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"Iniziamo da qui".
Mi indica una bella sedia ginecologica. Cuscini in pelle bianco panna e tubolari che sostengono le staffe modificati con un bell' anello saldato per poter ancorarci le cavigliere con un moschettone. Mi fa accomodare e mi immobilizza le gambe. Sono totalmente aperto alle sue voglie. Le braccia sono distese lungo i fianchi. Le polsiere vengono assicurate ad altri anelli posti sul fianco della sedia. Non si sta male. Poi abbassa la parte finale del cuscino, in modo che anche il mio culetto sia facilmente violabile. "Comodo?" Mi dice con un sorriso. "Non potrei stare meglio" ribatto tranquillo. La situazione mi eccita tanto che in mezzo alle gambe l'alzabandiera è scattato da un pezzo. "Adesso vediamo di renderti più confortevole". Pausa. "Prima di farti soffrire". Afferra, da un pratico comodino di truciolato ricoperto di laminato bianco posto a lato della sedia, una bottiglia del più famoso olio per bambini di tutto il mondo e lo apre con un sorriso. "Questo è il migliore per una bella sega a mani nude". Ne versa un'abbondante quantità sulla punta del mio pene. Poi comincia a muovere sapientemente la mano destra. La sua espressione diventa distante e sognante. Io mi perdo nella morbidezza del suo viso rilassato. La sua mano percorre tutta la mia asta, prima stringendola tutta ma aprendosi quando arriva sulla cappella, poi improvvisamente cambia tecnica: si stringe bene sulla punta del glande. Io sussulto per il godimento. Dopo pochi colpi così sento le pulsazioni tipiche dell'orgasmo. "No, ferma. Ti prego, non farmi venire subito, voglio supplicarti tanto prima di venire". Sorride mentre mi afferra e stringe saldamente la base dell'asta impedendomi di venire. Ho dei colpi come se stessi venendo ma la stretta è tale che la sborra non passa. "Ma certo che supplicherai. Tanto. Sono piuttosto brava in questo." Sorrido. Lei mi sorride guardandomi negli occhi in un modo dolcissimo. Sembra una bambina golosa con un sacchetto di caramelle morbide quando mi guarda e dice:"Sono capace di andare avanti così per ore senza farti venire. Ogni volta le palle saranno più piene e sarà sempre più doloroso. A volte i miei schiavi li porto al punto che non riescono neppure più a venire e si ammoscia. Devono andare a casa, aspettare un paio di ore e poi svuotarsi da soli. Ma con te non sarò così cattiva:tu sei un cliente ed hai espresso dei desideri. Voglio farti fare una sborrata da film hard". Vede che in zona inguinale mi sono calmato. Ricomincia un movimento languido. Poi usa solo pollice ed indice sulla parte iniziale del glande. All'improvviso cambia ancora tecnica e mi stimola solo con la punta dell'indice appena sotto il glande. Io sto quasi per venire. Lei interrompe. Stavolta non sembra necessaria la stretta. Mi lascia lì tranquillo. "Ancora un pochino, poi ti sistemo delle pinze sui capezzoli e ti faccio il culetto". "Oh, si, ti prego, portami sempre più al limite". "Ma certo!" Stavolta con la sinistra stringe bene l'asta e passa il palmo sulla punta, con movimenti lenti, sinuosi, circolari. Il sorriso è lascivamente sognante, quasi pregustasse il seguito. Si lecca le labbra con voluttà. Adoro quelle labbra meravigliose. Il pensiero di baciarle e di violarle con la mia lingua mi eccita ancora di più. Esprimo a voce i miei pensieri, guadagnandomi una serie di schiaffi sul glande che, seppur dolorosi, mi eccitano ancora di più. Stimola l'uretra con la punta dell'unghia provocandomi una serie di spasmi a metà tra il godimento ed il fastidio. Stavolta appena sente le pulsazioni, cambia tecnica. Prende una sottile canna di bambù e mi rifila dei violenti colpi sulla punta. Sussulto per il dolore. Purtroppo la situazione, non so perché ma mi eccita ancora di più e rischio di scappare. "Guarda che se vieni, facciamo un orgasmo rovinato e poi ti punisco ancora peggio". "No, ti prego," mugolo,"no, no,no, ti prego, bloccami. Non voglio un orgasmo rovinato. Ti prego. Voglio soffrire ancora per te". Stringe fermamente ancora una volta la base del pene. Ancora una volta il mio orgasmo viene strozzato. Sorride, dolcemente perfida. Lo so l'ho già detto ma che ci posso fare, quello è il suo sorriso standard in certe situazioni. Quello ed passarsi la lingua in modo voluttuosamente osceno sulle labbra, percorrendo il labbro superiore dall'angolo sinistro al destro, con quel roseo triangolino a punta. "Anch'io voglio che tu soffra per me". "Stai qui, non ti muovere". La sua espressione maliziosa non promette nulla di buono. "Non me ne andrei neppure se fossi libero", ribatto, ormai