Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

LA DOTTORESSA

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view post Posted on 2/2/2015, 10:27     +1   -1

Professore/essa SM

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concordo!!
 
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danielino
view post Posted on 2/2/2015, 11:58     +1   -1




Bellissimo ! Tutti ci aspettavamo la nascita di un nuovo slave,invece è l'iniziazione di una nuova Padrona che non sapeva di esserlo. :angeldevil:
 
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paolodevoto
view post Posted on 5/2/2015, 19:58     +1   -1




Complimentissimi avrei voluto nn finisse mai ma la morale colpisce chiunque padrona o slave chiunque stia leggendo complimenti...
 
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view post Posted on 5/2/2015, 20:31     +1   +1   -1

Cavaliere BDSM

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Grazie davvero!
 
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view post Posted on 6/2/2015, 11:15     +1   -1
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tappetino per signora

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....grande! Bella anche la citazione di into the wild. Ciliegina sulla torta...!
 
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view post Posted on 6/2/2015, 11:41     +1   -1

Cavaliere BDSM

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Ragazzi fin dall'inizio ho cercato di scrivere il racconto esplicitando le emozioni dei due protagonisti e sul susseguirsi delle vicende in un tempo non breve.
Per voi che leggete, la lettura risulta noiosa e poco accattivante?

Grazie.
 
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view post Posted on 6/2/2015, 12:44     +1   -1

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Assolutamente No...è bellissimo continua cosi..
Mi sarebbe piaciuto che Lucrezia lo massacrasse un po' :)
 
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view post Posted on 10/2/2015, 10:34     +1   -1

Cavaliere BDSM

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A breve un seguito inaspettato.

"Non hai scelta. Al mio rientro sai come voglio trovarti."

Chissà chi dirà queste parole ad Ottavio. ^_^
 
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view post Posted on 10/2/2015, 17:02     +1   -1

Professore/essa SM

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Grande....parole a parte
L'importante è che lo pesticci ben bene.... :D :flashgirl1:

:hanging:
 
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view post Posted on 12/2/2015, 17:41     +1   +1   -1

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Il ricatto.



Il rapporto tra i due viaggiava spedito come un treno in corsa, ormai erano in grande confidenza e riuscivano a capirsi anche senza parlare.
Nonostante le mille attenzioni, i regali di Paola e i molteplici messaggini, Ottavio non era contento.
Dire che Lucrezia in questa storia rappresenta la "strega" cattiva di tutte le fiabe, è ovviamente un ossimoro, data la sua bellezza e il suo modo di fare.

*Ore 20:30 - Ospedale S. Bartolomeo*

Paola: "E' finita un'altra giornata."
Lucrezia: "Ti va di venire a cenare da me?"
Paola: "No grazie, vado al cinema con Ottavio."
Lucrezia: "Certo, dimenticavo che ormai io non esisto più. Come preferisci."
Paola: "Dai siamo adulte, non fare la bambina, facciamo cosi, sposto il cinema a domani e stasera mangiamo una cosa tutti e tre?"
Lucrezia: "Si! Ci sto, grande."

SMS: Otto, arrivo con Lucrezia, compriamo una pizza strada facendo. KISS

Le due arrivarono dopo una decina di minuti a casa di Paola.

Paola: "Finalmente possiamo mangiare."
Lucrezia: "Muoio di fame."

Nel frattempo in cucina arrivò Ottavio che salutò le due ragazze.

Lucrezia: "Ti ricordi di me?" Disse Lucrezia con tono quasi provocante.
Ottavio: "Si.. si ricordo di te."

La cena si svolse normalmente anche se Lucrezia in mente pensava ad una frase per aprire il famoso argomento.

Lucrezia: "Sai andrò al cinema a vedere quel film famoso, 50 sfumature di grigio, ne parlano tutti ormai. Potrei portarmi Ottavio che lui sicuro è un esperto di corde." Disse Lucrezia ridendo.

