Non sta premendo forte. Ma è comunque piuttosto decisa. Mi piace questa cosa, davvero. "Mi piace questa cosa, davvero". "Lo so. Mi hai detto che non ami il trampling ma adori i tacchi a spillo sui capezzoli e su altre parti del corpo. Ed io adoro usare i miei tacchi. Te ne accorgerai". Lo spero proprio. Tra le gambe è talmente duro che quasi fa male! Mi libera la mano. "Fermo li. In ginocchio dritto con la schiena". Prende un collare di cuoio morbido, di classe. Si accoscia di fronte a me. Mi guarda negli occhi mentre mi mette il collare. Lo stringe, troppo. Mi sento un po' soffocare. Non puoi allentarlo un po'? Mi guarda interrogativa. "Non dovresti dirmi qualcosa? Ti va bene così?" "Ehm, sarebbe un po' strettino. Non si potrebbe allentarlo un po'?" "No. Per due motivi. Il primo è che questa sarà una parte della tua punizione per non aver parlato e non avermi detto subito che ti sembrava stretto. Dopo ti darò il resto. Vedremo se impari. Ma il vero motivo è che a me piace così. Voglio che lo schiavo senta sempre chi è lui e chi è la sua padrona. Poi ti ci abitui. Se non ti fosse piaciuto e me l'avessi detto, avremmo potuto allentarlo o toglierlo." Le sue labbra sono a pochi millimetri dal mio orecchio. Mi prende il lobo tra di esse, lo succhia e poi lo morde leggermente, ma decisamente. "Oh, si che bello. In genere non mi piace quando mi mordono i lobi, ma con te...Ma il tuo rossetto è strano, non è normale. È di quelli a polimero siliconico, vero?" Sono dei rossetti non rossetti, come li chiamano. Si stendono come se fossero un normale lip gloss ma dopo poco si asciugano gonfiandosi leggermente, aumentando leggermente le dimensioni delle labbra e restando sempre lucidi e perfetti. Per toglierli, poi, essendo in pratica un film, vengono pizzicati agli angoli delle labbra e poi tirati via, come se fossero un cerotto. Li hanno inventati cinquanta anni fa. Il principale vantaggio per le donne è che sono antimacchia, resistenti, non sbavano mai,oltre a non alterare il sapore di cibi o bevande. Lo svantaggio è che, pur sembrandolo, non sono cremosi,anzi. Quando baci una con quel rossetto i casi sono due: o accetti un attrito pazzesco come se baciassi una gomma o lei deve passarci sopra un velo di apposito lubrificante. Finora non avevo mai trovato una donna che li usasse in un rapporto intimo. "È di quelli a polimero. Non ti piace? Tanto non dobbiamo limonare e non devo prendertelo in bocca. E così rimane perfetto ed eccitante per tutta la sessione." "A dir la verità no. In quel campo sono tradizionalista." Poi trasecolo: "Come non dobbiamo limonare e non me lo prendi in bocca? Ed un bel T&D con le tue labbra?" "Pensi che bacio e faccio pompe a tutti i clienti? Quelli, se lo meritano, solo ai miei schiavi. Ma tu sei cliente". Le dico la forma corretta della frase. Il ragionamento non fa una piega. "Vuoi passare a schiavo senza alcun diritto?" La tentazione è forte ma, no grazie. Non fa per me. Mi guarda. "Non rispondi? Ma quante ne prendi dopo. Anzi, meglio affrettarci subito. La punzione va data in breve tempo, altrimenti non serve". Scuoto la testa negativamente e le dico a voce quello che ho pensato. Mi accarezza tutto il membro ed insiste con la punta delle unghie, lieve, sulla cappella. "Ma quanto ce l'hai grosso e carico. Mi sa che non riesco a farti reggere fino alla fine. Magari lo svuotiamo in po' prima. La prossima volta passi il giorno prima e ti metto una bella gabbietta, così mi diverto di più. Anzi, magari facciamo una settimana prima, così sei anche più docile. "No grazie. Non sono interessato". "Quando ti interessa ritrovi la voce." Sorridiamo per l'involontario gioco di parole. "Eppure per una volta ti farò venire il giorno prima, te lo ingabbio e poi ti mando video e messaggi eccitanti. Così soffri di più. Sai che io scopo anche gli schiavi con la gabbia? Li faccio venire in figa. Ti interessa provare?" "Veramente non penso mi piaccia. Però si, in quel caso si". "Vediamo, magari facciamo dopo". "Ma adesso è l'ora della tua punizione". Mi mette un guinzaglio e mi costringe a seguirla in ginocchio fino alla scala che scende nella stanza che fa da dungeon. Seguendo le sue indicazioni mi alzo e la precedo. Arrivati sotto, vedo un ambiente grande pieno zeppo di diversi strumenti di tortura in legno massello. Croce, letto di trazione, ganci per appendere, corde, cavalletti e cavalli, persino una sedia con delle cinghie che ricorda molto le vecchie sedie elettriche usate quattrocento anni fa. Non manca un bellissimo trono con imbottitura in velluto rosso,rialzato dal pavimento tramite tre scalini, due tipi diversi di gogne, una specie di palo verticale d'acciaio dove lo schiavo