Ne sono passati di giorni da quel magnifico pomeriggio quando T. aveva ai suoi piedi una ragazza che poteva avere si e no 18 anni, si sentiva esplodere, aveva qualcosa dentro che non riusciva più a controllare.
Sdraiata sul divano a piedi nudi, mentre guarda una delle sue fiction preferite, squilla il suo cellulare.
T. si guarda intorno cercando di capire chi potesse essere, Ottavio è in gita scolastica e neanche a farlo apposta Paola era ad un convegno fuori città e non sarebbe tornata prima di un paio di giorni.
"Pronto?"
"T. sono la tua cara amica, ti ricordi di me?"
"Scusami chi sei? Non capisco?"
"Ma come no? Ti ho presentato qualche settimana fa la mia schiava, ti ricordi?"
"Ahhh Sonia scusmai, dimmi tutto."
"T. ho un problema."
Sonia spiega brevemente a T. che deve andare fuori un paio di giorni anche lei ed ha bisogno di qualcuno che le tiene sotto controllo la sorella.
"Scusami ma non può tornare a casa dai tuoi genitori?"
"No, meglio di no, potrebbero insospettirsi."
"E cosa dovrei fare io?"
"Niente che tu non voglia e possa fare, mi basta sapere se puoi ospitarla a casa tua qualche giorno, l'importante è che non abbia contatti con nessuno, puoi legarla nel bagno e usarla come tappeto o farla dormire nel letto, tenerla sul balcone o fare quello che ti pare, non mi interessa, l'importante è sistemare.
Schiava non piangere dai e continua a leccarmi i piedi."
"Come dici scusa?"
"No T. non dicevo a te, la schiava piange perché sperava di tornare a casa dai miei, ma non ha capito che ormai mi appartiene."
"Va bene dai mandamela oggi stesso, ma non la tratterò male, te ne assicuro."
<<ma si dai, la tengo qualche giorno con me e cerco di capire i loro gusti, non le farò niente di male.>> Pensò T. sorridendo.
In casa si sente odore di caffè, di solito è Ottavio che si occupa di prepararlo e portarlo alle Regine della casa, T. è molto emozionata, il destino le ha servito su un piatto d'argento ciò di cui lei aveva bisogno.
Ore 15:30, il citofono suona.
Entrano in casa di T. Sonia seguita dalla sorella con lo sguardo rivolto a terra.
"Benvenute a casa mia."
"T. ti devo due favori, non so come ringraziarti, se ti darà qualche minimo problema puoi fare quello che vuoi, non preoccuparti dei segni." Disse Sonia ridendo.
"No tranquilla, ci rilasseremo insieme."
"Le ho fatto portare un cambio e i miei attrezzi preferiti, poi deciderai tu cosa fare. Sento odore di caffè, ma io devo scappare, c'è il taxi che mi sta aspettando giù."
Sonia abbraccia T. calorosamente, poi osserva la sorella, indica con il pollice i suoi stivali e prontamente la povera malcapitata si sdraia al suolo pronta a leccarli, Sonia ride maliziosamente poi sfila di scatto lo stivale e se ne va salutando T. con tono dolce.
T. chiude la porta, inizia la loro avventura.
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"Padrona, dove vuole che mi sistemi, sotto al letto o mi sdraio a terra?"
"Vieni sul divano, puoi evitare di chiamarmi Padrona." Rispose T. sorridendo.
"La ringrazio." Rispose la giovane con lo sguardo rivolto ai piedi di T, le due si siedono tranquillamente sul divano ed iniziano a chiacchierare.
"Come ti chiami?"
"Daniela."
"Daniela mi dici cosa è successo con tua sorella?"
"E' sempre stata invidiosa di me, dei miei risultati, dei miei record in piscina, dei miei fidanzati.
La colpa è anche dei miei genitori che devo riconoscere mi hanno sempre viziata più di lei.
Ha colto la palla al balzo, ho fatto l'amore con un ragazzo e successivamente pensavo di essere rimasta incinta, ma cosi non è stato per fortuna."
"E lei ti ha costretto a diventare la sua schiava?"
"Si, prima mi ha detto che sarebbe stato solo un gioco per qualche giorno, poi ha preso il pieno possesso di me."
"E perché non provi a liberarti? Ti basterebbe raccontare la verità."
"Non posso, ha foto e video di me mentre faccio cose umilianti."