Ottavio: "Io un intenditore?"
Lucrezia: "Si, non dirmi che non ti eccita il pensiero di essere lo schiavetto di Paola, con me puoi parlare liberamente, come una sorella."
Paola: "Lucrezia, io e Paolo siamo ormai ottimi amici e dopo l'episodio di quella sera, lui ha capito che non ha più interesse verso quel mondo."
Lucrezia: "Sarà, comunque scusatemi, non volevo offendere nessuno."

All'improvviso squillò il cellulare di Ottavio che divenne rosso in viso, come se stesse aspettando qualche telefonata importante.

Ottavio: "Scusate torno subito."
Lucrezia: "Scusa Paola, il bagno?"
Paola: "Ma mi lasciate sola? Comunque in fondo a destra."

Lucrezia si alzò e si diresse in bagno quando ad un tratto senti' Ottavio pronunciare al telefono: "Si Mistress, la ringrazio per avermi contattato. Non si preoccupi non sono minorenne, possiamo accordarci sul rate?"

Fu allora che nella testa di Lucrezia si accese una lampadina, non poteva far finta di nulla.
Entrò nella stanza, prese il telefono di Ottavio e chiuse la conversazione.

Lucrezia: "Meno male che avevi chiuso con quel mondo eh? Andare con una .. Mistress?" ridendo poi disse: "Domani ne parleremo con calma, ora andiamo da Paola, domani ti chiamo, lasciami il tuo numero."

L'indomani Paola doveva lavorare 12h mentre Lucrezia era di riposo.

Ottavio: "Pronto.. chi è?"
Lucrezia: "Sono Lucrezia, vieni in Via delle Pinte 14, ti aspetto entro dieci minuti." disse Lucrezia.

Ottavio prese i primi vestiti che trovò per casa e scese di corsa per raggiungere casa di Lucrezia che non era molto distante dalla sua abitazione.
Quando sali' sopra ed entrò in casa di Lucrezia, rimase completamente bloccato.

Lucrezia: "Entra pure Ottavio. Ti starai chiedendo perché ti ho fatto venire, vero?" Ottavio fece cenno di si con la testa.

Lucrezia indossava un vestito nero di pizzo che arrivava fino al ginocchio, ai piedi aveva delle decolleté in pelle, nere, con il tacco alto e un bracciale che avvolgeva la maestosa caviglia, non indossava le calze.
I capelli neri raccolti a coda di cavallo con un elegantissimo fermaglio argentato, la rendevano ancora più bella di quello che non fosse già, perfettamente curata, alle mani uno smalto rosso.

Lucrezia: "Non amo i giri di parole, perciò hai due possibilità. Stando alla telefonata che ho sentito hai cercato una Mistress per provare le tue esperienze. Hai tradito perciò la fiducia di Paola e chissà i tuoi genitori cosa ne potrebbero pensare se scoprissero che il loro figlioletto in realtà vuole solo adorare i piedi."

Ottavio: "No la prego.."
Lucrezia: "Taci, non mi interrompere. Tornando alle due possibilità, la prima è che tu sparisca dalla mia vista in meno di un secondo, sappi che questo comporterà immediatamente l'invio di un messaggio a Paola dove dirò tutto quello che ho sentito; la seconda, credo la migliore, è che tu ti inginocchi e segni l'inizio della tua, chiamiamola fedeltà, baciandomi i piedi... Conto fino a tre."

Lucrezia: "Bravo, vedo che hai capito chi comanda." Disse Lucrezia scoppiando e ridere nel vedere Ottavio in ginocchio a leccare le scarpe. "Basta, avrai modo di purlirle a dovere insieme a tutte le altre, ora devo vestirmi cosi' andremo da una parte. Aspettami giù."

Lucrezia e Ottavio salirono sulla Lancia Ypsilon bianca.

Ottavio: "Dove andiamo?"
Lucrezia: "Lo vedrai. Ma dimmi la verità, non sei un pò contento?"
Ottavio: "Non lo so."
Lucrezia: "Si dai, vedrai, ci divertiremo un mondo."

