anzi tantissime persone in vita mia, me la cavavo discretamente, tuttavia in lei qualcosa era diverso, ed intendevo fisicamente diverso.
La mia lingua venne carezzata quasi dolcemente dall'estranea, ne ebbi senso, ma non potendo fuggire finii per ricambiare un minimo sperando le bastasse. Più le carni si toccavano però, più la sua continuava a scendere riempiendomi la bocca; non era possibile, era come se mi avesse ficcato ben altro in bocca che la semplice lingua, eppure questa continuava a mulinare, toccare il palato, mischiando le salive fino a spingersi a sfiorare l'ugola e li ebbi una contrazione dell'esofago involontaria.
Arretrò un istante, ma non mi mollò mai. Ripeté quella violenza altre cinque o sei volte, finché non credetti davvero di vomitare, tornando finalmente in grado di riprendere fiato. Quando si ritrasse col viso, una massa trasparente di saliva mi colò sulla bocca, sul mento e sulla maglia, lasciando alcuni filamenti disgustosi assieme ai miei colpi di tosse; - spero tu abbia altre qualità, perché baci da schifo...

Oh mio Dio. Non mi ero sbagliata. Quella tizia mi fissava ridendo e si stava passando la lingua sulle labbra, poi, dopo aver pulito le mie con un dito, se lo portò davanti e lo leccò mostrandola per intero; non feci i conti perché non ero mentalmente stabile in quel momento, ma a paragone con la mia ero certa fosse almeno il doppio, qualcosa di assurdo e che mi lasciò confusa, vedendola arrotolare quasi interamente la lingua all'indice continuando a sorridere.
Visto l'istante di quiete spostai un attimo lo sguardo verso l'uscita, ma fui raggiunta da un pugno allo stomaco che mi spense la vista. Quando la ripresi, ero in ginocchio e mi tenevo la pancia cercando di respirare, con lei avanti a me; - pensavo ci stessimo divertendo, vuoi già andare via?

- ...

Guardavo fisso per terra i suoi anfibi e tremavo. Avevo così paura che mi alienai improvvisamente dalla situazione cercando di sfuggirle, ma quando mi alzò il viso ad altezza del suo intimo, ricevendolo sulle labbra tornai drammaticamente al presente. Restai immobile con occhi spalancati, ed inspirai un profumo di ragazza non dissimile dal mio, ma subito tentai di andare indietro con la testa lamentandomi; - non ti piaccio? Sai, io non reggo bene i rifiuti...

- vaffan...

Stavolta non mi toccò con la mano. Ricevetti quella frustata in pieno volto, poi una seconda sul braccio con cui provai a difendermi e poi sulla mano, sulla spalla, finché non la pregai di smettere piangendo. Avevo gli occhi chiusi e sentivo qualcosa di caldo colare dalla guancia dove mi aveva colpito la prima volta, poi fui presa per i capelli e di nuovo poggiata sul sesso.
Ansimai restando a bocca chiusa, poi serrò il naso con due dita e quando mi mancò l'aria, colse l'occasione di un mio respiro per farsi ancora più avanti, mettendomi in condizione di mangiare tanga che divenne poco dopo umido della mia saliva; - sei più carina quando non parli...

Alzai finalmente gli occhi guardandola con odio, quando si scostò con due dita l'intimo mettendomi a contatto diretto con le labbra del sesso completamente depilato. Aveva un anellino di metallo in quel punto delicatissimo e toccai con la punta del naso il piercing che trafiggeva il clitoride. Continuò a fissarmi per tutto il tempo, finché, vinta da quella pazzia cacciai fuori timidamente la lingua, vedendola scossa da un brivido di piacere.
Io invece non stavo provando nulla. Mi sentivo umiliata come mai in vita mia, ferita e trattata veramente da puttana, per di più da una ragazza. Non sentivo alcun sapore, ma in compenso era molto bagnata e gli umori presero a colarmi in gola. Cercai di ritrarmi dallo schifo, ma lei alzò una gamba e poggiò la coscia sulla mia spalla tirandomi ancora più sotto senza darmi scampo. Ero prigioniera e mentre piangevo, quella pazza se ne stava attaccata con le mani al muro cavalcandomi la bocca come se la stesse scopando.
Quando venne, fui spinta a terra e tossendo cercai di vomitare quanto era sceso nello stomaco, beccandomi un calcio sul fianco così forte da togliermi il fiato. Piegata a tenermi dove aveva colpito, mi trattenne con la faccia sul pavimento, seguendola in modo confuso andare dietro di me e afferrare i miei jeans; - ora sta ferma, non vorrei fare qualche casino nello scartare il mio regalo...