"Suvvia è tua sorella, non ti farà mai del male."
"No, le racconto cosa è successo qualche giorno fa."
"Racconta pure."
T. sorride divertita, ama il rispetto che la ragazza porta nei suoi confronti.
"Ero a terra che stavo pulendo il pavimento, mi aveva legata le mani ed i polsi.
All'improvviso entra lei in casa e io cerco di strisciare alla porta per leccarle le scarpe come mi ha ordinato di fare ogni volta che entra in casa, sia da sola che con qualche amica."
"Aspetta, mi stai dicendo che se entra con un'amica vuole che lecchi le scarpe anche a lei?"
"Esattamente."
"Umh, continua pure."
"Nello strisciare faccio fatica e non arrivo in tempo alla porta, si è infuriata come non mai. Mi ha trascinato per i capelli fino al balcone, mi fa ancora male la testa, poi ha preso il battipanni ed ha iniziato a picchiarmi sul sedere.
Il dolore era troppo forte cosi piangevo e mi lamentavo, non contenta mi ha imbavagliata, la cosa che mi ha spaventata di più è stata la sua freddezza e la sua felicità nel picchiarmi, ecco perché io la obbedisco, perché ho paura, non riuscirò mai a ribellarmi, sarò la sua schiava per sempre."
"Com'è andata a finire dopo?"
"Dopo mi ha trascinato nel ripostiglio e mi ha lasciato li tutto il giorno dove ho trascorso anche la notte, il giorno dopo ho preso la febbre perché faceva molto freddo."
T. scoppia a ridere.
"Scusami se rido cara, ma è molto buffo il racconto, ti sono successe altre cose del genere?"
"Si, un'altra volta mi ha portato in un negozio di animali ed ha chiesto ad una commessa un collare per la mia taglia, volevo morire."
"Ma questo è meno rispetto a quello che hai passato."
"I primi giorni sono stati tremendi, non mi dava da mangiare e quel poco che mi concedeva mi forzava a mangiarlo dai suoi piedi, giorno dopo giorno mi sta togliendo tutta la dignità."
Daniela scoppia a piangere.
"Avevo una vita stupenda, ora dormo nuda, legata e imbavagliata ai suoi piedi e non posso sbagliare minimamente."
"Questo è giusto."
"In che senso?"
"Nel senso che nella vita qualsiasi cosa tu faccia devi metterci il massimo dell'impegno, se lei vuole questo da te, devi farlo."
"Non voglio tornare a casa, ti supplico aiutami, aiutami a liberarmi."
"Non posso fare niente per te Daniela." Risposte T. con voce fredda.
"La supplico, farò qualsiasi cosa, mi aiuti ad uscire da questa situazione, la supplico."
"Ma perché hai paura di tornare a casa?"
"La mia Padrona ha comprato una gabbia di legno, prima di portarmi qui, mi ha fatto dormire dentro tutta la notte in questa gabbia e al mattino mi ha svegliato gettandomi dell'acqua bollente addosso."
"Non sei contenta che almeno era calda?"
"Mi ha fatto uscire e mi ha calpestato con i tacchi per non averla svegliato leccandole i piedi, ma io ero chiusa li dentro, in gabbia come un animale." Disse Daniela piangendo.
Daniela era convinta di poter fare affidamento su T., ma si sbagliava.
Dopo aver implorato T. in tutte le maniere possibili si sdraia ai suoi piedi ed inizia a leccare le hogan nere.
"Ormai ci stai dentro, io non posso mettermi tra voi due, ma una cosa la posso fare."
"Cosa?"
T. sdraiò i piedi sul pouf del divano, si sfilò con l'aiuto dei piedi le hogan nere e disse: "Puoi fare quello che ti si addice meglio, toglimi le calze e leccami i piedi, penserò a qualcosa nel frattempo."
Daniela osservò quella sconosciuta che le diede un ordine in maniera ferma e decisa, iniziò a piangere.
"Smettila di piangere, non ti sto mica forzando, lo faccio per te, per farti abituare ai piedi. Inizia, subito."
T. è una bellissima ragazza di 29 anni, alta 1.70, capelli biondi lisci e molto lunghi, le gambe sono "piene", ha un bel seno che non passa inosservato ed ha un fisico molto curato.
I suoi piedi calzano il 37 ed ha uno smalto rosso intenso, il suo preferito.