Lucrezia parcheggiò l'auto ed entrò con Ottavio in un sexy shop, stranamente nessuno chiese la carta d'identità ai due personaggi.
Si avvicinò una signorina giovane, alta con i capelli ricci neri, ma dalle forme un pò rotondette con degli stivaletti neri ai piedi.

Signorina: "Salve, posso aiutarvi?"
Lucrezia: "Si, vorrei sapere dove sono gli accessori per il sadomaso."
Signorina: "Seguitemi, cosa vi serve di preciso?"
Lucrezia: "Sto cercando delle manette, guinzaglio, collare e poi vediamo se c'è qualcosa di interessante."
Signorina: "Questa è la nostra ultima collezione. Le manette ovviamente si aprono solo con la chiave e abbiamo guinzaglio e collare in pelle in offerta, dipende dalla misura."
Lucrezia: "Mi serve per il mio schiavetto qui."
Signorina: "Lui?" indicando Ottavio che nel frattempo aveva il viso basso per la vergogna.
Lucrezia: "Si si lui."
Signorina: "Questo dovrebbe andare." La ragazza prese il collare e lo mise al collo di Ottavio. "Mi sembra perfetto." Al collare collegò poi il guinzaglio.
Lucrezia: "Si, sai non posso lasciarlo libero."
Signorina: "Le mostro il reparto con le manette?"
Lucrezia: "Si grazie. Cammina schiavetto." Disse Lucrezia tirando per il guinzaglio Ottavio.

La ragazza prese le manette e le mise ai polsi di Ottavio annuendo sulla corretta misura.

Signorina: "Servono delle fruste anche?"
Lucrezia: "Magari per quelle ripasso. E' ancora uno schiavo novizio. La ringrazio, è stata molto gentile."
Signorina: "Non si preoccupi, sono abituata."

Al sentire queste parole si accese un fuoco nella testa di Lucrezia.

Lucrezia: "Schiavo, ringrazia la signorina per il ruolo che ti si addice. Pulisci i suoi stivali, muoviti."
Ottavio si chinò e iniziò a leccare gli stivali della commessa che scoppiò a ridere.

Signorina: "Basta cosi dai." Disse sfilando il piede dalla lingua di Ottavio. "Faccio il conto."

Nella strada per il ritorno, Ottavio lacrimò un po' per l'umiliazione subita, non riusciva a capire se erano lacrime di gioia o di paura.

Arrivati a casa, Ottavio non proferi' parola.
Lucrezia: "Schiavetto, ti sei comportato proprio bene lo sai? Meriti un premio." Disse Lucrezia allungandosi sul letto. "Puoi togliermi le scarpe e divertirti con i miei piedi."

Ottavio tolse le scarpe a Lucrezia e osservò nuovamente quei piedi fantastici che iniziò a baciare con devozione, prima la caviglia, poi la pianta leggermente sudata, poi passò alle dita, tutto con estrema delicatezza.
Lo stesso fece con l'altro piede.

Lucrezia: "Vedrai che ci divertiremo un mondo, potrai prenderti cura di me e dei miei piedi, potrai farmi da poggiapiedi durante la visione dei film e avrai l'onore di pulire tutte le mie scarpe, alla fine non è ciò che volevi?"

Ottavio: "Si Lucrezia ma se lo scopre Paola?"
Lucrezia: "Non mi ripeterò mai più, io per te sono: Padrona, al massimo Regina. Non mi interessa di Paola, è un problema tuo. Ora stacca la lingua dai miei piedi e andiamo in soggiorno."

Ottavio: "Si mia Padrona."

Lucrezia: "Bravo, vedo che hai capito chi comanda. Ah schiavo dimenticavo, mi piacerebbe vederti sempre nudo, indosserai solo lo slip intimo, non dimenticare il collare e le manette ai polsi, cosi ti abituerai a camminare a quattro zampe."

Ottavio: "No Padrona la supplico questo no." Implorando Lucrezia baciandole la pianta dei piedi.
Lucrezia: "Supplicami quanto vuoi, le mie non sono richieste, ma ordini. Fai ciò che ti ho detto, ti aspetto in soggiorno."

