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Buona sera. Non avete avuto il coraggio di dirmi che faceva schifo? Bene lo dico io. Mi ha fatto così schifo che l'ho distrutto completamente. il atto che non abbia ricevuto nessuna visualizzazione la seconda parte cosa poteva dirmi? Che ha fatto schifo.
Perciò.... Godetevi questo nuovo capitolo. Completamente riscritto. Senza titolo. Anzi suggeritene uno voi e buona lettura a tutti Il cancello, ormai, era alle sue spalle. I suoi passi erano sicuri. Lei, convinta oltre ogni dire. Il castello era semplicemente imponente. Prese l'equipaggiamento controllando cosa si fosse persa: i vestiti e le armi sembravano a posto; nessuna ampolla delle pozioni si era rotta. In quel momento rimpianse il cavallo. Non conosceva nulla dei cavalli, come avrebbe potuto curarlo senza le dovute conoscenze? Dall'ombra vide una giocosa figura. Un bellissimo gatto, era nerissimo. Le luci cominciarono ad accendersi. Il gatto fissò Sophie, la studiò da capo a piedi. I capelli erano castano ramato, quasi rossi. Gli occhi scurissimi, ma molto grandi. La pelle del suo viso era molto scura, perché abituata a stare fuori senza trucchi o tinte di sorta. Ma nel suo corpo si vedeva che era sempre vestita, la sua carnagione era molto chiara. Benché portasse i segni di una vita dura, un parto e un aborto per dolore, la magia le aveva tolto diversi mesi dal viso. Per nessuno avrebbe mai avuto 35 anni. Ne dimostrava almeno 7 di meno. Il felino camminò al suo fianco. Lenti, ma con sicurezza. Improvvisamente il gatto cominciò a studiarla, nel modo in cui un gatto sa fare. Salì sulle sue spalle, annusò il suo corpo per distinguerla. Una volta sceso si mise a qualche metro dalla porta. Sophie si abbassò allungando una mano al gatto. La mano sinistra di Sophie aveva il segno di un anello che ormai non c'era più. Seduto sulle zampe posteriori, il gatto sembrava pronto alle sue richieste. -Buona sera.- Disse chinando leggermente la testa. Il gatto fece lo stesso. -Credi che abbai ancora ancora cattive intenzioni?- Dal muso del gatto uscì un miagolio che sembrava proprio un no. Sophie fu subito coinvolta dal felino. La sua funzione è quella di proteggere l'ingresso da coloro che avevano intenzioni ostili. Tita cominciò a fidarsi della strega. Continuava ad avvicinarsi sempre più sicura, arrivando a passare tra le sue caviglie con passi sempre più felini. Solo all'ora Sophie riconobbe che era una femmina e, subito si scusò dicendo che non aveva mai visto una gatta più bella. La gatta si fece accarezzare. Cominciarono a girare per il castello. All'ala sinistra c'erano le stanze delle cucine. Dove si sare bbero tenuti i pasti. Alla sua destra una enorme biblioteca. Passeggiarono, entrambe scalze, per qualche minuto, dando modo alla gaia Sophie la possibilità scrutare oltre le alte vetrate. Si soffermò principalmente a guardare la biblioteca. Era molto luminosa e spaziosa, particolarità che Sophie notò era la presenza costante di due sedie e un candelabro. -Sei la gatta di una coppia vero?- Tita fece le fusa in gesto di assenso. Gli occhi di Sophie brillarono, era molto emozionata. Non vedeva l'ora di incontrare tutti gli abitanti del castello. Ci doveva essere tanta gente che le avrebbe dato modo di sperimentare nuove e, molte forme di piacere. Condite con umiliazione e sacrificio. Non vedeva l'ora di venirci dentro. Comparve poi una pallina, tenuta sospesa a una lunga cordicella. Li dei campanellini attirarono l'attenzione di Tita, che saltò dalle accoglienti braccia della strega dai capelli rossi. Tita addentò la pallina, quel suo tirare fece scattare un meccanismo. Si aprì la porta. Intorno al castello non si vide più nulla. Delle foglie secche scricchiolavano sotto i piedi scalzi di Sophie. Percorse un'anticamera dove appoggiò il mantello, fuori cominciava a piovere. Il primo tuono la fece sobbalzare. Solo il tuono poté intimorirla perché lei si trovava nell'unico luogo dove voleva stare. Venne accolta da una figura, ancora femminile, una giovane ancella vestita da cameriera. Bionda con gli occhi verdi, un viso delicato. Ai piedi portava dei sandali da schiava, questi erano legati alle caviglie. La schiava non smise di guardare Sophie con umiltà. Non v'era nulla che inducesse a chi sa quali pratiche sessuali se non dei colpi sulla schiena. Le spalle lise dai colpi fatti con un gatto a nove code. -I padroni della magione ti attendono, adesso tu sarai condotta ad un luogo dove potrai riposare.- Arrivate ad un corridoio ove su due porte sostavano difronte due schiave. Luana si rivolse a Sophie, mostrandole la sua camera. L'altra si rivolse alla schiava che l'accompagnava. Aperta la porta Sophie vide che si stava svolgendo una sessione. Una ragazza era in attesa su una poltrona con le gambe sollevate. Sophie fu colta da un misto di curiosità ed erotismo. Questa volta vinsero le meningi. -Un momento scusate!- L'accompagnatrice abbassò lo sguardo, e Sophie notò che nel vederla scalza la schiava era un pochino eccitata e disse: -Ho capito il tuo nome Luana. Ma non ho capito il suo!- Rispose la ragazza che fino a quel momento non aveva mai aperto bocca. Prese la mano della contro parte e disse: -Queste due donne non hanno più un nome.- L'accompagnatrice non riusci più a star ferma, andò verso la sua amante. La strinse forte a se perché vide che stava per commuoversi. -Adesso le arriverà un bacio, perché dopo dovranno punirsi.- Cosi entrarono dentro, strette in un unico abbraccio. Luana cercò di spiegare a Sophie cosa aveva appena visto. Le due schiave innominate erano una coppia di amanti slave. Erano innamorate ma essendo tutte e due slave la cosa divenne instabile. Una voleva solo adorare, l'altra essere punita. Ricevettero una pergamena dal Maestro, che si apri soltanto quando entrambe smisero di usare l'io nelle loro discussioni. “Non mi ascolti mai, non sai cosa vuoi... Un giorno dissero abbiamo bisogno di aiuto. Lo dissero insieme. Cosi la loro pergamena si aprì. -Ma il tuo percorso è completamente diverso.- Luana concluse con: -Tra pochi giorni ti spigheranno tutto i nostri padroni.- Dopo tutto quel correre e camminare, il pavimento di marmo della sua camera ricaricò immediatamente i piedi stanchi di Sophie. Una lozione di sua invenzione e un bel incantesimo le impedirono di avere delle vesciche. Tutta via aveva bisogno di riposo. Il letto era rifatto con delle lenzuola di seta viola. Andò verso la sala da bagno, dove riempì la vasca d'acqua, che scaldò con una formula. Pose le sue cose dentro un grande armadio, assieme alle sue corde che mise in un cassetto. Quando fu tutta pulita e asciutta si coricò sul letto. Era molto stanca. Si addormento subito. Grazie |