Tornai a guardare avanti con occhi terrorizzati, mentre qualcosa di affilato mi passò sopra il sedere irritando la pelle, per poi scendere in basso impuntandosi proprio sulla mia rosa; - t-ti prego no...

Una lama tagliò il tessuto perfettamente al centro, seguendo il verso della cucitura fino ad aprire un varco perfettamente in linea con quanto c'era sotto. Anche il mio intimo fu tagliato, ed estratto con qualche strattone dai fianchi. Cercai a quel punto di allontanarmi e strisciando la immaginai a fissarmi cercare di raggiungere la porta, solo per poi essere schiacciata sulla schiena e trattenuta a terra; - alza il culo...

- ...no!

Provai a resistere a quell'ordine, ma fui calpestata duramente finché non dovetti implorarla di nuovo e compiere quanto voleva piegando le ginocchia. Era una posizione che avevo tenuto molto spesso durante il sesso, ma che ora per qualche ragione mi fece schifo da morire, ricevendo poi una frustata proprio nel punto dove la carne era visibile. Gridai. Gridai e continuai a farlo finché non sentii le sue dita perdersi dentro di me senza alcuna grazia, facendomi inarcare; - guarda guarda...

Mi girò per guardarla in faccia e la trovai a gustarsi alcuni filamenti delle mie secrezioni, giocando con la mano e leccando poi uno ad uno. Sembrava un vero demonio; - tante storie e poi, in effetti hai proprio la faccia di quelle che vanno trattate così, ma io non voglio che ti piaccia...

Venni stretta al collo e tenuta a terra, ingoiando le sue dita, poi nella mia disperazione tornò a infilare la mano dentro i jeans, afferrando tra due dita il clitoride e li mi bloccai paralizzata; - oh, che ho toccato? Sei una di quelle sensibili dico bene?

Provai a parlare, ma ero talmente sconvolta che riuscii solo a balbettare, sentendo sfregare il sesso con un movimento inizialmente gradevole, ma che poi divenne in breve insopportabile. Alzai le mani per fermarla, ma lei strinse ancora di più togliendomi le forze; - senti come è diventato duro, potrei farti una sega fra le dita lo senti? Posso andare su e giù, su e giù, è facile... tra qualche minuto potresti scoparti quel ragazzino se lo volessi, ormai il suo culo non è più proibito. Vuoi farlo? Vuoi infilare questo dentro di lui?

Dicendo quella follia su Mirco, continuò a sollecitarmi e sentivo il sangue addensarsi in quel punto gonfiando il clitoride facendomi impazzire. Lo stava trattando davvero come fosse un cazzo e non resistevo più; ero così sensibile che presi di nuovo a piangere, muovendo a caso le gambe, ma non c'era modo di fermare quelle dita. Ad un passo da un orgasmo rubato, mi strinse di nuovo così forte da farmi sbavare per terra; - ti ho detto che non devi godere... mi ascolti o devo strappartelo?

- no! Ti prego, TI PREGO!

- se affondo con le unghie un po' di più posso arrivare alla radice... vuoi? Tanto da oggi in poi non ti servirà più a niente

Stavo quasi per perdere i sensi con la gambe a tentare inutilmente di chiudersi, ma più stringevo più lei lo tirava e scoppiai improvvisamente liberando un orgasmo a metà, che mi lasciò in preda alle convulsioni li a terra; - lo hai fatto per l'ultima volta...

Disparata la sentii riprendere a tirare sotto le mie grida, poi un ombra inattesa le piombò addosso facendola cadere al mio fianco; - l-lasciala stare!