Quando Ottavio raggiunse il soggiorno, Lucrezia scoppiò a ridere cosi forte che la risata rimbalzò in tutta la stanza.

Lucrezia: "Quanto sei buffo, lo sto facendo solo per te, per farti capire cosa vuol dire essere schiavi di una donna. Ora fammi vedere il film in silenzio."

Ottavio si posizionò avanti a Lucrezia che poggiò i suoi piedi nudi sulla schiena di Ottavio che era nudo, ammanettato e indossava il collare.

Lucrezia: "Pensa che avresti dovuto pagare, dovrai ringraziarmi per questo che sto facendo. Voi giovani non sapete neanche essere riconoscenti." Detto questo non lasciò replicare Ottavio, prese dello scotch marrone e lo pose sulla bocca di Ottavio, poi lo osservò, si stiracchiò con aria trionfante e si concentrò sul film.

Il film durò due ore, Lucrezia si alzò all'improvviso e portò le decolleté in pelle a Ottavio lasciandole sotto il naso.

Lucrezia: "Ti avevo promesso che te ne avrei fatto prendere cura. Devo indossarle domani mattina, voglio trovarle lucide, soprattutto la suola." Ridendo aggiunse: "Ora devo scendere, tu pensa alle mie scarpe, non hai scelta. Al mio rientro sai come voglio trovarti." Disse Lucrezia ridendo.
 
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view post Posted on 12/2/2015, 18:24     +1   -1
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view post Posted on 12/2/2015, 22:38     +1   -1

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view post Posted on 13/2/2015, 08:46     +1   -1

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Complimenti!! Ben scritto.
 
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view post Posted on 14/2/2015, 13:26     +1   +1   -1

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Ho modificato il mio modo di scrivere.
Fatemi sapere se vi piace e se trovate la lettura più scorrevole.
Attendo i commenti, spero che non vi stia annoiando.

Shy

***********************



Il fine settimana.



Mi sento su una linea molto sottile. Lucrezia mi domina tutti i giorni, mi permette di lucidare le sue scarpe, mi usa come poggiapiedi mentre parla al telefono, pretende un massaggio alle sue estremità quasi ogni ora, ma è molto distaccata da me, al contrario di Paola che invece mi ascoltava sempre.
Sono felice perché finalmente posso esprimere la mia voglia di essere schiavo, ma non riesco a smettere di pensare a Lei.
Lucrezia mi ha praticamente schiavizzato e non so se riuscirò a tirarmi fuori da questa situazione.

Come ogni giorno all'uscita da scuola, vado a casa di Lucrezia, mi spoglio, mi infilo il guinzaglio e mi ammanetto, iniziando a fare le pulizie di casa prettamente a quattro zampe.
Da quando sono diventato lo schiavetto personale di Lucrezia sono passati pochi giorni, ho diviso il suo armadio pieno di scarpe in due reparti: quelle che devo pulire con cura e quelle che ho già pulito.
Prendo un paio di stivali, mi sdraio a terra e inizio a prendermene cura.
All'improvviso la porta si apre ed entra Lucrezia con un volto sorridente.

"Schiavo!! Dove sei? La tua Padrona è a casa."

Mi avvicino a lei a quattro zampe e lei scoppia a ridere.

"Sei sempre più servizievole, andiamo in soggiorno devo parlarti."

Arrivati in soggiorno, come da prassi, mi posiziono di fronte a lei per permetterle di appoggiare i suoi divini piedi sulla mia schiena già stanca.

"Ho una sorpresa per te, ovviamente non potrai dire di no. Dovrò fare la relatrice di un convegno a Milano, mi hanno dato una stanza in un albergo a cinque stelle superior, ovviamente prima di prendere l'impegno ho insistito nel portare il mio cuginetto senza genitori, non hanno potuto dire di no. Non sei contento?"

"Si mia Padrona."