perso in lei. Annuisce seria. Sparisce. Va verso il bagno . Sento scorrere l'acqua. Torna con una sacca per clisteri da due litri colma di, quello che scoprirò, è un tiepido liquido. "Adoro i clisteri. Mi piace praticarli. A volte me ne faccio qualcuno da sola. E poi è meglio per lo strapon. Non sarebbe necessario, ma se poi ho voglia di farti fisting, siamo già pronti e non devo fare in seguito." Appende la sacca. Poi mi mostra una sonda da cinquanta centimetri. "Prima però rendiamo il tutto più interessante". Prende delle pinze d'acciaio per capezzoli. Sono di quelle legate con una catenella e dotate di una vite per regolare l'intensità della stretta. Me le applica velocemente, incurante delle mie urla, anzi, sembra goderne. Stringe le viti fino a che capisce che stanno facendomi molto male. Scuote le spalle. "Così meglio". Le scappa l'occhio in mezzo alle gambe dove c'è il festival di Durazzo. "E poi vedo che ti piace". Lubrifica la punta della sonda. La introduce. Con la sinistra mi masturba leggermente mentre con la destra spinge la sonda all'interno del mio intestino. La sua destra esegue l'opera di introduzione in modo leggero, sicuro ma deciso. Quando è tutta dentro, apre il rubinetto. Sento il liquido tiepido fluire. "Tranquillo, niente di cattivo, solo acqua con un goccio di camomilla e di olio d'oliva. Ma adesso aiutiamo un po' il liquido ad entrare respirando eh?". E così dicendo si mette a giocare con la catenella delle pinze, tirandola e facendola oscillare. Le mie urla di dolore ed i respiri che prendo in effetti favoriscono l'entrata del liquido. A due terzi sento la pancia gonfia e dolorante. "È necessario? A me fa male" "Due litri sono il minimo che faccio. Se sono particolarmente cattiva ne faccio anche quattro, poi metto un plug gonfiabile per chiudere e faccio aspettare legato un quarto d'ora." Mi guarda interrogativa. "Vuoi provare?" Scuoto la testa. "Allora zitto. E goditi il momento". Detto questo ricomincia a tirare la catenella ed a farla oscillare per mettermi intensione dolorosamente i capezzoli mentre con l'altra mano mi fa una masturbata da manuale. Anche questa volta arrivo quasi al culmine dell'orgasmo, ma lei si ferma molto prima del limite. Non spinge più di tanto. Nel frattempo la sacca è sgonfia ed io avverto un pressante desiderio di andare in bagno. Lo comunico alla mia padrona. Lei estrae con calma la sonda. Mi aspetto che mi liberi. Invece tira fuori dal cassettino del comodino il famoso plug gonfiabile. "No, ti prego no, non resisto, ti prego". "Si che resisti.Devi". La guardo supplicante. Se fosse una telepates il suo cervello sarebbe saturato dai miei pensieri che manifestano l'urgenza di dare sfogo alla pressione idrica dell'intestino. Ma lei non lo è. Sfila la sonda ed infila il plug. Lo gonfia fino ad essere sicura che faccia tenuta. A me fa male. Entrambe le cose: il plug ed il liquido nella pancia. "Mi fa male" le dico con un filo di voce. "Lo so. Adesso ti libero e poi andiamo in bagno". Con calma mi libera le braccia e le gambe. Faccio per alzarmi. Mi guarda con uno sguardo da monella cattiva. "E queste? Le vuoi tenere? Non ti fanno male?" Me lo dice attorcigliando la catenella attorno all'indice della mano destra. "In effetti ho i capezzoli in fiamme, non potresti togliermele?" "Se fossi un mio schiavo no. Ma io obbedisco sempre ai desideri dei miei clienti". E sorridendo dà uno strappo secco. Nell'Artico un ad un Inuit si accappona la pelle ed alza la testa per capire cosa sia quell' acuto guaito che ha sentito, domandandosi da quale animale provenga e cosa gli sia successo di grave per emettere qualcosa di simile. Io smetto di sudare e di vedere le stelle. Se non fosse stato per il plug e per la mano ferma di Irina che lo ha tenuto in posizione avrei rilasciato tutto, lordando ogni cosa nel raggio di un chilometro. Penso una marea di bestemmie talmente articolate che al confronto il vincitore dello scorso anno all'annuale concorso toscano per il turpiloquio più arzigogolato sarebbe sembrato uno scarso principiante. Lei mi guarda con aria innocente facendo roteare in aria le pinzette. Si capisce che se l'è goduta come un riccio. Mi sorride mostrando i denti candidi e perfetti. Non penso che abbia bisogno che traduca in parole i miei pensieri per comprenderli. "Andiamo a svuotarci o preferisci aspettare ancora un po' ?" mi dice con un candore tale che se non la conoscesse penserei che fosse stato un errore. Grugnisco nello sforzo di alzarmi mentre lei mi tira per il guinzaglio. Appena in piedi mi passa il palmo della mano suo capezzoli doloranti, peggiorando la