Mi sembrò di vedere un angelo. Mirco era davanti a me e non so come adesso aveva di nuovo un'espressione sensata sul viso. Ansimava, aveva le guance rosse, ed era leggermente curvo con la schiena, ma stava in piedi fra me e quella bestia; - s-stai bene?

Mi parlò con un tono stanco, quasi sofferto, ma non riuscii a rispondergli, trascinandomi dietro di lui ancora tremante. La vidi rialzarsi togliendosi qualche punta dei capelli dagli occhi e ora ci stava fissando come se volesse ucciderci; - credevo di averti rotto... perché riesci ancora a muoverti?

Ancora quella parola... perché continuava a ripeterlo? Mirco era sulle sue gambe ora, ma in effetti le teneva piegate verso l'interno e anche lui stava tremando, non so se per la paura o per altro; - allora? E' perché ho toccato la tua amica?

Prese ad avvicinarsi con passo sicuro, ma lui non si spostò, neppure quando quel frustino gli venne schiacciato sulla faccia ferendolo. Si guardarono. Non potevo vedere la faccia di Mirco, ma quella della ragazza si sporse in avanti fin quasi a baciarlo; - non reagisci? Vuoi farmi vedere quanto dolore puoi sopportare per proteggerla? D'accordo...

Alzai una mano d'istinto vedendolo ricevere un pugno sulla faccia spaventoso. Qualche goccia di sangue colò a terra e lui le seguì in ginocchio, ma lentamente si rimise in piedi. Mi vergognavo, volevo poter fare qualcosa, ma avevo troppa paura, ed ogni volta che veniva colpito o frustato, il mio cuore si stringeva, finché non cadde all'indietro poggiandosi a me; - p-perché fai questo?! Lo stai ammazzando!

Restò a fissarci, non rispose. Quando mosse un passo avanti credetti di essere spacciata, ma con stupore Mirco fece leva sulla mia spalla tornando a proteggermi. La cosa sembrò indispettirla, perché sgranai gli occhi nel vederla estrarre di nuovo il coltello che aveva su una piccola fondina legata alla vita; poi, senza alcuna esitazione, lo roteò nella mano con la lama verso il basso e urlai vedendola scendere in picchiata sul petto di Mirco.
Restai con le braccia strette ai suoi fianchi. Quando il silenzio divenne troppo pesante e il respiro stentato di Mirco si prolungava ancora, decisi di sporgermi.
La ragazza era ancora li, ma la sua mano era stretta al polso da quella di Marzia apparsa dal nulla. Non credo ci fosse mai stata nella mia vita visione più bella di quella e arrivai a credere addirittura che fosse un miraggio, afferrando fra le braccia Mirco che cadde all'indietro ormai allo stremo; - Risa...

- ... Marzia

- hai tagliato i capelli...

- ...ti piaccio?

- come potresti?

Quelle due si conoscevano?! D'accordo non mi fregava un bel niente, volevo solo scappare via e portare Mirco all'ospedale. Rimasero in quella posizione qualche istante, ma riuscivo a vedere benissimo le loro forze contrapporsi, l'una a tenere e l'altra a tirare, poi sgomenta, vidi la tizia dai capelli corti fare un giro su se stessa e colpire Marzia sul fianco con un calcio impressionante. I riflessi della nostra ancora di salvezza le permisero di attutire il colpo con il braccio, ma ugualmente fu sposta di un metro abbondante; poi, l'assassina non esitò un solo istante e la caricò affondando il coltello con l'unica intenzione di ucciderla.

Continua...
 
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xSightly
view post Posted on 13/10/2015, 14:35     +1   +1   -1




Wow.. Racconti benissimo.. A differenza di altri racconti questo mette suspance, momento di felicità e un pò di malinconia, ti fa provare un pò tutte le emozioni.. Complimenti per come scrivi e per il tuo racconto!

A quando il proseguio?
 
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8Dark8
view post Posted on 13/10/2015, 14:40     +1   -1




Grazie sight! Devo prima sistemare qualche disegno della storia quindi credo domani perché è da correggere ancora :-)

Un saluto!
 
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59 replies since 28/3/2015, 12:10   34361 views
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