"Bene, ai tuoi genitori di quello che vuoi, a me non interessa. Ora però sdraiati a terra, oggi è stata una giornata stancante."

"Come desidera Padrona."

Mentre tolgo le scarpe a Lucrezia, la sento ridere, indossa degli stivaletti bassi, sinceramente ho sempre odiato gli stivaletti, vuoi mettere il fascino dello stivale grande?
Appena sfilata la scarpa sento subito un odore intenso di sudore, sadicamente se ne accorge dall'espressione del mio viso e mi fa stendere a terra, mi mette un piede sul viso e un piede sul mio pene, le piace provocarmi per poi fermarsi.
Con la coda dell'occhio, vedo che si sta rilassando, ha gli occhi chiusi ed è in posizione comoda.

"Toglimi le calze."

Ormai non rispondo più, sono un'automa, mentre sto per portare il suo grande piede sulla mia piccola bocca, mi ferma, mi mette la calza in bocca e mi piazza nuovamente il piede su tutta la faccia, chiudendola completamente.
Nonostante il sudore, i suoi piedi sono perfetti, mi sento bene sotto di lei, so che quello è il mio posto.

"Oggi ti schiavizzerei per tutto il giorno, ma avremo tempo non preoccuparti. Ora vattane a casa, ci vediamo domani mattina per la partenza."
"Mia Padrona che dirò a Paola? Non riesco neanche a incontrarla, non so mentire."

"Allora non hai capito proprio un cazzo. SDRAIATI A TERRA, subito!!!"

Si alza di scatto dal divano e torna da me con una cinta di pelle.

"Ogni frustata dovrai dire: appartengo a Padrona Lucrezia."

Inizia a frustarmi sul sedere, poi sulla schiena, poi sulle gambe, non sono mai stato frustato e l'esperienza mi ha fatto capire che non mi piace per niente.
Mi sento come uno schiavo punito per non aver svolto bene un compito, mi sento uno schiavo privo di poter pensare e parlare, inizio ad aver paura.

"La supplico mia Padrona, mi perdoni."
Inizio a baciarle i piedi nudi sul pavimento in segno di pietà, mi tira un calcio nella pancia che mi fa rotolare sul pavimento, mi sale sopra tenendo un piede sul mio petto e un piede sul mio viso.

"Non so come devo fare con te. Ti do un tetto, un'educazione, mi prendo cura di te e tu pensi ancora a lei? La tua Padrona sono io, tu mi appartieni, crescerai ai miei piedi e servirai solo per me tutta la vita. Ora sparisci."

**********************


- Il giorno della partenza.



Il giorno della partenza arrivo con largo anticipo sotto casa di Lucrezia, vedo la sua Ypsilon bianca parcheggiata sotto casa, mi ha ordinato di portare una piccola borsa e niente di più.
La vedo arrivare e subito le vado incontro, indossa un cappello nero, una giacca marrone lunga molto elegante con una spilla di fiori, ai piedi indossa dei collant scuri e un paio di decolleté marroni che richiamano il colore della giacca, scoperte in punta e con la suola rossa da cui posso intravedere il suo alluce.
Prendo la valigia e dopo un rapido "Buongiorno mia Padrona" saliamo in auto: destinazione Milano.

"Apri la busta dietro, prendi le calze e mettile in bocca... sono troppo gentile con te. Le terrai per tutto il viaggio, cosi almeno non parlerai."
"La ringrazio per l'opportunità mia Padrona."

Ogni minuto che passava, mi sottomettevo a lei in maniera naturale, si è vero, ormai ero suo, ma Paola era sempre nei miei pensieri.

"Sai ho pensato che puoi dormire da me qualche volta, quando torniamo ti compro un tappeto e una ciotola per bere. Non sei contento?"

Annuisco, per ovvi motivi non posso rispondere.
La cosa che amo di Lucrezia, è il suo modo di vivere. In autostrada supera spesso i limiti di velocità e guida con un'estrema disinvoltura, è una persona molto sicura di se.
Finalmente arriviamo a Milano, mi chiedo quando mi farà togliere la calza dalla bocca.