viene incatenato e le sue palle strette in una morsa. Anche un altro tipo di strumento dove il malcapitato ( o ben capitato, a seconda dei gusti) viene fatto sedere con le gambe aperte e la schiena dritta le gambe vengono immobilizzate con degli anelli di ferro in modo che lui non possa chiuderle e le braccia legate, sempre tramite anelli in ferro, come il Cristo in croce. Solo all'idea di essere legato li, con le gambe bene aperte e le braccia immobilizzate a completa sua disposizione mi causa uno spasmo di piacere. Questa volta lo chiedo ad alta voce, indicandolo :"Dopo lo useresti su di me?" Mi guarda e sorride:"Avevo notato il tuo interesse...peccato che tu abbia parlato, non posso darti un'altra punizione." Sorride. "Ma per questa volta sono felice." Mentre mi conduce ad un'asse con imbottitura di cuoio rossa e delle cinghie con velcro che sbucano da appositi fori praticati nel legno , vedo una bella cockbox con piedini regolabili ed altre simpatiche amenità. L'asse è stesa sul pavimento e permette di legare lo schiavo in diverse posizioni: sdraiato a gambe e braccia aperte o chiuse, a quattro zampe oppure come un salame. Intorno vedo mobili a vetrina dove si intravvedono collezioni di falli, strapon e tantissimi strumenti di tortura in acciaio. Mi lega a quattro zampe sulla tavola. Poi prende quello che a prima vista sembra uno strapon in miniatura ma che in realtà è un bavaglio. "Apri la bocca". Appena apro lei mi infila il fallo di gomma e poi stringe le cinghie dietro la testa. Riesco solo a mugolare. Afferra un paddle in cuoio e si mette a cavalcioni su di me, la schiena verso il mio collo. Senza alcun preavviso inizia a colpire in maniera decisa, secca e rapida le mie chiappe, alternando destra e sinistra. Io mugolo di dolore. La imploro mentalmente di smettere ma, naturalmente lei non mi sente. Mi agito ma le cinghie mi immobilizzano bene. "Fa male? Deve. La punizione deve fare male ed essere dolorosa e con me non smette a richiesta dello schiavo. Finisce quando lo dico io". Io piagnucolo e fremo, ma lei è spietata. Muovo ed inarco la schiena tentando di disarcionarla. Lei, per tutta risposta, stringe ancora di più le gambe sui miei fianchi ed aumenta il ritmo dei colpi. "Stai fermo che se mi fai cadere ne prendi ancora di più". Posa il paddle e mi spara una bella serie di smanazzate sulle natiche già infuocate. Ho i lucciconi agli occhi. Mi viene in mente il detto 'attento a ciò che desideri perché potrebbe anche avverarsi'. Ne volevo una non telepates che non si fermasse ad implorazione mentale? L'avevo trovata. Eppure sapeva che mi stava facendo male e che non volevo segni. Non mi sembrava così noncurante. Anzi. Mi rendo conto che sta facendo qualcosa mentre è seduta sulla mia schiena. Sembra quasi...si, direi che si sta masturbando sfregando la gnocca calda e umida sulla mia pelle. Scende e si mette di fronte a me. Mi toglie il bavaglio e mi ordina di guardarla. "Voglio che tu ti renda conto subito di quanto io sia severa e godo nel punire gli schiavi." Si solleva la minigonna e si infila il ministrapon ancora umido della mia saliva nel triangolo paradisiaco che caratterizza per sineddoche le donne avvenenti. Umido della mia saliva entra senza sforzo. Lo muove ben bene, in un atto oscenamente onanistico che mi trova a desiderare di essere lui. "Vorrei essere quel minicazzo" articolo deglutendo tanta di quella saliva che al confronto il cane di Pavlov aveva la bocca secca. "Vedi che le punizioni servono ad educare gli schiavi!" La voce è quasi rotta da orgasmo. Poi estrae l'aggeggio, lucido dei suoi umori. Me lo rimette in bocca. Ottimo sapore, proietto. Ma lei non mi sente ed io posso solo mugolare. Ma lei capisce lo stesso. "Buono, eh". Poi afferra un frustino da cavallerizza. "Penso che tu abbia capito la lezione, ma voglio essere sicura." E detto questo comincia a menare fendenti sulle mie natiche e sulle piante dei miei piedi. Ormai le lacrime scendono copiose, mentre lei mi sembra, da come dice "oh, si" e da come si masturba con l'altra mano, che abbia un orgasmo. Alla fine si ferma. Va a prendere un vasetto di crema e me lo mostra. Conosco il prodotto: basta applicarlo e, come per miracolo, il dolore sparisce e la pelle scottata, irritata, piagata, si rigenera in pochi minuti, massimo due ore, a seconda del danno. Ma non va bene per abrasioni profonde o tagli troppo profondi od estesi.
"Alla fine ti spalmo questa.Quindi nell'arco di pochi minuti non avrai più segni visibili. Ma adesso è presto. Devi soffrire ancora. Come vedi, dopo non avrai più né dolore né segni. Ma durante...beh, vedi di non farmi arrabbiare".
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