situazione. "Adesso facciamo un massaggino che passa tutto". Io tremo. Guardo i capezzoli abrasi e sanguinanti. Ancora tremante la seguo, sempre tirato, in bagno. Mi toglie il plug. Non faccio in tempo a sedermi che un fiotto non proprio profumato di rose esce dal mio posteriore. Lei cerca di aumentare il mio imbarazzo stando sulla porta e commentando con delle smorfie di disgusto le mie emissioni. Le va male. Noi telepates non ci imbarazziamo per così poco. Poi sparisce. Torna con una pomata. La spalma sui capezzoli, che quasi immediatamente smettono di far male ed iniziano a guarire. "Così tornano come nuovi e sono pronti per dopo." Ah, ecco. Ed io che pensavo fossero cure amorevoli. All'improvviso, dopo che il fastidio principale, ovverosia la pancia piena di liquido ed i capezzoli doloranti, mi sovviene, stando appoggiato sulle chiappe, che io avrei anche un altro problemino. "Ne potrei avere anche per le striature che ho sul sedere? Ricordi che avevi promesso..." "Ho detto a fine sessione. Siamo a fine sessione?" Schiacciato dal peso di cotanta inoppugnabile logica chino il capo. Tra una scarica e l'altra la guardo, bellissima, appoggiata con noncuranza allo stipite, conscia ma fintamente ignara della sua bellezza. Le lunghe gambe bianche, impreziosite da quei meravigliosi sandali con tacco a spillo, spuntano da una minigonna nera a metà coscia. Il corsetto nero, che presenta i seni come due pesche mature ed evidenzia il vitino da vespa. Le braccia, bianche, lunghe, toniche ma sottili, femminili. Le mani morbide, nervose, con dita lunghe ed unghie rosse. Il viso, da angelo perverso, senza imperfezioni. I capelli castano chiaro, lisci e lunghi, pettinati all'Ucraina, con quella strana frangetta davanti. Gli occhi da cerbiatta, ma azzurri, verdi, grigi. Si, i suoi occhi cambiano colore a seconda se dell'umore e del tempo, come ormai so bene. In quel momento sono azzurri. Le labbra con quel rossetto della giusta tonalità di "rosso saltami addosso e ricoprimi di baci", anche se so che è una pellicola di plastica e non è cremoso e morbido, ma gommoso e con attrito. E quell'espressione da ragazza finta ingenua ma vera perversa. Bellissima ed intelligente: il tipo di donna più pericoloso che ci sia. Eppure io ne sono innamorato perso. "Ti amo" sussurro, involontariamente, riassumendo in due sole parole l'intrecciarsi dei miei pensieri. Sussulta, come colpita da un urlo. Mi guarda, scuotendo leggermente la testa, che tiene bassa, verso il seno. Giurerei di aver visto un sorriso, ma non ne sono sicuro. Ah, come ti vorrei telepates, per capire cosa provi sul serio. Alza la testa. Poi mi guarda e sorride: " Prenditi tutto il tempo che ti serve, non che poi sei di là con lo strapon nel culo e mi dici che ti scappa ancora. Preferisci che ti lego così non ti tocchi e poi quando hai finito ti lavo io o resisti e poi ti fai la doccia da solo?" "Che ti leghi" la correggo in automatico. "Ma perché hai esperienza di gente lasciata sola in bagno che si masturba? Con te di la?" Scuote le spalle, leggera. "Un paio di volte si. Inutile dire che ho poi punito severamente. Pensavano di venire e non soffrire per il mio T&D. Ma io mi accorgo se tu svuoti le palle". "Non vuoi stare qui con me a controllare? In fondo è difficile resistere", le dico con un sorriso. Sorride a sua volta. "Allora ti lego e mi chiami quando hai finito". "No, prometto che non mi tocco. È tutto tuo. A me piace essere nelle tue mani e venire quando lo vuoi tu." Sorride. Si gira. Mi lascia solo, perso nei miei pensieri e nelle mie liquide scariche. Un po' mi pento: se mi fossi fatto legare, poi mi avrebbe pulito lei. Non posso fare a meno di pensare a quanto sia stato fortunato. Quando sono ragionevolmente sicuro di aver terminato, mi pulisco accuratamente e mi faccio un bel bidet. Poi sono pronto a rivarcar la soglia del mio paradiso, ossia ad uscire dal bagno e ritornare al dungeon. Solo il pensiero di lei mi provoca un erezione terribile. Per curiosità guardo e mi tasto i testicoli. Sono abbastanza duretti e doloranti. Si vede che sono gonfi di spermatozoi in attesa di essere sparato fuori per iniziare il loro viaggio. In effetti la tentazione di dare un colpo di mano ci sarebbe. Ma resisto. Non perché sia un bravo schiavo che esegue gli ordini della sua padrona. Semplicemente perché ho pagato e desidero che sia lei a faticare. Questo almeno è quello che mi racconto. Faccio un bel respiro e novello Cesare varco il mio Rubicone, determinato non a vincere ma ad arrendermi tra le meravigliose quanto dolcemente crudeli mani di Irina. Edited by Vtx - 1/8/2021, 09:04 |