L'albergo è in pieno centro, appena arriviamo ci accoglie il responsabile della reception, un parcheggiatore e un ragazzo che prende le valigie della Padrona.
Ho paura che qualcuno possa accorgersi della calza, divento rosso e abbasso lo sguardo per la paura.

La stanza è una suite enorme, c'è di tutto: la televisione al plasma da 45", il minibar con consumazioni pagate, bagno con idromassaggio, balcone con vista sul centro di Milano e al centro della stanza un letto a baldacchino con delle tende ombrate oro.
Sembra tutto stupendo.

"Forza forza schiavetto, non essere pigro. Disfami la valigia e riponi tutto nell'armadio con cura, la tua invece mettila sotto al letto, tanto non ti servirà.
Quando hai finito, spogliati nudo, metti il collare e ammanettati, non vorrai mica perdere le abitudini?"
"No signora Padrona."

Scoppia a ridere.

"Dimenticavo, ammanettati anche le caviglie. Ora devo scendere e iniziare la prima parte della conferenza, ma prima dammi una pulita alle scarpe. Non vorrai mica che faccia brutta figura?"

Si siede su una sedia stile antico, sembra quasi un trono, afferra una rivista dal tavolino e mi fa cenno di cominciare.
Le scarpe sono pulite, le avevo lavate il giorno prima della partenza, ma questo Lei lo sa bene.
Inizio a leccare la suola impolevarata, nonostante il mio iniziale imbarazzo, ora sono un perfetto leccasuole, devo riconoscere però la bontà della mia Padrona che mi fa leccare solamente le suole meno sporche.
Non mi rivolge minimamente l'attenzione, in fondo il mio posto è ai suoi piedi ed è sicura che sto svolgendo bene il mio ruolo.

"Basta basta, bravo il mio schiavetto. Ci vediamo dopo."
Mi accarezza il viso, poi apre la porta e mi lascia li.

Al suo rientro mi faccio trovare come da Lei ordinato, nudo e legato mani e piedi.
Apre il doppio fondo della valigia e prende il guinzaglio che mi lega al collare, poi inaspettatamente prende un frustino.
Ho paura.

"Non aver paura, ma tu che ti pensavi? Che essere schiavo vuol dire solamente leccare piedi e scarpe? Quello è un regalo, è un modo per dimostrarti la mia bontà, nient'altro."

Detto ciò, mi sale sulla schiena, inizia a darmi dei colpi sul sedere e mi utilizza come un pony.
Essendo la prima volta non riesco a sopportare il suo peso, seppur minimo, e rischio di cadere svariate volte.
Cado a terra e per la fatica non riesco ad alzarmi.

"Non meriti neanche di leccarmi le suole delle scarpe, non sei buono a nulla."

Inizia a frustarmi con violenza, mi escono delle lacrime e inizio a pensare a Paola che non mi avrebbe mai fatto questo.

"Ormai è tardi per tornare indietro, schiavo."

La mia schiena e il mio sedere presentano i segni delle frustate, inizio a piangere per il dolore e l'umiliazione subita.
Mi lascia li a piangere e sento l'acqua dell'idromassaggio scorrere.

"Schiavo, striscia in bagno."

Arrivo nel bagno strisciando e trovo Lucrezia che sta entrando nell'acqua, è nuda, non riesco a guardare, chiudo gli occhi e sposto la testa.
Lei ride.

"Sei proprio uno schiavo educato. Io non capisco, sto realizzando tutti i tuoi desideri, perché pensi ancora a Paola?"
"Posso spiegarlo con una piccola storia?"
"Come vuoi, ma massaggiami i piedi nel frattempo."

I suoi piedi grandi escono dall'acqua e si posizionano sui bordo, sono meravigliosi.
Non riesco a frenare la voglia di baciarli e inizio ad adorarli, lei si innervosisce e mi tira uno schiaffo.
Inizio a massaggiarli con estrema cura, lei chiude gli occhi, immerge completamente il corpo in acuqa e stende il collo sul marmo della vasca.