Ad un certo punto mentre Daniela era intenta a leccare i piedi, fissa T.
"Perchè mi fissi cara?"
"I suoi.."
"I miei?"
"I suoi occhi."
"Cos hanno i miei occhi?"
"Sono stupendi i suoi occhi azzurri."
T. sorride divertita, poi con un piede spinge la testa di Daniela sull'altro piede comodamente sdraiato, deve riprendere il suo lavoro.
Daniela sarà anche una schiava forzata, ma il suo lavoro lo compie divinamente.
Si concentra sulle piante dei piedi, ogni bacio scandito dallo schiocco della labbra sulla pelle leggermente sudata sono un segno di completa sottomissione e devozione.
Sale su tutta la pianta, poi scende e si dirige alla caviglia che bacia in maniera calma, bacia tutto il dorso del piede e poi passa alle dita, una ad una, poi si dedica allo spazio interno tra le dita; con le mani afferra delicatamente il piede, lo alza e si dedica al tallone e agli spazi dove il cuscino non permetteva di raggiungere.
T. è entusiasta, dentro di se ha una serie di emozioni, è anche dispiaciuta per le condizioni di Daniela, ma in quel momento è solamente soddisfatta di avere una ragazza ai suoi piedi.
Un'ora è passata, Daniela sta ancora leccando i piedi mentre T. parla al cellulare e ogni tanto osserva la ragazza in maniera divertita.
"Ti piacciono i miei piedi?"
"I suoi piedi sono belli."
"Sei proprio addestrata bene! Ma ti piace baciarli?"
"No, mi sento umiliata, vorrei scappare." Daniela inizia a piangere.
"Shh.." T. asciuga le lacrime con il piede e poi le fa segno di riprendere.
"No basta io me ne vado!"
T. si alza di scatto e tira uno schiaffo in pieno volto a Daniela che piange e cade a terra ai suoi piedi.
Nessuna delle due si aspettava una reazione cosi funesta.
T. la osserva dall'alto, è stupenda.
"Ti accolgo in casa mia e questo è il risultato? Che delusione, dovrò dire a tua sorella che non ti sei comportata bene."
"No la supplico, la prego, farò qualsiasi cosa lei vorrà, ma non lo dica, le sue punizioni sono tremende."
T. ride.
"Tremende?"
"Si lo giuro, lo giuro. L'ultima punizione è stata quella di mangiare gli avanzi sul pavimento e poi mi ha costretto a leccare le suole di tutte le scarpe che usa quotidianamente. Non posso vivere cosi, voglio morire."
"Va bene, non preoccuparti, è stato un momento. Scusami piccola." Dice T. accarezzando Daniela, perché non mi vai a preparare la cena?
"Si la ringrazio." Daniela bacia i piedi di T. e si reca subito in cucina.
La serata passa tranquilla, dopo cena T. congeda subito Daniela che la manda a dormire dopo due mesi in un letto.
La sveglia segna le 2.00, T. è ancora sveglia e non riesce a dormire, inizia a collegare la sua vita come i pezzi di un puzzle.
Prima l'arrivo di Ottavio, poi la sua confessione, successivamente la conoscenza di Daniela, ora è chiaro, si sente appagata nel sottomettere qualcuno.
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Il sole filtra attraverso la tapparella abbassata, è una splendida mattina primaverile.
T. apre gli occhi e sbadiglia.
Indossa un vestitino di pizzo molto leggero che arriva fino al ginocchio, i piedi nudi e smaltati, infila i piedi a terra ma invece di sentire il contatto con il pavimento freddo, sente degli occhi.
Incredula abbassa lo sguardo e trova Daniela.
"Ma che ci fai qui?" Disse T. alzando la voce, svegliando cosi Daniela che dormiva.
"Mi sc..usi.. ma non riuscivo a dormire sul letto."
"Come no?"
"Da due mesi dormo sul pavimento freddo, quando mi va bene sono slegata, quando mi va male sono legata e nuda."
Daniela si alza e si posiziona a quattro zampe, T. senza pensarci due volte si lascia trasportare in cucina dalla schiava.
"Io non riesco a capire, se tu non vuoi essere schiava, liberati, sei una donna, caccia le palle!!"
"Non posso."
"Sei brava solo a piagnucolare."
