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“Bentornata Signora, tutto bene penso di avere sistemato la tapparella, vuole provarla?”
La aiutai a togliersi il cappotto, “Prendi questa chiave, sulla macchina trovi la spesa, portala qui e sistema le tue attrezzature nello sgabuzzino ” Così feci, arrivato in garage scaricai le borse dall'auto e ritornai in casa. La Signora: si era già cambiata e ispezionava il mio lavoro. “Così va bene m. sono soddisfatta del tuo lavoro di oggi, sai m. mi sembri proprio tagliato per questo lavoro!” “Grazie Signora sono contento che lei sia soddisfatta… cercherò di fare del mio meglio” “Lo credo, a proposito, visto che sei così disponibile potresti venire anche domani?" “Certo Signora “ Un lieve sorriso illuminò il suo volto “Mi piace questa tua disponibilità… beh allora diciamo verso le 10…" “Grazie Signora sarò puntuale" “Grazie m. puoi andare” “Signora, posso chiederle una cosa?” “Dimmi pure” “Lei è estremamente gentile, ma non è il caso che mi ringrazi per i servizi che le offro, ancor più il “per favore”, perché vede….io…insomma….sono io che dovrei ringraziarla per….si, capisce….lei è….come se fosse…” la timidezza mi inchiodava la mente e e non riuscivo neppure più a balbettare frasi di senso compiuto. “Io non so come dirle che….” “m. mi sembri un po’ confuso, intendi che non devo essere educata nei tuoi confronti?" “No, cioè sì, nel senso che mi fa piacere esserle utile, che lei ha il diritto di pretendere senza ricambiare con alcun grazie” “Mi stai dicendo che dovrei usufruire dei tuoi servizi senza essere educata e nemmeno ringraziarti?” “No, Signora, non intendo questo, anzi il suo comportamento è squisito, ma io pensavo che…si insomma, che…” Tergiversavo senza riuscire a dichiarare le mie intenzioni, sembravo uno ad un esame impreparato “Ma no Signora, per niente, è solo che lei è così…per me é degna della massima attenzione, insomma, la mia ambizione sarebbe quella di potermi definire come suo umile servo!” Ecco lo avevo dichiarato, mi sentii come libero... La Signora non aprì bocca, ma continuava a guardarmi lì in piedi di fronte a lei col mento che mi toccava il petto talmente il mio capo era chino, l’unica cosa che potevo vedere era la punta del sabot che lei faceva lentamente dondolare sulla punta del piede. Si alzò dalla sedia e si diresse in sala; non sapevo come comportarmi, ormai il danno era fatto, attesi qualche minuto e poi la seguii. Si era accomodata in poltrona e fumava una sigaretta. “Mi scusi, Signora, io non volevo essere irriguardoso nei suoi confronti, ho sbagliato, spero possa capirmi, ma….ora magari vado…io non so … Non mi vedrà più…sono molto dispiaciuto spero di non averla offesa e che non mi consideri invadente. Insomma…io” “Silenzio” disse con voce ferma e calma. “Non ti considero tale altrimenti non saresti qui”. E diresse lo sguardo verso di me. “La situazione a questo punto cambia per entrambi, ti sei esposto e messo con le spalle al muro. E’ un bel dilemma per me: quasi quasi la tua offerta mi alletta” “Cosa intendevi dire poco fa ?” “Ecco... la mia ambizione è quella di poter servire una donna la cui intelligenza e cultura suscitino il mio rispetto e della quale diventare un servitore di cui lei possa disporre a suo piacimento. Lavorare e ottenere anche solo un suo cenno di consenso sarebbe per me come toccare il cielo con un dito. Insomma avere la possibilità di servirla e ubbidirla, Signora..., per me sarebbe esistere!” “Accidenti che discorso….quasi mi convinci m.” “Questo è quel che provo e sono pronto a darle tutto me stesso come suo servo umile e ubbidiente” Nel pronunciare queste parole piegai lentamente le gambe e mi inginocchiai a terra, poi pian piano abbassai la testa fino a toccare il tappeto con la fronte a pochi cm dal piede della donna. La Signora non mosse un muscolo e mi lasciò lì, prostrato dinnanzi a lei. “Vedi m.” iniziò “Sei proprio sicuro di quel che dici? Perché in questo momento ti stai completamente donando a me” “Sì, Signora ” “Sai m. ho molto danaro e potrei comprarmi tutto quel che desidero, ma una persona… quella no, non posso proprio, la mia educazione e la mia coscienza mi imporrebbero di rifiutare, siamo esseri umani e come tali ci dobbiamo trattare a vicenda, quello che stai proponendo tu va ben oltre ciò che ho mai immaginato. Il vederti così in ginocchio davanti a me, devo dire che mi provoca delle sensazioni strane e in contrasto tra loro: sento un enorme potere invadermi la mente e la mia femminilità gode nel saperti pronto a qualunque cosa per me. Al tempo stesso tutto ciò mi sembra irreale e pazzesco. E’ una situazione che andrebbe ben ponderata… Alza il viso da terra m.” Sollevai il capo dal tappeto di pochi cm e lei appoggiandosi allo schienale della poltrona, accavallò nuovamente le gambe. La Signora lentamente mise la punta del sabot sotto al mio mento, sollevandomi il viso arrossato, in modo da poter vedere le guance, poteva vedere la devozione nel mio sguardo e l’adorazione che provavo per lei. “Ti voglio credere, m, ho deciso: d’ora in avanti sarai il mio servo, ma in prova!” Quasi svenni per l’emozione, una gioia immensa mi invase, non riuscivo a pensare né a parlare… ero lì con la punta di un sabot sotto il mento pronto a donare la mia vita ad una donna dal fascino per me stordente. “Spero tu sia contento m.” La guardai negli occhi verdi che mi avevano ammaliato. “Sono la persona più felice e fortunata del pianeta, Signora ” “Bene, ora va a casa, domattina avremo un bel po’ di cui discutere”. Abbassai la testa e, con uno slancio di coraggio, appoggiai le labbra sulla sua scarpa . Lei ritrasse un po’ il piede, quasi intimidita dal mio gesto, poi guardando i miei occhi supplicanti lo riavvicinò alla mia bocca e terminai così la mia adorazione. Feci per allontanarmi; “m., lo sai che odio le cose lasciate a metà!?” Abbassai di nuovo il viso e baciai anche l’altro piede che poggiava sul tappeto. “Grazie Signora ….Grazie” “Ora va” Uscii dalla sala camminando goffamente sulle ginocchia e la vidi sorridere in maniera soddisfatta. ..Continua... |