"Mia Padrona, c'era una volta un ragazzo con un bruttissimo carattere.
Suo padre gli diede un sacchetto di chiodi e gli disse di piantarne uno sul muro del giardino ogni volta che avrebbe perso la pazienza e avrebbe litigato con qualcuno.
Il primo giorno ne piantò 37 nel muro.

Le settimane successive, imparò a controllarsi, ed il numero di chiodi piantati diminuì giorno dopo giorno: aveva scoperto che era più facile controllarsi che piantare chiodi.
Infine, arrivò un giorno in cui il ragazzo non piantò nessun chiodo sul muro.
Allora andò da suo padre e gli disse che quel giorno non aveva piantato nessun chiodo, suo padre gli disse allora di togliere un chiodo dal muro per ogni giorno in cui non avesse mai perso la pazienza.

I giorni passarono e infine il giovane poté dire a suo padre che aveva levato tutti i chiodi dal muro.
Il padre condusse il figlio davanti al muro e gli disse: figlio mio, ti sei comportato bene, ma guarda tutti i buchi che ci sono sul muro. Non sarà mai come prima."

"Non ho parole. Ma i ragazzi di diciassette anni sono tutti cosi pesanti? Cioè schiavo non la prendere male, ma perché non ti diverti alla tua età?"

Non rispondo, inizio a baciare i piedi di Lucrezia, questa volta gradisce e mi lascia fare.

"E la storia del chiodo?"
"Paola è entrata nella mia vita in un momento particolare, con lei ho messo il chiodo come il bambino, poi l'ho dovuto togliere per ovvi motivi."

Mi infila il piede in bocca e ride divertita.

"Baciami le piante, pensiamo alle cose serie. Le vedi le mie piante schiavo? Come sono?"
"Stupende."
"Prenditene cura, però basta parlare."

Annuisco e lei sorride in maniera perfida, ero sotto il suo potere.
Finito il bagno si alza e in accappatoio si siede sulla sedia-trono, quel posto le si addice parecchio, mi porge lo smalto e l'ovatta e si fa smaltare le dita dei piedi e delle mani.
Ogni tanto per l'imprecisione mi frusta e ride, nel frattempo cala la sera, mi dice di vestirmi e andiamo al ristorante, dopo che le ho leccato le scarpe, ovviamente.

Al ristorante all'arrivo del cameriere, ordina tutte le portate più buone.
"Buon appetito Ottavio."
Ma a che gioco sta giocando? Prima Ottavio, poi schiavo, poi di nuovo Ottavio.
"Grazie Padrona."
Rispetto il mio ruolo.

Dopo la fantastica cena saliamo in stanza, indossa un vestito di pizzo nero molto sottile che lascia intravedere il reggiseno.

"Prenditi cura dei miei piedi fino a quando non mi addormenterò, poi apri l'armadio e prendi una coperta, mettila sotto il letto, dormirai li."
"La ringrazio mia Padrona."

Inizio a baciare le piante dei piedi nudi e mi concentro sulle dita, faccio tutto con estrema delicatezza, si gira a pancia in giù.
I suoi capelli sul cuscino ed il suo collo sono una vista fantastica, quasi meglio dei piedi.

"Le auguro una dolce notte mia Padrona."
La sento sorridere.

Quando la sento respirare in maniera più profonda, capisco che si è addormentata.
Prendo la coperta e mi metto sotto il letto, fortunatamente è pulito, sono nudo per ordine della mia Padrona ed ho paura di prendermi qualche malattia.
Sento nell'aria l'odore dello smalto rosso e nel naso mi sembra di avere l'odore dei suoi piedi.


Inizialmente non riesco a prendere sonno, sono nudo, ho le manette ai polsi ed alle caviglie, ho il collare.
Sono felice ma mi scende qualche lacrima, ormai ho perso Paola.
 
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demian2
view post Posted on 14/2/2015, 14:11     +1   -1




Bravo. Continua, continua!
 
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