T. afferra Daniela per poi spingerla sul divano.
"Avanti!! Reagisci!"
"Non posso, non sono brava."
T. è nervosa per l'atteggiamento della ragazzina, l'afferra di scatto per le braccia ed inizia a darle una serie di schiaffi in faccia.
Daniela scoppia a piangere, T. la lascia ormai esausta, Daniela crolla sul pavimento, nel frattempo T. si sdraia sul divano con i piedi esposti sul pouf.
"Hai capito dopo tutta questa lezione che devi reagire se vuoi essere libera?"
Daniela striscia verso il pouf, si alza e inizia a leccare i piedi di T. senza proferir parola.
T. sbuffa, pensava di essere stata chiara, poi il dubbio l'assale: "E se Daniela in fondo fosse una schiava nata?"
"Ora prenditi cura dei miei piedi, dopo penseremo a cosa fare."
"Si Padrona."
Dopo un'ora abbondante, T. con un piede interrompe il lavoro di Daniela.
"Portami il tuo zaino, voglio vedere cosa intende Sonia per attrezzi."
Detto, fatto.
Daniela consegna a T. il suo zaino, all'interno ci sono tre paia di manette, delle corde, un paio di fruste, del nastro adesivo, una palla di gomma con della corda intorno, una benda, un collare ed un guinzaglio, dello smalto e uno spazzolino da denti usurato.
T. è curiosa quanto una bambina che vuole scoprire come funzionano i nuovi giocattoli regalati, afferra i polsi di Daniela e li ammanetta, lo stesso per le caviglie.
"Ti senti strana?
"No Padrona, ormai vivo cosi da due mesi, 24h su 24h."
"Mha, io avrei già picchiato tua sorella."
"E' la mia Padrona."
"Te le cerchi proprio, perché se io ti ordino di leccarmi i piedi tu lo fai e basta?"
"Perché sono stata affidata a lei."
"Ma ti ha fatto il lavaggio del cervello? La porta è li, perché non scappi? Forse ti mancano i miei piedi dopo?"
Daniela non risponde.
Nel frattempo T. infila il collare a Daniela.
"Quanto mi fa arrabbiare questa cosa, abbiamo lottato per i nostri diritti e tu sei qui a leccare i piedi sudati di una sconosciuta senza battere ciglio."
"Ormai non posso fare più niente."
"Basta, sei proprio una scema, ora ti faccio vedere io cosa vuol dire."
T. visibilmente infuriata si alza, afferra Daniela e la sbatte sul divano, le tira giù i pantaloni e l'intimo, poi va in cucina e armeggia con qualcosa.
Daniela ha capito che ci sono guai in vista e inizia a lacrimare.
"Inutile piangere, o cacci le palle o vuol dire che a te va bene cosi, sei la vergogna di tutte le donne."
T. inizia a picchiare con un battipanni sottile il sedere di Daniela, dopo una buona mazzora stanca apre lo zaino, prende la frusta e inizia a dare qualche frustata ma non essendo molto pratica sono poche le frustate che infliggono dolore a Daniela.
Poi un'idea, torna con una bacinella piena di acqua calda a giudicare dal vapore che esce, fa voltare Daniela a pancia in su e si siede con il sedere sul viso della povera ragazza immergendo successivamente i piedi nella bacinella.
Daniela inizia a dimenarsi, dopo un paio di minuti smette consapevole che non ha potere decisionale.
"Allora, hai cambiato idea?"
"No Padrona."
"Te la sei cercata allora." Detto questo, T. afferra Daniela che è china sul pavimento e la spinge nella bacinella d'acqua, la schiava prova a dimenarsi ma non riesce a sottrarsi.
"Fammi vedere quanto fiato riesci a tenere." T. ride divertita.
"Basta mi hai stancato, non hai resistenza, domani riproveremo, ora bevi tutta l'acqua, guai a te se trovo una sola goccia."
Daniela osserva T. per qualche istante poi un piede si posa sulla sua fronte e la spinge giù.
"Grazie Padrona."
"Domani ci inventeremo qualcosa. Sul tavolo c'è lo spazzolino, mettilo in bocca e pulisci il pavimento della cucina, mi sembra che tu ci sia abituata.
Io vado a prepararmi, tu puoi dormire, sotto il mio letto ovviamente."
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Fatemi sapere se vi è piaciuto, il vostro giudizio è molto importante per me.
Shy